ARNO SCHMIDT

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    Interessanti pagine web dedicate ad Arno Schmidt:
    http://www.lavieri.it/arno/
    E intanto...

    :) Presentazione: giovedì 20 aprile 2006, ore 18.00,
    Sala conferenze del Goethe-Institut, Napoli!



    Arno Schmidt (1914-1979) è una delle figure più complesse e feconde della letteratura tedesca del XX secolo. Grande risonanza ebbe il memorabile "Zettels Traum" (1970), poderoso volume di 1334 pagine in formato A3.

    Per la prima volta appare in italiano l’opera "Dalla vita di un fauno" (1953) – parte della trilogia "Nobodaddy’s Kinder", grazie all’editore Lavieri. L’edizione italiana, tradotta da Domenico Pinto, ha ottenuto tra l’altro il contributo previsto dal programma di incentivi alle traduzioni di autori tedeschi del Goethe-Institut.

    Marco Palasciano leggerá passi dal libro.

    A presentare la prima parte della trilogia, esemplare parabola di guerra, ritorno e apocalisse atomica, saranno il traduttore Domenico Pinto e i docenti Giancarlo Alfano (Seconda Univerisità degli Studi di Napoli) e Gabriele Frasca (Università per Stranieri di Siena).

    image
    Arno Schmidt


    Edited by Hamlet da Hamelin - 19/4/2006, 20:30
     
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  2. Lohengrin80
     
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    fai attenzione a Stephan....
     
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    CITAZIONE (Lohengrin80 @ 12/4/2006, 18:40)
    fai attenzione a Stephan....

    Chi è Stephan? il bidello ex-marine americano, invecchiato all'estremo, del Goethe? che parla solo inglese e tedesco, tedesco col direttore tedesco (che l'ha assunto per avergli salvato la vita, per amore, durante lo sbarco in Normandia)? che al pomeriggio spazza brontolando, e molesta chiunque abbia allure di poeta o di filosofo? ciò perché ce l'ha a morte con Giordano Bruno, di cui gli empiva le orecchie un compagno di camerata marinara? e non riesce a levarsi dalla testa il sonetto "Amor, per cui tant'alto il ver discerno", recitatissimo da colui, e di cui gli tornano spesso lampi ma non conoscendo l'italiano non sa assolutamente cosa significhino e di ciò si adira? e lo si vede spesso a bere da solo al bar vicino il Goethe, triste perché la sua storia con l'anziano direttore Sussmayer si trascina da 61 anni senza un risvolto, quello aborrendo ogni contatto in pubblico? e quand'è ubriaco, e incontra una coppietta, mette loro le mani addosso per separarli, bestemmiando nel suo foresto idioma? e gli innamoratini lo scostano con compassione della sua decrepitezza, dolci ma fermi, e passano oltre, mentre lui si ferma e continua a urlar loro contro finché non gli si secca la gola e deve tornare al bar per un bicchier d'acqua ma trovandosi si fa dare un altro bicchiere di vino? e quando è marcio d'alcool il barista manda un cameriere col vecchio sulle spalle, tipo Enea con Anchise, a depositarlo sulla soglia del Goethe?... insomma, è questo lo Stephan che intendi, e io devo stare attento in quanto son poeta filosofo?

    Edited by Hamlet da Hamelin - 13/4/2006, 06:11
     
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  4. Lohengrin80
     
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    Stephan è semplicemente un professore di tedesco, capo dei corsi di lingua... anzi se lo vedi, salutamelo da parte mia... un saluto da Alessandro... Frohe Ostern
     
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  5. Lohengrin80
     
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    com'è andata la conferenza al Goethe? i fauni sono saltati dai soffitti di stucco della scalinata (di buona qualità neoclassica)? o dagli amorini (un pò stupidini, sia come fattura artistica, che espressione.... fidati, la mia tesi è un "puttiname")? e Stefan sculetta sempre?
     
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    CITAZIONE (Lohengrin80 @ 22/4/2006, 22:17)
    com'è andata la conferenza al Goethe?

    Per rispondere con un'immagine, è andata così:

    www.lavieri.it/schmidt/novita.htm


    Edited by Hamlet da Hamelin - 30/10/2006, 01:29
     
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    Due commenti di Daniele Ventre su Arno Schmidt, che ho rubati al blog "Nazione indiana":


    Schmidt è un autore che si conosce poco in Italia. Inspiegabilmente, perché è apparso molto per tempo in una vecchia, ormai introvabile, edizione Einaudi. Eppure è uno scrittore fondamentale per la storia della narrativa europea del secondo dopoguerra. La sua esperienza di disgregazione del continuum narrativo sembra essere stata (colpevolmente) rimossa -un po’ come, per altri versi, è stata in parte rimossa e solo tardivamente riscoperta, l’esperienza di uno scrittore italiano per certi versi (anche se non in tutto) simile a quella di Schmidt: la prosa di Antonio Pizzuto (specie dell’ultimo Pizzuto, che alcuni critici, come Luperini, sono giunti addirittura a considerare immetabolizzabile sul piano di quella che potremmo chiamare, in modo abborracciato, la nostra filogenesi letteraria). Curioso frutto di paradossi storici, la circostanza che, nello strano paese della porosità e dell’indebolimento dell’essere e del conoscere, la voce, sia locale sia straniera (di scrittori dal canto loro vicini, sul piano ideale, a correnti di pensiero “fortissimo”), della porosità del cronotopo narrativo non abbia trovato orecchie attente…


    “Tò tes aorasìas àor ikhthyoeidès…”, la daga ittiomorfa del buio che occhio non indaga, a cui allude Emilio Villa nella prima poesia di “Tà Thèbesi tèikhe” (”Le mura di Tebe”), colpisce, in genere, autori che abbiano due connotati assolutamente mortiferi in questa nostra periferia del mondo semi-civile: 1) l’essere impolitici (tutti gli scrittori più o meno considerati o considerabili, anche magari solo per un fatto cronologico, d’avanguardia, che non si siano anche, per un verso o per un altro, immessi a suo tempo nel gran fiume della cultura dei due opposti conformismi, rivoluzionario e conservatore, sono stati di fatto emarginati); 2) più profonda e gravida di implicazioni, la volontà deliberata di forzare all’estremo la doppia articolazione del linguaggio, rompendo l’equilibrio dinamico fra analogia e anomalia a nettissimo favore di quest’ultima… Tanto che la parola di determinati scrittori, sotto il peso delle memorie intersecate che essa può evocare, finisce per andare incontro a una sorta di collasso gravitazionale del significato. Le forme espressive estreme danno luogo così a singolarità linguistiche da cui la luce del senso sembra quasi non potere e non dover sfuggire, tanto lo spazio comunicativo ordinario appare curvo e distorto: l’assoluta singolarità dell’autore come individuo, in un contesto indifferente alla voce del singolo, paga il prezzo del non ascolto nel mondo degli “scienziati normali” della critica letteraria. A meno che un lettore non incontri nel buio, per caso, l’oggetto libro collassato e non vada a impattarvi contro, finendo così, positivamente, dilacerato. Di qui l’ignorare proprio della critica: ignorare che è spesso essere indifferenti ma anche, ahimè, altrettanto spesso, davvero profondamente ignari…

     
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    Uhm, vi è piaciuta la presentazione di Schmidt domenica scorsa? Cosa pensate di questo autore?
     
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    :) Nuovi sviluppi su Schmidt, con tanto di scannato articolone, nel forum dirimpetto. Cliccate qui: image
     
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8 replies since 12/4/2006, 12:09   389 views
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