Smallville Italia

Mad World, 2° episodio GdR

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Marcello
TOPIC_ICON4  view post Posted on 2/2/2004, 02:21




Benvenuti!!!!!
Questo è il secondo capitolo del Gioco di Ruolo di Smallville Italia. La cronologia degli eventisi troverà qui, mentre le descrizioni dei personaggi sono in ***THE ART OF BEING***

Potete iscrivervi in I want you!, topic che gli altri giocatori posson usare per comunicazioni di gioco.

Il topic è copyright Smallville Italia

 
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Lana Lang GdR
view post Posted on 2/2/2004, 14:06




Giorno 1 (Esodo ep. 2.23)

Alla fattoria dei Kent..

Lana rimase immobile, in piedi nella polvere della Kent Farm. Clark era fuggito, in sella a una moto che lui usava in momenti come questo: quando non sembrava in sé. I pensieri nella mente di Lana erano confusi, tutto era accaduto troppo in fretta. Il comportamento di Clark era spesso poco comprensibile, ma stavolta aveva superato se stesso, lasciandola sola in un mare di dubbi.
Clark le aveva chiesto di andare via con lui, in un impeto di impulsività, ma forse neanche lui ci credeva così tanto. Lana gli aveva subito detto di no..
la mia vita, il mio lavoro, la mia scuola… come posso lasciare tutto e andare via con lui senza pensare a quello che lascio in sospeso qui?
Tuttavia oramai Lana non era particolarmente legata a nessuno a Smallville, dopo che sua zia Nell si era trasferita a Metropolis. Effettivamente l’unica persona a cui si sentiva legata era Clark Kent, ma poteva permettersi di lasciare tutto per inseguire un sogno? Tra l’altro Clark non era partito per portare lei via con sé, ma per altre ragioni che Lana ancora non sapeva spiegarsi. Non riusciva proprio immaginare cosa poteva essere accaduto.
Si voltò e fece un giro su se stessa, portando lo sguardo intorno, ovunque in quella che prima era la fattoria dei Kent e che ora era solo un grande ammasso di polvere e macerie.
Cosa ha provocato tutto questo? E’ questa la ragione per cui Clark è andato via? Ma perché Martha e Jonathan non hanno cercato di aiutarlo? Lo hanno sempre fatto, com’è possibile che lo abbiano abbandonato? Clark continuava a ripetere che era colpa sua… ma che colpe potrebbe mai avere un ragazzino di 17 anni? Non posso credere che questo scenario apocalittico possa avere in qualche modo a che fare con lui. E’ assurdo… come tutto quello che riguarda Clark.

Era tardi, stava per arrivare l’orario di apertura serale del Talon. Lana non se la sentiva affatto di vedere gente, pensò che forse poteva delegare l’apertura per quella sera a una delle ragazze che lavoravano con lei. Così, dopo essersi calmata un po’, si fece forza e si incamminò verso casa sua. Casa mia? Vorrei tanto averne una… ma quella di Chloe non è casa mia. Questo pensiero improvviso la bloccò a metà strada. Accidenti, devo trovare una soluzione. Chloe sarà venuta a sapere di me e Clark? In tal caso ho idea che non avrà molto piacere a tenermi ancora in casa sua. Devo assolutamente trovare una soluzione. E mentre ragionava cambiò idea sul da farsi e si diresse al suo locale. Per questa notte, dopo la chiusura, mi fermerò al Talon, non ho proprio voglia di vedere altre persone e soprattutto… di vedere Chloe. Era sicurissima che non sarebbe neanche riuscita a chiudere occhio, ne avrebbe approfittato per portarsi avanti coi conti e le varie cose lasciate in sospeso al lavoro. Forse solo quello sarebbe riuscita a distrarla.
 
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Clark Kent GdR
view post Posted on 2/2/2004, 17:05




Giorno 1 - Sulla strada verso Metropolis..

L’aria di campagna colpiva la faccia di Clark dandogli una piacevole sensazione di libertà. Il paesaggio campagnolo scorreva dietro di lui. Clark si guardò intorno. Il sole stava tramontando e Clark voleva arrivare a destinazione prima di notte. Diede una spinta all’acceleratore ed accelerò. Si voltò a destra e vide una macchina con delle belle ragazze. Si pavoneggiò accelerando e muovendosi su di una ruota sola. In breve la moto di Clark superò il cartello con scritto «Benvenuti a Metropolis». Clark si guardò intorno per cercare un posto dove andare a dormire visto che stava calando la notte velocemente. Vide lì vicino un palazzo a diversi piani. Scrutò con la vista a raggi X e trovò un piano vuoto. Grazie alla supervelocità riuscì a passare davanti alla reception e a prendere le chiavi, senza che nessuno lo vedesse. Arrivò in camera. Lì trovò ciò di cui aveva bisogno in quei momenti: un letto. E non solo per dormire. Si spogliò e si fece una doccia. Poi si rivestì e uscì, stavolta a piedi, sempre usando la supervelocità per passare davanti alla reception. Uscì per le vie della città. Clark era a Metropolis. Il padre Jor-El, il vero padre, lo aveva avvertito che se non avesse ubbidito a lui, le persone più care sarebbero state attaccate e ferite. Aveva deciso di andarsene per evitare di far del male ai suoi cari. Se non altro, con l’anello di Kryptonite rossa, si sarebbe sentito meglio…
Era calata la sera, Clark decise di andare a divertirsi un po’ e lì vicino vide un bel pub. Vi entrò e subito partì alla ricerca di una bella ragazza che ci stesse. Una ragazza, visibilmente “libertina”
gli si avvicinò:

“Ciao” fece lei con voce suadente
“Ciao” rispose lui con lo stesso tono “come ti chiami?”
“Mi chiamo Shila.”
“Io mi chiamo Clark”
“Bene Clark, ti va di ballare?”
“No, non mi va di ballare. Mi va di fare altre cose” se la avvicinò e cominciò a baciarla e a toccarla dappertutto. Mentre la stava baciando con passione, sentì qualcosa dentro la sua testa, come un pensiero atroce che diceva
“Che cosa stai facendo!! Tu stai con Lana. Tu ami Lana. Togliti l’anello”
Le dita di Clark si portarono automaticamente verso l’anello, per poi fermarsi di scatto al momento dell’estrazione.
“Va tutto bene?” gli chiese la ragazza
“Sparisci, non ho voglia di parlare!”
Tornò nel suo appartamento. Era intenzionato ad andare a letto, farsi una bella dormita e non pensarci più. Si tolse la maglietta e notò come sempre faceva che il simbolo che Jor-El gli aveva stampato sul petto era ancora evidente. Non se ne sarebbe andato così facilmente. Si guardò allo specchio. Ma quello che vide nel riflesso non era esattamente sé stesso:
“Perché ti comporti così” diceva il riflesso mentre Clark lo fissava con gli occhi spalancati “Perché non torni ad essere il Clark Kent di una volta”
“Questo è il nuovo Clark Kent.” rispose Clark
“Non puoi rinnegare le persone che ti hanno amato e che ti amano tutt’ora!”
Clark era infuriato
“IL VECCHIO CLARK KENT È MORTO!!! NON ESISTE PIÙ!!! IO SONO CIÒ CHE RIMANE DI LUI!!!”
Tirò un pugno così forte contro lo specchio che andò in mille pezzi anche il sostegno. Era tanto che non era stato così arrabbiato. Che gli stava succedendo?
 
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Chloe Sullivan GdR
view post Posted on 2/2/2004, 18:32




Giorno 1 - Intanto al Castello dei Luthor..

Chloe stava uscendo dalla casa Luthor e non poteva far altro che ripensare a ciò che i due si erano detti. Quell’accordo era davvero importante ma una parte di sé continuava a ripetere “Accidenti Chloe, stai tradendo la persona che ami!!” mentre l’altra si contrapponeva “Se lo merita! Non dico niente del fatto che ha deciso di stare con Lana, è una sua scelta! Ma perché mi ha dovuto mentire? Se credeva che la nostra amicizia fosse importante non mi avrebbe mai raccontato bugie, un amico non mente!!”. Alla fine prevalse la Chloe senza scrupoli, decisa a fare quel che aveva concordato. Si diresse al Torch per iniziare subito a scrivere un pezzo su Clark, arrivata lì si rese conto che il Torch era ancora in disordine. Si rimboccò le maniche della maglietta e con grande forza di volontà cominciò a rassettare il tutto. Poche cose erano rimaste integre, e la cosa che fece stupire Chloe fu che il muro delle stramberie non sembrava essere stato manomesso. “E’ molto strano…” pensò e si apprestò a raccogliere qualche articolo che si era staccato. Più il tempo passava, più il Torch prendeva l’aspetto di un ufficio. “E con questo ho …Finito!”. Finalmente tutto era tornato come prima. La giovane si trovava al centro della stanza e si guardava intorno “Da un analisi approssimativa non hanno preso niente…” sorrise, il pensiero che ciò per cui aveva dato gran parte dei suoi anni non fosse stata irrevocabilmente distrutta la rendeva felice e allo stesso tempo perplessa sul perché di quell’atto. Era molto stanca e l’allietava il pensiero di distendersi nel suo soffice letto e dormire. Ma la sua mente era troppo occupata…aveva il timore che davanti a Clark avrebbe prevalso la sciocca e fragile Chloe. Nel frattempo non si rese conto che vagabondava agitata per la stanza: apriva cassetti, leggeva distrattamente qualche appunto qua e là senza sapere il perché. Poi fermatasi cercò di raccogliere qualche idea… “Non è da me comportarmi così, ho accettato questo lavoro? E lo porterò a termine… costi quel che costi… Sono una professionista e non mi farò prendere dal senso di colpa…”. Calma si sedette davanti al monitor del suo computer e iniziò a cercare tutto quel che poteva su Clark Kent. Ma prima cancellò a malincuore le foto di loro due al ballo…Poi divenne seria. uno sguardo finora mai visto era apparso sul suo volto: un insiemie di rabbia, dolore, vendetta… in alternanza con un accenno di rimorso che sembrava schiarirsi lentamente. “Sono sicura che Clark nasconda qualcosa di veramente importante… ma al momento mi conviene iniziare da qualcosa in generale...” aprì un pagina bianca e iniziò a scrivere qualche appunto:
«Clar Kent nasce nel 1986. La località è ignota come pure il giorno. I suoi genitori, i coniugi Kent, l’hanno allevato e gli hanno dato il nome di Clark. Entra nelle nostre vite nel 1989, poco dopo la pioggia di meteoriti.- Chloe rifletté su quest’ultima affermazione poi continuò a scrivere - Non sappiamo niente della sua famiglia biologica. La sua vita ora non ha niente di speciale. Sta con gli amici, ha i suoi amori e i suoi odi, niente di particolare rispetto ad un'altra persona» Chloe sospirò quando scrisse la parola "amori" e non riuscì a trattenersi dal piangere. Smise subito e con le mani si asciugò le lacrime dicendo
"Devo essere forte, questo non è da te Chloe, sii forte" ma più ripeteva più versava lacrime amare. “Clark non fa più parte della tua vita!” e porse il suo sguardo verso il computer. “Non credo che al signor Luthor interessi sapere della sua adozione…probabilmente ne saprà più lui di tutti gli altri…” con lo sguardo perso nel vuoto cercò di riflettere…"Mi aiuterebbe trovare i veri genitori di Clark ma sarà un impresa…Vediamo… è stato trovato il giorno della caduta dei meteoriti… e non risulta nessuna indagine per la ricerca dei genitori naturali… è molto strano…” Chloe prese gli appunti che aveva ottenuto precedentemente per un compito “Una possibilità è che i veri genitori l’abbiano lasciato per… e se fossero morti colpiti da un meteorite??” In pochi minuti ebbe davanti l’elenco di tutti i decessi a Smallville il giorno della caduta dei meteoriti… erano pochi nomi e non le costava niente approfondire… tra l’elenco spuntavano anche i nomi dei genitori di Lana… “Eliminiamo subito i coniugi Lang…Aspetta… non mi ero accorta di questi” cliccò per avere maggiori informazioni “Ottantenni…anche questo è da escludere…Magari avendo il suo DNA sarei avvantaggiata… non mi sarà difficile prendere informazioni nella sua scheda…” Andò a cercarla e in breve tempo l’ebbe tra le sue mani… “Molto strano” Chloe era molto perplessa “… non c’è niente a parte il suo rendimento… Clark dovresti studiare di più!!” bisbigliò senza nemmeno rendersene conto…poi tornò al Torch. “Tanto tempo e non ho ancora trovato niente…” era delusa e allo stesso tempo sempre più curiosa, erano troppi i buchi sul passato di Clark e se anche non avesse avuto il coraggio di consegnare il fascicolo a Lionel Luthor, il suo spirito giornalistico iniziava a predominare su tutto. Ciò che faceva al momento era solo per se stessa. Lasciò perdere i suoi appunti e ragionò sugli aspetti più strani di Clark. “Il suo nome risulta sempre negli ultimi verbali della polizia… è strano come ogni volta che uno di noi era in pericolo, Clark era sempre pronto per salvarlo…senza contare il fatto che riesce ad arrivare velocemente nei luoghi degli incidenti” “Velocemente” bisbigliò a voce bassa. Era immersa nei suoi pensieri quando il suo sguardo cadde nell’orologio. “O mio Dio!! E’ tardissimo!! Mio padre mi aspetta!!” Spense il computer , la luce e dopo essersi assicurata che tutto fosse a posto, chiuse a chiave e uscì.

post scritto con la collaborazione di Clark Kent
 
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Lex Luthor GdR
view post Posted on 2/2/2004, 18:35




Giorno 2

Lex Luthor era confuso. Un attimo prima si stava preparando per una romantica luna di miele con Helen, e subito dopo stava precipitando nell'oceano sul piccolo aereo privato che avevano prenotato per il viaggio ai Caraibi. Vide il mare avvicinarsi a lui vorticosamente e corse verso il portello di uscita in un ultimo disperato tentativo di non rimanere prigioniero dell’aereo, poi il buio.

Il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia, fu la prima cosa che Lex sentì risvegliandosi. Era sdraiato nella sabbia, con la testa reclinata da un lato. Non aveva ancora aperto gli occhi, sentiva solo l’acqua che gli bagnava le gambe. Lentamente cominciò a muoversi, era confuso e dolorante. Nelle condizioni in cui si trovava, era già un miracolo che fosse vivo. Il rumore delle onde era tutto quello che Lex poteva udire: un suono ipnotico e di surreale calma che contrastava con il dolore fisico che provava. La sua mente era annebbiata, non riusciva a inanellare pensieri coerenti e razionali, solo immagini frenetiche e incomprensibili e le onde. Il rumore totalizzante delle onde.

Rimase così per diverso tempo, sospeso in un limbo di sensazioni, finchè non scattò qualcosa dentro di lui che gli impose di alzarsi. Un raggio di sole gli aprì lentamente gli occhi, tutto era sfuocato. Lex riuscì con fatica a muoversi e a mettersi seduto, mentre la vista migliorava piano. Finalmente poté guardarsi intorno: da una parte il mare, dall’altra una fitta boscaglia, in lontananza, lungo la riva un uomo, con una specie di machete di legno e pietra, stava intagliando un tronco. Lex si alzò faticosamente e barcollando lo raggiunse. Una volta che gli fu vicino notò qualcosa di familiare nei suoi gesti e nel suo sguardo fiero e determinato.

"Ehi scusami... Forse puoi aiutarmi..." disse Lex.
L'uomo non gli mostrò alcun interesse, continuò a lavorare imperterrito..

"Ascolta, noi due ci conosciamo? Mi sembra di conoscerti..."
Lo vide assestare un duro colpo al tronco, lasciando il machete conficcato.
" Se mi conosci devi aiutarmi... Non riesco a ricordare..."
Senza degnarlo di uno sguardo l'uomo gli rispose: “L'ho già fatto.. ti ho portato fin qui a nuoto.. Cos'altro non ricordi?”
“Come mi chiamo, da dove vengo, perché sono qui… Non riesco a ricordare nulla”

to be continued...
 
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Lucas Luthor GdR
view post Posted on 6/2/2004, 23:42




Giorno 2 - A metà strada fra Smallville e Metropolis..

La potente moto nera, splendente perfino sotto uno strato di polvere, si fermò proprio al centro dell'incrocio sollevando una sventagliata di asfalto sbriciolato. Lucas lasciò che il motore si spegnesse in un sordo brontolio, abbassando il cavalletto con un calcio e sollevando la visiera del casco da cui esplose l'aggressiva musica di un complesso heavy-metal.

Intorno a lui un paesaggio essenziale come un haiku si estendeva a perdita d'occhio nella luce limpida del mattino. Le strade di campagna, deserte e malridotte dal passaggio dei mezzi agricoli, si incrociavano ad angolo retto formando il confine fra i campi coltivati: due sterminate distese di granturco quasi maturo, un campo ispido di stoppie gialle, l'ultimo già arato per la nuova semina. Quando Lucas spense il lettore CD gli sembrò quasi di essere entrato in una camera insonorizzata. Ci volle qualche momento perchè le sue orecchie si adattassero a distinguere i suoni della campagna più profonda: ronzio di insetti, il fruscio secco delle foglie di granturco appena smosse dalla brezza, il rombo lontano di un motore. Smontò di sella, assestando una pacca al serbatoio della moto.
- Non c'è nessun altro posto come il Kansas, mia cara Dorothy. Davvero!

Si tolse il casco appendendolo al manubrio, fece qualche passo intorno per sgranchirsi, abbozzando delle mosse di lotta orientale. Aveva la contraddittoria impressione che quello spicchio di mondo si trovasse in fondo a una bolla chiusa da una cupola di cristallo, e al tempo stesso potesse prolungarsi all'infinito. Scosse la testa, socchiudendo gli occhi nel guardare il sole. Stupide fantasie. Anche senza consultare il GPS sapeva in quale direzione doveva essere Metropolis, poteva percepirne il riverbero di vetro, metallo e cemento arroventato nell'azzurro splendente del cielo. Di conseguenza - girò lo sguardo nell'altra direzione - neanche Smallville era troppo lontana. Piccola, bizzarra, improbabile città... un innocente specchio d'acqua limpida che scintillava invitante su un banco di sabbie mobili.

"ll posto giusto per ospitare una famiglia di squali." Le labbra di Lucas guizzarono in un sorriso ironico mentre si voltava a guardare la moto, dono indiretto del fratello - fratellastro. Avrebbe ancora potuto tornare indietro, tornare a perdersi nel sicuro anonimato del rifugio garantitogli da Lex. "Ma i Luthor non sono fatti per la vita tranquilla."

Un Luthor. Lucas Luthor. Strano, come il suo vecchio cognome gli fosse scivolato di dosso con tanta rapidità - e non soltanto perchè Lucas "Dunlevy" era stato uno spiantato mentre Lucas "Luthor" valeva cinquanta milioni di dollari. Un giocatore non si scalda troppo per il denaro in se stesso: i soldi vanno e vengono, quel che conta è la sfida, il sapore inebriante della vittoria - perfino la vertigine della sconfitta. E la partita che si era deciso a giocare aveva la posta più alta: vincere o perdere tutto il suo futuro, un'alternativa netta e crudele come il taglio di una katana.

Pensieroso, Lucas tornò alla moto, la inforcò, si infilò di nuovo il casco indugiando nel richiudere la visiera; la tuta cominciava a tenergli caldo. Riprendere contatto con Lionel era un rischio non da poco, specialmente adesso che Lex era lontano in viaggio di nozze
- "Come se la cava sottocoperta la tua Miss Laboratorio, fratello?" - ma se non voleva passare il resto della vita a nascondersi, avrebbe dovuto trovare il modo per prendere posto nella famiglia Luthor a pieno titolo, non come protetto - o pedina - di qualcun altro.

La moto si svegliò con un rombo, docile al suo comando, pura potenza che vibrava sotto di lui pronta a scattare."Da che parte?" Dove cercare l'incontro con il suo "amorevole" padre, a Metropolis o a Smallville? In entrambi i casi, il vantaggio del terreno sarebbe andato al vecchio bastardo.

Metropolis... aveva imparato a sopravvivere nel sottobosco di Edge City, non gli ci sarebbe voluto molto per crearsi dei contatti anche laggiù - una linea di difesa da predisporre prima di affrontare Lionel. Ma anche l'idea di presentarsi a testa alta nella tana del leone, a Smallville, aveva il fascino delle sfide temerarie. Il Castello dei Luthor. La casa di famiglia. La casa alla quale lui stesso apparteneva, per diritto di sangue.

Un bang ultrasonico echeggiò nella campagna, spaventando uno stormo di passeri che sfrecciarono via dal campo di stoppie per nascondersi fra gli steli di granturco. Altissima nel cielo, la scia di un invisibile aereo graffiava di bianco quell'inverosimile azzurro smaltato. Lucas scrollò le spalle, chiuse la visiera con uno scatto secco e partì sgommando lungo la strada che si allungava in quella stessa direzione.
 
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Virgil Swann GdR
view post Posted on 12/2/2004, 17:28




Giorno 2 - Intanto a New York..

"numero atomico 126"
mmm..si..approssimativamente potremme definirlo come actinide kryptonium.
La resistenza ...il cristallo, la compattezza, tutto lo conferma...grandi pressioni....Si è formato grazie alla pressione crescente del nuclo del pianeta.Una conflagrazione che deve aver distrutto il pianeta, ecco il motivo per cui non è mai riuscito a localizzarlo.

Il Dr Swann ha completamente perso la cognizione del tempo, siede di fronte ai campioni da più di 23 ore, il silenzio regna impassibile nell'osservatorio.
Il respiro si fa più pesante, la stanchezza ha ormai raggiunto un livello insopportabile, Se riuscisse a a compiacersi del risultato ne sarebbe quasi soddisfatto, ma la conclusione a cui è giunto non sara' facile da accettare.Kal El è probabilmente l'ultimo della sua razza.Ma c'e' di piu', il meteorite, questo residuo di un pianeta perduto emette una radiazione nociva, approssimativamente pari a 75 rem per ora.....e non è tutto esistono diversi tipi di meteorite...


NB:Non tutte le radiazioni producono lo stesso danno biologico . Per tenere conto di queste differenze l'unità usata nel campo della protezione della radiazione è il roentgen equivalente uomo (rem). Il dosaggio di un rem è equivalente a quello di un rad modificato per un fattore di qualità (FQ), che varia da 1 per i raggi X e gamma a 20 per gli ioni pesanti.
 
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Lana Lang GdR
view post Posted on 19/2/2004, 13:31




Giorno 2 - Al Talon..

Lana aveva passato l’intera nottata al Talon, si era perfino preparata un angoletto in cui dormire, nel suo ufficio sul retro del locale, tra la scrivania e le pile di carte da controllare. C’era parecchio disordine lì dentro e Lana preferiva non starci molto, perché quello che le piaceva del suo lavoro era il contatto con la gente e amava decisamente meno il risvolto burocratico e noioso del suo lavoro. Ma le bollette di luce, acqua e gas non si pagavano da sole… e a volte era costretta a veri e propri tour de force dell’ultimo momento per controllare che tutto fosse in regola. Quella notte aveva deciso di passarla proprio con uno dei suoi tour de force e stranamente questa volta il lavoro la appassionò e riuscì a toglierle dalla testa la fuga di Clark. Almeno per 4 ore circa la sua mente si era liberata di qualunque pensiero che riguardasse il suo amore per Clark, o le sue incomprensioni con Chloe.

Quella mattina si svegliò intorpidita, dolorante e infreddolita, appoggiata alla scrivania e ancora con la penna nella mano destra e il computer acceso. Evidentemente la stanchezza aveva preso il sopravvento e Lana si era addormentata senza accorgersene. Era stordita e il ricordo di un sogno confuso la fece sobbalzare, facendola ripiombare di colpo nella dura e fredda realtà da cui per una notte era riuscita ad allontanarsi. Ma non per la notte intera purtroppo. Infatti il suo sogno riguardava Clark. Era uno di quei sogni dove una piccola scena, o un’ unica frase, si ripete all’infinito come in un vortice. Svegliarsi da sogni di questo tipo è molto difficile, quasi impossibile. Sono sogni senza una fine né un inizio, girano sempre intorno alle stesse parole e alle stesse immagini e hanno come scopo solo quello di elaborare un avvenimento strano, insolito, che non si riesce né a comprendere, né tantomeno ad accettare. In questo strano sogno le parole di Clark si ripetevano, si sovrapponevano:
E’ successo tutto a causa mia … Io porto dolore e sofferenza nella vita di tutti con un ritmo estenuante continuavano a non darle tregua: Ti ho nascosto molte cose, se sapessi tutto non vorresti vedermi mai più … Ha detto che se non fossi partito, quelli che amo avrebbero sofferto e aveva ragione cercavano disperatamente una soluzione o una spiegazione che forse non sarebbe mai arrivata: Lana sta lontana da me prima che faccia del male anche a te! Ma come avrebbe potuto farle del male.. proprio lui? Nel suo sogno come nella realtà, Lana aveva cercato di fermare la sua fuga, di placare il suo dolore dicendogli che lo amava, che aveva bisogno di lui.. Non ti lascio andare via! aveva implorato Lana, ma la risposta di Clark non lasciava speranze: Nessuno può salvarmi.. neanche tu.. e lei ancora non sapeva accettarlo. Era crudele come tutto fosse cambiato all’improvviso, come il loro amore fosse sprofondato nel nulla e che Clark non credesse più neanche nel loro legame. Qualcosa di molto grave era accaduto e Lana voleva scoprirlo a tutti i costi. Anche se aveva perso il suo amore, non l’avrebbe mai abbandonato nelle difficoltà. Era convinta nonostante tutto, nonostante la sua sparizione, che tutto sarebbe andato per il meglio.

Lana si alzò dalla scrivania, guardò l’orologio: era mattino presto, doveva sistemare il locale per l’apertura e prepararsi per la scuola. Aprì la porta dell’ufficio e, sentendo l’aria fresca della mattina che entrava da una finestra imprudentemente lasciata aperta, si diresse verso il bancone al recupero di una giacca che la sera prima aveva abbandonato lì sopra. Si sentiva debole, non aveva mangiato praticamente nulla dopo la scomparsa di Clark, così decise di smetterla con lo sciopero della fame e scaldò nel forno una brioche. Intanto andò sistemare i tavoli e le sedie per l’apertura del locale. Aprì la cassa, accese la macchinetta del caffè, passò un panno umido sul bancone per togliere il sottile strato di polvere posatosi durante la notte e infine si diresse verso la porta principale. Guardò attraverso la vetrata la strada semi-deserta che iniziava ad animarsi, e il cielo blu intensissimo di quella splendida giornata di sole.
Almeno il tempo mi è favorevole, speriamo sia di buon auspicio per la mattinata. Pensò Lana mentre ruotava la chiave nella serratura della porta e girava il cartellino con la scritta OPEN verso l’esterno. Stava per dirigersi verso la cucina quando la porta si aprì e il primo cliente della giornata entrò nel locale.
 
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Bruce Wayne GdR
view post Posted on 19/2/2004, 15:46




Giorno 2 - Per le strade di Smallville..

Infine giunse il mattino, Bruce aveva girovagato per le vie di Smallville tutta la notte,come a voler conoscere in ogni suo piccolo particolare quel paesino che dava come la sensazione di non volersi liberare facilmente di lui.
Questo piccolo e insignificante paesino rimembrava cosi Bruce le parole del padre di Lex, Lionel Luthor. Eppure Lex mi è sembrato subito entusiasta nel parlarmene. Bruce era rimasto molto colpito dal suo nuovo compagno conosciuto a Metropolis durante l'ultimo master di psicologia criminale.
Per questo sono qui? L'incontro con Lionel poi l'aveva piuttosto turbato,non voleva essere riconosciuto cosi facilmente: aveva grandi progetti per se stesso,ed una fame di vendetta ormai difficile da sedare.
Per fortuna Lex è all'ignaro di tutto!, almeno credo sia cosi. Aveva comunque rifiutato l'invito a passare la notte al castello dei Luthor, Meglio arrangiarsi si era ripetuto per buona parte della nottata. Come nel destarsi da un serie di pensieri che lo avevano cullato durante tutte la notte insonne Bruce esordi:
Un caffè mi ci vuole un buon caffè! dicendo questo in mezzo alla strada, precedentemente deserta ma che iniziava a popolarsi delle persone che si svegliavano insieme alla routine del paese,con un espressione sorniona che lo caratterizzava. La sua attenzione venne catturata dall'insegna di un locale,il Talon cafè.
Talon Cafè disse con un tono moderato. L'orario di apertura sarebbe stato tra un mezz'oretta circa ma il cartello indicava "OPEN" Perchè aspettare? Si domandò spontaneamente.
E' permesso? ho visto che la porta dell'esercizio non era chiusa a chiave, ma se non erro sono in anticipo di mezz'ora rispetto all'apertura mattutina. Nulla in contrario per un giovane forestiero che necessita di una buona tazza di caffè?
Buongiorno. Ma certo non si preoccupi, abbiamo appena aperto, è in perfetto orario. Disse Lana sorridendo al ragazzo appena entrato.
Intanto si accomodi, le porto subito una tazza di caffè. E si spostò dietro il bancone dove si trovava la macchinetta.
Attese qualche minuto aspettando che il caffè iniziasse a scorrere nella tazza che Lana aveva preparato, dopodiché si avvicinò al tavolo del nuovo cliente. Non ricordava di averlo mai visto, aveva detto di essere un forestiero ed effettivamente non sembrava il tipico abitante della loro piccola cittadina. Bruce era comodamente seduto al suo tavolo, incominciava ad entrare gente sebbene fosse primo mattino. Nonostante non avesse chiuso occhio si sentiva rilassato, era molto colpito dall'arredamento del Talon.
La disposizione dell'arredamento sembra curato in ogni suo minimo dettaglio, sembrerebbe un qualsiasi cafè di provincia ed invece, questo è il tocco di un artista, sì non voglio esagerare ma è proprio così, che sia opera di quella ragazza?
Ecco il suo caffè signore, posso portarle qualcos'altro? Stamattina abbiamo delle ottime frittelle alla marmellata di fragole.
Bruce ripeté ad alta voce con un’aria scanzonata che raramente gli apparteneva: Il tocco di un artista! dinanzi a Lana che attendeva da qualche secondo una risposta da parte del giovane cliente.
Mi scusi? Non credo di aver capito a cosa si riferisce… disse
Lana alquanto disorientata dall’affermazione di quel bizzarro cliente.
Sta a vedere che in città è arrivato l’ennesimo caso per il muro delle stramberie di Chloe! Pensava Lana tra sé e sé, ma senza far trasparire il minimo sconcerto all’esterno.La sua voce, delicata.. dolce.. come una leggera brezza in una giornata afosa, questa voce.. era lei insieme alla ragazza bionda ieri sera! quel Clark, l'esplosione... La curiosità di Bruce era aumentata di colpo, in effetti aveva passato l'ennesima notte ad interrogarsi su se stesso, ma un minimo di pensiero era stato dedicato a quel frammento di discorso che aveva ascoltato in silenzio qualche ora prima. Voglio trattenermi ancora un po’, odio le frittelle ma credo che ne valga la pena!
Sarei lieto di poter assaggiare queste ottime quanto pubblicizzate frittelle.. Bruce si fermò come se nel completare la frase mancasse qualcosa.. ma certo il nome di questa graziosa ragazza!
Lana. Il mio nome è Lana Lang. Disse Lana arricciando il naso in quella smorfia dolce e allegra che solo lei sapeva fare, avendo compreso subito a cosa fosse dovuta la piccola esitazione del ragazzo nel pronunciare l’ultima frase. Ok, allora le porto subito qualche frittella appena sfornata. Un momento solo. E sempre sorridendo si allontanò in direzione della cucina.
Clark, fattoria Kent, esplosione ... ma che ci faccio qui e perché sono interessato a questa storia?
Lana tornò con il vassoio, ma notò che il ragazzo si era alzato e sembrava in procinto di andarsene, lasciando una forse troppo generosa mancia. In fondo non ha mangiato niente…
Lana alzò lo sguardo su di lui, stavolta i suoi occhi tradirono l’incertezza che il comportamento di quel ragazzo suscitava in lei.
Sorridi sempre, rendi carico e motivato il mattino di chi ti incontra Lana! disse Bruce con tono sicuro,poi attese un attimo, sospirò e sentendosi come rapito dalla bellezza della ragazza che aveva dinanzi in quel momento disse: è tempo di andare.
Lana era sempre più confusa, anche se doveva confessare che quest’ultima frase le era piaciuta parecchio e per un attimo l’aveva fatta riflettere su se stessa e sul suo modo di relazionarsi agli altri.
Oh, ma va già via, mi spiace. Non la tratterrò oltre, ma… non ho capito il suo nome…
Non te l'ho detto. rispose Bruce con un mezzo sorriso che affiorì dalle sue labbra.
Lana rimase per un po’ a fissare la porta che si stava richiudendo dopo l’uscita di quel ragazzo senza nome. Quell’incontro era stato strano dall’inizio alla fine e Lana volle ripercorrerne con il pensiero i vari momenti. Un piccolo particolare, prima insignificante, le tornava adesso alla memoria come unico indizio su quel ragazzo elegante, ma al tempo stesso trascurato: aveva notato un braccialetto d’oro spuntare dalla manica della sua giacca, ma non era questo il particolare che aveva attratto l’attenzione di Lana, bensì un’incisione su di esso. Due lettere, forse due iniziali.. BW. Ma a cosa si riferiranno?
Bruce riprese a camminare ,era piu confuso di prima, colpito indubbiamente dalla bellezza e dalla gentilezza di Lana Non è tempo di pensare a queste cose! si ripetè Bruce nella sua mente e dopo un colpo di tosse come a cancellare tutto quello che era appena successo,si accese una sigaretta L'ultima... E riprese a camminare da dove aveva precendetemente terminato Lana, Lana Lang.
 
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Perry White GdR
view post Posted on 20/2/2004, 19:13




Giorno 2 - Nel frattempo a Metropolis..

Perry White, come quasi ogni giorno, sedeva nel suo ufficio al Daily Planet. Sulla sua massiccia, marrone scrivania, accanto ad un mucchio di carte, ad un portapenne colmo di matite e oggetti vari, al telefono e al suo PC, come già da molti anni, era posata una targhetta sulla quale si leggeva a caratteri cubitali “Perry White, Direttore”.
Perry si voltò verso la finestra cosicchè potesse avere di fronte a lui l’intera Metroplis, con la sua gente e con le sue imponenti costruzioni, tra le quali non faceva eccezione il Daily Planet.
Era abbastanza presto, le strade non erano ancora affollate come sarebbero diventate tra poco, i bus della scuola erano già passati, chi doveva andare a lavorare presto oramai aveva già raggiunto la sua destinazione, a quell’ora in giro c’era solo qualche bus, qualche casalinga mattiniera, qualche lavoratore ritardatario e chi della strada ne era stato costretto a fare la propria casa. Nel cielo c’era qualche nuvola che però non avrebbe rovinato quella giornata che, a giudicare dal sole splendente e dalla temperatura, si era prospettata gradevole.
Come ogni mattina Perry chiamò la sua segretaria per farsi portare il suo solito caffè, quindi alzò la cornetta del telefono digitò il numero della segretaria e disse:

“Lyn potresti portarmi un caffè nel mio ufficio?”
“Certamente signor White, arrivo subito..” rispose Lyn.
Lyn, questo era il nome della sua segretaria, era una ragazza abbastanza giovane che lavorava come segretaria di Perry non da molto tempo. Il caffè arrivò dopo pochi minuti e Lyn portò con se anche dei documenti riguardanti il giornale da far firmare a Perry.
Quella mattinata sarebbe passata nella noia per Perry che, infatti, non aveva cose importanti da fare se non starsene nel suo ufficio, lavorare su qualcosina al PC anche se niente di importante, firmare altre carte all’occorrenza e fare una lavata di capo qua e la al lavoratore svogliato di turno. Tempo addietro si sarebbe acceso un bel sigaro ma aveva smesso perché alla sua ex-moglie non piaceva e, soprattutto, perché in seguito ad un’inchiesta su alcune multinazionali di tabacco aveva scoperto alcune cose per causa delle quali la sua morale e la sua etica gli avevano imposto di smettere.
Perry col Daily aveva sempre molto da fare, il lavoro occupava gran parte della sua vita ma ogni tanto, proprio come quella mattina, c’erano dei momenti di calma, che a lui non andavano a genio e che, spesso, utilizzava per pensare… pensare a cosa?! Al suo matrimonio andato in frantumi e a sua moglie...
“Dove sarà ora Meg???” - così era solito chiamare sua moglie – “Come ho potuto non accorgermi che stavo trascurando mia moglie?! Come ho potuto?!” Perry, senza dubbio, aveva amato sua moglie Megan ma, più di lei, anche se inconsciamente, amava il suo lavoro. Aveva sacrificato a tal punto la sua famiglia che la moglie decise che era meglio divorziare e così accadde. DRIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIN!!! I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del telefono……
 
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Lionel Luthor GdR
view post Posted on 24/2/2004, 13:41




Giorno 2 - Metropolis, Casa Luthor..

Tre colpi incerti alla porta fecero emergere Lionel dal sonno quel tanto che bastò a pronunciare la parola. “Avanti”..
L’alba filtrava ancora debole dalle ricche tende di shantung dorato, facendo evaporare via il ricordo degli strani sogni che aveva fatto quella notte e creando particolari giochi di luce sul tappeto orientale.
Il cameriere entrò e attraversò in fretta la lussuosa camera del padrone fino ad arrivare al letto..
“Signore”. esclamò trafelato porgendogli il cordless. “una intercontinentale urgente. Si tratta di suo figlio.” .
Quelle parole fecero riaffiorare la sensazione di presentimento che lo aveva attanagliato per tutta la notte. Per un istante osservò il telefono come se l’usarlo avesse potuto strappare le sue paure dalla dimensione semplicemente onirica e scaraventarle impietosamente nella realtà. Scacciò quei pensieri dalla sua mente e afferrò la cornetta..
“Lionel Luthor”. Mentre ascoltava il suo viso si fece pallido e tirato, in un’espressione ansiosa e preoccupata. .
“Sarò lì entro qualche ora”. disse,e riappese..
Strappò via le lenzuola di seta blu balzando giù dal letto. “Ashley, prepara la mia valigia ,chiama immediatamente il Capitano Durham e digli di preparare il jet .”. Ordinò deciso. “Si parte per Terceira. Immediatamente.”.
“Si signore”. rispose il cameriere. ”Subito”..

Un’ora Lionel guardava Metropolis scomparire dal finestrino dell’aereo. Tutte le macchinazioni, le frecciate, i risentimenti, le stoccate, tutta quell’interminabile partita a quel gioco che appassionava entrambi e li rendeva schiavi, tutto quello che era successo in quell’ ultimo anno non gli importava più, era stato spazzato via in un secondo.
Lex era disperso, ma se c’era ancora un’unica speranza , l’avrebbe sfruttata fino in fondo. Avrebbe cambiato l’ordine del mondo, l’avrebbe fatto girare al contrario, se fosse stato necessario. Non importava come Avrebbe ritrovato suo figlio. A qualsiasi costo.

Era sera inoltrata quando i cancelli della base militare americana alle Azzorre si aprirono per far passare la limousine di uno dei più potenti uomini del mondo. Il Capitano McNamara e il suo codazzo di ufficiali lo scortarono all’interno fino al grande e accogliente ufficio del Generale Bright. .

“Lionel, benvenuto”. Il Generale Leland Bright era un amico di vecchia data di Lionel, non si vedevano da parecchio ma il suo tono era quello di chi riceve una sorpresa gradevole. Lionel notò che l’amico si era un po’ appesantito e i suoi capelli erano già elegantemente candidi, ma aveva mantenuto lo stesso sguardo fiero e vivace di quando, molti anni prima, erano stati compagni al collegio militare .. “Accomodati e lascia che ti offra questo meraviglioso Porto”. lo accolse..
“Leland”. disse Lionel .“Ho bisogno del tuo aiuto. Mio figlio è disperso.”.
“Lo so”. rispose il generale .. “Dimmi i dettagli”..
“Le comunicazioni radio si sono interrotte quando erano a circa 300 miglia a sud/ovest da qui. Le mie navi sono partite da Capo Horn ma ci vorranno ancora parecchie ore finchè arrivino. So che non è affare della Marina Militare, ma ho bisogno delle tue navi. Pagherò tutto quello che vuoi.”.
Il Generale si fece pensieroso. “ Francamente non credo sia fattibile, ci vogliono dei permessi, autorizzazioni, richiedono tempo…”.
Il tono di Lionel si fece pressante. “Devo ritrovare mio figlio Leland. Ho poco tempo.”. Per lunghi istanti il suo sguardo penetrante si piantò negli occhi grigioverdi del militare, cancellandone l’incertezza..
“D’accordo”. rispose fermo. “in un modo o nell’altro faremo”..
I due vecchi amici si sorrisero, una stretta di mano a suggellare l’intesa raggiunta..
 
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Luke Martinez GdR
view post Posted on 24/2/2004, 13:42




2° Giorno, ore 0.04

Lo scafo della barca carezzava la superficie del mare, quella notte nero come la pece. Durante quell'anno la pioggia era stata compagna discreta della tristezza di Luke. Aveva lasciato tutto alle spalle, amici, affari.. non gli importava più di nulla.

Era inquieto, non se ne dava ragione; difficile che qualcosa riuscisse a scuoterlo.

A volte però eventi che per chiunque altro sarebbero stati semplici e naturali lo catapultavano nella realtà; ..un mondo per lui estraneo che guardava con occhi di meraviglia. Lo stordiva la vita attorno a lui: il vento, le sfumature del cielo al tramonto, il volo dei gabbiani. Per un attimo.. poi tornava al suo sonno senza sogni.

Ora quella pioggia lo turbava. Si scoprì affannato, in cerca d'aria; temeva che il cielo potesse spingerlo negli abissi. In cabina avrebbe trovato serenità si disse.

Afferrò un libro dalla piccola scrivania e si distese sul letto, fuori il vento smise di spirare improvvisamente.


"La nave, che avea da poppa il vento, in picciol tempo delle Sirene all'isola pervenne"

Chissà perché Ulisse non tura le orecchie di cera come i compagni, ma si fa legare all'albero del vascello..
Non vuole rinunciare al dolce canto.*
Sospira mentre il pensiero si volge a un'immagine del passato viva e mai sopita. Mi pesa non poterle stare accanto, ma lei non è lontana da me. Sorrise.

Un sibilo lancinante ferì le sue orecchie, poi un boato.. dopo buio e dolore.

Era in acqua, il gigante che per lungo tempo l'aveva ignorato, l'oceano, si era svegliato e avrebbe preso la sua vita. Luke stava affondando insieme alla sua nave. Qualcosa doveva essersi conficcato nella spalla, usciva copioso il sangue dalla ferita rendendo densa l'acqua attorno a lui. Un freddo tremendo lo investì, era solo..


nuota... sussurò a fatica una voce dentro di lui Nuota. Il destino si stava accanendo su un avversario al tappeto.. non più disposto a subire. Iniziò a nuotare con forza, rabbioso! In superficie, ad attenderlo, un inferno di fuoco e acqua.

Nuotò per un'ora intera, forse più, in direzione di una lingua di terra scorta tra i fumi rossi dell'esplosione. I muscoli contratti da forti spasmi continuarono a ubbidir alla sua cieca volontà, fino alla riva. Incredulo si trascinò carponi sulla spiaggia, poi crollò esausto.

Il mattino seguente avrebbe ucciso l'uomo steso ora al suo fianco. Luke lo trovò incosciente tra i resti in fiamme dei relitti. Provava pena per lui, sua moglie era morta nell'incidente e la notizia l'avrebbe distrutto. Il nome inciso sulla fede nuziale che gli aveva sfilato, Helen Bryce.


* segue l'ultimo post di Victoria Hardwick del primo episodio
 
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Chloe Sullivan GdR
view post Posted on 24/2/2004, 13:45




Giorno 2

I raggi del sole filtravano dalle tapparelle e la luce che incontrava i vetri della stanza di Chloe si divideva in uno scintillante arcobaleno di colori. Nel letto, posto in un angolo della camera, si intravedeva la giovane avvolta da parecchie coltri. Non era abitudine di Chloe svegliarsi la mattina presto, ma i numerosi pensieri che le affollavano la mente le impedivano di continuare a dormire. Scese dal letto e uscì adagio dalla stanza. La casa era silenziosa. Si avviò in direzione della camera infondo al corridoio, tentando il più possibile di non emettere alcun rumore. Finalmente vi giunse. Lì dormiva Lana. Spinse leggermente l’uscio che si aprì silenziosamente offrendo una piccola visuale. La stanza era buia e Chloe dovette spalancare di più la porta per lasciar entrare un po’ di luce; fu allora che notò il letto intatto… era evidente che nessuno aveva dormito lì. Era abbastanza preoccupata, non gradiva molto che Lana avesse una storia con Clark, ma non era da lei assentarsi o almeno non avvisare che non sarebbe venuta. Indossò velocemente i primi vestiti che ebbe tra le mani: un paio di jeans e una maglietta bianca con un cuore rosso stampato al centro e uscì. La sua macchina era parcheggiata poco distante. In quel breve tragitto verso la sua auto un leggero soffio di vento le scombinò i capelli che il sole rendeva ancor più dorati. Prese le chiavi dalla sua borsetta color rame e aprì lo sportello. Guardandosi allo specchietto si sistemò e partì verso il Talon. Alla radio davano una delle sue canzone preferite. Velocemente alzò il volume mentre la mano sinistra sbatteva al ritmo della musica sul volante. Arrivata al ritornello Chloe iniziò a cantare a squarciagola:
It's a damn cold night
Trying to figure out this life
Wont you take me by the hand
take me somewhere new
I dont know who you are
but I'm, I'm with you

Quasi contemporaneamente alla fine della canzone giunse nella strada principale dove si trovava il Talon, che stranamente era già aperto. Parcheggiò distante, il suo intento era semplicemente d’accertarsi che Lana stesse bene, non voleva parlarle e neanche farsi vedere. Dalla vetrina del negozio notò la giovane che sorridente serviva ai tavoli, per un attimo ebbe il timore che Lana l’avesse vista ma per sua fortuna si sbagliava. “Lana sta bene… o la compagnia di Clark l’ha resa più propensa al lavoro o questa sera è successo qualcosa” pensò “Sarà meglio andare al Torch… Ho ancora da finire il giornale…”. Si girò di scatto e involontariamente urtò un giovane ragazzo.
 
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Bruce Wayne GdR
view post Posted on 24/2/2004, 13:46




Giorno 2

Bruce si rimise in marcia..per un attimo conservò un espressione stranita in volto,stava pensando nuovamente a quella ragazza: stava pensando a Lana.

Era da tempo che non gli capitava di fare pensieri cosi sereni,positivi su qualcuno .. all'improvviso, nel camminare tornò bruscamente alla realtà .
Uno scontro con un passante : era una ragazza, una ragazza dai capelli biondo dorati.


“Non le hanno insegnato a guardare dove cammina?” disse Chloe visibilmente irritata quasi nel volersi per un attimo liberare delle frustazioni che la tormentevano in questo opprimente presente.
Davanti a lei si presentò un giovane, a prima vista attraente ed elegante. Dall’abito che indossava, sicuramente costoso e firmato, era visibile una sua appartenenza ad un agiata condizione sociale .
I capelli disordinati, i vestiti stropicciati ed un poco sgualciti … questi erano i piccoli dettagli che si presentavano agli occhi di Chloe , sinonimo dell' aspetto trascurato del giovane che aveva dinanzi a se.

Chloe abbasso’ lo sguardo, era imbarazzata e lo si scorgeva dall’ormai rossore delle sue guance.
“Ma cosa ho detto? Sono stata io ad urtarlo…” pensò, aspettandosi una risposta almeno alla pari della sua acida,quanto inopportuna sortita.
Bruce ebbe poco tempo per capire bene la situazione che gli si presentava dinanzi,ma supportato
da un cosi disinvolto senso di autocontrollo,spense silenziosamente la sigaretta, appena accesa, tra i polpastrelli e non proferi’ alcuna parola.
Il suo viso assunse un espressione calma e rilassata ,quanto a voler stemperare i toni di quel
brusco quanto curioso incontro. Nell’essere sorpresa da quello sguardo Chloe si senti’ per un attimo come pervasa da un senso di pace e di serenità, tanto da accennare un timido sorriso.


“Mi scusi… non avevo intenzione, cioè … insomma…”
“Non si deve scusare, signorina…”
“Sullivan, Chloe Sullivan” disse Chloe porgendo la sua graziosa mano. Bruce non tardò a stringerla.. la sua stretta era energica e sicura. In quell’attimo Chloe percepì qualcosa di freddo sfiorarle il dorso della mano. Il suo sguardo cadde su un braccialetto dove riuscì a leggere
delle lettere impresse: BW.


“Non ci siamo già visti da qualche parte… signor…” esordi’ nuovamente Chloe ,con un tono di voce disinvolto ma allo stesso tempo curioso , curioso di capire chi fosse il ragazzo che si trovava dinanzi a lei. “Caro il mio BW… non mi convinci per niente!”
In quel frangente Bruce ebbe come un senso di insicurezza,che non diede a vedere.
Il suono delle parole appena pronunciate da Chloe ,lo riportarono velocemente a quanto accaduto la sera prima,le due ragazze, il discorso su Clark ,
”ma certo è lei la ragazza che ho visto!”
Bruce lasciò cadere dolcemente la sua mano da quella di Chloe che per un attimo si sentì smarrita.
“Clark Kent, tu sei una sua amica parlavi di lui l’altra sera…!” disse lo stesso Bruce con una strana espressione in viso.

Chloe mutò la sua di espressione, in effetti quella sera al Talon ebbe come la sensazione di essere osservata ..
“possibile che lui mi abbia spiato…non mi sembra proprio il tipo …”
i pensieri di Chloe crebbero in un istante.“Ma chi è realmente costui?
Qual è la ragione per cui si trova a Smallville? Perché ha parlato di Clark? … Cos’è che nasconde? E qual è il motivo per cui non mi ha ancora detto il suo nome…?”

Ma Chloe non ebbe il tempo per esaudire le sue perplessità .. Bruce stava andando via ,cosi come se niente fosse accaduto .Fu allora che mutò nuovamente espressione, nel suo volto ora era spuntato un sorriso malizioso e gli occhi le brillavano di una nuova radiosa luce propria.
Si sentiva nuovamente viva , energica ,importante e con una storia su cui investigare.

“BW… tra breve saprò vita, morte e miracoli di te…” pensò Chloe molto compiaciuta ,si avviò in macchina e in breve tempo fu al Torch.

“Non riesco a capire come mai ne sono così attratta…”
pensò Chloe quasi incredula accendendo nel frattempo il suo prezioso computer.

Dopo attente e minuziose ricerche su quei pochi indizi che poteva avere del giovane,
Chloe quasi si fermò : un nuovo articolo di cronaca era appena apparso sul suo monitor come frutto delle sue ricerche


“Non è possibile…”

disse sorpresa bisbigliando sottovoce…
 
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Lois Lane GdR
view post Posted on 24/2/2004, 13:47




Giorno 2 - A Metropolis..

"1329 di Baker avenue per favore" - disse sorridendo al tassista che aveva appena finito di caricare i suoi bagagli.
Tirò fuori dalla borsa un libro, un mattone a dire il vero, che sarebbe stato materia del suo prossimo esame al college.
"Preferirei leggere a ripetizione un giornale sportivo piuttosto che invischiarmi con questa schifezza" - decisamente il libro non era di suo gradimento.
Non aveva realmente voglia di leggere, voleva solo tenere la mente occupata. Tornare a metropolis le aveva risvegliato dei ricordi. Lex in primo luogo. L'ultima volta che lo aveva visto aveva pianto. Sollevò lo sguardo appena in tempo per vedere l'imponente insegna del Daily Planet proprio di fronte alla fontana.

Caro Perry, non mi metterai più i piedi in testa! pensò ridacchiando. - Chissà se stai già schiavizzando la redazione.
Sarebbe tornata al lavoro solo un'ora più tardi, per avere modo di risistemarsi nel suo appartamento, o meglio, nell'appartamento che la Marina degli USA aveva assegnato a suo padre, ma che lui per ovvi motivi non usava.
Disfò le valige a tempo record e per una volta ebbe l'impresisone che sarebeb arrivata in redazione in orario. Impressionante.
Inforcò la bicicletta che teneva nel cortile e si diresse al Planet, era una bellissima giornata.
Arrivata a destinazione si tolse il caschetto protettivo e assicurò la bici in uno dei parcheggi appositi.
Prese l'ascensore e finalmente, 15 piani dopo arrivò in redazione. L'ufficio di Perry era chiuso, probabilmente era dentro a firmare e convalidare l'ennesima pila di scartoffie.

Perry White uscì dalla porta del suo uffico di gran fretta, era pronto per gridare il nome della sua segretaria ma le parole gli si fermarono in gola non appena vide, alcuni metri più in la, la figura di quella che sembrava Lois Lane... era lei, appena tornata da un viaggio in Europa. Perry le si avvicinò come qualcuno che aveva avuto un idea e le disse:
"Salve Lois com'è andato il viaggio?... in ogni caso non c'è tempo per raccontarmelo! ho avuto una telefonata da un informatore e mi ha detto che a Smallville c'è stata una stranissima esplosione..."
Lois non ebbe nemmeno il tempo di rispondergli che lui le fece cenno di accomodarsi nel suo ufficio.
"Signor White..io cosa c'entro con quella esplosione? le ricordo che sono tornata in ufficio oggi, ma a lavorare dovrei ricominciare domani, ma dubito che questo la possa anche minimamente interessare dico bene?" gli rispose lei mentre si dirigevano nell'ufficio del direttore.
"Cara Lois non c'entri niente con quell'esplosione e lo so che cominci a lavorare domani ma, mi pare, comunque, che tu voglia fare la giornalista e che io sono il tuo capo!... comunque quell'esplosione non me la conta affatto giusta, le circostanze in cui è avvenuta sono del tutto sconosciute: non se ne sa niente!... l'unica cosa che si sa è che pare sia nata nella proprietà di certa gente, i Kent. ... il nocciolo della questione è che, io, di persona, voglio andare a vedere cosa è successo realmente e volevo portare con me qualche tirocinante per fargli fare esperienza e soprattutto per fargli vedere come opera un grande giornalista."
"Tutto questo mi lusinga signor White, ma vede non ho bellissimi ricordi a Smallville.." stette in silenzio per qualche secondo, poi continuò. "Tuttavia, l'esperienza che questa trasferta potrebbe darmi è un incentivo ad accettare la sua proposta." Era veramente la sua grande occasione, farsi conoscere, avere la possibilità di imparare da quel mostro sacro che era Perry White, mettendo da parte il fatto che fosse autoritario un po' psicotico e a volte perfino arrogante.
"A dire la verità, e questo da giornalista è difficile da ammettere, non se ne sa molto... ora ti dico tutto quello che so: l'esplosione pare si sia propagata per parecchie centinaia di metri da un epicentro che è stato identificato nella cantina della fattoria di alcuni agricoltori che, pare, si chiamino Kent... il fatto strano, vedi Lois, riguarda l'esplosione stessa: quest'ultima non era costituita da fuoco ma brillava di una luce blu e al suo interno c'erano come delle scariche elettriche... tutto qui quello che sappiamo... ah, dimenticavo, i danni provocati riguardano campi distrutti, staccionate mandate in orbita e pare, inoltre, che gli stessi Kent, al momento dell'esplosione, stessero guidando verso la loro casa e che l'esplosione li abbia mandati fuori strada , ma senza gravi conseguenze, infatti, i due, attualmente sono allo Smallville Medical Center."
"Santo cielo, una bella gatta da pelare insomma! Quindi noi dovremmo andare laggiù a fare luce su quella strana esplosione..interessante!" sorrise Lois intrigata dalla faccenda, "Quando si parte?" concluse raggiante.
"E secondo te?! Immediatamente! Questi giovani d'oggi..."
Senza indugi Lois seguì Perry, i due presero l'ascensore che li avrebbe portati fin sotto al Daily Planet, nei garage perchè era li che Perry teneva la sua auto, una Ford Mustang viola, di cui era geloso e che teneva sempre pulita e in ordine. Il passeggero cambiava ma la frase che diceva appena quest'ultimo si apprestava ad entrare era sempre la stessa: "Non è un gioiellino?! Mi raccomando..attenta a dove metti i piedi" Lois lo guardò strabuzzando gli occhi, certe volte era davvero preoccupante, però infondo le stava dando un grande aiuto ed era perfino riuscito a farle un complimento, roba da matti. Con questi pensieri in mente, Lois partì con Perry alla volta di Smallville..
 
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94 replies since 2/2/2004, 02:21   38070 views
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