Ho il cuore che batte rapido e leggero, come il battito d’ali di un colibrì.
Mi capita spesso di notarlo, e in realtà non gli do poi tutta questa importanza, lo ricollego all’idea che, per quanto quieta e pacifica mi possa sentire e possa apparire, c’è sempre qualche parte di me sull’attenti – in rapido movimento, in una vibrante attesa – di cosa, poi – come se la possibilità effettiva di rasserenarmi in un morbido nido, quietarmi per qualche attimo, non esistesse neanche.
Mi commuove il fatto che Camillo sia dispiaciuto – anzi, di questo dispiace probabilmente il doppio a me, mi commuove invece il fatto che non avesse intenzione di farmi impensierire e preoccupare.
Peraltro non poteva neanche saperlo – di quanto sia sensibile, non tanto all’elusività in generale, alla mancanza di chiarezza, ma piuttosto al potenziale pericolo che può nascere e crescerci dentro e tutt’attorno, sensibile alla distanza, sensibile a -
-Ma tu ne stai dando a me e questa cosa mi fa stare male, da Medimag dovresti saperlo meglio di chiunque altro.-..Anche a questo.
Lo guardo e il senso di colpa, la tristezza, più che leggermisi negli occhi urlano nello spazio che ci divide.
Lo sto già ferendo – ma com’è possibile?
Sono davvero così mal costruita – perché in un modo o nell’altro finisco sempre a pormi le stesse domande -
anzi a darmi sempre le stesse risposte.
Muovo le gambe ancora incrociate sulla sedia come la ali di una farfalla, agitata e nervosa – ho l’impressione che mi stia facendo una piccola ramanzina – e il peggio è che effettivamente ha pure ragione, il che mi rende più fragile e piccola di una farfalla vera.
I timpani continuano a vibrare al suono della sua voce – e lo ascolto attenta perché la mia lucidissima mente dorata è brava in questo – anche se il muscolo cardiaco si contrae e fa scomode capriole tra il costato.
-Quindi ora ti dico tutto e in cambio… in cambio voglio tutto.-Mi mordo l’interno delle guance e mi impongo lucida attenzione, soffoco qualsivoglia spiraglio di vita e movimento entro il mio costato.
..Difficile, però.
Per una rarissima, quasi unica a conti fatti, volta.. non riesco a domare completamente quel mare che mi abita dentro.
Camillo parla, mi spiega, seppur serio mi sorride rassicurante:
e il mio cuore
si riempie.
Sento tante cose accadere dentro di me: innanzitutto, riprendo a respirare.
Con calma, silenziosa, ero entrata in apnea senza neanche accorgermene – come spesso mi capita – ma adesso ogni respiro è tiepido e salvifico nei miei polmoni.
Poi, rifaccio caso al mio battito: è strano, in effetti, il muscolo cardiaco sembra più quieto, in pace, pompa il sangue lungo tutto il mio corpo – caldo, sempre più rilassato attimo dopo attimo, parola dopo parola.
Mi viene quasi da ridere ora all’idea del gufo che disperato torna indietro, incapace di raggiungere il mago – ma credo di sorridere appena perché sono talmente..
tranquilla.
Camillo non rischia la vita, non sta male e non vuole impelagarsi in chissà quale attività – ha anche ben in mente risorse, limiti, potenzialità e difficoltà del suo mondo interno e di quello esterno.
E’ capace, è in grado, non è in pericolo e quantomeno attualmente non ha bisogno di cure.
Il fatto che riesca a trasmettermi tutto questo – e riesca a farlo perché da una parte così è la realtà, dall’altra perché così è
lui - il fatto che riesca a capire più o meno esplicitamente l’importanza della mia richiesta sottointesa, il fatto che decida di risponderle rassicurandomi, e pur ricordandomi la mia parte il fatto che aspetti con pazienza facendo lui il primo passo,
avvicinandosi –
questo -
Il fatto che si sia avvicinato in un modo che non riesco neanche a spiegare a me stessa, perché talmente priva – talmente – forse
è questo quel che si prova quando qualcuno ti abbraccia, senza sfiorarti.
Mi dico, mi chiedo, se è questo quel che si prova quando – pressochè dal nulla – qualcuno riesce ad intravedere uno spiraglio di cuore, forse quella me bambina
sola, tanto arrabbiata quanto in fondo ferita – e al posto di allontanarsi in tutti i mille modi di cui avevo fatto esperienza.. le sorride e le parla e la rassicura –
e non se ne va.
Sgrano gli occhioni di bosco e di mare quando Camillo scompare alla vista – ma quando lo sento ricomparire, più vicino, alle mie spalle, inclino il collo e sollevo lo sguardo incrociando il suo – mi sento sorridere come fanno i bambini quando al cucù dei genitori tornano a vedere il volto a cui sono affezionati.
Forse un po' dovrei imbarazzarmi - adulta e vaccinata come sono – ma sto lasciando libera in superficie la parte di me più fragile? infantile? insicura? tenera? dolce? Si potrebbe definire in tanti modi – ma in fondo adesso, neanche mi importa poi granché.
Annuisco serissima quindi alla richiesta di tacere rispetto al ruolo del Tasso nella Gazzetta – ma mi viene da ridere quando poco dopo vengo minacciata da un biscotto, come io stessa ho fatto poco fa.
Poso il mio di biscotto - per seguire i movimenti del mago in realtà ora sono accucciata in ginocchio sulla mia stessa sedia, le braccia appoggiate sullo schienale e la testa a sua volta sopra – e con la mancina (la destra ancora tacitamente salda sui due piccoli anelli) mostro il palmo con fare ufficiale:
-Prometto.-Mi limito a dire, pensando che poi avrei dovuto trovare il modo di duplicare la mia agenda – accidenti, questo si che sarebbe stato un problema.
Le iridi si sono appena abbassate prese dal rimuginio mentale su quanti impegni io abbia e come possa in un futuro prossimo tenere aggiornato l’altrettanto impegnato mago – ma le sue parole successive fanno correre nuovamente lo sguardo alla ricerca del suo -
inchiodandocisi.
Improvvisamente mi sento come un cerbiatto abbagliato dai fari, sono terrorizzata e marmorea sulla mia sedia, immobile ancora in questa posizione tanto da bambina.
Che è forse sempre quella parte di me ancora in superficie, che si è sentita tanto al sicuro da venir fuori e adesso atterrita rivede dietro le iridi di bosco e di mare tutti i “perché” tutti i “chi sono” richiesti da Camillo.
Prendo un piccolo respiro e trattengo per qualche secondo l’aria nei polmoni – chissà, magari così si ferma pure il tempo.
-Io..- ho la voce piccola piccola, boccheggio per un istante
-Faccio male a tutti - io non so come, non so - tanti saluti alla “mente lucida e razionale”, io ho delle lezioni importanti apprese da tempo, anzi, ho delle lezioni importanti aggrappate, artigliate da tempo al costato, al cuore, alla mia spina dorsale - fisica e mentale, emotiva - e sono talmente radicate in profondità, talmente forti, talmente
mie ormai, essendo le mie uniche compagne di giochi.. che vincono,
vincono da sempre ogni battaglia, ogni guerra con il razionale, con la logica, con la realtà esterna.
-Se ne sono andati via tutti. Se ne vanno tutti. E la colpa è la mia – credo – mia zia - non riesco a formulare una frase degna di essere chiamata tale, farfuglio, balbetto - e pensieri, emozioni, ricordi, si scontrano creando un grande boato nella mia testa
-Mi hanno insegnato questo, da sempre. E’ colpa mia. Non sono .. giusta, non sono abbastanza, penso- no, no è più di così, lo so bene
-Sono cattiva - e poi alcune volte mi arrabbio - io non – io - non mi vuole nessuno e – è giusto così credo -Sbatto le ciglia confusa, lo sguardo prima fisso sul mago ma senza davvero vederlo, ora lo rimette a fuoco:
-Mio padre.. mi ha abbandonata, la notte in cui sono nata. E mia madre è morta, per colpa mia.- riesco infine a sillabare a scatti, come un automa
-Ed è colpa mia, tutto qui. Non sarei dovuta.. mia zia – non sarei dovuta nascere, ecco tutto.-Tremo, un brivido che mi scuote l’intera spina dorsale, vertebra dopo vertebra.
Ripenso a tutte le volte in cui per un motivo o per un altro mi sono arrabbiata e di casini ne ho combinati sul serio – io che inconsapevole inverto cause ed effetti – colpevoli e vittime - mi viene da piangere.
E forse lo sto facendo, mentre alla fine sussurro:
-E lei ha ragione. Io mi..-Lo guardo, terrorizzata da me stessa, consapevole che quando mi trasformo assumo le sembianze di un feroce predatore - solitario, territoriale, aggressivo.
-Mia zia.. ha sempre avuto ragione. [Chi nascendo porta morte -
morte sempre porta -
morte poi arriva -
morte porta via.
E' giusto, così sia.]