Sweet Dreams... Are Made Of This, privata - TW: aghi, incubi, cose brutte

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Draven.
view post Posted on 23/11/2023, 16:02 by: Draven.
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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C’è un motivo per cui ho sviluppato negli anni una certa diffidenza nei confronti di liquidi e cibi di provenienza ignota. Nel mondo magico non puoi mai sapere in cosa incapperai bevendo quella che ti sembra una semplice tisana o mangiando un tortino dall’aspetto invitante. Quasi ogni cosa commestibile in questo dannato mondo ha degli effetti, delle conseguenze per lo più spiacevoli: dal ritrovarti a muovere i piedi senza controllo ballando come uno scimpanzé ubriaco, al ritrovarti catapultato in una dimensione onirica e distopica. Per quanto l’acredine mi pungoli la lingua e l’impulso primordiale continui ad alimentare l’istinto omicida, mi ritrovo avvolto dall’oscurità di quel corridoio a pensare che non sia colpa di nessuno se non mia. Mi sono fatto prendere da un entusiasmo insensato, non ho ragionato e sono stato superficiale.
Cazzo.
La prossima volta che mi ritrovo a maledire il mio eccessivo essere un rimuginatore seriale, devo assolutamente ricordarmi di questa vicenda. Perché ecco che succede quando non penso mille volte prima di prendere una decisione: mi ritrovo in un ospedale abbandonato senza alcuna possibilità di difendermi dalla valanga di merda che, sicuramente, mi ritroverò a dover affrontare per uscirne il prima possibile.
Sperare che sia diverso dalla volta scorsa temo sia utile tanto quanto l’aver contato il passare dei minuti nella speranza che il buio che mi avviluppa fin dentro le viscere fosse nient’altro che una stupida buiopesto. Per cui, mentre una parte di me si prepara psicologicamente ad affrontare qualsiasi cosa sia, un’altra parte ben più preponderante mi fa tremare dalla testa ai piedi per la sola vista di quel tappeto di siringhe.
In un gesto forse un po’ tanto ipocondriaco, mi chino a vedere sotto la suola delle Vans per essere sicuro che siano intatte, che nessuno di quegli aghi sia entrato in alcun modo a contatto diretto con me. Improvvisamente, sebbene sui muri che ho toccato non ci fosse altro che carta da parati indurita e logorata dalle intemperie su un edificio che sembra essere stato abbandonato a se stesso, mi ritrovo a sfregare i palmi delle mani contro i jeans fino a sentire dolore, fin quasi a scorticare via lo strato di presumibili batteri con i quali sono entrato a contatto. Il tutto, riportando continuamente lo sguardo dove il fascio di luce sfrigolante punta nella stanza: le siringhe.
Cazzo, se odio le siringhe.
Vengo attraversato da una serie così intensa di brividi lungo la spina dorsale che, nonostante il freddo, mi sembra di sudare.
Sento in bocca il sapore della bile e mi rendo conto di essere sul punto di vomitare.
O di avere un attacco di panico.
Probabilmente entrambe le cose.
Chiudo gli occhi e, alla realizzazione di tutto ciò che percepisco dal mio corpo fortemente psicosomatico, si aggiunge l’improvvisa incapacità di respirare come si deve.

ALICE? - grido di nuovo o, almeno, ci provo. Il suono che mi esce dalle labbra, stavolta, sembra più un rantolo.
Devo uscire da qui e alla svelta. È mille volte peggio degli zombie.
Ma resto immobile, decidendo di ignorare inconsciamente qualsiasi pericolo mi circondi nel lungo lasso di tempo in cui tengo gli occhi chiusi.
Sento l’esigenza di riaprirli solo quando, da dietro le palpebre, mi accorgo di un lieve aumento di luce. L’istinto mi porta a volgere lo sguardo lì dove, in lontananza, c’è un fascio di luce che sembra una torcia puntata verso di me.
Dio, se esisti, fa che sia Alice.
È così a distanza che non riesco a distinguere la figura che vi è dietro, ad almeno venti o trenta metri da me e non retroilluminata. Non ho tempo, però, di soffermarmi a chiedermi quanto cazzo grande sia questo posto o se sia veramente Alice la persona che mi corre incontro. Do per scontato che lo sia nel momento in cui quella luce mi fa mettere a fuoco il gruppo di infermiere poste nella metà della distanza che ci divide.
Bagnate da quel raggio luminoso, le vedo iniziare a muoversi a scatti. Il rumore delle loro articolazioni scricchiolanti mi fa rabbrividire. Ognuna di loro ha con sé qualcosa: chi regge un bisturi, chi una siringa, chi… una testa umana?
È come se la luce le avesse attivate, come se nel buio avessero atteso il momento per riprendere vita.

ALICE, FERMATI! - grido, rendendomi immediatamente conto che, seppur nella loro lentezza, sono rivolte tutte verso la fonte di luce. Verso la Grifondoro. Almeno è così finché per qualche motivo a me oscuro l’istinto mi porta a gridare per salvarle la pelle; a quel punto, il gruppo inquietante si rivolge verso di me. Quindi, reagiscono anche ai suoni.
E io torno paralizzato sul posto a sudare freddo.
Favoloso.
 
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15 replies since 2/10/2023, 00:53   390 views
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