Memory MacWood | 12 anni | II anno
Una sera di relax in Sala Comune ogni tanto era d’obbligo. Soprattutto quando una giornata era stata particolarmente piena di pergamene da riempire con il saggio di Storia della Magia. Qualunque fosse l'argomento, Memory finiva per sprofondare in mezzo a pile e pile di volumi in cui leggeva tutto il possibile, per poi sommergersi di appunti, prima di arrivare ad una stesura che la soddisfacesse. E anche se, naturalmente, alla fine aveva tra le mani qualcosa di cui sentiva di essere entusiasta, e anche un tantino fiera -almeno fino al voto; anche se doveva ammettere che, in ogni caso, quella conoscenza era stata davvero interessante, be', alla fine era proprio stanchissima.
Quindi starsene per un po' in Sala Comune, tra il chiacchiericcio degli altri e il crepitare del camino perennemente acceso, le ricaricava i pensieri.
Difatti anche quella sera, ormai inoltrata, aveva recuperato le giuste energie per andare a leggere l'ultimo numero della Gazzetta che, dopo un veloce scorrimento di titoli e annunci era rimasto in camera in attesa di ulteriori approfondimenti.
Arrivata in camera, aveva trovato Pipe che rincorreva Lingualunga, la quale rotolava sparendo e riapparendo da sotto il letto con il continuo svolazzare della pipistrella stuzzicata dal cespuglietto peloso.
«
Da brave, su.» - fu il debole richiamo della ragazzina. Tanto sapeva che Pipe avrebbe subito preferito i suoi capelli, fino ad uscire per la caccia da lì a poco; mentre Lingualunga avrebbe ancora rotolato sul pavimento, solo per il tempo necessario affinché la Tassina si sarebbe fermata sul letto, accoccolandosi poi lei stessa nell'incavo tra collo e spalla.
Ed ecco finalmente Memory aprire il Profeta alla sua pagina preferita: un articolo sul Quidditch.
Era arrivata circa a metà, quando sentì l'ingresso di una compagna.
«
Ciao Helena, è andata bene la tua giornata?»
Succedeva spesso che chi si trovava già in camera esordiva con tale saluto. E altrettanto spesso le ragazze raccontavano qualche aneddoto o… più semplicemente la lezione che quel giorno era stata più particolare del solito.
Era tornata al suo articolo, perciò non si accorse di come era potuto succedere, ma d'un tratto aveva sentito dei lamenti sommessi provenire dal letto dell'altra Tassina.
«
Tutto bene? Qualcosa non va?»
Esitò qualche istante in attesa della risposta, che arrivò con una voce che non le piacque molto. Perciò rimase con le orecchie ben tese e appena percepì un altro mugugno, che la compagna sembrava cercare di soffocare, abbandonò il giornale e scese giù dal letto andandole vicino.
«
Non sembra affatto che vada bene, direi.»
Perfino Lingualunga, per la familiarità della presenza di quell'altra umana, rotolò giù dalla sua spalla: andò a fare una pallina vicino ad una mano di Helena, nel tentativo di consolarla.
Ebbe inizio così per Memory, un lungo trascorrere del tempo, cercando di capire cosa poteva essere successo e cosa poter fare per aiutare la compagna. Dopo mille ipotesi e dopo aver fatto appello a ogni idea che le potesse venire in mente, aveva dovuto arrendersi al fatto che nel tentativo di aiutare, molto probabilmente avrebbe finito con l’arrecare danno all’altra ragazza. Essendo già piuttosto provata, Memory concluse che il miglior modo allora poteva essere quello di restarle vicino. Di tanto in tanto le accarezzava la fronte, scostando le ciocche di capelli che tendevano sempre più ad appiccicarsi alla pelle madida. Le sembrò di notare che il peggioramento crescente ad un certo punto ebbe un andamento più costante. Fu solo per questo che si lasciò convincere a non portarla immediatamente in infermeria. A parer suo, sarebbe stata quella la scelta migliore, ma l’altra non ne voleva sapere: continuava ad insistere che non era poi così tanto grave. Memory si era data un limite oltre il quale avrebbe portato Helena con la forza là dove secondo lei avrebbe dovuto stare e farsi soccorrere. Quel limite non fu raggiunto e a Memory non restò altro che il dubbio di aver fatto comunque la scelta sbagliata a non ascoltare il proprio istinto e chiedere aiuto.
Forse le remore erano dovute anche al fatto che lei per prima era sempre riluttante nei confronti dell’infermeria… Cercò di riempire il lentissimo spazio di tempo continuando a parlare con toni calmi e di cose superflue.
Vedendo che in un qualche modo le cose sembravano tornare sulla buona strada, quando le sembrò essere mattina, seppur molto presto, chiese ad Helena se se la sentiva di provare a far colazione.
In realtà non credeva veramente possibile che ne avesse voglia, ma le sembrò una buona scusa per uscire dai sotterranei, farle prendere una boccata d’aria fresca e poter giudicare meglio il suo stato fisico. Tanto più che la compagna acconsentì.
Dunque andarono in Sala Grande, ma Memory non fu come al solito attratta da ciò che si trovava sulle tavole. Piuttosto si guardò intorno a lungo, cercando di scrutare i pochi presenti, soprattutto membri delle altre Casate. Non aveva capito bene, ma per quel poco che aveva inteso, poteva essere stato il brutto tiro di qualcuno a causare tutto quel malessere e per istinto la ragazzina sentiva una voglia irrefrenabile di scoprire di più.
La voce, ancora piuttosto debole, di Helena la riportò a loro. Quasi come un automa si era seduta accanto alla concasata che stava accompagnando, ma adesso le sue parole le sentiva ben chiare. La guardò dritta negli occhi e ancora una volta le chiese:
«
Allora che ne dici se, almeno per sicurezza, adesso non lo facciamo un salto in Infermeria?»