Anatra alla pechinese , privata

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Draven.
view post Posted on 22/3/2024, 09:53 by: Draven.
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Ho letto da qualche parte che le persone passano all'incirca quattrocento ore l'anno a fare file, ad aspettare più o meno pazientemente, arrivando in un arco di ottant'anni a sprecare una stima di quattro anni della vita così. Me ne ricordo che sono in fila, ovviamente. Mentre conto i minuti che passano con la sola speranza di arrivare alla vecchiaia e lamentarmi stimando il tempo perso da giovane. Quante altre cose avrei potuto fare in questo lasso di tempo? Boh... Mangiare, per esempio, anche se sono in attesa proprio per questo. Dormire? Forse no, considerando il turno da Sinister. Scopare? Nemmeno, visto che anche Megan è a lavoro. Leggere? Che alla fine è quello che ho fatto fino a pochi minuti fa. Non gira un'anima per Nocturn Alley nelle ultime settimane; perdere tempo in negozio a fare nulla o qui è uguale. Dovrei aggiungere le ore passate da Sinister nell'attesa di clienti che non arrivano mai. O forse, dovrei calcolare due diverse stime, una per le file e una per le attese casuali, per poi unirle in una mega stima generale di quanto tempo ho perso nell'arco della mia vita. Ma, per prima cosa, dovrei provare a ipotizzare un calcolo fittizio delle ore spese in attesa di questi primi diciassette anni che non ho tenuto in considerazione.
Avanzo di un passo. Le mani apiccicate nelle tasche dei jeans scuri. Sono trascorsi trecentosessantaquatro secondi da quando sono arrivato da Himiko e ho decretato che l'attesa non sarebbe stata eccessiva.
Mi sbagliavo. Ho ancora altre quattro persone prima di me e la coscienza, con questa realizzazione, mi ricorda quanto faccia schifo in matematica. Non ho una mente scientifica ed è una fortuna che Aritmanzia non sia più una materia curriculare a Hogwarts. Già così fatico a tenere il passo con le materie più elaborate, come Trasfigurazione e Pozioni che richiedono calcoli basici e "solo" una precisa cura per movimenti, sequenze e misure/pesi degli oggetti coinvolti.
Questo flusso di pensieri sta prendendo una piega un po’ troppo impegnativa.
Sospiro e avanzo di un altro passo. Perlomeno stiamo iniziando a muoverci e non rischio di mettere radici sul ciglio della porta.
Sono trascorsi altri ottantotto secondi. Sbuffo, con la testa china incassata tra le spalle, e il lieve getto d'aria che fluisce dalle labbra scuote le piume di gallo nero sul cappello della signora davanti a me.
Sogghigno. Per motivi a me oscuri, forse legati a un attacco isterico derivante dalla perdita di pazienza, la scena mi fa ridere. Ma è questione di un attimo: l’espressione viene immediatamente rimpiazzata da una confusa e irritata quando sento una voce, un po’ troppo irrispettosa del mio spazio vitale, chiedere se “sei tu” vaiolo di drago qualcosa. Incontro gli occhi del ragazzo che ha parlato; mi guardo a destra e a sinistra per essere certo che ce l’avesse con me.

Eh?! - rispondo, con il naso arricciato in una smorfia indispettita e lo sguardo accigliato che punta di nuovo sul suo viso.
Mi saluta, con un tono un po’ troppo amichevole che fa dubitare se non mi abbia scambiato per qualcun altro. Non ribatto per diversi secondi, perché sto attivando le sinapsi del cervello per elaborare lo scambio e capire per quale motivo mi stia rivolgendo parola. Mi guardo di nuovo intorno, palesemente confuso, ma quando ancora una volta riporto l’attenzione su di lui, ecco che la mia memoria decide di venirmi incontro.
Sgrano gli occhi di sorpresa… È il cornuto alto che ha cercato di aiutarmi al ballo.
Per via dell’incontro/scontro con Confa avevo più o meno rimosso quella serata, serbando nei miei ricordi solo il post-ballo insieme a Megan e l’intensa sessione di sesso avuta prima di tornarcene ognuno nei rispettivi dormitori. Ma non è questo né il luogo, né il momento per ripensare a quello.

Oh. - esordisco dopo un imprecisato tempo passato a fissarlo e a rimuginare.
Con la coda degli occhi, noto che la fila è avanzata e mi concede addirittura ben due passi in avanti. Non distolgo, comunque, lo sguardo dal biondino.

Sei quello del ballo. Non ho avuto modo di ringraziarti. - aggiungo subito dopo, porgendogli la mano destra per presentarmi. Insomma, mi sembra il minimo, anche se questo avvicinamento mi sa di agguato.

Mi chiamo Draven. - pronuncio, infine, scandendo bene la “a” aperta e le “r” e “v” dure alla tedesca, di cui nessuno si premura mai.
Strana coincidenza incontrarlo di nuovo, ma non la percepisco del tutto spiacevole; il che mi sembra già positivo di per sé.
 
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6 replies since 14/3/2024, 15:13   307 views
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