Leggete pendolari immatricolati leggete...

leggete, leggete... e riflettete!!!

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  1. GaborKinski
     
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    Copio e incollo
    Penso che tutti abbiate sentito parlare della linea ferrovad alta velocità che stanno costruendo tra Torino e Milano.Quello che forse non tutti sapete è che esiste un progett per costruire una linea ad alta velocità (TAV) che colleghi Torino con Lione per il trasporto merci, anzi meglio per il trasporto di
    TIR su rotaia. Le Ferrovie dello Stato insieme con alcune delle grandi lobby interessate al progetto, hanno deciso che il luogo ideale per il passaggio del TAV è la Val di Susa, una valle stretta, con una elevata densità di popolazione e già ricca di infrastrutture quali l'autostrada Torino-Frejus, due statali e una linea ferroviaria. Il TAV attraverserà la Val di Susa quasi interamente in galleria e qui arrivano i problemi. Per costruire questa galleria si dovrà scavare per circa 15/20 a le montagne che dal Musinè (quel simpatico monte con la croce in cima) portano in Alta Valle. Da studi fatti dall'università di Siena e dalle FS stesse, è emerso che questo scavo porterà un forte dissesto idrogeologico: si abbasseranno le falde e quindi saranno prosciugate quasi tutte le sorgenti. Le poche che rimarranno saranno comunque inquinate (... anche la Dora attraversa la Valle ed è a forte rischio inquinamento......La Dora arriva al Po......). Non solo, dagli studi è emerso anche che il materiale estratto dallo scavo è composto da un'altapercentuale di amianto in Bassa Valle e di uranio (in percentuale inferiore rispetto all'amianto) in Alta Valle. Lo smarino proveniente dagli scavi sarà trasportato su camion ad Almese (Bassa Val Susa prossimo alla prima cintura di Torino), in una zona che attualmente serve a raccogliere i rifiuti verdi, a circa 100 m dal centro abitato.Purtroppo le polveri di amianto sono velocemente disperdibili nell'aria ed inquineranno non solo i paesi della Valle strettamente coinvolti nell'opera, ma arriveranno fino alla cintura di Torino e alla città stessa. Come tutti sapete l'amianto e l'uranio sono materiali fortementenocivi per la vita umana....... Il punto è che quest'opera non servirà praticamente a nessuno perché per il trasporto passeggeri non si potrà utilizzare a causa delle elevate temperature che si raggiungeranno in galleria (pensate che addirittura stanno pensando di utilizzare treni senza macchinista...).Per quanto riguarda il trasporto merci sono state intervistare alcune delle maggiori ditte di trasporto piemontesi (ad esempio Lanutti) che hanno confermato che non prenderanno in considerazione questo tipo di trasporto per il costo elevato che dovrebbero pagare (il passaggio del TIR sul treno e l'autista, nonguadagnando praticamente nulla in termini di tempo). Il governo dovrà quindi passare ad un'azione politica,che significa imporre un'imposta per un valore compreso tra i 100 e i 200 euro al valico del Frejus. Questo obbligherebbe le ditte di trasporto ad utilizzare il TAV, con il conseguente aumento del costo delle merci. È stato ipotizzato un abbassamento dell'1% del traffico su strada in Valle. Inoltre dagli ultimi progetti pare che Torino venga tagliata fuori e non si preveda alcuna stazione di interscambio. Il TAV collegherà Milano con Lione. Noi valligiani siamo stati spesso tacciati di essere dei barotti che vogliono fermare il progresso. Forse siamo barotti, ma non vogliamo fermare il progresso.....semplicemente NON LO VOGLIAMO PAGARE CON LA NOSTRA VITA. Figuratevi che in caso di costruzione dell'opera ci è stato promesso che avremmo delle agevolazioni nell'assistenza medica (per quando moriremo di cancro ai polmoni). L'amianto dà problemi dopo 10/15 anni dalla respirazione. I nostri bambini a quel punto saranno nel pieno della loro giovinezza, che ne sarà di loro? Li dovremo portare via per garantirgli la sopravvivenza? Purtroppo quest'opera è voluta dalle grandi lobby (ad esempio PininFarina) a cui poco importa della salute degli altri.Anche la Regione, la Provincia e la Chiesa appoggiano l'opera. Sono state organizzate numerose proteste di cui mai nessuno televisione e giornali) ha parlato. Quello che vi chiedo non è prendere una posizione contro il TAV, ognuno ha il diritto di pensarla come crede. Vi chiedo di far girare il più possibile questo messaggio per informare della situazione il maggior numero di persone. Non è un problema solo della Val di Susa, ma di Torino e di tutta
    la cintura..... So che farete il possibile e per questo vi ringrazio.....


     
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    Casomai non bastasse il bastevolissimo post di cui sopra, qui sotto copio & incollo un contributo (dal mensile La provincia di Terra di Lavoro) che tratta di un caso campano; dove però a patire non è tanto l'ambiente, quanto l'archeologia.


    TAV a Capua: tutta la storia

    Come è ormai noto, qualche anno fa per i lavori della linea TAV venne alla luce a Capua, in via Brezza, oltre a un tratto dell'Appia antica una notevole quantità di rovine fra cui i resti di un mausoleo e le strutture, antiche di circa duemila anni, di una villa ristrutturata in industria vinicola o forse in impianto di lavorazione del profumo seplasio, in ogni caso un ritrovamento definito "di eccezionale importanza" dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta.

    Chi segnalò per prima l'accaduto fu ReteCapua, nell'autunno del 1998. Le reazioni della cittadinanza furono blande. L'Archeoclub si limitò a inviare una lettera alle autorità, in cui si suggeriva l'allestimento di un antiquarium, ossia un museo in cui esporre i reperti asportabili. Proposta che apparve subito del tutto superflua, potendosi detti reperti già collocare nel Museo Archeologico di Santa Maria Capua Vetere. (Da cui una sterile querelle campanilistica su cui sorvoleremo.)

    Gli studi degli archeologi sulla villa comportarono intanto il blocco dei lavori nell'area siglata RIQ6, fino al gennaio 1999, allorché il sito fu infine reinterrato per consentire il cantieramento della linea TAV; questa, si disse, sarebbe passata sopra l'antica industria con un viadotto i cui pali sarebbero andati a perforare le rovine stesse, il tutto con l'autorizzazione della stessa Soprintendenza Archeologica.

    Una lettera del soprintendente De Caro al console provinciale del Touring Club Italiano specificava: "L'area archeologica riportata parzialmente in luce, secondo i metodi dello scavo stratigrafico, interessa una superficie di circa 6.000 mq. dei quali oltre 4.000 occupati dalle strutture di una villa, poi trasformata in impianto di lavorazione forse di vino o altro prodotto che richiede raccolta in vasche. Visto l'eccezionale interesse del ritrovamento, il primo nella pianura campana, e in particolare nel territorio dell'antica Capua accresciuto dalla prossimità dell'Appia (l'attuale via Brezza) questa Soprintendenza, per il tramite del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha chiesto una variante al primitivo progetto, indicando come preferibile la realizzazione di un viadotto su pile [...]. Lo scavo si è concentrato allora nella zona in cui ricadranno le pile, per poter valutare il grado di interferenza che queste ultime avrebbero avuto con le strutture antiche. Si è potuto accertare che sarà minima la quantità di murature da rimuovere per consentire la realizzazione dell'opera".

    I lavori sono stati ormai completati: ormai le rovine si trovavano irrimediabilmente compromesse. La TAV prometteva intanto, all'epoca, che una volta costruito il viadotto, avrebbe realizzato un parco archeologico sotto il viadotto stesso e tutt'intorno.


    Le prime proteste per quel "grottesco compromesso" partirono dall'Accademia Palasciania, che raccolse in 9 giorni 1.526 firme, a febbraio del 1999, per cercare di sensibilizzare il ministro Melandri sull'argomento. La stessa associazione richiamò l'attenzione della RAI (puntata di Radio a colori del 22 marzo, con interventi del prof. Angelo Tartaglia, Vittorio Sgarbi, il direttore della TAV Domenico Trucchi, ecc.; e puntata televisiva di Made in Italy del 10 aprile, con TAV e Soprintendenza Archeologica sul luogo delle rovine). Sempre l'Accademia Palasciania tenne al Museo Provinciale Campano un primo convegno il 24 marzo (con la partecipazione di Nicola Pagliara, dello storico Alberto Perconte Licatese e di Eleonora Gitto, portavoce di una simile battaglia contro le ferrovie ad Arienzo); e ottenne che fosse sollevata un'interrogazione parlamentare dagli on. De Cesaris e Lenti.

    Quindi venne costituito il Comitato per la Salvaguardia delle Opere Archeologiche emerse nel territorio di Capua. Questo sarebbe diventato a dicembre del 1999 una associazione o.n.l.u.s., con scopi più ampi, denominata Gruppo di intervento storico-ambientale Nautilus, in occasione del convegno Miraggi del progresso e città sepolte (con Vittorio Sgarbi, Nicola Pagliara, Angelo Tartaglia, Ferdinando Iannetti, Nicola Tartaglione).

    Quando il suddetto Comitato chiese chiarimenti circa lo stato della progettazione del fantomatico parco archeologico promesso dalla TAV, la risposta del soprintendente De Caro fu che "l'ipotesi di costituzione di un parco archeologico nelle aree rimesse in luce nel corso dei lavori TAV" era "ancora allo stato embrionale", in quanto la sua realizzazione avrebbe comportato "il coordinamento delle diverse istituzioni cointeressate alla sua futura gestione, coordinamento che" doveva "ancora essere stabilito in maniera formale".

    Proprio al fine che venisse "formalmente stabilito" questo coordinamento, dopo esserci consultati con la soprintendente Sampaolo del Museo Archeologico di S. Maria Capua Vetere (cofirmataria, con De Caro, del compromesso degli archeologi con la TAV), chiedemmo ufficialmente all'allora Sindaco di Capua Aldo Mariano di convocare al più presto una Conferenza dei Servizi. In tal modo si sarebbero chiarite le reali intenzioni della TAV riguardo alle rovine, sulla cui sistemazione a parco archeologico - egli ci confermava - non esistevano fino ad allora che volatili promesse verbali.

    Il Sindaco promise dunque che la suddetta conferenza sarebbe stata convocata, dichiarando ciò anche nel corso della seduta di Consiglio comunale del 9 giugno 1999. Ma poi, in realtà, non se ne fece più niente. Volatili promesse verbali, ancora.


    Ugualmente significativo del diffuso disinteresse dei "chi di dovere" verso il patrimonio archeologico capuano fu l'episodio di uno scempio minore, avvenuto tra i pilastri 28 e 29 della parte di linea TAV già impiantata, presso il fiume Volturno. A maggio del 1999 venimmo in possesso di una serie di fotografie, databili tra la fine del 1995 e l'inizio del 1996, relative a reperti localizzati all'interno di un cantiere TAV. Una ricognizione da noi effettuata sul luogo indicatoci evidenziò la presenza di una colonna di centuriazione divelta e rovesciata, nonché affioramenti di muratura confusi a una colata di cemento infilzata da ferraglie. Questo era quanto rimaneva di un fontanile di età alto-medievale che la Soprintendenza Archeologica aveva dato disposizione di reinterrare per conservarlo "al meglio". Alla nostra richiesta di chiarimenti sul perché ci fossimo ritrovati invece con una colonna buttata in quel modo, rispose il dott. De Caro, dichiarando che lo scempio fu "dovuto probabilmente a malaccorte operazioni di cantiere" e di aver richiesto alla TAV, da lui "stigmatizzata" in séguito alla segnalazione del Comitato, il recupero del reperto "per custodirlo più opportunamente".


    Tornando alla questione principale, e cioè il sito archeologico di età antica (area RIQ6), non era ormai in nostro potere null'altro che il sottolineare d'occasione in occasione come la soluzione del viadotto su micro-pali costituisse uno scempio intollerabile, che non trovava altra giustificazione se non nel desiderio della TAV di passare sul territorio senza perdere altro tempo e denaro in ulteriori deviazioni. Potevamo solo stigmatizzare la pressoché totale indifferenza delle autorità competenti al problema, la cui portata si sarebbe compresa, potevamo ben immaginare, solo quando sarebbe stato ormai troppo tardi per rimediare alle devastazioni fatte. Tanto più grave appariva questo, alla luce del fatto che autorevoli scienziati (fra cui il prof. Tartaglia) avevano "bocciato" in pieno il piano nazionale dell'Alta Velocità ritenendolo una assurdità sia per la scarsità dei suoi vantaggi effettivi, sia per le caratteristiche geomorfologiche e urbanistiche dell'Italia, in sostanza uno scempio colossale e di nessuna reale utilità per i cittadini.

    Senza contare, ovviamente, quanto di ancor più vergognoso rivelava il libro Corruzione ad Alta Velocità, di Ferdinando Imposimato, Giuseppe Pisauro, S. Provvisionato,
    che fu nostra cura presentare a Caserta nel corso del nostro terzo convegno, Tav: un treno, mille "tentacoli". Si era allora a marzo del 2000; tre anni dopo, era ora che venisse anche pubblicato il libro fotografico dei reperti (Reperti archeologici a Capua, del Sortini), i quali probabilmente non vedremo mai più se non in fotografia.

    Ancor più di recente, infine, è stata fondata una Commissione Civica per la Salvaguardia dei Beni Archeologici di Capua. Ai suoi ideatori, che si propongono di ripartire da là dove ci fermammo noi (che a questa novissima iniziativa non siamo stati invitati a partecipare), non possiamo che augurare buon lavoro. Resta però da capire dove siano stati questi signori negli ultimi quattro anni, soprattutto quando le rovine non erano ancora state traforate dai pilastri; ovvero perché nessuno di loro volle aderire, nel 1999, al Comitato per la Salvaguardia delle Opere Archeologiche emerse nel territorio di Capua, che essi oggi hanno rifondato senza in sostanza mutarne il nome.

    Edited by Hamlet da Hamelin - 11/12/2005, 14:09
     
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    Riesumo questa discussione, essendone l'argomento tornato di attualità, e drammaticamente (vedi i fatti di Venaus).

    Edited by Hamlet da Hamelin - 10/12/2005, 12:03
     
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  4. Aspasia
     
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    Val di susa: si alzerà la percentuale dei tumori della pelle e degli organi interni.
    A Napoli c'è la ramoil a casalnuovo, nella sola via di mia nonna son morte 2 persone su 3 di tumore ciascuna famiglia conta almeno 2 morti, la mia stessa famiglia ne conta due tutti residenti presso la ramoil... la vicina di casa di mia nonna è scampata alla morte al 1 tumore, questo agosto è morta per il 2 tumore a distanza di 20 anni... Per lo meno è arrivata a 84 anni però....
    Adesso sta morendo una piccina la figlia di ciro ha solo 4 anni però ed ha il tumore..
    I medici hanno confermato:è la ramoil, ma sappiamo bene chi sta nei soldi come se ne fotte della gente e proprio dietro la ramoil il proprietario per nn farsi mandar via ha accalappiato la benevolenza dei fanciulli facendo costruire un centro sportico gratuito, dove si partecipa gratuitamente ai campionati.
    Intanto quella piccina è sul letto di morte ed ha 4 anni.

    Ma quel che accadde nel Vajont non ha insegnato nulla?

    Napoli è la figlia illegittima d'Italia, non ha rispetto di se stessa è vero, è disconosciuta e rinnegata dalla sua stessa madre, l'italia eppure.... non è tanto diversa da questa!
     
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3 replies since 4/3/2004, 19:46   289 views
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