Smallville Italia

Welcome to SMALLVILLE, 1° episodio GdR

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Clark Kent GdR
view post Posted on 9/7/2003, 23:50




Giorno 6

Sono le 21.30.... Clark si trova al mulino dei Chandler per l'incontro con Chloe, freme tutto, sta aspettando quel momento da tutta la giornata, chissà se Chloe arriverà, da lontano intravede una persona arrivare.


Sarà lei?... si è lei

A Clark batteva il cuore all'impazzata, mentre Chloe pian piano si avvicinava

Ciao

Ciao Chloe, , ti va di salire sopra il mulino?

ok

Clark da una mano a Chloe a salire, da vero cavaliere, poi la segue, arrivati in cima si siedono, si guardano per un attimo e sorridono imbarazzati

...ecco...grazie per la rosa ed anche per la poesia.... è bellissima!

Clark tutto rosso disse, la rosa e la poesia sono belle ma mai quanto te Quelle parole uscirono dalla bocca di Clark, quasi senza accorgersene.

..ah...g-grazie.. imbarazzata,alza lo sguardo e inizia a fissare le stelle guarda quante ce ne sono! a Metropolis nn c si può xmettere uno spettacolo simile!

Si le stelle sono bellissime, anche ieri, le stavo guardando, come faccio sempre quando sto da solo nel fienile, e pensavo a te, penso a te continuamente sin dal primo momento in cui ti ho visto Clark diventò rossissimo

.... davvero?... perchè non me l'hai mai detto?

ehmm.... beh sai sono sempre imbarazzato, come lo sono ora, rimandavo e rimandavo per dirti queste cose, ti ho sempre osservato stando a distanza e a volte no, ma senza farmi mai vedere, mi vergognavo troppo, mi piacciono i tuoi sorrisi, la tua solarità, la tua spigliatezza, mi sono preso un pò di coraggio per dirti queste cose, ho aspettato pure troppo, maledetta timidezza ma io provo un sentimento davvero importante per te, io, io, io, TI AMO

...bhè,ecco...anke io ti amo Clark....ma....sei sicuro di volere me e nn Lana?

A Clark batteva il cuore fortissimo, era li, in un posto molto romantico, seduto vicino alla sua dolcissima Chloe, che credeva quasi di sognare

Si, l'ho capito passando delle giornate con te e con Lana, volevo conoscervi meglio, e da questo ho capito che la persona con cui voglio stare, sei tu :inlove4:

I due si osservarono per qualche secondo e Chloe disse cosa stai aspettando Clark Kent? Me lo dai questo bacio o no? , Clark fece per avvicinarsi e.... schiocco un bacio, un bacio timido, ma con tanta passione... rimasero così per qualche minuto, poi si guardarono, gli occhi di entrambi brillavano, Clark era ancora un pò imbarazzato, ma davvero tanto felice

...senti Clark, ora si è fatto tardi, mi accompagneresti a casa? :inlove4:

Clark e Chloe scesero dal mulino, prima Clark, che aspettava Chloe per aiutarla a scendere, e la prese in braccio e le disse Chloe, è stata una serata magica, ora ti riaccompagno a casa

Daccordo, grazie....ah, Clark, domani devo uscire per andare in libreria...ti va se ci vediamo al talon dopo?

ok per me va benissimo, per che ora vuoi fare al Talon?

Diciamo alle 17... va bene?

Perfetto, va benissimo.... arrivati davanti alla porta di casa di Chloe, Clark disse
Buonanotte Chloe si avvicinò a lei, e schioccò un altro bacio

Buonanotte Clark! Ci vediamo domani

Clark si incamminò per tornare a casa, aveva un espressione davvero felice sul suo viso era davvero cotto, e tornò a casa dove l'aspettava un morbido letto con un soffice cuscino
 
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Lex Luthor GdR
view post Posted on 9/7/2003, 23:52




Giorno 6 - Metropolis...serata..fuori del Daily Planet

Lex la fece passare e scesero in strada, dove era parcheggiata la Porsche.
Dove la porto signorina? chiese Lex sornione

Ah, beh..non saprei..sei tu che hai l'auto..vuoi che decida io?

Non vorrei annoiarti portandoti sempre nei miei soliti localini....

Uhm..vediamo...primo non mi sono annoiata affatto la volta scorsa....secondo....ti va bene il Paradise?...si mangia ottimamente..

E' un buon posto Lois, tanto è vero che appartiene a me. Vorrà dire che riserverò per noi tutto il piano superiore.

Oh....un'intero piano?.....che onore...potrei anche abituarmi sai?

Lex fece una telefonata per assicurarsi il piano superiore del Paradise e i due partirono subito alla volta del prestigioso ristorante. Dopo aver ordinato piatti dagli impronunciabili nomi francesi i due, galvanizzati dal frizzante prosecco, cominciarono a parlare a ruota libera.

Non sarebbe ora di cominciare quella famosa intervista Lois?

Certo Lex...d'accordo....dunque...Lex Luthor...potere....fama....cosa manca nel quadro della tua vita?

L'hai detto tu cosa mi manca Lois, l'affetto e l'amore. L'affetto di una famiglia e l'amore di una donna. Queste sono le cose che mi mancano, ma la vera domanda è: ne ho davvero bisogno?

Tutti ne abbiamo bisogno Lex....incluso te....il fatto di essere famoso e potente non significa che sul piano affettivo tu sia meno degno o meno bisognoso di qualsiasi altra persona...

Io però sono più abituato di altri alla loro assenza...

Beh allora credo che tu debba rimediare....a volte lo star soli sembra la soluzione migliore....in realtà è il problema maggiore....

Non saprei... sto bene da solo, aspetto solo qualcuno per cui valga la pena non esserlo più.

Ti auguro di trovare presto quel qualcuno Lex...davvero... disse Lois sorridendo quasi commossa dalle parole del ragazzo...non era poi così snob come tutti dicevano e come lei pensava dopo il loro primo "scontro".

Lex scacciò i tristi pensieri con un bicchier di vino e cercò di tirar su di morale Lois. Allora la prossima domanda? disse sorridente

Si dunque...ovviamente non pubblicherò le ultime nostre parole e ti sottoporrò l'intervista appena scritta a computer. ..poi continuò scrivendo sul block notes ..Tuo padre Lionel ti mandò a Smallville quasi un anno fa....all'inizio eri riluttante, poi qualcosa è cambiato..Smallville ti piace adesso, forse anche grazie al successo della filiale che dirigi?..

Non è solo il successo. C'è qualcosa che mi trattiene a Smallville, non so neanche io cosa.

Il fascino delle piccole città....sarà l'atmosfera..e, che mi dici di Metropolis...è una città che senti ancora "tua"?

Metropolis è la scienza, il progresso tecnologico, il freddo acciao. Smallville è la magia e il mistero.
Mi ricorda qualcuno ..sorrise Lois facendo l'indifferente.

Se alludi a me, disse Lex, sappi che so anche essere freddo come Metropolis, oltre che misterioso come Smallville.

Preferisco Smallville grazie....cmq, intervista a parte Lex...che ci facevi al Planet oggi?

Ero a ispezionare alcuni uffici che ho acquistato di recente ai piani di sotto, e volevo dare un'occhiata alla redazione di un così famoso giornale...

Sempre affari...

Oh non ci sono solo affari nella mia vita, Lois. Ho fatto mettere un po' di musica e abbiamo un intero piano a disposizione. Ti va di ballare? L'intervista la potrai finire dopo...

Molto volentieri Lex..rispose Lois un po' sorpresa dall'invito di Lex.....l'aver prenotato tutto il piano superiore era stato molto galante da parte sua..

Lex si alzò e tese la mano a Lois per aiutarla a fare lo stesso, mentre gli altoparlanti del locale suonavano un lento armonioso e coinvolgente. I due incominciarono a volteggiare elegantemente a ritmo delle sinuose melodie.

Balla molto bene Miss Lane disse Lex

Devo dire lo stesso di lei Mr Luthor, rispose Lois, poi continuò, mi sorprendi Lex..ancora una volta, disse Lois guardandolo negli occhi.

E le sorprese non finiranno qui, Lois, puoi starne certa rispose Lex sorridendo e ricambiando lo sguardo.

...ho molto da scoprire su di te, vero?

Forse quasi tutto, sussurrò Lex avvicinando il volto a quello di Lois, mentre la sala fiocamente illuminata, cominciava a girare agli occhi della coppia danzante.

..sei il ragazzo più misterioso che conosco...mi affascina questo lato di te, e forse un po' mi spaventa disse Lois distogliendo lo sguardo imbarazzata da quello di Lex e dalla sua vicinanza. Per tutta risposta Lex intensificò il ritmo del ballo in vorticose piroette che terminarono in un ardito casqué durante il quale Lex arrivò a sfiorare le labbra di Lois.
Non avrai paura di me Lois?Detto questo Lex la strinse più forte a sè, la risollevò in piedi e la baciò sulle labbra, mentre la musica finiva.

Lois rimase piacevolmente scossa da quel bacio e per un momento rimase a guardare Lex negli occhi..senza parole....non se lo aspettava...poi disse...
Lex..io...non so cosa dire, sorrise ben imbarazzata Lois.
L'agitazione di Lois rese Lex molto soddisfatto di sè. Non lo diede a vedere e mantenne un tono rassicurante

Non c'è bisogno che tu dica nulla, Lois... E' ora di andare. Ti riaccompagno al campus.

Lois annuì imbarazzata, Lex era rimasto colpito, questo si, ma non lasciò trapelare nulla dal suo comportamento, nemmeno mentre si avviavano alla macchina uscendo dal locale. Il cuore ancora le batteva molto forte.

D'un tratto Lois ruppe l'imbarazzante silenzio sbottando.. Ah.......Lex....prima che mi dimentichi....grazie per l'intervista....mi hai salvato il posto da tirocinante, significa molto per me....e grazie di tutto...sei stato molto gentile...

Figurati Lois, non è stato un problema, grazie a te per essere venuta.

Il Paradise non era lontano dal campus di Lois e in una mezzora i due arrivarono a destinazione...Lex parcheggiò la macchina e aprì la portiera a Lois..

Allora Lois è qui che dormi stanotte? Se mi avessi detto qualcosa ti avrei invitata a stare nel mio appartamento...

Si..beh il campus non è il massimo.ehm....saresti stato gentilissimo ma avrei approfittato della tua ospitalità...."anche se la proposta era allettante" pensò Lois divertita...

Beh ormai è fatta, ed è ora di salutarci ti auguro una buonanotte Lois.

Ehm....buonanotte Lex.... ...Lex le sorrise e si avviò verso l'auto mentre Lois un po' trasognata lo seguiva con lo sguardo...finchè non partì..."oddio.........nn ci credo....io....lui...." ...e rimase senza parole anche mentre rientrò nella sua stanza e si sdraiò nel letto fissando le stelle dalla finestra...non si sorprese del fatto che stesse pensando...a Lex...

Lex guidò fino all'appartamento, pensando a come aveva baciato Lois, in un misto di affetto e attrazione. Lex, ti stai innamorando? Pensò. Poi rise tra sè. Dunque un Luthor può avere un cuore?
 
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Penny Lane Rookwood GdR
view post Posted on 10/7/2003, 00:00




Giorno 6 - Casa McRan, tra le 20,00 e le 22,00.

Penny Lane, attese che l' inchiostro della stampante fosse asciutto, suo padre non aveva sprecato la faraonica cifra di 5 centesimi per un francobollo, si era limitato a mandare una e-mail alla casella postale della figlia, con il manuale d' istruzioni che sua zia avrebbe dovuto imparare.
" Non sei poi così furbo, caro papà,pensò la ragazza, potrei aver modificato il testo originale, o scordarmi di darlo alla cara zietta, ma hai una figlia onesta, non un Luthor che scempia il tuo nome, con doppi e tripli giochi".
Gandalf era accocolato su di un guanciale, dormiva tranquillamente, senza che alcun pensiero lo turbasse, la fanciulla gli accarezzò la testa:" Vorrei essere come te, non pensi alla mediocrità che ti può soffocare, e sei libero, anche con un collare addosso".disse con filo di voce triste Penny Lane, quindi scese, e trovò l' anziana donna, davanti ad una mensola del soggiorno dove erano sistemate delle preziose statuette di porcellana di santi e beati, ad lato scorse il volto bello e giovane di sua madre, dentro una cornice d' argento, il vetro rifletteva i riflessi dorati della fiamma delle candele, a Penny parve di rivedere la sua chioma bionda incorniciarle il volto congestionato, mentre il laccio al collo era intriso di sangue.
" Perdona il distrubo zia, eccoti la lettera di mio padre..."l' adolescente prese una guida Tv, e iniziò a consultarla, la lettera finì nelle mani di Wanda.
" Cosa leggi, mia gioia ?"domandò la donna.

" Speravo ci fosse -Charmed- ma temo che non sia in programma, questa settimana"rispose Penny Lane.
" Gioia, ma è una sciocca serie Tv, con un messaggio pericolosamente pagano"commentò sdegnata Wanda.
Penny Lane la fissò : " Dio mio, ma questa pensa a quello che dice ?
Sono in mano ad una fondamentalista cattolica !
sorrise e posò il giornale : " In vero, prenderò un pò d'aria fresca, con il mio gattino, sarò di ritorno per i Laudi( i Laudi sono alle 5 di mattina :ihih: )".
" Direi che le 23,00 è un orario più adatto, Smallville non è Metropolis, ma girano brutti ceffi, che investono le ragazze, sai, Penny ?"
disse Wanda.
" Il mio nome sulla sua bocca ?
Dovrei chiamare dei soccorsi, la zietta non sta bene"
Penny Lane assentì obbediente, prese una felpa, per ripararsi dalla brezza serale, fece un gesto a Gandalf e sperò che Lex Luthor incrociasse la sua strada.
 
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Lex Luthor GdR
view post Posted on 12/10/2003, 16:40




Giorno 6

Lois aveva passato una splendida serata con Lex, nella sua vita ormai quasi tutto era in via di definizione.
Appena aprì la porta della sua stanza accese il pc, doveva rivedere e aggiustare le varie imperfezioni dell'intervista che aveva fatto a Lex quella stessa sera.
Per abitudine controllò la casella di posta e trovò una comunicazione urgente del college. La "segreteria del college" lesse Lois nell'intestazione..poi aprì la lettera.


"Sig.na Lane, spero di farle cosa gradita informandola che la domanda per una borsa di studio con relativo stage in Europa per questo semestre è stata accettata. Non aveva ricevuto notizie prima perchè inspiegabilmente la sua richiesta era andata smarrita e nel ricontrollare il database elettronico abbiamo scoperto l'errore. Se è ancora interessata la preghiamo di rispondere a questa e-mail il più presto possibile, per aver modo di mandare il suo fascicolo in Europa per tempo e consentirle di partire tranquilla e con i documenti in ordine."

Rimase senza parole per qualche istante, rilesse la comunicazione e si guardò attorno. Andare in Europa per quello stage era stato il suo chiodo fisso per tutto il semestre precedente, ma si era rassegnata non ricevendo notizie in merito. Questa notizia la lasciava perplessa....in pochissimo tempo doveva decidere cosa fare durante i seguenti 3 mesi, e non era una decisione facile per nulla.
Da una parte c'era la possibilità di fare una nuova esperienza sia scolastica che lavorativa dato che lo stage comprendeva un mese e mezzo di tirocinio in uno dei quotidiani più prestigiosi di Londra, dall'altra il pensiero di lasciare la sua città, i suoi amici. E Lex?
La loro non si poteva definire una storia, sebbene qualcosa fra loro c'era stato indubbiamente e Lois non sapeva come comportarsi.
La borsa di studio era una delle cose per la quale aveva lavorato e studiato di più nei 2 anni precedenti, fin dall'ultimo anno di liceo.

Si ripromise di parlargliene il giorno seguente, il tempo era poco e Lois doveva decidere.


Giorno 7

La mattina dopo verso le 9, Lois provò a chiamare Lex sul cellulare. Aveva bisogno di parlargli di persona. Compose il numero e attese un segnale dall'altro capo del filo. Lex rispose al terzo squillo.

"Lois! Che piacere sentirti!"
rispose Lex, convinto che la telefonata della bella Lois Lane non potesse che portare buone notizie.
"Già...anche per me - esitò - avrei bisogno di vederti oggi, è una cosa importante e non voglio parlartene per telefono, pensi di avere un po' di tempo?"
"Certo Lois. Nel pomeriggio devo essere a Metropolis... possiamo vederci a Monumental Park alle 15"
"Perfetto, ci sarò, grazie. Ciao Lex."

Pomeriggio - Metropolis, Monumental Park

Lois arrivò un po' in anticipo all'appuntamento. In mano aveva una copia della mai che aveva ricevuto la sera prima, voleva farla vedere a Lex. Era un po' nervosa e cominciò a tamburellare le dita sul foglio, finchè dall'altra parte del parco non scorse l'auto di lex sopraggioungere e trovare parcheggio li vicino, al che Lois si alzò dalla panchina sulla quale si era seduta e gli andò incontro.
"Ciao Lex, grazie di essere venuto!"
Lex cercò di sorridere ma era preoccupato, non sapeva cosa aspettarsi da quell'incontro
"E' successo qualcosa Lois?"
"A dire il vero si, Lex. Ecco, da un'occhiata" e così dicendo porse al ragazzo il foglio con la lettera del college.
Lex lesse attentamente con volto preoccupato. Terminata la lettura disse solamente:
"E pensi di accettare?"
"Spero in quella borsa di studio da quasi 2 anni Lex, ma sono qui con questo foglio proprio per decidere cosa fare. Sono molto indecisa. Tu cosa faresti al mio posto?"
Lex alzò lo sguardo dal foglio, incrociandolo con quello di Lois:
"Io partirei. Ma qui non si tratta di ciò che farei io, ma di ciò che farai tu."
"Giusto, è vero, si tratta del mio futuro. Quando ho fatto richiesta ero elettrizzata dall'idea di partire e fare questa nuova esperienza...a distanza di tempo, penso che sia la scelta giusta da fare, credo di dover partire."
asserì Lois riprendendo il foglio che Lex le stava porgendo.
Lex continuava a guardarla, sentendosi come proiettato in un'atmosfera irreale. Riprese per un attimo la sua lucidità:

"Non ci rivedremo per tre mesi... quindi la nostra storia finisce ancora prima di cominciare, vero Lois?"
Sapeva la risposta ma sperava in quella contraria.
"Credo che non sia giusto ne per te ne per me continuare una storia in questo modo Lex. Tu ti sentiresti in obbligo verso di me perchè sono lontana e a me accadrebbe una cosa analoga. Sentiremmo la mancanza l'uno dell'altra senza poter far nulla a riguardo."
Lex capiva benissimo quanto Lois stava dicendo, lo capiva ed era d'accordo, ma non disse nulla. Si avvicinò a Lois e la bacio teneramente sulla guancia. Durante questo gesto una lacrima gli scese dagli occhi e si appoggiò sulla guancia di Lois. Lei, non appena la sentì, avvicinò istintivamente l'indice alla guancia.
"E' una lacrima di Luthor. Un dono tanto raro quanto prezioso. Devi essere una persona eccezionale se l'hai ottenuta, Lois. Addio."
"Arrivederci Lex, magari avrai contribuito alla nascita di una nuova reporter...chi può saperlo"..disse timidamente Lois visibilmente commossa. "Adesso vado...devo dar inizio al mio futuro" concluse alzando il foglietto che ancora teneva in mano. Poi si allontanò lentamente dando le spalle a Lex, le lacrime le bagnavano gli occhi.
 
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Lionel Luthor GdR
view post Posted on 25/10/2003, 20:21




Giorno 7 - ore 7.00, nella libreria di Léa

Léa era immersa in un libro quel Lunedi sera, quando l´orologio del paese batté le sette. Quel giorno non c´erano stati molti clienti, per cui aveva potuto sistemare con calma i cataloghi e lo schedario.
Ormai era quasi l´ora di chiusura, se ne sarebbe andata a casa a farsi un bel bagno, almeno cosí pensava, quando il dolce rumore delle campanelle appese alla porta d´entrata annunció l´ultimo avventore.
Era un uomo alto, la luce rosa-aranciata del tramonto che filtrava alle sue spalle ne incorniciava i capelli dando l´impressione che avesse un´ aureola d´ oro. Léa non riusciva a distinguere bene i lineamenti del volto, ma era chiaro che fosse un uomo adulto,non uno dei ragazzi che erano soliti bazzicare la libreria dopo la scuola.

„Buonasera signorina“ aveva una voce calda e lievemente roca. Venne avanti e si avvicinó al bancone, lei poté vederlo meglio : doveva essere sui quaranta, i capelli castani un po´ lunghi e la barba, portava dei pantaloni neri di ottimo taglio, una camicia bianca e una giacca di camoscio nero..

Lionel era entrato nella libreria, incuriosito dalla vetrina in stile antico, voleva solo perdersi per un po’, fuggire dal suo castello vuoto, visto che Lex non c'era e per quel giorno aveva concluso il lavoro con un senso di malinconia più forte del solito..

“Buona sera signor Luthor “
"Vorrei dare un'occhiata ai libri.”.
“ Faccia pure, per qualsiasi cosa sono a sua disposizione.”
“ Spero non sia troppo tardi".
“ No si figuri, c' è ancora tempo devo sistemare alcune cose, guardi con calma.
“Grazie tante“ rispose Lionel, dedicandole un sorriso...un sorriso malinconico, pensò la ragazza. L'uomo si voltò, e lentamente si avvicinò agli scaffali pieni di libri…allungò una mano, accarezzò alcuni volumi, ne studiò altri...pensieroso, indugiò un attimo, prima di sceglierne uno... ne sfogliò le prima pagine, lo accostò al viso e inspirò profondamente...
Léa era imbambolata, nella sua libreria in quel momento c' era Lionel Luthor! Fino al giorno prima lo conosceva solo tramite le copertine dei giornali e qualche racconto del figlio, ma ora era a pochi passi da lui e si soffermò a studiarne i movimenti.. si nascose dietro ad uno scaffale e continuò ad osservarlo, il giorno prima chiacchierava con Lex di suo padre ed ora era lì, non sapeva cosa pensare... quell' uomo descritto da tutti come freddo ed ostile di fronte ad ogni persona potesse intralciarne il cammino si trovava vicino a lei, una possiblità di farsi un' opinione non influenzata da altre persone forse doveva avvicinarsi e provare a parlargli, ma tentennava sul da farsi. Fu lui a parlare per primo, sciogliendola dall’ imbarazzo.

"Sa...credo che l'odore di un libro, nuovo o vecchio che sia, sia uno degli aromi che preferisco al mondo...ovunque io sia, mi fa sentire a casa..." Lionel le dava le spalle, la sua voce era un po' roca.
“Mi trova d' accordo” disse avvicinandosi timidamente “l' odore dei libri non stanca ed anche se ormai ci sono abituata non smetto mai di apprezzarlo.”
Lionel si voltò leggermente, nel suo sorriso adesso c'era un pizzico di quella complicità che accomuna tutti i grandi lettori.
“A volte stando così tanto a contatto con i libri penso di non riuscire più a coglierne l' odore che trasmettono ma ogni sera quando sfoglio l' ultimo libro da me iniziato vengo puntualmente smentita...”
Lionel sembrò meditare su ciò che la giovane aveva appena detto. "Lei è fortunata signorina, quello che fa è un bel lavoro”.
“Cerco di ripetermelo ogni giorno e le garantisco non è molto difficile.” Léa gli rivolse un sorriso aperto e gentile.
Lui si voltò e la guardò, Léa si ritrovò i profondi occhi blu di quell'uomo imponente intenti a scrutare nei suoi. La ragazza che aveva davanti era dotata di una bellezza singolare, pensò Lionel in quel momento. Un viso dai lineamenti regolari e delicati, lunghi capelli scuri e lucenti, un particolarissimo disegno delle sopracciglia a incorniciare due occhi grandi e caldi, del colore della cioccolata ,le labbra del colore delle rose inglesi, rosee e piene...quella era una bocca abituata al sorriso, pensò lui.
Léa si accorse che il lo sguardo di Lionel si stava posando su di lei, si sentì di nuovo in imbarazzo; si avvicino per cercare di intravedere quale libro stesse sfogliando,era sempre curiosa di conoscere i gusti dei propri clienti, anche se quella parola non le piaceva...
”Paradise Lost” accennò.
Lo sguardo dell' uomo si perse per qualche attimo nella luce ambrata che filtrava dalle finestre in alto, sembrava che stesse guardando ad un altro luogo e ad un altro tempo, pensò Léa.

" Le è mai capitato di trovare in un libro qualcuno che le somiglia nel modo più assoluto? ... di provare quella sensazione strana, quasi di dejà-vu, nel leggere sensazioni, emozioni e desideri che pensava fossero scritti solo nei recessi più segreti del suo cuore?" mormorò Lionel.
Léa rimase stupita al sentire tali parole...quello non era l'uomo di cui aveva letto sui giornali e di cui aveva sentito parlare, sembrava una persona completamente diversa.

“Nei libri trovo di più quello che vorrei essere ma che invece non sono, spero di trovare presto un' opera in cui rispecchiarmi perchè da come ne sta parlando lei sembra un' emozione da provare almeno una volta nella vita...”
Lo sguardo di Lionel sembrò riemergere, si posò sulla ragazza, piacevolmente colpito, come se avesse preso una boccata d'aria fresca e di luce dopo aver vagato in abissi oscuri e senza fondo."Si...è così..."
“Lei invece mi sembra che abbia provato questa sensazione, le posso chiedere con quale libro?”
Quella ragazza gli aveva fatto venir voglia di sorridere, e il sorriso che le rivolse era sincero. "Questo, mia giovane amica".
Léa riflettè un attimo.“Lei si sente come il Satana di Milton, signore?”
"Si, a volte mi sento così." Léa notò un lampo negli occhi di Lionel, nel quale le parve di leggere un profondo struggimento, dolore e malinconia, ma intrisi di stoicismo e dolcezza.
“Posso chiedere qual' è il suo nome, signorina?”
“Mi chiamo Léa, signor Luthor”.
" Léa " scandì Lionel "un nome molto dolce e musicale. Trovo che le si adatti perfettamente"
“La ringrazio..”
Mentre Léa stava ancora riflettendo sulle frasi pronunciate da Lionel sul libro e sul suo nome sentì sfiorare la mano quasi senza accorgersene......prima che potesse dire altro, l' uomo le aveva preso delicatamente la mano e l’aveva baciata. "E' un onore averla conosciuta".
Léa sentì le proprie gote arrossire lievemente, ma sperò che quel particolare passasse inosservato.
Lionel aveva notato l' imporporarsi delle guance della ragazza.
"Purtroppo non posso restare più a lungo, Léa, ma le assicuro che parlare con lei è stato il momento più piacevole e interessante della mia giornata. "
“Ah,quasi dimenticavo: vorrei acquistarlo, questo libro!".
Risero entrambi.
“Spero di rivederla presto in libreria, ho passato anch' io dei momenti molto gradevoli in sua compagnia, pochissime persone si fermano a parlare dei libri acquistati, scappano subito e si reimmergono nelle loro frenetiche vite, lei si è comportato in modo diverso e posso dirle che l' ho apprezzato molto, parlo sinceramente.”
“Spero anch’io di poter tornare, signorina”.
Si avvicinarono al banco, Lionel pagò e le rivolse un ultimo sorriso. In quel momento il telefono squillò " Scusi un attimo, la prego" . La ragazza andò a rispondere in una stanza attigua.
Quando tornò al bancone, Léa Trovò lì la copia del Paradise Lost acquistata dal Signor Luthor: sorpresa, ne sfogliò le prime pagine, e vi trovò una dedica blu scritta con un'elegante calligrafia:


"A Léa , la mia giovane amica dal nome incantevole come un bocciolo di rosa, nella speranza che si ricordi di me quando troverà il Suo Libro. Lionel".


Léa non aveva mai ricevuto una dedica così speciale, rilesse quella frase per impremerla nella mente e non dimenticarla mai. Si appoggiò alla porta del negozio, ad ammirare lo splendore del sole morente, e a pensare a quell' uomo che se ne era appena andato, portato via dal vento autunnale.
 
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Lex Luthor GdR
view post Posted on 3/11/2003, 01:08




Giorno 7 - ore 21:00, Castel Luthor

Da molto tempo padre e figlio non cenavano assieme al castello. La sala da pranzo era illuminata a giorno dagli splendidi lampadari di cristallo, sulla tavola apparecchiata raffinatamente fiori freschi in delicati vasi Lalique davano un tocco di colore , l' enorme vetrata regalava una vista stupenda sulla notte e sul parco.
Le cameriere entravano e uscivano in silenzio con i vassoi, mentre Lionel e Lex, appena tornato da Metropolis di pessimo umore, gustavano ogni portata sorseggiando i più pregiati vini della riserva Luthor.


"Che ne dici di questo Bordeaux, Lex?"
Lex sorseggiò il pregiato vino
"E' una buona annata, ma non la migliore..."
Lionel ridacchiò soddisfatto
"Acuto, figliolo. Sei diventato un eccellente intenditore."
"Ho avuto un buon maestro" riconobbe Lex alzando il bicchiere come per brindare al padre, "se solo mi avesse insegnato cose più utili che riconoscere un buon vino..."
Un' ombra passò veloce sul volto di Lionel. "E cosa avresti voluto che ti insegnassi, figliolo?"
Lex guardò attraverso la bottiglia di vino, un riflesso rosso colorò il suo viso "l'amore, forse, o il rispetto per gli altri..." si fermò e tornò ad alzare il viso, sprezzante "ma non si può insegnare ciò che non i conosce, dico bene?"
Lo sguardò di Lionel si fissò negli occhi del figlio. Lex non seppe interpretarlo. "A cosa ti sarebbe servito?"
Lex abbassò gli occhi "Ad essere migliore di quello che sono?" l'alto grado alcolico del vino e lo stato d'animo dopo la partenza di Lois lo facevano straparlare quella sera.
“Non hai idea di ciò che possono comportare, certi insegnamenti..." Lionel bevve l' ultimo sorso dal suo bicchiere come fosse stato veleno.
"Ogni cosa ha il suo prezzo... questo me l'hai insegnato..." disse Lex amaramente, poi cambiò tono: "Ma a cosa devo questo edificante incontro a base di vini e piatti pregiati?"
Lionel guardò il figlio, e per un attimo a Lex sembrò che un velo appannasse i suoi occhi. Forse che al padre facesse semplicemente piacere la sua presenza?
“Lex, sono stato informato del ritrovamento di alcuni conigli verdi nella campagna di Smallville. Sai qualcosa al riguardo?"
"Sì ne ho sentito parlare... ma non vedo come la cosa, ammesso che sia vera, possa interessare me o te."
"Credo sia il caso di farli sparire. Se si venisse a sapere che sono tossici o infetti avremmo sicuramente dei fastidi, la colpa ricadrebbe sulla Luthorcorp anche se fosse semplicemente un' altra delle conseguenze della presenza di meteoriti in quest' area." Un sorriso indecifrabile si dipinse sul volto del padre. "E se risultasse che il suolo e l'erba sono tossici, questo danneggerebbe in modo grave anche la fattoria dei Kent. Nessuno comprerebbe più il loro grano, la frutta e il latte prodotto dalla loro mandria…. E suppongo che tu non voglia che questo accada alla famiglia del tuo giovane amico, vero?" Si versò dell'altro vino.
Lex intuì qualcosa ma mantenne la calma.
"Non c'è ragione di ritenere che siano tossici, anzi probabilmente è solo una leggenda metropolitana..." disse con finta distrazione "oppure sai qualcosa che io non so?" Lo sguardo penetrante del padre eliminò ogni dubbio dalla mente di Lex
"E' colpa tua vero? Cos'è successo? Qualche strano esperimento andato storto? Sarà meglio che tu mi dica tutto !"
"Che brillante deduzione Lex...possibile che ancora tu non conosca i segreti della tua fabbrica? L’incidente sollevato l'altra volta è stata una pubblicità abbastanza negativa, non ti pare?"
Lex lo fulminò con lo sguardo "Evidentemente hai ritenuto opportuno tenermi all'oscuro di certi tuoi scheletri nell'armadio..."
"Vorresti farmi credere che non hai fatto nessuna ricerca, dopo che hai scoperto il livello 3? Non è da te figliolo."
"Diciamo che ben altre ricerche richiedevano la mia attenzione, inoltre vorrei ricordarti che il livello 3 era chiuso da tempo, qualsiasi indagine sarebbe stata infruttuosa. Ma non è di questo che stavamo parlando... Questi conigli... sono pericolosi?"
"E' ciò che dobbiamo scoprire....prima che lo scopra qualche ficcanaso." Lionel si alzò da tavola, e si avvicinò lentamente alla vetrata. "Che notte meravigliosa" sussurrò stancamente ammirando l'inseguirsi delle costellazioni. "D'accordo Lex, ci penserò io a questa storia. Per una sera godiamoci questo vino insieme."
Lex si raddolcì vedendo il padre così pensoso e alzò il calice, dopo averlo riempito "Peccato che le annate migliori le abbiamo già consumate..."Lionel si voltò, ridendo di gusto. "Dovremo ovviare a questo inconveniente, non ti pare?"
Lex finì il bicchiere e si alzò "Ormai è tardi..." mormorò uscendo dalla sala da pranzo per andare nelle sue stanze: dopo l'addio di Lois la cosa che desiderava di più in quel momento era il dolce oblio del sonno.
In quel momento Lionel sarebbe voluto riuscire a parlare a Lex come non aveva mai fatto. Avrebbe voluto parlargli come un semplice padre parla a suo figlio. Ancora una volta non ci riuscì.
"Buonanotte figliolo" gli augurò. Tornò alle sue stelle, mentre il mantello della notte avvolgeva sempre più strettamente la piccola cittadina addormentata.
 
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Lionel Luthor GdR
view post Posted on 7/11/2003, 20:29




Giorno 8, Smallville, vecchia fabbrica abbandonata della Luthorcorp, ore 09:00 AM.

Il lavoro era stato eseguito velocemente e senza nessun problema, lo avevano informato i suoi “specialisti” quella mattina per telefono, ma lui voleva assicurarsene con i propri occhi.
Accertatosi di non essere stato seguito, si era diretto allo stabilimento guidando personalmente la Thunderbird Coupè verde scura .
Una volta arrivato era sceso nei sotterranei deserti . I conigli erano stati chiusi in una delle celle di sicurezza, il giorno dopo sarebbero stati spediti ai Laboratori Luthor a Metropolis per stabilire se quella stranezza dipendeva dalla presenza dei meteoriti radioattivi o da un’ intossicazione chimica legata in qualche modo alla ditta; Lionel aprì il pesante portellone e dette un’ occhiata alle creature che, a parte la colorazione insolita, sembravano in perfetta salute e girellavano mansuete per la stanzetta.
In quel momento qualcosa andò storto: la porta si chiuse alle sue spalle. Non avrebbe saputo dire se fosse avvenuto per sua distrazione o se qualcun altro lo avesse fatto di proposito, ma si rese conto immediatamente di essere intrappolato lì dentro e di non avere possibilità di uscita. Il cellulare non aveva campo là sotto. “Maledizione!” imprecò tra sé. Per fortuna aveva detto a Lex dove sarebbe andato.…ma quanto tempo ci sarebbe voluto?
Dopo qualche minuto si rese conto che l’aria cominciava a farsi soffocante, quelle erano camere stagne, e i conigli esalavano vapori dall’odore vagamente mefitico.
“O mio Dio” pensò, sentendosi soffocare.
 
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Léa Brialy GdR
view post Posted on 12/11/2003, 04:54




Giorno 8 - Al Castello dei Luthor...

Léa passò una notte insonne dopo l'incontro con Lionel Luthor, si era praticamente volatizzato senza darle la possibilità di ringraziarlo per la dedica scritta sul libro, la ragazza non sapeva se aspettare un ritorno dell'uomo in libreria o presentarsi lei stessa da lui per ringraziarlo, alla fine optò per la seconda scelta voleva vederlo per una seconda volta al più presto..
A mattina inoltrata si presentò al castello dei Luthor, più si avviciniva e più i dubbi la attanagliavano:
"sarà al castello? disturberò?" Ormai sono qui non posso tornare indietro.. Léa era davanti all'entrata del castello...suonò al campanello e le si presentò un maggiordomo che la scrutò dalla testa ai piedi:"desidera?"
"E' in casa il signor Luthor?"
"Mi perdoni signorina ma temo di non aver capito quale dei signori Luthor desidera..."
"Mi scusi ha ragione... parlo del signor Lionel Luthor.."
"Sono spiacente ma al momento è assente, non so quando tornerà... Ma chi lo desidera?"
"Sono la signorina Léa Brialy volevo incontrarlo per..." La ragazza stava per raccontargli del libro ricevuto in regalo ma si fermò, preferiva tenere per se quel ricordo..
Al castello Lionel non c'era e questo particolare aumentava le possibilità della presenza di Lex, provò a chiedere... :
"c'è forse Lex?"
"Sì il signor Lex c'è, vado subito ad annunciarla, signorina Brialy".
Il maggiordomo tornò dopo qualche minuto: "Il signor Lex mi ha detto di accompagnarla alla libreria, se vuole seguirmi...."
Léa seguì il maggiordomo, durante il tragitto osservò l'interno del castello, non si sentiva a suo agio un posto così grande, accogliente ma freddo nessun oggetto che potesse far pensare ad una vita familiare... nessuna foto.. era tutto perfetto ma senza vita...
La libreria era vuota, Lex evidentemente era in un'altra ala del castello, Léa si avvicinò al tavolo da biliardo lo sfiorò con la mano e girandosi fu sorpresa da interi scaffali di libri:
"neanch'io al negozio ne ho così tanti..." Si avvicinò per vederli meglio e iniziò a leggere i vari titoli presenti... andando avanti nella lettura si rese conto di cercare un unico libro... "Paradise Lost" e lo trovò... lo prese ed iniziò a sfogliarlo per sentirne il profumo, qualcosa però cadde dal suo interno a terra vide due lettere, Léa le raccolse erano piuttosto vecchie... La ragazza sentì un rumore Lex si stava evidentemente avvicinando le aprì velocemente e ne lesse rapidamente il contenuto, doveva sedersi... quei fogli contenevano una verità tenuta nascosta per molto tempo...
Lex aprì la porta di scatto ed entrò nella libreria con le braccia aperte come per accogliere Léa.
"Buonasera Léa, qual buon vento ti porta qui?" Era sinceramente contento di vederla dato che si era dimostrata una buona amica e un'amabile conversatrice. "Ciao Lex..." Léa appena in tempo aveva riposto il libro... "ho saputo che Lois Lane è partita, per uno stage in Europa se non sbaglio." Il volto di Lex si scurì, era passato appena un giorno da quello straziante addio.. "Sì, era una grande occasione che aspettava da tempo, non poteva fare altrimenti." "Starà via molto?" chiese Léa "Non molto: tre mesi" disse Lex laconico "già tre mesi passano in fretta, non imbronciarti così Lex, se poi ti verrà voglia di vederla non hai problemi prendi il primo aereo e sei già da lei.."
"Ho delle responsabilità, non posso abbandonare i miei affari a lungo. E questa storia con Lois non è cosa che possa essere gestita in una o due settimane."
"Vuoi dirmi che non correresti da lei se Lois ti chiedesse di partire immediatamente? E poi 'non è una cosa che possa essere gestita in una o due settimane', stai parlando di un affare? Forse dovresti scioglierti un po' di più e non essere così rigido."
Lex trovò Lèa oltremodo seccante:? "Senti Lèa, sai ben poco di tutta questa storia quindi evita queste prediche. Se sei venuta qui per parlare di Lois ti informo che non ne ho nessuna voglia." Lex cercava soltanto di dimenticare e quel discorso gli risultava più penoso a mano a mano che proseguiva.
"Fai bene a fermarmi, non credevo fosse un problema così grave o almeno io non vedevo questa circostanza così gravemente o tendo a volte a cercar di semplificare i problemi non a fare prediche, ma forse riesco solo a irritare la gente..." "Hai solo toccato un tasto dolente. Dimmi piuttosto il motivo della tua visita."
"Ti ricordi quel giorno in cui mi hai scherzosamente proposto di conoscere tuo padre?" Lex sorrise "Certo che mi ricordo" "Beh... non preoccuparti non serve più... ieri è passato dal mio negozio e abbiamo parlato per qualche minuto, mi ha piacevolmente impressionato..." Lex non nascose la sua sorpresa: "Mio padre è stato da te?" poi si ricompose e si avvicinò al tavolo da biliardo "E' meglio che stai attenta quando hai a che fare con lui..."
Léa sorrise... si aspettava una risposta del genere... "Non preoccuparti parlare di libri non ha mai fatto male a nessuno.."
Lex si rassegnò all'ottimismo della ragazza "Non credo che tu sia venuta qua solo per dirmi questo..." "No infatti... dovevo ringraziarlo per un dono che mi ha fatto ieri ma il maggiordomo mi ha riferito che non è al castello... sai quando posso trovarlo?"...Léa in quel momento si rese conto di poter ferire Lex con quella visita... si conoscevano da pochi giorni e lei senza essere invitata si presentava a casa e per incontrare il padre...
Lex infatti non era molto contento di essere interrotto per essere interrogato su suo padre
"Mio padre si sta occupando di una questione delicata... non so sinceramente quando tornerà..."
"Grazie... scusa se ti ho disturbato... so che parlare di tuo padre ti infastidisce ma non potevo farne a meno.." finita la conversazione Léa si irrigidì... stare vicino a Lex ed essere a conoscenza di quelle lettere non la facevano stare tranquilla e quel suo insistente giocherellare con le dita non era di aiuto.. Lex notò questo nervosismo: "Capisco il tuo imbarazzo ma mi sembri eccessivamente agitata... C'è forse qualcos'altro di cui dovrei venire informato?" Léa stava per salutarlo bruscamente per non affrontarlo... ma di fronte a quello sguardo doveva per forza essere sincera, si voltò prese dalla libreria la copia di "Paradise Lost" ne estrasse le 2 lettere e disse: "Prima del tuo arrivo stavo sfogliando questo libro al suo interno ho trovato queste allungò la mano e Lex..prese le lettere e ne lesse il contenuto..
Dopo che ebbe finito di leggere rimase in silenzio incredulo
"Devo parlarne immediatamente con mio padre" mormorò "So dove si trova, lo raggiungerò subito!" "Lex sei sconvolto... io sono qui se vuoi posso accompagnarti.."
Lex non aveva tempo di discutere o pensare alla cosa "Seguimi, prendo la Porsche".
 
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Lionel Luthor GdR
view post Posted on 12/11/2003, 16:16




Giorno 8

Mio amato Lionel,
nel momento in cui scrivo questa lettera il vento spira dolcemente tra i rami del nostro ciliegio, il mare è una meravigliosa distesa di smeraldo, da qui posso vederti giocare con Alexander tra le onde…è questo il ricordo che voglio portare con me, questo attimo di felicità pura e assoluta, i vostri sorrisi così luminosi, le vostre grida gioiose.
Vi amo più della mia vita, voglio che tu lo sappia, ma quello che è successo mi ha fatto capire che è giunto per me il momento di andare, non posso convivere con la paura di poter far di nuovo male al piccolo o a te.
Tutte queste medicine che mi danno per la malattia sono riuscite ad annientare la mia lucidità….se l’altra notte tu non fossi arrivato in tempo avrei ucciso Lex senza nemmeno accorgermene. Non posso permettere che questo accada di nuovo. Non posso mettere a rischio le vostre vite.
Mi odio per le lacrime che piangerai a causa mia, mi odio per tutto il dolore e la sofferenza che ti avrei dato comunque, e per quella che ti do adesso, e mi odio soprattutto perché non posso mantenere la promessa che ti avevo fatto quando ci siamo sposati. Perdonami , ti prego perdonami amore mio.
So che nostro figlio sarà al sicuro con te, ma voglio anche che tu mi prometta una cosa: cerca di essere felice, perché dall’alto dei cieli io possa vedere ancora il tuo bellissimo sorriso.
Ti amo
Ovunque
Dovunque
Per Sempre
Tua
Lilian


Amore mio,
scrivere per me è tormento, ma devo farlo o impazzirò del tutto. Non riesco più a dipingere, la sola vista di pennelli e colori mi riporta a te, mia unica musa, e il dolore mi annienta ogni volta.
La luce dei tramonti e delle albe mi è insopportabile…tutto ciò che ho amato prima mi fa male perché non posso goderne assieme a te.
Non so quanto riuscirò a sopportare tutto questo, le lacrime salate che incessanti bagnano il mio cuore straziato in questa oscurità senza riposo…
Tutto ciò che vorrei è fondermi con la spuma delle onde alla luce gentile della luna e lavare via questa sofferenza, e tornare finalmente assieme a te, mio dolcissimo angelo, poter rivedere i tuoi occhi, poter toccare la tua pelle, riassaporare il tuo profumo, accarezzare i tuoi capelli …vorrei poter cancellare il ricordo di te esanime, tra le mie braccia per l’ultima volta…
Che Dio mi abbia riservato tutto questo perché la mia felicità era così totale da esser troppa per un essere umano?
Che mi abbia punito per farmi desiderare di più il cielo? Non lo so… può un’anima lacerata convivere con questo per sempre?
In qualche modo devo farcela ad andare avanti per il nostro piccolo Alexander, non so come ma lo farò, te lo prometto Lilian. Per lui e per te troverò la forza di continuare a respirare.
Cercherò di crescerlo forte, intelligente e sicuro di sé stesso, è un bimbo straordinario, proprio come te mia adorata.
Diventerà un condottiero, avrà il mondo ai suoi piedi, e soprattutto non dovrà mai soffrire come sto soffrendo io adesso, io lo impedirò, ti prometto anche questo.
Con tutto il mio cuore
Tuo
Lionel
 
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Penny Lane Rookwood GdR
view post Posted on 2/12/2003, 02:33




Giorno 8, ore 10 circa. Casa McRan

Penny Lane strinse le ginocchia, era rannicchiata nel letto, come un feto nel grembo materno, la coperta celeste le oscurava la vista di un mondo, che seguitava a vivere ed a sorridere, sebbene lei desiderasse farne cenere, e osservare solo corpi sospesi dal suolo, dal volto cianotico, simili a quello di sua madre.
Era rientrata all' alba, non ricordava cosa avesse fatto, forse si era ubriacata ed aveva ingurgitato alcune pillole calmanti, per poi crollare su di una panchina nel centro di Smallville, o si era lasciata condurre da qualcuno, in un posto più lurido di ciò che avrebbe fatto, ma non aveva importanza, non in quel momento.
Quando aveva spalancato la porta, in preda alla nausea, sua zia era accasciata davanti all' altare del soggiorno, le candele facevano danzare le iridi dei defunti, ed i bagliori rosati dell' aurora circondavano la statua della Vergine Maria.

" Mi scusi, sorella, disturbo le orazioni mattutine ?"aveva biascicato, il tono intriso di sonno e di sarcasmo.
Wanda si era alzata, gli occhi gonfi di lacrime, striati da occhiaie nere come la sua vestaglia, il viso contratto dall' angoscia, e senza pensarci, le aveva sferzato un ceffone.
Penny Lane si era sistemata i capelli, e aveva sorriso, arrogante e spudorata.
" Perdonami, Penny, io non vorrei mai farti del male... Io desidero che tu sia tranquilla; mi avevi detto di aver incontrato dei ragazzi simpatici a scuola, che c'era una libreria graziosa ed un bel locale dove fare colazione...
Penny Lane, cosa' hai ?
Perché vuoi affogare ?"

Penny ascoltò immobile i singhiozzi della zia, sentiva un gran peso nello stomaco, si chiuse in bagno e ne uscì distrutta, Wanda McRan le servì una tisana, sul tavolo della cucina, non fece domande, non avrebbe sopportato le risposte.

" Ho il numero di telefono di un mio compagno, Clark, magari lo chiamerò, per sapere se il liceo è ancora in piedi e troverò una buona scusa per l'assenza; zia Wanda, sono davvero mortificata, questa sera verrò a Messa con te e mi confesserò, va bene ?"
mormorò Penny Lane.
Wanda trasse un lungo respiro annuì, poi abbracciò la nipote:
" Dio mi ascolterà, ti darà la pace, sì, Lui non ti lascerà sola, non può farlo, non sarebbe giusto... Penny Lane, dovrai lasciare Gnadalf a casa"disse la donna.

" Ci proverò, zia"

Penny Lane era salita in camera, Gandalf riposava, tenendo per sé, i segreti della padrona, aveva indossato il pigiama, fissato quella ridente cittadina, dove respirava e gioiva l'uomo che s'era macchiato del più tremendo dei peccati, e con lui, splendeva il figlio, innocente, di tale crimine, ma presto si sarebbe infangato di azioni turpi, Penny Lane lo sentiva, e l' istinto di mettersi ad urlare davanti alla loro casa, ciò che aveva letto, visto e sentito, era una rasoiata nel cervello.
Il padre telefonò per avere notizie di Penny Lane, Wanda mentì, e disse che a scuola si era impegnata ad integrarsi e in casa aveva una condotta impeccabile.
Penny Lane aveva udito quelle bugie, ma non era riuscita a piangere.
Era immobile, nel suo letto, sola, in un mondo che le pareva, ridesse di lei e dei suoi errori.
 
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Léa Brialy GdR
view post Posted on 20/12/2003, 01:19




In auto, durante il tragitto dal Castello dei Luthor alla fabbrica abbandonata della LuthorCorp.

"Seguimi prendo la Porsche". Dopo quella frase Lex ripiegò in fretta le lettere le mise nella tasca della giacca e si allontanò a grandi passi, la ragazza faticò a stare dietro al giovane, arrivarono in garage e Lex partì alla velocità di una Formula 1.

Lex ignorò un paio di semafori ed alcuni stop, Léa tentò di farlo rallentare senza successo.. L' unico modo per essegli utile in quel momento era farlo giungere sano e salvo ma il ragazzo badava solo ad arrivare il più presto possibile da suo padre...

Al momento dell' incontro Lex come si comporterà? Si chiese Léa... Ora è fuori di se.. ma con chi? Con se stesso, con sua madre..con il padre o col Mondo intero? O forse vuole solo parlare con Lionel e sapere cosa è successo veramente sentirlo dalla sua voce? Forse questo è l' ultimo ostacolo fra padre e figlio prima di poter avere un rapporto limpido? Oppure è soltanto un' altra pugnalata da aggiungere alla collezione?
I minuti passavano e Lex si agitava sempre più, diventava sempre più incontrollabile, l' auto gli stava stretta, toccava in continuazione la cintura di sicurezza "me la tolgo non riesco a respirare!" Léa non provò neanche ad opporsi... Il suo corpo faticava a star fermo in quel piccolo spazio, al contrario il suo viso era immobile.. le mascelle serrate, gli occhi spalancati fissi sulla strada lo sguardo che solo una persona piena d' ansia, di paura e di collera può avere.
Fra i due ragazzi c' era un muro, Léa non riusciva sentirlo vicino non riusciva a trasmettergli nulla l' unica cosa che dall' altra parte oltrepassava la barriera era il dolore di Lex giungendo dritto nel cuore di Léa, quel cuore che non aveva la possibilità di capire la sofferenza che si può provare nei confronti di un genitore. Léa si appoggio completamente al suo schienale e si lasciò traspotare dai ricordi...


Montreal 1989..

Léa vieni qui è tornata la mamma! Viene a prenderti! Léa tesoro dove sei?
Oh eccoti perchè ti sei nascosta dietro il divano? E' da mesi che la mamma non ti vede lo sai che è stata male non vuoi vederla?

No voglio restare qui con te!
Ma cosa dici piccola non dire così!
Non voglio tornare a casa con mamma e papà...
Su dai non dire sciocchezze, la mamma non ti è mancata nemmeno un po'?
NO!
Basta non è il momento di scherzare vai a prendere lo zainetto e corri da lei..
Devo propio?
Si devi!
Va bene ma io preferirei restare qui con te...


Il silenzio continuò per tutto il viaggio, si scambiarono uno sguardo solo all' arrivo, scesero dall' auto e si incamminarono verso l' entrata della fabbrica abbandonata..

Edited by Léa Brialy GdR - 19/12/2003, 23:04
 
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Lex Luthor GdR
view post Posted on 14/1/2004, 04:01




RR Lex - Lèa - Lionel

Fabbrica Abbandonata

La sensazione di soffocamento nel naso si stava affievolendo, ma Lionel sentiva che il bruciore dalla gola si stava diffondendo come un cancro nel suo petto. Sentiva il corpo farsi pesantissimo e allo stesso tempo non avvertiva più alcuna sensibilità alle braccia e alle gambe. Si rese conto con terrore di essere paralizzato a terra. Cercò disperatamente di muoversi, ottenendo scarsi risultati. Guardò verso la finestrella della piccola cella...l'unico che sapeva dove si era diretto era suo figlio...ma quanto tempo sarebbe passato prima che lo venisse a cercare? Un brivido freddo gli attraversò la schiena, e al contempo sentiva un calor bianco salirgli dallo stomaco. "Non devo farmi prendere dal panico" pensò ,cercando di calmarsi. Provò a respirare + a fondo, ma questo non fece altro che provocargli un violento accesso di tosse.

Lex fece inchiodare l'auto proprio davanti alla vecchia fabbrica e scese di corsa, Lèa lo seguì. Per qualche secondo Lex si guardò intorno confusamente poi vide parcheggiata l'auto di Lionel: "Mio padre non dovrebbe essere lontano, aiutami a chiamarlo Lèa..."

I loro passi risuonaro metallici nella grande fabbrica abbandonata. Un senso di freddo e desolazione avvolse la ragazza come uno scialle. La luce filtrava dalle finestre in alto, e si distinguevano chiaramente le scie di polvere sui gradini e le ringhiere...nessuno sembrava esser entrato lì da molto tempo.
Lex si guardò intorno ricordandosi di quando suo padre lo portava con sè durante l'ispezione agli impianti, dato che sua madre era malata. Tutto sembrava così piccolo adesso e i segni del tempo creavano un'atmosfera irreale. Pensò alle lettere e si sentì come prigioniero di uno strano sogno. dopo alcuni tentativi si fermò:

"Non risponde... eppure deve essere da qualche parte"
"proviamo a chiamarlo più forte, forse ci sentirà.. Signor Luthor! ma questo posto è enorme! Lex non sai dove potrebbe essere? Aveva un ufficio qui? Dove potrebbe trovarsi? C' è ancora una parte attiva nella fabbrica?"
" Non so se abbia mantenuto in attività qualche zona forse il settore C... Ha anche un altro ingresso..."
"proviamo da quell' ingresso Lex.. deve essere per forza qui vicino.. dobbiamo solo continuare a cercarlo.. "

Lionel sentriva che le forze lo abbandonavano velocemente....non sentiva quasi più mniente, solo quel doloroso fuoco nel petto e nella gola. Chiuse gli occhi e pregò. Pregò che Lex arrivasse presto. Un velo appannò i suoi occhi. Era tutto buio adesso... stava scivolando nell'incoscienza...quando sentì una voce molto lontana chiamarlo. " Lilian?" fu il suo ultimo pensiero prima che Lex spalancasse il portello della cella.

Aperto il portello Lex vide una scena terribile il padre quasi morto era sommerso dai conigli verdi che sembravano come impazziti e correvano avanti indietro. Lex studiò un attimo la scena e pensò "non posso lasciarlo morire proprio ora che sono così vicino alla verità" afferrò una sbarra di ferro abbandonata a terra e cominciò a percuotere selvaggiamente i coniglietti con tutta la rabbia e la frustrazione che aveva accumulato nel viaggio verso la fabbrica e nella ricerca del padre.
"Oh mio Dio! Ma ma cosa sono? Come possono essere di quel colore?"
Léa non aveva mai visto uno spettacolo così raccapricciante.. Per lo shock la ragazza non si accorse subito del corpo apparentemente senza vita di Lionel!!
Lex stava continuando a colpire i conigli per tenerli lontani, quando si accorse dello sgomento di Lèa.
"Lèa riprenditi! Devi portar fuori mio padre da lì!" le urlò in un misto di rabbia e preoccupazione.
Léa a fatica trascinò fuori il corpo apparentemente senza vita di Lionel da quell' inferno verde..
Lex, sapendo che suo padre era fuori dalla stanza, stava ora cercando di spingerci i conigli in modo da chiuderli dentro.

"Porta mio padre fuori dalla fabbrica se riesci... potrebbe avere bisogno di aria fresca!" gridò nuovamente a Lèa. Con uno sforzo immane Léa riuscì a tirar fuori Lionel dalla fabbrica, lo appoggiò ad uno sportello della Porsche per farlo star seduto, lo scrollò per farlo rinvenire ma lui riuscì solo a mormare dalle frasi senza senso.. La ragazza tirò fuori da una tasca il cellulare e chiamò il 911 c' era urgentemente bisogno di un' ambulanza.. il signor Luthor non si svegliava..
Lex quasi non parve vero di riuscire a chiudere i conigli nella stanza, ma così fece. Era parecchio malridotto per lo scontro ma percorse trascinandosi l'intera fabbrica. L'unica cosa che gli dava ancora forza era sapere che presto avrebbe avuto dal padre le risposte che desiderava. Ma non appena uscito lo vide immobile a terra e temette che fosse morto. Raccolse le sue ultime forze e si fiondò al suo fianco: respirava ancora! E parlava! Lex lo afferrò per il bavero e con un ultimo sospiro chiese:
"papà... Le lettere della mamma..."
Lionel sentì l'aria gelida entrare come una fiammata nei polmoni,spalancò gli occhi e per un attimo scorse il cielo plumbeo: era all'aperto. Colpi di tosse gli squarciarono il petto prepotentemente. Lex, era la voce di Lex.Suo figlio l'aveva salvato,pensò prima di svenire di nuovo, sopraffatto dal senso di nausea e dal bruciore nel naso e nella gola.
 
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Victoria Hardwick GdR
view post Posted on 27/1/2004, 15:12




Giorno 10, ore 11.00 a Torremolinos

"Mi scusi se la disturbo, ma la signorina Hardwick insiste per farsi ricevere." Il giovane Martinez ebbe un sussulto. Era partito da Metropolis credendo di non rivedere più quella donna; Lex non avrebbe infatti perso tempo a seguir il suo consiglio.
Il dolore prese posto alla speranza quel giorno e, malgrado tentasse di nasconderlo a sé stesso, lo accompagnava ancora. Ciò non aveva comunque importanza, lei sarebbe stata felice.


Victoria? si domandò Sa bene che un nostro incontro rischia di comprometterla ancor più agli occhi di Lex: "Ho già mandato via Vic [...] lo so che vi siete incontrati" Deve trattarsi di qualcosa d'importante.

"Non indugi oltre, la faccia entrare."

Luke si alzò dalla scrivania, avrebbe voluto andar lui stesso incontro a Vic, poi si voltò diringedosi verso la finestra che stava alla sua destra. Il sole era già alto, lo cercò con lo sguardo e i raggi lo abbacinarono per un istante. A Torremolinos le spiagge iniziavano a popolarsi di turisti, l'estate ormai alle porte. Un pungente odor di pini entrava fin dentro la stanza. Luke chiuse gli occhi, amava quell'odore che da sempre associava alla calda stagione, da piccolo infatti suo padre durante le vacanze soleva portarlo in gita in una pineta poco distante.
A un tratto sentì una fraganza di magnolia.. inconsueta nella villa.. riaprì gli occhi, Victoria stava entrando nell'ufficio col passo disinvolto di sempre.

Quella sceneggiata non le era per nulla gradita, ma doveva farla e anche in fretta. Non vedeva l'ora d'uscire da quella stanza, dopo aver convinto l'uomo a darle ciò che voleva.
"Signor Martinez" disse con voce pacata. Posò la borsa sulla scrivania di mogano e si voltò verso di lui, incantato dal suo fascino. L'aria che entrava da una delle finestre aperte faceva svolazzare come ali di farfalla la seta indiana del lungo vestito.

"Signorina Hardwick.. ha deciso di tornare in Europa. Come posso aiutarla?" La freddezza del tono di voce di Victoria, il suo distacco l'avevano un po' ferito, ma cercò di non darlo a vedere. Si era dunque illuso pensando d'aver istaurato con lei un legame a Club Zero.

La donna chiuse gli occhi per un secondo, poi li riaprì. Era pronta. Tutto sarebbe andato secondo i suoi piani, nessun margine d'errore. Iniziò così un dolce "canto", il canto di una sirena.
 
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Luke Martinez GdR
view post Posted on 27/1/2004, 15:16




ore 12.00

A villa Martinez Luke non era solo, c'era anche suo padre Edward che, informato dell'arrivo della figlia di Sir. Hardwick, attendeva con impazienza la fine del loro colloquio. Era preoccupato..
Molti anni addietro, dopo la prematura morte della madre di Luke, iniziò a frequentare Lilian Luthor, della quale s'infatuò. La moglie di Lionel gli rimase però fedele e, suo malgrado, diventò la reale causa del tracollo finanziario della Martinez.
Ora la storia sembrava ripetersi..


"La miglior medicina è il lavoro" farfugliò tra sè e sé entrando nello studio del figlio.

"Luke! Bentornato!" i due si abbracciarono energicamente "Voglio sottoporti una copia dello stato patrimoniale. È stato riclassificato in base alle esigenze conoscitive da te indicate. A giorni sarà approvato il bilancio d'esercizio; dovresti firmarmi una delega se immagini di non poter partecipare alla riunione."

"Si, è quel che intendo fare." sulla scrivania si trovava già quel documento "Quando depositeremo copia del bilancio presso l'ufficio del registro delle imprese, diventeranno noti l'aumento del capitale sociale e gli ammortamenti per rischi ed oneri.. da tempo stiamo destinando parte degli utili proprio a questa voce. Tutto lascia presagire un grosso sforzo finanziario, abbiam fatto ricorso a tutte le nostre risorse."

"Il guanto di sfida lanciato a Lionel deve averlo innervosito, non è vero? Cercherà di soffiarci l'affare Monroe, superando la nostra offerta.. Lo conosco bene, ha costruito la propria fortuna alle spalle altrui.
Stavolta gli sarà fatale: non sa che entro pochi mesi il parlamento europeo, su nostra richiesta, approverà una legge che di fatto renderà l'investimento disastroso.. Difficile limitare poi le perdite. Ad aggravare la sua posizione la doppia tassazione sul trasferimento di capitale: in Europa e dopo in America."


Rimasero entrambi in silenzio, ognuno coi suoi pensieri. L'entusiasmo di Edward non sembrava contaggiare il figlio, che ascoltava con poca attenzione. In ansia buttò lì la battuta: "Hai cambiato dopobarba? Sbaglio o quello che sento è profumo di donna?"

Luke ispirò profondamente, assaporando il profumo che Victoria aveva lasciato nell'aria.

"È stata qui non è vero?"

"Se lo sai perché me lo chiedi? Sì è stata qui."

"Ancora con questa storia" spazientito "Dovresti finirla! Victoria è un animale selvatico che và domato con le buone o con le cattive! Tu hai indugiato fin troppo con i modi garbati.. Ascoltami figlio mio.." disse paternamente.. poi, con tono deciso, "devi prendere ciò che vuoi! Lei ha bisogno di un uomo non di uno zerbino!"

Il giovane Martinez tacque, quelle parole pesavano come un macigno.

"Cos'è venuta a fare?! Non sarai così cieco da creder che sia interessata a te? Vuole solo usarti!! ...Non ti fidar della donna di un Luthor. Non lo fare mai!"

Luke rivolse uno sguardo torvo al padre. La donna di un Luthor? Avrebbe voluto aggredirlo fisicamente e sfogare la sua rabbia, ma quella era la realtà!

"Non avrei voluto chiedertelo, ma ti senti in grado di continuare il nostro progetto? Sei abbastanza lucido? Forse dovresti abbandonare tutto. Io e i tuoi fratelli ce la faremo da soli."

"Domani parto, hai ragione tu. Ho bisogno di riflettere.."

Respirava a fatica mentre usciva da Villa Martinez. Salì in macchina, parcheggiata nel vialetto, ed imboccò il viale alberato che conduceva fuori dalla tenuta. Procedeva piano, come a voler rispettare quel luogo così importante per i Martinez da generazioni.. e pensava... Sentiva le forze abbandonarlo.. respirava ancora, si muoveva, ma solo per inerzia.. come una vettura in corsa a cui improvvisamente avessero tolto il motore. È evidente che dietro la proposta di Vic ci sia Lex; mi ha minacciato apertamente dicendomi che se ne sarebbe servito.
Raggiunta la strada principale.. seconda, terza.. giù con l'acceleratore! Ma perché avvertirmi? Non ha senso! Mi chiedo se il suo reale interesse non fosse il 2% della Martinez, ma metter in trappola Vic e usarla per inviarmi un subdolo messaggio: ..lei sta dalla sua parte e sarebbe disposta a tutto pur di accontentarlo.
Quarta? quinta! Schiacciava con tutta la propria forza il pedale. Sorrideva. L'occhio divertito user posted image mentre guardava la strada, consapevole di potersi schiantare da un momento all'altro. Il dolore l'avevo reso isterico. Ho dovuto rifiutare quelle azioni a Victoria, ma Alexander ha ottenuto comunque il suo scopo, dividere due possibili nemici. Non ci sarà mai intesa tra Hardwick Enterprise e MartinezCorp. Non c'è posto per me nella sua vita.user posted image
Se solo mi desse la possibilità.. farei qualsiasi cosa per lei, cambiare me stesso, assumere qualsiasi forma, per poter dare a lei tutto ciò di cui ha bisogno. Non sono nessuno per Victoria, devo abituarmi all'idea.
 
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Lionel Luthor GdR
view post Posted on 1/2/2004, 03:54




RR Léa - Lex - Lionel

Léa osservava da dietro un vetro Lionel e Lex due delle persone più potenti di smallville (e non solo di quel piccolo paese) dormivano, Lionel prima sommerso da conigli ora da tubicini per respirare, Lex fino a poche ore fa inquieto per le lettere dei genitori sembrava aver trovato un po' di pace seduto al capezzale del padre. Da svegli così potenti e a volte arroganti da addormentati innocenti, distesi e rilassati senza nessun pensiero di guerra fra padre e figlio..
Cercando di far il meno rumore possibile Léa entrò nella stanza e si sistemò su una sedia davanti al letto..

Una delle frasi fatte più comuni "i soldi non fanno la felicità" in quella stanza risultava più che vera..Dal di fuori la famiglia Luthor appare solo come auto da corsa - vestiti firmati - potere ma dietro a quella facciata ci sono due uomini come soffrono esattamente come gli altri comuni mortali... Agli occhi della gente non hanno neanche questo diritto pensò Léa, ma il conto in banca non è tutto.. Alla lontana anche la ragazza assomigliava ai Luthor parlare chiaro in famiglia era troppo difficile meglio tacere... Per sbloccare Lex ci son volute due lettere a dir poco tragiche... Léa abbandonò quegli strani pensieri e si mise ad aspettare il risveglio di una delle due persone che in pochi giorni la avevano fatta riflettere su se stessa e la propia vita..

Tutto taceva nell'aria immota della stanza, deboli strisce di luce filtravano attraverso le tapparelle abbassate quando Lionel aprì gli occhi.
Quando si fù abituato alla penombra si ritrovò a fissare un soffitto sconosciuto e ci volle qualche secondo perchè si rendesse conto di trovarsi in un letto d'ospedale La sensazione di bruciore in gola era passata e aveva ceduto il posto a una forte sete Mosse il capo e una mano, e si ritrovò attaccato a varie flebo e tubicini. Si rese conto che qualcuno era appoggiato sul suo letto,all'altezza della gamba destra. Era suo figlio, il capo sulle braccia incrociate, il respiro regolare, il volto segnato dalla stanchezza ma rilassato nel sonno.

Non appena sentì suo padre muoversi, Lex si svegliò lentamente. Aveva riacquistato pienamente le forze dopo quel sonno.
"Papà, ti sei svegliato... come stai?" chiese a bassa voce. "Brrgjh.." fu il solo suono che Lionel emesse. Lex gli tolse dolcemente la mascherina/respiratore.

Léa dormiva ancora ma poco a poco nella sua mente iniziò a farsi viva la voce di Lex: "Papà, ti sei svegliato... come stai?". Aprì gli occhi e vide Lionel cercar di parlare col figlio, Lex stava amorevolemte accanto al padre, si avvicinò al letto: "signor Luthor riesce a parlare? Come sta?

L'acqua gli aveva procurato un meraviglioso sollievo, si schiarì la voce e rispose: "Potrei stare meglio,credo" prese nuovamente fiato "ma anche peggio". Accennò un debole sorriso. "Grazie" Lionel guardò meglio la ragazza che stava alle spalle di Lex,la riconobbe. "Lei.." Tossì,la voce infiammata ed arrochita dai respiratori:"Lei è la signorina della libreria...Léa". Si sono io signor Luthor, sussurrò Léa sorridendo dolcemente a Lionel "ma ora non si affatichi", la ragazza si girò verso Lex: "vado a chiamare il dottore, ci vediamo dopo..."

Non appena Léa fu uscita Lex si voltò a guardare suo padre, sembrava stesse bene considerate le circostanze: "Léa mi ha aiutato a salvarti da quei conigli...”voleva arrivare alle lettere prendendola larga. Lionel annuì.
Lex decise di non indugiare oltre:
"Ho trovato le lettere della mamma"disse come per caso. Il padre lì per lì sembrò non capire. "Quali lettere, Lex?"disse piano.
Lex esitò, poi decise che non poteva rinviare il momento della verità nonostante suo padre versasse in condizioni non buonissime
"Quella..." Lex non riusciva a trovare parole adatte così ci rinunciò. "Quella relativa al suo suicidio."
Lionel sentì mancare il battito del cuore e poi fu come se il muro eretto intorno alla sua anima stesse crollando, ne sentì lo schianto e un velo di lacrime gli appannò la vista. "Lex..." disse con voce rotta "Lex...non avresti mai dovuto scoprirlo.."
Lionel non seppe arginare le lacrime, quel dolore che avrebbe dovuto risparmiare il figlio ora aveva rotto le dighe.
Quelle lacrime fugarono ogni dubbio da Lex riguardo la veridicità delle lettere. Per un attimo si sentì sollevato nel sapere che il padre non aveva infangato la memoria della madre con un bieco trucco, ma altri domande emergevano in lui.
"Questo l'avevo capito, ma dimmi..." la domanda gli si smorzò in gola, avrebbe pianto, ma aveva imparato a non farlo mai, davanti a suo padre. "Dimmi perchè me l'hai tenuto nascosto."
Lionel guardò il figlio, mai come in quel momento il suo volto gli rammentò quello di Lillian.
"Come avrei potuto, Lex?" "Come avrei potuto dirti com'era morta tua madre?"
"Volevo proteggerti da un dolore così grande. Non potevo dividerlo con te, non volevo tu soffrissi come soffrivo io".
Faticosamente Lionel si alzò a sedere, strappandosi i tubicini di dosso, allungò incerto la mano a carezzare la guancia del figlio che lo guardava incredulo in un gesto che non si era più permesso da tempo immemorabile.
Lex si ritrasse, quasi offeso da quel trattamento. Per anni suo padre gli aveva insegnato che doveva essere forte e ora gli teneva nascosto un cosa così importante per lui per paura che soffrisse?
"Avevo diritto di saperlo." Disse cercando di mostrarsi pacato di fronte al padre malato.
Lo sguardo di Lionel si rabbuiò, intristito.
"So di aver sbagliato, figliolo". “Non sapevo come andare avanti e l'unico modo che ho trovato è stato costruire una corazza che impedisse agli altri di ferirmi di nuovo …e insegnare a te a fare lo stesso”
"Eri un bambino Lex”
continuò ”e io ho voluto educarti per far fronte a qualsiasi dolore e uscirne vincitore perchè volevo tu lo fossi veramente, non come me, che ho sempre finto, mentre mi sentivo morire dentro ogni giorno di più. Per te era già abbastanza dover sopportare la perdita di tua madre, non potevo assolutamente caricarti del peso di una verità così straziante.” “Avevo promesso a tua madre di difenderti dal mondo e l'ho fatto, ma non sono stato più capace di aprirti il mio cuore” ammise alzando il volto fiero bagnato dalle lacrime, lo sguardo perso nel mare azzurro degli occhi del figlio.
"Potrai mai perdonarmi?" domandò in un sussurro.
Lex in quel momento non riuscì a provare altro che una profonda pena per il padre, il modo in cui si era aperto come mai aveva fatto, quello che aveva detto... non sembrava neppure suo padre.
Disorientato, sorrise sprezzante ma si capiva benissimo che fingeva:
"Non stai morendo papà, risparmia la tragedia per quel giorno." Come in un perverso gioco Lex cercava di salvare il padre da quella che ai suoi occhi appariva come un'umiliazione troppo grande perchè un uomo del genere la potesse sopportare.
"Presto starai meglio e la finirai con questi vaneggiamenti. Io farò finta di non aver sentito nulla." Lex prese la mano del padre e lo baciò sulla fronte. "Non hai bisogno di chiedermi nessun perdono."
Lionel aveva letto nel cuore del figlio,e prima che Lex si allontanasse cinse le sue braccia attorno a lui e lo abbracciò in silenzio.
Lex rispose all'abbraccio del padre e in quel silenzioso gesto per un attimo furono finalmente uniti come non lo erano da tempo. Poi Lex si staccò delicatamente
"Adesso devo andare, se hai bisogno chiamami." disse poi alzandosi.

Lionel guardò il figlio allontanarsi, preda di una commozione di cui furono testimoni solo le nude pareti della camera d'ospedale. Per la prima volta in dodici anni si rese conto di sentirsi felice.



"La ringrazio dottore seguirò il suo consiglio," Léa con la coda dell' occhio notò Lex uscire dalla stanza del padre, " vada ora, il signor Luthor la sta aspettando". La ragazza sospirando si appoggiò al muro del corridoio: "e questa giornata si può dir conclusa o quasi.. Lex"..
Lex era sconvolto ma anche sollevato per aver chiarito le cose con il padre. Un'espressione serena si dipinse sul suo volto: "Cosa intendi con quel quasi?" disse sorridendo
Con quel quasi intendo... quei...quei... mostriciattoli.. il volto di Léa si conterse in una smorfia nauseata, la fabbrica ne era piena ed erano tutti così... verdi.. Lex si trattenne dal ridere: "Si vede che non sei a Smallville da molto... Succedono parecchie cose strane da queste parti. Ti racconterò tutto di fronte a una bella tazza di caffè, sempre che tu non abbia altro da fare"
"Noo, io ho paura che tu abbia altro da fare.." colse alla sprovvista Lex prendendolo sottobraccio", "sai all' entrata di questa corsia c' è un ottimo distributore, non vorrei trattenerti troppo in un bar, qui puoi raccontarmi tutto e subito". Léa immaginava che la proposta della tazza di caffè fosse solo una mossa per far passar del tempo e distrarla dal vero motivo dell' incontro e preferì rinunciarvi per avere una spiegazione logica (o almeno ci sperava) a quel piccolo orrore che si era vista davanti quella mattina..Lex alzò gli occhi e cominciò a pensare a qualche scusa per non far trapelare il coinvolgimento della LuthorCorp nella vicenda. Arrivati alla macchinetta e presi i due caffè, Lex esordì nel suo racconto:"Tutto comincia nell'89, con una pioggia di meteoriti..."

Edited by Doriana Luthor - 1/2/2004, 13:21
 
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