steady blue in an unsteady future, Colloquio di Orientamento

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/10/2022, 06:59
Avatar


Group:
Caposcuola
Posts:
9,885
Location:
Nowhere

Status:




Quella mattina il sole splendeva nel cielo terso, lasciando scorgere dalle alte torrette del castello anche il punto più lontano tra le Highlands scozzesi. Megan era tornata ad Hogwarts da qualche giorno ormai, dopo il lungo periodo estivo per lo più passato tra Londra e Diagon Alley. A braccia conserte, dinanzi alla finestra, guardava il panorama senza osservarlo realmente, sempre in preda a pensieri che non le davano tregua.
«Ti hanno avvertita del nuovo docente di Difesa?» Grace sbucò da dietro le sue spalle con un sorrisino malizioso.
«No in realtà, dovrebbe interessarmi?» rispose distogliendo lo sguardo voltandosi verso di lei.
«Daddy Toobl ti dice qualcosa?» chiese.
«Daddy? Seriamente? » ripeté con voce incredula, un sorriso le illuminò il volto. Non poteva credere che avrebbe rivisto l’ex Corvonero così presto, ne fu entusiasta.
«Esattamente, nuovo docente di Hogwarts», Grace si sedette sul letto incrociando le gambe e dondolando allegramente. «Secondo Piano, si trova nell’aula in cima alla scala» le fece poi l’occhiolino invitandola ad andare con un cenno.
«Sei l’orecchio di questo castello, mi duole ammetterlo ma è una cosa che adoro» rispose prima di posare il lungo mantello sulle spalle. «Devi bussare tre volte!» Grace aveva alzato la voce appena vide chiudere la porta della stanza. «Grazie Grace! Prego Megan!» aggiunse poi tra sé, lasciandosi cadere tra le lenzuola scuotendo la testa con arrendevolezza.


Aveva percorso parte del castello con un nugolo di emozioni che, ad ogni passo compiuto, non riusciva a trovare calma. Megan era veramente felice di vedere l’ex Caposcuola, anche se in vesti diverse. In quel breve lasso di tempo si era interrogata su quale fosse stata la decisione che aveva spinto Daddy a scegliere quella carriera, dopotutto non l’aveva mai sentito parlare di un futuro come docente. Una curiosità che avrebbe trovato voce tra qualche minuto, ne era certa. Tuttavia, nel mentre, anche l’ansia si era fatta spazio nel suo cuore. I battiti, aumentavano ad ogni metro sottratto che la separava da quell’incontro.
Attraversò l’aula di Difesa Contro Le Arti Oscure e il silenzio fu interrotto dai passi sulla fredda pietra. Dinanzi a sé, dietro la scrivania, una scala di marmo - cui sommità spiccava una porta in legno - la invitava a farsi avanti; così, come aveva detto Grace. Salì il primo gradino, poi il secondo, il terzo, fino a raggiungere l’entrata.

Ora so che Corvonero è in buone mani.
Bussò tre volte.

La porta scricchiolò appena schiudendosi lentamente, invitandola ad entrare. Megan prese un lungo respiro e varcò la soglia.
«Che c’è? Ti hanno per caso cacciato dal Ministero?» esordì incrociando le braccia al petto appoggiandosi allo stipite. Daddy non avrebbe fatto fatica a scorgere un sorriso divertito e la luce che illuminava i suoi occhi blu.



Role retrodatata, ambientata all'inizio del V anno di Megan.
 
Top
view post Posted on 3/11/2022, 10:48
Avatar

Group:
Docente Admin
Posts:
6,306
Location:
Rome

Status:


bHVoGtO

Gomiti vicino ai fianchi, avambracci poggiati sulla scrivania di legno scuro, mentre la mano destra stringeva con forza una piuma dalle tinte autunnali.
Così Toobl si presentava agli occhi della studentessa, immerso in quella correzione di compiti del sesto anno che avrebbe dato noia anche al più appassionato della materia.
Ci fu un leggero sollevamento del capo, un sorriso spensierato in un uomo ricolmo di domande, quindi una risposta secca e decisa, degna di chi voleva rispondere a tono con un’ironia spietata, senza mezzi termini:


-No, me ne sono andato via io. Pagano troppo poco e sono troppo stupidi per me.-

Un sospiro venne emesso al pensare al decadimento della principale Infrastruttura Magica del loro Paese. “Da quando non c’era più lei” quel paese stava andando verso il decadimento; senza la Pompadour la leadership di quello Stato sembrava essersi messa da parte per lasciare un Noah Dietrich a tirar via le castagne dal fuoco senza sapere bene come si facesse.

-Alla fine lo hai scoperto.-

Disse tralasciando il soggetto della frase.
Era chiaro che la sua presenza fosse una novità in quel castello e aveva sperato che per la ragazza fosse rimasta ignota fino all’attimo in qui avrebbe potuto coglierla alla sprovvista.
Purtroppo quell’opportunità era svanita, un tentativo come un altro di sorprendere quella Corvonero era sparito, ma aveva ancora l’opportunità di sapere come stesse.
Poggiando la piuma di lato ai compiti, al fine di evitare di macchiarli, la squadrò per poi indicarle la sedia davanti a lui.
Per quanto fosse felice di vedere quella ragazza, non poteva fare a meno di domandarsi cosa avesse fatto durante quell’anno scolastico in cui era stato assente e che l’aveva vista vincere la coppa delle case.


-Ho saputo che sei riuscita a mantenere la mia casata sulla vetta. Un’impresa difficile con questi Grifondoro così agguerriti. -

Un nuovo sguardo si evidenziava sui suoi occhi mentre aggiungeva una provocazione, l’ennesima che andava a rafforzare il loro rapporto.

-Sicuramente è merito dei prefetti. All’epoca mia non facevano molto, ma sono sicuro che con te si danno da fare.-

Megan non avrebbe fatto fatica a scorgere un sorriso divertito e la luce che illuminava i suoi occhi blu.


 
Top
view post Posted on 4/12/2022, 14:20
Avatar


Group:
Caposcuola
Posts:
9,885
Location:
Nowhere

Status:




La risposta di Daddy la fece sorridere. Alzò gli occhi al cielo con fare di chi non è affatto sorpreso e si accomodò seguendo l’invito del ragazzo.
Uno sguardo all’ufficio. Le mura fredde, la pietra viva che ne solcava la superficie riflettendo la luce che entrava dall’ampia finestra. Le iridi cobalto si posarono lungo le librerie alla destra del perimetro e si concentrarono, per qualche istante, sui manichini diametralmente opposti. Il tempo di pochi passi, calpestò il tappeto persiano accarezzando la poltrona in pelle prima di sedersi.
«C’è da dire che ti tratti bene» sorrise accavallando le gambe. Le mani poggiarono lungo il grembo; Megan aveva incominciato a giocare con gli anelli, lasciandoli ruotare lungo le dita affusolate. Si sporse leggermente, catturata dalla porta alle spalle di lui, poi lo sguardo si spostò sulla coda in movimento del Krup ai piedi del docente.
«Come stai?» chiese lasciando spazio ad una risposta.
Da quando Toobl aveva abbandonato quel luogo aveva avuto bisogno di un po’ di tempo per abituarsi all’idea di non averlo attorno. Tuttavia, come aveva promesso era riuscita a portare Corvonero a vincere la Coppa delle Case e poteva dunque ritenersi soddisfatta, sottolineando una promessa fatta a lui quella ormai lontana sera sotto al maestoso salice.
«Qui le cose non sono cambiate affatto ma per me è sempre meglio questo posto che una casa fredda e vuota di Londra» abbozzò un triste sorriso. «Non vedo l’ora di vedere come te la cavi, sappi però che non credo riuscirò a chiamarti professore» sbuffò mutando l’espressione e usando un tono ilare. «Insomma… Tu sei Daddy Ersol Toobl» i palmi volsero verso l’alto compiendo un semicerchio, si spinse leggermente indietro mettendo in evidenza quell’affermazione. Era davvero strano immaginarlo tra le fila dei professori in Sala Grande, quando fino a poco tempo prima mangiava e beveva al suo fianco nel tavolo dei Corvonero. «Sono sicura, però, che te la caverai molto bene» finì per dire.
Tornò in posizione, spalle dritte e mani poggiate lungo le gambe. Prese un lungo e profondo respiro; il cuore batteva lento nel petto, assecondando quella tranquillità che l’aveva pervasa appena varcata la soglia dell’ufficio. Era quello l’effetto che il ragazzo aveva su di lei.
«Bene!» interruppe il breve silenzio che era strisciato tra una considerazione e l’altra. «Sono prossima ai GUFO e questo, per quanto sia assurdo forse, mi spaventa molto» continuò mordendosi le labbra. Lo sguardo si soffermò sulla superficie del tavolo dirimpetto, per poi tornare a sondare il verde cristallino delle iridi del ragazzo. «Sai, ammetto che ti sei sempre rivelato un ottimo consigliere e quindi potrei approfittarne per qualche suggerimento, che ne dici? Uh?» alzò un sopracciglio senza smettere di fissarlo. Le sarebbe piaciuto riuscire ad avere le idee più chiare per il futuro ma l’indecisione aveva aumentato il nugolo di domande caotiche dalle quali era sommersa, faceva fatica a credere che sarebbe potuta uscire da lì con delle risposte. Tuttavia, l’unica cosa di cui era sicura la portava a sedersi dinanzi all’ex-concasato, tanto valeva la pena tentare. Daddy aveva imparato a conoscerla negli anni, almeno in parte. Aveva sempre tentato di andare affondo a quella tempesta che riempiva le iridi blu oceano. «Ricordatelo, non puoi continuare a nasconderti da me», le aveva detto e Megan non era certa di esserci riuscita del tutto.

 
Top
view post Posted on 12/1/2023, 09:53
Avatar

Group:
Docente Admin
Posts:
6,306
Location:
Rome

Status:


bHVoGtO

Alla prima affermazione della ragazza, al narratore, gli sarebbe piaciuto rispondere con un quantomai schietto “Certo, ho fatto i soldi, Megan” ma, Daddy, molto meno venale tra i due, sentenziò con sincerità:

-Ad onor del vero gran parte del mobilio è del precedente docente. È probabile che Midnight si fosse spinto molto in là con le pretese nei confronti di Peverell.
Io mi sono solamente limitato a togliere tonnellate di drappi di velluto nero con cui gli piaceva arricchire i suoi ambienti e a rendere il luogo più confortevole per voi e Ciccio.
Gli unici miei acquisti sono stati i manichini e i libri. I tomi di Dorian li ho dati alle fiamme; non so proprio come facesse a leggere quei sermoni in latino. Forse, merito del suo ego.-


Facendo un rapido gesto come a voler scansare da lui tutte le idiozie proferite dal suo predecessore, notando il giocare con gli anelli della Corvonero e la posizione delle mani sul grembo, domandò:

-Sei a disagio?-

Quella fu la prima sensazione che arrivò a lui con sorpresa.
Era vero che i loro rapporti erano sempre stati in bilico tra l’essere formali e il totalmente confidenziali, ma non credeva che quella nuova veste potesse scaturire in lei repulsione.
Sorridendo, senza star troppo a meditare sulla questione, osservò la ragazza ponderando alla sua domanda.
“Come stai?” era il classico quesito al quale poteva rispondere con una chiacchiera infinita o con una sola parola; era quella classica domanda che stabiliva la vera e propria distinzione tra una persona con la quale si voleva parlare e una con cui si voleva tagliare corto.
Cercando di trovare una via di mezzo - dato che non gli andava di ammorbare il suo interlocutore- disse :


-Sto bene.
Finalmente ho trovato una mia stabilità e ora so cosa voglio dalla vita.
Quando ho lasciato la spilla da Caposcuola a te, mi sono sentito smarrito.
Ero si il mentore della casata, la memoria storica di quanto accaduto nella Torre di Divinazione, ma allo stesso non avevo una mia propria identità.
Uscire dal castello, avere delle esperienze fuori da Londra, mi ha permesso di trovare la quadra, di capire chi sono e spero che questo accadi anche per te.-


Osservandola con decisione, rimase alcuni secondi in silenzio.
Prima di ogni discorso tra di loro, avrebbero dovuto parlare della vita di Megan. Una questione di cui non andava fiero, dato che non aveva avuto modo di poterle stare vicino.
Cogliendo l’affermazione della ragazza, si gettò a capofitto nell’argomento, cercando si di essere delicato nei modi, ma anche di farle capire la sua vicinanza:


-Immagino sia difficile e mi dispiace.
Non ti parlerò con fare triste e non ti darò risposte banali, non ritengo siano necessarie; non voglio trattarti come una bambina e non lo farò.-


Si bloccò un istante, giusto il tempo per renderle chiaro quanto stava per dire:

-Devi sapere però che se hai bisogno di aiuto o hai voglia sfogarti con qualcuno ci sono e se non vuoi tornare a Londra basta che me lo dici e troviamo una soluzione.

Ti posso dare anche le chiavi della casa che ho scoperto di avere in Italia, se hai voglia di respirare aria al profumo di agrumi.-


Non si mise lì a dire che quella casa era una villa e che il profumo di agrumi non era dato da un piccolo arbusto bensì da ettari di terreno su cui vi erano un’infinità di alberi da frutto.
Non gli piaceva fare il bello, a prescindere dalla discussione.
Cercando di spostare velocemente il discorso verso lidi felici, rispose all’affermazione della ragazza:


-…E tu non pensare che io ti chiami Caposcuola, non sarebbe da me!-

Notando come il discorso era proseguito, Toobl, si alzò per avviarsi verso un baule di medie dimensioni.
Di spalle a Megan,disse:


-Ah sei venuta a fare il colloquio di orientamento obbligatorio dei G.U.F.O? Potevi dirmelo che volevi prendere due Berretti Rossi con un Flipendo!-

Continuando a smuovere quanto si trovava all’interno del baule, alla vista di quanto gli serviva, esclamò:

-Trovato!-

Lentamente dal baule apparve una scopa scura, dalla saggina color nero pece.
Sul manico - tirato a lucido - il simbolo della runa Sowilo appariva in tutto il suo splendore, segno distintivo di chi era e chi fosse Daddy Toobl.
Quante guerre aveva fatto quella Gelbstrum e ora era diventata un passatempo, il suo hobby preferito nei momenti di pace.
Mentre si avvicinava verso la porta del suo studio che portava alla sua aula, proseguì a parlare:


-Faremo il colloquio a modo nostro.
Richiamare la tua scopa nell’aula cosi che poi partiamo da lì in direzione dei Giardini. -


Girandosi verso di lei con sguardo soddisfatto, mentre le faceva cenno di scendere le scale prima di lui, concluse:

-Ora sei in grado di volare anche da sola. -


 
Top
view post Posted on 28/2/2023, 22:06
Avatar


Group:
Caposcuola
Posts:
9,885
Location:
Nowhere

Status:




«Quanto l’ho detestato, ricordi?»
Aveva riso guardandosi intorno ancora una volta. Dorian Midnight era stata la piaga di Hogwarts per anni. Egocentrico, narcisista e totalmente incapace di trasmettere l’amore per quella materia che millantava tanto di saper insegnare ma che, invece, i fatti lo avevano visto praticare con l’unico scopo di volersi elevare davanti a degli studenti. Megan ancora ricordava il sollievo provato quando era stata annunciata la sua dipartita dal castello, dopo aver passato anni a cercare con tutto l’impegno possibile di portare a casa dei voti che superassero l’Eccellente in Difesa Contro le Arti Oscure.
Si era in tal modo lasciata uscire dalle labbra uno sbuffo annoiato, ruotando gli occhi all’indietro e tornando poi a guardare l’ex-Caposcuola.
Sciolta la presa liberando le mani, una volta che Daddy le aveva fatto notare quanto quell’atteggiamento poteva sembrare un’evidente forma di disagio, la Corvonero aveva scosso la testa sorridendo per tranquillizzarlo: quel tipo di reazione era data più da un nervosismo generale che dall’avere il ragazzo davanti sé, non era in imbarazzo. Una sensazione che tentava spesse volte di gestire in quel modo, scaricando la tensione accumulata lungo le dita affusolate senza dargli pace.

Lo aveva ascoltato attentamente senza interromperlo, anche quando il flusso delle parole avevano toccato corde troppo sottili da rischiare di troncarle da un momento all’altro. Un riverbero assordante nella quiete di quello spazio. Quando i ricordi tornarono a galla indotti da un discorso che, per quanto fosse attento e accurato, le aveva lasciato arrivare il cuore in gola, Megan aveva accennato un sorriso in maniera forzata ma senza nascondere la profonda gratitudine che, d’altra parte, le arrossò le gote portandola ad abbassare la testa per un piccolo ma significativo momento.
L’idea che avrebbe potuto evadere dalla capitale britannica era allettante, ancora di più che fosse una decisione definitiva, cosa a cui aveva molte volte pensato e che con l’avanzare dell’età diventava un pensiero sempre più concreto e fattibile da realizzare. Poi, nella quiete che si frappose tra le parole del professore e i movimenti successivi che lo videro alzarsi dalla sedia; Megan rimase ad osservarlo.
«Trovato!»
«Cosa?» aveva risposto prontamente, prima ancora di vedere la Gelbstrum spuntare fuori come un coniglio dal cilindro.
«Aspetta... Che hai in mente?»
Lo aveva visto dirigersi verso l’uscita dell’ufficio costringendola ad alzarsi di scatto e seguirlo.
«Faremo il colloquio a modo nostro. Richiama la tua scopa nell’aula cosi che poi partiamo da lì in direzione dei Giardini.»
Un gesto cordiale per lasciarla passare e così Megan lo superò scendendo la scala a chiocciola.
Aprì la finestra con un colpo di bacchetta per poi pronunciare l’incanto di appello: «Accio Firebolt!» enunciò a voce alta, il ciliegio teso dinanzi a sé in direzione dell'orizzonte. Qualche istante e la scopa l’avrebbe raggiunta.
«Sono proprio curiosa di sapere cosa hai in mente» lo guardò di sottecchi prima di montare in sella al mezzo e darsi la spinta uscendo dall’aula oltrepassando la cornice dell’ampia finestra dirigendosi verso i Giardini.


 
Top
view post Posted on 30/3/2023, 17:54
Avatar

Group:
Docente Admin
Posts:
6,306
Location:
Rome

Status:


bHVoGtO

Notò diversi comportamenti di Megan. Da attento osservatore quale era, aveva carpito diverse emozioni, le aveva saggiate con mano per poi continuare quell’interazione.
Era bello muoversi tra i non detti, fare in modo che le parole non fossero l’unico strumento per una persona di comunicare i propri stati d’animo.
Sorridendo, disse:


-Andiamo!-

Un movimento deciso e si buttò nel vuoto, in direzione del manto erboso.
Sarebbe potuto morire, avrebbe potuto spaccarsi la faccia e invece -grazie alla magia che aveva in sé - potè assaporare il brivido del vuoto.
Certe volte si domandava se tutto quello potesse essere reale, se lui potesse essere stato così fortunato ad avere quella vita che gli permetteva tutto.
Possibile che era tutto vero? Sicuro che quello che viveva non fosse un sogno dovuto al fatto che fosse in coma?
Sentì lo stomaco venir tirato indietro come da un amo da pesca, la pelle stirata a dovere dissipando quel poco di rughe di espressività dovute dall’aver riso in quella vita.
Quell’esistenza così complessa era il massimo e lo riusciva a capire, lo avvertiva in lui.

Spostando il braccio sinistro - quello che deteneva la scopa- sotto di lui, si mosse con la parte bassa del busto al fine di attutire al massimo il contraccolpo.
Quell’essere spericolato sulla scopa lo aveva sempre fatto vibrare dentro, sognare di essere un cacciatore professionista, il migliore dei capocannonieri.
Sentendo il corpo aderire sul manico, spostò la mano destra sulla sommità della scopa, quindi si sollevò in aria, arrivando alla stessa quota della ragazza.


-Nulla in particolare, signorina Haven. -

Disse con tono sarcastico, girandosi di spalle e spingendo la scopa verso il Lago Nero.
La fredda brezza invernale gli scompigliava i capelli e vibrare il cuore.
Si sentiva finalmente sveglio, vivo in quel mondo costituito da morti e falsi miti; un sistema dove si sentiva completamente fuori posto se si soffermava a pensare.


-Hai chiaro cosa vorresti fare finiti i GUFO? Proseguirai gli studi oppure proverai a fare carriera senza alcuna specializzazione?-

Un piccolo sorriso beffardo apparve sul suo volto.
Era certo di sapere la risposta a quella domanda, in fin dei conti cosa poteva aspettarsi da una Caposcuola che si era fin troppo incaponita sugli Eccellenti rifilati dal professor Midnight?
Restando sospeso in aria, la osservò con curiosità.
Ricordava benissimo di essere stato uno dei primi a vedere quella ragazza volare; addirittura, le aveva fatto il provino per entrare nella squadra dei Corvonero mentre lei utilizzava una delle zozze Scopalinde lasciate in dotazione dalla scuola.
Certo ora aveva una Firebolt, una scopa potente, ma la sapeva usare? Era in grado di gestirla? Era capace ad utilizzare i propri mezzi?
Tra piccoli sorrisi restava in attesa di capire come si sarebbe mossa. Voleva avvertire la crescita di quella donna.




 
Top
view post Posted on 17/4/2023, 11:59
Avatar


Group:
Caposcuola
Posts:
9,885
Location:
Nowhere

Status:




«Andiamo!»
Un invito a seguirlo.
Megan montò a cavallo della scopa e subito si spinse con i piedi a far leva sulle gambe, pronta a decollare e seguire l’ex-Covonero ovunque egli avesse voluto portarla.
Si lasciò cadere nel vuoto: busto appiattito sulla superficie di legno, cosce strette e mani ben salde lungo il manico. Il freddo pungente le pizzicò la pelle e l’assenza degli occhialini la obbligò a socchiudere appena le palpebre. Lacrime di riflesso scesero sulle guance perdendosi tra le lunghe ciocche corvine puntate verso l’etere, spinte dalla gravità. Megan poté godere di quel senso di pace, abbracciata dall’elemento che ne accresceva il vigore. Il vento accarezzava il corpo, nel tentativo di frenare la picchiata sul terreno, distendeva i pensieri che si racchiudevano in quel momento soltanto.
Lasciò Daddy continuare quella folle corsa contro morte certa e spinse d'improvviso il manico della Firebolt verso l’alto, tenendo ben saldo il corpo sul mezzo, accertandosi di poter eludere al contraccolpo. Non era stata abbastanza coraggiosa.
Compiuta la manovra, spinse nuovamente il manico verso il terreno, questa volta accompagnandolo lentamente per rimettersi in linea con l’asse.
Asciugò il viso. Le dita della mano destra tolsero le lacrime incastrate tra le ciglia, per poi tornare ben salde sul legno. Rallentò la corsa, vide Daddy risalire a tutta velocità in sella alla Gelbstrum e lo seguì verso il Lago Nero abbozzando un lieve sorriso in risposta alle sue parole.
Il sole rifletteva sullo specchio d’acqua sempre più vicino. Piccole onde sospinte dal vento davano movimento al lago e giochi di luce rischiaravano il blu profondo della sua superficie. Le iridi oltremare si persero a scrutarne le impercettibili sfumature, lasciando le palpebre chiudersi appena per mettere a fuoco. Le domande del docente condussero Megan a distogliere l’attenzione sul panorama. Stava percorrendo un sentiero privo di confini, seguiva un percorso a lei sconosciuto. Il cuore, un nugolo di sensazioni che l’accarezzavano con leggerezza.
«Hai chiaro cosa vorresti fare finiti i GUFO? Proseguirai gli studi oppure proverai a fare carriera senza alcuna specializzazione».
«Non mi fermerò.»
La voce, più alta, sovrastò il fruscio delle scope e il sibilo costante del vento nelle orecchie. Lo sguardo si posò, breve, su Daddy, accompagnato da un sorriso sbieco.
«Non so ancora dove orientarmi, in realtà. Sono tentata a seguire le orme dei miei genitori: la carriera ministeriale sino a raggiungere l’Ufficio Misteri; ma ci sono talmente tante strade da poter intraprendere…» La consapevolezza, martellante, non le dà pace. Il tempo era trascorso lento da quando la sua vita era cambiata ma per Megan scorreva sempre troppo veloce all’interno delle mura di Hogwarts.
«Non so, forse sto semplicemente inventando scuse su scuse.»
Sorrise.
«Mi avvicino alla fine e abbandonare questo posto fa paura. Probabilmente sai cosa intendo… » Tornò a guardarlo: «Come è stato per te?» chiese infine.

 
Top
view post Posted on 17/5/2023, 08:23
Avatar

Group:
Docente Admin
Posts:
6,306
Location:
Rome

Status:


bHVoGtO

Megan non si sarebbe fermata. Quella certezza fu timbrata con veemenza da parole limpide che facevano intendere che il suo percorso di studi non si sarebbe concluso lì.
La Corvonero poteva ancora dare, imparare molto in quei ulteriori due anni, tanto che gli sembrò stupido dover fare il colloquio.
L’orientamento poteva essere utile a chi doveva uscire subito dal castello, ma a cosa serviva a chi avrebbe proseguito? Non era meglio solamente capire quali fossero le materie preferite e procedere oltre? In fin dei conti se si era interessati a fare qualcosa nella vita si sapeva già il percorso studio da intraprendere.
Sotto quel punto di vista, era convinto che il sistema scolastico magico peccava rispetto a quello babbano, dove si era liberi di intraprendere il percorso per poi vedere solamente alla conclusione cosa si volesse fare.


-Come mai vorresti ripercorrere le orme dei tuoi? C’è qualcosa che ti affascina in particolare nell’Ufficio Misteri?

Domandò in onestà e totale assenza dei suoi poteri da Legilimens.
Non riusciva proprio a capire cosa potesse affascinare di un ufficio di cui si sapeva poco o nulla, un pacco a sorpresa che poteva rivelarsi anche un grande flop.
Al contrario di altri luoghi presenti in quella Struttura, l’ufficio misteri si mostrava a tutti come un biglietto della lotteria nel quale potevi vincere mille Galeoni oppure restare con le mani nel sacco.
Non attendendo la risposta dalla ragazza - dato che sapeva che sarebbe arrivata - svoltó con scioltezza in direzione del Platano Picchiatore. Tenendosi alla distanza utile per non essere colpito, lo indicò.


-Ero con te quando facevo quei pensieri.
Ero vicino a quel dannato albero e mi domandavo cosa sarebbe stato della mia vita nel momento in cui oltre la spilla avrei lasciato la casata.-


Un groppo si fece nitido nella sua gola, un nodo che pensava di non avere più, ma che invece era ritornato al solo far riaffiorare quei pensieri.
Rimase in silenzio, con la mano sospesa in aria. Annusò i pensieri, quelle sensazioni che l’avevano colpito nella carne fino a provare a ricordare lo spaesamento.
Si era sentito solo, privo di quella corazza che era stata per lui Corvonero, ma non per questo non aveva del carattere. Anzi, era stato proprio grazie a quella distanza che era riuscito a maturare, ad essere più forte, a non avere più pregiudizi bambineschi.


-Avevo paura, non sapevo cosa ne sarebbe stato di me, di quel Daddy che ero stato eppure l’andare via mi ha dato la consapevolezza.
Potevo essere migliore, potevo fare di più in questo mondo e sono certo che riuscirai a capire lo stesso anche tu.-


Non sapeva se avrebbe capito il suo discorso, se mai sarebbe stata capita tutta quella profondità, ma era giusto non limitarsi, specialmente in quel momento. Se c’era la possibilità di far intendere almeno l’1% di quanto aveva dentro, lo avrebbe fatto.

-Quello che ti posso dire è che quando fai una scelta lavorativa non sai mai se è quella giusta oppure no.
Ho seguito il mio istinto, assecondato il mio essere e posso dirti che mi ritengo soddisfatto di quanto ho fatto.
E pensare che da piccolo volevo diventare il Ministro della Magia, colui che muoveva le fila della società magica, ma poi ho capito che tutto era corrotto e pertanto ho ritenuto logico muovermi su un’altra strada.-


Un sorriso caloroso, poi il silenzio.
Ora era giunto per Megan il momento di esporsi.


 
Top
view post Posted on 21/6/2023, 21:50
Avatar


Group:
Caposcuola
Posts:
9,885
Location:
Nowhere

Status:




La domanda arrivò senza preavviso ma con assoluta e scontata esigenza rispettando quelle che erano le fasi di un colloquio di orientamento. Megan sapeva che avrebbe dovuto rispondere, altresì non era convinta di riuscire a farlo con totale onestà. L’argomento Ministero era delicato, così come lo era il suo passato che - a quanto pare - era per buona parte colmo di segreti ancora ben nascosti. Fino ad oggi aveva solo potuto constatare che il grande organo governativo e il capo del dipartimento dell’Ufficio Misteri fossero un colosso impenetrabile e che solamente assicurandosi un posto all’interno le avrebbe dato modo di trovare pace in una verità tanto ricercata, qualora fosse riuscita a raggiungerla.
«Credo che potrei renderli orgogliosi, per quanto possa valere adesso...»
Guardò Daddy per un singolo attimo, l’espressione tenera e un sorrisino appena accentuato a mettere in evidenza la fossetta destra vicina al bordo delle labbra. Una mezza verità, o forse una patetica convinzione.
Seguì i suoi movimenti su una traiettoria sconosciuta fidandosi, come aveva già fatto in passato, delle sue capacità. Dove voleva andare non lo aveva ancora capito ma il fatto che si sentisse del tutto a suo agio insieme a lui - e che non fosse cambiato niente, cosa che aveva temuto - riusciva a soffocare qualsiasi interrogativo. Così, semplicemente, si lasciò del tutto andare.
«In ogni caso più che piacere è curiosità, qualcosa che probabilmente potrebbe interessarmi. Il fatto che sia un circuito chiuso, che non si sappia cosa avvenga lì dentro - al di fuori delle voci che possono rivelarsi del tutto false - mi attira parecchio. Tuttavia, per entrarci di sicuro non prenderò la strada dell’Auror.»
Finì per dire con un certo disprezzo. La verità era altrove, sapeva che l’unico motivo che la spingeva ad entrare era capire di più riguardo i suoi genitori e la loro prematura morte, celandosi dietro l’ennesima maschera che aderiva, come sempre, impeccabile sul suo volto.
L’aria accarezzava le ciocche sciolte e il suo corpo spingeva sul manico di scopa bilanciando il peso e dandole il giusto equilibrio nel vuoto pronto ad inghiottirla e al quale, come sempre, tentava di sfuggire.
Le iridi oltremare si spinsero lungo la linea che separava il cielo dall’acqua torbida del Lago Nero, poi tornarono in basso, poco più avanti, quando Daddy richiamò la sua attenzione.
«Ero con te quando facevo quei pensieri.»
Megan lo guardò di sbieco e i ricordi di quella sera riaffiorarono ancora una volta. Le parole dell’ex-Caposcuola riempirono il petto fino a farlo esplodere. Le mani strinsero con più forza il manico della Firebolt e gli occhi si chiusero il necessario per avvertire la brezza di quell’estate ormai lontana. Daddy aveva avuto paura. Come aveva potuto dimenticare il suo sguardo verso il cielo, la preoccupazione celata dietro gli occhi lucidi e quelle lacrime che aveva tentato di asciugare.
«Avevo paura, non sapevo cosa ne sarebbe stato di me, di quel Daddy che ero stato…»
Si voltò verso di lui questa volta. Le palpebre accarezzarono il profilo del volto delineando i lineamenti più maturi e colse la stessa sfumatura che aveva visto sotto al chiarore della luna quella sera. Lo lasciò parlare e per tutto il tempo non smise di fissarlo.
Era stato sincero con lei ancora una vola.
Solo quando il silenzio tornò a farsi spazio tra di loro si ritrovò ad appiattire il corpo sul manico aumentando la velocità. Con una leggera torsione verso destra si spostò verso il ragazzo diminuendo la distanza che li separava.
«Siamo tutti corrotti in qualche modo. Scegliamo solo che parte vendere di noi e spesse volte crediamo di ribellarci al sistema quando non siamo che il centro esatto. Burattini sui quali esercitano un potere che non sappiamo in alcun modo controllare.»
Alzò le spalle e abbozzò un sorriso amaro.
Il Platano Picchiatore era poco distante, vederlo da quella prospettiva sembrava un’enorme cespuglio innocuo e indifeso, ancorato all’unico punto fermo che lo rendeva stabile e dove si sentiva al sicuro: niente lo avrebbe scalfito fintanto fosse rimasto con le radici nella terra.
Megan si sentiva profondamente vicina a quell’albero: Hogwarts era il suo punto fermo, aveva esteso le sue radici sotto l’imponente castello; lì, l’unico posto che considerava casa.
Poi rise. L’immagine di Daddy Ministro della Magia si plasmò nella sua mente subito dopo aver definito il suo discorso e non poté trattenersi.
«Perdonami ma è divertente immaginarti nei panni di Ministro. Nella mia testa ho visto una versione di Peverell alquanto simpatica… Ma più affascinate, eh!»
Finì con un tono divertito. Poi, tornò seria l’attimo seguente. Gli occhi blu oceano accarezzarono di nuovo lo spazio e mentre avanzava ad una velocità moderata si lasciò sfuggire poche parole: «Forse sarà così anche per me.» Un velo di speranza.
Le note di quelle sillabe, però, risuonarono gravi e si spezzarono in gola.
Si, una parte di lei sperava di trovare un posto nel mondo ma l’altra parte sapeva di essere solo condannata ad una vita che non aveva scelto.
Accelerò la corsa per un breve attimo, tempo di poter superare il ragazzo per poi spingersi lateralmente e sbarrargli la strada. Solo allora portò la mano sinistra a tirare il manico verso l’alto e frenò con il rischio che Daddy le finisse addosso.
«Vuoi sapere una cosa, Daddy?»
Tornò a guardare le iridi cristalline. Non aspetto alcuna risposta, sapeva che se si fosse fermata avrebbe lasciato il discorso morire lì.
«La mia vita si è fermata anni fa ed io non sono più andata avanti. Non ho mai pensato ad un futuro, né l’ho mai immaginato un futuro tutto per me e forse è questa la scelta più facile.»
Scostò lo sguardo proiettandolo sotto di lei. La tentazione di buttarsi nel vuoto le solleticava il pensiero. La bugia diventò mezza verità.
«Non ho niente. Ho speso questi anni sacrificando me stessa per capire cosa sia successo davvero quella mattina. Cercando vendetta, promettendo di ammazzare con le mie stesse mani chiunque abbia avuto il coraggio di portare via da me i miei genitori.»
Tornò a guardarlo, la voce era dura e affilata.
«Ho vissuto nella speranza di riuscire a far smettere questa vocina che mi tormenta ogni singolo giorno, ora, minuto e secondo. Di proiettarmi in avanti e provare a lasciare semplicemente tutto scorrere. E sai…»
Si bloccò un istante e il cuore iniziò a martellare talmente forte che si costrinse a socchiudere le palpebre il tempo necessario per riprendere controllo.
«Sai cosa ho ottenuto? Sai cosa mi è rimasto?» strinse le mani attorno al manico e le nocche impallidirono. Avrebbe voluto spezzarlo quel dannato legno!
«Solo rabbia. Non provo che questo. Le loro scelte mi hanno portata ad essere ciò che sono oggi e fa schifo. Sono arrivata ad odiarli, a detestare anche solo il loro ricordo. So per certo che sono sempre stata rinchiusa in una campana di vetro, circondata da bugie e dal mistero.»
Fece un’altra pausa e quasi sottovoce riuscì a pronunciare le ultime parole prima di lasciare spazio al silenzio, breve ma pesante come il piombo.
«Credevano di salvarmi e invece mi hanno trascinata giù ed io non so come tornare in superficie e forse non voglio nemmeno farlo.»
Trattenne le lacrime ma la voce si ruppe tra le labbra tremanti. Si sentì libera l’attimo seguente.
L’unico modo che aveva per rimanere in piedi era appoggiarsi a chi senza chiederle nulla le era affianco. A volte dubitava che il bene provato fosse solo un modo per soffocare la sofferenza e dunque l’egoistico atteggiamento di chi non avendo più nulla da perdere si aggrappa a tutto e lo trascina con sé.
Lei non le salvava le persone, le condannava.
Megan era la copia esatta di ciò che le era stato fatto.

 
Top
view post Posted on 27/6/2023, 20:28
Avatar

Group:
Docente Admin
Posts:
6,306
Location:
Rome

Status:


bHVoGtO

Sentì il flusso di pensieri della ragazza senza esprimersi.
Non sapeva come, ma si era sbloccata, concedendogli parte dei suoi pensieri.
Era una novità assoluta quella; Megan, si era aperta a lui, aveva lasciato intravedere una parte di lei e questo lo incuriosiva.
Non si buttò subito nei meandri di quel guazzabuglio di opinioni della ragazza, per lo meno in un primo momento evitò; voleva circumnavigare le questioni per poi ritornarvici con calma, dando alla giovane l’assoluta certezza che non voleva sapere solo gli affari suoi.


-Credo che per entrare in quel Dipartimento basti fare un colloquio. Non è assolutamente necessario divenire un Auror.-

*E meno male*

Aggiunse a se stesso. Odiava quella categoria, quei personaggi che sembravano tutto fuorché persone ligie.
Che poi di Auror diligenti ne aveva conosciuti, ma quanti erano? Una manciata in un esercito?
Quel discorso stava volteggiando presso lidi sempre più ostici; discorsi complessi che non avevano mai intrapreso e che ora iniziavano a prendere forma.
Forse erano cresciuti o forse le esigenze erano cambiate, fatto sta che il peso del dialogo iniziava a farsi complesso.


-Hai ragione, siamo tutti corrotti, ma c’è chi lo è di più e chi lo è di meno.
Non possiamo negare a noi stessi che dovremmo vivere in una società quanto meno corretta nei nostri confronti, che ci spieghi cosa sta succedendo o cosa dovremmo affrontare per superare le difficoltà.
Viviamo in un sistema dove il Ministro della Magia è sparito, il Vice è evanescente e questo permette a molti di fare i loro sporchi giochi, di corrompere un sistema che ci dovrebbe permettere di vivere al meglio delle possibilità .
Hogwarts sotto questo punto di vista risulta più facile da gestire, si deve solo combattere con Peverell.
Forse lui potrebbe considerarci dei burattini, ma ne dubito, o meglio forse accade solo nei corsi di Atene!-


Disse facendo una risata, alleggerendo la pesantezza creatasi in quel momento.
Non poteva negare a se stesso come il far parte dell’Ordine lo avesse cambiato.
Ogni discorso lo portava concettualmente a fare di più, a sovvertire quel sistema che vedeva l’oscurità avvilupparsi attorno al Mondo Magico e renderne marce le radici.
In quei momenti non credeva di essere un burattino del sistema, ma come poteva esserne certo? Come poteva essere sicuro che fosse il contrario?
Prima di procedere su quella strada si era fatto una promessa; avrebbe gestito il bene come lui lo intendeva, senza pensare a quello che credevano altri o alle volontà della sua fazione. Avrebbe gestito i pensieri con logica, senza che nessuno gli dicesse cosa era giusto o sbagliato fare.

Continuando a viaggiare con la propria scopa, sentendo sempre maggiore la sua volontà di supportare la ragazza, si mosse in direzione dello stadio di Quidditch.
Un posto particolare, dove loro avevano iniziato a conoscersi meglio e dove lei aveva iniziato a muoversi con la scopa senza di lui, dominando i cieli per Corvonero.
Se il Torneo Crownspoon fosse arrivato qualche anno prima, probabilmente sarebbe stato il suo capitano, ma il fato aveva voluto che fossero separati, che lei si facesse carico delle volontà di una casata, assieme allo stoico Derek, prossimo anche lui all’uscita di Hogwarts.
Avvicinandosi a lei,disse:


-Guarda.-

Le permise di osservare il campo, di meditare sulla sua ennesima risposta incompleta, ma che pensava potesse dare a lei tutti i mezzi per andare avanti.

-Quando ti ho conosciuto, eri alta un metro e venti e ti ho fatto prendere una Scopalinda in quell’angusto ripostiglio.
Ora guidi una Firebolt splendente e sei un punto di riferimento per vecchi e giovani Corvonero.
Pensi veramente di esserti fermata? Di non essere andata avanti?-


Un sorriso caloroso, poi nuovamente il silenzio.
Voleva che Megan meditasse su quanto le era successo, su cosa realmente era accaduto.
Puntando il dito verso l’orizzonte,disse:


-Ricorda la vita non è uno sprint, ma una maratona, dove ti troverai a superare gli ostacoli per poi ritrovarti alla fine della corsa a guardare quanta strada hai percorso.
Al momento ti sembrerà di essere ferma, ma se ti concentri a vedere ogni singola cosa che hai fatto, ogni singolo giorno, vedrai che sei cresciuta.
Stai costruendo la tua storia. Il futuro non si decide, si crea con il tempo.-


Non la guardò, non si azzardò.
Stava per dire parole forti, che sentiva nel profondo del suo animo, non poteva perdere il coraggio di muoversi per paura di farle del male.


-Chiunque al tuo posto sarebbe arrabbiato.
Un giorno hai dei genitori, il giorno dopo no. In molti sarebbero impazziti.
Non ti lascerai tutto alle spalle come se non fosse successo nulla. Non è nella nostra natura.
Non si può far nient’altro se non andare avanti e se ci sarà il modo di vendicarsi tanto di guadagnato.

Da piccolo sono stato picchiato da due apprendisti mangiamorte, in uno dei tanti bagni presenti nel castello. Stavano preparando una pozione o qualcosa di simile e quando mi hanno scoperto mi hanno quasi ucciso.
Non ti nego che da quel giorno ho passato parte delle mie giornate a pregare che trovassi un indizio, una qualche strada per piegare chi mi aveva fatto del male, di far soffrire chi mi aveva colpito, ma non è successo.

Pensi che quella vocina non riecheggiasse dentro di me? Sempre,ogni giorno. E per quanto si sia affievolita con il tempo, se le dó corda inizia a risuonarmi in testa.

I tuoi genitori sono morti, puoi prendertela con qualcuno? Non credo. Puoi prendertela con i tuoi genitori? Neanche.
Fermati un secondo a pensare a quello che ti hanno dato, all’amore che hanno provato per te. Di certo non era loro intenzione morire, lasciarti campare da sola in questo mondo di infami.
Stavano lavorando per darti un futuro, la possibilità di stare bene in questo mondo che non ti regala niente.-


Ora era il momento di una sigaretta, cazzo se ci stava bene una sigaretta.
Prese il pacchetto ne sfilò una, ne provò a passare una alla ragazza.
Finalmente la vedeva, riusciva ad osservarla in volto e attendeva una sua reazione.


-Non sei sola a questo mondo, Megan.
Se vuoi ti posso aiutare, stare vicino, ma non ti posso tirare fuori dall’oblio, per quello è necessario che ci credi prima tu di tutti gli altri.-


 
Top
view post Posted on 26/7/2023, 16:17
Avatar


Group:
Caposcuola
Posts:
9,885
Location:
Nowhere

Status:




Daddy l’aveva superata, di nuovo. Con un movimento rapido Megan si era voltata nella sua stessa direzione tornando ad affiancarlo. Non aveva provato a controbattere sul discorso della corruzione della società magica. Forse ci sarebbe tornata su ma di fatto pensava che non avrebbero mai vissuto nel modo in cui l’ex-Caposcuola Corvonero credeva così tanto. Non sarebbe mai esistito un governo “dei pari”, non sarebbe stato possibile che qualcuno non tentasse di ambire al potere, di dettare leggi ed assumere il controllo per un proprio tornaconto. Se la storia era per lo più composta da regimi, guerre, soprusi e abusi di popoli, come si poteva credere in un’esistenza libera? Come si poteva sperare nella correttezza? Nulla sarebbe mai stato giusto e l’unico modo per andare avanti era accettarlo.
Lottare contro il sistema era inutile. La lotta tra il bene e il male, le sembrava un cliché. Esisteva, era sempre esistita di fatto ma non vi era mai stato un vero e proprio vincitore. Per un nemico sconfitto ce n’era un altro da sconfiggere e così si andava avanti per secoli, anni, mesi e giorni. Così come ore, minuti e secondi.

No. Scosse la testa in rifiuto della sigaretta che Daddy le aveva gentilmente offerto.
Megan rimase in silenzio per poi osservare il campo da Quidditch sotto di loro.
Le parole tracciavano davanti a lei un percorso ben preciso della sua vita. Aveva fatto tante cose da quando era stata spezzata, era vero. Tuttavia, non riusciva davvero a capire se tutto ciò che aveva attraversato fino ad oggi non fosse solo che una banale crescita obbligata dalle circostanze.
Sicuramente aveva fatto tante cose ad Hogwarts, la crescita della sua carriera ne era l’esempio palese. Ma cosa c’era realmente dietro quel percorso? Megan sapeva bene che le sue scelte erano per lo più legate al fatto che non volesse rimanere sola con i suoi pensieri; le notti insonni l’avevano tormentata a lungo, lasciando segni evidenti sotto gli occhi.
Era andata avanti, vero.
Era sempre stata ferma.

«Le scelte portano delle conseguenze e loro hanno fatto una scelta. Sono morti da egoisti.»
Le parole tremarono tra le labbra. Non c'era modo che Daddy potesse cambiare i suoi pensieri così radicati dentro di sé.
«Quei ragazzi hanno deciso di picchiarti e lo hanno fatto con consapevolezza. Sapevano di farti del male e hanno scelto di fartelo. Quale è la differenza? Quella vocina sarà sempre presente
Era agitata. Scavare così affondo alle proprie emozioni non era mai stato semplice per lei; si era sempre nascosta e lo aveva fatto fin troppo bene ma a cosa aveva portato?
Ti sbagli Daddy.
«Ti sbagli, Daddy.»
Quel pensiero si tramutò in voce.
«Sono sola. Per quanto apparentemente potrebbe non sembrare, io sono sola. Cosa potresti fare tu per me? E tutti gli altri?»
Ancora domande.
«Sono ferma a quella mattina, in quel preciso momento della mia vita, e non avrò pace finché rimarrò all’oscuro di ciò che è successo. Non mi importa quanto potrà farmi male.»
E quanto potrò fare male.
Era terribilmente sincera. Lei pensava davvero che avrebbe resistito a qualsiasi dolore, alla verità.
«Ma è vero, sono andata avanti in qualche modo.»
Ammise con tono amaro.
«L’ho fatto per allontanarmi da ciò che era diventata improvvisamente la mia vita: vuota e senza un senso. Nulla può far tacere i pensieri, credo che tu lo sappia Daddy. Per questo io non sono mai andata avanti davvero, ho fatto ciò che andava fatto per tutti questi anni solo per mezzo di un egoistica scelta. Mi ha aiutata ad evadere quanto basta dalla realtà. Ho rispettato il mio ruolo sin dal principio, poi, ti ho fatto una promessa e così sono andata avanti e sto andando avanti. Puoi definirmi davvero una persona che non si è mai fermata, adesso?»
Il flusso di pensieri si trasformava in un discorso ben articolato e libero da eventuali giudizi. Sì perché Megan credeva che Daddy non l’avrebbe mai giudicata.
«Grazie per l’offerta d’aiuto ma chiunque io abbia mai avuto davvero vicino alla fine ha deciso di andarsene. E, lo confesso, una parte di me non li biasima.»
Fece un profondo respiro.
«L’altra… L’altra soffre parecchio.»
Un sorriso amaro finalmente distese le labbra, le spalle si alzarono appena.
Non le importava?
Le importava e come.
Scostò lo sguardo e lo posò sull’orizzonte. Ammettere parte di ciò che provava le permise di sentire il cuore un po’ più leggero.

 
Top
view post Posted on 29/8/2023, 08:09
Avatar

Group:
Docente Admin
Posts:
6,306
Location:
Rome

Status:


bHVoGtO

Il suo animo era ricolmo di rabbia.
Non sopportava che qualcuno si arrendesse, non sopportava che Megan si arrendesse.
La vita non era fatta di accadimenti, di colpi che ti piegano fino a farti stremare a terra. No.
La vita era fatta per essere vissuta, divorata, conquistando ogni singolo pezzettino di gioia, anche - e sopratutto - quando c’è qualcosa o qualcuno che ti prova a far piegare la testa.
Se ci fosse stata qualsiasi altra persona davanti a lui avrebbe reagito con forza, mostrando con vigore quanto fosse folle un discorso di quel genere , ma aveva Megan davanti e pertanto si sentì di placare le sue emozioni.
Era certo, non poteva fermarsi dal non rispondere, non poteva restare in silenzio a sentire quella manica di astrusi pensieri ulteriormente, ma allo stesso tempo non voleva mancare di tatto e rispetto.
Mosse la scopa in direzione di lei, come a voler incrociare le loro traiettorie.
Veramente pensava quanto aveva detto? Veramente il suo cervello aveva elaborato un pensiero privo di critiche e che portava dritto ad una sola destinazione?

“Loro hanno fatto una scelta. Sono morti da egoisti”.
Quella frase risuonava nel suo cervello con costanza e più si ripeteva più gli sembrava assurda.
Egoisti per cosa? Per chi? Che avevano fatto per risultare “egoisti” e agire per i propri interessi? Cosa avevano fatto se non andare a lavorare per darle un futuro migliore, un’infanzia piacevole, priva di qualsiasi pensiero?
Cosa c’era di così egoista in una scelta? Se lei fosse andata a lezione di astronomia e caduta dalla Torre qualche Corvonero si sarebbe potuto risentire di quella scelta? L’avrebbe potuta ritenere egoista?

“Quella vocina sarà sempre presente”.
Come faceva ad esserne certa? Da quanto viveva quell’agonia? Un paio di anni? Come poteva sapere che la vocina avrebbe continuato a tamburellare perennemente?
Che poi continuava a domandarsi come potesse permettere a qualcosa di irreale di condizionarla, convincerla che era sola, che doveva soffrire, vivere una vita di stenti. Lei doveva reagire, doveva far si che quella voce diventasse una forza, un modo per reagire alla vita piuttosto che piegarsi.

“Ti sbagli”.


*Mi sbaglio?*

Domandò a se stesso, mentre il discorso continuava a procedere dentro di lui in maniera sconclusionata.
Se c’era una cosa di cui era certo era che Megan non sarebbe rimasta sola, che c’erano delle persone che tenevano a lei.
Che avesse accanto solamente pupazzi e approfittatori? Poteva darsi, ma a chi poteva dare la colpa se non a se stessa delle sue relazioni ? Chi le diceva che non poteva uscire da quella angusta posizione?

Fece un solo tiro di sigaretta, poi vedendo il rifiuto da parte della Corvonero quella non accesa la rimise nel pacchetto e l’altra la lanciò via.
Se Megan non fumava, anche lui non avrebbe fumato. Magari gli dava fastidio, magari avrebbe rovinato quel momento.
Si mosse in avanti e le prese la mano. Non aspettò il suo consenso, non attese che si tranquillizzasse. Agì e basta.
Osservandola negli occhi, mentre cercava di sigillare quel contatto fisico, quel patto tra loro due, disse:


-Posso aiutarti a fare quello che non vuoi fare. Posso aiutarti ad andare avanti.
La tua vita non può restare bloccata ad un evento, per quanto spiacevole questo sia.
Non puoi permetterti di restare congelata nel tempo fintanto che non avrai scoperto la verità sui tuoi. Che poi a cosa serve la verità? Chi te la può fornire? Le parole sono parole e chiunque le possa pronunciare non saprà mai quello che realmente hanno fatto o pensato i tuoi quando sono andati.

Megan tu sei qui, ora.
Respiri, il tuo cuore batte. Tu sei qui.
E per quanto pensi che la tua vita sia miserabile e vuota, hai il dovere di viverla al meglio nei cento anni che ti rimangono.
Veramente vuoi chiuderti in te stessa? Veramente vuoi fare carte false per un futuro fatto di mantenimento di promesse e vendetta, senza darti la possibilità di conoscere il mondo per quello che è e la vita che ti circonda?
Ci sono momenti neri, ma non sono eterni. Ci si sente soli, ma in realtà non è così.

Io ci sono.
Se non mi vedi vienimi a cercare in studio, se non mi leggi scrivimi un gufo, se non mi senti fa un fischio che sicuramente ti risponderò.-


Sapeva che le sue parole potevano venire ignorate, sommerse da quel nero che oramai contornavano la ragazza, ma aveva comunque deciso di agire.
Se non si provava a scavare in quella coltre di rabbia, come si poteva arrivare alla ragazza, come si poteva arrivare a colpirla nel profondo.
Rimase in silenzio a studiarla. Non sapeva come avrebbe reagito, ma voleva sapere come si sarebbe mossa.
Dopo tanto tempo, quella era la prima volta che avevano intavolato un discorso serio, dovevano dargli la giusta importanza.




Edited by Daddy E. Toobl - 1/11/2023, 13:50
 
Top
view post Posted on 28/9/2023, 21:22
Avatar


Group:
Caposcuola
Posts:
9,885
Location:
Nowhere

Status:





C’era una linea sottile che separava ciò che era giusto da ciò che invece non lo era. Saperne riconoscere il più piccolo tratto distintivo significava poterne analizzare almeno una minima parte, percorrere quella traiettoria e mettere in discussione il proprio ‘io’.
Ma Megan da tempo non aveva più raziocinio in entrambe le cose, non perlomeno quando riguardavano lei. Per anni aveva sfogliato margherite su prati arsi, cercato conforto nei ricordi e pensato che sarebbero bastati per vivere, o semplicemente, per dimenticare quel che di più tragico l’aveva colpita. Ma vi era rimasta solo una distesa di steli, poggiati su ceneri ancora calde: se avesse smosso la terra sarebbe bruciata.

Il vento che smuoveva le vesti, accarezzava la pelle diafana e il respiro, lento, fluiva nei polmoni liberi dal peso che fino a qualche istante prima aveva tentato di soffocarla. Un nugolo di parole, grovigli inestricabili della sua vita che tentavano di sciogliersi, stringere nodi sempre più piccoli fino ad annullarsi. La sensazione di assoluta leggerezza si posò su di Megan gli istanti necessari per farle vedere con occhi diversi ciò che aveva davanti. Distese infinite di montagne, che si perdevano in confini immaginari.
Scostò lo sguardo non appena sentì Daddy avvicinarsi. Aveva buttato la sigaretta e ora stringeva la sua mano in un lasso di tempo che non riuscì a calcolare. Quel gesto inaspettato accelerò il suo cuore; dischiuse le labbra e le iridi blu oceano lo seguirono prima di tornare a guardare quelle di lui.
La vulnerabilità di quegli istanti avrebbe potuto permettere che l’ennesima pietra venisse lanciata su di lei e mai come in quel momento seppe quanto si fosse affidata al ragazzo. Nello scenario ipotetico su cui in quegli infinitesimali attimi aveva immaginato di sentire un altro dolore lacerarle il petto scoprì, invece, conforto. E la paura, in tal modo, si mostrava sempre una costante. Se Daddy avesse avuto meno cognizione di chi aveva davanti, probabilmente avrebbe scelto parole diverse. Gesti e sguardi, lasciati andare ad una sensibilità che Megan riscopriva e che confermava quando quella notte di qualche anno fa aveva visto sotto l’albero che li aveva accolti.
Le parole allora, a seguito di quella carezza che inevitabilmente toccò le corde profonde del suo cuore, ebbero un effetto inaspettato: le entrarono dentro come il calore di un camino appena acceso in una stanza fredda e disagevole. Gli occhi si riempirono di lacrime tenute in equilibrio da un solo battito di ciglia. Megan non si accorse quando scesero lungo le gote, non finché un sorriso lieve e soave ne assaporò la sapidità.
Ma cosa realmente la faceva piangere in quel momento?
Era gratitudine. Sapeva che dietro il filo conduttore di quelle sillabe non v’era alcuna falsità, oltremodo sapeva che non avrebbe potuto cambiare il suo percorso, né i suoi pensieri. E allora rimpianse di non averle potute ascoltare prima, quando non era troppo tardi per comprenderle davvero, per fuggire dal buio, per abbracciarle una ad una e annullare il resto.
Strinse la mano di Lui e in fretta portò via, con quella libera, le lacrime lungo le guance.
«Vorrei aver potuto sentire tutto questo molto prima, probabilmente avrebbe cambiato ogni cosa» disse con voce flebile, emozionata. Il sorriso amaro lasciò arricciare le labbra in un moto involontario. Tirò su con il naso e scosse la testa. «Scusa... Non pensavo sarebbe finita così» sorrise, il lieve imbarazzo mascherò la costellazione di lentiggini.
«Ma è un bel momento questo, dopotutto. Qualcosa che conserverò per sempre. A volte dimentico come è sentirsi leggeri - anche se dura per pochi attimi - senza temere che tutto crolli l’istante seguente».
Si girò a guardare il panorama ancora una volta. Si sentì al sicuro lassù, si sentiva al sicuro con lui. Allo stesso modo avvertì il peso di quegli istanti, come se nel tacito silenzio che s’era fatto spazio tra un discorso e l’altro, si fosse suggellata una promessa.
Il tarlo si era assopito nella testa, sconvolto dallo sciabordio di sensazioni che l’aveva scossa; tuttavia, presto o tardi sarebbe tornato e allora tutto avrebbe ripreso ad esistere, a fare male.
«Grazie per tutto… Tutto questo» aggiunse poi e strinse ancora una volta la presa, «so che ci sei».
Era tornata a guardarlo.
Ma non dovresti, avrebbe voluto aggiungere.

 
Top
view post Posted on 21/11/2023, 08:48
Avatar

Group:
Docente Admin
Posts:
6,306
Location:
Rome

Status:


bHVoGtO

Le parole di lei arrivarono come una carezza amara.
Si sentiva che era lieta di quanto gli era stato detto, ma si avvertiva dell’evidente rammarico.
Osservandola con attenzione, cercando di evitare di dare giudizio sulla questione, sorrise dolcemente senza aggiungere altro.
In quei casi una parola poteva danneggiare il momento, il proferire qualcosa poteva solamente portare sconforto o il pensiero altrove.
Rimase lì, in silenzio, per un periodo che sembrò infinito.
Non si sentiva a disagio, non avvertiva la volontà di scappare; con Megan poteva affrontare qualsiasi tipo di difficoltà, anche le più estreme.
Prendendo dal taschino un fazzoletto di cotone, ricamato di tutto punto e sui cui angoli erano raffigurati dei Corvi dal color nero,glielo porse per poi dire:


-Il colloquio è concluso. -

Non affondò il colpo, non si addentrò nei meandri di quella corazza che Megan si era ben costruita nel corso degli anni.
A lui bastava che avesse pensato, che quei loro discorsi l’avessero portata a giudicare attentamente la sua situazione e prendere le dovute decisioni.
Sarebbe andata al Ministero? Avrebbe lavorato a Mielandia?
Questo non poteva saperlo e non gli interessava saperlo; il lavoro era un qualcosa che si poteva tralasciare, era la persona e il pensier critico che andavano curati, non la posizione che avrebbe ricoperto.

Facendo una curva morbida, si avviò lì dove avevano iniziato quel discorso.
Rientrando dalla finestra lasciata aperta, diede una mano alla ragazza con fare cortese, quindi si avviò alla scrivania per prendere due pergamene.
Non ci volle molto alla studentessa per capire che non stesse scrivendo una sola cosa.
Lanciandole il primo rotolo, disse:


-Questo è il modulo che attesta che hai svolto il colloquio di orientamento e questa… -

Lanciò la seconda pergamena:

-È una autorizzazione da parte del sottoscritto per apprendere o l’Incantesimo Ignimenti o il Circumflamma.
Entrambi sono incantesimi che si trovano nel Reparto Proibito. Uno è offensivo, l’altro difensivo, ma entrambi hanno un dettaglio in comune: per essere appresi è necessario gestire e dosare la forza dentro di sé.-


Sospirò:

-Megan, oramai sei grande.
È giusto che ti scontri con i tuoi demoni e trovi un’equilibrio dentro di te.
Buona fortuna e vieni a trovarmi più spesso.-


Le fece l’occhiolino, poi ritornò a guardare le sue scartoffie.
Era certo che la ragazza avrebbe trovato la sua strada. Doveva solo crederci.




Beh direi che abbiamo concluso.
Attendo solamente una tua risposta entro il 30/11 alle 23:59 per porre fine alla questione e chiudere la discussione.
Oltre al modulo che attesta che hai affrontato il colloquio, Daddy ti ha rilasciato un permesso per il reparto proibito. Puoi apprendere o il Circumflamma o l’ignimenti. A te la scelta.
 
Top
view post Posted on 1/12/2023, 18:16
Avatar


Group:
Caposcuola
Posts:
9,885
Location:
Nowhere

Status:




Le labbra si distesero all’insù ricambiando il sorriso che Daddy le aveva rivolto. Il silenzio che si era fatto spazio per un esiguo istante fu spezzato da un solo gesto: la mano tesa di lui, il tessuto morbido di cotone ripiegato tra le sue dita. Megan abbassò lo sguardo e ne studiò la fattura: deliziosi ricami definivano agli angoli visibili dei corvi neri, ognuno per lato. Afferrò i lembi del fazzoletto strappandolo con dolcezza dalla presa di Daddy, poi lavò via i segni neri sotto gli occhi asciugando le lacrime.
«Il colloquio è concluso»
Megan lo vide voltarsi e ripartire.
Attese qualche secondo prima di seguirlo e tornare nell’ufficio. Il cuore era calmo adesso e batteva nel petto silente. Non lo sentiva più pulsare lungo il collo, arrivare sino alle tempie. La sensazione di pace che provava fu inaspettata. Scrutò per l’ultima il paesaggio e inspirò ed espirò lasciandosi accarezzare dalla leggera brezza invernale che le scompigliava i capelli. Chiuse gli occhi un’ultima volta poi si lasciò cadere lungo il manico, virò con leggerezza conducendo la scopa nel tragitto percorso poco prima e prese velocità. Il castello dapprima lontano man mano sovrastava lo spazio avvolgendola come un abbraccio. Le mura erano ben visibili adesso, poteva vederne ogni increspatura e il sole, che rifletteva sull'imponente struttura, era un riverbero d’oro complementare all’azzurro che lo circondava.
Megan atterrò qualche istante dopo, passando attraverso la lunga finestra ogivale. Daddy si offrì di aiutarla e lei scivolò via dalla scopa aggrappandosi a lui. Lo seguì subito trascinando la Firebolt a terra per poi poggiarvisi contro per trovare sostegno. Gli occhi indugiarono sulla scrivania mentre vedeva il docente scrivere dell'avvenuto colloquio e qualcos’altro che ancora le era ignoto.
Si lasciò andare al suono del pennino sulla cartapecora in un rigoroso silenzio accompagnato da lenti respiri, il petto che si comprimeva ed espandeva lentamente. Le sembrava passata un’eternità da quando aveva messo piede lì dentro quella mattina; le emozioni avevano giocato un ruolo fondamentale ed ora si sentiva svuotata e senza forze.
«Questo è il modulo…»
Si ricompose quando le parole interruppero la quiete. Il senso di torpore improvviso che l’aveva avvolta svanì nel momento in cui tornò a toccare realmente il presente. Strinse tra le mani la pergamena e prima di ringraziarlo afferrò la seconda che quasi le cadde dalla mano. Poggiò i fogli tra avambraccio e petto, tenendoli stretti sé.
«Il Reparto Proibito, interessante. Ho sempre voluto entrarci; sai, la biblioteca è diventata piuttosto noiosa» disse con un mezzo sorriso.
«Verrò a trovarti più spesso così mi offrirai del buon Whisky» aggiunse poi.
«Ci vediamo a lezione allora, sono proprio curiosa di vedere come te la cavi» ricambiò l’occhiolino con un'espressione divertita e gli voltò le spalle lasciando l’ufficio.



Fine. Sono felice di poter aggiungere un altro tassello alla trama di Megan: il colloquio e lo sviluppo del suo rapporto con Daddy. Grazie!
 
Top
14 replies since 19/10/2022, 06:59   509 views
  Share