I
l suo rientro a Londra, dopo poco più di un anno passato in Australia, non è stato dei migliori. Per quanto abbia lavorato come Auror presso il Ministero Australiano, dove ha avuto modo di migliorare la propria esperienza a livello professionale, è la sfera personale ad aver ricevuto una svolta significativa, a tal punto da essere notevolmente cambiato.
Già prima di partire, con quanto era accaduto ad Hogsmeade, tra cui il tradimento di Betterson, qualcosa in lui era cambiato e aveva sofferto, specialmente a livello psicologico. La scelta di andare in Australia avrebbe dovuto aiutarlo a riprendersi senza sentire la necessità di prendersi una pausa come Auror, ma - più semplicemente - cambiare ambiente e stile di vita, almeno per un po’, finché non si sarebbe sentito pronto a tornare.
E, se non fosse stata per la scelta finale di Elain, ci sarebbe anche potuto restare a vita, nella selvaggia Australia, eppure…
Eppure qualcosa in lui si è irrimediabilmente
spezzato…***
Il Paiolo Magico è come se lo ricordava: la solita vecchia bettola. Non vi è molta clientela, il che va’ più che bene per lui, visto e considerato che vuole spassarsela alla grande in compagnia delle sue colleghe e, quindi, di conseguenza, molte ordinazioni voleranno
letteralmente quella sera.
I capelli dell’uomo, rossi e folti, arrivano fino alle sue spalle ampie e muscolose, così come ogni altra porzione del proprio corpo, mentre la barba è tenuta bella ordinata in un taglio medio-lungo. Nuovi segni distintivi si stagliano sulle porzioni di pelle esposte: appena sovrapposta alla cicatrice che gli solca lo zigomo sinistro, un tatuaggio composto da delle rune discende in verticale, come una sorta di lacrima, mentre un altro complesso di rune si possono vedere discendere dal polso in giù, fino alle dita. Solo un tatuaggio, che risiede nella parte interna del polso destro, è tenuto costantemente celato dalla presenza di un Bracciale Celtico; infine, vi è il percing al lobo sinistro, in metallo nero. L’anello di suo padre, massiccio e in argento, raffigurante la testa di un lupo, sbuca da oltre l’apertura della camicia scura a pallini bianchi, appeso a quella collana in cui vi è un pendente anch’esso in argento, l’ultimo regalo che gli ha lasciato suo padre e che rappresenta la sua parte più intima, il suo vero
Io, una volpe. Dei jeans strappati sulle ginocchia e una giacca di pelle nere fanno molto stile da cattivo ragazzo, nonostante la presenza della camicia. Ma è proprio, nascosta sotto alla giacca, che risiede la fondina con la propria bacchetta e il Distintivo.
Estrae la propria scatolina di latta con dentro le sigarette, personalmente preparate da lui con tutta la meticolosità di cui è capace, per poi portarla alle labbra e accenderla con un rapido scatto del clipper con il disegno di un panda appena sbiadito.
«
Bene, ragazze…» apostrofa, con la sigaretta serrata tra le labbra, mentre rimette la scatolina e il clipper nella tasca dei pantaloni. «
Con me andate sul sicuro: ordinate quello che volete, la cavalleria non è morta del tutto, quindi offro io.» Lancia un’occhiata in direzione dell’Ispettrice e della nuova arrivata, verso la quale accenna un piccolo occhiolino di benvenuto. «
Ma tu, miss Grenger, avrai un compito molto importante da svolgere. Giusto, Goodheart?» Ne ricerca una qualche forma di complicità, abbozzando uno strano ghigno su quelle labbra incorniciate dalla barba e con ancora la sigaretta incastrata in esse. «
Ne va’ del tuo battesimo come Auror, credi a me.» aggiunge, annuendo con una certa convinzione, di chi ci crede davvero. «
Ma per ora non ci pensiamo, ok? Divertiamoci un po’ prima. Del resto una nuova assunzione e un ritorno che cadono nello stesso periodo non è roba da tutti i giorni, eh?» Guarda prima Leia e poi Mary, le braccia leggermente spalancate, mentre lui -
mentalmente - manda a quel paese quella stronza di Elain.
Oh sì, lo fa, più e più volte, poiché è forse una delle poche cose che gli da sollievo, che non lo fa bruciare di rabbia e delusione, ma che lo aiutano a guardare avanti.
Fa strada alle due colleghe tra i tavoli disponibili, deciso a “
colonizzare” quello davanti al camino. Indica ad entrambe le sedie, scostandole appena affinché possano accomodarsi e prestandosi in quel piccolo gesto cavalleresco. «
Quasi dimenticavo il freddo di Londra…» mormora, mentre si strofina le mani e si siede, tenendosi la giacca addosso.
Lo sguardo si pianta su Mary, stavolta con una certa dose di serietà. Se fino a prima si era impegnato nel sorridere ed essere il più cortese possibile, ora il suo lato “Auror” fa capolino e sonda, come al solito, ogni novità che gli si presenta davanti. Non una vena di arroganza, semmai vi è un piccolo accenno di genuina curiosità. «
Sono curioso…» La parte di volpe si fa sentire, inevitabilmente. Da una tirata alla sigaretta e poi se la sfila, soffiando una densa nube di fumo. «
Cosa ti ha spinta ad intraprendere questa carriera?»