C o n f u n d u s, Role corale

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view post Posted on 2/9/2023, 11:28
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entropia.

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Ciao, fiorellinissimi!
Arrivo con un giorno di ritardo, but life happened.

Dunquedunquedunque per citare GasGas, la role è ambientata la prima mattina dopo la cerimonia dello Smistamento. Alla consegna della posta, i gufi hanno un bruttissimo post sbornia e consegnano tutto un po' alla carlona.
Ho utilizzato un estrattore casuale per assegnare le varie lettere di chi a chi e, poi, ho aggiunto un pizzichino di pepe senza andare a rompere le scatole alle trame. Se qualcuno di voi non vuole interagire con chi gli è stato assegnato, può sempre buttare la missiva nel mischio di quelle che ci sono a terra (o lasciarla sul tavolo di casata del destinatario) e raccoglierne una dal pavimento che trova più interessante per crearci una nuova trama. Insomma, siamo tutti liberi.

A questo punto, il destinatario designato dovrebbe inviare a chi ha preso la lettera il contenuto della possibile missiva, giusto nell'ottica in cui il furbo o la furba decida di aprire. :*-*:
Ad esempio, io invierò a Camille il coupon da 50 galeoni da spendere in polvere di fata indirizzato a Nieve. :shrekface: :lunanera:

Come in "Primo Atto", non c'è una turnazione predefinita.
Andate con Deo!

P.S. Se alcune persone non sono state inserite, non è per volontà di escluderle ma per eventuali messaggi di assenza scritti nei vari topic o per comunicata difficoltà di stare dietro al forum al momento. Oppure perché sono chiaramente tonna. In caso di errore, inseritevi liberamente o, se preferite, scrivetemi -ma io dico che vi buttate nella mischia e viva il caos.




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18 Anni ↝ Entropia ↝ IV anno

Nieve Rigos

«A knife? Are you flirting
with me?»


B
asil Winterbottom era un undicenne di belle speranze, giunto da poco meno di diciotto ore alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Apparteneva a una famiglia di nobile discendenza e gravava sulle sue giovani spalle il peso delle aspettative di un’intera casata. Si poteva pertanto presumere che questa fosse la ragione per la quale il suo carattere si fosse sviluppato nelle lande della timidezza e dell’insicurezza e una sorta di timore viscerale per la vita e le sue sorprese rendesse il suo incarnato un po’ pallido.
Quella prima mattina come Corvonero —non sarebbe mai stato abbastanza grato al Cappello Parlante per averlo smistato nella Casa dei suoi avi, risparmiandogli la delusione dei suoi genitori—, si era deciso a raggiungere la guferia per informarli delle buone nuove. Gradino dopo gradino, con la pergamena stretta alla cravatta, Basil sorrideva timidamente. Era una sensazione strana, il sollievo, una di quelle che non gli era stato dato di sperimentare spesso. Non ebbe il tempo di assaporarla, non come avrebbe voluto almeno, giacché più si avvicinava all’imbocco della torre e più un frenetico battere d’ali lo metteva in allerta. E… erano lettere quelle che vedeva sparse sul pianerottolo d’ingresso?
Gli riuscì appena di allungare il collo oltre la soglia, ancora al sicuro sull’ultimo gradino con il corpo coperto dalla parete in pietra, quando una sequenza di gufi sfrecciò sopra la sua testa costringendolo a rannicchiarsi contro il pavimento.
Pochi minuti più tardi, Basil piagnucolava e tremava sulle gambe nel prendere le distanze dalla guferia. Hogwarts era davvero un posto pericoloso come gli aveva detto quel ragazzo del settimo anno con i capelli color carota e il naso all’insù.

⚜️

La superficie quieta del tè, racchiusa nei confini della tazza che stringo tra le mani, mi restituisce un senso di pace quasi in grado di annullare il perpetuo e assillante rumoreggiare della Sala Grande. Ciononostante, l’orlo delle mie labbra si arriccia.
Siedo accanto alle matricole per non affrontare chi conosco e non essere costretta a ricordare l’ultimo incontro con Casey, il fallimento del torneo di quidditch, la rinuncia alla spilla da Vice Capitano. Lo faccio anche per non dare spiegazioni sulla mia bocciatura. Il passato mi perseguita come un cappio che stringe la gola se non imparo a stare ferma, a fare la brava.
I primini, d’altro canto, mi osservano con un misto di curiosità e timore. Li sento borbottare ipotesi, allungare le braccia per raggiungere un cupcake stando attenti a non sfiorarmi, commentare il colore dei miei occhi. Per un attimo, valuto la possibilità di alzare lo sguardo dalla bevanda che stringo tra i polpastrelli di entrambe le mani. Così, per il gusto di capire cosa si aspettino che accada; se pensino di me che, come Medusa, possa pietrificarli. Non è che un proposito di fumo, tuttavia, allorché uno stridore acuto tacita il salone e mi induce ad alzare il capo.
Una coreografia incoerente di gufi danza sulle nostre teste, annunciando il momento della consegna della posta. Sollevo un sopracciglio, perché in molti anni a Hogwarts non ho mai visto niente di più bizzarro. I giornali planano sulle capocchie degli studenti, nelle brocche di succo di zucca, nelle crostate di mirtilli —imbrattando camicie, viso e capelli dei malcapitati nelle vicinanze.
La pioggia di lettere è più gentile ma non meno confusionaria: alcune giacciono sul pavimento tra le tavolate, altre tra le mani dei destinatari sbagliati.

Eloise Lynch trova incastrata tra i capelli una lettera indirizzata a Megan Milford-Haven.
Thalia Moran riceve una lettera indirizzata a Eloise Lynch.
Kevin Confa riceve una lettera indirizzata a Lyvie Synfenir.
Casey Bell riceve una lettera indirizzata a Niahndra Alistine.
Helena Whisperwind riceve una lettera indirizzata a Draven Shaw.
Niahndra Alistine riceve una lettera indirizzata a Alice Wagner.
Draven Shaw riceve una lettera indirizzata a Camille Donovan.
Camille Donovan riceve una lettera indirizzata a Nieve Rigos.
Phoebe Halliwell riceve una lettera indirizzata a Oliver Brior.
Edward Newgate riceve una lettera indirizzata a Caleb Elliot.
Un bell’intruglio di esseri umani, per così dire.

L’istinto da cacciatrice mi precede. Afferro la lettera che vedo planare nella mia direzione prima ancora di ragionare sulla possibilità di esserne effettivamente la destinataria. Ne scruto il dorso. Un'eco lontana, gli spalti del quidditch, lo studio di una formazione, Tassorosso. Mi faccio appena indietro sulla panca e porto la missiva sotto il tavolo per nasconderla agli sguardi indiscreti altrui.
Kevin Confa, penso. Quali sono i tuoi segreti?

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Edited by ~ Nieve Rigos - 6/9/2023, 17:35
 
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Sciocco da parte mia sperare in una colazione tranquilla, soprattutto quando in mezzo alla folla qui riunita c’è Hughes. Con la sfacciataggine che lo contraddistingue, sta provando a spennare i neo-tassini vendendo loro i suoi vecchi compiti. Peccato, però, che i dolci cuccioli siano all’oscuro dei suoi innumerevoli “T”. Percepisco speranza sui loro volti, è evidente che ci tengono a fare bella figura, a portare in alto il nome di Tosca. Il problema e che, in questo modo, rischiano di svuotare la clessidra ancora prima che si riempia.
«Santo cielo, Hughes!» esordisco, il cucchiaio che ricade con violenza nella tazza di cereali che sto mangiando «Se devi provare a spacciare per buoni i tuo pastrocchi, almeno vai a prendere per il culo i Serpeverde.» intanto faccio sparire dalla circolazione quelli già consegnati, provando a spiegare alle giovani leve che di lui non si devono fidare.
«Ma stai alla larga da Shaw, sia mai venga a incolpare me per la disfatta dei Verde-Argento.» lo ammonisco, un sorriso sghembo emerge sotto i baffi. Non voglio ammetterlo esplicitamente, ma deve avermi trasmesso per osmosi alcuni suoi insani comportamenti quando eravamo assieme su quella torretta. E, giusto un po’, mi detesto per questo.
«Oh, tranquilla, credo che Shaw abbia ben altro per la testa.» la sua espressione si fa d’un tratto maliziosa, con l’indice ed il medio forma una V che accosta alle labbra in un gesto volgare e piuttosto esplicito. Evito di fare domande, non m’interessa impicciarmi degli affari privati del mio collega. Mi piace punzecchiarlo, ma fino ad un certo punto, esiste un sottile confine che non oso oltrepassare nemmeno sotto tortura.
«Come ti pare, ma non attirare l’attenzione….» una pausa, cerco di darmi un tono «…o te la vedrai con la Moran!» un segno d’intesa va alla diretta interessata, seduta di fronte a me. So che non gli tange, infatti mi dà le spalle, avviandosi a passo sicuro verso il lato opposto della Sala.
Ritrovata apparentemente la quiete, afferro la tazza di caffelatte e ne bevo un lungo sorso. Una semplice azione, che deraglia presto dai binari della banale routine quando arriva il momento della consegna della posta. Non mi sorprende tanto il bubolare dei Gufi, ma il giornale che cade sguaiatamente sulla ceramica sì. Il contenuto si rovescia sulla divisa, lasciando un alone marroncino per nulla allettante sulla camicia bianca.
«Ma che diamine-» mi guardo attorno, il caos pare regnare sovrano tra gli studenti. Quando riporto l’attenzione sul tavolo, vedo Thalia con l’aria confusa. Nomina Eloise, stringe qualcosa di suo
«Ti conviene controllare, magari si è fatta spedire qualcosa di illegale dai gemelli Weasley!» il tono è scherzoso, accompagno infatti l’affermazione con una risata divertita.
Sotto i miei occhi invece, incastrata tra il vassoio delle brioche e il mio bicchiere di succo di zucca, noto una seconda lettera. La prendo con delicatezza, la rigiro tra le dita e mi rendo conto che non è destinata a me.
«Nieve Rigos?» la osservo perplessa. Qualcuno deve aver fatto ubriacare i postini, dubito sbaglierebbero a recapitare le missive altrimenti.
«Rigos?» faccio per alzarmi e recarmi dalla legittima proprietaria, quando una voce mi fa eco. Il ragazzo al mio fianco non mi permette di replicare, mi strappa la busta di mano.
«Non è tua, Matt» sento la fronte corrucciarsi, un severo invito a restituire ciò che non gli appartiene.
«Ah sì?» ghigna «Come non era mia la colpa quando quella stronza mi ha fatto finire in punizione, vero?» si rivolge a me con sfrontatezza.
«La stronza, come dici tu, ero io, non lei.» nemmeno mi risponde, mi sfida e rompe la ceralacca. Crack, il mio cuore perde un battito a ritmo con quel suono. Distende la pergamena e, contro ogni previsione, comincia a leggere ad alta voce.
«Ma très chère Nives.» le parole sono impastate, colpa di una lingua che non sa parlare fluentemente «Nubi scure segnano ancora il mio viso nell’essere venuto a conoscenza del tuo ritorno a scuola.» adesso sta esagerando. Mi avvicino per riprenderla, ma lui mi anticipa e si alza di scatto dalla panca, solleva il braccio per impedirmi di raggiungerla. Continua, imperterrito «Lì, la tua bellezza sfiorisce e la tua pelle d’avorio non risplende ai raggi di Villa dei Gigli. Mancherai ai miei occhi. Mancherà ai miei occhi ogni parte di te, che ricorderò con calore nelle notti insonni. Le ciglia lunghe come code di pavone, le labbra che non mi hai ancora concesso di mordere e baciare, le spalle sinuose sotto la seta fresca.»
«Sei un idiota.» lo interrompo e cerco di fermarlo, una seconda volta, invano. Qualche concasato inizia a fissarci incuriosito, dimenticando per un istante il via vai concitato di persone tra i tavoli e lo svolazzare sconnesso dei pennuti sopra di noi.
«Sogno i tuoi fianchi quando chiudo gli occhi e l’intreccio morbido ove si annidano i tuoi ardori. Il mio corpo smania. Se di stregoneria ti hanno mai tacciata, se qualcuno volesse bruciarti al rogo, sarebbe per la capacità che hai di traviare un uomo. Di spingerlo oltre il limite che egli stesso si è imposto. Negandomi il piacere lo accresci e lo frustri. E ora che mi abbandoni mi pare di perdere ogni stilla di senno.» il teatrino sta diventando imbarazzante, spero che il rumore che ci circonda copra la sua inutile pantomima.
«Capito la puttanella.» il suo commento – per nulla sarcastico – è la goccia che fa traboccare il vaso, d’istinto estraggo la bacchetta dalla tasca e colma di rabbia la punto contro la pergamena. Il polso ruota, un movimento circolare e costante. Una formula, tanto basta a far finire tutto quanto. L’oggetto della discordia scompare, non resta più niente da decantare ai quattro venti.

“Ma chère, vieni con me in Francia. Concludi gli studi a Beauxbatons. Goditi la Francia, Parigi, l’essenza stessa della vita e del piacere. Lasciati alle spalle la miseria dell’Inghilterra. Non ha più niente da darti. Nessuno ti aspetta, nessuno ti ama. Inizia da principio. Da un’altra parte. Avec moi.
Il profumo della tua pelle riduce in polvere ogni mio pensiero, mi trascina in una corrente di memorie alla quale non so sfuggire. Vieni da me, Nives. Metti fine a questo tormento. Io ti aspetto. Io ti voglio. Io ti porterò con me ovunque vorrai.

Éternellement vôtre,
Cézanne”

Questo il pezzo mancante che nessuno mai conoscerà, tranne il mittente.
«Vaffanculo, Donovan!» sibila, scocciato per aver perso il suo giocattolino. Non ci bado, non desidero certo dargli corda.
«Credimi, stavolta non te la caverai pulendo i gabinetti.» ringhio, chiudendo definitivamente il discorso. Appena mi calmo, non so perché, cerco immediatamente la testa argentata di Nieve tra i Grifondoro. Mi auguro non abbia assistito, ma in caso contrario non mi opporrei se volesse vendicarsi.

Camille Donovan | Hufllepuff Prefect | 15 y.o







Interazioni: Thalia

Menzioni: Draven & Nieve




Edited by Camille Donovan - 2/9/2023, 19:58
 
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view post Posted on 5/9/2023, 15:31
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Nieve Rigos

«A knife? Are you flirting
with me?»


I
l barbaglio del sole mi sfiora i lineamenti, mentre continuo a osservare le poche parole vergate sulla busta tra le mie mani. I pensieri si accavallano, mettendo in discussione la mia disequilibrata morale.
Non dovrei aprirla. Va contro tutto ciò in cui credo: la violazione della riservatezza altrui come invaso è stato lo spazio più intimo della mia mente. Ognuno ha diritto di mantenere i propri segreti, quali che essi siano. Io non sarò come lei. Non sarò neppure come Thalia. Non mi macchierò degli stessi crimini. Non posso. Eppure… eppure perché le mie dita rimangono testardamente strette sulla carta e i miei occhi sembrano trapassare quei pochi millimetri di involto, attratti da un contenuto che non mi appartiene?
Una mano sulla spalla mi distrae. Sobbalzo come se fossi stata scoperta, quasi che i miei pensieri avessero preso la consistenza delle nuvole e chiunque avesse ora la capacità di leggerli. Levo lo sguardo su Holly, confusa, la lettera di Confa già tra le pieghe della gonna. Un cenno del capo mi invita a infrangere la bolla nella quale mi sono ritirata. Porto l’attenzione sul tavolo dei Tassorosso. L’orecchio capta uno scambio che genera allerta e presto disordine.
Scatta qualcosa dentro di me. Il rumore che odo ripercuotersi nel mio sterno somiglia all’apertura secca di un accendino babbano, uno di quelli che nonno Gaspare recupera nei capannoni dei clienti delle famiglie miste per cui lavora e si diverte a collezionare. Sono io ad avvampare. Una rabbia caotica prende a scorrermi nelle vene. È strano che mi sorprenda, giacché di avvisaglie me ne ha date —con Horus, ad esempio, nella violenza che gli ho usato in ognuna delle forme in cui ha deciso di tramutarsi.
Nel percorso del lutto, sono passata dalla fase della negazione a quella della furia.
Scavalco la panca con un movimento rapido. Il septum raccoglie un raggio solare, annunciando il suo ritorno in pompa magna, mentre mi chino a raccogliere un libro dalla tracolla.
«Nieve, ferma» tenta di farmi ragionare Holly, prendendomi per un braccio.
Gli scocco un’occhiata senza pietà. «Non ho chiesto il tuo permesso».
«La Sala pullula di Prefetti, Caposcuola e professori. Ti caccerai nei guai!»
Vuole proteggermi, lo capisco. Il fatto è che a me non frega assolutamente un cazzo, né delle conseguenze delle mie azioni né delle autorità delle quali dovrei temere la scure. L’unico a doversi preoccupare, in questo momento, è il coglione che ha già saggiato il pericolo della mia indisposizione e sta dando prova della sua stupidità.
«Non hai capito, Holly. Non sono io a essere nei guai. È lui a esserlo.»
Mi congedo così, con uno strattone e la cocciuta espressione di chi abbia già deciso cosa fare senza che nessuno possa dissuaderlo.
Il teatrino è nel ben mezzo del suo svolgimento. Il tomo rimane stretto nella mano e dondola pacificamente alla destra del mio fianco. Fottuto coglione, penso con un ghigno sulle labbra, avanzando nella sua direzione. Il tavolo dei docenti si staglia davanti ai miei occhi, giudicante. Faccio schioccare la lingua, a tratti soddisfatta. Un ottimo modo per iniziare quest’anno scolastico, non c’è che dire.
“Negandomi il piacere lo accresci e lo frustri. E ora che mi abbandoni mi pare di perdere ogni stilla di senno. Capito la puttanella!”
La smorfia sulla mia bocca si amplia. Sorrido, scoprendo i denti. Intanto, recupero il libro con l’altra mano e carico il colpo. Non ho idea di chi possa aver inviato la lettera —forse perché in questo momento neppure mi importa di capirlo, focalizzata come sono sulla vendetta—, ma so a chi appartiene la voce del declamatore improvvisato.
Lascio abbattere la copertina del volume sulla testa di Matt con tutta la forza che possiedo, imitando il gesto dei battitori a una partita di Quidditch, un attimo dopo che la Donovan incenerisce la missiva. Non ho più pietà per nessuno, non adesso. Ho finito di accusare e fare la signorina d’alto bordo, qui dove la maschera non serve.

Volete la bestia, la selvaggia, la puttana? Ho intenzione di darvela. L’avete chiamata. Ora fateci i conti, a vostro rischio a pericolo.

Role scheme © ˜Serenitÿ



Edited by ~ Nieve Rigos - 6/9/2023, 17:34
 
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view post Posted on 6/9/2023, 14:33
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Due parolacce di numero
Menzione a Camille e Nieve (+ Thalia e docenti)Niahndra Alistinejpg

Mancano 114 giorni al 25 dicembre.
Niahndra lo sa perché quella mattina si è svegliata canticchiando Jingle Bells a fior di labbra, con l'assoluta convinzione che fosse Natale invece che l'inizio dell'anno scolastico. Ha dovuto controllare il calendario incantato tre volte, prima che questo si rompesse i boccini e le urlasse contro rifiutandosi di contare i giorni di nuovo.
Ancora adesso, mentre separa di malavoglia le uova strapazzate dal bacon, Niahndra fatica a tenere distinti i due piani temporali; fanno a cazzotti sullo sfondo dei sogni psichedelici che si è sparata di notte. A convincerla che sia effettivamente il primo settembre è soltanto il vociare entusiasta degli neo-smistati, sovraeccitati come un branco di puffole pigmee.
Comunque, non riesce a scrollarsi di dosso una brutta sensazione.

Si sta giusto portando la tazza di tè alle labbra, quando la baraonda comincia. Niahndra non aspetta lettere, essendo appena appena rientrata ad Hogwarts, per cui neanche si degna di alzare lo sguardo nel momento in cui il familiare sbatter d'ali annuncia l'arrivo della posta. Qualcuno suggerisce ai primini di coprirsi la testa, ma è più un tentativo di spaventarli che altro: i postini hanno una mira sorprendente.
Infatti, la lettera cade con la precisione millimetrica di un cecchino, colpisce la mano di Niahndra e devia la traiettoria della tazza. La ragazza fa un salto per la sorpresa, poi tira un'esclamazione da non replicare quando si brucia la pelle col tè.
«Acquacquacqua», cantilena con una certa urgenza mentre scuote la mano dolorante, trovando quiete solo nel momento che qualcuno le versa un'intera brocca d'acqua sulla bruciatura. Inspira per trattenere la cascata di imprecazioni, ringrazia e saggia con cautela la mobilità dell'arto.
«Che porcomerlino è preso ai gufi oggi?»
«Sembrano impazziti».
«Questa non è la mia posta».
«Di chi è l'abbonamento a PlayWizard?»
Niahndra rotea gli occhi e recupera la missiva che le è quasi costata una mano. Non c'è mittente e il nome del destinatario è sbiadito da una macchia di tè; quello che rimane è un "Ali—" che la lascia confusa. Alistine, forse?
Corruga la fronte, facendo difficoltà a concentrarsi. Ai versi di Jingle Bells si sovrappongono quelli declamati da un Tassorosso a diversi metri da lei. “Negandomi il piacere lo accresci e lo frustri. E ora che mi abbandoni mi pare di perdere ogni stilla di senno. Capito la puttanella!"
«Sta per colpirlo!»
È un automatismo a far scattare la testa di Niahndra nella direzione della voce. Una giovane studentessa si sta portando una mano alla bocca, orripilata; Niah ne segue la direzione dello sguardo, in tempo per vedere Rigos attentare alla vita del giullare di corte.
I suoi occhi e quelli di decine di altri studenti sono fissi sulla scena; tuttavia, non muove un muscolo. Intravede il prefetto Donovan lì vicino e immagina che la caposcuola non sia distante. I professori sono seduti al loro tavolo.
Con la coscienza pulita dà le spalle alla scena. Quelli non sono affari suoi, di sicuro non di prima mattina.
E poi, si dice, il coglione se l'è andata cercando.
studentessa TassorossoO, what fun it is to ride / in a one-horse open sleigh
©Mistake

 
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view post Posted on 6/9/2023, 14:55
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iPKJWnZ
I0EGptZ
È il primo giorno di scuola e ho già letto i libri di storia e pozioni per il nuovo anno. Non ho ancora iniziato e sono già annoiato.
Tengo la testa bassa, concentrato a gustare i miei cereali, mentre contemplo l’indice del libro di incantesimi che ho sotto il naso.
Per mia fortuna, ai nuovi disagiati smistati nella casa Serpeverde è apparso subito chiaro che non devono rompermi i coglioni, se non proprio per questioni di vita o di morte, ma disgraziatamente non sanno ancora che il posto sotto la finestra è solo mio. Dopo tanti anni in questa scuola e con la spilla da Prefetto che brilla, perfettamente lucidata, sulla mia divisa nuova di zecca… Merito un po’ di prelazione.
Penso di rendere partecipi quanto prima delle mie abitudini, con l’ordine di rispettarle, quel gruppetto di primini – che mi sta troppo vicino – quando con la coda degli occhi ne vedo uno alla mia destra che si distanzia un po’. Non so se sia perché mi aleggia intorno un alone di scazzo sufficiente a stimolare il suo istinto di sopravvivenza, spingendolo ad allontanarsi da me, o se gli è arrivata già voce da altri concasati di aver scelto il posto sbagliato in cui sedersi per la sua prima colazione nel castello. Fatto sta che, quando vedo i gufi riempire la Sala Grande, ho riacquisito il mio spazio personale con due posti vuoti ai miei lati a consentirmi di godere in pace i miei cereali.
O così penso.
Un allocco mi plana di fronte con una tale veemenza che il suo colpo d’ali fa strabordare il latte nella tazza. Ci guardiamo negli occhi condividendo un senso di confusione. È raro che riceva della posta; l’unica a scrivermi con una certa abitudine è la fidanzata di mia madre, che ho visto ieri prima di andare a King’s Cross, e se mi ha già scritto una lettera, dovrò contemplare una denuncia per stalking.
Fatto sta che, dopo quello scambio di sguardi, l’allocco lascia cadere sul tavolo una busta. Il nome del destinatario attira subito la mia attenzione…
Sul viso mi si forma un’inevitabile smorfia. Lascio cadere il cucchiaio nella tazza e afferro la missiva, sventolandola davanti a quello stupido rapace.

Ti sembro Camille Donovan?! – commento, sollevando un sopracciglio con un’espressione tra l’infastidito e il sorpreso. Non mi era mai capitato di assistere a un gufo che sbaglia a consegnare una lettera, ma all’allocco non potrebbe fregare di meno del suo errore. Gli porgo la lettera per fargliela riprendere e lui se ne va, lasciandomi in mano la patata bollente.
Penso sia strano, ma perlomeno spiega perché abbia ricevuto una lettera: non è mia! Il che un po’ mi tranquillizza.
Mi volto a guardare alla mia destra, verso il ragazzino intimorito che si è distanziato da me qualche istante fa. Sono sul punto di chiedergli di portare questa busta a Camille, o forse proprio ordinarglielo senza possibilità di scelta – sto ancora decidendo il tono da usare con lui – quando inizio a rendermi conto di ciò che mi accade intorno. Tendenzialmente, ignoro tutto ciò che non mi riguarda personalmente, ma non riesco a ignorare il momento di caos che si genera in sala in quel preciso momento: i gufi hanno sbagliato a consegnare pressoché ogni singola missiva. Si è generato panico nel tempo di pochi secondi e non capisco nemmeno perché. Cioè, ok: qualcuno ha confuso i gufi, ma non vedo perché dovrebbe generare una tale reazione nei presenti. Mi volto a cercare con lo sguardo i docenti, ma i toni soavi di Camille Donovan mi attirano prima che possa anche solo vederla. Ci distanzia troppo casino affinché possa capire cosa sta dicendo o perché abbia l’espressione di un furetto incazzato mentre cerca di prendere la lettera dalle mani di un ragazzo che già solo a guardarlo in viso, così a pelle, mi sta sul cazzo.

Hey, Shaw.
Uno dei Serpeverde del mio anno mi si palesa nel campo visivo. Seduto di fronte a me, all’altro lato della lunga tavolata, aspetta che i miei occhi incontrino i suoi, prima di indicarmi qualcosa alla sua sinistra con un cenno del capo. A una discreta distanza di sicurezza, il Tassorosso più fastidioso nella storia di Hogwarts sembra stia spacciando droga: ci sono tre ragazzini Serpeverde di fronte a lui che si guardano intorno con aria colpevole. Ma ciò che il Tasso dà loro non è di natura stupefacente, per quanto abbia comunque i miei dubbi e mi si palesa nella mente il pensiero che leggere un suo scritto sia come un trip di MD, bensì tutto ciò che sta cercando di rifilargli sembrano vecchie pergamene, forse compiti. Fissando la scena, incontro lo sguardo di uno dei Serpini; lo vedo sussultare sul posto. Gli mimo un “no” con un cenno del capo e basta a farlo esitare nel portare a termine la contrattazione. Il testa di cazzo Tassorosso si volta a seguire per istinto la direzione verso cui il suo cliente ha finito col distrarsi. Penso che l’allocco avesse più charme di quanto ne abbia questo tizio e mi ostino a fissarlo finché non è lui a distogliere lo sguardo e ad allontanarsi dai tre Serpeverde che, loro malgrado, finiranno appesi a testa in giù in Sala Comune per aver commesso il crimine di essere troppo stupidi.
Mi sembra di intraleggere dal labiale del Tassorosso qualcosa come “Meglio tenersi alla larga dai Grifondoro adesso” e “Mi restano solo i Corvonero”. È molto specifica come interpretazione di un labbiale, per cui do per buone le mie capacità d’osservazione e devio, con curiosità, la mia attenzione sul tavolo dei Grifondoro; per capire perché l’odioso Tasso intenda evitarli.
L’altro Tasso molesto che stava discutendo Camille ha fatto innervosire anche la Grifa dai capelli bianchi. Continuo a non avere la minima idea di chi sia quella ragazza, ma ogni volta che mi sono accorto della sua presenza era per qualche casino in atto.
Scosto la tazza di cereali dalla mia vista; nel frattempo si sono ammollacchiati e li guardo di sbieco con un certo sdegno nei miei occhi.
Prendo un’altra tazza pulita e ci verso dentro del latte e del caffè. Appoggio il gomito destro sul duro legno e mi sorreggo il viso nel pugno chiuso. Sorseggio il mio drink mentre mi godo la scenetta.
La lettera di Camille può aspettare.


Interazioni: Vari png serpini + quella testa di cazzo di Hughes

Menzioni: Camillina, Nieveuzz
 
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Ci sono poeti che, mentre decantano le proprie opere, accompagnano la lettura con una melodia di sottofondo. Ecco, se anche la lettera della discordia ne avesse una, sarebbe l’inesorabile tic-tac di una bomba ad orologeria.
Tic-tac.
Tic-tac.
Tic-tac.
Tic-boom.
«Ma che cazz-» un soffio che lascia le labbra del mio concasato, interrotto da un lampo scaturito dalla tempesta che si è scatenata al tavolo dietro al nostro.
Alla fine la vedo davvero la chioma argentata di Nieve. La vedo venirci incontro. La vedo avventarsi su Matt, lo colpisce dritto al volto. Comprendo quindi che ha sentito violare la sua sfera personale e, per un attimo, penso che la rissa se la sia cercata quello sciocco di un ragazzo. Penso forse che i pugni siano l’unico modo per fargli imparare la lezione, visto che adesso risulta ripetente in materia. Ma da un lato so che questo non è il modo giusto, venire alle mani non lo è mai. Oltretutto, la spilla m’impone l’obbligo d’intervenire.
Tutto quanto – fuori e dentro la mia testa – avviene in una frazione di secondo, anche se in realtà è un lasso di tempo che percepisco infinito. Ogni scena scorre a rallentatore davanti a me.
Prima che altri agiscano al posto mio, rapida mi accingo a fermare la rissa, evitando che vada alla deriva come un relitto. Impulsivamente mi avvicino alla figura della Grifondoro, tenendomi di lato – alla sua destra. Appena si raddrizza, mostrando uno spiraglio tra le loro figure, ne approfitto per intromettermi. Il braccio sinistro le cinge le spalle, mentre l’altro si frappone tra i due litiganti e prova a bloccarla, o quantomeno a rallentarle i movimenti. Vorrei tirarla via da lì, allontanarla dalla mischia.
«Nieve!» la chiamo con decisione, ad alta voce. Accompagno il suo nome con una pressione all'indietro contro lo sterno – attenta a non farle male –, nel tentativo di trarla a me. Sono incurante di eventuali ritorsioni da parte sua, forse fin troppo. Non posso fare altrimenti però, delle conseguenze me ne occuperò dopo.
«Nieve!» le ripeto come un mantra, la presa che tenta di mantenersi salda su di lei. Spero con tutto il cuore mi ascolti, che accantoni momentaneamente in un angolo i suoi piani di vendetta. Intanto Matt reagisce, nello sguardo ha un che di animalesco. Nella foga prende male la mira, mi centra in pieno il fianco. Ha lo stesso effetto di una violenta pugnalata, ma fingo d’ignorare il dolore. Digrigno i denti, li sento stridere. Dalla bocca esce solo un grugnito, un suono gutturale che si perde nell’aria. Una piccola folla si raduna attorno a noi, attirata dal trambusto. Qualcuno ride, quasi fosse uno spettacolo comico di alto livello. I più piccoli rimangono in piedi come statue, increduli e con gli occhi sgranati dallo sconcerto.

“Guardatelo il pappamolla, si fa pestare da una ragazza!” altri azzardano battute di dubbio gusto, come se la situazione non fosse già abbastanza critica.

“Sei un idiota Matt, ben ti sta!” grida probabilmente un suo conoscente.

“Dai Matt, scommetto tre Galeoni che la stendi!”
“Capito Lynch, io ne punto invece cinque sulla stramba!" non mancano nemmeno i commenti da fight club, mischiati a risa sguaiate.



Un chiacchiericcio che mi arriva confuso alle orecchie, parole sconnesse che capto a sprazzi. La mia concentrazione è altrove, impegnata a tenere i mie sensi in allerta e pronti a parare eventuali nuovi colpi.
Una pecorella coraggiosa esce dal gregge e si fa avanti, è una ragazza dall’espressione preoccupata che si rivolge a Matt. Lui non sembra sentirla, nemmeno quando lo strattona per farlo ragionare.
«Nieve.» il tono si abbassa, si ammorbidisce e si riveste di sincera gentilezza. Non ho motivo di essere aggressiva, non in questa situazione. So che è furiosa e non voglio alimentare la rabbia, al contrario il mio è un tentavo di contenere l’incendio dentro di lei. È una pretesa stupida la mia e ne sono consapevole, non la conosco bene e lei non conosce me, quindi perché dovrebbe darmi retta? Chi sono per lei?
«Nieve.» stavolta è l’ultimo richiamo che le concedo. È più dolce dei precedenti, carezzevole quanto l’ombra dell’abbraccio in cui continuo a stringerla. Desidero calmarla, nient’altro. Calmarla quel tanto che basta per poterci parlare in maniera civile. Non m'interessa punirla, non è compito mio, spetterà a chi di dovere più tardi. Ora la cosa importante è che si separi dall'altro, che si concentri su di me.

Camille Donovan | Hufllepuff Prefect | 15 y.o







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Nieve Rigos

«A knife? Are you flirting
with me?»


N
lon lottare, Nieve. Farà meno male.
La voce di Bárður germoglia all’improvviso nel terreno fertile della mia mente. Il ricordo è prepotente. Squassa cranio e sterno; si impone sulle emozioni. La sola cosa che io riesca a rievocare sono i suoi occhi viola e le mani grandi tenermi ferma; poi, il bruciore insopportabile della sigaretta spenta sulla pelle della schiena.
Lo faccio per te, tesoro. Così sarai più vicina a Dio, diceva.
E io, nella mia innocenza di fedele, credevo a ognuna delle sue parole di miele. Volevo meritarmi il Paradiso e pregavo affinché il Cielo ascoltasse le mie suppliche e ci desse più cibo. Il giorno dopo, sull’altura dove Bárður metteva in pratica le sue torture, trovavo un cesto di viveri che alimentava la mia sottomissione. Così, subivo in silenzio e tacevo perché Ỳma non si preoccupasse e rompesse l’incantesimo.
Il colpo è andato a segno e suffumigi di scompiglio annunciano il precipitare della situazione. Guardo la scena al rallentatore. La figura di Camille Donovan si frappone tra me e Matt, imbestialito a fronte delle mie mosse e, probabilmente, della figuraccia che non gli ho risparmiato al cospetto della scolaresca al completo.
La voce di Camille è il faro che squarcia le tenebre del mio peregrinare. Mi aggrappo alla sua dolcezza, alla pressione delle sue mani sul mio corpo, al piacere che viene quando un essere umano ti sta accanto dopo tanti anni di solitudine. Il mio istinto, però, è più svelto della mia coscienza e finisco per cingerla con un braccio con l’intenzione di proteggerla. Fallisco giacché il colpo di Matt la raggiunge per errore ed è allora che il presente torna ad essere la mia dimensione e le ragioni del mio attacco si rinnovano. La persona che ho di fronte non è che uno spocchioso figlio di puttana cui la vita ha dato tutto e che non conosce nessuna forma di rispetto. Non riesce neppure a tollerare che una ragazza gli faccia il culo, troppo legato alla virilità tossica che spurga dalle sue orecchie difettose. Rappresenta tutto ciò che detesto, la proiezione dei bulletti del passato verso i quali pensavo di non provare alcun rancore e che, adesso, tornano a infestare la mia socialità.
Ho il libro ancora tra le mani. Ne percepisco il fremito. Ho l’impressione che reclami giustizia; che come me desideri segnare un altro punto e mettere a tacere l’imbecille che continua a dimenarsi nonostante i tentativi di chetarlo.
Abbasso lo sguardo su Camille. Ha un viso dolce e gli occhi brillanti. Riesco a immaginare perché Thalia l’abbia scelta come Prefetto. Vedo in lei quella prontezza di spirito e quell’entusiasmo capaci di trascinare una Casa verso ottimi risultati. Comprendo quanto difficile sia ricoprire il suo ruolo, specie in una situazione del genere, e apprezzo che stia prendendo le mie parti a dispetto della mia reazione. Eppure la guardo, rammento la tensione sul suo viso quando Matt l’ha colpita e il mio senso di giustizia trova un motivo in più per scalpitare. Con la mano libera le cingo il viso, lasciandole una carezza.
«Lo so» sussurro, «e grazie».
Carico il secondo colpo e offro al libro la soddisfazione che va cercando. Serro le labbra. Non è abbastanza. Non si è curato del suo Prefetto, di chiunque potesse essere leso dalle sue mosse, troppo preso da se stesso per preoccuparsi degli altri.
Scarto Camille sulla destra e mi avvento su di lui.

Stamattina non piovono solo lettere. Piovono anche pugni.

Role scheme © ˜Serenitÿ



Edited by ~ Nieve Rigos - 10/9/2023, 21:00
 
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia J. Moran | 20 Y.O. | Hufflepuff Headgirl

Normalità: dovrebbe trattarsi di una condizione riconducibile alla consuetudine interpretata come regolarità e ordine. Questa è Hogwarts, però, e non c’è pace per nessuno… tanto meno per me.

Sto imburrando un toast con estrema calma, fingendo che questa sia l’occupazione più importante della giornata e, per certi versi, lo è. Il buongiorno si vede dal mattino, dopotutto, ma sto per scoprire che se questa è la regola del ben cominciare - un tempo la scuola non era così caotica, o sbaglio? - allora ci sono delle questioni che devono per forza essere riviste.
Prendiamo Camille Donovan, per esempio, che mi siede di fronte con la sua tazza di latte e cereali: ha quindici anni ed è il Prefetto della nostra Casa; quando è arrivata qui non era capace di spiccicare mezza parola con i ragazzi più grandi, probabilmente perfino il Frate Grasso la intimoriva; concentrata sui suoi studi, Camille non lasciava spazio all’errore. Per questo, a dodici anni, ha vestito il ruolo che ancora oggi ricopre. Peccato che, nel processo, abbia incontrato Hughes e il suo vocabolario sia diventato praticamente la quintessenza dello sproloquio e dell’insulto. Un unico pacchetto che, come adesso, mi sta strappando un sorriso di sottecchi.
Hughes è un idiota, non so come il Cappello abbia potuto spedirlo a questo tavolo, ma così è stato deciso. L’udienza è tolta. Gli scocco uno sguardo minaccioso, un fulmine invisibile più che altro, e non mi arrischio a dire nulla, mentre quello si alza e raggiunge i Serpeverde. Tra qualche minuto, scopriremo se Hughes ha quel qualcosa - lo spirito di sopravvivenza - capace di fargli fare un passo indietro; certo, non mi stupirei se Draven decidesse di Schiantarlo immediatamente. Vorrei farlo io, ma la spilla non me lo permette. Che peccato.

Il verso dei rapaci riecheggia nella Sala Grande e il fruscio d’ali arriva all’improvviso come un’onda d’urto: peggiore del solito, però, è la consegna della posta stessa. Guardo in alto, accorgendomi che qualcosa è diverso dal solito: i gufi, gli allocchi e le civette volano sconclusionatamente, quasi non trovassero i destinatari delle loro missive, salvo riprendersi e gettare nelle caraffe e sulle torte di marmellata il loro fardello.
E’ così che vedo piombarmi addosso una lettera e da ex Cacciatore, ufficialmente Cercatore, la mia mano si allunga verso l’alto, afferrando la lettera a me destinata. Le dita coprono il nome sulla busta, lasciando tuttavia scoperto il cognome: Lynch.
E adesso cosa vorrà la nonna? mi domando, facendo spallucce e appoggiando la letterina avendo cura di nascondere il suddetto nome. La privacy, dopotutto, è importante. Però la questione non mi torna e riprendo subito possesso della busta per osservare il nome: Eloise Lynch. Diamine, essere parenti alla lontana crea non poche difficoltà perfino ai gufi.
Vorrei consegnargliela, ma è seduta più lontano di quanto mi aspetti e, pur con la confusione dipinta in volto, metto da parte la posta e continuo ad imburrare il mio toast.
Vorrei solo fare colazione in pace, è chiedere tanto?
Stavo per scoprirlo.

La breve colluttazione tra Matt e Camille mi costringe ad abbandonare il mio pasto e osservo la scena in silenzio: ogni volta che il ragazzo è nei paraggi puoi star certo che Nieve sia il motivo delle sue invettive. Quei due non si piacciono, mi è chiaro, ma così è troppo.
Stringo il coltellino da burro fino a farmi male, mentre la vita privata di Nieve viene sciorinata così, davanti a tutti; non sopporto questi comportamenti, men che meno dai miei concasati.
Sto per riprendere Matt Davies quando Camille interviene estraendo la bacchetta. Per un secondo perdo la bussola e non capisco davvero che cosa sta accadendo.
«Donovan!» la richiamo, quasi inebetita per aver fatto evanescere la lettera di Nieve. Mi sono alzata in piedi, perfino, e me ne accorgo solo dopo che qualcuno accanto a me tira un lembo della mia manica, indicandomi un punto non ben precisato al di là della tavola.

Quando pensavo alle Furie non immaginavo avessero il volto di Nieve. Non prima che ci azzuffassimo nella neve, comunque. Ora, però, ho un ritratto vivente della mitologica figura e devo ammettere che - nonostante tutto - ha un suo perché. Mike non ha bisogno di dirmi o scrivermi quanto abbiamo appena udito, insomma, non ce n’è bisogno: ma Nieve, lei ha rapporti strani con chiunque, conosce troppe persone che sfuggono al mio radar e questo spasimante, chiunque egli sia, deve essere abbastanza importante e recente da farla scattare come una molla per avventarsi su Davies.
Ci metto un secondo a privarmi della dignità costruita in quegli ultimi sette gloriosi anni: mentre Camille si frappone tra Davies e la Rigos, finendo per rimetterci, sono già a metà strada per scavalcare il tavolo.
Sì, l’ho fatto: sono salita sulla panca, ho preso lo slancio giusto e ho attraversato la tavola sfilando tra le caraffe di succo di zucca e le torte di more. Ho persino calpestato la lettera della Lynch, scivolata a terra nel trambusto, e nel tempo che impiego a scendere e afferrare Davies per la collottola, Nieve scarta Camille e sferra il secondo fendente.

Rivista in slow motion deve essere stata una scena inverosimile, ma non avevo certo il tempo di circumnavigare la tavolata per raggiungere i litiganti. Camille sta bene, questo l’ho capito, ma Matt sanguina dal labbro, mentre lo prendo per il colletto della camicia tirandolo indietro e facendolo scivolare a terra. Qualcuno ride, forse gli occupanti di un’altra tavolata, ma non ho il tempo di curarmene: sebbene abbia salvato Matt da una commozione cerebrale, il libro ha fatto in tempo ad abbattersi sul naso del ragazzo e non credo di aver immaginato il suono di un osso che si spezza.
«ADESSO BASTA!» grido, frapponendomi tra Nieve e la vittima lecita della sua furia; gli occhi di lei sono puntati su entrambi, su di me e sul ragazzo sanguinante a terra che si lamenta.
«Davies, soffri in silenzio, per l’amor del cielo!» lo redarguisco con cattiveria, quasi, sapendo quanto si sia meritato una lezione. Ora, però, non so come gestire Nieve.
Mi guardo attorno nella speranza di vedere il Caposcuola Grifondoro, ma non riesco a scorgere la sua figura tra le tante testoline chine sulla colazione per la vergogna o lo stupore di quanto accaduto.
Sbuffo e torno a guardare Nieve per un istante, prima di chiedere ad una ragazzina del primo o del secondo anno di cercare la Bell.
Sono stanca, Nieve, di te e di tutti gli altri. Mi chino su Davies e gli afferro il volto tra le mani, esaminando l’escoriazione sul naso e tenendo la bacchetta già pronta per pulire le ferite di guerra.
«Davies sei un cretino patologico. Stasera finirai di nuovo a pulire i bagni dal primo al sesto piano, te lo garantisco.» sbotto furente. A Nieve penserò se e quando Casey mi farà l’onore di assistermi.
interazioni: Camille, Nieve, Matt (png)

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view post Posted on 13/9/2023, 18:54
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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La mattina del due settembre l’atmosfera in Sala Grande è allegra. Gli studenti dal secondo anno in su fanno avanti e indietro fra i tavoli per salutare i loro amici dopo l’estate, mentre i primini riversano il loro entusiasmo sul banchetto mattutino marchiato Cucine di Hogwarts. Con i nuovi orari di lezione pronti per la consultazione, l’attività più gettonata è parlare alle spalle del corpo docenti.
Tutti - tutti - sembrano sciamare velocissimamente.
Almeno agli occhi di Eloise e Tony.
Forse vi ricorderete di Tony Daniels per la sua comparsata alla festa a Villa Scott: è un Tassorosso del quinto anno, uno spirito festaiolo, ficcanaso, buon amico di Eloise e grande compagno di bravate. I due se ne stanno nei loro posti alla tavolata giallonera, e non sembrano condividere tutto l’entusiasmo travolgente dell’inizio della scuola, anche perché negli anni precedenti hanno messo il grosso delle loro energie in attività poco costruttive, e ora devono fare i conti con i loro ritardi. Non sono entusiasti: solo assonnati, rilassati, apparentemente appagati dai tortini di zucca che gli Elfi hanno messo nei vassoi della loro tavolata.
Quando arrivano le prime reazioni sorprese al gufi gate, loro ci fanno poco caso, come se nella loro bolla di ovatta i suoni non arrivassero chiaramente. Tony si gratta il naso e addenta un pezzo di pane ai cereali accuratamente spalmato di marmellata. Eloise prende un bel sorso di succo d’arancia, e all’apice di quel movimento, gomito alzato e testa leggermente reclinata, succede qualcosa di inaspettato. Qualcosa le si conficca in testa, incastrandosi perfettamente tra una ciocca di capelli e l’altra, e lasciandola interdetta.
«Ho qualcosa tra i capelli?» Tony la guarda confuso senza riuscire a mettere a fuoco chiaramente. Eloise guarda a destra e a sinistra per vedere se qualcuno l’ha toccata per sbaglio, ma intorno non c’è nessuno. Lentamente si porta una mano alla testa, e tra le dita scopre che non ci sono solo capelli, ma anche della carta. La osserva, legge il nome di Megan Haven. Non capisce. «Forse i gufi…»
Si interrompe perché a pochi posti di distanza Matt Davies è salito su una panca e ha iniziato un monologo teatrale, e perché ci sono poche cose in grado di svegliare Tony e distrarlo da una colazione in Sala Grande. Una di queste è Matt Davies, che è la sua nemesi proverbiale e gli sta sulle palle in modo incondizionato. Eloise annusa il pericolo nel momento in cui il Tassorosso decide di trasformare quell’allegro due settembre nel suo show personale - un’altra volta. Allunga una mano sul petto di Tony per frenarlo, mentre quello sta già soffiando fumo dalle narici. «Proprio il primo giorno-» Dice con voce strozzata. Scalpita, ma non si alza.
La verità è che a frenare Tony è l’erba che quei due si sono fumati prima di entrare in Sala Grande per colazione, che rallenta i loro pensieri in una mattina che è già difficile da affrontare.
Qual era la promessa di inizio anno? Affrontare le difficoltà di petto, dedicarsi appieno alle nuove conoscenze? Tenere a mente l’obiettivo, recitare gli ideali di Tosca, impegnarsi duramente? Bene, è iniziata malissimo.
Le scommesse iniziano ad arrivare qualche momento dopo, quando l’avanzata di Nieve Rigos armata di pesante cultura calamita l’attenzione della Sala Grande.
«Capito, Lynch, cinque Galeoni sulla stramba!» Con gli occhi ridotti a fessure, Eloise fissa i Tassorosso entusiasti di quella scarica di adrenalina il primo giorno di scuola. Ma che problemi hanno i PNG Tassorosso? Lei sta solo cercando di capire perché la stanno tirando in ballo, mentre da fuori può sembrare che li stia trattando dall’alto in basso. «E io ne punto dieci sul tuo naso spaccato, Dickie.» Risponde serafica. «Se continui a ficcarlo nei fatti degli altri, intendo. Entro fine anno. Ci stai?» Quello balbetta per un secondo, prendendola sul serio, ma inspiegabilmente accetta, e va a stringerle la mano per chiudere l’accordo senza perdersi il resto della scena.
Staccarsi dall’associazione mentale alla Bisca Clandestina è sempre difficile, soprattutto dal momento che Eloise continua a scommettere su qualsiasi cosa, ma spera che il suo modo di fare caotico e astratto tenga a bada i sospetti.
Torna a girarsi verso Tony, che nel frattempo è scomparso. Confusa, guarda a destra e a sinistra: Daniels si è alzato e si sta avvicinando alla scena con aria minacciosa.
Merlino in mutande… Uno non si può distrarre un attimo.
Lynch alza gli occhi al cielo. Con Thalia arrivata a sedare la situazione, l’autorità dei Caposcuola pronta a farsi valere, l’ultima cosa sensata da fare era mettersi in mezzo. Ma Tony è una testa dura, e quando si tratta di Matt Davies smette di ragionare.
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INTERAZIONI: TONY | MENZIONI: NIEVE, THALIA, MATT


Tony adesso è nelle vostre mani, fatene buon uso :fru:
 
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view post Posted on 15/9/2023, 20:37
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Detesto quando le situazioni mi sfuggono di mano, proprio quando sono convinta di avere tutto sotto controllo. Mi sento incapace mentre scivolano tra le dita come limpida acqua di fiume, così come ora accade con lo sguardo di Nieve su di me, le sue carezze sul mio viso. Non so perché abbia fatto un gesto simile nei miei confronti, se abbia effettivamente intenzione di ascoltarmi nonostante io sia una perfetta estranea. Non me l’aspettavo, mi costringe a fermarmi, rimango immobile e la fisso inebetita. Vorrei tirarla via adesso, prenderla per l’avambraccio e allontanarla dalla mischia ormai soffocante. E, magari, scusarmi per aver fatto sparire la sua lettera senza darle modo di deciderne la sorte al mio posto. Lei è lì, ad un centimetro. Sarebbe facile agire, ridurre drasticamente lo spazio vitale tra noi. Ma si sa, le cose facili non esistono, sono solo una bella fiaba che ci raccontano da bambini per mantenere la bolla di unicorni in cui ci rinchiudono. I suoi riflessi sono più svelti dei miei, riesco per un soffio a sfiorarle la pelle e poi svanisce sotto ai miei occhi come un banco di nebbia.
La sento scivolare esattamente come quella dannata acqua ed io, stupida ed ingenua, rimango come l’assetato che l’attende nel deserto. La seguo come il miraggio di un'oasi fertile, cerco di afferrarla ancora, ma invano. A porre fine ai miei tentativi è solo la voce di Thalia. La vedo riuscire dove non è riuscita l’amichetta di Matt – fattasi in disparte all’arrivo della Caposcuola –, tira via quello sciocco e lo rimette al suo posto. Un sospiro di sollievo smuove il mio petto, mimo silenziosamente un “Grazie” a fior di labbra. Mentre lei si occupa del concasato, io provo a rivolgermi di nuovo a Nieve.
«Non ti saresti dovuta abbassare al suo livello.» stavolta le afferro davvero il polso, non intendo lasciarla andare. La frase può suonare come un rimprovero, e in parte è così. Ma il tono è calmo, risoluto e gentile insieme, come se stessi dando il medesimo consiglio ad una persona cara che ha fatto la peggior stronzata della sua vita «Anche se non ti conosco bene, sono sicura tu sappia di essere meglio di così, vero?» la squadro un secondo, un sopracciglio si solleva con fare indagatore. Non aggiungo altro, mantengo la presa su di lei ancora ben salda – senza farle male, ovviamente – e aspetto una sua reazione. Una qualsiasi.
E non so nemmeno se c’è il tempo di metabolizzarla questa eventuale reazione, perché qualcun’altro s’intromette per gettare ulteriore benzina sul fuoco. Le fiamme del falò si rialzano, mostrando le prime lingue incandescenti «Caposcuola Moran, se permette vorrei accompagnarlo io a pulire i gabinetti.» la voce appartiene a Tony Daniels, che entra con impertinenza a gamba tesa. Il ragazzo afferra il bavero della camicia di Matt, togliendolo dalle grinfie di chiunque brami accaparrarselo e fargli la festa «Così gli insegno a sciacquarsi la bocca con l’acqua dello scarico, prima di esibirsi con i suoi teatrini del cazzo.» ghigna «Qualche gargarismo può farti solo che bene.» la schiena di Davies sbatte contro il tavolo, mentre l’altro lo tiene premuto in uno strano matrimonio con il solido legno.
«E tu che cazzo vuoi Daniels, eh?» lo spintona con violenza, tornando ad acquistare un minimo di libertà mentre il carceriere barcolla all’indietro.
«Che c’è, la tua testa piena di vermicoli non ci arriva?» gli risponde appena riprende l’equilibrio, le braccia che corrono ad incrociarsi in segno di sfida.
«Tony, ci tieni davvero a pulire i gabinetti con Matt?» lo interrompo, prima che anche lui vada troppo oltre. Lascio che la mia domanda – posta con la severità che la mia carica richiede – si perda nell'aria, nel chiacchiericcio generale, non m’importa della risposta. Sono già stanca, le spalle che s'incurvano sotto un peso invisibile lo rendono evidente. Ed è solo il fottutissimo 2 Settembre.

Camille Donovan | Hufllepuff Prefect | 15 y.o







Interazioni: Thalia, Nieve & Tony (PNG)

Ops, I dit it again! :secret:


 
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view post Posted on 23/9/2023, 15:45
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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Era solo il 2 Settembre. Un nuovo anno scolastico stava per cominciare: presto sarebbe arrivato anche il periodo di Halloween, e lei era già dell'umore adatto, motivata a creare il connubio muso-libri, libri-muso. Che secchiona. Finalmente l'estate si era portata via anche quel caldo afoso insostenibile, che l'aveva lasciata a boccheggiare in cerca d'aria durante le ore più calde.
Stranamente, si era svegliata anche di buon umore. Qualcosa non andava, una sensazione strana la scosse nell'attimo in cui mise piede in sala grande, proprio all'arrivo della posta mattutina. Aveva fatto tardi come suo solito, per cui la maggior parte dei verdeargento era già seduta al suo posto per tutta la navata laterale della sala. Bastò qualche passo per rendersi conto del fatto che, davvero, qualcosa non andava. Da un'espressione tranquilla si palesò sul suo viso una faccia semplicemente confusa, confusione che fu anche alimentata dai commenti che riusciva a sentire attorno a sé.
Ma perché erano tutti così agitati?

« Scusa, io ho la tua posta, mi sa.
»
« Ehi, questo non è il mio gufo. »
« Ridammela, è mia! »

Percepì un'atmosfera di agitazione tale che, se non fosse stato per il soffitto incantato di un cielo terso a rendere la sala meno soffocante, molto probabilmente avrebbe avuto un'attacco di ansia. Oh, ma che succede?
Non è che la propria lettera era finita da qualche parte, tra le grinfie di qualche studente monello? No, non poteva essere vero. Quasi sudò freddo, perché per lei mantenere una certa privacy era tutto.
Tuttavia, per quanto avesse voluto farsi i fattacci propri, il teatrino di Matt Hughes - tassofesso - fu impossibile da evitare, data la folla che era riuscito ad accumulare. Lyvie si trovava in prossimità del tavolo dei Serpeverde, in piedi, gli occhi ancora incollati dal sonno ma che non potevano credere a ciò che stava succedendo.

« ... Capito la puttanella! »

E poi non si capì più nulla. Che stronzo, pensò solamente, decidendo di farsi spazio tra la folla per potersi godere meglio lo spettacolo in prima fila.
Una testa bianca che già conosceva piombò su di lui come un uragano, riempiendolo di botte a suon di libri. Magari, un po' di cultura gli sarebbe entrata meglio nel cervello con le maniere forti. Dai Nieve, più forte. In quel momento, pensò solamente a quanto fosse cazzuta. Nel senso più che positivo della parola.
Intervenne Camille, intervenne la Moran, ma ciò sembrò non bastare a calmare gli animi bollenti. Inutile specificarlo: in una scuola si creano amicizie, legami forti, ma anche inimicizie ed antipatie. Matt e Tony erano l'esempio perfetto di quest'ultimo caso.
Il fatto che non facessero parte della sua stessa casata le impedì di potersi mettere in mezzo - anche perché, principalmente, come semplice studentessa non aveva alcuna autorità -, ma ci pensò un altro Serpeverde a mettere benzina sul fuoco. Uno degli scagnozzi di suo fratello, quel cretino di Jake Roberts, decise di non farsi i cazzi suoi.

« Stai attento Tony, i gargarismi li fa lui a te! » e con queste parole tutta una serie di risatine sguaiate, provenienti principalmente dai suoi amichetti che di base Lyvie non poteva proprio tollerare. Era abbastanza intelligente da capire quando era il momento giusto di immischiarsi in una situazione o meno: quello, non era stato proprio il caso.
Lei non era nessuno in quel momento, ma un commento acido non poté proprio trattenerlo, cogliendo la palla al balzo ora che era stato un Serpeverde a parlare; e parlò anche perché lo odiava a morte e non aveva paura di dimostrarlo.

« Sì? E tu che ne sai, stronzo? Devi dirci qualcosa? » l'ironia era palpabile, l'espressione schifata di Lyvie era tutta per Jake Roberts. Voleva umiliarlo davanti a tutti, voleva che si sentisse come lui era in grado di far sentire tanti, tantissimi altri studenti che incrociavano il suo cammino; lei compresa.




Il mio contributo è dato. Jake è un png, trattatelo male così Lyvie lo mena :fru:

 
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view post Posted on 24/9/2023, 18:36
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No rain, No flowers

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Linguaggio esplicito.
Helena S. Whisperwind
Hel
Tra gli eventi più catastrofici che potevano accadere ad un'adolescente in piena crisi ormonale ad Hogwarts -oltre ovviamente a perdere un arto al quidditch, venir aggredito dalle creature della foresta proibita, fare una qualsiasi figura di merda davanti a tutta la scuola -, sicuramente c'era il fatto di venir scaricato/a dal/la proprio/a ragazzo/a perché improvvisamente consapevole di essersi innamorato/a del/la suo/a migliore amico/a.
Ingrid, amica di Helena, era diventata suo malgrado protagonista di questa triste storia proprio la sera del rientro ad Hogwarts. In breve: Luke, il suo ex, si era innamorato del suo migliore amico John e aveva deciso di comunicarlo alla bionda semplicemente con una lettera fatta recapitare al suo dormitorio, poco prima del coprifuoco.
Ottimo tempismo, John.
Helena, che ci aveva visto lungo al Torneo Crownspoon [], rimase quindi sveglia fino almeno alle tre e mezza per supportare l’amica, farle sentire il suo affetto e ascoltare i suoi lunghi, lunghissimi sfoghi.

Ecco perché, quella mattina del 2 settembre, un’Helena particolarmente assonnata e non del tutto lucida si trascinò in Sala Grande con estrema fatica. Furono tante le benedizioni e i ringraziamenti che mentalmente inviò al Cappello Parlante per averla smistata in Tassorosso e non in Grifondoro o Corvonero (sì, per la quantità di scale da salire/scendere) e non appena fu giunta a destinazione, si lasciò andare sul primo posto libero della tavolata Tassorosso con un tonfo sordo.
Non fece nemmeno in tempo ad addentare il suo muffin, che un gufo le lasciò cadere una lettera proprio sulla ganache al cioccolato alla sua sommità, tagliandola in due di netto.
«Ottima mira, compliment~» un sonoro sbadiglio tranciò la sua voce come era appena accaduto al suo dolce. Cercando di spostare via la crema sulla carta, aprì la lettera e lesse il contenuto:

Questa cosa che non hai voluto farti accompagnare in stazione è indecente. Il fatto che adesso tu sia maggiorenne non ti dà il diritto di sputare nel piatto da cui hai mangiato per metà della tua vita. Se vai in quella scuola è grazie solo a me, quindi ti conviene non ignorarmi ulteriormente.
Tua madre mi ha detto che ti sei fidanzato, che hai avuto da fare con la tua cottarella ed è per questo che non hai risposto a nessuna delle mie lettere quest'estate. Se è una babbana intendo conoscere la sua famiglia, ma se è una maga lo PRETENDO. Portala con te alla riunione del 15.
Do per scontata la tua presenza, Draven.

C'era decisamente qualcosa di strano e incoerente in quel messaggio, sempre più strano e incoerente via via con la lettura, ma... Draven? DRAVEEEN??
Riprese in mano la busta, scrostò il resto della ganache e trovò un altro biglietto, più piccolo e rettangolare, con scritte incise in oro:

Lilien Shaw e i suoi affiliati la invitano cordialmente a presentarsi in data 15 settembre presso la sala conferenze di Hogsmeade.
Si prega di confermare presenza.

Lilien Shaw. Holy shit. Era proprio QUEL Draven.
Helena non aveva mai avuto un gran rapporto con il prefetto Serpeverde. Anzi in realtà non aveva affatto alcun tipo di rapporto con lui, ma per ciascuna di quelle due o tre volte in cui aveva avuto modo di rivolgergli la parola, aveva giurato a sé stessa che non sarebbe più successo.
A quanto pareva, farsi promesse di questo genere era totalmente inutile perché il caso, il fato, l'universo o addirittura un gufo ubriaco avevano indubbiamente molto più potere decisionale di lei e tanto valeva arrendercisi / farsene una ragione.
Il fatto era che Draven nemmeno le stava antipatico o altro. Semplicemente tra cori al Torneo Crownspoon, situazioni imbarazzanti sugli spalti, situazioni ancora più imbarazzanti a causa di dannatissimi sconti della gazzetta (-20% se guarda in su, guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu), con lui era sempre un susseguirsi di figure di merda e disagi vari. Certo, il suo atteggiamento insofferente non rendeva le cose semplici e questa volta di certo non sarebbe stata meglio delle altre, purtroppo.

Trovata la forza necessaria per interfacciarsi con lui, dopo aver respirato più e più volte, si alzò e con la lettera nella mano destra e il muffin nella sinistra e si diresse verso il tavolo verde argento.
Senza che nemmeno potesse rendersi conto, in cima al tavolo Tassorosso si alzò un putiferio: volarono minacce, bestemmie, insulti, grida e qualcuno (forse anche più di qualcuno) si beccò persino un pugno. Le sembrò di intravedere Camille e Thalia, ma c'era ormai talmente tanta gente in piedi e urlante che non era possibile vedere nulla di chiaro.

Mentre percorreva a grandi passi lo spazio tra le tavolate, per avvicinarsi alle sue concasate e capire che diavolo stesse accadendo, un rabbioso «Vai a farti fottere!» la assalì e la costrinse a fermarsi, stordita. Un Serpeverde [Jake] aveva appena urlato a una sua concasata dai capelli castani ondulati [Lyvie], mostrandole il dito medio con una smorfia rabbiosa.
Helena, che semplicemente si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, lo osservò con occhi sgranati, quasi pietrificata. «E tu levati di mezzo, tassafessa» e con un gesto rapido le strappò il muffin dalla mano e lo addentò con un morso sgraziato.
«Ma che problemi ha?» Hel si rivolse alla ragazza che non conosceva, indicando il tizio con uno sguardo. «Vai a farti fottere pure tu!» urlò di nuovo, stavolta davvero a lei, terminando il dolce con un altro grande morso e sputando per terra un pezzo di pirottino umidiccio che gli era rimasto incastrato tra i denti.
«Oh, mi sa che quello fottuto sei tu. Quel muffin era avvelenato.» Un occhiolino di sfuggita e di nascosto a Lyvie, e subito un ghigno divertito le comparve sul viso.

12 y.o. • first year • [kən'fyoozd]


Menzioni: Draven, Camille, Thalia
Interazioni: Lyvie, Jake [png]
 
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view post Posted on 25/9/2023, 19:31
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entropia.

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Nieve Rigos

«A knife? Are you flirting
with me?»


C
rack. Lo percepisco oltre l’impatto della copertina sul suo viso, oltre il sollievo che viene quando soddisfo i miei barbari propositi di vendetta. È preistorico, animale, il desiderio di prevaricare Matt e costringerlo a pagare per il crimine che gli ho visto commettere. Ma posso considerarlo davvero tale? È contro di lui che sto combattendo o è solo il malcapitato di turno, passivo destinatario della mia ira?
A me non scrive mai nessuno. Julian e i nonni hanno smesso tempo fa su mia insistente richiesta. Il mio fornitore non è così stupido da inviare un messaggio in pieno giorno. Gli unici inviti che ricevo —a balli ed eventi ufficiali dell’aristocrazia magica— pervengono a Villa dei Gigli. Per il resto, non ho famiglia né amici.
«A noi non mettono il guinzaglio. Io non ho mai avuto guinzagli. Dovresti saperlo.»
I miei occhi cercano quelli di Thalia con un’insistenza intrisa di perfidia. So che vuole evitare uno scontro, forse perfino un incontro, ma non ho intenzione di permetterglielo. Non c’è nessun Caposcuola Bell che possa mettermi all’angolino, non quando un coglione si prende la briga di violare la mia riservatezza e pensa di potersela cavare con il suo miserabile show. Non se quel coglione è Matt. E le voci che circolano in giro sulla nostra inimicizia dovrebbero bastare a evidenziare le ragioni della mia reazione.
Inspiro ed espiro. Poso lo sguardo su Camille, che mi parla. La sua dolcezza, la sua ingenuità fanno breccia nel magma di furia che graffia le mie nocche e tiene stretti i miei pugni. Nella marea di studenti pronta a riversare giudizi di merda su di me, c’è ancora qualcuno che mi crede migliore di quanto non sia. Le sorrido e, di nuovo, le sfioro una guancia con il dorso delle dita.
«Vorrei dirti che hai ragione, ma sono molto peggio di così» confesso con candore.
A distrarmi è l’arrivo di Tony e lo scontro che ne consegue. Tony è uno di quei personaggi che ho avuto la fortuna di incontrare quando un certo genere di compagnia era proprio richiesta tra le mura di Hogwarts. Sfumacchiare insieme e dire cazzate nel pieno del delirio da fattanza ha alleviato molti pomeriggi di noia, l’anno scorso. Non ce lo siamo detti, ma il proposito è quello di riprendere quest’anno. Che appaia e se le dia con quel buono a nulla di Matt è qualcosa su cui abbiamo fantasticato a lungo! E, oggi, sembra che entrambi stiamo per prenderci le nostre soddisfazioni.
In verità, l’intervento delle autorità blocca tutto sul nascere e il mio amico non può godere del privilegio di spaccargli qualche altro osso. Lo guardo e gli rivolgo un cenno del capo come a dire “ci saranno altre occasioni e, se così non fosse, le creeremo”. Ma la Sala Grande è un tripudio di schiamazzi e tutti sembrano pronti a buttarsi nella mischia. Mancano solo i cori da stadio e sono quasi sicura che partiranno a breve, se i docenti non si affrettano a intervenire. Quindi, non abbiamo neppure il tempo di focalizzarci sul momento, ché un’altra voce si unisce al coro. Una voce geniale, aggiungerei.
«Senti, coglione, vuoi che rompa il naso anche a te?»
Mi sento intervenire prima che subentri qualsiasi forma di raziocinio. Ho l’espressione disgustata rivolta verso un coglioncello vestito di verde e argento. Non so se mi abbia dato più fastidio la sua spacconaggine nei confronti di Tony o la protervia mostrata nei confronti delle ragazze. Il mio sguardo si sposta su una caraffa al tavolo dei Tassorosso. Tony intercetta il mio sguardo e sorride. Un istante più tardi, il gagliardo Serpeverde ha circa mezzo litro di succo di zucca riversato sulla testa e sulla divisa.
«Il succo di zucca ti dona» esclamiamo in coro io e Tony.
Soddisfatta, ammicco in direzione delle ragazze

Role scheme © ˜Serenitÿ



Interazioni: Thalia, Camille, Helena, Lyvie, Tony (png), Jake (png)
Menzioni: Matt (png), Aion


Edited by ~ Nieve Rigos - 12/10/2023, 13:37
 
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view post Posted on 27/9/2023, 12:08
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Nel vedere Capelli d’Argento avventarsi sul Tassorosso mi pento di non aver mai avuto interesse, prima di quel momento, a dedicare un po’ della mia attenzione a ciò che mi circonda. È sorprendentemente divertente. La versione magica di un reality show, sicuramente più intrigante delle cagate che mi sorbisco a casa quando a comandare la tv sono le mie mamme. Mi trovo a chiedermi cos’abbia fatto infervorare la Grifondoro, ma qualsiasi cosa sia non invidio per niente il tizio coinvolto; non tanto per la botta in faccia, quanto per la rottura di coglioni che dovrà sorbirsi da Camille Donovan da lì a breve. Al pensiero, un angolo delle labbra si solleva in un mezzo ghigno; lo nascondo prendendo un lungo sorso dalla mia tazza di latte e caffè. Sia mai che qualcuno pensi che trovo divertenti le risse.
È una novità anche per me. Forse perché la cosa non mi riguarda direttamente o semplicemente perché non sono ancora saturo delle solite scocciature che mi trascino durante tutto l’anno. Mi sento fresco come una rosa. Mi è anche già passato il vago fastidio per il primino che ha osato sedersi vicino a me.
D’istinto, mi volto verso di lui e mi rendo conto che si è spostato. Ha proprio cambiato posto.
Torno a osservare la scena davanti a me. Mi sa che non è un buon momento per andare da Camille. Già normalmente, meno ho a che fare con lei e meglio è; quando è nervosa tendo a tenermene alla larga ancor di più. Non è il tipetto tutta simpatia e gentilezza che crede la gente. Cazzo, è tipo il lupo di Cappuccetto Rosso. Un concentrato di puro livore di un metro e cinquanta travestito da brava ragazza con gli occhi da cerbiatto.
Una smorfia di disgusto inizia a formarmisi in viso al solo ripensare a tutte le volte che ho avuto a che fare con Camille, ma lo stupore prende il sopravvento. La fidanzata di Mike sale sulla panca e supera la tavolata come fosse a una sfilata di moda. Questo sì che è stile.
Scoppio a ridere, con le labbra ancora poggiate sul bordo della tazza della colazione, e qualche goccia di latte e caffè si riversa sul tavolo. Mi costringo a coprirmi la bocca nel vano tentativo di celare quel momento di ilarità, ma vedere la Caposcuola Tassorosso così avvelenata è una scena impagabile. Nonostante il suo tentativo di intervento, comunque, Capelli d’Argento tira un’altra librata in faccia al malcapitato bulletto. E mi sa che questa gli farà male parecchio.
Mi sembra di essere tornato allo scorso inverno, al periodo passato tra spalti e campo da Quidditch; anche se sento una mancanza importante al mio fianco. In un primo momento penso che assistere a tutto ciò con Mike sarebbe stato ancor più divertente; poi mi ricordo che la rossa è la sua ragazza e mi prende un attimo di panico. Dovrei intervenire? Che palle, non ne ho voglia. Soprattutto perché per poterla raggiungere nell’immediato dovrei sfoggiare una mossa “attraversa tavolata” che non sarebbe mai alrettanto degna della sua. Ma dove cazzo è Mike?
Lascio vagare lo sguardo sulla lunga fila di verde/argento, mentre dentro mi si insidia un senso di déjà vu che non so se associare alla similitudine del Quidditch o al primo giorno di scuola dello scorso anno. Il caldo ha dato in testa a tutti, direi.
Forse è il caso di lasciare la scena prima che sia troppo tardi... Non che la cosa mi riguardi direttamente, ma non vorrei ritrovarmici in mezzo per qualsivoglia motivo. Per fortuna, Megan non c’è per un turno mattutino da Ars Arcana, il che mi semplifica la decisione.
Vedrò di beccare Camille quando avrà smesso di essere in versione “furetto incazzato”.
Metto la sua lettera nella borsa scolastica e mi alzo. Mando giù in un paio di sorsi ciò che resta del mio latte e caffè, mentre scavalco la panca. Sembra stia scappando. Forse sì, è proprio ciò che sto facendo. Non ho alcuna intenzione di farmi irritare dalle persone di primo mattino, soprattutto quando al momento, in realtà, le loro stronzate mi hanno stranamente divertito.
Ho giusto il tempo di elaborare il pensiero, sfilando alle spalle dei miei concasati per raggiungere la fine della tavolata e avvicinarmi all’uscita dalla Sala Grande, quando riconosco la voce di Lyvie. L’istinto mi spinge a voltarmi e vedo la serpina insieme alla Tassorosso che ebbe l’audacia di baciarmi da Magie Sinister; mi è rimasta impressa. Con loro c’è uno dei coglioni della cricca di Kyros: lo vedo rubare di mano un muffin dalla Tassorosso e gridare qualcosa, non saprei dire né cosa, né se ce l’abbia con lei o con Lyvie, o magari con entrambe.
Penso di non volermene interessare, ma Capelli d’Argento gli getta addosso quello che mi sembra essere succo di zucca e mi sento arrivare contro un vago sentore di tensione.
Quella tipa è una cazzo di attaccabrighe e lui non è da meno.
Avanzo a passo spedito. Con poche falcate li raggiungo e riesco a fermare l’impertinente prima che possa reagire contro la Grifondoro e il Tassorosso lì vicino. Arrivandogli alle spalle, lo afferro per il colletto della divisa e lo sento emettere un suono che mi fa capire che l’ho quasi strozzato. Bene. È solo una premessa di ciò che lo aspetta in Sala Comune.
Lo tiro in modo da farlo voltare verso l’uscita, ignorando il lamentio strozzato. Prova ad afferrarmi il braccio, ma lascio andare la presa della sua divisa prima che possa anche solo sfiorarmi con le sue sudicie mani. Gli do una spinta da dietro la schiena per spronarlo a camminare e mi auguro capisca l’antifona di non dover ribattere, né ribellarsi.


Interazioni: Jake (png)

Menzioni: Camille, Nieve (Capelli d’Argento), Thalia, Megan, Lyvie, Helena, Tony (png)


Edited by Draven. - 27/9/2023, 16:50
 
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view post Posted on 29/9/2023, 16:42
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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Già sapeva come le avrebbe risposto. E quella risposta non tardò ad arrivare, insieme ad un colorito dito medio che gli avrebbe volentieri spezzato. Niente bacchette, solo manate. Già stava caricando mentalmente un calcio tra le palle ben meritato, l'intenzione era quella di avvicinarglisi per fargliela pagare, sebbene fosse più massiccio e più alto di lei di almeno una decina di centimetri. Era proprio quello il pretesto che stava cercando, e lui gliel'aveva offerto su un piatto d'argento. Prevedibile. Lo sguardo da irritato di Lyvie passò al cagnesco, si fece irrimediabilmente tutta rossa in viso e sentì lo stomaco in subbuglio. L'aveva insultata davanti a tutti, non sarebbe semplicemente rimasta lì immobile con le braccia lungo i fianchi senza fare niente.
Ma proprio quando stava per avanzare due passi verso di lui, una povera malcapitata di turno - che non conosceva - si ritrovò nel raggio rabbioso di Jake.

« Di problemi ne ha tanti.
» sibilò la Serpina, spostando le iridi verdi accese dal moto di rabbia da lei a Jake.
Assunse presto un'espressione schifata non solo per l'elegante invito a farsi fottere rivolto stavolta alla Tassorosso, ma anche per quel morso al suo muffin che lo rese automaticamente disgustoso. E solo poi rivolse un'espressione complice, un ghigno divertito alla malcapitata come lei, per il suo commento, che colorì anche Lyvie:

« Magari è la volta buona che ti levi dalle palle. » rimbeccò a quel punto, sollevando le sopracciglia in un'espressione di superiorità. Vederlo in quello stato, con l'espressione di chi era tanto confuso quanto incazzato, era una goduria vera e propria. Quello che si meritava.

« Stronz-- » riuscì solamente a dire Jake, che Nieve completò quell'umiliazione con la ciliegina sulla torta. Tutto il succo di zucca si riversò sulla testa e sulla divisa del Serpeverde, facendo scoppiare nella sala grande una risata generale, a cui partecipò anche Lyvie. Non poteva crederci. Stava succedendo davvero? Quasi si piegò in due dalle risate, ormai la rabbia era passata. Aveva avuto quello che si meritava, sebbene avesse comunque un calcio tra le palle in sospeso, rimandato fino a nuovo ordine.
E fu così che sbucò Draven, silenzioso come la neve, sia in entrata che in uscita. Strozzò Jake con il colletto della camicia, con l'intenzione di trascinarlo fuori dalla sala grande.

« Ehi, ehi, vacci piano! » urlò indispettito lo stronzo, che come un cagnolino bastonato seguì il suo Prefetto. Almeno, aveva avuto il buonsenso di non peggiorare la situazione.

« Se non lo picchi tu lo faccio io, eh! » si rivolse a Draven in lontananza Lyvie, prima di cercare la Tassorosso ma anche Nieve, che l'avevano aiutata contro la minaccia costante che - per lei - era proprio Jake. Nell'espressione, solo gratitudine.

« Grazie, ragazze. Anche se si meritava di peggio, molto peggio. Sono Lyvie! » e così si presentò senza pensarci su, grattandosi alla base della nuca in una seconda occhiata che rivolse ad entrambe, ora un po' imbarazzata. Non era proprio brava con le presentazioni: così deviò subito il discorso.

« Si può sapere che è preso a questi gufacci? »




Interazioni: Jake (png), Helena, Draven, Nieve

 
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