Risoluzione completa e definitiva del problema dell’approvvigionamento energetico

al vostro giudizio la mia idea

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  1. cirowsky
     
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    È un pezzo che questa idea mi frulla per la testa. Siccome non riesco a trovare da solo argomenti che la invalidino, credo di non doverla rendere pubblica: se qualcuno sarà così gentile da leggermi, potrà concordare (nel qual caso mi aspetto che qualcuno voglia provare a fare qualcosa per metterla in pratica) o confutarmi.
    Ma basta con i preamboli, ecco l’idea:

    Il problema dell’approvvigionamento energetico potrebbe essere risolto, oggi, in maniera completa e definitiva, così:

    1) selezioniamo una o più alghe da acqua salata adatte a produrre, possibilmente senza troppe cure, un certo quantitativo di olio (più ne produce, meglio è)
    2) adibiamo un pezzo d’oceano alla coltivazione delle alghe. Il pezzo di oceano deve essere sufficientemente grande da produrre tutto l’olio che ci serve.
    3) smettiamo di estrarre petrolio, carbone, uranio e simili. Potremmo anche smettere di impiantare pannelli solari, generatori eolici e simili
    4) Produciamo tutto l’olio che si serve per scaldarci, muoverci e produrre energia elettrica – ci facciamo il biodisel, o ci bruciamo direttamente l’olio, oppure si vedrà. *** alghe marine come sola fonte di energia ***
    5) Forse addirittura gli scarti potrebbero essere utilizzati come mangime per animali (oltre che come fertilizzante per le stesse alghe?)

    Trattasi appunto di fonte di energia rinnovabile e, nei limiti delle nostre esigenze attuali, praticamente infinita.
    Legalmente potrebbe essere fatto oggi, dato che l’oceano, oltre una certa distanza dalla costa, non appartiene a nessuno. Certamente nell’oceano c’è tutto lo spazio che ci serve per produrre tutto l’olio che ci serve.
    Invece che sottrarre spazio alle terre coltivabili per produrre combustibile sulla terraferma, si utilizzano vascone nell’oceano.
    Il problema dell’effetto serra da CO2 sarebbe azzerato: è elementare dimostrare che si produrrebbe solo la CO2 che le alghe hanno precedentemente utilizzato per crescere. Anzi: volendo se fosse necessario, si potrebbe produrre anche ‘un poco di’ olio da buttare, senza bruciarlo, nei pozzi petroliferi in modo da togliere dall’atmosfera un po’ di CO2 che vi abbiamo immesso con il petrolio – restituiamo insomma il petrolio preso.
    Per iniziare basterebbe che qualche decina di migliaia di persone cacciassero una certa cifra, non troppo alta, per far partire il tutto (allestire le fattorie off-shore, pagare i primi stipendi a chi cil lavora, comprare qualche petroliera, anzi oliera, per trasportare il tutto).
    Prima ancora, si tratterebbe di mettere insieme un’organizzazione, qualcosa, che promuovesse la cosa a livello culturale.
    Potrebbe anche partire, insieme, un gruppo di lavoro di persone competenti che studia le cose a livello pratico (magari, perché no, anche con qualche università – mica è una legge che le università non debbano studiare cose utili!) - una specie di progetto open source: Che alga si usa? come si fanno le fattorie? Quanto ci costa un barile d’olio? Quanti soldi ci vogliono per iniziare? Quanto si inquina a produrre le alghe? Quanta superficie marina dovrebbe venire impegnata? Come si trasporta l’olio? Come si raffina il combustibile? Problemi legali?...)
    Alla base di tutto però ci deve essere la consapevolezza che la cosa può essere fatta, oggi. E questa è questione culturale.

    Secondo me tecnicamente, organizzativamente e culturalmente si può fare. Secondo voi?
    Un certo numero di persone eventualmente interessate potrebbero da subito creare un’organizzazione: degli iscritti, un sito (multilingua) con materiale tecnico e un forum. Dei gruppi di volenterosi potrebbero impiantare delle vascone marine off-shore per produrre olio/biodisel.
     
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  2. caldodalmais
     
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    Se ne sta parlando anche qui nel forum da tempo, ma evidentemente la tecnologia non e' ancora matura. Certo che il petrolio a 106 $ dovrebbe accelerare anche grossi investimenti in tal senso.
    Guarda anche queste discussioni:
    1
    2
    3

    Inoltre, non e' detto che il combustibile ottenuto possa essere utilizzato per tutti gli scopi: ad es. il biodiesel non puo' essere utilizzato per gli aerei perche' alle basse temperature delle alte quote tende a solidificare (hanno gia' fatto dei voli sperimentali con uno dei motori alimentato a biodiesel e si blocca!). Ovviamente si troveranno delle soluzioni ma la strada e' ancora lunga.
    Bye
     
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  3. cirowsky
     
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    con il principio del "non è stato fatto, quindi (ancora) non si può fare" staremmo ancora a cibarci di semi, piante, radice e insetti dormando sopra gli alberi ;)
     
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  4. blackbombay
     
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    i miei dubbi nascono dal fatto che se un'alga non ha preso il sopravvento in natura su altre è perchè automaticamente i pesci o i molluschi o qualsiasi altro essere vivente che si ciba di quella precisa alga si riproduce in modo abnorme fino a che non si ha di nuovo carestia di cibo.
     
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  5. straniero77
     
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    come hai detto tu servono investimenti anche per le ricerche, gli studi di fattibilita e i businessplan iniziali, anche solo per capire se e conveniente iniziare a discuterne.
    ti posso assicurare che sono costi impegnativi e assolutamente rischianti dal punto di vista economico.
    fare un progetto del genere, solo per capire se potrebbe essere interessante investirci, vuol dire un fondo spese di milioni di euro.
    trovare un fondo d investimento che ci voglia credere non e assolutamente facile, trovare i soldi a sufficenza ancora meno.
    volendo e fattibile, ma ci dovrebbe essere un impulso iniziale di un grosso gruppo ( economico o sociale)
    che ci guadagni qualcosa e che quindi ci investa tempo e denaro.
    la mia non e una critica , ma lavoro in questo ambiente e conosco bene le tematiche
    purtroppo sono i parametri economici che influenzano le scelte sociali
    ciao a tutti

     
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  6. giannic
     
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    piantare alghe nell'oceano? Ma a quale profondita?' e per riportarle in superficie? e se l'alga divenisse predominante rispeto a quell'ambiente marino? costi, costi, danni ambientali, danni ambientali. Bhoo!! non saprei
     
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  7. cirowsky
     
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    CITAZIONE (caldodalmais @ 9/3/2008, 09:33)
    Se ne sta parlando anche qui nel forum da tempo, ma evidentemente la tecnologia non e' ancora matura. Certo che il petrolio a 106 $ dovrebbe accelerare anche grossi investimenti in tal senso.
    Guarda anche queste discussioni:
    1
    2
    3

    Inoltre, non e' detto che il combustibile ottenuto possa essere utilizzato per tutti gli scopi: ad es. il biodiesel non puo' essere utilizzato per gli aerei perche' alle basse temperature delle alte quote tende a solidificare (hanno gia' fatto dei voli sperimentali con uno dei motori alimentato a biodiesel e si blocca!). Ovviamente si troveranno delle soluzioni ma la strada e' ancora lunga.
    Bye

    comunque i link che hai inviato sono molto interessanti, grazie.:)

    CITAZIONE (blackbombay @ 9/3/2008, 10:04)
    i miei dubbi nascono dal fatto che se un'alga non ha preso il sopravvento in natura su altre è perchè automaticamente i pesci o i molluschi o qualsiasi altro essere vivente che si ciba di quella precisa alga si riproduce in modo abnorme fino a che non si ha di nuovo carestia di cibo.

    però già è successo che alcune piante hanno preso il sopravvento su altre per il slo fato che sono utili a noi e le curiamo: il grano, il riso, la soia...


    CITAZIONE (straniero77 @ 9/3/2008, 11:40)
    come hai detto tu servono investimenti anche per le ricerche, gli studi di fattibilita e i businessplan iniziali, anche solo per capire se e conveniente iniziare a discuterne.
    ti posso assicurare che sono costi impegnativi e assolutamente rischianti dal punto di vista economico.
    fare un progetto del genere, solo per capire se potrebbe essere interessante investirci, vuol dire un fondo spese di milioni di euro.
    trovare un fondo d investimento che ci voglia credere non e assolutamente facile, trovare i soldi a sufficenza ancora meno.
    volendo e fattibile, ma ci dovrebbe essere un impulso iniziale di un grosso gruppo ( economico o sociale)
    che ci guadagni qualcosa e che quindi ci investa tempo e denaro.
    la mia non e una critica , ma lavoro in questo ambiente e conosco bene le tematiche
    purtroppo sono i parametri economici che influenzano le scelte sociali
    ciao a tutti

    trovare un fondo d'investimenti sarebbe una starda come un'altra per fare la cosa. secondo me la meno diretta. Prima di iniziare a fare business, bisognerebbe diffondere l'idea culturalmente.

    i più pensano come te che "sono i parametri economici che influenzano le scelte sociali".
    io penso che prima venga la consapevolezza.
    se milioni di persone al mondo lo volessero, sarebbe fatto.



    CITAZIONE (giannic @ 9/3/2008, 18:00)
    piantare alghe nell'oceano? Ma a quale profondita?' e per riportarle in superficie? e se l'alga divenisse predominante rispeto a quell'ambiente marino? costi, costi, danni ambientali, danni ambientali. Bhoo!! non saprei

    in superficie, sennò non prende sole e non cresce.
     
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    L'idea appassiona,ma,dovendo confutare la teoria della produzione mondiale di olio combustibile,inizio con il segnalare che l'alga piu' idonea e redditizia vive soprattutto in ambienti d'acqua dolce,e non negli oceani.
    Forse si potrebbe impiantare nei mari del nord,che sono quasi esclusivamente d'acqua dolce,ma le basse temperature e la scarsità di radiazione solare possono inficiare sulla produzione totale.
    Un po' mi spaventa,immaginare un oceano verdastro pieno di alghe,ma è certamente meglio di un fetido pozzo petrolifero. :rolleyes:
     
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  9. cirowsky
     
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    CITAZIONE (OggettoVolanteIdentificato @ 10/3/2008, 01:46)
    L'idea appassiona,ma,dovendo confutare la teoria della produzione mondiale di olio combustibile,inizio con il segnalare che l'alga piu' idonea e redditizia vive soprattutto in ambienti d'acqua dolce,e non negli oceani.
    Forse si potrebbe impiantare nei mari del nord,che sono quasi esclusivamente d'acqua dolce,ma le basse temperature e la scarsità di radiazione solare possono inficiare sulla produzione totale.
    Un po' mi spaventa,immaginare un oceano verdastro pieno di alghe,ma è certamente meglio di un fetido pozzo petrolifero. :rolleyes:

    esisterà un'alga abbastanza redditizia da acqua salata?
    l'acqua dolce è troppo preziosa, di acqua salata ce n'è in abbondanza: anche se si trovasse un'alga meno redditizia, che problema c'è? si utilizziamo un po' più oceano...giusto?


    ----

    questa discussione è stata spostata dentro "Al CONFINE: MISCELLANEA" (senza neanche una riga di commento :(), originariamente l'avevo messa in "biomasse". per favore, moderatotri...riportatela in "biomasse" o alternativamente in "Discussioni sui MASSIMI SISTEMI del mondo ENERGETICO"

     
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  10. valmaximus
     
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    La coltivazione di una simile quantità di biomassa per gli scopi che ti prefiggi presenta svariati inconvenienti che la rendono una pessima idea:

    1) Data la fame di energia di una porzione del mondo, quello industrializzato, la quantità di terreno marino coltivabile necessaria sarebbe tale da fare a pezzi l'ecosistema acqueo mondiale, e non scherzo! Pensa solo che già adesso siamo sulla buona strada per esaurire le fonti petrolifere. Se pensi che solo una frazione della massa dell'alga potrebbe essere utilizzata per ottenere olio, riesci vagamente ad immaginare quanta biomassa andrebbe sprecata? Anche perché, esattamente come per i semi di mais, quanto rimane dopo la 'spremitura' dell'alga di sicuro non sarà utilizzabile per concimare il suolo marino o per nutrire alcun animale. Con un po' di fortuna potremmo ottenerne delle fibre per fabbricarci del mobilio, un po' come si usano gli scarti della lavorazione del legname, ma fine lì. Quasi sicuramente ci rtiroveremmo con ENORMI quantità di rifiuti dal processo di lavorazione. Inoltre, come ho detto, l'impatto sull'ecosistema marino sarebbe allucinante: tanto varrebbe trasformare l'intera foresta amazzonica in un campo di mais per biodiesel.

    2) Non si può pensare di usare tanti e tanti campi sparsi per l'oceano, altrimenti i potenziali benefici verrebbero compensati dai costi di raccolta e trasporto. E' inevitabile creare grandi campi in punti precisi del mare il meno soggetti possibile ai capricci meteorologici e delle correnti, ma bisogna anche ricordarsi che per non avere un impatto sulla fauna marina e migratoria bisogna limitare drasticamente le zone di coltivazione.

    3) Di SICURO le zone di coltivazione non devono trovarsi in prossimità delle aree abitate. Le alghe sono organismi viventi, soggetti alle loro patologie. L'inquinamento proveniente dagli scarichi metropolitani danneggerebbe le piante.

    E tutto questo nella felice ipotesi che i governi abbiano voglia di sprecare svariati milioni solo per uno studio completo di fattibilità. Ricorda una cosa, Cirowsky: il mercato NON si sposa con l'ideologia, fino a che questa non diventa abbastanza conveniente da essere messa in atto, altrimenti saremmo già prossimi all'utopia energetica. E' facile dire 'basta la volontà', ma quando si tratta di fare grandi spese queste DEVONO avere una ricaduta positiva sugli utenti, o i governi cadono insieme alle loro belle intenzioni...ma meglio evitare l'OT...
     
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  11. barbetta
     
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    CITAZIONE (OggettoVolanteIdentificato @ 10/3/2008, 01:46)
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    Un po' mi spaventa,immaginare un oceano verdastro pieno di alghe,ma è certamente meglio di un fetido pozzo petrolifero. :rolleyes:

    Purtroppo ho presente quello che succede spesso (mediamente almeno una volta all'anno) nell'Adriatico settentrionale quando si verificano i fenomeni di "fioritura algale" ed il mare sembra diventato una enorme palude prima verdastra, e poi, causa la calura estiva, di colore vagamente marrone scuro che ricorda tanto qualcos'altro. In quanto a fetore certamente non scherza. Ricordo, circa un 20 anni fa, in un momento in cui le alghe avevano rovinato mezza stagione turistica, una scritta apparsa sui muri del portocanale di Cervia "piu' delfini meno suini" che chiaramente attribuiva all'inquinamento di origine zootecnica la causa dell'eutrofizzazione. In quei giorni tutte le mattine venivano raccolte a riva decine di "camionate" di alghe putrefatte, ricettacolo di mosche e insetti vari, assieme a pesci e granchi morti per mancanza di ossigeno nell'acqua. Lo strano e' che magari, ad una distanza di solo un mese, con temperature piu' basse e dopo diverse mareggiate e ondate di maltempo, il mare sembrava tutta un'altra cosa, e non era raro vedere a fine settembre un'acqua eccezionalmente pulita e trasparente, come se si fosse in presenza di un organismo che si e' autopurificato.
    Tutto questo per dire che mi sembra "pericoloso" innestare di proposito meccanismi simili, anche se il mare dispone certamente di capacita' "autorigeneranti". Sarebbe invece molto utile trovare la maniera di utilizzare le alghe che purtroppo, periodicamente, crescono "in maniera spontanea"
     
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  12. cirowsky
     
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    CITAZIONE (valmaximus @ 10/3/2008, 08:54)
    La coltivazione di una simile quantità di biomassa per gli scopi che ti prefiggi presenta svariati inconvenienti che la rendono una pessima idea:

    Rispondo punto per punto...



    CITAZIONE (valmaximus @ 10/3/2008, 08:54)
    1) Data la fame di energia di una porzione del mondo, quello industrializzato, la quantità di terreno marino coltivabile necessaria sarebbe tale da fare a pezzi l'ecosistema acqueo mondiale, e non scherzo! Pensa solo che già adesso siamo sulla buona strada per esaurire le fonti petrolifere. Se pensi che solo una frazione della massa dell'alga potrebbe essere utilizzata per ottenere olio, riesci vagamente ad immaginare quanta biomassa andrebbe sprecata? Anche perché, esattamente come per i semi di mais, quanto rimane dopo la 'spremitura' dell'alga di sicuro non sarà utilizzabile per concimare il suolo marino o per nutrire alcun animale. Con un po' di fortuna potremmo ottenerne delle fibre per fabbricarci del mobilio, un po' come si usano gli scarti della lavorazione del legname, ma fine lì. Quasi sicuramente ci rtiroveremmo con ENORMI quantità di rifiuti dal processo di lavorazione. Inoltre, come ho detto, l'impatto sull'ecosistema marino sarebbe allucinante: tanto varrebbe trasformare l'intera foresta amazzonica in un campo di mais per biodiesel.

    Tu dici “quanto rimane dopo la 'spremitura' dell'alga di sicuro non sarà utilizzabile per concimare il suolo marino o per nutrire alcun animale”.
    Io, non te ne prendere a male, vorrei verificare un po’ meglio questo punto. La logica mi dice come fertilizzante per le alghe, il residuo potrebbe funzionare: restituiamo un po’ di quello che prendiamo.
    Non dico che tu qui hai sicuramente torto, non ne avrei le conoscenze e le competenze. Dico: verificare.



    CITAZIONE (valmaximus @ 10/3/2008, 08:54)
    2) Non si può pensare di usare tanti e tanti campi sparsi per l'oceano, altrimenti i potenziali benefici verrebbero compensati dai costi di raccolta e trasporto. E' inevitabile creare grandi campi in punti precisi del mare il meno soggetti possibile ai capricci meteorologici e delle correnti, ma bisogna
    anche ricordarsi che per non avere un impatto sulla fauna marina e migratoria bisogna limitare drasticamente le zone di coltivazione.ì

    Secondo me si dovrà andare, come clima, verso l’equatore.
    Tu prova a pensare quanto oceano libero c’è all’equatore.
    Sarebbe utile a questo punto fare un calcolo di quanta superficie si avrebbe bisogno.
    Ad occhio e croce, una superficie equivalente all’italia basterebbe e abbondantemente avanzerebbe.
    Se così fosse, una superficie come l’italia sparsa fra oceno idiano ed atlantico sarebbe una cosina insignificante..



    CITAZIONE (valmaximus @ 10/3/2008, 08:54)
    3) Di SICURO le zone di coltivazione non devono trovarsi in prossimità delle aree abitate. Le alghe sono organismi viventi, soggetti alle loro patologie. L'inquinamento proveniente dagli scarichi metropolitani danneggerebbe le piante.

    Concordo 100%.



    CITAZIONE (valmaximus @ 10/3/2008, 08:54)
    E tutto questo nella felice ipotesi che i governi abbiano voglia di sprecare svariati milioni solo per uno studio completo di fattibilità. Ricorda una cosa, Cirowsky: il mercato NON si sposa con l'ideologia, fino a che questa non diventa abbastanza conveniente da essere messa in atto, altrimenti saremmo già prossimi all'utopia energetica. E' facile dire 'basta la volontà', ma quando si tratta di fare grandi spese queste DEVONO avere una ricaduta positiva sugli utenti, o i governi cadono insieme alle loro belle intenzioni...ma meglio evitare l'OT...

    La mia tesi è appunto questa: tecnicamente si può fare. O almeno: ci sono ottime probabilità che si possa fare. Per adesso secondo me non sono emersi elementi tali da inficiare la tesi.
    L’argomento che
    i governi/ il business non lo fanno/non l’hanno fatto quindi nonn si può fare ecc ecc......................sono varianti dell’argomento: non è stato fatto, quindi non si può fare.
    Ques’argomento è vero e resta vero finchè non viene confutato (ma qui sto parlando di logica ;))



    CITAZIONE (barbetta @ 10/3/2008, 20:12)
    CITAZIONE (OggettoVolanteIdentificato @ 10/3/2008, 01:46)
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    Un po' mi spaventa,immaginare un oceano verdastro pieno di alghe,ma è certamente meglio di un fetido pozzo petrolifero. :rolleyes:

    Purtroppo ho presente quello che succede spesso (mediamente almeno una volta all'anno) nell'Adriatico settentrionale quando si verificano i fenomeni di "fioritura algale" ed il mare sembra diventato una enorme palude prima verdastra, e poi, causa la calura estiva, di colore vagamente marrone scuro che ricorda tanto qualcos'altro. In quanto a fetore certamente non scherza. Ricordo, circa un 20 anni fa, in un momento in cui le alghe avevano rovinato mezza stagione turistica, una scritta apparsa sui muri del portocanale di Cervia "piu' delfini meno suini" che chiaramente attribuiva all'inquinamento di origine zootecnica la causa dell'eutrofizzazione. In quei giorni tutte le mattine venivano raccolte a riva decine di "camionate" di alghe putrefatte, ricettacolo di mosche e insetti vari, assieme a pesci e granchi morti per mancanza di ossigeno nell'acqua. Lo strano e' che magari, ad una distanza di solo un mese, con temperature piu' basse e dopo diverse mareggiate e ondate di maltempo, il mare sembrava tutta un'altra cosa, e non era raro vedere a fine settembre un'acqua eccezionalmente pulita e trasparente, come se si fosse in presenza di un organismo che si e' autopurificato.
    Tutto questo per dire che mi sembra "pericoloso" innestare di proposito meccanismi simili, anche se il mare dispone certamente di capacita' "autorigeneranti". Sarebbe invece molto utile trovare la maniera di utilizzare le alghe che purtroppo, periodicamente, crescono "in maniera spontanea"

    Usare la biomassa che c'è per fare energia oggi sarebbe cosa saggia. La domanda è: questo, unito alle fonti di energia rinnovabili, può bastare per soddisfare il nostro bisogno di energia? oppure bisogna continare ad usare conbustibili fossili, finchè ce ne sono e/o (finchè il clima non cambia troppo) e uranio?
     
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  13. valmaximus
     
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    QUOTE
    Secondo me si dovrà andare, come clima, verso l’equatore.
    Tu prova a pensare quanto oceano libero c’è all’equatore.
    Sarebbe utile a questo punto fare un calcolo di quanta superficie si avrebbe bisogno.
    Ad occhio e croce, una superficie equivalente all’italia basterebbe e abbondantemente avanzerebbe.
    Se così fosse, una superficie come l’italia sparsa fra oceno idiano ed atlantico sarebbe una cosina insignificante..

    Temo che tu tenda ad essere fin troppo ottimista.
    1) Una superficie grande quanto l'italia non basterebbe neppure per una FRAZIONE del fabbisogno energetico mondiale attuale. Cominciamo dal fatto che delle alghe stesse non potremmo utilizzare il 100% della massa, col risultato che devi mettere in conto una superficie PIU' AMPIA.
    2) Non ho citato a caso la vicinanza alle coste. Infatti i casi sono due:
    a) piantiamo le alghe nel fondale oceanico, e a questo punto coltivare una simile biomassa (includendo i controlli, la messa in posa del campo, gli strumenti per la raccolta e relativa manutenzione) a quelle profondità fa lievitare i costi ad un tale livello da rendere la soluzione inapplicabile
    b) creiamo delle gigantesche 'piattaforme', vere super-isole artificiali, atte fungere da zone di coltivazione, ma anche qui le incognite tecniche e i costi diventano proibitivi. Costerebbe veramente di meno quella famosa 'isola energetica' di cui si parla ogni tanto.
    3) equatore, dici? Modo interessante di suicidarsi economicamente, tenendo infatti conto che in quelle zone si scatenano regolarmente le maggiori tempeste. Inoltre, l'attività industriale legata alle piantagioni alghifere potrebbe anche influenzare negativamente il gioco di correnti cruciale che passa per quelle acque.

    Dammi retta, i sogni son belli, ma il nostro futuro è fatto di fonti rinnovabili per le abitazioni civili, e la fusione nucleare (preceduta dalla fissione) per la produzione industriale. Non si scappa.
     
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  14. cirowsky
     
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    Importante…sto parlando di alghe che andrebbero coltivate sulla superficie marina: per crescere ci vuole la luce (e infatti si può considerare come un caso di energia solare) –niente luce, niente alghe.

    Per avere un’idea di quanta supeficie marina andrebbe coltivata (e quindi per farsi un’idea dell’impatto ambientale), bisognerebbe avere tutte queste informazioni:
    - attuale consumo di petrolio in barili/anno
    - barili di olio prodotti per ettaro all’anno con le alghe (ho paura che questo dato non esista…qualcuno ferrato in biologia potrebbe fare una stima)
    Per fare una previsione seria sulla fattibilità della cosa, bisognerebbe avere questi dati, o almeno un’idea di questi dati.
    Io questi dati, francamente, non li ho.
     
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  15. cirowsky
     
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    http://mediterraneodiving.wordpress.com/20...iesel-da-alghe/
     
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91 replies since 9/3/2008, 08:50   10017 views
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