Eccoci con le votazioni del contest! Innanzitutto, vi ringrazio altre dieci, cento volte per aver partecipato, per aver apprezzato il tema e deciso di regalarmi uno scorcio dei vostri personaggi. È stata una bellissima esperienza e spero di cuore che si possa ripetere. Ho conosciuto meglio ognuno dei vostri personaggi, e ne sono davvero felice.
Oltre a ringraziarvi, preciso che ciò che leggerete, dai punteggi ai commenti, è frutto di un parere strettamente personale. Le valutazioni si sono basate sui criteri oggettivi esposti nella descrizione del contest e naturalmente un po' anche sul mio gusto e su ciò che è più importante per me in uno scritto, così come personalissimi sono i piccoli suggerimenti che mi sono permessa di dare. Prendeteli per quello che sono, suggerimenti e pareri a cui potete (e dovete) dare il peso che volete voi. La differenza in questo caso l'ha fatta il modo e l'originalità con cui avete affrontato il tema. Spero di aver atteso le vostre aspettative. Per qualunque dubbio o domanda, e anche e soprattutto se sentite il bisogno di chiarimenti o approfondimenti in merito a quanto ho scritto, mandatemi pure un mp.
E ora veniamo al dunque!
✯ ClassificaPosizione | Nome | Punti | Galeoni | Punti Casa |
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I | Thalia Jane Moran | 28/30 | 14 (+5) | 28 |
II | Alice Wagner | 27/30 | 14 | 27 |
II | Vagnard von Kraus | 27/30 | 14 | 27 |
III | Edmund Artemis Knight | 24/30 | 12 | 24 |
IV | Lilith Bennet | 22/30 | 11 | 22 |
✯ CommentiEdmund Artemis KnightPrima di ogni altra cosa, mi hai fatto davvero sorridere. Mentre leggevo il racconto dal punto di vista del padre di Edmund sentivo che c'era qualche nota stonata, che il padre stesse facendo quello che molti padri fanno, ovvero riversare sui propri figli le alte aspettative che avevano per le loro vite e che non sono riusciti ad attendere. E infatti, quando sono arrivata alla versione del professor Wright mi è spuntato il sorriso e mi sono detta "Hai visto? Ci ho preso!". Aspettavo la svolta da un momento all'altro ed è arrivata. Hai fatto un bel lavoro, soprattutto perché con questo racconto sei riuscito a fornire una panoramica molto chiara sul rapporto di Edmund con i suoi affetti. Si evince la complessità del rapporto col padre, che un po' è il classico rapporto da figlio ribelle che non comprende i limiti e le regole che gli vengono imposte. Si nota anche il legame stretto con il professor Wright, da cui Edmund trae ogni insegnamento possibilie e di cui imita persino il linguaggio. Ed emerge anche un approfondimento su un tema ricorrente della vita di Edmund, ovvero la sua passione per il mondo delle bacchette. Per quanto la versione del padre sia poetica e piena d'orgoglio, scelgo di credere al professor Wright e alla scienza, e soprattutto alla scena da oscar messa in piedi dal piccolo e geniale Edmund. Intelligente e decisamente funzionale in questo caso la scelta del racconto da un punto di vista esterno a quello di Edmund, la storia non sarebbe mai stata altrettanto efficace se raccontata da Edmund stesso, non avrebbe funzionato allo stesso modo. È sempre importante scegliere il punto di vista della narrazione in funzione di cuò che si vuole raccontare e di come lo si vuole raccontare, quindi bel lavoro anche qui. Aggiungo che il tema del "limite" era già evidente prima della frase finale, che risulta un po' ridondante e rischia di banalizzare un argomento che, seppur non originalissimo, durante tutto il racconto hai trattato bene e hai fatto emergere anche senza scriverlo apertamente. Aggiungo anche che ho fatto un po' di fatica a organizzare nella mia testa l'albero genealogico illustrato nella primissima parte, e a capire che a raccontare i fatti fosse il nonno di Edmund: mi sono realmente dovuta fare uno schemino. Comunque, una volta compreso, la lettura è stata molto scorrevole e piacevole. Buon lavoro anche con la grafica che, nonostante potesse essere leggermente più "delicata", aiuta a rendere piacevole il tutto, soprattutto per il modo in cui hai diviso graficamente le varie narrazioni. Per concludere, vorrei dirti che in te vedo tanto potenziale, se posso permettermi di darti un consiglio personale per il futuro mi sento di suggerirti di lavorare più a fondo sulla struttura del tuo testo, curarlo di più, rileggerlo magari una volta in più per evitare eventuali refusi, limando elementi ridondanti e in eccesso e cercando di lasciare l'essenziale. Sono convintissima che tutto questo sia nelle tue corde, si vede, e che ogni testo che scriverai sarà migliore del precedente.
Alice WagnerChe dire. Un'Alice come non l'avevo personalmente mai vista. Un'Alice cresciuta, nel pieno dell'adolescenza, di quel cambiamento che abbiamo attraversato un po' tutti nella vita. Devo dirtelo, il tuo racconto mi ha toccato particolarmente. Sarà che sei stata in grado di catapultarmi indietro alla mia adolescenza, ricordandomi momenti che io stessa ho vissuto; sarà che anche la mia Jean sta affrontando un periodo simile, e riconosco molto di lei in quello che hai scritto; sarà che hai raccontato tutto in modo diretto ma allo stesso tempo naturale e delicato, senza esagerazioni, senza ricami inutili. Hai dipinto le nuove passioni, i nuovi desideri di Alice in modo chiaro e semplice, ma comunque profondo. Sembra essere l'inizio di qualcosa, di una nuova Alice, perché diciamoci la verità: una volta che si supera quel limite, come scrivi tu stessa, non si può tornare indietro. Questa nuova parte di Alice la accompagnerà nel corso dei suoi prossimi anni dentro e fuori da Hogwarts, modificherà il modo di Alice di rapportarsi alle altre persone, e sono sinceramente curiosa di sapere come proseguirà il vostro percorso (tuo e di Alice) d'ora in avanti. Il tema è evidente ma non per questo banale, anzi, l'ho trovata una sfumatura interessante e originale. Il testo è ben scritto, hai usato uno stile che mi piace, paratattico, rapido, immediato: tutto quello che hai voluto dire è arrivato subito, senza fronzoli. La grafica, oltre a essere molto bella, rende la lettura molto piacevole, e le immagini (azzeccatissime) contribuiscono a figurarsi la situazione e l'ambientazione, nonostante sia comunque ben descritta e si possa evincere anche dal testo stesso. Con qualche piccolo accorgimento in più (qualche refuso e qualche ripetizione, nulla che in futuro una o due riletture in più non possano sistemare) sarebbe stato ancora più perfetto. Ho davvero amato la freschezza di questo racconto, e la descrizione di un cambiamento così importante resa con una scrittura così diretta e naturale. Spero di poter leggere ancora della nuova Alice, hai intrapreso una bellissima strada. Scrivi molto bene, e secondo me stai migliorando in modo evidente di role in role. In questa, in particolare, ho percepito molta cura sia nello stile che nel contenuto. Ottimo lavoro!
Lilith BennetChe bello questo frammento di vita di Lilith. Hai raccontato qualcosa di intimo, delicato, quel genere di argomenti che vanno solo guardati con rispetto senza toccare niente. Questo momento di "gioco" di Lilith con sua madre, che poi è ben oltre il gioco, mi ha realmente riempito il cuore. Per una bambina come Lilith il peso di quanto accaduto a sua madre non è affatto semplice da portare. Più cresce, più Lilith comprende il disagio della mamma, e ancora è combattuta sul modo di viverlo, tra la stima e la pietà. E questa pietà non vorrebbe provarla, sa che non deve provarla, ma ancora ci sta combattendo. È una questione molto più complessa di quanto possa sembrare, e sei riuscita a commuovermi. Il fatto che lei abbia trovato in questo gioco un modo di sentirsi più vicina a Jaqueline, che ogni tanto provi a chiudere gli occhi per comprendere quello che prova, che cerchi di immedesimarsi così tanto in lei è realmente toccante. Ed emerge anche il bene che Jaqueline prova per la figlia, la delicatezza con cui ironizza su di sé, la dolcezza con cui coinvolge Lilith nel suo mondo, la tenacia che le dimostra ogni giorno soltanto vivendo. La frase più bella di tutto il racconto è quando dice
"Perché amo annoiarmi mamma, non lo sapevi?". Ho sorriso, quando l'ho letta. Ho sorriso perché questa frase racchiude in sé tutto l'amore di Lilith nei confronti di sua madre. È bella questa Lilith che prova sentimenti così profondi, forse senza nemmeno rendersi conto di quanto lo siano. Lo capirà crescendo, probabilmente, e sono certa che ce lo racconterai molto bene. Adoro la schiettezza di questa bambina, la scioltezza con cui dice quello che le viene in mente, i termini che usa. Apprezzo che abbia deciso di utilizzare una grafica personalizzata, e le immagini che hai scelto sono calzanti, aiutano a visualizzare ogni momento della scena, però devo essere sincera e dirti che ho fatto un po' di fatica a leggere bene per via del font che hai utilizzato. Al di là del gusto personale che è naturalmente insindacabile, per una lettura scorrevole è sempre bene usare un font con una buona leggibilità, e magari provando ad accentrarlo e giustificarlo diventa ancora più piacevole da leggere. Come ho detto anche a Edmund, il tema del limite era ben evidente durante tutto il racconto, l'hai reso chiaro già dalle prime righe, e l'hai trattato bene: la frase di chiusura, anche se molto bella e legata all'insegnamento che la madre vuole dare a Lilith, ha dato un po' di sovrabbondanza. Il tuo modo di scrivere è piacevole, scorrevole, e forse sarebbe potuto risultare ancora più leggero e scorrevole con un utilizzo più delicato della punteggiatura. Comunque, la qualità del contenuto e la bellezza della scena descritta compensano senza dubbio le eventuali piccole "mancanze". Con qualche accorgimento la tua scrittura può raggiungere davvero un buon livello, si vede tutto il potenziale. In ogni caso, il tuo è un bell'esordio, un buon lavoro che potrà sicuramente migliorare col tempo. Sarebbe bello magari in una prossima oneshot leggere il tutto dal punto di vista interno di Lilith, in modo da riuscire a essere focalizzaci solo su di lei e tutta la sua profondità. Bella questa Lilith, davvero: spero che ce ne parlerai ancora di più.
Thalia Jane MoranIl personaggio di Thalia è uno tra i più complessi che ho potuto incontrare in questi anni nel forum. Tanta storia alle spalle, troppa per avere la presunzione di poterla conoscere bene, ma una cosa penso di averla capita, una cosa che emerge bene anche da questo racconto: Thalia è cazzuta, davvero tanto. Non è più una ragazzina, non lo è più da un po'. È una donna bellissima e forte che affronta le relazioni come una giovane adulta, con una maturità e una consapevolezza di sé che solo una donna con un certo vissuto può avere. E questa consapevolezza di sé è, a mio parere, ciò che maggiormente affiora dal tuo racconto. Thalia ha imparato a conoscersi, ha capito e accettato di non essere la "buona samaritana" che sua madre pensava che fosse, ci si sta abituando e vede il suo rapporto con Lucas attraverso questi occhi consapevoli. La disillusione di Thalia appare chiara dal tuo testo, e devo dirti che mi ha lasciato un sorriso amaro, perché la comprendo. La sua amarezza è evidente, arriva, colpisce. Mi ha piacevolmente stupito il modo in cui hai affrontato il tema, e sono lieta che lo abbia trattato come speravo che qualcuno facesse. Il limite è sia quello che Thalia si autoimpone, quello di dare per scontato che la relazione con Lucas non abbia alcuna possibilità di restare nella luce e optare per una fuga sicura, sia quello dei suoi stessi sentimenti e del suo vissuto che l'hanno portata a chiudersi da sola dentro questo cerchio di limiti. Limiti non superati, ma accettati e compresi. Scrivi molto bene, molto, e sono sicura che lo sai. Ho notato un cambio improvviso di tempo, dal presente al passato, che non ho ben compreso. Non so se sia stata una piccola distrazione oppure se avesse una funzione particolare: se fosse questo il caso, ammetto di non averla capita. A parte questo, che intacca in minima parte il risultato complessivo e che non cancella comunque il tuo stile piacevolissimo da leggere, elegante e curato, così come la bellezza e la profondità del contenuto, il lavoro complessivamente è molto bello, ben fatto, come riesci a fare sempre. L'originalità con cui hai affrontato il tema dà al tuo scritto una marcia in più. Anche la grafica fa il suo lavoro, raffinata, perfettamente adatta al contesto, rilassante per la mente e appagante per gli occhi. Ti faccio i miei complimenti.
Vagnard von KrausVagnard von Kraus. Non conosco il tuo personaggio, devo essere onesta, è la prima volta che ho il piacere di leggere un tuo scritto. E ancora più onestamente ti devo dire che sono rimasta molto spiazzata. In modo positivo, però. Anche se ci ho messo un po' a capirlo. Ti dico subito che ho trovato qualche piccola imprecisione nel testo, qualche ripetizione, nulla di eccessivo in ogni caso. E ti dico anche che il rivolgersi al lettore da parte del narratore mi ha fatto un po' storcere il naso: si tratta di uno stile personale, quindi assolutamente nulla che non vada bene, anzi, ma questa sterzata repentina di focalizzazione da dentro la testa di Vagnard (nella quale sei entrato talmente tanto in profondità da avermi fatto empatizzare con lui a tutto tondo) al suo esterno, così all'improvviso, per il mio gusto personale ha ostacolato leggermente la lettura. La grafica è esteticamente molto bella, anche se il grigio sul nero è un po' faticoso da leggere. Ti ho voluto dire subito tutto questo per levarmi il dente e per potermi concentrare su tutto il resto che di bello ti voglio dire. Di rado si leggono avvenimenti simili in contesti come questo, è difficile reggere personaggi del genere. Essendo la prima volta che ti leggo, non ho alcun riferimento, quindi tutto quello che ti dico è legato a questa oneshot. Sono contenta che tu abbia partecipato e che mi abbia fatto leggere questo racconto. È crudo, violento, diretto, più leggi più ti sembra di essere lì a vedere Vagnard che viene seviziato, umiliato, che sputa sangue e vomita. E il tema del limite spunta fuori in un modo che nemmeno io avevo ipotizzato, quando l'ho pensato. È stato portato talmente tanto oltre che ha smesso di lottare, di combattere. Subisce quello che gli stanno facendo senza più un verso, un gemito, un movimento. Rimane lì, come una larva, a pezzi dentro e fuori. E la fine del racconto dà una botta ancora più forte. Riporta il lettore alla realtà, alla realtà di Vagnard, una realtà che nemmeno lui riesce a comprendere. È strano pensare di provare tenerezza verso il tuo personaggio, ma non posso negare che sia quello che ho sentito quando chiede al padre se è venuto per portarlo a casa. Non so cosa implichi per Vagnard e suo padre questo scambio di parole, cosa voglia dire per Vagnard tornare a casa, e non penso di poterlo capire con la poca consocenza che ho del tuo personaggio. Ma il tuo racconto ha fatto quello che doveva fare: disturbarmi. L'originalità del tema (che ho voluto premiare) e la freddezza con cui hai raccontato il tutto compensa qualsiasi eventuale piccolo problema nella scrittura, che è comunque di alto livello. Ti ringrazio nuovamente, spero di poter leggere qualcos'altro di tuo e di poter approfondire la conoscenza di Vagnard, anche in on.