The Beast behind the door

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view post Posted on 28/10/2022, 15:30
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Corvonero
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The Beast behind the door
jpgStiamo chiudendo - disse il bibliotecario infondo al corridoio.
Edward era ancora a metà lettura del libro, quando si rese conto che era sera. Le lanterne illuminavano a stento i vari scomparti tra gli scaffali pieni di libri. Richiuse di malavoglia quello che stava leggendo. Non era per nulla giusto, gli sembrava che avesse appena iniziato a leggerlo e già doveva separarsene. Forse la lettura lo aveva coinvolto più del solito, non c’era altra spiegazione.
Si sbrighi signorino Edward, è ora di andare a dormire – disse nuovamente il bibliotecario lontano, scomparendo poi dietro uno scaffale.
Bizzarro”. Fu quello il primo pensiero del ragazzo che avanzava lungo il grande corridoio centrale. Man mano che procedeva, nel mentre, le lanterne spegnevano la loro tenue fiammella, oscurando tutto ciò che aveva alle spalle. “Che modi, non sono neanche uscito e stanno già spegnendo le luci. Capisco l’ora, ma non possono cacciarmi così in malo modo” – si ritrovò a pensare, mentre il passo si affrettava. Ogni metro che avanzava sentiva un certo senso di inquietudine crescere dentro di lui. Scosse la testa, come per riprendersi.
Ecco signor bibliotecario – disse prima di svoltare l’angolo. Nessuno. La postazione dietro la grande scrivania del bibliotecario era vuota. E sì che era strano il bibliotecario, ma addirittura andarsene senza nemmeno aspettarlo era inconcepibile. Avanzò sino alla postazione con l’intento di scrivere un biglietto. Non voleva certo essere accusato di non aver restituito il libro che stava leggendo. Posò il tomo sopra il tavolo e cominciò a cercare un pezzo di carta bianca, quando sentì un rumore dietro una porta alla sua destra. Doveva essere quell’inetto che stava armeggiando con qualcosa in un ripostiglio. Riprese in mano il libro e si diresse furente verso la porta. "Inaccettabile, davvero un comportamento inaccettabile". Altre lanterne si spesero. "Che modi sono questi di trattare uno studente, un nobile purosangue oltretutto". Aprì la porta di scatto. Buio. Ogni luce era spenta. L’oscurità lo avvolse e lo lasciò solo. Il silenzio era disturbato da un rumore lontano ma percettibile.
Ehi tu! Che diavolo. – urlò Edward, cacciando tutta la sua inquietudine dal petto – Hai spento tutte le dannate…. Due fievoli luci rosse si accesero, piccole come stoppini di candele ormai troppo consumate. La frase gli rimase in gola. Cominciò a guardare intorno a sé, ma quella stanza non aveva alcun punto di riferimento se non quelle piccole luci. Contro ogni logica e buonsenso avanzò in direzione di queste. Il passo era incerto, il fiato corto. Sentiva un gorgoglio profondo provenire da quelle luci. Ancora un passo. Ancora uno. E fu in quel momento che la vide.
jpgQuelle luci rosse non erano candele. Erano occhi. Occhi che lo fissavano e lo scrutavano dall’oscurità che li avvolgeva. Quella creatura fece un passo, rivelando il suo volto da leone. Ma non un solito leone. Era nero. E sul dorso aveva lunghe e possenti ali da corvo che scendevano fin dietro la coda.
Fu una reazione istintiva, un millesimo di secondo bastò per prendere la decisione più saggia. Corse via. Corse via da quell’antro oscuro in cui si era infilato, sbracciando, ancora con quel libro tra le mani che stringeva forte. Corse finché il fiato gli reggeva. Le gambe gracili cominciavano a fargli male. "Dannato corpo, sapevo che mi avresti tradito prima o poi" – pensò mentre correva senza punti di riferimento, con la paura fottuta di girarsi dietro.
Aiuto! – urlava a squarciagola – Qualcuno mi aiuti! – ma nessuno rispondeva.
Vide una porta, finalmente. Non c’erano dubbi su cosa fare. Doveva varcarla sperando che fosse aperta. Lo era. La richiuse tremante alle sue spalle. Il fiato spezzato dalla corsa, la vista annebbiata, le gambe che stavano per cedere definitivamente. Si appoggiò alla porta e cadde seduto dietro di essa. Doveva recuperare un po’ di forza prima che quella cosa potesse raggiungerlo.
Guardò dove fosse finito. Riconobbe il posto. Quello era il corridoio della sua casa, in Irlanda, che conduceva, tra le altre cose, allo studio del padre. Guardò a sinistra e a destra. Il corridoio illuminato era vuoto, ma aveva sempre qualcosa di strano. Non aveva una fine. Né a destra né a sinistra. E poi come era finito a casa sua? Un momento prima era in quella dannata biblioteca, di quella dannata scuola. Riconobbe la porta su cui era appoggiato. Era proprio quella dello studio di suo padre. Era in pesante legno di mogano, con due archi di vetro, satinato sfumato, che facevano intravedere solo la luce accesa oltre questi. Sentiva delle voci, ma non riusciva a distinguerle. La aprì leggermente, quel tanto che bastava per poter gettare un occhio dentro lo studio. Vedeva sua madre, Aislinn. Era elegante, come al solito. Ma qualcosa la turbava. Era in piedi, con i pugni stretti lungo i fianchi. È pur sempre tuo figlio, Bran! – disse con voce rotta. Adesso poteva vedere le lacrime scendere sul volto della madre, e una fitta gli trapassò il petto. Aveva forse già visto quella scena?
jpgQuel ragazzino? Non fa altro che rinchiudersi in quella dannata biblioteca. – la voce era del padre. Grave, limpida, profonda. Non trasmetteva alcun tipo di emozione. Era ghiaccio, eppure sentirla per Edward fu come prendere fuoco. No, Aislinn, non è mio figlio – sentenziò l’uomo.
La madre uscì di corsa dalla stanza, prendendo la porta che dava direttamente alla camera da letto. Edward rimase immobile, con lo sguardo fisso verso suo padre. L’uomo non si scompose per la reazione della donna. Si alzò dalla scrivania con calma, per dirigersi verso il camino acceso, con il suo bicchiere mezzo pieno di whisky. Edward voleva muoversi ma non ci riusciva. Non riusciva a distogliere lo sguardo dall’uomo, da suo padre. Questo poggiò la mano pesante sulla cornice del camino, dove erano esposte le foto con il Ministro della Magia e altre personalità importanti. C’era uno strano silenzio nell’aria. So che sei qui… - disse, squarciando la tensione che si era creata – Ti vedo. L’uomo voltò di scatto la testa, facendo atterrire Edward. L’istinto era scappare, correre velocemente finché il fiato e le gambe avrebbero retto. Ma voltandosi la vide. Era davanti a lui, ad un palmo dal suo volto. Quella inquietante creatura dagli occhi color sangue lo stava fissando. Qualcosa che andava al di là della sua concezione gli rese impossibile muoversi. La paura lo stava paralizzando del tutto. In quel senso d’impossibilità c’era tutto. L’amore negato dal padre, la rabbia contro sé stesso per il suo modo di essere, la felicità che non avrebbe mai raggiunto per via della profonda delusione che l’uomo provava nei confronti del ragazzo. Le lacrime gli rigavano il volto e la vista cominciava a sfocarsi. Stringeva ancora quel dannato libro tra le mani, tanto che gli facevano male. Riuscì a leggerne il titolo. The Beast behind the door. Guardò quegli occhi accesi che lo fissavano sempre più intensamente. No, papà, ti prego… - un sussurro. Per risposta la creatura aprì la bocca e un ruggito assordante scosse il ragazzo.
Un tuono aveva spezzato il cielo. La pioggia picchiava con insistenza i vetri del dormitorio. Edward era nel suo letto, ansimante. Completamente ricoperto del suo stesso sudore. Era a scuola. Era solo.





Edited by Edward_Newgate - 31/10/2022, 13:49
 
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