Sogno di una notte di fine Estate, Privata, per Oliver

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view post Posted on 5/7/2015, 16:01
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Alice Lastrange







Quella notte Alice non riusciva a dormire, nonostante fossero le già le due di notte e un nuovo giorno era appena iniziato, la Corvonero si girava e rigirava nel letto circondato da lunghe tende blu che erano parte di quel meraviglioso e sempre comodo letto a baldacchino del suo dormitorio. Un anno era appena iniziato e presto sarebbe cominciata una nuova stagione, e forse era proprio quello il problema, l'estate era finita. L'estate che è da sempre sinonimo di molte cose: divertimento, sole, mare, ma allo stesso tempo era anche quella cosa che l'avrebbe riportata a casa. L'avrebbe portava lontana da Hogwarts, lontana da tutti i suoi amici, questo è vero, ma allontanarsi nuovamente da casa era una cosa a cui non riusciva mai ad abituarsi. Ma "purtroppo" doveva accettare tutto ciò, perchè se la fine dell'estate portava l'allontanamento dalla sua famiglia, l'avrebbe portata dalla sua nuova casa, dove finalmente avrebbe potuto riabbracciato la sua famiglia Corvonero. Avrebbe finalmente rivisto la sua migliore amica e non solo, tutti i suoi compagni di casata e tutti coloro che ha incontrato durante gli anni passati. Alice doveva solo farsene una ragione, ricominciare, anche se per un breve periodo, la vita che aveva lasciato e a cui era abituata dall'età di undici anni.
*Ma è possibile che in un posto tanto magico faccia così tanto caldo?* pensò tra se disperata la Corvonero. L'estate non era ancora finita del tutto e il caldo scalfiva ancora ogni singolo mattone del castello, e nonostante la giovane dormisse in uno dei punti più alti del castello, la notte sembrava lo stesso troppo calda per dormire.
Lentamente mosse le tende del letto per poi controllare la situazione all'esterno, come al solito tutte dormivano, tutte tranne lei, che ormai aveva rinunciato all'idea di farsi coccolare dalle dolci braccia di Morfeo. Così, stanca di stare li, si alzò lentamente dal letto e dopo qualche passo notò che, da sbadata qual'era, non aveva messo nemmeno il pigiama quella notte. Il caldo l'aveva fatta sdraiare ancora vestita, ma a questo punto questa situazione volgeva a suo favore, odiava farsi vedere in quelle condizioni da qualcuno, anche se dubitava che a quell'ora ci fosse qualcuno in giro.
Quando scese le scale a chiocciola del dormitorio fu contenta di trovarle vuote, come del resto lo era anche la Sala Comune. Il camino, ormai spento da tempo, era sempre e comunque un luogo di ritrovo e nonostante non vi era del fuoco, le poltrone erano ancora di fronte ad esso e ogni corvonero vi si sedeva per leggere, studiare o chiacchierare. Quella notte Alice prese un libro dalla libreria in sala Comune e si mise proprio li, seduta su una di quelle poltrone, in completo silenzio.
Il primo capitolo volò via, così come il secondo, fu il terzo che iniziò ad essere più difficoltoso, poichè mille pensieri iniziarono ad intrecciarsi ad unico filo logico che era la trama del libro. Troppi, troppi pensieri non le davano tregua nemmeno in quel luogo, fu per questo motivo che Alice chiuse il libro e si alzò dalla poltrona e diretta all'uscita della sala comune. Non voleva andar lontano, non voleva certo farsi beccare all'inizio dell'anno scolastico. Decise così di salire le scale che costeggiavano il quadro di ingresso, per salire fin sopra alla guferia. Li vi si riposavano tutti i gufi appartenenti non solo agli studenti, ma anche ai professori e ai genitori che mandavano già le prime cose dimenticate a casa.

« Ciao piccola» disse la Corvonero alla piccola civetta bianca che, poverina, aveva passato tutta l'estate volando avanti e dietro da casa sua a casa della sua migliore amica, nonché padrona della stessa, Jenifer. Quando anch'essa le fece un verso di saluto, Alice passò oltre e si diresse all'enorme finestra di pietra. A quell'altezza e con quell'enorme apertura si poteva non solo godere di un ottima visuale di tutto il castello e dei dintorni, ma anche farlo ad una temperatura più accettabile. L'iniziò dell'anno aveva reso quel posto più pulito del solito e per Alice era una fortuna tutto questo, poichè poteva liberamente sedersi dove le pareva senza correre il rischio di qualche orrendo incidente. L'aria fresca le riempì immediatamente le narici, e mentre la Corvonero lentamente sedeva al bordo di quella meravigliosa finestra una fantastica sensazione di pace la calmo. Finalmente poté riprendere tra le mani il libro che aveva chiuso poco prima nella Sala Comune e iniziare a leggerlo nuovamente, stavolta libera da ogni pensiero.

 
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view post Posted on 7/7/2015, 12:27
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Scuotetevi di dosso codesto molle sonno, che altro non è se non la contraffazione della morte"
William Shakespeare, "Macbeth"



Era davvero tardi quando Oliver aveva finalmente deciso di andare a dormire, lasciando la stanza principale della su Sala Comune e salendo con calma le scale a chiocciola che portavano al suo dormitorio. Era talmente stanco da non essersi accorto di aver lasciato pergamene, boccette d'inchiostro e piume su un tavolino della Sala sul quale aveva studiato per ore intere, imparando milioni di nozioni e mandando a memoria determinati movimenti per Incanti particolari. Una volta arrivato sul suo letto a baldacchino, si era disteso sulle coperte rosso ed oro senza spogliarsi ed indossare il pigiama, perché già aveva presupposto di leggere almeno qualche pagina del nuovo libro ricevuto in regalo da suo cugino Elijia. Con il capo poggiato sul soffice cuscino, il ragazzo aveva aperto il testo intitolato Macbeth di un certo autore Babbano chiamato William Shakespeare. La storia sembrava avvincente, forse troppo, tanto da far cadere Oliver subito in uno stato di dormiveglia profondo. Era appena giunto alla scena dell'invocazione delle tre Streghe, ma la loro richiesta di apparire ad un certo Macbeth, nobile generale scozzese di grande valore, era scomparsa nel momento in cui gli occhi dello studente si chiusero. Il sonno aveva vinto ancora una volta: dopo un'ora, tuttavia, uno Spettro simile all'immagine di una delle streghe di cui aveva letto, apparve nella sua mente e urlò così forte da far balzare Oliver subito via dal mondo onirico. Con il cuore che batteva all'impazzata, il ragazzo si era svegliato e adesso sedeva, vestito, sul letto: la fronte era imperlata di sudore e le mani tremavano per la scena vivida che aveva per fortuna soltanto immaginato. Provò a riposare di nuovo, ma i riflessi dorati del dormitorio dei Grifondoro gli facevano credere di essere in presenza di altri mostri, pronti a sbranarlo o incantarlo nel giro di un istante. Troppo scosso sia per addormentarsi nuovamente sia per riprendere la lettura del libro di Shakespeare, Oliver scattò dal letto a baldacchino, prese la bacchetta magica e la Mappa del Passaggio da un cassetto del suo comodino personale, poi in silenzio abbandonò il dormitorio e fece scattare il ritratto della Signora Grassa, che gli gridò di tornare indietro. Il Grifone sapeva di essere sul punto di infrangere le regole, ma non aveva di certo intenzioni da fuorilegge. Il suo unico desiderio era quello di fare qualche passo per il castello, così da dimostrare di avere coraggio e di non essere un fifone solo per un libro un po' macabro che aveva letto. O meglio, lo faceva per dimostrare a se stesso di essere un autentico Grifondoro. Seguì la Mappa, ma al buio non vedeva nulla. Puntò la bacchetta magica davanti a sé e disse un'unica parola d'ordine: "Lumos"
Un istante dopo, la punta del suo bastoncino di legno si accese e il corridoio in cui trovava si mostrò ai suoi occhi grazie alla luce evocata. Un quadro appeso in quella zona iniziò ad urlare come un forsennato. "Studenti fuori dal letto a quest'ora! Sono le due, ragazzaccio, spegni quella maledetta luce!"
"Faccia silenzio, la prego!" gridò lui, accorgendosi solo in quel momento, stranamente, di essere scalzo. I calzini toccavano il pavimento freddo, tanto da far venire brividi in tutto il corpo dello studente, nonostante l'Estate avesse bussato con forza alle porte del castello di Hogwarts, inondandolo di caldo afoso. Il ritratto cominciò ad urlare ancora, accusandolo di essere molto maleducato. Oliver non riuscì a trattenersi: lui maleducato? Lui che conosceva i tratti e i comportamenti del bon ton e del galateo internazionale? Scosse il capo e corse via da quel corridoio, senza neanche consultare la Mappa che nascose in una tasca dei jeans che indossava. Un secondo dopo, scorse il riflesso della luna e capì dove si trovasse.
"Lady?" sussurrò, chiamando la sua civetta non appena mise piede nella Guferia di Hogwarts.
 
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view post Posted on 10/7/2015, 09:04
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Ma tu chi sei che avanzando
nel buio della notte inciampi
nei miei più segreti pensieri?



Era una notte magnifica, un cielo intenso e scuro, le cui uniche fonti di luce erano le stelle e la luna, che, piena, rendeva tutto decisamente perfetto. Grazie ad essa Alice non dovette nemmeno usare la bacchetta, riusciva a distinguere perfettamente ogni singola parola del suo libro. Finalmente riusciva a leggere senza essere assillata dai suoi mille pensieri, seguita da una smania incontrollabile di leggere ancora, e ancora. Quasi come fosse lei stessa partecipe della storia che era scritta su quelle pagine, e non si può certo fermare una storia.
Il tempo passava, le pagine scorrevano, e il silenzio circondava la Corvonero, che sedeva ancora sul bordo dell'immensa finestra della Guferia. Un silenzio interrotto dai soli rumori che provenivano dall'esterno. Il fruscio delle chiome degli alberi, mosse dal vento, il lontano andare delle onde del lago, e mille altre cose. Ma ad un tratto un rumore diverso giunse all'orecchio della ragazza. Non era un rumore come quelli che aveva sentito fino ad allora, non proveniva dall'esterno, ma bensì dall'interno.
Dalle scale adiacenti alla guferia giungeva un rumore di passi, lento ed inesorabile. *No, non è possibile* pensò immediatamente la Corvonero, se veniva vista li avrebbe sicuramente ricevuto una punizione, per non parlare dei punti che avrebbe fatto perdere alla sua amata casata. L'anno scolastico era appena cominciato e non poteva certo farsi punire. Ora come ora, la sua unica speranza era che fossero prefetti della sua casata, di solito la Guferia era assegnata a loro, ma purtroppo spesso c'erano caposcuola o altri prefetti che sfruttavano i loro turni per gironzolare per il castello indisturbati. Il rumore dei passi si faceva sempre più vicino, inevitabilmente. Avrebbe provato a ricorrere a qualche incantesimo di illusione, ma era una studentessa di terzo anno, davanti ad un prefetto, caposcuola, o professore che sia, non avrebbe avuto alcun effetto.
Così Alice attese paziente, aveva chiuso il libro e ora lo teneva stretto al petto, come fosse uno scudo, inutile, ma rassicurante. Cercò di farsi piccola piccola, mentre i rumori dei passi non terminarono. Fino a quando una figura scura oltrepassò l'enorme ingresso della Guferia, ma prima ancora di riconoscere chi fosse tale figura, una voce giunse all'orecchio della giovane Corvonero, una voce dolce, gentile, una voce che aveva già ascoltato in precedenza. « Lady?» disse il ragazzo diretto alla schiera di gufi che giacevano ognuno sul proprio trespolo. Non sembrava aver notato la ragazza alla finestra, poichè sembrava più concentrato sulla sua civetta, che lo aveva raggiunto subito dopo il suo richiamo. Lentamente si calmò, ma era allo stesso modo stupita di come due menti così diverse abbiano avuto la stessa idea durante la stessa notte.
Lentamente posò il libro affianco a se e dolcemente richiamò l'attenzione del ragazzo dicendo:

« Buonasera Oliver»

 
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"Buonasera, Oliver"
Perfetto. Ecco qui. Adieu, Hogwarts. Adieu, punti. Adieu, tranquillità.
A quelle semplici parole, la mente di Oliver iniziò a partorire diversi pensieri contemporaneamente. Era convinto che si trattasse di un Prefetto o forse dello stesso Mastro Gazza, per il quale il Grifondoro non aveva proprio un debole. E se fosse stato espulso? No, era impossibile. E per cosa, poi? Solo per aver fatto una passeggiata nel pieno della notte, fuoriuscendo dal suo letto oltre il coprifuoco per andare in Guferia? Bene, meglio non pensarci. Si girò lentamente, puntando la bacchetta verso la fonte dalla quale era giunta la voce, una voce che non sembrava quella di un Prefetto o di un guardiano, quanto di qualcuno di familiare. L'Incanto di Luce investì la ragazza e Oliver si affrettò ad abbassare la bacchetta, mentre un grande sorriso increspava velocemente il suo volto incupito: di fronte a sé, seduta a terra con la schiena poggiata contro il muro, c'era Alice, la ragazza che aveva incontrato al giardino con Violet, Fred e Fabio; la persona con la quale aveva giocato a nascondino e con cui si era divertito tantissimo. Era al sicuro da qualsiasi pericolo didattico, no?

"Alice! Che ci fai a quest'ora della notte in Guferia?" domandò, più sorpreso che altro, in realtà. La questione riguardava anche lui, ovviamente, ma il fatto che la Torre di Grifondoro fosse così vicina al luogo che custodiva i pennuti rendeva la sua scappatella quasi più giustificata.
"Idiota, anche la Torre di Corvonero è vicina!"
Bene, signora Coscienza, molto bene. Adesso taci.
La luce della bacchetta, comunque, era fin troppo forte per una notte stellata e luminosa come quella, così Oliver diede un leggero colpetto con la mano, mentre diceva: "Nox"
La luce evocata si disperse nell'aria e il Grifondoro aspettò che la ragazza rispondesse. Si immaginava una barzelletta che cominciava più o meno così: "C'era una volta una Corvonero e un Grifondoro, rinchiusi in Guferia, mentre il cielo esplodeva di luci". Bando alla fantasia, meglio capirci qualcosa.
 
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view post Posted on 12/7/2015, 08:39
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Ma tu chi sei che avanzando
nel buio della notte inciampi
nei miei più segreti pensieri?



Quel raggio di luce che fino ad allora aveva illuminato il pavimento, nascondendo quasi del tutto l'identità del suo proprietario, ora colpiva in pieno la povera Corvonero, che, abbagliata da quell'improvvisa fonte di luce, non potè che non socchiudere gli occhi. Nonostante tutto ciò, Alice sapeva chi era la figura che ora si trovava con lei nella Guferia, aveva riconosciuto il ragazzo dalla voce, poiché, nascosta dalla sua luce e con l'aiuto dell'oscurità che circondava il castello, nient'altro poteva farglielo capire. Lentamente lo stesso Oliver abbassò la sua bacchetta, e Alice gliene fu alquanto grata. Aveva passato parecchio tempo seduta li e i suoi occhi si erano abituati anche troppo a quella semi-oscurità.
Quando la stessa Alice alzò gli occhi in direzione del volto del ragazzo vi lesse uno strano senso di sorpresa, in effetti non era da tutti salire su in guferia a quest'ora della notte e trovarci qualcuno, e sicuramente, come Alice prima di lui, avrà sicuramente pensato che fosse nei guai e che la persona che lo aveva chiamato era un qualche prefetto o caposcuola di turno. Ma per fortuna, oltre a questo, sul suo viso apparve un sorriso, subito corrisposto dalla giovane Corvonero.

«Bella domanda» disse inizialmente Alice, in risposta alla domanda del Grifondoro. In effetti le motivazioni erano parecchie, ma potevano tranquillamente concludersi tutte con un ...« Non riuscivo a dormire, e avevo una gran voglia di leggere. Questo mi è sembrato il luogo ideale, non è bellissimo questo posto?» Chiese d'un tratto la ragazza.
E aveva ragione, da lassù tutto aveva una prospettiva diversa, tutto sembrava più piccolo, persino i problemi. Era ancora rivolta verso l'esterno e avvolta nei suoi pensieri, quando, finalmente, il ragazzo spense la piccola luce che usciva fuori dalla sua bacchetta. E tutto tornò ad essere oscuro, di un oscurità che non inquieta, ma che rasserena l'animo, e tutto al solo suono di un "Nox".


 
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view post Posted on 12/7/2015, 15:52
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«Alistine e Von Eis copriranno il primo turno di notte.» Ordine categorico del Caposcuola. Niahndra sospirò, per niente contenta di dover passare notti in bianco già all'inizio dell'anno, ma aveva dovuto fare buon viso a cattivo gioco e così si era accordata con Arya: lei avrebbe pensato agli ultimi due piani e le torri, mentre la Serpeverde si sarebbe occupata dei livelli più bassi.
Quella sera poi, ci aveva pensato Elhena a dare la stoccata finale passandole una lettera chiusa.
«Me l'ha data un primino, da consegnare via gufo.» Alistine la guardò senza capire.
«Ha paura dei volatili... e di te. Per questo ha chiesto a me anche se sei tu di ronda.» Per quanto infastidita, alla fine quella lettera se l'era ritrovata in tasca.

E sempre in tasca, diverse ore dopo, con diversi strati di sonno accumulati, l'aveva ritrovata quasi per caso proprio mentre stava per scendere al quarto piano.
*Merlino incartapecorito, la lettera.* Valutò di consegnarla il mattino seguente perché al momento non si reggeva quasi più in piedi, ma sia il tono urgente con cui le aveva parlato la Attwater, che la totale mancanza di voglia di rifarsi tutte le scale l'indomani. *Pesaculo di prima categoria.* Con lo sbuffo che ormai la contraddistingueva, fece marcia indietro verso la guferia; si faceva luce con la bacchetta, tenendola puntata verso il basso per non disturbare più del dovuto i quadri; non servì.
«Eccone un'altra! Avete le formiche nel letto, stanotte?»
«Ma Edmund, non vedi che si tratta di un Prefetto, stavolta?»
Un'altra? Stavolta? Di che parlavano i due ritratti? Le dita le formicolarono mentre rimuginava sulla possibilità che qualcun altro si aggirasse per i corridoi, probabilmente uno studente notturno. Decisamente più interessante di una stupida lettera.
«Chiedo perdono, sir. Sapreste indicarmi la direzione in cui si è allontanato l'altro, chiunque fosse?»
Seguì le vaghe direttive del ritratto e superò la zona che portava alla modesta torre di Divinazione, proseguendo invece verso la stanza circolare della Guferia, giusto per prendere due ippogrifi con un unico furetto, avrebbe proseguito la ricerca del misterioso nottambulo dopo aver mandato lo sfortunato gufo che sperava non si sarebbe risentito troppo di quella consegna notturna, data la sua natura.
Il fascio di luce lambiva delicatamente la soglia e la zona appena precedente; se qualcuno fosse uscito da lì, l'avrebbe visto facilmente, al contrario però non era sicura che dall'interno la luce della sua bacchetta fosse già visibile.


Post di avvicinamento.
 
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view post Posted on 12/7/2015, 20:25
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Forse perché la notte era una sorta di creatura del silenzio o forse perché si trovava ad un orario impossibile fuori dal suo dormitorio, forse per tutto questo ed altre motivazioni Oliver decise di cominciare a parlare a bassa voce, quasi un sussurro perfettamente distinguibile da Alice, di fronte a sé, ma non da altre persone. Del resto, chi doveva esserci a quell'ora tarda?
"Sembrerà strano, ma è stata la mia stessa idea" commentò il Grifone, pensando che lui ed Alice avessero appena scoperto di avere una cosa in comune. "E poi le nostre Torri sono vicine, ecco perché spesso scelgo di venire in Guferia o nello spiazzale aperto della Torre d'Astronomia".
Le sorrise, non accorgendosi minimamente né della luce né della presunta presenza di qualcuno fuori dalla zona in cui si trovava. Oliver si avvicinò ad Alice di qualche passo, scorgendo il suo profilo illuminato dalla splendida e opaca luce della Luna, circondata dalle sue sorelle stelle e da un manto oscuro che rendeva il tutto straordinario.
"Che stavi leggendo di bello?" domandò, la curiosità innata di nuovo pronta a spuntare nel suo cuore.
"Conosci Shakesperare? O forse si chiama Shakespeare, non ricordo... Ecco, mi hanno regalato un libro intitolato Macbeth, ma è molto strano" concluse, riportando alla mente la scena dell'evocazione delle tre Streghe, per niente simpatiche e dall'aria cordiale come le studentesse che aveva conosciuto in quelle mura. Mentre si sedeva accanto Alice contro il muro freddo della Guferia, una civetta bianca planò verso Oliver con poca eleganza, lanciandogli contro qualche strato di polvere che lo fece tossire un solo istante.
"Lady, sempre gentilissima, eh!" esclamò, leggermente furioso. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e per fortuna trovò un biscotto gufico, che lanciò al suo pennuto, così da farlo andare via per non doverle dare qualche colpo in testa. Dalla tasca, tra l'altro, era uscita anche una pergamena dall'aria consunta, molto fine e... interessante. Oliver la dispiegò, mentre prendeva la bacchetta magica e la puntava su di essa, sfiorandola come una piuma.
"Rivelati" le disse: non un Incanto, non una magia di grande livello o difficoltà, solo una parola, anzi un comando che stranamente risuonò gentile, essendo stato pronunciato dal ragazzo Grifondoro, istruito al bon ton. Un secondo dopo, la Mappa si riempì di schemi, percorsi, linee e figurine piccoline, ma statiche, di inchiostro nero. Oliver piegò la pergamena per permettere alla luce della luna di illuminarla e di lasciarla scorgere, poi indicò un punto ad Alice e sorrise, estasiato.
"Guarda questo passaggio dietro il muro della Guferia... chissà dove porta, per caso alla vostra Sala Comune?"
"Non essere sciocco, Oliver Brior: i Corvonero non abitano dietro la Guferia!"
La sua Coscienza aveva ragione, sebbene fosse brutto affermarlo.

//OT: Si tratta della Mappa del Passaggio, acquistata da Oliver tempo fa a Londra. Non mostra le persone, quindi non sa ancora della presenza del Prefetto.
 
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view post Posted on 14/7/2015, 09:47
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Se c'era una cosa che Alice adorava era la letteratura Babbana, adorava il modo in cui tutto ciò che era reale per lei veniva mutato e narrato da autori babbani. Ce n'era uno in particolare, quello più amato da sua madre e da sua nonna, si poteva quasi definire l'unico loro punto di incontro, il che la dice lunga, non c'era autore preferito per Alice se non Shakespeare. E mai la giovane Corvonero potè mai immaginare di sentirlo pronunciare proprio li, ad Hogwarts.
«Non ci credo, io adoro Shakespeare. E' uno dei miei autori babbani preferiti. In realtà stavo leggendo proprio "Sogno di una notte di mezza Estate" prima che tu arrivassi» disse la ragazza mostrandogli il libro che aveva stretto tra le braccia. In quel momento Alice si perse un attimo nei suoi pensieri, guardando la preziosa copertina che racchiudeva il libro, lo aveva portato da casa e faceva parte della preziosa (*Ma soprattutto troppo costosa*) collezione di sua nonna, il minimo che poteva fare era starci attenta.

Quando si girò in direzione del Grifondoro lo vide armeggiare con una strana pergamena. *Una mappa dici?* pensò stranita la Corvonero.
«Oliver, dev'essere difettosa, questa sala occupa tutta la torre, è impossibile che ci sia un pass...»
Ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che un rumore improvviso e netto arrivò all'orecchio di Alice, era un rumore come quello che aveva sentito poco prima l'arrivo di Oliver, che ci fosse qualcuno nelle scale? Alice non ne era certa, ma di certo Alice non poteva restare li immobile, immediatamente si alzò, osservò bene la guferia e appoggiò la schiena ad un trespolo *quattro, cinque... sei* erano sei i trespoli che la separavano dall'uscita. Ma prima di tutto doveva avvertire Oliver, Alice si voltò in direzione del Grifondoro e lentamente avvicinò il dito indice alla bocca, in modo che potesse capire di far silenzio, poichè, Alice ne era quasi convinta, forse stava arrivando qualcun'altro. Era stata fortunata una volta, non credeva di essere tanto fortunata in una sola sera.
Il rumore dei passi si faceva sempre più forte, era delicato, forse di una ragazza, ma ad Alice non importava, Jen era in sala Comune, già addormentata da un pezzo e di certo non aveva turni quella notte. Così, una volta aggrappata bene alla parete attese il momento giusto, prese la bacchetta e pronunciò chiaramente la formula
«Fumos» succeduta quasi subito da un movimento rotatorio del polso in senso orario. Mosse la bacchetta in modo che il fumo, una volta uscito dalla bacchetta (*Se esce dalla bacchetta*) si estenda per tutto l'ingresso della guferia e per le scale.
Se l'incantesimo avesse funzionato Alice avrebbe cercato con le mani tutti e sei i trespoli che la separavano dall'uscita e sarebbe scappata immediatamente in Sala Comune. Non era poi così lontana, bastava solo essere veloci.


 
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view post Posted on 15/7/2015, 15:45
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Il Fato

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La Notte, tecnicamente, era stata creata dagli Dei per concer riposo a se stessi e ai fragili umani. Praticamente, invece, era un classico per gli studenti di Hogwarts concedersi, di tanto in tanto, una scappatina notturna, in barba alle regole, per concedersi il brivido di un'avventura, un momento di solitudine o soltanto per conciliare un sonno che tardava ad arrivare, con tanti saluti da parte di Morfeo. Chi per un motivo, chi per un altro, infine il Fato volle che un Grifondoro e una Corvonero si fossero incontrati sotto il tetto della Guferia. I trespoli, che solitamente ospitavano i numerosi rapaci degli studenti e della Scuola, erano semi-vuoti: gufi e civette, infatti, vivevano di notte ed erano in gran parte a caccia, concedendo così un silenzio di tomba davvero suggestivo (ed inquietante?).
Eppure, Alice ed Oliver dovevano esser consapevoli di star infrangendo palesemente le regole: Prefetti, Caposcuola, insegnanti e il temibile Gazza (con Mrs Purr annessa) erano soliti pattugliare corridoi e piani al fine da sventare infrazioni e studenti curiosi, proprio come i due fanciulli.
Niahndra Alistine stava dunque compiendo il suo lavoro (oltre che un favore), salendo le scale della Guferia, allertata dall'esperienza che la scrupolosità era meglio di qualsiasi altra cosa.
Fu proprio il silenzio del luogo a conceder, da ambo le parti, il beneficio del dubbio di non esser soli. Ma prima che Niahndra potesse entrare, la furbizia Corvonero ebbe la meglio: svelta, spaventata e conscia dell'eventuale punizione che sarebbe potuta piombarle addosso, Alice agì ed uno strato di fumo scuro si espanse dalla punta della sua bacchetta, avvolgendo non solo lei, ma anche l'ingresso e la porta, penetrando fin sotto l'uscio e spandendosi flebilmente per il pianerottolo. Cosa poteva sembrare alla Prefetta? Un incendio? Un danno di Pix? Certo era che qualcosa era accaduto, lì dentro.




Come richiesto intervengo solo per convalidare gli incanti, a vostro rischio e pericolo. Questa non è una quest e potrete quindi continuare ciò che state facendo; allo stesso modo non guadagnerete nulla.

In ogni caso vi debbo ricordare di fare attenzioni tutti al vostro Metagame: Niahndra non sa chi c'è oltre la porta e così Alice ed Oliver. A tal proposito Alice:
CITAZIONE
Il rumore dei passi si faceva sempre più forte, era delicato, forse di una ragazza,

non puoi decisamente dedurre il sesso dello sconosciuto soltanto udendo un flebile rumore di passi. Potrebbe anche esser Hagrid con un'insolita delicatezza! O Gazza stesso. O persino Mrs. Purr.
 
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view post Posted on 15/7/2015, 22:20
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Iniziava a maturare l'idea che ormai il ritratto fosse fin troppo vecchio, magari si era confuso ed aveva visto un professore o un caposcuola; prima di raggiungere la Guferia, Niahndra si era guardata intorno senza trovare niente e facilmente avrebbe concluso decretando che chiunque fosse stato a zompettare per i corridoi, si era ormai già bello che allontanato. *Anche meglio, meno rogne.* Trovare qualcuno avrebbe significato perdere ulteriore tempo per una ramanzina ed un eventuale giro all'ufficio dei caposcuola, cosa che per la Alistine significava solo meno ore di sonno. *E domani Storia della Magia alla prima ora, se solo ci penso...* L'ultima incombenza, la lettera, e poi se ne sarebbe tornata nei sotterranei e tanti saluti.
Tuttavia un odore sgradevole e pungente le fece arrestare la mano mancina a mezz'aria, pronta ad aprire la porta mentre la destra ancora impugnava la bacchetta luminosa; corrugò la fronte scrutando la fessura inferiore della porta da cui stavano uscendo sbuffi e tentacoli di fumo che si allungavano tutt'attorno.
*Hanno... appiccato un incendio?* Apparve scontato in quel momento che qualcuno si trovasse proprio dietro quella porta, o in ogni caso che qualcuno fosse passato di lì e avesse fatto in modo di appiccare un incendio; dallo spiraglio però non giungevano guizzi di luce o di fiamma (il suo lumos escluso) e non riusciva neanche a sentire l'eventuale batter d'ali di tutti i volatili che ancora occupavano la guferia, ma significava ben poco: magari erano già fuggiti?
*O magari è tutto uno scherzo.* Sì, qualche gioco di cattivo gusto comprato ai Tiri Vispi. *Vendono roba del genere?* Il primo istinto sarebbe stato quello di spalancare la porta, ma un secondo pensiero le suggerì invece di rimanere esattamente dov'era: se qualcuno era davvero lì dentro, allora era intrappola; il fumo presto o tardi l'avrebbe stanato e lui uscendo sarebbe finito dritto dritto tra le braccia della Alistine. *Minimo sforzo, massimo risultato.* Erano i piani che preferiva.
Tuttavia la coscienza, dannata la sua coscienza, generò l'ennesimo tarlo che andò a divorarle l'animo; e se fosse stato davvero un incendio e, peggio, se davvero uno studente fosse stato lì dentro, magari intrappolato? Se non uno studente, chi? Qualcuno si era introdotto nel Castello? Un brivido le corse lungo la schiena. Poteva rischiare?
*Stupidi scrupoli.* Si fece avanti per riprendere a dove aveva interrotto e socchiudere con delicatezza la porta facendo capolino con la testa; non vide niente se non il fumo che adesso le pizzicava gli occhi ed il naso oltre che il fondo della gola. Decise comunque di fare un passo con l'intenzione di trovarsi all'interno della stanza solo con gamba e braccio destri in aggiunta al timido visino, in modo da tenersi in parte riparata con la porta la cui maniglia ancora teneva stretta tra le dita della sinistra. La mano armata si mosse nell'aria quasi ondeggiando da sinistra a destra con l'evidente intento di disperdere quella cortina; era d'obbligo vederci chiaro, odiava non capire cosa stesse succedendo. Si concentrò dunque sull'aria pulita, sull'ossigeno puro, su una visuale limpida. «Dilàberis.» Evitò di parlare a voce alta per sperare ancora in un certo anonimato, era probabile che la (parziale) apertura della porta fosse rimasta inosservata; doveva essere cauta e lungimirante, due qualità che la Tassina non era affatto sicura di possedere.
Si era mantenuta sulla soglia principalmente per due motivi, anzi tre: primo, non voleva perdere il suo orientamento e in questo modo aveva un punto fermo e d'appoggio; secondo, in tal modo se qualcuno avesse provato ad uscire si sarebbe imbattuto in lei (auguratamente); terzo, nel caso in cui avesse avuto modo di accorgersi di un eventuale colpo, magico o meno, indirizzato contro di lei, si sarebbe fatta scudo con la porta (auguratamente, ancora una volta), scivolando nuovamente all'esterno della stanza.
*Spera solo che dentro non ci sia uno Sputafuoco.* Magari era solo Minerva, la fenice di Peverell, che aveva il singhiozzo.

In poche parole Niah si trova a metà tra dentro e fuori, con una mano che regge la porta socchiusa e l'altra che cerca di eseguire l'incantesimo. Con tutti i se ed i ma del caso.
 
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view post Posted on 15/7/2015, 22:54
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"Adori questo Shake..."
Oliver si interruppe al segnale di Alice, o meglio alla vista del dito dell'amica posato sulle labbra, intimandogli subito di fare silenzio. Per fortuna la sua curiosità riguardante Milkshake, meglio conosciuto come Signor Shake o Shakespeare, a detta della Corvonero, non lo trasse in inganno e Oliver si ammutolì in un battibaleno. C'era qualcuno? E se davvero fossero finiti nei guai? Non voleva perdere punti, non dopo tutta la fatica che aveva fatto quell'anno. E del resto, odiava l'idea che qualcuno - Prefetto, Caposcuola o persino Preside - potesse fargli una partaccia soltanto perché si trovava nel pieno della notte in Guferia? Non era di certo uscito fuori dal castello per gironzolare in Giardino, nella Foresta Proibita o addirittura fuori Hogwarts!
"Ma sei fuori la tua Sala Comune, dove dovresti essere"
E ti pareva. La sua Coscienza non poteva farsi i fatti suoi, assolutamente no. Amava poter esprimere pensieri ad alta voce nella mente del suo possessore, quasi come se volesse far credere a tutti che Oliver sentisse se stesso, che parlasse con se stesso. Il che era vero, tra l'altro. Ma forse discutere di pazzia con la sua Coscienza non lo avrebbe tratto fuori dai guai, quindi meglio non considerarla: la mise a tacere in un istante e cercò di affinare quanto più possibile il suo udito, alla ricerca di suoni o anche minuscoli battiti che segnalassero la presenza di un'altra persona. Alice aveva appena evocato del fumo nero, cosa che Oliver non sembrò ritenere una grande idea: l'Incanto aveva funzionato tranquillamente e forse li avrebbe nascosti ad occhi indiscreti, ma allo stesso tempo era proprio un richiamo per qualsiasi intruso, un modo per segnalare la loro presenza in quel luogo. Non si facevano "segnali di fumo" per attirare la proprie attenzione, in caso di pericolo? Ecco, perfetto: ma loro non dovevano attirare nessuno. Oliver scosse il capo e approfittò di quell'oscurità per setacciare con le mani tutta la parete dietro di sé. I pennuti erano tutti fuori, liberi nel ciel oltremare, senza preoccuparsi di un paio di studenti in procinto di infrangere regole così semplici e... strane, secondo il Grifondoro.
"Avanti, avanti, avanti!" si ripeté mentalmente, senza osare esprimere quella parola ad alta voce, onde evitare di richiamare più velocemente la presunta persona dietro la porta della Guferia. Un istante dopo, le sue dita sfiorarono una sporgenza nella pietra di tufo che sembrava più profonda, quasi più levigata rispetto a quelle circostanti. Senza pensarci due volte, avendo già considerato la Mappa del Passaggio, Oliver spinse con un pugno quel mattone e un varco grande quanto un cerchio si spalancò, simile ad una voragine scura, davanti a sé.
"Alice, via di qui, entriamo" le suggerì in un sussurro, infilando la Mappa nella tasca ed estraendo la bacchetta magica. Non voleva evocare alcuna luce, non quando era ancora sotto il probabile sguardo del loro scopritore. Si accostò al buco e provò a capire che diamine fosse.

Edited by David J. Potter - 23/7/2015, 18:56
 
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view post Posted on 23/7/2015, 10:17
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Alice Lastrange







Il fumo si era velocemente esteso per tutta la stanza, fino all'ingresso della guferia stessa. Ora i passi, che prima erano lontani, si facevano sempre più netti, e più concreti. Tanto che Alice iniziava a pensare che, forse, non era affatto il caso di procedere in direzione della porta, o almeno non era una buona idea tentare di varcarla. Il fumo non si espandeva così tanto in lontananza, e anche se chiunque esso sia non poteva vederla, era anche vero che lei stessa non poteva vedere assolutamente nulla. Avrebbe potuto accidentalmente colpire colui o colei che stava salendo le scale, o peggio ancora poteva inciampare e farsi davvero male. Così Alice decise di approfittare comunque del suo incantesimo, ma in modo diverso. Aveva calcolato bene le distanze, sapeva esattamente dove si trovava la porta, così, non appena vide il fumo celare ogni cosa, si mosse in direzione della porta, ma non l'avrebbe varcata, anzi, la avrebbe sfruttata come nascondiglio.
Così se fosse stato uno studente comune, sarebbe tranquillamente uscita allo scoperto, mentre se fosse stato un prefetto o un caposcuola, vi si sarebbe nascosta, fino a quando non se ne fosse andato, o, nel peggiore dei casi, fino a quando non l'avrebbero trovata. Immersa com'era nei suoi pensieri non riusciva nemmeno a distinguere le parole che Oliver le stava dicendo, sperava solo non gridasse troppo. Ora, con tutto quel fumo, non riusciva a distinguere nulla, benché meno lo stesso Grifondoro, non sapeva dove fosse, aveva sentito qualcosa su una mappa, forse lui era riuscito a scappare.
*Almeno uno di noi è al sicuro* pensò la ragazza.
Aveva appena superato i sei trespoli che aveva contato poco prima e adesso, con le mani, cercava il ruvido legno di cui era fatta la porta della Guferia. Se non aveva fatto male i conti la porta doveva essere a solo pochi passi da dove si trovava Una volta trovata si sarebbe subito nascosta dietro di essa, aspettando l'arrivo dello sconosciuto.

 
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view post Posted on 23/7/2015, 13:14
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Il Fato

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"La Notte è Oscura e piena di Terrori", diceva un certo scrittore. E come biasimarlo? La mancanza della Luce del Sole, del resto, era un pretesto per far salire ansie e timori e la Notte non ne era che la solida Culla.
Scaltra, ma non precipitosa, la Prefetta Tassorosso fu subito colta da dubbi più che leciti, che tuttavia permisero alla Corvonero di sgusciare silenziosa proprio dietro la porta. Poteva esser, quello, un errore di calcolo, una sorta di suicidio? Nient'affatto poiché Alice decise di schiacciarsi sulla parete e grazie alla sua previdenza, contando i paletti, riuscì a giungere senza troppi impicci proprio mentre la bacchetta della Tassorosso si agitava e il suo viso s'affacciava.
Oliver, invece, era di tutt'altro parere che seguire la giovane (come avrebbe potuto vederla del resto?). Colto alla sprovvista dall'incanto dell'amica, non gli fu concesso troppo tempo per comprendere quali punti d'orientamento avesse. Forse troppo fidatosi della Mappa dei Gemelli Weasley, si ritrovò ad incespicare vicino i trespoli, palpando di malagrazia un mattone di tufo aspettandosi... cosa? Un passaggio? Saltato fuori da dove? Costruito da chi? Al primo colpo? Che avesse la vista notturna, come i gufi e i gatti?
Fred e George Weasley erano stati assai famosi, nei loro anni passati nella Scuola, per aver dato filo da torcere a Gazza e ai suoi passaggi segreti. La famosa Mappa di loro invenzione era ormai da anni perduta, ma una copia meno potente era stata riscritta e venduta nel magico negozio di scherzi di loro proprietà. Tuttavia, era sfidare con troppa arroganza il Fato pretendere che proprio lì, guarda caso, spuntasse un passaggio sconosciuto persino ai Gemelli. E quando Oliver perse tempo alla ricerca di un foro non ben identificato, Niahndra castò efficacemente il Dilaberis ed il fumo si diradò, lasciando il Grifondoro ben visibile agli occhi della Tassina, opportunamente affacciata alla porta (e ancora nascosta ad Alice).
Uno dei due topolini era stato beccato e a quanto pare Minerva ed il suo singhiozzo erano innocenti.
Ora sarebbe stato tutto da vedere: Alice l'avrebbe scampata o l'amico Grifondoro l'avrebbe tradita?



Credo sia tutto chiaro. Niahndra casta il Dilaberis e Alice nel frattempo riesce a nascondersi.

Oliver uno speciale appunto per te, questa volta: la mappa, benché non sia specificato (per il momento, ma provvederemo a breve) che tipo di passaggi comporta, è presumibile che contenga solo quelli scoperti da Fred e George nel libro. NON compare quindi nessun provvidenziale passaggio in Guferia. Intanto è fin troppo peccare di powerplay far spuntare casualmente un passaggio proprio dove ti trovi ed è infine peccare di metagame assumere 1. di trovare quel passaggio al primo colpo in mezzo ad un fumo denso 2. descriverlo come se tutto fosse scontato, lì aperto e in attesa di portarti in salvo, senza conseguenza alcuna.
È il Master che decide quali vostre azioni vanno a segno e cosa no, voi potete tentare ma non dare per scontato nulla.

Detto ciò, Niahndra ti ha scoperto e tu sei nel punto da te descritto, senza, ovviamente il passaggio. La luce lunare penetra dalla grande finestra, quindi puoi vedere e riconoscere (solo se la conosci) Niahndra, mentre lei può vederti e più o meno riconoscerti (se ti conosce), con un certo impegno.
In ogni caso, la spilla sul petto di Niahndra non è al momento visibile finché lei non entra nella stanza, quindi se non sai che è Prefetta, non puoi darlo per certo.
Per domande, contattatemi.

 
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view post Posted on 29/7/2015, 19:40
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Mentre le volute di fumo si disperdevano secondo il movimento della sua bacchetta, Niahndra continuava a mantenere il corpo in tensione, come in attesa di qualcosa, una minaccia; una parte della sua mente - quella non impegnata a scandagliare la stanza - macinava ipotesi su ipotesi in modo da prepararla a svariati scenari, la più probabile era che si trattasse di uno studente e che il fumo fosse una distrazione per lei più che un reale e tangibile pericolo, specie perché continuava a non scorgere guizzi di fiamma.
Quello che vide fu invece una sagoma che andava a delinearsi nel grigiore, alta circa quanto lei ma non altrettanto minuta, un ragazzino. Niahndra fece un passo in avanti e mosse la bacchetta verso lo studente.
«Passeggiatina notturna?» Solo l'ombra di un sorriso forzato mentre si tratteneva dall'appenderlo a testa in giù fuori dalla finestra della guferia; che ore erano? La mezzanotte era passata da una, forse due ore almeno, perché c'era ancora gente che gironzolava? Perché proprio durante la sua ronda? *Proprio quando pensi di aver finito.* Sospirò. «Perché intanto non mi dici nome, anno e casata?»
Una breve occhiata intorno e poi posò nuovamente lo sguardo su di lui.
«Sei solo? L'hai causato tu il fumo?» Doveva davvero spiegargli i guai in cui si era cacciato? «Sai che dovrò portarti da un Caposcuola per questa infrazione, vero?» *E non mi dispiace per niente.* L'idea che a quella bravata sarebbe seguita una - si augurava - pesante punizione le dava un certo sollievo e acquietava un poco quell'irritazione palpabile sul suo viso.
Quella sfilza di domande poteva sembrare un interrogatorio, e Niahndra non fece niente per addolcire il tono o l'espressione; voleva che quel ragazzino comprendesse la gravità della mancanza di sonno che inevitabilmente influenzava in modo negativo il suo umore già ballerino. La domanda che più di frequente aveva iniziato a porsi da quando indossava la spilla non era "perché diamine infrangere il regolamento?" bensì "perché diamine farsi beccare mentre lo si infrange?"; certo, lei avrebbe potuto chiudere un occhio, fare finta di nulla, ma non era il tipo, specie non in quel momento.
«Vorrei che tu mi seguissi senza aggravare ulteriormente la tua situazione, a meno che tu non intenda far perdere ancora più punti alla tua casata, ovviamente.» E se gli fosse venuta la malsana idea di attaccarla? Niahndra sperava veramente che lo studente non fosse così avventato, in condizioni normali se la sarebbe cavata con poco, ma con l'aggressione ad un prefetto? E in più, la Alistine non aveva voglia di perdere altro tempo; allungò il braccio mancino e aprì il palmo.
«Posso avere la tua bacchetta? Te la rendo non appena ti avrò consegnato ad un Caposcuola.» *Ma ci sarà qualcuno ancora sveglio?* Forse sarebbe stato meglio rimandare tutto al mattino inoltrato, certo, ma avrebbe comunque potuto tentare e chiudere così la faccenda in modo definitivo.
In ogni caso, nonostante la cortesia nella formulazione della domanda, il tono e lo sguardo - pur non minacciosi - non davano cenno di voler accettare una risposta negativa.
 
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view post Posted on 29/7/2015, 20:24
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In altre circostanze, Oliver avrebbe esclamato qualcosa come "Miseriaccia" oppure "dannazione", poiché non si spingeva ad usare termini più volgari: il fatto che fosse stato temprato da anni ed anni di bon ton, però, gli diedero una minima capacità di ragione anche in un'occasione come quella, dove il suo cuore aveva cominciato a battere all'impazzata e dove la rabbia stava per sormontare da un momento all'altro. Non accettava l'idea che non si potesse vagare per Hogwarts per il castello: la sua Sala Comune era a pochi corridoi di distanza dalla Guferia, non stava facendo nulla di male né stava bighellonando per la scuola come un cretino. La raffica di domande del Prefetto lo colpì come se fosse una palla di cannone: Oliver fece un passo avanti, abbandonando qualsiasi strano buco si fosse aperto nella parete, nel quale aveva scoperto di non poter entrare per nascondersi. Non voleva spostare lo sguardo in nessun'altra direzione se non quella della ragazza di fronte a sé, onde evitare che anche Alice venisse scoperta: lui era un Grifondoro, stimatore di valori come coraggio, nobiltà e cavalleria, non avrebbe mai tradito un'amica! Pertanto, mise a tacere la sua sete di curiosità innata e fece un lungo respiro.
"Oliver Brior, Grifondoro, secondo anno" rispose, il tono di voce che tradiva una minima tensione, cosa che era stato abituato a nascondere in tutte le cene di gala cui aveva preso parte. Non era il fatto che fosse stato scoperto da un rappresentante dell'ordine scolastico a preoccuparlo, quanto il pensiero di poter far perdere dei punti alla sua Casata, per la quale lavorava con ogni minima parte di sé.
"Sì, sono solo e il fumo è stato causato da..."
Da cosa, diamine? Con la coda dell'occhio intravide una torcia spenta incastonata nel muro. Era fredda, le ceneri ridotte a tanti pezzettini neri, ma forse avrebbe fatto al suo caso.
"Dalla torcia che ho spento. Dovevo... ammirare le stelle"
No, non suonava proprio bene. Anzi, era una scusa così plateale e stupida da far sì che il volto di Oliver si chiazzasse di rosso per l'imbarazzo del momento: fortunatamente la luce della luna non illuminava così tanto il suo viso. Maledicendo se stesso e la sua stupida idea di rilassarsi di notte fuori dalla Sala Comune, Oliver stava per aprire bocca quando un movimento di ali in alto attirò la sua attenzione. Lady! Lady, la sua civetta, aveva abbandonato il trespolo della Guferia sulla quale era posata, a differenza di altri pennuti che o stavano riposando o stavano in giro per i boschi alla ricerca di qualche spuntino. Eppure, cosa avrebbe potuto fare Lady? Beccare il Prefetto e permettergli la fuga? No, non l'avrebbe fatto per due motivi: il primo, ormai aveva rivelato la sua identità; il secondo, non era così vigliacco. Avrebbe affrontato le conseguenze come un vero Grifone. Diede una lunga e espressiva occhiata al volatile, che stranamente... volò via, stridendo nella notte e andandosene dall'arco di pietra aperto sul cielo della Guferia. "Fantastico. Grazie, Lady" pensò in silenzio, sperando dentro di sé che almeno la civetta potesse fargli compagnia in quel casino.
"Posso avere la tua bacchetta?"
Tra le varie domande, quella fu la più temuta e la più particolare. Oliver ricordava ancora la lezione di Incantesimi, nella quale la sua docente aveva ripetuto di non dividersi mai dalla propria arma magica. Scosse il capo, sentendo un fremito di rabbia.
"Assolutamente no. Un Mago o una Strega non abbandona mai la propria bacchetta magica, altrimenti il suo livello di difesa e di protezione calerebbe vertiginosamente" snocciolò quella definizione appresa a memoria come se niente fosse, ma con aria decisa e un tono che non ammetteva repliche, per quanto lui fosse solo uno studente del secondo anno e l'altra un Prefetto con la lettera maiuscola. Provò ad aggiungere altro per evitare di far scatenare l'ira della ragazza.
"Capisco che questo sia il tuo compito e mi dispiace. Non dovevo infrangere il regolamento, ma non ho voluto fare una passeggiata notturna. Posso spiegarti, se mi dai un momento"
E si fermò, sorpreso.


Pardon, signor Master.
Ho modificato il post precedente, dicendo che Oliver non abbia scoperto nulla se non un semplice buco nel muro dove entrare sarebbe stato impossibile.
 
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22 replies since 5/7/2015, 16:01   519 views
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