Mi lasciai cadere sulla sedia appena liberata da Jane, felice di potermi confondere con tutti gli altri. «Grazie» le sussurrai, e avrei voluto ripeterglielo ancora quando mi disse che quel destino imbarazzante non era toccato soltanto a me. Avrebbe anche potuto esserselo inventato al solo scopo di rincuorarmi, non me ne sarebbe importato nulla. Inserire la mia figuraccia all'interno di un pattern già visto e stravisto le toglieva rilevanza, come se l'intero episodio parlasse meno della mia sbadataggine e più delle maniere eccessive della donna.
«Rivedrò Molly nei miei incubi stanotte» borbottai, ma stavo già sorridendo, mentre estraevo dalla borsa un plico nuovo di pergamene e l'occorrente per scrivere. «Grazie per gli appunti, allora dopo ne approfitto per recuperare la prima parte.» Quelle parole avevano uno strano sapore nostalgico, parvero trasportare l'intera aula a qualche anno addietro e tramutare noi tutti in studenti che ancora si barcamenavano tra lezioni, compiti ed esami. Negli anni di Hogwarts mi ero sempre mostrata studiosa, tranquilla in aula e ubbidiente con gli insegnanti, e a pelle credevo che anche Jane fosse stata quel tipo di alunna. Se avessimo avuto la stessa età forse ci saremmo davvero ritrovate come compagne di banco.
«Psst! Read! Psst!» Voltai leggermente la testa, il necessario per vedere l'uomo che voleva attirare l'attenzione di Jane. Sedeva vicino ad una giovane donna dalle labbra tirate che guardava me e la medimaga come se le avessimo appena rubato una cioccorana. Sfortunatamente per il suo amico, le chiacchiere nel ben mezzo del corso non sembravano essere molto gradite dal dottor Butler. Presto tutti gli occhi furono puntati su Hughes; provai un moto di solidarietà nel vederlo arrossire fino alle orecchie, a quanto pareva l'imbarazzo faceva presto a scegliere una nuova vittima in quell'aula. Jane, invece, non sembrava molto dispiaciuta per il suo collega, e capii che doveva avere i suoi motivi per non apprezzarlo.
«Questa giornata sarà un enorme déjà vu dei tempi della scuola, vero?» sussurrai, la bocca nascosta dietro ad una pergamena mentre la srotolavo per poter prendere appunti.
Mi piaceva quel ritorno di vecchie abitudini, tutte conosciute così bene da creare immediatamente un ambiente familiare e sicuro. La parte migliore, proprio come a scuola, era la prospettiva di imparare qualcosa di nuovo. Presto cominciai a prendere appunti con grande impegno, non volevo perdermi nemmeno una parola del dottor Butler. La sua fama di esperto di veleni e rispettivi antidoti ne faceva una figura da ammirare, da cui c'era molto da imparare. Potermene stare lì con la speranza di assorbire anche solo una piccola parte delle sue conoscenze mi sembrava un piccolo miracolo, volevo esserne all'altezza.
La teoria, ad ogni modo, durò poco. Fu presto chiaro che quel primo giorno ci saremmo dovuti mettere in gioco personalmente. L'idea del dottor Butler era pressapoco questa: avremmo dovuto sfruttare le nostre conoscenze per creare un antidoto contro un veleno poco comune o una pozione leggermente modificata. Non ci sarebbero state ricette prestabilite, quindi, solo la nostra logica nel comprendere quale ingrediente ne neutralizzasse altri. Avremmo ripetuto lo stesso esperimento alla fine del corso, con la previsione che le nuove conoscenze che avremmo acquisito nel frattempo ci avrebbero portato a risultati nettamente superiori.
L'organizzazione prevedeva che ogni bancone si occupasse di un diverso veleno; io e Jane, quindi, avremmo lavorato insieme. Dovevamo aspettare che il dottor Butler arrivasse anche da noi per farci pescare da un piccolo calderone in cui aveva ripiegato diverse pergamene con descrizione e relativi ingredienti dei veleni; nel mentre, approfittai della confusione generale per scambiare qualche parola con la medimaga.
«Come stai, Jane?» Mi appoggiai con gli avambracci sul bancone, chinandomi un po' dalla sua parte. Era passato un po' di tempo da quando avevamo avuto modo di parlare faccia a faccia, e forse questa era addirittura la prima volta in cui ci ritrovavamo noi due da sole, senza la mediazione di amici comuni. E nonostante mi sentissi a mio agio in sua presenza, persisteva come una sorta di timidezza che mi portava ad essere più prudente con lei che con altre mie conoscenze. Non capivo bene a che cosa fosse dovuta questa mia naturale reazione, perché Jane era sempre stata impeccabile, gentile e alla mano come poche altre persone. A ben pensarci, forse si trattava proprio di questo, della sua capacità di essere ad un tempo disponibile ed inafferrabile: anche adesso, sapevo ben poco di lei.
«Quindi lei è miss Whitey, giusto?»
Mi voltai verso Hughes, che nel frattempo aveva ripreso il suo colorito naturale e ci stava offrendo un sorriso obliquo e stranamente compiaciuto. «White» lo corressi, lanciando un'occhiata a Jane. Non pensavo che avrebbe gradito quella nuova intrusione, ma per fortuna l'arrivo del dottor Butler ci risparmiò altre battute. L'uomo lasciò che Hughes pescasse dal calderone, poi raggiunse me e Jane.
«Bene, signorine, per voi rimane solo questo.» Estratto l'unico foglio rimasto, vi dette una fugace occhiata prima di tendercelo. «Ah, la Morte vivente permanente! Questa è interessante. Una volta mi è capitato un paziente che aveva ingerito qualcosa di molto simile.»
«È riuscito a trovare un antidoto?»
«Certamente. Non è stato semplice, ma alla fine si è svegliato. Per un po' ha saputo parlare soltanto greco antico e abbiamo avuto un po' di difficoltà a fargli capire che non ci trovavamo nell'Atene del quinto secolo avanti Cristo, ma poi si è ripreso del tutto.»
Dopo averci augurato buon lavoro, il dottor Butler ci voltò le spalle e si allontanò. Guardai Jane con le sopracciglia alzate ed un'espressione poco convinta sul viso. «Sarà divertente» mormorai.