cornerstone, Colloquio di orientamento | Niahndra Alistine

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Mistake
view post Posted on 20/6/2023, 14:26 by: Mistake
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Colloquio di orientamento pre G.U.F.O.

S

e ci fosse stata la possibilità di rimandare ancora quel momento, Niahndra avrebbe fatto carte false per coglierla. Invece, inesorabili, le lancette avevano continuato a scorrere per tutta la mattina e parte del pomeriggio sotto il suo sguardo apprensivo. Adesso, a lezioni terminate, non c'era alcun altro trastullo con cui impegnare la sua testa in attesa di incontrare la professoressa White.
Per dirle cosa, poi, ancora le sfuggiva. Da un punto di vista più razionale, Niahndra intuiva che fosse normale non avere ancora le idee chiare circa il proprio futuro; tra l'altro, a ben pensarci, dal momento che aveva intenzione di continuare con i suoi studi si paravano ancora due anni di bambagia davanti a lei —se bambagia la si poteva definire. Arrivare sin lì era stato estremamente difficile, ed era consapevole di aver rallentato i propri sforzi accademici, distratta dagli allenamenti di quidditch prima, dalla sua salute dopo, e poi di nuovo dal quidditch.
Dall'altra parte, però, le provocava un fastidio intollerabile presentarsi senza risposte pronte e con la lingua appesantita dai dubbi. Era difficile accettare l'incompletezza dell'adolescenza; la sentiva come una mancanza, una gaffe imperdonabile.
*Non sai cosa vuoi fare uscita da Hogwarts, capirai il problema*, si sforzò di ripetere, *è a questo che servono i colloqui*.
Sperò che anche la docente fosse del medesimo avviso e che non si spazientisse di fronte al suo spaesamento. Niahndra aveva fatto ricorso a tutte le energie in suo possesso per approcciarla al termine della lezione di incantesimi, quando —con la scusa di consegnarle i compiti svolti— le aveva chiesto disponibilità per l'incontro.
Un passaggio ordinario a cui venivano sottoposti tutti gli studenti del suo anno, né più né meno. Una tappa obbligata lungo il percorso, proprio per aiutarli a gettare le fondamenta nonostante la loro giovane età.
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Erano questi i discorsi che si ripeteva mentre saliva le scale che la separavano dal terzo piano. Ad ogni gradino corrispondeva un incoraggiamento e benché dentro sentisse imperversare tutte le sue preoccupazioni, dall'esterno il suo passo era ingannevolmente deciso.
Magra consolazione.
Se qualcuno l'avesse osservata dall'esterno e si fosse curato appena di più lei, ecco che avrebbe potuto trovare strano il suo tentennare di fronte al portone scuro, lo sguardo che prima cercava e poi evitava e poi cercava di nuovo la placchetta dorata che le confermava di aver raggiunto la corretta destinazione. Era arrivata in anticipo di qualche minuto, ma quel tempo le servì per raccogliere i pensieri e ordinarli. Un respiro, poi un altro, la maschera di cera che tornava al proprio posto sul suo viso: un passaggio automatico a cui non ebbe nemmeno necessità di pensare. Probabilmente ci fece neppure caso, troppo impegnata com'era a ripassare mentalmente i passaggi da fare e le cose da dire una volta che avesse ricevuto l'invito ad entrare.
Provò un paio di varianti, poi, quando fu sufficientemente soddisfatta alzò la mano per bussare.
 
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