Un suono lontano

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view post Posted on 15/5/2023, 22:02
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Edmund Artemis Knight
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*Di qua no, di qua nemmeno... Forse si va di là...*

Erano da poco passate le 9,30 e i corridoi del Castello di Hogwarts, a quell'ora del sabato mattina, erano ancora poco trafficati, per non dire deserti, dunque le circostanze erano ottime per la missione che Edmund quel giorno si era prefisso di portare a termine: l'esplorazione dell'ala ovest del terzo piano.
Tutto era iniziato per caso, aveva sentito due Corvonero del quinto anno parlare in Sala Comune di questa particolare aula della musica, dicevano che ci andavano per ascoltare un po' di musica e che era perfetta per questo scopo ma anche per suonarvi all'interno, uno dei due affermava di aver assistito in essa addirittura a un concerto. Era stato inevitabile per Edmund mettersi a raccogliere ogni informazione possibile sulla natura e sulla collocazione di questa speciale aula. Aveva così appreso numerose informazioni, un po' cercando in biblioteca, un po' parlando con gli informatissimi abitanti dei quadri: si trattava non di una banale aula bensì di un vero e proprio Auditorium, all'apparenza poteva sembrare una comune aula, all'esterno non vi era nulla che lo contraddistinguesse, ma al suo interno vi avrebbe dovuto trovare posto un ambiente ampio e spazioso sormontato da un'ampia volta per rendere l'acustica impeccabile, inoltre avrebbe dovuto essere fornito di leggii e numerosissimi libri e spartiti musicali, oltre che di un pianoforte.
Appurato dunque che non si trattava di un'invenzione di quei ragazzi ma che l'esistenza di tale aula era comprovata da quanto scritto nei libri, Edmund si era imposto di trovare questo Auditorium e verificare se fosse proprio come gli era stato descritto.

Grazie all'impiego come garzone presso il negozio di accessori per il Quidditch di Diagon Alley e grazie alle mance di nonni e zii era riuscito ad accantonare una cifra considerevole, e cosi ad acquistare un buon violino. Portare ad Hogwarts un violino richiedeva però anche un luogo adatto in cui potersi esercitare, di certo non avrebbe potuto mettersi a suonare in mezzo ai corridoi o in Sala Comune. Per i mesi primaverili avrebbe potuto prendere in considerazione l'idea di recarsi tra gli alberi nel limitare della foresta, non che l'idea lo entusiasmasse ma poteva essere una soluzione accettabile, un luogo isolato e non frequentato da studenti. Rimaneva però il problema per le giornate piovose o per la sera, la notizia dell'esistenza dell'auditorium era manna piovuta del cielo, sembrava essere l'ideale per i suoi scopi. Dunque si trattava di trovarla innanzitutto per verificarne la conformità alle sue esigenze.

Aveva finora appreso essere collocata al terzo piano nell'ala ovest, più o meno nei dintorni dell'aula di incantesimi, tuttavia mancando una precisa pianta del castello e non avendo letto nulla che aiutasse a individuarne più precisamente la collocazione doveva ispezionare l'intera ala controllando le aule una ad una, con un po' di fortuna forse sarebbe riuscito a trovare l'Auditorium di Hogwarts prima dell'ora di pranzo.
Si era dunque messo all'opera, e con pazienza aveva già controllato due corridoi, per un totale di circa 13 aule; quella mattina, non essendoci lezioni, Edmund non indossava la divisa con lo stemma di Corvonero bensì una camicia blu notte e un paio di comodi jeans, un maglioncino grigio chiaro appoggiato sulle spalle, e la tracolla con alcuni libri sempre con sé. Tra le mani aveva un foglietto, non si riusciva a intravedere molto, al più si scorgeva esservi disegnati diversi quadratini, alcuni vuoti, alcuni segnati con una frettolosa ics, in alcuni infine dei segni che avrebbero voluto essere lettere: in quel foglietto Edmund aveva rappresentato, pur con un discreto margine di approssimazione, una sua versione di pianta della zona che aveva fin qui esaminato. Aveva appena finito di segnare la ics sull'ultimo quadratino corrispondente all'ultima aula di quel corridoio quando fu raggiunto da una voce acuta e squillante diretta senza ombra di dubbio proprio a lui. L'undicenne alzò gli occhi e scorse una figura femminile, apparteneva a una donna abbastanza giovane, dal portamento elegante, e con una considerazione di sé forse un tantino eccessiva; teneva i capelli raccolti in una sofisticata acconciatura e un sorriso orgoglioso e vanitoso non abbandonava mai le sue labbra. Edmund si guardò intorno con circospezione, attento a non essere visto da altri.

Si voltò più volte indietro, a controllare non arrivasse nessuno, e tese le orecchie al massimo, pronte a cogliere ogni minimo rumore di passi in lontananza, attento a non farsi cogliere a parlare con la donna. Gli occhi chiari del ragazzino si posero quindi di nuovo sulla strega, osservando il suo cappello, sempre uguale a se stesso e il suo trucco sempre così eccessivo. Quando questa terminò di parlare Edmund le sorrise come era solito fare e dopo essersi schiarito la voce le rispose col suo consueto tono garbato. Il corpo ruotò lievemente a destra e la mano con cui scriveva, con la piuma tra il medio e l'anulare, si allungò ad indicare un corridoio in lontananza, anche lo sguardo si spostò dalla donna accennando alla medesima direzione.


«Già fatto! Allora sì, di là sono andato e anche di là, se là in fondo vado a sinistra penso che mi faccia tornare al corridoio dove abbiamo iniziato, penso che dobbiamo andare a destra adesso!»

disse con tono tranquillo ma piuttosto deciso,

«Tu sei riuscita a farti dire qualcosa da quei...?»

Stava per terminare la frase, ma subito si bloccò, temendo di aver udito, stavolta realmente, un concreto rumore di passi.


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view post Posted on 19/5/2023, 17:02
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Helen Willow Mckay X

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Da quando era tornata a Hogwarts, Helen cercava di dedicarsi ogni weekend ad uno dei suoi hobby, delle sue attività. Dedicarsi a qualcosa, oltre che allo studio, era il modo che la ragazza aveva trovato per non sprofondare di nuovo nell'oscurità. Il weekend prima lo aveva dedicato allo sport, andando a correre in giardino e a fare due tiri con la sua attrezzatura da Lacrosse. Quello primo ancora, si era dedicato alla lettura e alla scrittura, iniziando a leggere un nuovo libro e scrivendo una sua storia. Questo weekend invece lo voleva dedicare alla musica. Aveva speso tutto il tempo della colazione a decidere quale strumento suonare quel giorno. Andare su quello che già conosceva bene, uno dei suoi flauti o tornare a familiarizzare con l'armonica distrutta o cercare finalmente di imparare a suonare quella stupida chitarra che non riusciva a capire neanche come impugnarla in modo appropriato.
Alla fine decise per la chitarra. Prima o poi avrebbe dovuto imparare a suonarla.
Tornata in camera dopo la colazione, preparò la chitarra e infilò nella sua borsa i manuali che sua zia le aveva comprato per imparare a suonare quello strumento. Decise di mettere dentro la borsa anche la sua armonica 'non-più-rallegrante'. Prima di uscire però, Helen dovette discutere con il suo gatto che voleva a tutti i costi seguirla per assicurarsi che non le accadesse nulla.
- Seb, vuoi davvero venire con me a sentirmi suonare la chitarra? - Le gridò lei agitando la custodia della chitarra. Il felino osservò prima la sua padroncina, poi lo strumento agitato, dopodiché si accoccolò al centro del letto della ragazza. Aveva già sentito come tentava di suonare quello strumento, non ci teneva a ripetere l'esperienza.
Convinto il suo gatto, Helen uscì dal dormitorio per dirigersi verso il terso piano, dove si trovava l'auditorium, l'aula di musica, resa insonorizzata, adatta a chi voleva suonare uno strumento. Al ritorno a scuola; Helen aveva chiesto informazioni riguardo il Wizard Voice, il club di musica, scoprendo che ormai non era più attivo. Alla Tassorosso ciò dispiacque. Le piaceva quel club e le attività che organizzava; ancora ricordava con piacere la recita messa in atto per una festa di Halloween. Sperava che presto sarebbe tornato attivo. Con la chiusura del club, però era abbastanza probabile che l'aula sarebbe stata vuota, cosa che Helen si auspicava fortemente perché non voleva provocare a nessuno danni alle orecchie per le sue strimpellate malsane.
Quella mattina, l'aria era abbastanza fresca, prima di imboccare il corridoio del terzo piano Helen decise di abbottonarsi fino al collo la giacchetta che aveva deciso di indossare.
Osservava ogni porta, cercando di ricordarsi quale era quella giusta, Era mancata per molto tempo dal castello, ma di solito la ragazza aveva sempre avuto un buon senso di orientamento, anche se Hogwarts era in grado far perdere anche il migliore degli esploratori.
Mentre stava tranquillamente percorrendo i corridoi, Helen sentì in lontananza una voce. Un sentimento di panico cominciò a diffondersi nell'animo della ragazza. Sentire voci e non vedere nessuno nei paraggi, poteva voler dire che si stavano attivando i suo sensi da Banshee. Sua zia le aveva detto che i primi tempi per lei sarebbe stato difficile distinguere in modo chiaro 'le voci finte'. Helen non si sentiva pronta ad affrontare una visione, o quello che era, in quel momento.
*Ti prego fa che dietro l'angolo c'è una persona vera.* . Cominciò a percorrere lentamente il corridoio, fino a raggiungere l'angolo da quale sentì provenire la voce, e cercando di trovare tutto il coraggio possibile, svoltò in quella direzione.
Lì in mezzo al corridoio vide una ragazzo che non aveva mai visto prima; non aveva idea neanche a quale casa appartenesse, di sicuro non era Tassorosso perché non ricordava di averlo visto in sala comune.
*Sembra un ragazzo vero*. Fece qualche passo nella sua direzione e notò che aveva in mano un foglio con degli scarabocchi; ad Helen sembrò una mappa.
- Ehm ... Stai facendo una caccia al tesoro? - Gli chiese indicando il foglio che aveva in mano. Helen si chiese se non si fosse persa qualche annuncio di qualche evento organizzato al castello. Passava la maggiorparte del tempo nella sua sala comune e poteva essersi persa la notizia di una caccia al tesoro nel castello, ma qualche suo concasato ne avrebbe parlato. Ma era consapevole che la sua attenzione in quel periodo era abbastanza scarsa, e si perdeva spesso anche indizi che erano messi in piena vista.
Mentre attendeva risposta dal ragazzo, Helen si sistemò meglio sulla spalla la tracolla della custodia della chitarra e fece qualche passo verso il ragazzo.



Parlato - *Pensieri* - Azioni


 
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view post Posted on 1/6/2023, 20:55
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Edmund Artemis Knight
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Non appena le parole rivolte alla donna del quadro arrestarono il loro flusso, il rumore dei passi che gli parve di aver udito si fece via via più concreto e definito. Il tonfo dei passi, in quel frangente, come il lampo che precede il tuono, precedette di qualche istante il palesarsi della figura di una ragazza dai capelli rossicci e gli occhi chiari. Non l'aveva mai vista, forse, a ben pensarci, solo intravista ma nemmeno di questo era così sicuro. Non sapeva quindi chi fosse, né come si chiamasse, poteva solo dedurre dall'aspetto che, anche se era alta più o meno quanto lui, doveva essere un po' più grande di età e che per di più suonava la chitarra.
Sebbene Edmund fosse piuttosto preoccupato di quanto si sarebbe trovato in imbarazzo nell'incrociare lo sguardo della ragazza, così come di quanto la sua cute si sarebbe tinta verso il paonazzo, non riuscì a trattenere qualche occhiata in quella direzione, mascherata alla meno peggio da sguardo di perlustrazione al corridoio; tanta era infatti la curiosità verso l'identità e le intenzioni di colei con cui stava dividendo quel corridoio del castello.
Queste sporadiche occhiate gli diedero così modo di farsi un'idea delle fattezze dell'adolescente e dell'attrezzatura che portava con sé. La ragazzina aveva quella che, senza dubbio alcuno, era la custodia di una chitarra e, se due più due fa quattro, che suggeriva non potesse essere lì per altro che per lo stesso motivo per cui era lì lui: per l'aula di musica, e molto probabilmente, per entrarci dentro a suonarci. Sempre che quella non fosse vuota e che, anziché uno strumento, ospitasse dei libri! Inizialmente aveva impulsivamente ipotizzato fosse una musicista ma che ne sapeva lui, quella della chitarra avrebbe potuto anche essere una semplice scusa per darle accesso a un luogo in cui studiare in santa pace. Lui del resto lo avrebbe fatto se avesse avuto una custodia di una chitarra vuota, chissà se al negozio di Londra vendevano anche quelle! In effetti la custodia della chitarra era ideale per quello scopo, non piccola e striminzita come quella del suo violino.
In ogni caso anche lui si stava dirigendo verso quel luogo, anche se, visto che non aveva la custodia del violino con sé, lei questo non poteva saperlo, né immaginarlo. Infatti, forse per quei fugaci sguardi al corridoio alternati dallo studio della mappa, la ragazza gli chiese se non stesse facendo piuttosto una caccia al tesoro. Edmund rimase in silenzio e quasi immobile; quando la ragazza fu abbastanza vicina a lui da non poter fingere di non averla vista, alzò lo sguardo e la osservò da vicino, per distogliere subito dopo lo sguardo impacciato. Non sembrava un'impicciona, né particolarmente antipatica, ma non sapeva bene cosa dirle: se le avesse detto che cercava l'aula di musica, probabilmente non se la sarebbe più tolta di dosso, e questo poteva essere un problema visto che non era capace di parlare con gli estranei, specie con le ragazze più grandi; se gli avesse detto che si era perso lo avrebbe accompagnato alla torre di Corvonero, interrompendo così la sua ricerca.
No, avrebbe dovuto trovare un modo per lasciarla proseguire verso l'aula di musica da sola in modo da poterla pedinare e scoprire l'ubicazione di quel luogo, ma per fare questo avrebbe dovuto trovare un piano valido e, al momento, non aveva idee. Né tantomeno una giustificazione pronta da somministrarle.
Passate in rassegna le poche opzioni a sua disposizione, realizzò presto di non averne. In preda al caos, le guance, suo malgrado, si tinsero di rosso fuoco, e il dodicenne non poté fare altro che ritrovarsi ad ammettere di non riuscire a dire nulla. Incapace di dire alcunché, scosse rapidamente il capo da sinistra a destra e viceversa, e dopo aver gettato un'ultima occhiata alle iridi chiare della ragazzina, abbassò lo sguardo sul foglio che teneva davanti a sé mentre la pelle del viso non cessava di prendere fuoco.



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