[Awards] La notte risplendono luminose le stelle, e si hanno relazioni che il giorno ignora. (cit.)

Midori e Best

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    PG: Murkoph White
    Rapporto con Lorelei: Nessuno.
    Potere: Semplice potere di modifica dell'aspetto. Murkoph è in grado di copiare le sembianze di qualsiasi essere vivente purché l'abbia visto almeno una volta in vita sua, imitandone alla perfezione anche voce o versi dopo averli uditi.

    Parlato - Sussurrato - Pensato - Narrato.

    Era notte fonda fuori dal Thanathos Hospital, il cielo scuro mostrava poche stelle, nascoste da tutte le sgargianti luci artificiali di cui era composta la Roma notturna del 2100. Dentro, la maggior parte dei pazienti erano a riposare, mentre i più sfortunati gemevano doloranti nei propri lettini, facendo risuonare una triste colonna sonora nell'aria fredda della sera. Murkoph, osservava e ascoltava tutto ciò dall'ombra del suo impermeabile logoro, aperto sul torace ornato da cicatrici, e adagiato sui suoi inseparabili jeans grigi consumati.
    E sebbene l'abbigliamento fosse il medesimo di sempre, a differenza del solito, lui non sorrideva affatto quella notte. La malinconia che lo circondava lo metteva a disagio, tanto che sempre più si sentiva di imprecare per quel lavoraccio che gli era toccato accettare.
    Era al verde, in fondo, e sebbene non gli servissero certo soldi per campare, aveva un ratto da sfamare e oggetti da comperare se voleva continuare quella sua strana opera di ''bene'' che ormai si impegnava a perseguire da decenni. Quindi eccolo là, non si era neppure sprecato a cambiare forma per l'occasione, e i suoi spessi anfibi si affrettavano sul terreno umido del cortile per raggiungere l'entrata dell'enorme edificio, mentre alle sue spalle timide gocce di quella che era stata una pioggerellina, si tramutavano via via in un temibile acquazzone.

    ***



    Come fosse arrivato a quell'ospedale neppure aveva tempo per spiegarlo, visto che certo una giornata intera non sarebbe bastata, e lui aveva solo voglia di chiuderla al più presto.
    La donna che cercava non aveva un volto messo su file, né un nome. Aveva faticato parecchio per trovare informazioni su di lei con i pochi indizi che aveva, e aveva impiegato talmente tante energie - per un pigro come lui - che meritava di certo un compenso più adeguato che i pochi miseri spicci che invece lo attendevano. E poi per cosa la cercava, che fosse dannato? Un'altra assassina psicopatica mangiatrice di innocenti giovani uomini? Una stupratrice di imberbi? Un assassina psicopatica e basta? No. Solo una dannatissima donna, e un altrettanto dannatissimo smidollato innamorato che era troppo stupido per dimenticarla. Certo, di peccatucci sulla coscienza ne aveva di certo, ma quelli che aveva scoperto lui erano vere e proprie fesserie: furti, truffe, prostituzione... e si era mai sentito che lui indagasse su una benedetta meretrice? Era il lavoro più vecchio del mondo, e sebbene da un po' di tempo a quella parte avesse (che volesse o meno) sviluppato un ''sano'' e moderato odio per le donne in generale, in passato persino lui aveva ricorso ai favori di belle fanciulle sotto compenso, quindi non poteva certo giudicare.
    E no, non guardartelo così... sa che visto così sembra irresistibile (come no), ma con la sua faccia e il suo brutto carattere è più difficile rimorchiare di quanto pensiate... ma torniamo a noi.
    Durante questa mole di parole, Murkoph era riuscito a entrare nell'edificio, si era diretto alla segreteria, e posando con poca grazia un braccio sul bancone, aveva preso a giocare con il pulsante per chiamare il personale durante le emergenze. Perché sì, dopo simili giornate buttate dietro quella donna, ERA un'emergenza trovarla.
    Dunque, giunto al suo fine, con il sorriso più smagliante (e meno convincente) di cui fosse capace, aveva atteso l'arrivo di qualcuno... chi che fosse, sperando solo intimamente che non si rivelasse un infermiere che l'avrebbe guardato storto per l'aspetto, o - ancor peggio - un'infermiera che sarebbe scappata via gridando.

    Ed è giusto dire anche che, mentre attendeva, avrebbe tirato fuori il registratore dalla tasca e pigiato il tasto per l'accensione, cosicché la sua voce profonda potesse risuonare nell'andito semi-deserto.
    xx-xx-2108, Diaro di Murkoph.
    L'indiziata numero uno si chiama ''Lorelei Grimoire'', razza apparente: umana, precedenti penali che variano dal furto, alla prostituzione, allo spionaggio e... bla bla bla... quanto è noioso registrare su sto coso in modo serio. Sono qui da solo, ratto mi guarda strano perché sto parlando con una stupida scatoletta nera e... non vedo l'ora che questa storia sia finita. Passo e chiud-

    Ed è inutile dire che all'arrivo di quel qualcuno che attendeva, mentre tutto il tempo avrebbe continuato a pigiare quel pulsante per le emergenze quasi la cosa lo divertisse un mondo, si sarebbe bloccato nel parlare, cambiando tono in modo repentino e decisamente poco naturale, tornando al sorriso smagliante.
    Oh, ma buonasera~!
    Decisamente un ottimo inizio... seh.


    Edited by = Midori.no.Neko = - 5/4/2014, 03:14
     
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    PG: Lorelei Grimoire
    Rapporto con Murkoph: Nessuno.
    Potere: In parole semplici il potere di Lorelei gli consente di distruggere la forza vitale del suo avversario, inoltre può anche trarre energia dalla "lussuria" del suo avversario, rendendo questo concetto concreto e manipolandolo a suo piacimento.
    Altri PG secondari: Sapphire Pendragon

    Scartoffie. Un mare di scartoffie. Dalle semplici pratiche di routine ai più occasionali rapporti sulle condizioni delle strutture ospedaliere provenienti dalle diverse sedi del THanathos, tutte si erano accumulate in un solo ed unico punto: l'ufficio del direttore sanitario del Thanathos Hospital. Era notte fonda e una piccola luce illuminava l'ufficio della direttrice, in particolare la grossa scrivania in legno dietro la quale stava seduta una bella ragazza dai lunghi capelli biondi. Sospirò. Era annoiata, non ne poteva più di tutte quelle cartacce, semplice e inutile burocrazia. Voleva svagarsi, divertirsi in qualche modo, anche solo per fare una piccola pausa prima di riprendere il suo lavoro. No, se si fosse fermata adesso probabilmente non si sarebbe mai più messa al lavoro, non per quella sera almeno. Prendersi una pausa in questo momento significava arrendersi al devastante potere della burocrazia, finendo inevitabilmente per accumulare ulteriormente altre scartoffie, che sicuramente avrebbe dovuto poi completare la mattina seguente. Sospirò ancora, chiudendo un altro fascicolo pronto per essere archiviato. Ancora altre cinque di quelle fascette infernali e poi poteva finalmente tornarsene a casa. Cominciò a leggersi il primo degli ultimi fascicoli rimasti, quando d'un tratto la sua lettura forzata venne interrotta da un flebile suono che ruppe il silenzio di quella stanza.
    Toc Toc
    Qualcuno bussava alla porta. Chi poteva essere a quell'ora di notte? Sarebbe stata la domanda opportuna da porsi in una situazione del genere, ma la giovane direttrice sapeva benissimo chi era la persona che educatamente aveva bussato dall'altra parte della porta.
    Lo sai vero che non hai bisogno di bussare.
    La porta lentamente cominciò ad aprirsi. Evidentemente la persona dall'altra parte della stanza aveva interpretato quella frase come un "Puoi entrare", o almeno aveva intuito che il permesso per varcare la soglia fosse sottinteso.
    Lo so, ma entrare senza permesso sarebbe maleducazione. E poi non posso mai sapere cosa tu stia facendo qui dentro.
    Un tono decisamente informale, quasi amichevole quello che la persona dall'altra parte della porta, e considerando l'importanza della donna seduta nell'ufficio doveva essergli davvero molto vicina per parlargli in quel modo sul posto di lavoro. La porta si aprì, rivelando la persona che tanto semplicemente aveva dato del tu al direttore sanitario del Thanathos Hospital. Era una ragazzina dal fisico minuto e aggraziato, coperto da un camice bianco decisamente troppo grande per la sua taglia, ma che sembrava portare senza troppi problemi. Sapphire Pendragon, ecco come si chiamava la giovane ragazza che senza alcun timore aveva appena varcato la soglia di quell'ufficio. A passi brevi ma decisi, la minuta ragazzina si avvicinò alla scrivania dietro la quale sedeva Lorelei, cominciando ad ispezionare ciò che vi era sul tavolo.
    Hai finito di guardare quei moduli?
    Una domanda scontata vista la situazione in cui le due ragazze si trovavano. Si, anche la piccola era coinvolta in quella faccenda, anche se in un certo senso era obbligata a farlo. Perché? Nonostante la sua giovane età la piccola Sapphire lavora come assistente per il direttore sanitario dell'ospedale, ovvero quella bella donna che in questo momento stava seduta dietro la scrivania a legger scartoffie controvoglia. E dato che era la sua assistente aveva l'obbligo morale di dargli una mano nei momenti di difficoltà. E questo era uno di quei momenti. Senza alzare lo sguardo dal foglio che stava leggendo, la direttrice rispose alla domanda della sua giovane assistente.
    Me ne mancano ancora pochi. Se hai finito di controllare quelle pratiche che ti ho dato allora potresti portare questa giù alla reception. Così finiamo prima.
    Mentre lo disse prese una piccola serie di fogli pinzati, porgendoli alla sua giovane assistente come se desse per scontato che li avrebbe presi. E in effetti fu proprio così. A differenza del suo capo, la piccola draconica era molto diligente e non aveva problemi ad accettare incarichi extra, specie se di così poco rilievo. La ragazzina prese quella piccola pila di fogli leggendo per prima cosa il titolo in testa al fascicolo: Appuntamenti su prenotazione; un semplice foglio in cui ci si scrivevano tutti gli appuntamenti che i vari dottori avevano preso, in modo che la reception poi possa indirizzare le persone nel posto giusto senza problemi. Un foglio decisamente antiquato e poco utile vista l'epica in cui ci si trova; semplice burocrazia.
    D'accordo. Nel frattempo cerca di finire quelle pratiche, che me ne voglio tornare a casa.
    E la frase si concluse con un rumoroso sbadiglio, ovviamente mettendosi educatamente la mano davanti alla bocca. Cominciava ad avere sonno e voleva andarsene a dormire al più presto. Presa quella sottile serie di fogli, la ragazzina fece dietrofront, ripercorrendo i passi che aveva compiuto qualche istante prima. La porta si chiuse ancora una volta, lasciando da sola la giovane e formosa dottoressa, intenta a concludere il suo lavoro alla svelta. Ancora cinque fascicoli e potevano finalmente tornare a casa.



    Ed ecco che finalmente arriva a destinazione. Con un lieve suono meccanico, le ante dell'ascensore si spalancarono, liberando il passaggio alla giovane dragonessa. Adesso che era arrivata a destinazione non doveva fare altro che posare quel fascicolo sulla scrivania della reception e poteva finalmente andarsene. Sicuramente al suo ritorno Lorelei avrà già finito di completare il suo lavoro, sperando che non si sia distratta nel frattempo. Gli era già capitato di sorprenderla con qualche collega nell'ufficio in atteggiamenti intimi quando invece avrebbe dovuto fare dell'altro, quindi non si sarebbe sorpresa più di tanto se al suo ritorno l'avesse trovata in dolce compagnia. Sospirò, pensando a quanto quella possibilità fosse verosimile. A volte si chiedeva come aveva fatto a diventare l'assistente di una tale pervertita. Eppure erano così diverse. Meglio non pensarci, sennò nel suo cervello si sarebbe dovuto aprire un dibattito che non avrebbe mai avuto fine. Riprese a leggere quella cartellina che gli era stata affidata, unico passatempo fattibile dentro un ascensore a quell'ora. Continuò a camminare lungo i corridoi, leggendo quello che c'era scritto nel fascicolo, senza preoccuparsi di ciò che ci fosse davanti a lei. Dopotutto a quell'ora difficilmente sa sarebbe scontrata contro qualche d'uno dato che non c'era anima viva al di fuori delle stanze. Aveva quasi raggiunto la sua meta, quando ad un tratto, qualcosa attirò la sua attenzione. Vicino al bancone della reception c'era un tipo strano, indossava un lungo e malconcio impermeabile nero e aveva i capelli combinati, sembrava quasi un barbone. Era di spalle quindi non poteva esserne certa, ma all'apparenza sembrava un uomo di circa trent'anni, forse qualcosina in più. L'assistente si avvicinò allo strano tipo, diventato ancora più strano e sospetto non appena lo sentì parlare da solo. A quanto pare stava "scrivendo" una specie di diario, nel quale menzionò - e di questo ne era certa - la sua superiore: Lorelei Grimoire. Il primo pensiero che passò per la testa della giovane Sapphire fu che quella persona non era altri che l'ennesimo amante notturno occasionale della direttrice, di certo l'ipotesi più gettonata. Però non dava quell'impressione, aveva qualcosa di diverso ma non sapeva spiegarsi cosa. Solitamente in questi casi l'istinto gli suggeriva di girare i tacchi e lasciar perdere, ma per questa volta volle essere magnanima, e aiutare quello strano tipo pur non sapendo cosa avesse in mente.
    Mi scusi, ha bisogno di qualcosa? Per caso stà cercando la Dottoressa Grimoire?
    Semplice e diretta. Non era di certo il più educato degli approcci, ma prima di passare alle presentazioni sarebbe stato meglio conoscere meglio quell'uomo. Sperava solo che tutto andasse per il meglio.

     
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    Si era voltato senza pensarci, con quel sorriso a trentadue denti (inaspettatamente bianchi come perle) falso come una banconota da 55 euro, ma nel posare gli occhi rosso sangue sulla nuova arrivata si pentì immediatamente dell'approccio utilizzato.
    Una dannata nana. Anzi, no, una dannata nana barra ragazzina barra piccoletta barra draghetto barra... Meglio smettere di cercare il termine adatto.
    La squadrò, il sorriso falso sparito dalla sua faccia, sostituito invece da una linea retta e un po'... delusa, forse. Mentre lo faceva, si chiese tra sé se non fosse il caso di andarsene, prima che la minuta figura dinanzi a lui si mettesse a urlare per aver visto ''l'uomo nero uscito dal letto per venire a prenderla''. Poi finalmente notò il camice, ricordò il suo tono di voce cordiale e ''professionale'' e si chiese se forse...
    Santo Signore Benedetto... fanno lavorare persino i bambini qua dentro?
    Ironico come il nome del Signore potesse fuoriuscire in modo tanto naturale e sentito (quanto invano, me ne scuso) dalle labbra di un non morto... ma per una volta non l'aveva fatto apposta per chissà quale umorismo insensato, proprio no. Si pentì infatti immediatamente di essersi lasciato sfuggire un'uscita del genere che, per una che magari lavorava lì davvero e poteva persino essere una creatura centenaria, poteva rivelarsi un'offesa in piena regola, tanto che subito - in modo un po' impacciato - gesticolò a palmi aperti verso la ragazzina mimando un classico ''no no no no'', come per scusarsi.
    Ehm, senza offesa piccoletta... è che non mi capita tutti i giorni di vedere bambine col camice bianco e temo di essere un po' shockato.
    Aveva corretto il tiro? Santi numi, voleva proprio sperarlo... come gli fosse uscito di borbottare così se lo chiedeva sinceramente persino lui, senza ovviamente riuscire a trovare risposta. Evidentemente, trattare con gente che non doveva ammazzare di lì a breve gli veniva ancora piuttosto male... anzi, malissimo. Tutta colpa della scarsa abitudine. Che ci vogliamo fare? Dopotutto il suo unico interlocutore solitamente era un ratto... un ratto che - per la cronaca - ancora lo fissava dalla sua spalla col musino tremolante. Persino lui, probabilmente, si stava gustando la sua pessima figuraccia.
    Cercò di non pensarci e rilassarsi, poggiandosi sul bancone a braccia incrociate, sempre guardandola. Era dannatamente più bassa di lui e doveva fare un certo sforzo per abbassare la testa.
    Tentò un sorriso, stavolta tiepido e ben più sincero. Nonché alquanto... mortificato? Sì, poteva sembrarlo.
    Ripassò mentalmente la storiella che si era preparato ma... chissà come aveva già scordato la metà di quello che avrebbe voluto dire. In ogni caso, non poteva comunque ricorrere a quella scusa.. non davanti a una ragazzina.
    E a dir la verità hai ragione... cercavo proprio la Dottoressa Grimoire, sai per caso dove posso trovarla? E' una questione importante e piuttosto... riservata.
    Serrò le labbra, stizzito. Dire una frase del genere a una bambina gli suonava da dannato maniaco. E lui i maniaci del genere li sventrava con gusto, non ci teneva proprio ad assomigliarci. D'altra parte, però, era ben cosciente del fatto che usare la scusa che aveva avuto in mente dal principio, e cioè l'essersi mangiato un dannato coltello (che, per la cronaca, aveva ingerito davvero solo per rendere il tutto più realistico) e non riuscire a liberarsene gli sembrava fin troppo macabro, ecco la verità.
    Si raddrizzò, infine, tamburellando con le dita sul bancone e guardandosi intorno a disagio nell'attendere una risposta, chiedendosi ancora una volta se non fosse meglio filare via. In fondo, sarebbe sempre potuto tornare una mezzoretta dopo con le sembianze di Lilith... di certo sarebbe stato meno spaventoso.
     
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    Non appena il tizio si voltò Sapphire potè vedere le numerose cicatrici presenti sul suo volto, quasi tutte curate con diverse cuciture. Non fu di certo uno spettacolo rassicurante, sopratutto visto il lavoro che faceva. Come poteva un semi medico non preoccuparsi vedendo una persona ricoperta interamente di cicatrici, pallida come un fantasma che invece di starsene sdraiato in qualche letto d'ospedale girovagava liberamente dentro quest'ultimo come se niente fosse. Se non fosse per i vestiti che in quel momento lo sconosciuto indossava, e in particolare quel lungo e logoro impermeabile che lo caratterizzava, l'avrebbe senza ombra di dubbio scambiato per un paziente scappato dalla sua stanza. Appena il tizio misterioso si voltò verso la ragazzina, questo le sorrise cercando di essere il più naturale possibile, mostrando un sorriso a trentadue denti smagliante come pochi, ma palesemente falso. La piccola draconica non era un esperta, ma non ci voleva un genio per capire che quel sorriso era il frutto di una forzatura dell'apparato dentale - si, lo osserva dal punto di vista scientifico - e che in realtà il saluto canzoniero e allegro con cui l'aveva salutata non era altro che una montatura. A confermare il tutto fu il repentino cambio di umore che l'uomo mostro non appena si accorse di chi fosse la persona ad averlo chiamato. Sembrava deluso da ciò che aveva visto, e l'unica cosa che gli era parsa davanti non appena si era girato era la piccola e graziosa Sapphire, intenta a svolgere l'ultimo incarico di quella serata. Era come se il tizio si aspettasse di incontrare qualcun'altro, magari un suo amico anche se dall'sorriso falso come Guida che gli aveva mostrato ne dubitava non poco. Stava per farle un'altra domanda, magari inerente alle sue condizioni fisiche dato che era palese che non stava affatto bene, ma prima che lei potesse parlare il tizio con l'impermeabile se ne uscì con una frase che colpì non poco la draconica: gli diede della bambina. Ovviamente la reazione della piccola dottoressa non poté non essere che negativa, molto negativa. In meno di un istante, quasi si fosse teletrasportata, si era piazzata in un angolino lì vicino, rimanendo rannicchiata con la faccia rivolta verso la parete. Depressione totale. Quello fu un duro colpo per la giovane Sapphire, che incassò in pieno come un pugno nello stomaco, solo più doloroso.
    Una... bambina...
    Di certo quello utilizzato dallo sconosciuto non fu il migliore degli approcci, anzi si poteva dire che aveva centrato al primo colpo uno dei punti deboli della piccola dragonessa in camice bianco: il suo enorme complesso di inferiorità dal punti di vista fisico. Non era la prima volta che gli capitava di essere scambiata per una bambina, ma nessuno era mai stato così diretto con lei, cercavano tutti di avere un minimo di tatto. Sarà anche stata una tappetta, ma sulla carta lei era maggiorenne al cento per cento e non a caso lavorava in un ospedale senza che nessuno dei suoi colleghi dicesse niente in proposito. L'uomo che in questo momento si trovava alle sue spalle provò a scusarsi, dicendogli che non voleva offendere e che la sua fu una reazione del tutto naturale e spontanea. Risultato? L'aurea di depressione che circondava la piccola Sapphire si intensificò ancora di più, rendendo chiaro come il sole quale fu l'effetto delle scuse del tizio: pessime, decisamente pessime. Avrebbero dovuto dargli un premio per l'insensibilità, incentivato anche dal fatto che stava parlando in quel modo con una che, anche se non lo era, considerava una bambina.
    Già... sembro proprio una bambina... Non preoccuparti, ci sono abituata... Anche se ho più di vent'anni tutti mi scambiano per una ragazzina delle media, a volte anche per una che frequenta le elementari... Non sai quanto può essere umiliante dover andare a comprare i vestiti in un negozio per bambini alla mia età... A volte quando vado per negozi mi regalano delle caramelle pensando che sia una bambina, o ancora peggio mi chiedono se mi sono persa e dove sono i miei genitori... Non preoccuparti quindi... Ci sono abituata...
    Depressione totale. Dal tono di voce basso e carico di depressione non si poteva dire, ma sembrava proprio che la piccola Sapphire stesse cercando di rassicurare il tizio con l'impermeabile dicendogli che era abituata a quel tipo di trattamento. O si stava forse sfogando? Difficile a dirsi. Provò ad alzarsi, cercando di non pensare più a quello che le era stato detto. Se tutte le volte doveva deprimersi in quel modo non avrebbe più vissuto, sarebbe rimasta in eterno in un angolino a deprimersi per qualcosa che in realtà doveva accettare e farsene una ragione. Una volta nuovamente in piedi si voltò ancora una volta verso il tizio misterioso, ascoltando ciò che aveva da dire. Nel suo volto c'erano ancora i segni di quella sua breve ricaduta, ma tutto sommato era meglio di quel che ci si poteva aspettare. Provò addirittura a sfoggiare un sorriso di cortesia, in modo da rassicurare il tizio facendogli capire che andava tutto bene e che non c'era motivo di preoccuparsi, aspettando sempre una risposta alla sua precedente domanda. Ovviamente quest'ultima non tardò ad arrivare: stava cercando la Dottoressa Grimoire, per una questione "personale". Difficile dire di cosa si trattasse, anche se conoscendola Sapphire poteva fare alcune ipotesi su quale potesse essere il motivo dietro a quell'incontro così riservato. Che la sua direttrice avesse preso un altro appuntamento "piccante" con uno sconosciuto durante l'orario di lavoro? La giovane assistente tirò un sospiro rassegnato, esprimendo tutto il suo dissenso per la situazione che si era andata a creare. Non era la prima volta che gli capitava di ritrovarsi in una situazione del genere, ma mai sul posto di lavoro. Doveva comportarsi come faceva di solito, e accompagnare quello sconosciuto dalla sua superiore, cercando di fuggire prima che la coinvolgesse nei suoi giochi erotici. Non che gli dispiacessero, ma a volte potevano essere molto pesanti.
    Attualmente la Dottoressa Grimoire si trova nel suo ufficio ad archiviare delle pratiche. Non so' a che punto sia in questo momento, ma se tutto va bene dovrebbe aver finito. Se vuole la accompagno, tanto devo andare anch'io dalla Dottoressa.
    Mentre faceva questa proposta, la giovane assistente posò la cartellina con dentro tutte le visite del giorno successivo sul bancone della reception, concludendo così il suo - forse - ultimo incarico della giornata. Adesso non doveva fare altro che attendere la risposta del tizio strano. Solo allora si sarebbero avviati entrambi dall'ascensore.

     
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    Ecco qualcosa davanti al quale uno zombie-vampiro incoerente come lui non poteva proprio restare indifferente: una ragazzina in lacrime. Dalla sua posizione non la vedeva, né sentiva singhiozzare, eppure quel suo stare rannicchiata gli fece temere il peggio tanto da spingerlo a chiedersi se non fosse il caso di scavalcare il bancone e andare a posarle una mano sulla spalla... No, decisamente non era il caso. Sarebbe come minimo fuggita a gambe levate... e a ragione.
    Si limitò a sospirare -un sospiro più simile a uno sbuffo- portandosi i capelli all'indietro con un gesto secco della mano, segno del suo nervosismo. I rapporti sociali? Era ufficiale non facessero per lui. Forse avrebbe dovuto decidersi a seguire un corso o qualcosa del genere... ma suonava troppo comico persino per lui immaginare uno zombie in un contesto simile. Era pur sempre un mostro.

    Suvvia, non c'è bisogno di prendersela così, in fondo ho solo dato a una bambina della bambina, non c'è niente di...
    Si era deciso a parlare poco prima che potesse farlo lei, e per questo rimase interdetto nel sentire ciò che aveva da dire. Non poté far altro che stringere le labbra e star zitto. Ok, una gaffe di dimensioni colossali... niente che non si potesse superare con un'alzata di spalle, ma ora si sentiva imbarazzato per essersi mostrato mortificato davanti a un'adulta. Dov'era finito il sorriso canzonatorio e le frecciatine beffarde sotto cui si nascondeva di solito? Dovette rammentarsi di essere nel bel mezzo di un lavoro (e di dover quindi fingere un po') per non rimediare subito alla mancanza esplodendo a ridere per la comicità di quella confessione.
    Vent'anni... avrebbero dovuto inventare un siero della giovinezza basato sul suo sangue! E lui avrebbe dovuto smetterla di pensare a cazzate e concentrarsi.
    Si schiarì la voce, cercando di correggere il tiro (di nuovo).
    Uhm, ehm, ora che ti guardo meglio non sembri poi così piccola, stai serena. E in più dicono che meno anni si dimostrano quando si è giovani, più da adulti si sembrerà meno vecchi. Fossi in te non mi deprimerei così tanto, dunque. Guarda me... ho la pelle ruvida e raggrinzita.
    E tanta voglia di concedersi un sonoro facepalm per tutte le cavolate che stata sparando. Non gli si addiceva molto quel fare gentile, ma del resto quella piccoletta doveva sapere dove si trovasse il suo ''obiettivo'', e tanto gli bastava per fingere un po'.
    E intatti, la fortuna cominciò a girare quando questa si decise ad alzarsi, rivolgendogli un sorriso che per poco non lo fece vergognare di aver pensato di ridere della sua depressione. Sembrava una nanetta a posto, tutto sommato. Per questo sorrise anche lui, pronto a seguirla.
    Te ne sarei immensamente grato. Fai strada.
    Mani in tasca, camminata a gambe larghe, e un ratto in spalla... tra sé continuava a domandarsi come quella ragazza non l'avesse cacciato. Guardò Ratto e lui si diresse verso la tasca del suo cappotto, nascondendosi. Magari il topo era meglio non si notasse là dentro... soprattutto se si stavano dirigendo dalla responsabile del posto.
    A quel punto attese che prendessero a camminare per osservare meglio la ragazzina. Non sapeva quanto lungo fosse il viaggio, ma non gli era mai piaciuto il silenzio. Anche quando stava da solo con Ratto si assicurava sempre di parlare spesso. Per questo, ecco che i suoi modi decisamente indiscreti avrebbero ripresero a manifestarsi una volta dentro l'ascensore...
    Ora che ti guardo meglio... Scusa se te lo chiedo, ma esattamente, cosa sei tu?
    Si riferiva ovviamente alla razza a cui apparteneva, ma chissà cosa poteva sembrare per la piccola Sapphire quella domanda così strana, totalmente a bruciapelo, mentre gli occhi scarlatti di Murk non faceva altro che fissarla...
     
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    Quel sorriso di rimando rassicurò la giovane Sapphire, che come gli era stato chiesto fece strada verso l'ascensore. Tutto sommato sembrava una persona a posto, non dava l'impressione di essere una cattiva persona a discapito di tutte le gaffe commesse da quando si erano incontrati. Ripensandoci gli venne quasi da ridere. Con andamento moderato la piccola dottoressa e il suo ospite si incamminarono verso l'ascensore, unico vero percorso per arrivare all'ufficio della direttrice. Era situato all'ultimo piano, in una zona decisamente isolata dal resto dell'ospedale. In quel piano non vi era alcuna camera per i pazienti, solo gli uffici dei pezzi grossi che dirigevano l'azienda. Contabili, capi reparto, capi squadra dei vari gruppi di ricerca. E infine la loro meta, l'ufficio del Direttore Sanitario. Il cammino si rivelò più silenzioso del previsto, o almeno fino a quando non raggiunsero l'ascensore. Il tizio misterioso non sembrava un tipo da starsene muto e in silenzio per tutto il tempo, ipotesi confermata da quello che aveva sentito non appena lo aveva incontrato. Chi se non un logorroico parlava da solo riassumendo ciò che doveva fare? Il tizio decise quindi di fare una domanda decisamente poco delicata, o almeno così era parsa agl'occhi della piccola Sapphire. Rimase un attimo in silenzio, senza cambiare la sua attuale espressione: un sorriso compiaciuto. In realtà dietro a quel sorriso inizialmente spontaneo si nascondevano lacrime di disperazione. Tutti quelli che non la conoscevano e la incontravano per la prima volta la scambiavano per una bambina delle elementari, ma in pochi erano quelli che non riuscivano a capire la sua vera natura, e questo la faceva stare ancora più male. Oltre a complessi di inferiorità legati alla sua altezza, la giovane dottoressa aveva dei fortissimi complessi legati alla sua razza. Era piccola, debole e incapace, non aveva grandi poteri e oltre a saper parlare con piante e animali non sapeva fare nient'altro. Sebbene avesse coda, corna e ali che gli spuntavano dalla schiena non dava minimamente l'impressione di essere in realtà un drago, e questo la faceva stare male, anzi malissimo. Passi che sembrava una bambina delle elementari, ma almeno capire che era un drago. La piccola Sapphire provò a tenersi tutto dentro, cercando di non cadere nuovamente in depressione come aveva fatto un attimo prima. Schiacciò il pulsante dell'ascensore, le cui ante si aprirono praticamente subito.
    So' che può sembrare assurdo dato che sono bassa, debole e praticamente inutile, ma in realtà io sono un drago purosangue.
    Anche se la sua espressione non era cambiata dalle sue parole si poteva capire chiaramente cosa in quel lasso di tempo in cui era stata in silenzio stava pensando, e che in realtà quello che sembrava un tranquillo sorriso di cortesia era in realtà una forzatura per nascondere la propria depressione. Nonostante tutto continuò il suo discorso, cercando di sembrare il più naturale possibile.
    Oramai sono anni che tengo questa forma, e non mi dispiace affatto il mio attuale aspetto. Anche se sembro una bambinetta delle elementari invece di un vero drago quale sono.
    Altra frecciatina tiratasi da sola, sottolineando ancora meglio il suo reale stato d'animo. Sperava, inutilmente, che l'ospite della direttrice non si fosse accorto della sua crescente depressione, comportandosi sempre più con disinvoltura e naturalezza. Entrò nell'ascensore, aspettando che l'altro la seguisse per poi premere il pulsante dell'ultimo piano. Ora che ci pensava non sapeva ancora il suo nome. Che scortese, gli aveva riversato addosso tutti i suoi problemi senza nemmeno presentarsi. Meglio rimediare.
    Ad ogni modo il mio nome è Sapphire Pendragon. Piacere.
    Allungò la mano in segno di cortesia, aspettando la presentazione dell'altro per poi stingergli la mano da signorina per bene qual'era. L'educazione prima di tutto.

     
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    Aveva toppato di nuovo. Lo sentiva nell'aria e nel silenzio che calò improvvisamente... e ironicamente sapere che quella piccola creaturina era in realtà grande e vaccinata non lo faceva stare meglio. Cavoli... per essere un mostro avrebbe dovuto rivedere seriamente il suo grado di sensibilità. Cosa gliene importava se quella ragazzina era depressa? Dannazione.

    Pensò a cosa di sbagliato potesse esserci in quella domanda ma non lo capì se non quando la piccoletta riprese a parlare, e l'aura di depressione a circondarla. Si ritrovò ad ascoltare la sua spiegazione osservandola perplesso, poi via via più sorpreso. Quindi quella ''forma'' l'aveva da anni e non le dispiaceva affatto... come no, ora capiva in cosa aveva sbagliato di nuovo, probabilmente la ragazza aveva complessi sul suo aspetto e poiché lui le aveva chiesto cosa fosse, pensava non avesse neppure lontanamente intuito potesse essere un drago.
    Sentì di provare un minimo di tenerezza per lei, benché non fosse affatto da lui.
    Si sentì, in ogni caso, di tentare di correggere il tiro... di nuovo.
    Non sembra poi così assurdo, in realtà. A dirla tutta l'avevo già intuito, volevo semplicemente una conferma. Perdona in ogni caso la domanda indiscreta.
    A quel punto entrò nell'ascensore, finalmente arrivato, posandosi di schiena sulla parete al fianco del pannello di controllo, continuando a tenere rigorosamente le mani in tasca... almeno fino a che la piccoletta -o per meglio dire, ''Sapphire''- non gli porse la mano.
    La fissò a lungo, quel piccolo conglomerato di carne così chiara se confrontata alla sua -ormai morta e decrepita- sempre più stranito dalle buone maniere di quella creaturina. Si chiedeva se fosse ingenua come sembrava... e come di rimando potesse campare serenamente in un mondo del genere. Sembrava proprio il tipo di ragazzina che merdaglia come quella che lui cercava di eliminare ogni giorno era solita torturare, rapire, uccidere... Ma non poteva continuare a indagare sulla sua presunta ingenuità, non erano affari suoi, e doveva ripeterselo abbastanza da ricordarselo. Era lì per un altro lavoro.

    Perso nei suoi pensieri, rimase in silenzio parecchio, tanto che alla fine dovette schiarirsi la voce, prima di accettare quella mano e rispondere a propria volta.
    Murkoph White... il piacere è mio.
    Mai sentito più impacciato in vita sua come in quella situazione. Era davvero assurda per lui. Nessuno lo trattava così. Capiva di certo che gli zombie ai loro tempi fossero cosa normale, ma così era troppo.
    In ogni caso, per obbligarsi a non pensarci o fare domande stupide come ''Almeno sai cosa sono io?'' et similia, si costrinse ad abbassare lo sguardo e di tanto in tanto guardarsi intorno con nonchalance. Infine intraprese l'unico argomento davvero interessante per ciò che l'aveva portato lì: la signorina sciupauomini.
    Pensi che la Signorina Grimoire si seccherà per l'ora tarda? Non vorrei disturbare...
    Ora sì che quella farsa cominciava a far storcere il naso persino a lui... Avrebbe fatto meglio a trasformarsi in Lilith fin dal principio, ma ormai...
    C'era solo da sperare che arrivassero in fretta dalla sospettata. Prima parlava con lei e risolveva il ''mistero'', prima sarebbe stato pagato e avrebbe potuto tornare alla sua solitaria baracca mezzo scassata. Lì almeno c'era solo Ratto con cui intavolare una conversazione... e con lui non doveva sentirsi un fottuto idiota ad ogni parola che diceva.


    Edited by = Midori.no.Neko = - 30/4/2014, 00:20
     
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    Poteva sembrare inutile viste le numerose gaffe fatta da quando si sono visti nemmeno cinque minuti fa, ma sapere che quella domanda decisamente poco discreta l'aveva fatta solamente per dare una conferma ai suoi "sospetti" la rincuorò. Non era una grande consolazione visto il fatto che molto probabilmente l'aveva detto solo per fargli un contento, ma era sempre meglio di niente. La piccola Sapphire non disse niente a riguardo, annuendo e rispondendogli con un semplice sorriso di rimando. Il tizio misterioso si presentò come Murkoph White, stringendo la mano della piccola draconica con una certa forza. Una stretta da vero uomo. Intanto mentre i due si presentavano, l'ascensore aveva percorso buona parte della sua strada, arrivando quasi al capolinea. Nel mentre i due sconosciuti incontratisi completamente per caso continuarono la loro conversazione, e ovviamente fu il più grande della coppia a proferir parola per prima. Un'altra domanda, questa volta rivolta alla sua superiore, la Dottoressa Grimoire. Voleva sapere se non fosse un po' tardi per un incontro, cosa assai strana visto che questa sono domanda da farsi quando ci si mette d'accordo sull'orario. È strano, le altre volte che la direttrice aveva portato degli uomini, o delle donne, sul posto di lavoro per delle visite "private" non le facevano mai domande di questo genere. In particolare gli uomini a cui non importava un fico secco dell'orario purché avessero la possibilità di avere un incontro di passione gratuitamente, senza dover spendere una lira. Eppure eccolo lì, un uomo tanto gentile e premuroso da preoccuparsi di certe cose fino all'ultimo, senza dare precedenza all'incontro con la bella e sensuale dottoressa. Un vero e proprio cavaliere. Ahh~ Magari capitasse anche a lei di incontrare uomini del genere. Purtroppo per lei le uniche persone che la vedevano sotto quella luce erano solitamente dei pedofili. In molti la trovavano carina e pucciosa, ma in pochi riuscivano a scorgere la sua vera bellezza. Con il cuore pieno di ammirazione la giovane dottoressa sorrise benevola al caro Murkoph, visibilmente felice di aver incontrato una persona così gentile e premurosa. L'unico problema era che questa persona era stata talmente sfortunata da finire tra le grinfie di una donna come la dottoressa Grimoire. Davvero un gran bella sfortuna. Con un po' di rammarico la piccola Sapphire provò a rispondere alla sua domanda, mentre le porte dell'ascensore si aprirono liberando il passaggio verso l'inferno.
    Lei è davvero una persona gentile, sa. Magari al mondo ci fossero più uomini come lei. Comunque non deve preoccuparsi, non è la prima volta che la Dottoressa incontra gente a quest'ora di notte, quindi non si deve preoccupare di questo.
    A piccoli passetti la ragazza si incamminava verso l'ufficio della sua diretta superiore, facendo strada al nuovo amichetto della sua datrice di lavoro. Non ci avrebbero messo molto tempo ad arrivare davanti alla porta del tanto ricercato ufficio.
    Eccoci arrivati. Se non le da fastidio prendo le mie cose e poi vi lascio soli.
    E con la promessa di levarsi dai piedi il prima possibile, la minuta ed esile dottoressa aprì la porta dello studio, ovviamente dopo aver educatamente bussato. Una volta dentro il caro Murkoph avrebbe potuto ammirare in tutta la sua semplicità l'ufficio in cui avrebbe avuto un colloquio molto personale con il Direttore Sanitario a capo dell'intero edificio. Una stanza interamente verniciata di bianco, al centro della quale si poteva vedere una grossa scrivania in vetro dai caratteri decisamente moderni, per non dire futuristici. Tutto l'arredamento era stato scelto con quello stesso stile, dalle librerie ricolme di libri di medicina e non, alle poltrone per far sedere gli ospiti. E tutto cercava di avere una colorazione più omogenea possibile, rimanendo quasi sempre sul bianco, a parte varie eccezioni quali i libri et simili. Dietro la grande scrivania si poteva intravedere la figura di Lorelei intenta a stiracchiarsi in modo da distendere i muscoli, intorpiditi dopo essere stata per più di un ora a scrivere senza sosta, seduta su quella scrivania che tanto odiava. Gli piaceva il suo lavoro, e in particolar modo il potere che esso gli conferiva, ma quando si parlava di burocrazia era sempre l'ultima a farsi avanti. La odiava con tutte le sue forze, tutte quelle pile di scartoffie che non finivano più e che ogni santo giorno invadevano la sua scrivania. Non ne poteva veramente più. Entrando dalla porta con fare elegante degno di una signorina di alto borgo, la piccola Sapphire si sarebbe avvicinata alla scrivania dove la sua maestra si stava rilassando, introducendogli il suo nuovo compagno di giochi.
    Sono tornata. Dottoressa Grimoire, ha delle visite.
    Sentendo la voce della sua piccola assistente, la direttrice si voltò, decisamente sorpresa dell'inaspettato incontro. A differenza di come per tutto il tempo aveva creduto piccola draconica, Lorelei non aveva invitato nessuno, ne tanto meno si era data appuntamento con qualche d'uno per un incontro di passione quella sera. Però non era la tipa da preoccuparsi di certi dettagli, magari era lui che la stava cercando e non il contrario. Con nonchalance la formosa direttrice si sarebbe alzata in piedi, cominciando a scrutare l'uomo con fare analitico. Con altissime probabilità il suo nuovo ospite era uno zombie, un'altro per giunta. In quegl'ultimi tempi incontrava non morti a non finire, era già il secondo in pochissimo tempo. Davvero un incontro fortuito quello che era appena avvenuto, che stuzzicò non poco le fantasie perverse della donna in camice bianco. Però adesso non era il momento di pensare a queste cose. Doveva andare per gradi, senza bruciare le tappe. Sicuramente ci sarebbe stato da divertirsi, ma prima di tutto bisognava presentarsi.
    Piacere, sono la Dottoressa Grimoire. Lei sarebbe?
    Si avvicinò al nuovo arrivato, porgendogli la mano in segno di cortesia. Non era solita comportarsi in quel modo con gente che prima o tardi sarebbe finita per prosciugare come la sua nature gli suggerisce, ma adesso si trovava ancora in ambito lavorativo, e doveva comportarsi in maniera professionale per non dare una cattiva impressione. A quello ci avrebbe pensato dopo.

     
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    Se fosse stato umano sarebbe arrossito, o forse no, forse sarebbe semplicemente stato colpito da un attacco di tosse che avrebbe rischiato di ucciderlo precocemente, ma era inutile pensarci. Ciò che successe nel suo stato di zombie fu alquanto diverso, e ben più semplice: un cambio di espressione repentino da ''noncurante'' (e decisamente interessato alle pareti dell'ascensore futuristico) a una ben diversa espressione sorpresa/perplessa/incredula/chissà che altro.
    Quella ragazzina non aveva idea di cosa avesse detto. Era un mostro. Un assassino che aveva sulla coscienza parecchie vite di innocenti, così come almeno il doppio di assassini e stupratori... che dal canto suo si rifiutava di contare come "pesi" (sulla coscienza, per l'appunto) perché certo per lui non lo erano, ma poco cambiava. Almeno un omicidio alla settimana veniva compiuto dalle sue mani, dai suoi denti, dal suo coltello... Almeno una vita veniva spezzata ogni tot giorni da lui, e proprio un uomo sulla cinquantina, colpevole di stupro e omicidio ai danni di dieci donne, si era spento giorni prima sotto la lama del coltello che ora giaceva integro dentro il suo stomaco. Quindi no, decisamente Murkoph non era un tipo gentile, e sì, quella piccoletta era ingenua come sembrava e lui l'avrebbe rivista per giorni nei suoi incubi, come prossima vittima di feccia che poi gli sarebbe toccato uccidere.
    Il solo pensiero gli faceva incredibilmente rabbia, ed era così incoerente -se ci pensava- da farlo sorridere ironico di se stesso. Dava la caccia a mostri assassini... ma cosa lo differenziava da loro? Un tempo aveva ucciso senza alcuna premura, indistintamente, innocenti e non innocenti, arrancando senza metà che non fosse il pasto successivo. Ci aveva messo anni a riprendersi, decenni... e nemmeno i secoli che aveva passato nel tentativo di migliorarsi, recuperando un minimo dell'umanità perduta, potevano aiutarlo a espiare le proprie colpe. Era e continuava a essere un assassino... ma lei lo considerava gentile. Un'assurdità. Assurdità che lo fece meditare in silenzio, spingendolo a chiedersi se forse non avrebbe dovuto dare una lezione a quella ragazza, così da tenerla lontana dai guai in futuro. Magari mostrandogli il vero voltafaccia di una persona ''gentile'' come lui, magari tappandole la bocca proprio mentre usciva dall'ascensore e trascinarla in uno stanzino per chiudercela dentro, rubandole infine le sembianze. Avrebbe soddisfatto entrambi: lei avrebbe imparato un'importante lezione, lui avrebbe ottenuto sembianze con cui la donna che andava cercando non avrebbe avuto problemi a confessarsi... ma invece non fece nulla. L'espressione inizialmente incredula fu prontamente modificata in neutra, e in ogni caso non fu notata dalla piccola Sapphire perché l'ascensore si era già aperto, annunciando il loro capolinea.
    Così Murk si era limitato a una risposta secca ma vaga, continuando a mantenere la sua "parte" da uomo gentile e privo di cattive intenzioni... cosa che effettivamente era, ma solo in parte.
    Non sono poi così gentile...
    A quel punto l'aveva seguita, guardandosi intorno mentre camminava con le mani ancora in tasca e l'espressione solenne. Ripensare a vecchi e recenti ricordi l'aveva reso di malumore, facendolo tornare alla malinconia che l'aveva colto inizialmente nell'entrare in quel luogo di morte e malattia. Ma non era il momento di pensarci, ma piuttosto sfoderare il suo sorriso migliore e preparare una maschera che potesse aiutarlo nel compiere il suo lavoro. Quel noioso, inutile, lavoro...
    Ti ringrazio, Sapphire, mi sei stata di grande aiuto.
    Attese che la porta si aprisse e che la piccola draconica lo annunciasse, costringendosi a un sorriso formale che gli riuscì decisamente meglio di quello palesemente falso con cui aveva "debuttato" in quella serata di maschere e bugie. Poi -quando la dottoressa si rivolse a lui- entrò finalmente nella stanza andandole incontro per porgergli la mano e presentarsi a propria volta.
    Murkoph White, Dottoressa. Il piacere è tutto mio, oserei aggiungere. Ho sentito così tanto parlare di lei, che per me è un vero onore poterla finalmente incontrare... Mi rendo conto che l'orario e le circostanze non siano molto opportune, e me ne scuso, ma il problema che mi affligge non poteva attendere oltre e a tal proposito mi è stato vivamente consigliato da dei conoscenti di sottopormi alle vostre cure per porvi rimedio...
    Recitazione impeccabile (eccetto per il ''voi'' sfuggito per un'abitudine dura a morire) ma a quel punto il sorriso si incrinò prima di continuare. Il pensiero che la nanetta dai capelli verdi si trovava ancora nella stanza non gli piaceva, e fu proprio a lei che lo sguardo di Murk si rivolse un attimo per poi tornare sulla dottoressa poco dopo, il sorriso sostituito da un'espressione dubbiosa.
    Al ché, il tono di voce si abbassò sensibilmente, e una mano dalla pelle bluastra e le innumerevoli cicatrici si mise a coprire la bocca dello zombie prima che questa tornasse a muoversi.
    Ho un coltello... ecco, ho ingerito un coltello e lo sento agitarsi tuttora nello stomaco. Temo abbia danneggiato parecchi organi e benché la mia natura non sia del tutto umana, sarebbe mia premura liberarmene al più presto... può aiutarmi?




     
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    Una stretta di mano forte quella del suo ospite, cosa che compiacque non poco la direttrice. Almeno così aveva la certezza di non trovarsi di fronte ad un pappamolle, anche se il semplice fatto di essere un cadavere ambulante gli regalava un sacco di punti in graduatoria. Dopo l'esperienza dell'altra volta gli zombie erano diventata una specie di fissazione, voleva averne almeno uno a tutti i costi. Il tizio con l'impermeabile logoro si presentò come Murkoph White, e stando alle sue parole era venuto lì apposta sotto consiglio di suoi amici. Chissà di quali amici stava parlando? Forse il caro buon vecchio Thresh. Se era così allora poteva venire anche lui, così si sarebbero divertiti in quattro. Questo era quello che ad un primo impatto pensò la formosa direttrice, che fosse venuto lì da lei per poter avere dei "servizietti" privati da una vera esperta del settore, ma si sbagliava. Con fare furtivo da ladro lo pseudo-barbone si avvicinò all'orecchio della direttrice, spiegandogli a tono molto basso il motivo della sua visita. Sembrava quasi non volesse farsi sentire dalla piccola Sapphire, che da ragazzina educata qual'era se ne rimase in disparte senza cercare di curiosare oltre, anche se la tentazione era forte. Un coltello nello stomaco, ecco qual'era il motivo di quella inaspettata visita fuori orario. Se non fosse stato per la sua deontologia professionale e per la serietà che almeno doveva dimostrare di avere sul posto di lavoro sicuramente sarebbe scoppiata a ridere senza ritegno alcuno. No, era troppo comica la cosa per rimanere completamente impassibili, per cui si concesse un sorrisetto divertito a favore di quella storia così assurda. Va bene che era uno zombie e non poteva sarebbe morto per così poco, ma addirittura mangiarsi un coltello. Ma cos'era scemo? Come si fa ad infilarsi in bocca un coltello a poi buttarlo giù senza problemi. Non è una cosa che può accadere per caso. Però era accaduta, e a meno che non stesse mentendo per chissà quale motivo doveva togliergliela come gli era stato chiesto di fare.
    Un caso interessante. Dottoressa Pendragon, credo che sta sera rincaseremo molto più tardi del solito.
    Inutile dire quale fu la reazione della piccola draconica. Con un lungo sbuffo espresse tutto il suo disappunto, non tanto per il fatto di dover curare quel gentiluomo con l'impermeabile, ma perché conosceva la sua collega e sapeva bene che quando parlava così voleva dire che ci sarebbe stato anche un post-operazione, e sicuramente quella sarebbe stata molto più lunga di qualsiasi trattamento gli avesse voluto fare. A quel punto Lorelei tirò fuori dalla tasca del camice la sua inseparabile scatoletta di metallo, contenete tutte le sue adorate pillole. Ne tirò fuori una di color pesca, porgendola al suo paziente invitandolo ad ingurgitarla.
    Sfortunatamente visto l'orario e la scarsa quantità di personale a mia disposizione, non posso utilizzare la sala operatoria, quindi dovremmo arrangiarci con dei metodi alternativi. Tenga, prenda questa e si metta comodo.
    Fortunatamente per lei il caso che gli era stato proposto non era molto complicato, e con quella pillola che gli stava porgendo ci sarebbe riuscito anche un bambino a tirare fuori un coltello dallo stomaco di uno zombie. Intanto, mentre il paziente si sedeva su una delle poltrone presenti nella stanza, la dottoressa sarebbe andata a prendere un paio di guanti da laboratorio, infilandoseli con fare professionale. Finché lavorava doveva mostrarsi seria, poi al di fuori del lavoro poteva fare ciò che voleva. Una volta pronta si avvicinò al suo paziente, in modo che potesse cominciare l'operazione. La piccola Sapphire se ne rimase in disparte, senza dire una parola. Sapeva che se la sua datrice di lavoro non gli aveva chiesto una mano, allora voleva dire che non aveva bisogno del suo aiuto. La dottoressa era pronta per cominciare, ma prima di dare il via alle danze doveva avvertirlo di una cosa.
    Prima di cominciare però dovrei dirle una cosa Signor Murkoph. Io non lavoro a gratis, e anche se l'operazione sarà breve pretendo un pagamento. Per quanto riguarda la mia parcella le dirò che non è qualcosa di economico. Ovviamente non le sto dicendo che non la curerò, ma in ogni caso il lavorò dovrà essere pagato in qualche modo. Se non ha soldi per pagarmi nell'immediato allora penseremo a qualcosa in seguito. Allora, ci sta?
    Ultime parole prima di cominciare l'operazione.

     
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    Murkoph notò l'iniziale perplessità della donna (più che comprensibile) seguita dal suo divertimento (altrettanto comprensibile) e poiché se l'era certo aspettato, si affrettò ad aggiungere il resto del racconto alla frottola che si era preparato.
    Mi rendo conto possa suonare strano, può ridere se lo desidera. Il fatto è che ho perso una scommessa, e una sbronza colossale andata di pari passo con questo fatto non ha certo aiutato la mia mente a rimanere abbastanza lucida da darmi il buon senso di rifiutare.
    Un'alzata di spalle e un sorrisetto spensierato resero la scusa del tutto credibile, soprattutto se pronunciata da un tipo che come unico abbigliamento aveva un impermeabile e dei jeans da vero barbone. Accompagnati dalla faccia poco raccomandabile, tra l'altro.

    Superata la parte recitata, gli venne data una pillola e lui rimase a fissarla a lungo prima di prenderla. Sembrava una di quelle droghe che di recente aveva "sequestrato" a una delle sue "raccomandabili" conoscenze (e che tuttora aveva in tasca), e lui sapeva che roba del genere avesse effetti collaterali mica da ridere... ma in fondo quella donna era un medico, e lui non era nella posizione di fiatare, dunque dopo l'iniziale titubanza -da "bravo" e "ubbidiente" paziente- se la mise in bocca, per poi dirigersi verso una delle poltroncine presenti nell'ufficio.
    Si mise da subito comodo, semi-sdraiandosi con un sonoro sospiro e allargando le braccia sullo schienale... Poi si ricordò di Sapphire e schizzò a sedere composto, voltandosi verso di lei con un'espressione che diceva chiaro quanto fosse confuso. Non poteva fare a meno di continuare a vederla come una dannata ragazzina.
    Ah... ehm, ecco, a me non dà fastidio se mi opera in questa stanza (se il sangue sulla moquette non disturba lei, figurarsi me) ma... è proprio necessario che Sapphire resti? Non credo di essere un bel vedere visto da dentro. Non più di quanto questa brutta faccia lo sia da fuori.
    Nonostante avesse pensato poco prima di darle una lezione, rivolse comunque un sorriso all'interessata, per farle capire che non voleva offenderla ma anzi, la sua era più che altro una premura. Poi tornò a prestare attenzione alla dottoressa che -tra l'altro- aveva preso a parlare... e doveva ammettere che ciò che stava dicendo non gli piaceva per niente.
    "Pagare"? "Soldi"? Se avesse avuto dei dannati contanti non sarebbe stato lì a perdere tempo dietro a una bionda dalla bellezza disarmante e una piccoletta che gli ispirava per chissà quali arcani motivi istinti paterni per nulla da lui! E lei voleva che la pagasse... poteva forse inventarsi qualcosa? Tipo "le farò un assegno"? O era meglio restare sul vago e accettare e basta? Che poi, che diavolo voleva dire con "non sarebbe stato qualcosa di economico"?
    Si sentiva confuso... ma se voleva ricevere lui stesso, il proprio pagamento, allora non poteva abbandonare a metà il lavoro, e fu proprio quel pensiero a convincerlo, facendo tornare il sorriso falso ma ben costruito al proprio posto.
    Direi che non ho molta scelta... Proceda pure.
    A quel punto allargò l'impermeabile logoro scostandolo dal torace nudo. Non portava alcuna maglietta sotto esso, per cui il petto e l'addome scolpiti erano ben visibili, così come lo stomaco totalmente "a portata di bisturi" per la Doc. Le cicatrici abbondavano.
    Ma la prego, sia delicata... scherzò infine.
     
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    Un lieve riso divertito uscì dalla bocca della piccola Sapphire sentendo ciò che l’uomo disse riguardo alla sua presenza in quella stanza. Non lo prese come un insulto, dato che oramai aveva capito che in realtà si preoccupava veramente di lei. Certo, magari la vedeva ancora come una ragazzina debole e indifesa, ma su questo non ci poteva fare niente. Dopotutto il suo aspetto suggeriva proprio questo. Le preoccupazioni di Murkoph però erano infondate, non vi era motivo di preoccuparsi per lei. Infondo era una dottoressa anche lei, e anche se avveniva molto raramente gli era stato chiesto di sostituire dei chirurghi che, per un motivo o per l’altro, non si erano presentati al lavoro e non vi erano altre persone disponibili. Si può dire che la piccola Sapphire era un po’ una tuttofare lì al Thanathos, anche se in molti la vedevano come una specie di mascotte. E la cosa assurda era che nonostante la sua giovane età aveva acquisito le conoscenze necessarie per poter operare in molti campi della medicina. Ovviamente il ramo che preferiva era la pediatria, anche se il più delle volte finiva per diventare il giocattolo del bambini nell’area giochi. Per questo anche non sapendo di cosa si trattava la giovane draconica non si preoccupava minimamente di fare da spettatrice.
    Non si preoccupi per me. Potrò anche sembrare una bambina, ma in realtà o già assistito ad altri tipi di operazioni, e a volte ho anche aiutato. Non faccia caso a me, faccio come se non ci fossi.
    Con questo sperava di averlo rassicurato almeno un po’, non voleva si preoccupasse per lei inutilmente. Intanto mentre la giovane dottoressa spiegava la situazione a quell’insolito paziente, la sua maestra si stava preparando per l’operazione, avvertendo il caro Murkoph di ciò che lo attendeva. Il prezzo sarebbe stato alto, e se non aveva soldi per pagarla, cosa assai probabile visto l’abbigliamento con cui andava in giro, l’avrebbe costretto a pagare con altri tipi di servizi. Nah, ma chi voleva prendere in giro. Che fosse in grado di pagare o meno si sarebbe presa ciò che desiderava, anche ricorrendo all’uso della forza se fosse necessario. Doveva soltanto invogliarlo a fargli fare ciò che voleva, e conosceva un modo molto semplice per costringerlo a pagare in natura. Però prima doveva completare quella operazione, altrimenti non se ne sarebbe fatto niente. Mentre le si preparava infilandosi un paio di guanti in lattice, il paziente aveva cominciato a togliersi il suo impermeabile, unico indumento ad esclusione di scarpe e pantaloni. Inutilmente aggiungerei. Grazie a quella pillola che gli aveva fatto ingerire non sarebbe stato necessario aprirlo come un pasce come lui si era immaginato facesse. Non a caso lo aveva fatto sedere su una semplice poltrone e non sul lettino come di norma avrebbe dovuto sdraiarsi. Però questo avrebbe dato alle due ragazze l’opportunità di ammirare I pettorali scolpiti dell’uomo, che sebbene fossero pieni di punti e cuciture era pur sempre un bel vedere. In particolare la piccola Sapphire, le cui guance avevano cominciato a prendere lievemente colore non appena vide il petto nudo di quel gentiluomo. Lorelei invece non fece una piega, cercando di rimanere il più concentrata e impassibile possibile. Non dove tradirsi proprio adesso, non prima di avergli fatto assaggiare la sua dolce medicina.
    Allora siamo d’accordo. Comunque non deve preoccuparsi, non toccherò nemmeno con un dito i suoi pettorali. Non vorrei mai rovinare cotanta bellezza.
    Nel dire quelle parole decisamente fuorvianti non si tradì nemmeno per un secondo, tenendo un espressione seria tipica di chi si trovava in quel genere di situazioni. Adesso era arrivato il momento dare il via all'operazione recupero coltello. Di certo non ci sarebbe andata piano con il non morto, anzi ci sarebbe andata giù in maniera molto pesante con lui. Molto pesante.
    Bene, adesso apra la bocca. Dica "Ahhh~".
    Non aspetto nemmeno la sua risposta , che senza fare troppi complimenti gli infilò la mano in bocca. Se Murkoph pensava che per estrarre il coltello si sarebbe messa lì col bisturi a vivisezionarlo si sbagliava di grosso. Era tardi ed e il suo turno era finito da un bel pezzo. Adesso quello che stava facendo era più il come un favore ad un amico che una vera e propria operazione, anche se nelle sue azione c'era tutto fuorché amicizia. Cominciò a scavare nella sua bocca, andando sempre più in giù senza preoccuparsi di fargli del male. Era uno zombie e non sarebbe morto per così poco, e poi la pillola che gli aveva fatto ingerire avrebbe agevolato il suo lavoro, rendendo pelle e muscoli più elastici al punto da poter rendere possibile una cosa del genere.
    Stai fermo, che ci sono quasi.
    Aveva quasi raggiunto lo stomaco, che in brevissimo tempo avrebbe deflorato senza il benché minimo rimorso. Non se li faceva quando sverginava delle ragazzine figuriamoci se si preoccupava di un uomo che tra l'altro era già morto. Una volta entrata cominciò a tastare le viscide pareti dello stomaco, alla ricerca del famigerato coltello. Non gli ci volle molto a trovarlo, dopotutto non era un bidone della rumenta e trovare qualcosa lì dentro era estremamente semplice. Adesso che lo aveva trovato non doveva fare altro che estrarlo, ma prima voleva fare qualcos'altro. Si era ripromessa di sottomettere quello zombie con qualunque mezzo, e dato che gli era stata data l'opportunità di indirizzarlo verso la via della perversione non poteva non sfruttare questa occasione. Senza dire niente la direttrice fece in modo di tagliare il guanto in lattice con il famoso coltello, per poi utilizzare i suoi poteri per avvelenare di lussuria la sua nuova preda. Una goccia. Due gocce. Tre gocce. Cercò di farne cadere dalle sue dita affusolate il più possibile direttamente nello stomaco del suo malcapitato paziente, facendo in modo che quel concentrato di lussuria facesse effetto immediato. Un potere decisamente interessante il suo, con il quale poteva trasmettere tutta la lussuria e la perversione di cui era manipolatrice ed infettare le sue vittime con essa. Un dolce veleno con il quale poteva far cadere nel fango anche un angelo. Però la sua nuova vittima non era ne un angelo ne un santo, ma un semplice cadavere ambulante la cui unica sfortuna era stata quella di diventare la nuova preda di una succube. Dopo aver fatto cadere un bel po' di veleno nello stomaco del suo paziente, riprese il famigerato coltello, estraendolo dallo stomaco come se niente fosse. Se si fosse procurato qualche taglietto nell'esofago poco male. Tanto era uno zombie, no?
    Allora? Come va adesso che non ha più questo peso sullo stomaco?
    Ironico a dirsi, ma era proprio così. Con nonchalance la formosa dottoressa cominciò a far sventolare quel banalissimo coltello da cucina, aspettando una risposta dal paziente non morto. O meglio, aspettava che il suo veleno facesse effetto.


    DIZIONARIO DEL GDR:

    Pillola Rubber
    Tramite questa pillola chi la ingerisce potrà rendere estremamente elastiche le proprie fasce muscolari, vene e terminazioni nervose, oltre a rendere le proprie ossa morbide come la gomma. In pratica diventerete super flessibili, senza perdere la capacità di muovervi ed esercitare forza. In questo modo potrete sperimentare ogni genere di posizione e perversione che le vostre inutili ossa vi impedivano di fare, senza ricorrere alla devastante pillola Guro. Oltre a questo la pillola rende gli organi interni e la pelle decisamente elastiche, rendendo possibile espanderle oltre misura. Una vera chicca per le persone a cui piace "riempire come un uovo" il proprio partner.


    Edited by bestcloud - 1/5/2014, 18:37
     
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    Murk si stupì della risposta di Sapphire, dandosi dell'idiota per non averci pensato prima, contando anche il camice bianco che la piccoletta aveva addosso, dunque gli sorrise di rimando, con un'alzatina di spalle come a dire "pardon".
    A quel punto fu il momento di prestare totale attenzione alla dottoressa Grimoire, attenzione che si palesò con un'espressione alquanto perplessa e un sopracciglio alzato nell'udire la richiesta che gli venne fatta: aprire la bocca. Preceduta tra l'altro dalla promessa che "i suoi pettorali non sarebbero stati toccati nemmeno con un dito". Perché dal tono di voce di quella donna gli sembrava l'esatto contrario? E perché aveva come la sensazione che lei avesse intenzione di...
    Non vorrà mica levarmelo via dalla bocca, non è ve-AH, NGH!
    Troppo tardi. Una mossa decisamente azzardata mettersi a parlare in quel momento. Doveva intuirlo da solo senza fare quella stupida domanda... ma ormai c'era poco da fare. Ci mise un po' a capire perché la mano della signorina "scivolò" così facilmente all'interno del suo esofago, e via giù per lo stomaco. La sua espressione perplessa non cambiò di una virgola durante tutta l'operazione diventando anzi sempre più confusa e pensosa, come se Murk stesse cercando di capire dove quella mano si trovasse in un determinato momento, e poi quello successivo. E soprattutto: che diavolo stesse facendo.
    Per una volta nella sua lunga esistenza ringraziò il cielo di essere uno zombie, perché anche se quella pillola funzionava correttamente, su un umano un utilizzo simile sarebbe comunque stato devastante. Era questa la professionalità a cui aveva fatto tanti complimenti con quella stupida frottola? Ad averlo saputo prima si sarebbe morso la lingua prima di parlare. Cosa che tra l'altro gli venne da fare mentre il braccio era ancora infilato dentro di lui e che rese quindi tutto più comico con versi del tipo "AH... AHHH, AH?". Cosa avesse voluto chiedere a lei non doveva interessare molto, dal momento che sembrò anzi divertirsi un mondo nel fare il meno velocemente e delicatamente possibile. Ok che era uno zombie e il dolore era una sensazione che aveva dimenticato da tempo (quello fisico, perlomeno), ma il fastidio di qualcosa di così lungo dentro la sentiva comunque! E non era piacevole. Proprio per niente. Gli faceva pensare a tutte le volte che era finito in situazioni pessime durante il lavoro, mentre si trovava sotto forma di Lilith, e aveva dovuto prendere in gola...
    Santi numi, a pensarci gli veniva il voltastomaco. E ad agevolare il tutto c'era quel dannato coltello e la manina decisamente poco delicata della "doc" che gli si agitavano nello stomaco. Doveva solo ringraziare di non aver usato il proprio, di coltello, ma un banale coltellino da cucina senza seghetto. Di quelli che per tagliare un pezzo di carne devi appellarti a tutta la forza che hai unita a una buona dose di divinità inesistenti, da maledire all'evenienza.
    Il suo giaceva invece in un fodero apposito che gli stava al fianco, "montato" sulla sua cintura. L'impermeabile lo copriva, e per questo probabilmente non l'aveva notato nessuno... meditò se non fosse il caso di usarlo per far cessare quella violazione della sua persona, ma ecco che proprio mentre il pensiero faceva capolino nella sua mente, lei aveva finito.
    Non ci aveva messo un po' troppo? Quella era roba che avrebbe potuto fare perfettamente anche da solo, e non ce la fece proprio -nonostante la parte che avrebbe dovuto interpretare- a non dire nulla in proposito.
    Hem Hem... COFF COFF...
    Un attimo di pausa per schiarirsi la voce. Il suo fisico non gli diceva certo di tossire, ogni istinto del genere bello che defunto, ma lui si sentì di farlo comunque per ritrovare la parola. Si esibì persino in una ginnastica facciale mica da ridere... anzi, tutta da ridere. Solo dopo ciò, si decise a parlare.
    Un... metodo... davvero particolare, il suo. A saperlo mi sarei munito io stesso delle pasticche che mi ha dato. Magari avrei risparmiato... A proposito, come si chiamano?
    Non era un esperto di droghe, o almeno non di quelle diavolerie magico/futuristiche che nascevano come funghi e si moltiplicavano evolvendosi di continuo con sempre nuove funzioni e proprietà. Una pillola capace di renderti elastico a livelli simile... non voleva neppure pensare che uso malato oltre quello medico ne facesse la gente.
    Eppure ci pensò un attimo, ma non voleva credere che il solo immaginare un pancino femminile farcito di liquido seminale potesse dargli la sensazione che sentì crescere da dentro lo stomaco e che si espanse ben presto il tutto il corpo, spingendolo ad alzare le sopracciglia (entrambe stavolta), in un espressione del tutto sorpresa... e nuovamente perplessa.
    Una possente erezione fece capolino tra le sue gambe (divaricate per la posizione stravaccata) e lui si sentì di coprirla immediatamente con molta nonchalance, chiudendosi di nuovo l'impermeabile... cosa assai ardua, dal momento che perlopiù l'indumento non aveva bottoni.
    Gli venne ancora una volta da preoccuparsi per Sapphire, tanto che con gli occhi le rivolse uno sguardo di sbieco... per poi ricordarsi che no, non era una bambina, e lui aveva ben altro di cui preoccuparsi.
    Che razza di diavoleria era quella? Era stata lei?
    Il suo cliente gli aveva parlato di qualcosa di simile riguardante la sua "amata". Quella che doveva ad ogni costo ritrovare... e per la quale lui si era ingoiato un dannato coltello finendo per vivere l'esperienza fastidiosa appena consumata.
    Le informazioni che aveva sulla donna che cercava erano vaghe, la dottoressa Grimoire era solo un'indiziata, eppure ricordando le parole del cliente e pensando a quello che gli stava succedendo, c'erano sempre più elementi che lo spingevano a pensare con quasi estrema certezza, che lei e colei che doveva trovare fossero la stessa persona. O forse, in quello strano mondo, erano in molte a poter vantare di essere "afrodisiaci viventi" come l'aveva definita l'uomo?
    Un azzardo, ma doveva continuare a investigare, e per questo si tenne saldo ai braccioli della sedia (stringendoli fino a farsi diventare le nocche ancora più pallide) prima di rispondere a quella domanda beffarda, la mascella tesa.
    Credo che lei sappia bene come mi sento, Dottoressa.
    Non disse altro. Aveva solo da ringraziare di essere bello che morto, o in quel momento non avrebbe fatto altro che ansare, e parlare sarebbe stato difficile.
    Era quello... il pagamento a cui si riferiva? Era interessata a scoparsi un dannato zombie? Non che a lui dispiacesse troppo... in fondo, sebbene da qualche parte in lui fosse ancora presente il gentiluomo di un tempo, non era neppure un invertito o chissà che altro. Le donne gli piacevano, e il fatto che non vi corresse dietro 24 ore su 24 non stava a significare che in quel momento -in preda a quella strana magia, se di magia si trattava- non avrebbe afferrato per i capelli la biondona, trascinandosela in grembo per usufruire al meglio di ciò che aveva tra le gambe. Le sarebbe spiaciuto? Qualcosa gli diceva l'avrebbe scoperto presto... come gli diceva che si sarebbe dovuto alzare immediatamente e andarsene. Peccato che... il suo corpo non sembrava affatto d'accordo.



    Edited by = Midori.no.Neko = - 2/5/2014, 01:06
     
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    Com'era prevedibile il metodo che aveva utilizzato per levargli il coltello dallo stomaco non fu molto di suo gradimento. Forse il caro Thresh era l'unico abbastanza pazzo e masochista da provare piacere in un trattamento simile. Doveva prendere nota: gli zombie non sono dei masochisti. Non tutti per lo meno. Vedendo la perplessità dello zombie la dottoressa fece spallucce, come per dire che ora che il coltello era stato estratto pensarci era completamente inutile. L'operazione era andata bene e nessuno si era fatto male. E inoltre era stata veloce e indolore, decisamente molto più rapida di un operazione con bisturi. Cosa poteva volere di più? In risposta alla domanda fattagli da Murkoph, la direttrice non fece altro che indicare con noncuranza l'orologio appeso al muro, spiegandogli per bene la situazione.
    Tu credi di trovare a quest'ora di notte un dottore disposto a vivisezionare una persona soltanto per estrarvi un semplice coltello. Dallo stomaco di un cadavere che non rischia la vita per lo più. Mi spiace che il lavoro non gli sia piaciuto, ma deve anche capire le esigenze di chi sta dall'altra parte. E poi ha ottenuto lo stesso risultato in brevissimo tempo. La veda un po' come una puntura. Da fastidio, ma è necessaria per prelevare del sangue nella maniera più rapida e indolore possibile. Comunque si chiamano pillole rubber, e come avrà ben capito hanno la capacità di rendere sia la pelle che gli organi interni più elastici, rendendo possibile eseguire operazioni del genere senza procurare il minimo danno al paziente. Di solito non le utilizziamo in questo modo ma visto il tipo di paziente che mi è capitato ho pensato che per lei non ci fossero problemi.
    Una spiegazione lunga, durante la quale la direttrice avrebbe avuto il tempo di poggiare il coltello incriminato sulla sua scrivania, togliendosi anche i guanti che si era messa poco prima di cominciare l'operazione. Però il suo paziente non aveva ancora risposto alla sua domanda: come si sentiva? Ovviamente quella domanda non era propriamente riferita allo stato del suo apparato digerente. Il veleno che gli aveva iniettato stava cominciando a fare effetto, poteva capirlo semplicemente dall'odore di lussuria che lentamente stava cominciando a riempire quell'elegante ufficio, e non era lei la fonte di tale odore. D'istinto il caro Murkoph aveva provato a coprirsi le parti intime con il suo impermeabile, tentativo inutile dato che oramai la donna aveva capito cosa in realtà stava cercando di nascondere. L'unica che non l'aveva ancora capito era la piccola Sapphire, che guardava il non morto perplessa e confusa. Quando il suo cavaliere gli lanciò quell'occhiataccia ingiustificata, la piccola draconica abbassò lo sguardo, visibilmente intimorita dallo zombie. Non capiva quale fosse la situazione, ma qualcosa era successo, e forse lei ne era la causa. Dopotutto non gli avrebbe lanciato quell'occhiata se non avesse fatto qualcosa di male. La domanda però era cosa? La risposta del suo paziente divertì non poco Lorelei, che lo vedeva come un rifiuto della realtà. Era chiaro come il sole che era eccitato, eppure non voleva ammetterlo ad alta voce. Voleva che fosse lei a dirgli cosa gli avesse fatto. La dottoressa abbozzò un sorriso malizioso, preparandosi a riscuotere il suo "pagamento". Cominciò a fissare la mal nascosta erezione del non morto, facendogli capire che aveva intuito il suo nuovo stato d'animo.
    A quanto pare qui abbiamo un'altro problema molto più... intimo. Questo potrebbe essere un problema e mi sa che per risolverlo dovremmo essere in due.
    Una rapida occhiata alla sua piccola assistente, che sentendo parlare di problemi intimi capì praticamente subito a che cosa si riferiva la sua maestra, facendola arrossire violentemente. Aveva capito in che tipo di gioco stava per essere immischiata, e il fatto che la sua superiore avesse parlato di due persone significava senza ombra di dubbio che anche lei sarebbe finita in mezzo a quel cerchio di perversione. Non disse niente. L'unica cosa che fece fu abbassare lo sguardo in modo da evitare il contatto visivo con Lorelei.
    Cosa le succede dottoressa Pendragon? Non vuole aiutarmi a curare il nostro paziente.
    Adesso stava parlando proprio con lei, senza utilizzare dei vaghi riferimenti a terzi. Voleva il suo corpicino e lo avrebbe avuto a qualsiasi costo. Dopo un po' di titubanza la piccola Sapphire tirò un forte sospiro di rassegnazione, arrendendosi alle richiesta della sua maestra. Non era la prima volta che veniva trascinata nei suoi giochi perversi, e sicuramente non sarebbe stata l'ultima. La cosa brutta era che lei non poteva nemmeno dire di no. Soltanto una volta aveva provato a rifiutarsi e la punizione che gli era stata inferta in quell'occasione fu devastante in tutti i sensi. Non voleva più rivivere un esperienza simile, per cui da quella volta aveva sempre assecondato i suoi capricci, senza mai rifiutarsi nemmeno una volta. E poi se doveva essere sincera un po' gli interessava avere un esperienza con quella persona tanto gentile, l'unico problema era che a lei piacevano i rapporti tranquilli, non quelli selvaggi e senza sentimento che la sua maestra bramava in continuazione. Doveva fare un piccolo sforzo, almeno qualcosa di buono da quell'esperienza l'avrebbe ottenuto.
    D'accordo la aiuterò.
    E con queste parole si avvicinò alla sua maestra, semi-pronta per cominciare. Non era ancora completamente d'accordo con quello che stavano facendo, però non poteva nemmeno tirarsi indietro.
    Molto bene. Allora dato che la vedo così motivata perché non comincia lei il trattamento.
    Ed ecco che partiva con il primo ordine. La piccola Sapphire avrebbe preferito di gran lunga che fosse la sua datrice di lavoro a dare il via alle danze, ma a quanto pare questa volta l'onore spettava a lei. L'unico problema era che lei non era completamente d'accordo. A lei non piaceva il modo di fare imperativo della sua maestra, per questo prima di cominciare si rivolse al diretto interessato, guardandolo negl'occhi con crescente imbarazzo. Sperava proprio che quel gentiluomo non la considerasse una pervertita per questo.
    Posso?
    Non che avesse molta scelta.

     
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    Non fece una piega al discorso della dottoressa, non negava avesse ragione, e si sentì persino un po' sciocco ad essersi lamentato del metodo, ma in fondo non avrebbe ingoiato quel dannato coltello se non fosse stato per lei, per cui il come l'avesse tirato fuori non aveva alcuna importanza. Ciò che importava era che fosse lì, e avesse l'occasione di raccogliere informazioni che potessero farlo arrivare alla certezza che la signorina davanti a lui fosse effettivamente (o meno) l'amata perduta del suo cliente. Amata che per altro non doveva essere poi troppo tale se se ne andava in giro a riempire di afrodisiaci i primi passanti pur di dar sfogo alla propria lussuria. Ma questo non era certo affar suo, né un pensiero che in quel momento lo interessasse in particolar modo. Ciò che piuttosto gli importava era pensare a come uscire da quell'assurda situazione... o, perlomeno, come affrontarla.
    Di certo con la virilità gonfia che si ergeva maestosa tra le sue gambe non poteva andare troppo lontano... ma d'altra parte si rifiutava in modo categorico di fare del sesso con quella donna mentre una creatura dall'aspetto così innocente come Sapphire stava a guardare. Si rendeva conto che le apparenze potessero ingannare, ma non gli importava. Stava giusto per accennare qualcosa in proposito, quando la dottoressa lo precedette con un'allusione che gli fece stringere con maggior forza i braccioli della sedia.
    Non solo doveva guardare, ma ora voleva persino coinvolgerla?
    Non sapeva neppure cosa lo tratteneva dall'andarsene in quel preciso istante, comprendendo appieno a quale seconda persona la signorina Grimoire alludesse. Probabilmente era il suo corpo che lo frenava, rifiutandosi di rimanere insoddisfatto ancora, per chissà quanto.
    Da quando in fondo non si accompagnava a una donna? Erano passati forse anni dall'ultima volta e si vergognava ad ammettere che probabilmente -anche senza quella dannata stregoneria che lo costringeva a un'eccitazione così travolgente- con un invito diretto da parte della dottoressa sarebbe di certo finito per accontentarla senza troppe storie. In fondo era un uomo anche lui, per quanto defunto e tenuto in vita da chissà quale diavoleria. Ma che mettesse in mezzo anche quella creaturina dall'aspetto così giovane da poter sembrare sua figlia almeno cento volte...
    Eppure non disse nulla. Voleva protestare con forza ma qualcosa glielo impedì, mentre nella sua mente si affacciavano pensieri poco casti persino sulla piccola draconica. Non poteva negare di trovare il suo aspetto adorabile, ma non aveva provato la benché minima attrazione nei suoi confronti... sino a quel momento. Certo, forse in quella situazione persino una bistecca gli starebbe sembrata estremamente appetibile vista l'eccitazione che lo tormentava, ma...
    Troppi ma, troppi pensieri inutili, e la "finta" ragazzina si era già fatta avanti, affiancando quella che doveva essere per lei una specie di figura mater... no, un genitore non avrebbe mai trattato la propria figlia in quel modo, costringendola a fare ciò che certo non voleva. Perché il visino scarlatto che lo guardò non sembrava per nulla convinto, e fu proprio quel "posso" titubante a dargli la forza di alzare la mano destra davanti alla piccola, fermandola con un chiaro "ALT" mimato.
    No.
    Una semplice sillaba che gli costò tanta fatica nonostante non avesse il fiatone... per il semplice motivo che non poteva averne. Un respiro ogni tanto per mandare ossigeno all'interno del suo organismo bastava per tenerlo in funzione, dunque si rifiutava di iniziare a parlare con il respiro di un cane in calore, proprio in una situazione del genere. Ma ciò che voleva in quel momento non sembrava importare poi molto al traditore rinchiuso nei suoi pantaloni, che al solo pensiero di quella testa verde in adorazione del suo corpo si era contratto con forza, rischiando di far saltare il bottone malandato dei suoi jeans. Uscito da lì si sarebbe dovuto ricordare di cambiarli... non si era mai accorto fossero così stretti e aveva una gran voglia di slacciarli. O farli slacciare a... Cielo, stava già cominciando a non ragionare coerentemente!
    Chiuse gli occhi un attimo, costringendosi poi a voltarsi verso la dottoressa pur continuando a tenere la mano davanti a Sapphire mimando un "ALT" più che chiaro.
    Se è questo il pagamento che desideri -A questo punto mi concedo di passare al tu, se non ti spiace- sono pronto a dartelo anche subito, ma preferirei che Sapphire non ne venisse coinvolta. Non mi sembra motivata come dici, e in ogni caso il solo guardarla mi fa sentire un dannato maniaco. Secoli di differenza non sono propriamente quello che si dice "legale" a mio pare-ngh.
    Una volontà di ferro la sua, si sarebbe complimentato con se stesso, se una fitta all'altezza del "Traditore" non gli avesse tolto momentaneamente la capacità di parlare, costringendolo a portarsi una mano sul suddetto per stringerlo con forza. Un gesto che -se quelli fossero stati ancora i suoi tempi- non si sarebbe mai sognato di fare davanti a due signor... una e mezza.
    Ecco un'altra sensazione che aveva scordato. L'eccitazione che raggiungeva livelli così alti da farsi fastidiosa. Da quanto non si sentiva in quel modo così poco adatto a un corpo defunto come il suo? Probabilmente... da quando era stato umano (e vivo). E ricordarlo non gli piacque per niente.
    Appoggiò la schiena sullo schienale, lasciando cadere la testa all'indietro con un profondo sospiro, quasi fosse sfinito. Solo a quel punto si sentì di riaprire gli occhi, e si accorse immediatamente che qualcosa non andava... Stava ansimando! LUI, uno zombie, stava ansimando! Il potere di quella donna cominciava a fargli paura...
    D-devo concedertelo, Doc... qualunque cosa tu mi abbia fatto... è decisamente efficace.


    Edited by = Midori.no.Neko = - 6/5/2014, 11:49
     
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