Italia, "Infortuni sul lavoro: peggio della guerra"

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odalisca
view post Posted on 22/5/2007, 19:22




Più morti bianche in Italia che vittime della coalizione in Iraq



Roma, 22 mag . (Adnkronos/Adnkronos Salute/Ign) - Una carneficina che conta ben 1.376 morti all'anno.
Sono i 'caduti' sul lavoro in Italia, persone che perdono la vita in cantieri, fabbriche, campi agricoli e strade della Penisola a un'età media di 37 anni.

A scattare la drammatica fotografia è un'indagine dell'Eurispes presentata questa mattina in una conferenza stampa alla Camera dei deputati. E il titolo dell'incontro, promosso dal presidente della commissione Attività Produttive Daniele Capezzone, la dice lunga sul tema: 'Infortuni sul lavoro: peggio della guerra'. Perché l'Eurispes, numeri alla mano, ha fatto il confronto tra i caduti della coalizione in Iraq negli ultimi quattro anni e i morti in Italia dal 2003 all'ottobre 2006.

Ebbene, il raffronto mette i brividi:
- 3.520 militari morti sul fronte dall'aprile del 2003 (anno di inizio della seconda Guerra del Golfo) all'aprile 2007, contro
- 5.252 'morti bianche' in appena tre anni da un estremo all'altro dello Stivale.

Anche se, a guardare bene il territorio, al Mezzogiorno spetta senz'altro la 'maglia nera'.
Benché il più alto numero di perdite si registri in Lombardia ed Emilia Romagna, infatti, l'incidenza dei morti sul lavoro - calcolata sul numero di addetti - vede in cima alla lista Molise, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Campania. "Regioni dove, non a caso - commenta Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes - è più alto l'indice di disoccupazione, perché il fenomeno delle morti banche è legato a doppio nodo con la piaga del precariato".

Poco meno del 70% dei lavoratori perde la vita per cadute da impalcature in cantieri edilizi, ribaltamenti di trattori sui campi e incidenti stradali nel trasporto merci dopo ore e ore trascorse alla guida. Ed è proprio nel comparto dei trasporti che si registra il più alto numero di morti bianche. Seguono costruzioni, agricoltura e industria.

Non solo morti e incidenti ma, naturalmente, ripercussioni anche sul fronte economico. "Il costo per l'Italia - spiega infatti Fara - è di ben 50 miliardi di euro all'anno, ovvero una consistente fetta del Pil".
I dati sulle morti bianche arrivano nel giorno in cui si registrano altre vittime. Un operaio è morto e un altro è rimasto ferito nel crollo di un cantiere edile avvenuto a Lido di Camaiore (Lucca), un altro, rimasto schiacciato sotto un escavatore, è ricoverato in prognosi riservata a Trento e un terzo è in gravi condizioni dopo essere caduto da un tetto a Figline Valdarno (Firenze).

(Adnkronos)
 
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odalisca
view post Posted on 29/5/2007, 19:30




L'altro giorno ho sentito "parlare" (che di chiacchiere ne fanno molte), oltre a Napolitano, mi pare pure Prodi dell'impegno che DEVE essere assunto in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro e mi è tornata alla memoria questa "nota" dei sindacati all'epoca dell'adozione della legge per l'indulto:

Indulto: grave la non esclusione dal provvedimento dei reati contro i lavoratori

In una nota congiunta i segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil, Paola Agnello Modica, Renzo Bellini, Paolo Carcassi sottolineano che "Il sindacato valuta particolarmente grave la non esclusione dal provvedimento di indulto dei reati contro i lavoratori”.
“Il provvedimento sull’indulto – spiegano i tre dirigenti sindacali - che riduce di tre anni le pene previste per tutti i reati commessi entro il 2 maggio 2006, comporta un rilevante sconto di pena anche per le violazioni delle norme in materia di salute e sicurezza del lavoro (oltre quelli già previsti per motivi sostanziali e di rito quali il patteggiamento e il rito abbreviato). Considerando – aggiungono - che gli omicidi colposi da infortunio sul lavoro e da malattie di origine professionale non vengono per lo più sanzionati con pene superiori a quelle previste dall’indulto, ciò implica di fatto che questa tipologia di reati risulterà nella stragrande maggioranza impunita. Analogamente per quanto riguarda le pene pecuniarie, escludendo quelle superiori ai 10.000 euro, il provvedimento sembra interessare in maniera particolare proprio i reati commessi a violazione delle norme di tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Per non parlare poi dei lavoratori colpiti dalle patologie dell’amianto, ad esempio, che vedono pregiudicate, con la cancellazione della pena, anche le concrete possibilità di risarcimento”.
“L’ostinato ripetersi in questi giorni di infortuni sul lavoro - rilevano - con una frequenza e una gravità che attualmente caratterizzano l’anno in corso con un trend particolarmente negativo, evidenzia la stridente contraddizione tra i provvedimenti appena assunti dal governo e la necessità per il paese di adottare un quadro di misure ben maturate, in grado di eliminare le carenze e le incoerenze del quadro legislativo e dell’assetto istituzionale che impediscono di contrastare il fenomeno”.
E’ su questo terreno che Cgil Cisl Uil - ribadendo che “sanzioni e vigilanza garantiscono la esigibilità delle norme, ma consapevoli altrettanto che la prevenzione è molto più efficace della repressione, intendono continuare ad impegnarsi nei prossimi mesi con proposte articolate e costruite il più possibile nel dialogo con le associazioni datoriali, in un serrato confronto con il Governo e con le istituzioni competenti, a cui chiediamo una inequivoca espressione di volontà politica ed un impegno concreto, in un’ottica unitaria che superi l’attuale divisione di competenze e responsabilità”. “Contemporaneamente Cgil Cisl Uil – concludono Agnello Modica, Bellini, Carcassi - chiedono un altrettanto inequivoco impegno del Governo e del mondo datoriale a far sì che in tutti i posti di lavoro siano applicate le norme legislative e contrattuali in materia. Già questo ridurrebbe in modo molto consistente infortuni e malattie professionali”.

04/08/2006
 
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