| Io ritengo che l'unica soluzione a questi problemi andrebbe ricercata in un nuovo modo di concepire la politica sociale, legandola quindi al concetto di crescita del paese oggi indirizzata a tutto fuorchè al sociale.
Se guardiamo il bilancio dello stato possiamo vedere quanto si investa ad es. in infratrutture e quanto si investa invece in aree che consentirebbero maggior accesso al lavoro. A me pare si dia preminenza a tutto cio' che vive e si nutre di capitalimo e consumismo. La parte sociale di limita a sopperire (malamente) all'emergenza con istituzioni di capitoli che garantiscano un minino di assistenza: tradotto in parole povere: elemosina. Niente progettualità.
Partendo dal concetto di consumismo intanto vorrei dire che, a mio vedere, lo standard di vita cui siamo abituati, a partire dai GIOVANI, è molto elevato. C'è senz'altro una fetta di popolazione costretta a vivere col minimo indispensabile, ma non sicuramente il ragazzo che scrive ad Arianna. Cado in un discorso banale ma la sopravvivenza è cosa diversa dall'avere il pc, la linea adsl, le scarpe firmate, la macchina e la moto e potrei andare avanti. Ed è in tutto questo che la macchina del paese italia si muove.
Penso invece ad esempio all'agricoltura, l'allevamento. alla natura, i beni culturali, il turismo di piccola portata. Sono temi che potrebbero, se solo lo si volesse, fornire migliaia (non voglio essere berlusocniana e parlare di milioni...) di posti di lavoro. L'agricoltura è abbandonata a sè stessa, chi fruisce di sovvenzioni sono grandi imprenditori, spesso con manovre truffaldine ch eportano alla distruzione dei prodotti locali in eccesso e conseguente importazione degli stessi da paesi anche lontanissimi. L'allevamento è concepito anch'esso solo in scala industriale e sarei curiosa di sapere quanta quota del fabbisogno nazionale ricopra. Quotidianamente si sente parlare di opere d'arte lasciate allo sbando, quando in paesi anche vicini come ad es. la Francia, vengono valorizzate anche quattro pietre in croce e adibiti alla valorizzazione sono per lo piu' i giovani. Stessa cosa per il patrimonio naturalistico, devastato dall'incuria e dagli incendi (e qui, nota dolente, sappiamo come funzionano ad es. gli interventi di prevenzione soprattutto nel sud). E per il turismo, anzichè occuparsi di "pedaggi" per le barche di alto cabotaggio si potrebbe, credo, interessarsi di piccole strutture supportando i giovani in piccoli investimenti anzichè piangersi addosso se poi sorgono gli ecomostri, in genere ampiamente autorizzati, sulle nostre coste...
Potrei anche qui andare avanti ancora a lungo ma, nello stesso tempo mi chiedo: questi giovani, se anche ci fossero opportunità lavorative in questi settori, sarebbero disposti ad accettarle o invece li snobberebbero lasciando il campo a quella forza lavorativa estracomunitaria da tanti aborrita, preferendo il lavoro "a tavolino" che ormai è stato superato, e sempre piu' lo sarà, dall'avvento dell'informatica?
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