Ufficio di Jolene White, & casella di posta via gufo

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view post Posted on 18/6/2023, 21:35
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Ufficio di Jolene White
Docente di Incantesimi

Così si legge sulla targhetta dorata posta a lato dell'uscio, non lontano dall'aula dove la giovane insegnante svolge le proprie lezioni. Legno scuro dalle spesse venature, una maniglia dall'aspetto pesante: si potrebbe pensare di essere sulla soglia di un ambiente austero, ma questa prima impressione viene smentita non appena si lancia un primo sguardo all'interno.
A metà tra una saletta da tè e una libreria di seconda mano, la stanza appare luminosa e confortevole, nonostante le dimensioni contenute. Il pavimento di legno chiaro è appena un po' rovinato dal tempo mentre i muri, color avorio e verde salvia, si innalzano fino ad un soffitto dipinto ad emulazione del cielo esterno. Un incanto simile a quello utilizzato nella Sala Grande garantisce alle nubi il loro discreto ma costante movimento; curiosamente, i fenomeni meteorologici esterni non sembrano influenzare minimamente l'affresco, che vira secondo i propri capricci dal bello al cattivo tempo e dall'alba al crepuscolo, lasciando intravvedere, di tanto in tanto, la freccia nera di una rondine in volo.
Una serie di alte finestre ad arco permette alla luce di entrare a fiotti nella stanza, creando così un ambiente favorevole alle molte piante di cui Jolene si prende assiduamente cura. I rampicanti fanno da contorno ai vetri e scendono dagli scaffali più alti delle librerie; su uno dei davanzali, un esemplare di cespuglio farfallino dondola pigramente i propri rami, unica traccia di movimento tra i vasi che per il resto ospitano piante ordinarie.
Il mobilio è scompagnato, ogni pezzo sembra raccolto e portato lì da Jolene stessa: alti scaffali e sgabelli carichi di libri, vetrine dietro a cui si intravedono delicati servizi da tè e quelle che paiono fialette di pozioni; addossato ad un muro, un tavolino da toeletta sembra sul punto di crollare sotto al peso di tutte le scartoffie di Jolene, tra compiti da correggere e appunti per le lezioni.
Colpisce infatti l'assenza di una vera e propria scrivania: gli studenti che dovessero fare visita a Jolene verrebbero invitati a sedersi davanti ad un basso tavolino di legno, sul divano ad angolo carico di cuscini oppure su una delle sedie poste intorno.
A ricoprire pressoché qualunque superficie disponibile vi sono i libri: dei più svariati generi, magici e babbani, riempiono perfino alcune casse di legno che, in mancanza di un'altra sistemazione, Jolene ha impilato per terra. Il tutto contribuisce a conferire alla stanza il vago aspetto di un mercatino dell'usato. Tra gli oggetti che riescono a trovare posto in mezzo ai libri, salta all'occhio una scultura in legno di tiglio raffigurante una rondine appollaiata sopra ad un ramo – un regalo che Jolene ha a cuore. Accanto, un acquario magico ospita tre pesci ninfea dalle colorazioni vivaci e poco lontano un trespolo è l'alloggio ideale – ma raramente effettivo – della civetta di Jolene.
La stanza è provvista di un caminetto sempre spento, mentre l'illuminazione notturna viene affidata ad alcune lampade protette da gusci di vetro.

 
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view post Posted on 9/9/2023, 22:00
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La punta dell'elegante penna di Augurey dalle sfumature bluastre correva ostinata lungo la pagina, graffiandone delicatamente la superficie, mossa dalla presa leggera dell'esile mano di Edmund. L'inchiostro fluiva e fluivano i pensieri, insolitamente tuttavia, più di quanto non fluissero le parole da vergare sulla missiva, queste recalcitranti ad uscire; il testo da comporre non era particolarmente impegnativo, almeno non sufficientemente da giustificare quell'esagerata esitazione del ragazzino. Ma se la scrittura era singhiozzante e costantemente interrotta era perché i pensieri fluivano in una direzione decisamente diversa da quella verso cui fluiva l'inchiostro blu notte poc'anzi intinto dal pennino aguzzo: la mente provava a racimolare lemmi e sintagmi per comporre frasi di senso compiuto, ma la coscienza si ostinava a tormentarsi su altro, provocando così un continuo smottamento nell'ordinata pila di idee della sua mente, ed esponendo lo sforzo di stendere il testo della lettera all'inevitabilità di essere travolto dalle elucubrazioni della coscienza.
Non era l'incontro con la professoressa White il problema, né la difficoltà di quel nuovo apprendimento, né il trovarsi di fronte ai limiti delle proprie capacità. No, tutt'altro.
L'apprendimento di quell'incantesimo non aveva connotazione etica o morale, né accezione positiva o negativa, era un fatto oggettivo come tanti ve ne possono essere nell'esistente. Ma un fatto, sebbene non connotato, può dare adito a conseguenze, e quelle erano il problema: le conseguenze.
Quell'incanto, talvolta innocuo strumento diagnostico, per chi ne avesse voluto sottovalutare le potenzialità, era chiave di volta dell'atto di ricerca della verità. E ciò non può non spaventare, come spaventa sempre la verità, abituata a palesarsi come tale, incurante di effetti, conseguenze, sentimenti, fragilità.
Da tempo Edmund si era ostinato a muovere i passi in questa direzione, ma non c'era abitudine o tempo trascorso nel rimuginare, a lenire la fatica, ad affievolire quella paura indomabile di vedere cristallino davanti ai suoi occhi, quanto non avrebbe mai voluto assolutamente vedere. Si sentiva soffocare quando pensava a quanto avrebbe potuto fargli male ciò che gli sarebbe apparso innanzi, ma si trovava in un vortice demoniaco incapace di uscirne.
Tanto più ne era spaventato, tanto più ne era attratto; la malìa del vero è calice che rende ebbri di sé, anche quando ogni sorso alimenta l'incendio interiore. Voleva andare avanti e sapere, più sarebbe andato avanti più il dolore avrebbe potuto essere atroce e la speranza flebile, tuttavia, aggrappato a quella sempre più debole scintilla, non poteva che proseguire, incapace di rinunciare, fermarsi e rimanere all'oscuro.
Edmund continuava a scrivere, operando violenza su di sé per sforzarsi di concentrarsi su quanto stava scrivendo e non su tutto il resto. Aveva paura, ma doveva sapere, e un giorno avrebbe saputo. Una lacrima gli scese lungo la guancia sinistra, unica debolezza concessa agli occhi lucidi e subito cancellata dalla manica della divisa bronzo-blu. Magari si sbagliava, magari niente era come se lo era immaginato, magari non avrebbe nemmeno mai dovuto impiegare quell'incantesimo. Ma ormai era grande ed era ora lo imparasse in ogni caso, quindi tanto valeva smetterla di tormentarsi e andare avanti.
Finì di scrivere la lettera e la ripose nella busta, chiusa e sigillata con lo stemma dei Knight impresso sulla ceralacca. La affidò alla zampetta di Skye, la sua amata civetta, che prontamente gliela allungò, quasi avesse capito che il padroncino quel giorno non sarebbe stato di molte parole.

Fu così infatti, la lasciò andare, dispensandole solo un veloce saluto.


«Grazie Skye, fai in fretta.»



 
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1 replies since 18/6/2023, 21:35   128 views
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