Anatra alla pechinese , privata

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view post Posted on 14/3/2024, 15:13
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alexander "lexy" hydra

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Il tuo approccio a Grindr è, in parte, disastroso, Lexy. Un po’ perché non hai mai sentito il bisogno di iscriverti ad app di incontri in passato - oh ma ti rendi conto di come alcuni luoghi d’Europa siano un po’ medievaleggianti - ed un po’ perché è difficile trovarci dentro dei maghi.
Ok, andiamoci per gradi: perché mai dovresti volere un mago? In fondo i babbani sono il tuo pane, hai vissuto quasi come uno di loro per anni, cosa è cambiato?
"Beh, io-" No, lascia stare, forse lo so già. E’ cambiata la magia stessa, in questi mesi. E’ cambiato il tuo approccio ora che è quasi un anno che sei qui a Londra, che ti barcameni tra il negozio di Camillo, Camillo stesso, la casa in cui vivete a volte in due ed a volte in ventisette, Niah e la splendida pelliccia da gatto nero che si porta addosso, ed un po’ tutte quelle pietruzze preziose che hai incontrato da quando la tua vita ha preso questa svolta.
La stessa svolta che ti porta a muovere le gambe lunghe fuori da 'sto posto bellissimo. Ricontrolli il telefono, ma del tuo date neanche l'ombra. Non si fa vivo da un'oretta, inizia a non essere un buonissimo segno. Per questo alzi il muso, annusi l'aria come un piccolo segugio. Insomma, ti guardi intorno e "... aspetta! Io quello lo conosco"
E non sbagli Lex, quel tipetto lì in coda lo conosci bene, di vista più che altro, anche se in piedi ha tutto un altro aspetto. E' il ragazzo di Stella.

Ridacchi avvicinandoti senza alcun permesso, gironzoli come hai sempre fatto. "Innocente fino a prova contraria, vostro onore!"
— Oh, cazzo... dimmi che non sei tu "VaioloDiDrago01" Che certo è stato il nome che ti ha convinto ad uscire di casa, in fondo lo sai che è una malattia - devastante per altro, su cui ci ha lasciato le penne qualche tuo avo - prettamente del mondo magico. Per questo poi si è osato concordare da Himiko.
Ancora non capisci perché tu stesso non abbia mai mosso un piede fin qui in questo periodo londinese della tua vita, perché già dall'esterno percepisci le farfalle dell'amore.
E dio, Lexy, se ti sei preparato per bene a tutto questo. Perfino la camicia, seppur morbida, l'hai fatta stirare da Rocky. Oddio... diciamo più che altro che dall'occhiataccia che ti ha scoccato prima che tu uscissi di casa hai capito che era il caso di spogliarsi un attimo e rivedere il tuo abbigliamento, almeno nel non sembrare sempre il solito meraviglioso sciattone. I pantaloni morbidi stringono a dovere nei tuoi punti di forza, senza risultare minimamente volgari.
Che poi, il rischio del catfish è dietro l'angolo e sai benissimo che incontrarsi con uno che non ha mai messo una foto del suo viso è rischioso. Ma mica parti prevenuto, ci mancherebbe, saresti curioso chiunque fosse.
— Ciao. Sorridi, poi, di nuovo. "Ti mancavo"? chiedi solo a te stesso.

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view post Posted on 22/3/2024, 09:53
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Ho letto da qualche parte che le persone passano all'incirca quattrocento ore l'anno a fare file, ad aspettare più o meno pazientemente, arrivando in un arco di ottant'anni a sprecare una stima di quattro anni della vita così. Me ne ricordo che sono in fila, ovviamente. Mentre conto i minuti che passano con la sola speranza di arrivare alla vecchiaia e lamentarmi stimando il tempo perso da giovane. Quante altre cose avrei potuto fare in questo lasso di tempo? Boh... Mangiare, per esempio, anche se sono in attesa proprio per questo. Dormire? Forse no, considerando il turno da Sinister. Scopare? Nemmeno, visto che anche Megan è a lavoro. Leggere? Che alla fine è quello che ho fatto fino a pochi minuti fa. Non gira un'anima per Nocturn Alley nelle ultime settimane; perdere tempo in negozio a fare nulla o qui è uguale. Dovrei aggiungere le ore passate da Sinister nell'attesa di clienti che non arrivano mai. O forse, dovrei calcolare due diverse stime, una per le file e una per le attese casuali, per poi unirle in una mega stima generale di quanto tempo ho perso nell'arco della mia vita. Ma, per prima cosa, dovrei provare a ipotizzare un calcolo fittizio delle ore spese in attesa di questi primi diciassette anni che non ho tenuto in considerazione.
Avanzo di un passo. Le mani apiccicate nelle tasche dei jeans scuri. Sono trascorsi trecentosessantaquatro secondi da quando sono arrivato da Himiko e ho decretato che l'attesa non sarebbe stata eccessiva.
Mi sbagliavo. Ho ancora altre quattro persone prima di me e la coscienza, con questa realizzazione, mi ricorda quanto faccia schifo in matematica. Non ho una mente scientifica ed è una fortuna che Aritmanzia non sia più una materia curriculare a Hogwarts. Già così fatico a tenere il passo con le materie più elaborate, come Trasfigurazione e Pozioni che richiedono calcoli basici e "solo" una precisa cura per movimenti, sequenze e misure/pesi degli oggetti coinvolti.
Questo flusso di pensieri sta prendendo una piega un po’ troppo impegnativa.
Sospiro e avanzo di un altro passo. Perlomeno stiamo iniziando a muoverci e non rischio di mettere radici sul ciglio della porta.
Sono trascorsi altri ottantotto secondi. Sbuffo, con la testa china incassata tra le spalle, e il lieve getto d'aria che fluisce dalle labbra scuote le piume di gallo nero sul cappello della signora davanti a me.
Sogghigno. Per motivi a me oscuri, forse legati a un attacco isterico derivante dalla perdita di pazienza, la scena mi fa ridere. Ma è questione di un attimo: l’espressione viene immediatamente rimpiazzata da una confusa e irritata quando sento una voce, un po’ troppo irrispettosa del mio spazio vitale, chiedere se “sei tu” vaiolo di drago qualcosa. Incontro gli occhi del ragazzo che ha parlato; mi guardo a destra e a sinistra per essere certo che ce l’avesse con me.

Eh?! - rispondo, con il naso arricciato in una smorfia indispettita e lo sguardo accigliato che punta di nuovo sul suo viso.
Mi saluta, con un tono un po’ troppo amichevole che fa dubitare se non mi abbia scambiato per qualcun altro. Non ribatto per diversi secondi, perché sto attivando le sinapsi del cervello per elaborare lo scambio e capire per quale motivo mi stia rivolgendo parola. Mi guardo di nuovo intorno, palesemente confuso, ma quando ancora una volta riporto l’attenzione su di lui, ecco che la mia memoria decide di venirmi incontro.
Sgrano gli occhi di sorpresa… È il cornuto alto che ha cercato di aiutarmi al ballo.
Per via dell’incontro/scontro con Confa avevo più o meno rimosso quella serata, serbando nei miei ricordi solo il post-ballo insieme a Megan e l’intensa sessione di sesso avuta prima di tornarcene ognuno nei rispettivi dormitori. Ma non è questo né il luogo, né il momento per ripensare a quello.

Oh. - esordisco dopo un imprecisato tempo passato a fissarlo e a rimuginare.
Con la coda degli occhi, noto che la fila è avanzata e mi concede addirittura ben due passi in avanti. Non distolgo, comunque, lo sguardo dal biondino.

Sei quello del ballo. Non ho avuto modo di ringraziarti. - aggiungo subito dopo, porgendogli la mano destra per presentarmi. Insomma, mi sembra il minimo, anche se questo avvicinamento mi sa di agguato.

Mi chiamo Draven. - pronuncio, infine, scandendo bene la “a” aperta e le “r” e “v” dure alla tedesca, di cui nessuno si premura mai.
Strana coincidenza incontrarlo di nuovo, ma non la percepisco del tutto spiacevole; il che mi sembra già positivo di per sé.
 
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view post Posted on 26/3/2024, 19:08
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alexander "lexy" hydra

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Come sempre, con sto "VaioloDiDrago01" hai un po' esagerato, sì. Ti sei fatto prendere tanto da avere prenotato un tavolino nella zona cinese - visto che ti aveva detto che era quella che gli piaceva - neanche ti domandi se finisci per darti "un po' troppo" agli altri.
Però ehi, se non fai le cose che vuoi in 'sta vita, quando le fai mh? La prossima? Nah!
Quindi ecco, c'è un motivo per cui puoi gironzolare, sarai il fortunello che può saltare la fila: almeno una gioia visto che ti hanno accannato malamente sull'altare- davanti ad un piatto di ravioli.
Ecco però che una vittima designata c'è, povero sfortunato, non sa cosa stai per proporgli, o come potrebbe svoltarti la giornata - anche perché non hai la minima voglia di mangiare da solo e, beh, un po' impiccione lo sei, capirai.
Quindi aspetti, masticandoti una guancia, tutto il tempo che gli serve a fare mente locale. In fondo l'ultima volta che ti ha visto avevi un palco di corna non indifferente ed un braccio interamente coperto di squame iridescenti. Certo per fortuna gli occhi sono lo specchio dell'anima, e quelli non ti sanno cambiare.

— Me medesimo, in persona seppur qualcuno vi stia guardando, non ti sottrai ad un piccolo inchino con il capo, più modesto di come hai fatto con moltissime altre persone.
Tanto, Lex, diciamocelo: il tuo date non arriverà per nulla al mondo. Oh, se solo sapessi dov'è quel ragazzone adesso non ti stupiresti di scoprire che non era per nulla come nella foto. E, soprattutto, che lo conosci più che bene. — Ringraz-? Già, ringraziarti per quella piccola azione di soccorso non richiesto che hai messo in atto. Carina, Lex, ma sicuro che non avresti potuto evitare? Oh ma testone come sei... è che, insomma. Avvampi un attimo, giusto un rossore veloce che ti apre il sorriso ancora di più.
— Ah, no ma figurati, è solo che ho qualche esperienza adesso non minimizzare. Ti gratti la nuca, continuando a guardare la gente in coda, prima di tornare al ragazzo. Ora gli accenti del suo nome ti sono chiarissimi. Il fiammingo ha stampo tedesco e, per quanto tu sia stato ammorbidito dal portoghese, il tuo accento sa percorrere le linee che lui traccia, alla perfezione.
— Draven, chiaro. Incoraggiante, fai un cenno alla ragazza che sta agli ingressi. Poi ti appoggi per abitudine una mano in petto. — Alexander dove la "x" è più una "cs" se pronunciata come la intendeva tua madre alla nascita. — Ma "Lex" basta e avanza affermi, felicione.

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— Senti, ehm... gesticoli con la mano sinistra, ci pensi bene a cosa dirgli, ma alla fine non è nemmeno così difficile. — ... aspetti qualcuno? Magari più simpatico del tipo dell'altra volta? Quello a cui, alla fine, speri comunque di aver lasciato un ricordo felice da fumarsi. — Perché mi hanno appena dato buca, ho un tavolo prenotato tra due minuti e mezzo e non ho voglia di mangiare da solo gli fai quasi l'occhiolino, anche se sei piuttosto eloquente così, non serve che tu dica molto altro. Nel dubbio la sincerità è l'arma più potente che hai in saccoccia. — Ti va? Io ho fame.

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view post Posted on 3/4/2024, 10:59
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Alexander, detto Lex. Il ragazzo che la sera del ballo mi sembrava altissimo, dal basso del terriccio da cui avevo incontrato il suo sguardo, dice di chiamarsi così e mi ripeto il suo nome nella testa un paio di volte, nella speranza di non dimenticarlo. Sono pessimo con i nomi.
Sebbene non abbia ricordi molto vividi di quella serata, il primo istinto, nel rivederlo qui, è stato quello di ringraziarlo per aver cercato di aiutarmi. Non so nemmeno io come, ma so che l’ha fatto, o almeno che ci ha provato. E ricordo il momento in cui è arrivata Megan ed è successo un mezzo litigio con Confa. Lui era lì, inerme testimone di un qualcosa che potrei cercare di ricostruire, senza incappare nell’ira funesta della mia ragazza che non mi vuole ossessionato dal Tassorosso. Non so come possa biasimarmi a riguardo, però è una sorta di taboo che, a volerlo approfondire, rischia ogni volta di farci litigare senza dare il minimo senso alla discussione; cosa che, sinceramente, mi risparmio volentieri. Però ciò non è sufficiente a togliermi di dosso la curiosità di saperne di più riguardo quell'evento.
Forse, dunque, è per motivi egoistici che decido di presentarmi, ma comunque lo faccio addirittura porgendogli la mano, come si conviene. Gesto inusuale da parte mia, se si considera quanto avverso sia a toccare le persone. I criteri sociali mi hanno imposto di tollerare questo gesto di mera educazione, ma non ne vado entusiasta; il fatto che non mi dia troppo fastidio farlo con lui, rispetto al consueto, mi sembra già una nota parecchio positiva.
Per cui, quando mi propone di unirmi al suo tavolo, non esito nemmeno e annuisco. Per il momento, decido di ignorare la frecciatina su Confa.

Non aspetto nessuno, sono in pausa pranzo dal lavoro. - mi limito a replicare, con quello che spero appaia come un tono gentile, nonostante l’espressione di assoluta freddezza sul mio viso.
Anche se non lo do particolarmente a vedere, credo di essere di buon umore, perché l’unica cosa che penso è che, se dovessi innervosirmi o sentirmi a disagio in sua compagnia, potrei sempre sfruttare il lavoro come scusa per scappare a gambe levate. Non ne faccio una tragedia, non mi faccio prendere dall’ansia sociale. È solo un pranzo, niente di eccezionale.
Mentre mi sposto dalla fila per affiancarmi a lui, mi ritrovo curioso di sapere se a dargli buca sia stato il Vaiolodidrago qualcosa. Potrebbe essere un tipo nato babbano o un mezzosangue avvezzo agli usi dei babbani, come quello di sfruttare app di incontri per pranzare da Himiko. Certo che, un palese mago dal nick così riconoscibile che usa Tinder ha un che di brillante. Insomma: come distinguerti dalla massa per cercare tuoi ‘simili’ in mezzo a tanti babbani totalmente ignoranti dell’esistenza di un mondo magico di cui fai parte e di cui vorresti continuare a far parte trovando una scappatella in maniera non convenzionale tra i maghi?

Ho fame anche io. Fammi strada. - gli dico poi, facendogli cenno con la mano di anticiparmi, così che possa seguirlo verso il suo tavolo.
Lo stomaco mi brontola in risposta. Magari col servizio al tavolo l'attesa è minore rispetto al take away.

Perché, se non ti piace mangiare da solo, non hai semplicemente annullato la prenotazione e preso qualcosa d’asporto? - mi viene da chiedergli e lascio che le parole fluiscano, per dare sfogo all’innata curiosità.
Per quanto mi piaccia stare per conto mio ed evitare interazioni sociali superflue, devo riconoscere che in più di un’occasione gli incontri fortuiti si sono rivelati salvifici o quantomeno interessanti. Spero sia anche questo il caso.
 
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alexander "lexy" hydra

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La mano è un'offerta che non ti aspettavi, ma che stringi come si conviene, con più delicatezza magari. In fondo a te nessuno ha insegnato a presentarsi in modo formale, è più una cosa che riguarda tuo padre, il contatto lo vivi diversamente. Ti piace sentire come la ognuno sia diverso in questo, come qualcuno stringa per fare a braccio di ferro, come altri invece quasi non chiudano le dita. La tua è una stretta breve e normale: la giusta via di mezzo tra un ragazzino alle prime armi, ed il quasi adulto responsabile che sei.
Le tue speranze sono stupendamente ben riposte, perché non devi neppur insistere troppo affinché l'offerta venga pienamente accettata. Tu che faresti tavolo comune con tutti quelli in fila, sai però che 'sto ragazzo la tua attenzione l'ha attirata ancora quando era sul punto di dar vita ad uno splatter, hai una voglia matta di capire che c'era sotto tutto quell'attrito. Ma, beh, Lexy, un po' alla volta.
Iniziamo dal sorriso con cui rispondi all'accoglienza di Draven, ed il cenno che gli fai affinché ti segua. Oh, e dov'è che lavori?

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Infili le mani in tasca, il sorriso ti resta stampato in muso, raddrizzi la schiena e ti incammini pianino, scoccandogli un'occhiata di tanto in tanto - ché la strada è breve. Cerchi le gru che indicano la zona cinese, così ti aveva detto "VaioloDiDrago01", di cui non senti la mancanza.
Tra Niah e gli altri, hai capito che quasi tutti gli studenti hanno anche un lavoro fuori scuola, come se studiare non fosse abbastanza impegnativo: quand'è che lasciano loro il tempo di vivere? Borbotta nella tua testa questo pensiero, ma solo perché non c'era niente di meglio per te che stare lungo disteso nel boschetto magico di Castelobruxo a fumarti tutta l'erba che riuscivi a trovare. Ridacchi a ripensarci, voltando le scarpe morbide in direzione del tavolo che la cameriera vi indica.

— Mh? Morbido, torni a guardarlo quando ti fa - in effetti - quella domanda.
E, beh, vivere di sincerità ti porta a non mettere filtri tra te e gli altri, il sorriso si trasforma in un ghigno, dopo che hai ringraziato la cameriera. Il vostro tavolo è tra due separè decoratissimi, un esagono in legno scuro, carino no?
—Ah, beh... perché gli fai cenno di sedersi, mentre tu fai altrettanto, ti prendi la sedia che dà la schiena al resto della sala e stai un po' attento a non allungare troppo le gambe, che qui non sei l'unica giraffa al tavolo.
Sei apparso tu. Ti prendi mezzo secondo di pausa, divertito, sollevi un sopracciglio, ma poi ti fai un briciolo più onesto - non che tu stessi mentendo - e tamburelli sul menù. —E poi, mi sembrava brutto sprecare un tavolo dopo un bidone tanto clamoroso, 'sto posto vale la pena di raccattare un secondo affamato e condividere, no? Non menti neanche ora, ti chiedi se sia una risposta soddisfacente, ma lo fai sempre con il sorriso.
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—Te ci vieni spesso qui in pausa pranzo? torni a guardare il menù, c'è fin troppa roba tra cui scegliere e ti eri letteralmente liberato per l'intero pomeriggio, tanto che Niah la sfiori quasi a fatica nei turni sti giorni, persa com'è nel suo folle studio. Dio, 'sta roba è pazzesca. E te la ridi. Il tuo stomaco brontola a ritmo del suo. —Quanto tempo hai di pausa? indaghi, curioso.

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view post Posted on 16/4/2024, 11:53
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Decido di togliermi dalla fila al suo cenno, affinché possa seguirlo. Mi capita così di rado di non sentire astio immediato nei confronti di una persona che non conosco che decido di cogliere l’opportunità di capire, o almeno provarci approfittando del suo tavolo riservato per mangiare in tutta calma, perché non mi stia sul cazzo. Non che ci voglia del genio, ma deve avere a che fare con la fatidica sera in cui ci siamo conosciuti, per volerla così identificare tralasciando gli incomodi. Sono abbastanza sicuro che mi abbia fatto una buona prima impressione ed è così strano da incuriosirmi.

In un polveroso negozio di anticaglie a Nocturn Alley. - dico in risposta alla sua domanda, lasciandola istintivamente vaga perché, con le persone sane di mente, parlare di Magie Sinister fa da deterrente. Però, a giudicare dall’accento, non credo sia inglese, magari non è nemmeno un assiduo frequentatore di Diagon Alley, figuriamoci di Nocturn. Potrebbe essere l’occasione propizia per sfoggiare le mie doti da venditore… Ma non mi va. La conversazione potrebbe portarlo a voler curiosare in negozio e oggi ho anche meno voglia del solito di lavorare. Sarà colpa dell’avvento della primavera.
In ogni caso, evito di entrare nel dettaglio.
Con le mani infilate nelle tasche dei jeans, emulo la sua andatura fino a raggiungere il fatidico tavolo. Si trova in un’area in cui non ho mai messo piede prima; ordino sempre d’asporto qui, soprattutto è capitato diverse volte negli ultimi mesi, ma all’effettivo non mi sono mai soffermato nel locale. Ha un che di troppo appartato, con tutti questi separè, e mentre mi accomodo di fronte a lui inizio a pentirmi dello slancio estroverso che ho avuto pochi istanti fa nell’accettare il suo invito. Avrei dovuto aspettarmi un cambio repentino d’umore; mi succede sempre così e non imparo mai.
Mi irrigidisco, dritto come uno spillo seduto di fronte a lui; inevitabilmente, somatizzo il disagio, nonostante l’espressione sul mio viso non lasci palesare nulla.
Perlomeno, do le spalle al muro e il fatto che non mi passino dietro delle persone mi tranquillizza. È un’accortezza per sentirmi più al sicuro. Non che pensi di correre chissà che rischi qui dentro, ma è qualcosa di inconscio. Un’abitudine che ho sin da bambino.
Decido di distrarmi subito, per tenere indaffarata la mia mente iperattiva, e prendo tra le mani il menù. Pur sapendo che il mio ordine sarà lo stesso di sempre, fingo interesse nel leggere la lista di pietanze.
Ma lo ascolto e mi ritrovo anche a pensare che sia stato parecchio sfigato a trovare proprio me. Non sono esattamente la compagnia che vorresti per dare sfogo all’esigenza di socialità.
Cazzo, mi manca Megan… Lei è brava in queste cose, saprebbe che fare e che dire, mentre io mi ostino a tenere lo sguardo basso su scritte che nemmeno leggo per davvero e mi chiedo angosciato con che cosa potrò distrarmi nel tempo che intercorrerà tra l’ordine e l’arrivo del cibo.

Non molto, ma ultimamente sì. - dico, rialzando lo sguardo sul suo viso. Il modo in cui mostra entusiasmo per il menù mi fa credere che lui, invece, non abbia mai mangiato qui. È un’intuizione che non richiede conferma, mi sembra abbastanza palese e poi non è che mi interessi granché saperlo. Devo trovare un filo conduttore che lo faccia parlare nel tempo che mi ci vorrà a ingurgitare i miei agognati nigiri al salmone e prima che i miei silenzi generino disagio a entrambi.

Il tempo che mi ci vuole a mangiare. - rispondo poi, facendo spallucce come a voler accentuare l’ovvietà della cosa. Forse è abitudine dare un tempo limite per le pause ai dipendenti, ma quando lavori con uno come Sinister – che non sono nemmeno sicuro si nutri e sia del tutto ancora vivo – l’importante è solo vendere: come e quando, alla fine dei conti, lo decido solo io, visto che in negozio sono quasi sempre da solo.
Con un sospiro che non riesco a impedirmi, chiudo il menù e lo riappoggio sul tavolo. Con questi cosi ai lati non riesco a vedere la sala nella sua completezza, ma lascio comunque vagare lo sguardo in giro, per quanto mi è possibile, alla ricerca di uno dei camerieri.
Prendo tempo. Cerco qualcosa da dire. Alterno un paio di volte lo sguardo tra lui e ciò che ho intorno. Mi appoggio di spalle allo schienale della seduta e incrocio le braccia al petto.
Pensa. Pensa. Pensa. Pensa.

Sei in pausa pranzo anche tu? - e questo è il meglio che mi viene da dire.
 
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5 replies since 14/3/2024, 15:13   277 views
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