Anatomia patologica

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  1. BuCk|ey
     
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    SCUOLA AGGREGATA PER L'ANNO 2010 CON L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II”, CHE È L’ATENEO CAPOFILA

    Durata del corso di specializzazione: 5 anni

    Direttore: Prof. A. Vetrani (Federico II)

    Sede:

    Borse di studio ministeriali 2008: 2 + Borse regionali: 0
    Borse di studio ministeriali 2009: 3 + Borse regionali: 0
    Borse di studio ministeriali 2010: 3 + Borse regionali: 0

    Risultati concorso 2008
    Risultati concorso 2009
    Risultato concorso 2010 (graduatoria non pubblicata online)

    Esami utili per la valutazione dei titoli per l'ammissione alla Scuola di specializzazione 2009:
    Attenzione: Gli esami utili fanno riferimento all'elenco stilato in merito dalla Federico II. Le materie attinenti per i laureati presso la SUN o altri atenei saranno valutate con tabelle di equipollenza in sede di consiglio pre-concorsuale.

    DISCIPLINE DI BASE
    1) Genetica
    2) Biologia
    3) Biochimica II

    DISCIPLINE CLINICHE
    1) Anatomia patologica I
    2) Anatomia patologica II
    3) Patologia generale
    4) Medicina di Laboratorio


    Scarica qui il pdf che contiene le domande per l'esame di accesso alla scuola di specializzazione in Anatomia Patologica. Tra queste verranno estratte le 20 domande della prova d'esame.
    Elenco 350 domande prima prova scritta

    Il documento con le domande di Medicina Generale è invece riportato di seguito. Tra queste verranno estratte le restanti 40 domande della prova d'esame.
    Medicina Generale
    Si ricorda che la risposta esatta dei quesiti è indicata con * (asterisco) accanto alla lettera corrispondente.

    Edited by Xam3 - 8/6/2010, 16:06
     
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  2. Galador
     
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    ragazzi ma il giorno in cui si terrà la prova per la scuola di specializzazione in anatomia patologica è diversa da quelle delle materie di area chirurgica e clinica?
     
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  3. Xam2
     
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    è area dei servizi quindi suppongo di si!
    In effetti questi nuovi regolamenti sono stati fatti per evitare che i dottori tentino lo stesso test in più facoltà,ma non che tentino test diversi!
     
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  4. Galador
     
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    CITAZIONE (Xam2 @ 19/12/2006, 20:09)
    è area dei servizi quindi suppongo di si!
    In effetti questi nuovi regolamenti sono stati fatti per evitare che i dottori tentino lo stesso test in più facoltà,ma non che tentino test diversi!

    fratellì se è così.. mi hai dato una possibile bella notizia!! hihi.. ghgh
     
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  5. anatomopatologo
     
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    ciao a tutti,
    è la prima volta che scrivo su questo forum,ma lo conosco da tempo.

    come si evince dal mio nick vorrei diventare anatomopatologo ma essendo f.c e con 1 solo esame alla fine della laurea prevista per marzo,solo ora ho deciso definitivamente di imboccare questa strada.
    -a quale prof.mi consigliate di chiedere la tesi?(mi basta compilativa)baldi o rossiello?
    -quale reparto frequentare:quello vecchio di baldi oppure quello nuovo di rossiello che fa parte degli incurabili?
    -io purtroppo nn conosco nessun professore perchè quando feci l'esame al 4 ° anno c'erano i proff.agostini e menditto entrambi andati in pensione.

    io credo che ci siano discrete possibilità di lavoro dal momento che i posti sono pochi e le biopsie con il miglioramento delle metodiche mini-invasive diventano sempre più frequenti.Ulteriori spiragli possono derivare dalla terapia neoplastica con farmaci intelligenti,per la quale l'anatomopatologo è chiamato ad indicare espressione di geni,recettori etc,etc..

    grazie e complimenti per il sito

    P.S.qualsiasi consiglio o informazione su questa professione e sull'anatomia patologica della SUN sono ben accette
     
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  6. Xam2
     
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    se ti può essere utile Rossiello si interessa molto di linfomi e affini ,credo per ricerca,ma non saprei dirti a che livelli.
    Oltre ovviamente a ricevere molto materiale dalle ginecologie.
     
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  7. anatomopatologo
     
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    grazie xam3

    ma agostini nonostante sia in pensione è ancora il direttore di specializzazione?
    ciao
     
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  8. anatomopatologo
     
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    Anatomia patologica tra passato presente e sfide future

    Partiamo da questa domanda: “di cosa si occupa l’anatomia patologica?” “L’anatomia patologica è quella branca specialistica della medicina che studia le malattie umane, mediante esame macroscopico degli organi ed esame microscopico di tessuti e cellule, in sintesi studia la morfologia delle malattie.”
    Questa è la prima definizione che ho trovato, navigando in internet. Tuttavia, penso che questa definizione, ci abbia chiarito di poco le idee sul ruolo dell’anatomia patologica.
    Facciamo allora un esempio: una paziente si accorge di avere un nodulo al seno.
    Si rivolge al medico di famiglia il quale dopo averla visitata, le consiglia di sottoporsi ad accertamenti radiodiagnostici (la mammografia e l’ecografia della mammella).
    Il radiologo definisce il nodulo come sospetto: è necessario definire meglio la lesione.
    Si esegue allora un “agoaspirato” (esame citologico mediante aspirazione con ago sottile), cioè durante la ecografia della mammella vengono prelevate dal nodulo delle cellule mediante una speciale siringa e vengono inviate al laboratorio di anatomia patologica.
    L’anatomo-patologo studiando la morfologia di queste cellule dirà se esse sono riferibili a neoformazione benigna o maligna, e in questo modo fornirà un ausilio diagnostico di grande utilità al collega chirurgo senologo nel caso in cui debba pianificare l’intervento di asportazione del nodulo mammario.
    Ammettiamo che il nodulo sia risultato riferibile a neoplasia maligna (carcinoma), è necessario pianificare un intervento chirurgico abbastanza demolitivo: ampia asportazione della neoplasia ed eventuale asportazione dei linfonodi ascellari. Nel corso dell’intervento chirurgico il chirurgo invierà all’anatomo patologico la lesione asportata, che in estemporanea, cioè nel giro di 10 minuti dal momento del prelievo, valuterà le dimensioni della lesione neoplastica e la sua distanza dai margini di resezione, fornendo al chirurgo indicazioni utili al fine di garantire una asportazione totale della neoplasia.
    Sempre nel corso dell’intervento chirurgico, il chirurgo invierà all’anatomo-patologo, il linfonodo sentinella (primo linfonodo ascellare che riceve linfa direttamente dal tumore), individuato mediate particolare marcatura con tracciante radioattivo. Se l’anatomo-patologo troverà metastasi di carcinoma, l’intervento proseguirà ulteriormente con l’asportazione di tutti i linfonodi ascellari, in caso di negatività per metastasi, l’intervento chirurgico terminerà. Così in pochi minuti, attraverso una diagnosi certa, il patologo “guida” le mani del chirurgo, fornendo notizie spesso indispensabili, nel corso dell’intervento chirurgico.
    Nei giorni seguenti l’intervento l’anatomo-patologo, studierà di questa neoplasia il pTN, e cioè le dimensioni della lesione (quanto è grande il tumore?), i margini di resezione (è stato asportato completamente?), e la presenza di eventuali altre metastasi nei linfonodi ascellari isolati; inoltre studierà se la neoplasia esprime particolari molecole e recettori ormonali (fattori prognostici), notizie fondamentali per l’oncologo o il radioterapista al fine di impostare una successiva chemioterapia o radioterapia adiuvante (qualora queste terapie fossero necessarie).
    Così nel corso del suo iter diagnostico e terapeutico la paziente incontrerà: il medico di base, il radiologo, il chirurgo senologo, l’anestesista nella valutazione preoperatoria e nel periodo perioperatorio, nel periodo postoperatorio l’oncologo e il radioterapista. Nel corso della malattia incontrerà anche il patologo clinico per le analisi di laboratorio prima del ricovero e nei controlli successivi e forse anche il cardiologo per eventuali approfondimenti diagnostici cardiologici prima dell’intervento e il chirurgo plastico per eventuali ricostruzioni a livello della mammella. Di certo incontrerà numerosi altri medici per consulti e consulenze varie.
    Sicuramente il paziente non incontrerà mai l’anatomo-patologo, anzi sicuramente non si porrà il problema che possa esistere uno specialista dedicato alla tipizzazione delle lesioni tumorali e non tumorali, un laboratorio con medici specializzati e tecnici di laboratorio esperti nel trattamento dei tessuti e delle cellule.
    Medico assai diverso anche dagli stereotipi televisivi: l’antomo-patologo è un medico abbastanza statico, seduto al suo microscopio ad analizzare tessuti, a valutare la morfologia di un nucleo cellulare o l’espressione di una qualche molecola da parte di una popolazione neoplastica, a consultare libri, a riflettere su algoritmi diagnostici.
    La medicina moderna si basa su gruppi integrati di medici che con diverse specializzazioni, insieme, confrontandosi ed integrandosi raggiungono la diagnosi più corretta, al fine di fornire la terapia più idonea, di questi gruppi deve necessariamente far parte anche l’anatomo-patologo e questo perché, dobbiamo assolutamente precisare che, non è possibile trattare i pazienti senza analisi istopatologica.
    È importante ricordare lo slogan creato alcuni anni fa dalla SIAPEC (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citodiagnosi) che diceva: “come un albero vive grazie alle sue radici nascoste, così un ospedale non potrebbe esistere senza la figura dell’anatomo-patologo, spesso invisibile ai pazienti”.
    E così nel suo laboratorio l’anatomo-patologo lavora per tipizzare lesioni.
    Il discorso fatto per il nodulo della mammella vale per tutte le lesioni e per quasi tutti i campi della medicina; l’anatomo-patologo lavora a stretto contatto con tutti i chirurghi (toracici, addominali, oncologici, plastici, urologi, ginecologi, neurochirurghi, ecc.) che sono i suoi interlocutori principali; ma lavora anche con molti altri colleghi come i dermatologi (tipizzazione di lesioni cutanee), con gastroenterologi (tipizzazione di biopsie gastriche-coliche-duodenali e/o di lesioni asportate endoscopicamente), gli ematologi (tipizzazione di linfonodi e biopsie osteomidollari), gli oncologi e i radioterapisti.
    Ma quale è il significato della analisi cito/istologica di una lesione, quale la necessità e quale la utilità?
    Il significato è molto semplice: studiare le caratteristiche prognostiche e predittive di un certo tumore;però i tumori esistenti ad oggi riconosciuti e classificati dalla WHO (organizzazione mondiale della sanità- World Health Organization) sono classificati in alcune migliaia di differenti istotipi, alcune neoplasie si rivelano rapidamente fatali, altre presentano un andamento clinico più indolente e a lenta evoluzione, altre ancora sono assolutamente benigne.
    Quindi i tumori sono tanti, il termine cancro è un termine generico che indica un ampio gruppo di neoplasie maligne a diversa velocità di evoluzione nel tempo e a diverso grado di aggressività biologica.
    Innanzitutto definire la benignità o la malignità di una neoplasia è utile per prevedere l’andamento clinico della malattia e prendere di conseguenza delle decisioni per stabilire la terapia più idonea.
    Nella classificazione dei tumori, dando un nome alla neoplasia e descrivendone altre caratteristiche, come il grado di differenziazione (cioè quanto le cellule neoplastiche somigliano alle cellule del tessuto dal quale origina il tumore) e lo stadio (cioè quanto è grande ed esteso il tumore), si cerca di prevedere l’andamento clinico della malattia stessa.
    Cosa si intende per istotipo e quale è il suo significato? L’istotipo indica il tessuto di origine di una neoplasia, infatti i tumori possono insorgere praticamente da tutti i tessuti dell’organismo: quindi i tumori maligni che originano dall’osso si chiameranno osteosarcomi, i tumori che originano dal muscolo rabdomiosarcomi e leiomiosarcomi e così via per ogni tessuto.
    Tuttavia esistono lesioni facili da “catalogare” e lesioni molto difficili, per le quali più anatomo-patologi devono confrontarsi tra loro e discutere per giungere ad una conclusione.
    L’anatomo-patologo deve quindi fornire un esame morfologico che sia prima di tutto corretto e attendibile, cioè riproducibile. Quindi il punto è: come raggiungere il consenso su una data lesione; cioè come verrà chiamata quella lesione a Milano a Roma o a New York? Per capire la complessità dello studio morfologico e per capire come la prudenza e l’onestà, oltre allo studio continuo, siano doti indispensabili per l’anatomo-patologo vi racconto brevemente due aneddoti che mi sono capitati.
    Anno 2007 congresso nazionale degli anatomo-patologi a Milano, il più grande esperto italiano di tumori della mammella descrive dei casi di difficile inquadramento, “qual è la sua diagnosi professore?” chiede qualcuno dalla platea. “la mia diagnosi non conta, la diagnosi sarà quella che raggiungeremo tutti insieme qui presenti per alzata di mano”. Risponde il grande professore.
    Anno 2004 congresso intercontinentale di anatomia patologica a Iguassu, Brasile; gli anatomo patologici europei sfidano gli anatomo patologici americani su lesioni tumorali di difficile inquadramento, due scuole e due modi di ragionare a confronto, una grande bagarre su alcune lesioni che gli europei in blocco volevano chiamare in un modo e gli americani in un altro.
    L’iter diagnostico deve quindi seguire una struttura a piramide, che richiede all’anatomo patologo, con serietà e grande senso di responsabilità, di evitare di sentirsi “prima donna” e con senso di umiltà ammettere i propri limiti e quando necessario rivolgersi a colleghi più esperti ed anziani e se necessario ad esperti di fama nazionale e internazionale presso altri centri.
    Il padre di questa branca specialistica è generalmente considerato Giovan Battista Morgagni (1682-1771) con la sua opera “de sedibus, et causis moborum per anatomen indagatis”.
    L’anatomia patologica nasce quindi nel 1600 in sala settoria, al tavolo settorio durante l’autopsia, grazie alla quale si posero le basi clinico-morfologiche di correlazione tra segni e sintomi che presentava in vita il paziente e aspetto morfologico delle lesioni che lo avevano condotto a morte.
    Alla nella seconda metà del 1800, in Francia prima, in Germania poi, si iniziò a parlare di Surgical pathology, cioè la anatomia patologica iniziò ad abbandonare lentamente la sala settoria, per entrare a pieno titolo nell’iter diagnostico-terapeutico delle malattie, cioè ad esaminare le biopsie ed i campioni risultanti dagli interventi chirurgici. Da disciplina specialistica delle autopsie, diventò disciplina per i vivi e per la terapia.
    Negli anni 70 del secolo scorso c’è stata la vera affermazione della anatomia patologica come Surgical pathology, oggi è infatti impensabile che un qualsiasi frammento di tessuto asportato da un chirurgo anche nella più piccola clinica di provincia, o nel più sperduto ambulatorio, non venga sottoposta poi ad esame cito-istologico.
    Il presente sono l’esame intraoperatorio (o al congelatore) delle lesioni cioè l’esame istologico mentre il chirurgo sta operando per fornirgli utili indicazioni; e la citologia (in particolare la citologia su strato sottile) per caratterizzare nel modo meno invasivo possibile, e nei tempi più rapidi tecnicamente possibili, le lesioni tumorali. Ancora il presente vede patologi ultraspecializzati cioè dedicati solo a delle macroaree diagnostiche ad esempio particolarmente esperti di lesioni cutanee, o di tumori ginecologici e cosi via.
    E il futuro cosa ci riserva? Il futuro è già iniziato è la patologia molecolare e vede e vedrà sempre di più gli anatomo patologici, coinvolti nella caratterizzazione biopatologica delle lesioni tumorali.
    Sono parole difficili per indicare che, una delle strade future per sconfiggere il cancro sarà, non più quella di somministrare farmaci chemioterapici tradizionali, ma quella con chemioterapici specifici per tumori che esprimono una particolare molecola bersaglio (target) di quel farmaco stesso; all’anatomo patologo spetterà il compito di identificare per ciascun tumore, qualora richiesto dagli oncologi, l’espressione dei target.
    Esempi concreti già entrati nella pratica clinica, sono ad esempio, lo studio per la quantificazione dei recettori per Estrogeno e Progesterone, o del C-ERB-B2, nei carcinomi della mammella o dell’EGFR nei carcinomi del colon-retto; negli ultimi mesi si è diffuso lo studio per la determinazione dello stato mutazionale del K-RAS sempre per i carcinomi del colon-retto, ma questo è un argomento assai lungo e complesso che meriterebbe un discorso a parte.

    Massimiliano Guerriero
    Dirigente medico di I livello U.O.C. di Anatomia patologica (direttore: prof A. Carbone)
    e docente a contratto presso Università Cattolica sede di Campobasso
     
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7 replies since 2/8/2006, 17:16   1182 views
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