Sweet Dreams... Are Made Of This, privata

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view post Posted on 2/10/2023, 00:53
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Mi sveglio quando per tutti gli altri è arrivata l’ora di andare a dormire. L’idea di scostarmi i lenzuoli di dosso e alzarmi per tornare a essere un umano funzionale mi disturba sensibilmente; soprattutto perché, con le mie frequenti insonnie, quando riesco a dormire bene mi piacerebbe continuare a farlo. Invece, no. Non mi è concesso. I miei doveri da Prefetto mi reclamano.
Sì, dai, tutto bello: la spilla che brilla di luce propria, il prestigio di un curriculum scolastico che si pompa, la libertà auto-deliberata per abuso di potere. Però, che palle le ronde notturne…
Non che le odi, non in maniera totalitaria quantomeno. In realtà, mi piace passeggiare nel castello al buio e nel silenzio; anche perché, al di fuori del sesso – di cui comunque, nel periodo scolastico, ho già tristemente constatato la frequenza ridursi drasticamente per via delle costrizioni che la scuola impone e la mancanza pressoché totale di luoghi decentemente consoni in cui praticarlo – e in assenza degli allenamenti di quidditch, le mie passeggiate al chiaro di luna sono l’unico esercizio fisico che mi impedisce di tramutare in un invertebrato. I quadri e i fantasmi, almeno alcuni, sono rilassati dall’ambiente diversamente caotico e si rendono più interessanti ed educati delle persone vive che frequentano la scuola di giorno. L’unica cosa che mi fa innervosire è la stanchezza che ne deriva. Ed è questo che mi fa sbuffare. Perché non è che la scuola conceda una giornata di riposo dopo le ronde; al massimo, mi va di culo se il giorno dopo non ho la prima ora di lezione e posso dormire… boh… mezz’ora in più? Prima di dovermi comunque presentare a lezione fintamente riposato e attento.
Se già mi lamento così il secondo giorno di scuola, comunque, non oso immaginare come arriverò a fine anno. Quando faccio pensieri di questo tipo mi sento già vecchio dentro e non posso negare di trovare affascinante l’idea di invecchiare e vedere fino a che punto si spingerà il mio essere burbero e acido nei confronti della vita. È una cosa che mi fa allegria e, con questo pensiero che mi infonde un insano buon umore, riesco a trovare la forza di alzarmi e andare a buttarmi in doccia.
I dieci minuti seguenti li passo a discutere con il mio gatto, in silenzio per non svegliare Mike, ma comunque non poco aggressivamente, perché ha deciso di fare suo il mio baule. Ogni volta che provo a prendere un qualche indumento, inizia a soffiare in maniera prepotente. Non so come, ma riesco a prendere dell’intimo e una delle felpe su cui mia nonna ha fatto cucire lo stemma di Serpeverde in maniera poco appariscente, con un filo d’oro; riciclo i pantaloni usati nella giornata ed esco prima di essere lacerato dai suoi artigli, che se la sono già presa abbastanza con i lacci delle mie Vans.
Uno sguardo all’orologio in Sala Comune mi avvisa che, nonostante l’inconveniente, non sono in ritardo.
Sento un sospiro di sollievo gonfiarmi il petto, anche perché – se non ‘soprattutto’ – in Sala Comune non c’è nessun ritardatario e vige l’assoluta calma indicatrice di una chiostra umana che sa di non dovermi indispettire ribellandosi apertamente alle regole. Ma non faccio in tempo a emettere il sospiro che due coglioni del quinto anno attraversano la porta d’ingresso sghignazzando come oche allo sbaraglio. Se la ridono per – mi sembra di capire – essere riusciti a sgraffignare dalle cucine due bottiglie dal contenuto che odora di vagamente alcolico. Mi sembra una stronzata lì per lì, ma poi mi ricordo che qui ci vivono anche adulti adulti a cui è consentito avere e chiedere alcolici.
Non appena si accorgono di me, li percepisco scocciati dall’imprevisto. Dal tanto feliciotti che erano per essere riusciti a conquistare quella roba che, invece, gli viene sottratta dalle mie mani in maniera passivo-aggressiva.
Dopo un rapido battibecco che dimentico nell’esatto istante in cui li supero ed esco dalla Sala Comune, mi ritrovo a camminare tra i corridoi del castello, diretto verso la torre dei Grifi.
Per quest’anno – e dopo aver sperimentato svariati incidenti con i miei partner di ronda – ho deciso di sforzarmi a leggere nella bacheca dei Caposcuola con chi mi ritrovo a fare le passeggiatine di ronda. Stasera, ho letto, mi tocca Alice. E direi che mi è andata stra-bene come prima ronda dell’anno.
Mentre mi incammino tra le scale dispettose, mi rendo conto di aver perso un po’ la cognizione del tempo. Ho anche dimenticato l’orologio da polso in camera, ma non credo comunque di essere in ritardo; per cui, continuo a dirigermi spedito verso la torre per andare incontro ad Alice e partire da lì col giro.
Aspetto un po’, non so quanto, ma abbastanza da farmi dubitare della mia puntualità.
Quando comincio a chiedermi se non sia il caso di iniziare da solo e, eventualmente, beccarla in giro se capita, la vedo scendere dalle scale. Mi sono fermato a sedere su un gradino più o meno a metà della torre; più per pigrizia che per altro.

Pensavo di essere io quello in ritardo… - esordisco, a mo di saluto, mentre mi rimetto in piedi con una smorfia e un lamento che mi sfugge dalle labbra.

Ho anche portato un regalo. - aggiungo subito dopo, facendo tintinnare le due bottiglie dal contenuto sconosciuto l’una contro l’altra.

Cosa ti ha trattenuto? - le chiedo poi, curioso di sapere se qualche ragazzino le abbia dato filo da torcere all’ultimo minuto o chissà cosa. Alice mi dà spesso soddisfazioni con le sue narrazioni, per cui la domanda mi sorge spontanea.
 
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view post Posted on 2/10/2023, 14:48
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S ono sommersa da un mare di scartoffie, non so più nemmeno dove siano finiti i documenti che dovevo revisionare, semplicemente non ho più nemmeno un briciolo di pazienza rimasta in me. Vorrei mettermi a letto ma mi aspetta una fantastica ronda che mi scombussolerà il resto della settimana. A volte quando le prime luci dell'alba colpiscono le finestre del castello vado direttamente ad allenarmi, senza passare dal letto, perché tanto a quel punto non riuscirei nemmeno ad addormentarmi, troppa adrenalina ho in corpo. Siamo tornati da un paio di giorni e già sento il peso della responsabilità aggrapparsi alle mie spalle, rimpiango amaramente gli anni da studentessa che ho avuto, privi dei doveri di prefetto. Questo ruolo mi sta sempre più stretto e a volte me ne sento oppressa, come se mi mancasse l'aria, come se non potessi prendermi un istante per rilassarmi. Su una cosa non posso dire niente, mi sta facendo maturare. Determinate reazioni o stupide decisioni che avrei preso prima senza batter ciglio, passano ora sotto una sonda molto più bel calibrata. Non tutte sia ben chiaro, ho avuto la mia parte di decisoni idiote anche con la spilla attaccata alla divisa, ma per quanto riguarda gli altri almeno, la cosa sembra essere migliorata. Mi rendo conto di essere in ritardo nell'istante stesso in cui trovo quel fottuto foglio che ho messo due ore a riordinare.

Scheiße, Ich bin zu spät.*

Mugolo tra me, sbattendolo nel fascicolo alla bell'e meglio e correndo verso l'uscita a velocità tripla. Indosso il pantalone della tuta con i colori della casata e un top bianco che utilizzo per andare a far jogging, esattamente cosa ho intezione di fare una volta finito il turno, sopra di esso brilla la spilla di prefetto. Le cuffie sono infilate in tasca e la bacchetta è già pronta nella destra, conscia di dover illuminare il mio percorso. Ovviamente non ho assolutamente letto il cartello con i turni e non ho la più pallida idea di chi mi capiterà stasera, quando più per miracolo che per agilità riesco ad evitare di centrare Draven dritto nel pieno delle scale. Sobbalzo non aspettandomelo così vicino.

Alter, du hast mich erschreckt!!!! **

Nonostante il mezzo infarto sorrido nel vederlo comparirmi di fronte, almeno la giornata di merda non lo è poi così tanto se siamo capitati di ronda insieme. Mi avvicino di qualche passo e gli sgancio un occhiolino, felice che abbia portato qualcosa con sé che ha tutta l'aria di essere alcool. Gli scompiglio i capelli come una fastidiosissima sorella maggiore, approfittando del momento in cui è ancora mezzo seduto e io sono negli scalini più in alto, perché sennò col cazzo che riesco a raggiungere la cima di quel grattacielo. Non sono manco poi così bassa rispetto alla media, è lui ad essere un gigante.

Ottimo lavoro prefetto Shaw. Dove le hai confiscate? E comunque dovresti sapere che le regine non sono mai in ritardo. Sono gli altri ad essere in anticipo. Pff.

Ridacchio alla mia stessa battutina, affiancandolo poi e scendendo insieme le scale per dirigerci verso il solito giro. I Grifondoro stanotte sembrano piuttosto quieti, il che è mi accappona la pelle. Non è normale avere i miei concasati così calmi.

Niente di divertente purtroppo. Noiosissime scartoffie da riordinare.

Tiro gli occhi al cielo seccata, questa parte del lavoro è ancora peggiore di quella delle ronde. Illumino la bacchetta e il corridoio viene soffuso da una flebile luce, mi sento piuttosto a mio agio con Draven potrei anche rimanere in silenzio per il resto del turno senza avvertire alcun disagio, ma questo sarebbe troppo bello per uno introverso come lui. Bisogna rendergli la vita un po' più difficile. Lancio un'occhiata sopra la spalla, del litigio di qualche mese fa non porto più nessuna cicatrice, nè rancore, penso forse di aver un tantinello esagerato. Ma non è stato facile per me, andare incontro a tutti quei dubbi e sentimenti, una cosa che mi ha stremato. Per davvero.

Mi sei mancato. Come hai passato l'estate?

La butto lì senza troppe smancerie con il mio tono schietto e sincero, proseguendo con passo lento ma energico. Sono assurdamente felice di essere in sua compagnia e ho deciso durante questi mesi di smettere di farmi duemila pippe mentali. Voglio essere me stessa e comportarmi come faccio di solito, invece che nascondere tutto e stivare le cose dentro fino ad esplodere. Per una volta voglio portare luce senza avvertire il peso dell'ombra.



* Merda, sono in ritardo!

** Bro mi hai spaventato!!!
 
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view post Posted on 5/10/2023, 18:52
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La vedo prima che lei noti me. Ha la testa tra le nuvole, come sempre… Ma l’esordio in tedesco mi fa scappare un sorriso a mezza bocca, anche per ciò che dice; non era mia intenzione farla spaventare e trovo la cosa divertente. Almeno per un breve istante; perché, nell’attimo che segue, mi ritrovo a guardarla male e con un umore ben diverso. Mi scompiglia i capelli e l’istinto mi porta a scostarmi dal tocco con uno scatto alquanto aggressivo, che quasi mi fa andare a sbattere di faccia contro il corrimano delle scale. Oltre ad avermi fatto rischiare di sfregiare il mio splendido viso perfetto, il gesto mi fa istantaneamente irritare. Non mi piace essere toccato.
Come se non bastasse, rimettermi in piedi mi costa fatica. Mi rendo conto che ho ancora arti e muscoli indolenziti dal sonno. Mi ci vuole tempo per svegliarmi e dopo il mio riposino non ne ho avuto. Già sogno a occhi aperti il momento in cui rivedrò il letto domani sera e mi sembra un tempo troppo distante per poterne ricavare sollievo, almeno un po’. Mi tocca reggere botta, non ho alternative. E la cosa mi indispettisce, accentuando l’improvviso malumore.

Da due tizi più grandi che facevano i gradassi in Sala Comune. – le rispondo, contemplando l’idea di bere entrambe le bottiglie solo perché mi ha fatto incazzare nel tempo di un battito di ciglia.
Sbuffo e mi guardo intorno. Il silenzio che ci circonda, almeno, è appagante.
Spero di non incontrare nessuno studente fuorilegge stanotte, perché – a meno che il mio umore non torni buono – gli farei passare un brutto quarto d’ora.
La smorfia d’irritazione sul mio viso si accentua alle parole seguenti dell'insolente Grifondoro.
In primis, perché Alice affettuosa mi dà i brividi. In secundis, perché sa come ho passato l’estate e sa che i discorsi di circostanza mi danno fastidio.
Non replico e mi limito a lanciarle un’occhiataccia, con tanto di sopracciglio inarcato a mo di “sul serio?”.
Apro una delle bottiglie e me l’avvicino alle narici per sentirne l’odore. Effettivamente, come detto da Pinco Panco e Panco Pinco, il liquido emana un vago sentore alcolico, ma non saprei ricondurlo a niente che conosco; né babbano, né magico.
Eppure, qualcosa mi ricorda…

Oh, se non è il Prefetto Serpeverde. Da queste parti non ti fai vedere mai, ma so tutto delle tue chiacchierate con la Signora Baldanzosa nel quadro in festa al secondo piano. – esordisce una voce, mentre sto ancora decidendo se sono arrabbiato con Alice al punto da non darle più quell’offerta e continuare col silenzio.

Sai, ha scoperto che Samantha Gallagher del III° anno, la Corvonero che prima delle vacanze estive stava con il Serpeverde nel tuo corso di Alchimia, quello biondino e allampanato, Karl Yu-qualcosa, lo ha tradito! Con una Grifondoro! Dovresti proprio andare a farti aggiornare. Ho messo al lavoro la Signora Grassa per darci scoop solo pochi minuti fa. È un piacevole caso trovarti qui, adesso. – continua, mentre cerco in tutti i modi di evitare lo sguardo di Alice… Questa, apparentemente innocua, informazione potrebbe portarla a comprenderne una tale sequenza che vorrei tenere per me. Mi diverte chiacchierare con i quadri, anche di cose frivole come le tresche amorose di nomi che non so associare a facce, ma non ci tengo particolarmente a renderlo noto.

Signorina Prefetto Grifondoro, è come sempre un piacere. Come vanno le tue… ehm… interazioni? – aggiunge, con tanto di occhiolino rivolto ad Alice, prima che possa intervenire a sedare l'argomento.
Improvvisamente, non ho più interesse a zittirlo...

Che interazioni? – chiedo al contadino nel quadro e non ad Alice, nonostante poi le lanci un’occhiata di sbieco, con tanto di ghigno ad accompagnare.
 
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view post Posted on 16/10/2023, 15:07
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R idacchio tra me e me nel vedere l'espressione di Draven irritarsi al mio saluto caloroso, so bene quanto gli dia fastidio il contatto fisico, ma nonostante ciò non posso esimermi dal punzecchiarlo un pochino. Almeno ogni tanto. Mi dimentico del malumore causato dalla maledetta burocrazia e dal fatto che probabilmente non chiuderò occhio domattina, seguendolo di buona leva, con un'espressione dispettosa in viso. So come sono andate le sue vacanze ma ci sono cose che sono successe di cui lui non è a conoscenza o che comunque è più bello parlare di persona.

Ti hanno mai detto che sei acido come un succo di zucca andato a male? Pffff. Certe cose è meglio raccontarsele di persona.

Il mio tono è scherzoso, infatti sorrido mentre ne parlo, divertita dalla mia stessa ironia. Gli occhietti vispi corrono sulle bottiglie che tiene in ostaggio e s'interrogano in effetti sul tipo di contenuto che esse posseggano. Come è riuscito a procurarsele? Per poco non perdo dieci anni di vita nel sentire una voce che si rivolge a Draven, totalmente sbucato dal nulla. Salto sul posto come se avessi appena visto la Madonna. Ma che cazzo succede? Se dapprima la mia espressione è spaventata sembra poco dopo tranquillizzarsi e apparire semplicemente confusa. Perché il tizio di un quadro ci sta rivolgendo la parola come se fossimo vecchie comare, ma soprattutto...PERCHÉ SEMBRA CONOSCERE DRAVEN? Il mio sguardo passa da Drav al tizio, sempre più allibito. Cosa sta succedendo? Più va avanti il racconto più sembra farsi interessante. A quanto pare mr. Shaw è più pettegolo di quanto pensassi, ci ha ingannato tutti fingendosi il solito cinico antipatico, secondo quanto detto dal quadro assomiglia più ad una comara di paese. Inizio a ridacchiare sotto i baffi, incredula di fronte a quella fonte di notizie al pari di una miniera d'oro. Oh non glielo farò dimenticare questo.

Ah il Prefetto Serpeverde sembra essere un gran pettogolo, ma che interessante informazione....

Confabulo a mezza voce in maniera che Drav possa sentirmi, gli lancio occhiatine divertite nonostante eviti il mio sguardo. Son lì lì gongolante, pronta a distruggerlo di battute irritanti, quando il quadro prende a rivolgersi improvvisamente a me. Sollevo un sopracciglio, non ho mai prestato tanta attenzione agli abitanti silenziosi omegliodirepettegoli del castello e non ho idea a cosa il tizio si riferisca, anche se mi prende una stretta allo stomaco. Cerco di sviare la cosa, immaginando che non possa sapere nulla di così compromettente.

Ci conosciamo forse? Non penso proprio che lei sappia di cosa stia parland--

Il tipo ha l'audacia di interrompermi, sempre continuando con quel tono confabulatorio, divertito e allo stesso tempo quasi scioccato, come se stesse smentendo una bufala bella e buona. Lo vedo anche ridacchiare tra una parola e l'altra.

Oh ma come la signora Grassa mi ha detto tutto. Sembra che ora tu abbia smesso di cambiarne uno per sera, ti sei forse presa una cotta per qualcuno?

Cotta? Che cotta? Il mio cervello ci mette un secondo ad unire i puntini e ricordarsi dei mesi precedenti, con Cas. Per un secondo il mio cuore sembra quasi fermarsi del tutto, un rossore inaspettato colpisce le mie guance, la rabbia segue il tutto scuotendo con forza il quadro di fronte. L'angoscia poi sembra stringermi lo stomaco in un vortice fitto. Non oso incrociare lo sguardo di Draven. In qualche modo so che non possa minimamente arrivarci, ma il fatto che quello stupido tizio abbia buttato fuori informazioni private mi disturba. Soprattutto perché non mi sono presa nessuna cotta è chiaro? N e s s u n a.

STA ZITTO STUPIDO QUADRO. Siete soltanto dei pettegoli, vi inventante idiozie per passare le giornate!

La mia reazione è forse più dura del previsto, perdo la mia compostezza e il mio chill, provo a strappare dalle mani di Drav una delle bottiglie da lui rubate e mi avvio in avanti continuando la mia ronda. Basta sciocchezze per stasera. Forse bere questa roba può aiutarmi a calmare il bollore che avverto dentro.



Edited by Nontiscordardime - 21/10/2023, 22:20
 
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view post Posted on 18/10/2023, 12:08
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Prima che diventassi Prefetto non avevo mai concesso particolare attenzione ai quadri e ai fantasmi che brulicano nel castello. Il massimo della mia socialità con queste peculiari presenze era minacciare di morte Pix e chiedere al Barone di spaventarlo. Nemmeno al fantasma dei Serpeverde avevo prestato troppo interesse, più che altro per timore di ripercussioni spiacevoli visto che, al primo anno, avevo ingenuamente osato chiedergli perché portasse con sé quelle catene stridenti; si era incazzato al punto da farmi quasi pisciare nelle mutande dalla paura. Già che a undici anni entri in un mondo che non conosci e ti ritrovi in giro fantasmi, uno come lui era decisamente da evitare.
È tutto progredito abbastanza velocemente negli ultimi tre anni. Più o meno quando ho conosciuto Meg ed è tornata l’insonnia per via del mio perenne rimuginio. Inizialmente, avevo trovato nella presenza del Barone una piacevole compagnia nella Sala Comune. Poi, una volta divenuto Prefetto e con la possibilità di stare nel castello in pace, soprattutto per via delle ronde notturne, avevo pian piano preso confidenza anche con gli altri fantasmi e scoperto che i quadri si sentivano parecchio soli. Vedono e ascoltano ogni cosa accada a Hogwarts, ma nessuno ha mai fatto molto caso a loro. Grazie alla magia del posto, sono in grado di spostarsi tra le cornici per passarsi le informazioni. Gossippano da tipo mille anni e, a quella realizzazione, la mia curiosità storica si era accesa come una lampadina nel buio. Il rapporto amichevole tra me e quelle presenze era iniziato per una specie di compassione, era proseguito per via dell’interesse riguardo i secoli scorsi ed è arrivato, a oggi, a essere un frivolo passatempo. Non che me ne lamenti, anzi; in realtà, mi diverte parecchio e il problema è proprio questo. Ho una certa reputazione da mantenere. Che cazzo.
Poi arriva un contadino in un quadro sulla Torre di Astronomia che spiattella così il mio guilty pleasure
Non si fa! Certe dinamiche dovrebbero restare private.
Con il labbro superiore arricciato in una smorfia, tengo lo sguardo dritto su di lui per evitare quello di Alice e con tutto l’intento di ignorare la sua osservazione. Sperare che la sua intelligenza le impedisse di fare 2+2 è statto presuntuoso da parte mia. La tengo d’occhio di sbieco, mentre l’omino dinanzi a noi continua a parlottare e, a quel punto, l’espressione del mio viso cambia totalmente.
Con un ghigno sbeffeggiante, mi volto a guardare la Grifondoro per godere dell’assoluto disagio che sta provando in questo momento. Il contadino deve aver toccato una corda molto, molto sensibile e, improvvisamente, il fatto che parli così tanto non mi dà più così fastidio. Anche se il giudizio su come passi le sue serate poteva decisamente risparmiarselo. Bigottismo feudale.
Lascio che la Grifondoro si prenda una delle bottiglie, penso che a quel punto se la meriti e che, magari, la faccia sciogliere un po’ per raccontarmi delle sue nuove avventure.
Sì, ok, lo ammetto. Mi diverte un casino sapere delle tresche altrui. È come seguire una telenovela in ambientazione magica e do la colpa di questo feticismo alle mie mamme e al loro inculcarmi la necessità di trashate babbane facendomi partecipare a maratone infinite di Desperate Housewives e The Kardashian.

Ho detto qualcosa di male? – esordisce poi il contadino, con un sorrisetto che vanifica la preoccupazione che dovrebbe esserci dietro le sue parole.
Ancora sogghignando, scuoto la testa per dire di ‘no’, gli faccio un cenno con la mano per salutarlo e mi affretto a seguire Alice giù per i gradini, almeno finché non siamo costretti a fermarci alla base della Torre per un cambio improvviso delle scale al quarto piano.
Mi appoggio al corrimano che circonda il pianerottolo antecedente l’androne nel caos più totale e sporgo la mia bottiglietta verso la sua per lasciarle tintinnare, a mo di brindisi.

Alla tua salute. E a quella delle tue cotte. – lo dico sorridendo in un modo che so le darà fastidio fin nelle viscere, con gli occhi improvvisamente accesi di curiosità e tanta, tanta voglia di passare il resto della ronda a prendere per il culo la sua ultima conquista. Stappo la bottiglietta dal contenuto sconosciuto e la mando giù fino alla goccia.
La prima cosa che sento è un gran freddo umido che mi si appiccica addosso. La prima cosa che vedo è il buio più denso e silenzioso che si possa immaginare.


Edited by Draven. - 21/10/2023, 22:35
 
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view post Posted on 27/10/2023, 20:07
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M i attacco alla bottiglia e il sapore lievemente amaro di quello strano liquido mi irrita le papille gustative, una smorfia mi si forma sulle labbra mentre il resto del corridoio diventa buio. I miei sensi si addormentano e il corpo inizia a farsi pesante. Tutto avviene in un singolo istante, come se lo spazio e il tempo si fermassero insieme. Quando riapro gli occhi il tanfo di alcool mi assale le narici, mi ricorda il profumo dell'ambulatorio del mio piccolo villaggio, quando mi spalmavano quella roba sulle ginocchia ancora sanguinanti e la pelle bruciava viva come non mai, la sensazione è così forte da riuscire quasi a sentirla. La differenza è che ora, pur avendo aperto gli occhi io non riesca a vedere assolutamente nulla. Il buio come una coperta d'ombra, avvolge ogni cosa, rendendo ogni suono all'interno diecimila volte più forte del normale. C'è una goccia che ricade costante da qualche parte alle mie spalle, incontrando una superficie sulla quale si schianta. La ragione per qualche motivo, vaga ancora nella marea sconosciuta del delirio e fatica a distorcere il mondo onirico da quello reale. Mi accorgo solo ora di non essere puramente pensiero, il mio corpo si sta risvegliando e io inizio a percepire i fili quella connessione interrotta. La schiena è tenuta ferma su un qualcosa di rigido e scomodo, provo a muovermi ma non ci riesco. Ci riprovo, niente. La cosa inizia a darmi sui nervi, sembra io faccia uno sforzo immane per qualcosa che dovrebbe essere istantaneo. La goccia di sottofondo inizia a trapanarmi il cranio, se qualcuno non accende una cazzo di luce finisco per impazzire. Non so perché il buio irretisca così tanto il resto dei sensi, amplificando sproporzionatamente il suono e l'olfatto.
Finalmente mi rendo conto di essere me, Alice, ancora tutta intera anche se non ho la più pallide idea di come sia finita qui. Non riesco ancora a far uscire nessun suono, cucita ho la bocca dalla mia stessa saliva, le labbra non riescono a schiudersi. Avverto a questa realizzazione il rombare del cuore e la consapevolezza di essere in qualche modo in trappola. Riesco a sentire i polsi e le caviglie stretti dal freddo di un qualcosa che suppongo sia metallo, Che fine ha fatto la scuola e il corridoio? Ci hanno rapiti? Perché non riesco a liberarmi da questa orribile stretta? Ma soprattutto dove cazzo è la mia bacchetta?
Il pensiero per la mia incolumità mi toglie il respiro e getta il mio corpo in un'angoscia straziante, l'irrazionalità pura prende il sopravvento, barricando le porte alla ragione. Al contempo i sensi si riaccendono, sfarfallando a mo' di lampadina scarica, collegando i pezzi del puzzle mancanti qua e là. Momenti di lucidità che si susseguono a quelli di pura follia. Sembro soffocare nel mio stesso affanno.

Dove straminchia è andato Draven.
Questa merda deve essere tutta colpa sua.


Solo ora mi colpisce un gelo simile ad un cubetto di ghiaccio che mi risale la schiena e con essa il corpo intero. Quello a cui sono legata mi ricorda sempre più un lettino, come se fossi finita in infermeria, mentre l'odore intenso del disinfettante ne copre uno ancora più nauseabondo e spiacevole.
Quello del sangue.
Urlo cercando con tutte le mie forze di liberarmi da quella stretta. Mi sembra di avvertire un suono, come di una risata di sottofondo. Eccetto che nessuna parola esce dalla mia bocca, non un singolo suono. Pensavo che il mio corpo fosse debole, incapace di spezzare le catene, ma solo ora sto iniziando a capire quanto tutto questo sia sbagliato. Infatti non mi sono mossa nemmeno di un millimetro.



Sia Draven che Alice ingeriscono la pozione Sognisvegli Brevettati x1 (posseduta da me nell'inventario)
In on l'abbiamo giocata come una coincidenza non pianificata, data dal sequestro di alcune bottiglie di liquido non identificato. Decisione concordata con Draven.
 
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view post Posted on 3/11/2023, 00:23
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Qualsiasi cosa sia, quella bevanda fa schifo. Il sapore nauseante, che mi ricorda un po' l'acqua ossigenata, mi resta sulla punta della lingua e accentua il gusto metallico del piercing a cui mi ero praticamente abituato da mesi. Ma non ho molto tempo per focalizzarmi su questo. È, più di ogni altra cosa, la fredda umidità, improvvisa e penetrante fin dentro le ossa, a cogliere tutta la mia attenzione. Mi sento confuso e non sono nemmeno sicuro di avere gli occhi aperti da quanto fitto sia il buio che mi circonda.
Che cazzo succede?!
Sono ancora appoggiato a quello che mi sembra essere il corrimano delle scale e mi ritrovo a sentirmi alquanto preoccupato all’idea di avanzare qualche passo nell’assoluta oscurità; potrei cadere nell’androne e sarebbe spiacevole per tutti, me in primis.
Nonostante il pensiero, comunque: tiro su il cappuccio della felpa, mi stringo tra le braccia per cercare di riscaldarmi e metto poi un piede davanti l’altro, praticamente toccando con il tallone del sinistro la punta del destro per avanzare gradualmente e in modo più o meno sicuro. Un crack assorda nel silenzio. D’istinto abbasso lo sguardo, perché sono sicuro di aver appena acciaccato qualcosa in vetro… Forse mi è solo sfuggita di mano la bottiglia che stavo bevendo.
Temo che qualche piccolo infrangi-regole ci abbia appena lanciato addosso una buiopesto.

Alice? – esordisco in quel vuoto nero. Ma la voce, per quanto normale e senza alcun cenno dell’improvvisa agitazione che sento per via dell’incognita in cui mi ritrovo, mi ritorna indietro con un’eco particolarmente fastidiosa. E un brivido gelido mi attraversa la spina dorsale.
Ma che cazzo succede?!
Abbasso le maniche della felpa fino a stringere i polsini tra le dita. Non sono mai stato sensibile al freddo in tutta la mia vita e questa sensazione mi giunge nuova. Porco Merlino, dormo nudo anche d’inverno! L’umidità mi piace al punto da prediligere il posto in Sala Grande sotto la finestra da cui arrivano spifferi perpetui!
Qualcosa non va. Più di una, in realtà.
Mentre mi chiedo perché mai stia patendo quest’improvviso cambio di temperatura, con le dita tremanti della sinistra cerco la bacchetta nella tasca dei jeans… Non c’è e sono sicuro di averla portata con me per la ronda.
Ho come un déjà vu e la sensazione non fa che acuire il mio senso di disagio.

Alice? – ripeto, ma a voce un po' più alta. Azzardo un altro passo e il suono di vetri rotti riverbera di nuovo in quello che, per via di un'eco ben più ovattata, inizio a pensare che non sia affatto l’androne delle scale di Hogwarts.

Se è successo di nuovo, stavolta ammazzo qualcuno. – bofonchio tra me e me, maledicendo l’artefice di quel disagio e la coincidenza di quello che, nei meandri della mia memoria, inizia a prendere possesso come una realtà che ho già vissuto con la Prefetto Grifondoro. A dirla tutta, è così che ci siamo effettivamente conosciuti dopo esserci ignorati totalmente durante le lezioni per boh tempo. Una pozione “sogni svegli” o una roba del genere. Qualcosa come un paio d’anni fa, Pix l’aveva rifilata ad alcuni studenti durante il periodo di Carnevale ed Alice ed io ci eravamo trovati catapultati in un’Apocalisse di Inferi. Avevo letto di quelle creature in qualche libro in biblioteca e, ad oggi, continuo a sostenere che si trattasse di loro, nonostante poi, una volta recuperati i ricordi dell’esperienza, ricordai anche quanto Alice mi avesse preso in giro per non averli, invece, identificati d’istinto come semplici Zombie. Ad ogni modo, ecco: ci si metteva anche il fattore memoria. In quell’occasione, quando avevamo poi ripreso conoscenza, ci ritrovammo completamente rincoglioniti e solo dopo settimane e settimane di brainstorming riuscimmo a venire a capo della vicenda. Spero di ricordare tutto, stavolta, perché ho degli omicidi da compiere per compensare il mio pessimo umore del momento.
Attendo, comunque, diversi minuti fermo immobile nella speranza che sia davvero solo una maledetta buiopesto e che sia stata solo la paranoia ad attivare altri pensieri.
Ma il buio non cessa, nemmeno dopo aver iniziato a contare i secondi e averne fatti passare 1000.
Nessuna buiopesto dura più di quindici minuti.
Merda.
Avanzo di un altro passo e un altro ancora.
Percorro qualcosa come tre o quattro metri al massimo prima di sbattere la faccia contro un muro. Lo tasto, nonostante gli arti mi tremino dal freddo e una presumibile carta da parati ridotta a brandelli mi graffi i palmi delle mani.
Percorro la parete verso la mia sinistra, tra rumori vari di oggetti acciaccati, finchè non trovo un buco e, presumo e spero, sia una porta. Mentre cerco di valicare la soglia restando attaccato al muro, la mano destra tocca qualcosa che mi sembra un pulsante che, d’istinto, premo senza troppe cerimonie.
Una luce tremolante e molto, molto, gialla si accende su un lettino d’ospedale dismesso, illuminando parzialmente anche il resto della stanza. Mi ritrovo a fissare lo sguardo lì dove, inizialmente, credevo esserci il corrimano delle scale del castello e mi rendo conto che, invece, è una finestra senza infissi. Non riesco a vedere oltre, il buio all’esterno è quasi pari a quello che mi ha accolto nella stanza.
Poso lo sguardo a terra, c’è riverso di tutto: attrezzi metallici da chirurgia, garze sporche di sangue e roba che non voglio nemmeno provare a pensare di identificare, vetri rotti che sembrano provenire dall’applique sul soffitto e presumibilmente dalla fu finestra… E siringhe. Tante. Troppe siringhe.
Con un balzo all’indietro mi ritrovo di nuovo immerso nell’oscurità di un corridoio da cui riesco a malapena a vedere i miei piedi grazie alla luce sfrigolante nella stanza che, adesso, mi si apre di fronte.

ALICE? – stavolta lo grido, con un tono che mi raschia la gola.
Non ho mai sperato tanto di poterla vedere.
Col senno di poi, mi sa che gli zombie non erano così male.
 
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view post Posted on 21/11/2023, 15:45
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F inalmente mi sembra di avvertire il mio corpo nella sua interezza, anche se appare incredibilmente pesante. La lucidità ricompare, bruciando nel buio come il cerino di una candela. O facendo scattare un accendino. Il suono dello scatto mi rimbomba nelle orecchie, anche se non riesco a vedere niente mi sembra di avvertire un enorme nuvola di fumo avanzare verso di me. Mi ricorda una persona, qualcuno caro al mio cuore. Questo traballa, colto da una speranza effimera. Ma è un inganno, un trucco, perché appena mi sembra di scorgere i suoi occhi una luce mi abbaglia a la figura che mi ritrovo di fronte non potrebbe essere più distante. Una faccia rugosa dallo sguardo vitreo tiene su una siringa dalla quale fuoriescono delle gocce di liquido. La donnina di fronte a me indossa una divisa da infermiera, ma di umano ha davvero poco. Le sue fattezze ricordano quelle di uno scheletro al quale è stato appiccicato della pelle, pezzi di carne cadenti tra le ossa. Ho gli occhi che ancora mi bruciano per il contatto con il fanale che mi si punta sul viso, al contempo avidi di ogni singolo bagliore ricercato nella precedente notte. Stavolta urlo per davvero, riesco a sentire le parole rimbombare nella stanza e in qualche modo il suono della mia voce mi conforta.

WER BIST DU JETZT? WAS IST DIESE SCHEIßE?!

Mi divincolo come un pesce che ha appena toccato la superficie rovente del terreno e per qualche arcano motivo riesco a liberarmi da quella presa così stretta, quasi impossibile fino a poco fa. La caviglia destra assaggia l'aria della libertà e rotea per spingere via quell'essere inquietante a metà tra il cimitero e un pessimo costume di Halloween. Procedo così finché non riesco a tirarmi su, seduta su quel lettino mortale mentre la vecchia infermiera-scheletro di fronte a me cade a terra in un tonfo. Gli occhi sono ancora aperti e vitrei. Dio che disgusto. In quel momento esatto salto giù dal lettino e afferro quella specie di torcia fanale, puntatami contro dalla rachitica ormai a terra, finalmente inizio a rendermi conto dell'ambiente che mi circonda. Sono in uno stanzino dalle condizioni igienico sanitarie piuttosto discutibili, ci sono garze ovunque, scaffali arrugginiti a cui sembrano mancare cassetti, piccole fiale dai vetri rotti e soprattutto macchie di sangue simile a pozzanghere. Ecco perché quell'odore nauseabondo. A pochi passi da me c'è un tavolino con delle bottiglie di disinfettante rovesciate per terra. Sento il cuore tornare ad angosciarsi alla vista di quella roba, ma la cosa che più mi preme è Draven. Devo trovarlo. Dove straminchia è finito? Con tutta la fretta in corpo che mi batte sulla vena del collo, mi alzo in piedi e ancora incerta di dove sia il posto in cui siamo finiti vago a caso cercando una porta ed infilandomi in un altrettanto inquietante corridoio. Gli occhi dell'infermiera mi perseguitano ancora i pensieri, mentre la sensazione che qualcosa di peggio stia per accadere non mi abbandona nemmmeno un secondo. Fuggire è stato più facile del previsto. Non ho ancora notato i segni scavati di rosso intorno ai polsi e caviglie, in qualche modo l'adrenalina mi impedisce di provare qualsiasi tipo di dolore. Una voce, un grido irrompe nei miei pensieri. Il mio nome. La sua voce. Drav è vicino, lo posso sentire attraverso la parete. Corro di nuovo, inciampando contro le fiale di liquido poste per terra, ma incurante dei tagli che potrebbero provocarmi.

DRAV! DRAV!

Rincorro a perdifiato quel suono non sapendo nemmeno io stessa dove andare, seguo la luce che vedo accendersi alla fine di quel corridio infinito. Forse Draven è lì dentro o forse sto andando incontro a qualcosa di molto peggio. Non rallento nemmeno di un secondo. La sventatezza d'altronde è una delle mie migliori qualità e al contempo uno dei peggior difetti.


Chi sei? Cos'è stammerda?!
 
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view post Posted on 23/11/2023, 16:02
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C’è un motivo per cui ho sviluppato negli anni una certa diffidenza nei confronti di liquidi e cibi di provenienza ignota. Nel mondo magico non puoi mai sapere in cosa incapperai bevendo quella che ti sembra una semplice tisana o mangiando un tortino dall’aspetto invitante. Quasi ogni cosa commestibile in questo dannato mondo ha degli effetti, delle conseguenze per lo più spiacevoli: dal ritrovarti a muovere i piedi senza controllo ballando come uno scimpanzé ubriaco, al ritrovarti catapultato in una dimensione onirica e distopica. Per quanto l’acredine mi pungoli la lingua e l’impulso primordiale continui ad alimentare l’istinto omicida, mi ritrovo avvolto dall’oscurità di quel corridoio a pensare che non sia colpa di nessuno se non mia. Mi sono fatto prendere da un entusiasmo insensato, non ho ragionato e sono stato superficiale.
Cazzo.
La prossima volta che mi ritrovo a maledire il mio eccessivo essere un rimuginatore seriale, devo assolutamente ricordarmi di questa vicenda. Perché ecco che succede quando non penso mille volte prima di prendere una decisione: mi ritrovo in un ospedale abbandonato senza alcuna possibilità di difendermi dalla valanga di merda che, sicuramente, mi ritroverò a dover affrontare per uscirne il prima possibile.
Sperare che sia diverso dalla volta scorsa temo sia utile tanto quanto l’aver contato il passare dei minuti nella speranza che il buio che mi avviluppa fin dentro le viscere fosse nient’altro che una stupida buiopesto. Per cui, mentre una parte di me si prepara psicologicamente ad affrontare qualsiasi cosa sia, un’altra parte ben più preponderante mi fa tremare dalla testa ai piedi per la sola vista di quel tappeto di siringhe.
In un gesto forse un po’ tanto ipocondriaco, mi chino a vedere sotto la suola delle Vans per essere sicuro che siano intatte, che nessuno di quegli aghi sia entrato in alcun modo a contatto diretto con me. Improvvisamente, sebbene sui muri che ho toccato non ci fosse altro che carta da parati indurita e logorata dalle intemperie su un edificio che sembra essere stato abbandonato a se stesso, mi ritrovo a sfregare i palmi delle mani contro i jeans fino a sentire dolore, fin quasi a scorticare via lo strato di presumibili batteri con i quali sono entrato a contatto. Il tutto, riportando continuamente lo sguardo dove il fascio di luce sfrigolante punta nella stanza: le siringhe.
Cazzo, se odio le siringhe.
Vengo attraversato da una serie così intensa di brividi lungo la spina dorsale che, nonostante il freddo, mi sembra di sudare.
Sento in bocca il sapore della bile e mi rendo conto di essere sul punto di vomitare.
O di avere un attacco di panico.
Probabilmente entrambe le cose.
Chiudo gli occhi e, alla realizzazione di tutto ciò che percepisco dal mio corpo fortemente psicosomatico, si aggiunge l’improvvisa incapacità di respirare come si deve.

ALICE? - grido di nuovo o, almeno, ci provo. Il suono che mi esce dalle labbra, stavolta, sembra più un rantolo.
Devo uscire da qui e alla svelta. È mille volte peggio degli zombie.
Ma resto immobile, decidendo di ignorare inconsciamente qualsiasi pericolo mi circondi nel lungo lasso di tempo in cui tengo gli occhi chiusi.
Sento l’esigenza di riaprirli solo quando, da dietro le palpebre, mi accorgo di un lieve aumento di luce. L’istinto mi porta a volgere lo sguardo lì dove, in lontananza, c’è un fascio di luce che sembra una torcia puntata verso di me.
Dio, se esisti, fa che sia Alice.
È così a distanza che non riesco a distinguere la figura che vi è dietro, ad almeno venti o trenta metri da me e non retroilluminata. Non ho tempo, però, di soffermarmi a chiedermi quanto cazzo grande sia questo posto o se sia veramente Alice la persona che mi corre incontro. Do per scontato che lo sia nel momento in cui quella luce mi fa mettere a fuoco il gruppo di infermiere poste nella metà della distanza che ci divide.
Bagnate da quel raggio luminoso, le vedo iniziare a muoversi a scatti. Il rumore delle loro articolazioni scricchiolanti mi fa rabbrividire. Ognuna di loro ha con sé qualcosa: chi regge un bisturi, chi una siringa, chi… una testa umana?
È come se la luce le avesse attivate, come se nel buio avessero atteso il momento per riprendere vita.

ALICE, FERMATI! - grido, rendendomi immediatamente conto che, seppur nella loro lentezza, sono rivolte tutte verso la fonte di luce. Verso la Grifondoro. Almeno è così finché per qualche motivo a me oscuro l’istinto mi porta a gridare per salvarle la pelle; a quel punto, il gruppo inquietante si rivolge verso di me. Quindi, reagiscono anche ai suoni.
E io torno paralizzato sul posto a sudare freddo.
Favoloso.
 
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view post Posted on 2/12/2023, 11:39
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La sensazione che mi dà camminare per questo corridoio mi gela tutto il corpo, la puzza di sangue mista a disinfettante mi crea un leggero senso di vomito. Proseguo comunque imperterrita, nonostante il senso di vertigine. Devo trovare Draven. La luce leggera in fondo al corridoio mi dà una pista e in quel momento mi sembra davvero di aver preso una buona decisione, per quanto pericolosa ed incosciente. Entro nello stanzino e mi sembra simile a quello in cui ero rinchiusa io, con la differenza che in questo c'è una sorta di luce. Ritrovo il mio compagno di ronda ancora intatto, con il terrore negli occhi, ma almeno sano e salvo. Vorrei corrergli incontro ma vengo pietrificata dalla scoperta di alcune infermiere creepy che sembrano essersi risvegliate dai raggi di luce puntati contro da me medesima. Cazzo. Puntano tutte nella mia direzione, con le intenzioni di fare di me uno dei trofei che reggono tra le mani. Come cazzo facciamo ad uscire da qui senza bacchetta? Drav urla e quelle cose inquietanti si voltano come bambole assassine appena attivate. Ora procedono verso di lui, per cui corro veloce nella sua direzione prima che possano raggiungerlo, almeno abbiamo più chance in due di mandarle via. Ho ancora il fiatone quando lo accosto, potrei spegnere la luce ma questo significherebbe non vederci niente. La punto in un angolo lontano da noi, così la penombra mi permette di riconoscerne almeno le forme che mi circondano e così da sperare di confonderle per qualche istante.

CAZZO. Possibile che ci ritroviamo sempre nella stessa situazione di merda? Cos'è un upgrade degli zombi questo?!

Sussurro a bassa voce assicurandomi che l'altro stia bene. Non sembra avere segni di lotta, quindi forse sono arrivata in tempo. Ora dobbiamo capire come levarci queste vecchie infermiere zombie dai coglioni.

Ok piano numero uno, ne prendiamo una e la gettiamo contro le altre per distrarle e poi ce la diamo a gambe.

Sparo puntando una con un dito, magari quella con la siringa in mano, sembra abbastanza debole. Non so come cazzo siamo finiti in questa situazione di nuovo, ma tantovale cercare di capirci qualcosa.
 
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view post Posted on 6/12/2023, 13:00
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Un rivolo di sudore gelido mi attraversa la spina dorsale facendomi rabbrividire. Credo di aver già visto una scena simile in un qualche film horror e c’è una piccola parte di me che spera che non sia altro che semplice frutto della mia mente; magari sono caduto per le scale, ho sbattuto la testa e questa non è nient’altro che la conseguenza di un’improvvisa goffaggine. Onestamente, lo preferirei. Mi aggancio all’improbabile possibilità come fossi sull’orlo di un precipizio. Nonostante mi senta addosso l’attenzione di quelle cose, i cui arti scricchiolanti non fanno che accentuare il disagio. Cioè: già di per sé l’ambientazione rende la situazione un po’ una merda, gli effetti sonori non fanno che peggiorarla.
Per quanto stupido sia distogliere l’attenzione da loro anche solo per un istante, visto il papabile pericolo che comportano, chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. Lo faccio per riprendere -o almeno tentare di riprendere- un po’ di freddezza e lucidità. Devo ignorare le siringhe. Anche le teste mozzate non sono il massimo.
Quando rialzo le palpebre, noto subito che lo squadrone di infermiere si è fatto più vicino e che quell’idiota di Alice si è appiccicata al muro come un ragno pur di evitarle e cercare di superarle. In qualche modo, la luce della sua torcia le distrae e, seppur restando qualche istante col fiato sospeso per timore che possano reagire alla sua vicinanza, cuor di leone riesce a sfangarla e raggiungermi.
Vorrei risponderle. Almeno con l’imprecazione di rimando che percepisco sulla punta della lingua, ma nell’esatto istante in cui finisce di parlare, una delle infermiere scatta in avanti, come attratta dal suono della voce di Alice. Impugna un coltello che sembra quasi un machete e lo punta davanti a sé, verso di noi, finendo col colpire alla gola una delle sue compagne frapposta tra di noi.

Non ci vedono. – mi ritrovo, invece, a dire a bassa voce. È una constatazione. Reagiscono ai suoni e alle fonti di luce, ma perlopiù ai rumori.
Dall’istintivo gesto dell’infermiera con il coltello ne deriva una reazione a catena fin troppo rapida: quella aggredita alla gola si volta, lancia la siringa che teneva in mano come fosse una freccetta e tutte le altre iniziano a muoversi aggredendosi a vicenda.

Col cazzo che mi ci avvicino. – esordisco, con tutta la delicatezza di cui dispongo, prima di dar retta al mio istinto e voltarmi. Lo stesso input che mi sprona a muovere le gambe nella direzione opposta a quella scena infernale, mi suscita l’esigenza di dare una spinta ad Alice per direzionarla verso i miei stessi intenti: raggiungere l’altro capo del buio corridoio e vedere che altro ci aspetta.
 
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view post Posted on 9/1/2024, 14:52
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Raschio l'intero perimetro di muro che si frappone tra me e Drav con la camicia dell'uniforme che ho già per metà strappata, le braccia non fanno che cozzare contro quel luridume e appena avvertono qualcosa di molliccio appiccicarsi contro vorrebbero ritrarsi. Ma non lo fanno. Devo muovermi in maniera abile e silenziosa e ignorare tutto lo schifo che mi circonda, solo così riesco ad arrivare a lui senza farci fuori prima del tempo. L'adrenalina che ho in corpo agisce prima di me dando vita ad una serie di reazioni a catena. Il pericolo solitamente sveglia la parte più forte della mia personalità, il mio core. Non so esattamente come io riesca nell'impresa ma in quelli che sembrano secondi interminabili, mi ritrovo al fianco di Draven. Gli occhi chiari si accertano che stia bene, nonostante lo shock e l'espressione palesemente schifata. Il viso si sposta da lui ad una delle infermiere assassine, il suo ragionamento non fa una piega. Quindi sono delle talpe. Annuisco rendendomi conto che parlae potrebbe metterci in pericolo solo dopo aver suggerito la mia idea. Un po' rischiosa lo ammetto, ma cos'è la vita in fondo senza un po' di rischio? Non riesco a distogliere lo sguardo dal sangue che cola e la testa dell'altra infermiera mezza mozzata. Non che non me la stia facendo sotto eh, ma in quello schifo e ribrezzo c'è qualcosa di ipnotico. Mi rendo conto di dovermi muovere quando avverto il picchiettare dei polpastrelli di Drav sulla mia schiena. Non so quanto meglio sia l'idea di buttarci nella più completa oscurità ma è sicuramente meglio di quella che abbiamo di fronte. Non ci tengo a diventare macinato per infermieri. Mi dirigo nella sua stessa direzione incerta, la stretta allo stomaco che si fa più forte con il progredire del buio e con la luce che ci lasciamo alle spalle. Mi aggrappo ad un lembo della sua camicia, giusto per non perderci di vista dato che non possiamo nemmeno parlare, potremmo rischiare di attirare ancora quelle pazze nella nostra direzione. Il corridoio è freddo e umido, ci sono corpi distesi per terra di cui non so niente. Sono domande che non oso porre al mio cervello per restare lucida e presente e non farmi prendere dal panico. È reale? O siamo di nuovo in un sogno? Il fatto di non poter capire la differenza mi fa andare fuori di testa. Il battito del mio cuore mi esplode nel petto mentre proseguiamo alla cieca e se finiamo in un vicolo senza uscita? E se troviamo qualcosa di peggio? Tra l'altro continuo a cercarmi la bacchetta nella tasca come se potessi tirarla fuori da un momento all'altro, ma so di non averla con me. Dove stracazzo è finita? Vorrei capire Drav cosa ne pensa, capire se sta bene e se secondo lui siamo stati rapiti o se tutto questo sia ancora una volta frutto di pozioni deliranti. Ma non oso parlare per qualche motivo la gola è secca e arsa, ma devo farmi forza. Solo quando mi sembra che siano abbastanza lontani sussurro piano.

Secondo te è reale? Anche tu hai perso la bacchetta?

Questo posto, queste persone. In fondo viviamo in un mondo magico dove tutto è possibile. E se stessimo davvero rischiando le nostre vite? E se qualche strano nemico stesse attentando alle nostre vite rubandoci il modo di usare i poteri?

 
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view post Posted on 16/2/2024, 14:17
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Nella mia testa sento l’eco di quello scricchiolio infernale. Chiudendo le palpebre vedo solo aghi. Infermiere, siringhe, sangue, violenza… Se mi vedo spuntare un pinguino a caso, avrei la conferma di essere nel mio peggior incubo.
Qualsiasi cosa sia successa, qualsiasi sia la causa che ci ha trascinati qui, mi auguro solo di trovare una via d’uscita al più presto. Non penso più ai ‘come’ o ai ‘perché’: voglio solo andare via.
Per fortuna, Alice mi dà retta quando la spingo verso la direzione opposta a quel gruppo di schizzate. Anche se il buio pesto che ci si presenta davanti non appare tanto gratificante. Non lo è nemmeno ritrovarsi a schivare i cadaveri purulenti riversi a terra.
Mi viene da vomitare. Forse anche un po’ da piangere.
Ho le mani sporche e fatico a respirare.
Mi rendo conto che continuo a camminare, a passo svelto, solo perché ho bisogno di trovare un’uscita il più presto possibile.
Alla fine del corridoio buio, quando l’oscurità inizia a farsi talmente densa da non farmi più vedere a terra, mi fermo; cerco con le mani una parete, avanzando lentamente un po’ alla mia sinistra e mi fermo di nuovo solo a contatto col muro solido. Sono sicuro che Alice sia con me perché sento le sue dita aggrappate al retro della felpa. Per un istante penso che potrebbe anche non esserci lei alle mie spalle, ma il suono della voce, per mia fortuna, fa svanire la preoccupazione in un batter d’occhio.

No. Non ha senso. Non è reale. Eravamo a Hogwarts e non abbiamo più la bacchetta. È come quando ci siamo conosciuti. - dichiaro, più convinto di quanto in realtà non sia. Credere che non sia altro che un incubo, un pessimo sogno indotto, è l’unica cosa che potrebbe farci uscire da qui illesi e senza più traumi di quelli che avevo già prima di arrivarci.

Ti ricordi come abbiamo fatto a liberarci degli zombie, l’altra volta? Ci avevano accerchiato in quella casa. Tu la conoscevi, possibile? Avevamo trovato delle armi, ma non le abbiamo mai usate, giusto? Forse tu sì… Cazzo, non mi ricordo bene. - comincio a riflettere a voce alta, seppur con un tono sommesso. È come se fossi entrato in modalità sopravvivenza dall’incontro con le infermiere, per cui la mia voce è quasi un bisbiglio.
Uno stridio sul pavimento mi zittisce. L’istinto mi fa indietreggiare e andare a sbattere contro Alice.
Ti prego, Dio o chi per lui, fa che non sia un’altra infermiera.
Mi paralizzo, in silenzio.
Un altro stridio.
È come se qualcosa di metallico e pesante venisse ritmicamente trascinata a terra.
 
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