L'eleganza dell'Ippogrifo, Contest a Tema Settembre 2021

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view post Posted on 25/9/2021, 17:44
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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L'indomani sarebbe ritornata ad Hogwarts, l’estate stava finendo e lei aveva deciso di passare l'ultimo pomeriggio di quelle lunghe vacanze allo Zoo.
«È stato meraviglioso, dovremmo tornarci più spesso!» Juliet, data la comune passione per le creature magiche, l'aveva accompagnata con entusiasmo.
«Già! Ma non dirmi che è già ora di rientrare? Ho perso la cognizione del tempo.»
«Purtroppo, sì! Tra l'altro qui sta per chiudere, tocca affrettarsi.»
«In realtà volevo fare un ultimo giro. Giuro che non ci metterò molto!» sperava che il tono supplichevole funzionasse.
«Va bene, ti aspetto all'uscita, vicino alla biglietteria!»
«D'accordo!»
Dopo essersi separate, la Tassorosso seguì la mappa fornita ai visitatori. Il suo girovagare la condusse di fronte al recinto degli Ippogrifi, le prime creature che ebbe l'onore d'incontrare da piccola. Suo nonno Joseph, Magizoologo di professione, li alleva da sempre nella tenuta in Irlanda. Si fermò ad osservarli estasiata, con gli stessi occhi meravigliati di quando era bambina. Rammentò le ore passate arrampicata sulle assi della staccionata, vogliosa di carezzarne uno. Il nonno un giorno, quando fu abbastanza grande, le concesse di farlo. Aveva circa 8 anni e avvenne durante un pomeriggio di fine Agosto, proprio come quello.

******


«Prima di avvicinarti, devi fare loro un inchino. Lo sai fare?» le disse sorridendo dolcemente
«Si nonno!» sul volto le si dipinse un cipiglio serio, pronta ad eseguire le istruzioni alla lettera.
«E brava la nostra principessina!»
Si chinò come le era stato chiesto, imitando una riverenza «Tieni alto lo sguardo, devono poterti guardare negli occhi per fidarsi di te.»
Senza esitare, alzò la testa, cercando di trovare il contatto visivo con uno di loro. Una giovane esemplare di nome Akira, dal piumaggio color cioccolato, la intercettò e ricambiò il suo strano saluto.
«Vedi, adesso ha capito che non sei una minaccia e, se non farai movimenti buschi, si lascerà avvicinare.» con un paio di timide falcate, Akira li raggiunse. Il nonno le prese la mano, al tempo piccola e paffutella
«Ecco, piano, piano avvicinala a lei! Ci riesci?» si lasciò guidare, finché non sfiorò il morbido e delicato piumaggio sul suo petto. Al contatto le solleticò i palmi e lei, divertita, si lasciò sfuggire una risata cristallina. Durò pochi istanti, ma furono i più emozionanti che tutt’oggi riesce a ricordare. Akira, con uno schiocco del becco, tornò scorrazzare libera per il prato.
«Le sei piaciuta! Chissà, magari un giorno si lascerà persino cavalcare!»
«Dici davvero?»
«Ma certo! Dimmi un po’, ti ho mai raccontato la loro storia?»
«No!»
«Mettiti comoda allora, rimedio subito!» tutta orecchie, si sedette a gambe incociate sull’erba. Il mento, sormontato da occhietti vispi e curiosi, sorretto dai pugnetti.

******


Secondo la leggenda, sulle montagne roccese dell’Antica Persia nacque un Grifone che, a differenza degli altri, si presentava esile, timido e schivo, ma le caratteristiche più sconvolgenti erano: la mancanza di piume sul corpo e gli zoccoli alle estremità posteriori anziché i classici artigli. Quelli della sua specie tendevano ad evitarlo, ritenendolo uno scherzo della natura. Persino la madre lo ripudiava. Così il piccolo si isolò sempre di più, contando solo sulle sue forze, fino a quando, esasperato, abbandonò completamente il gruppo con cui era cresciuto.

******


«Nessuno lo difendeva?» al pensiero che un tenero cucciolo come lui potesse essere allontanato, in malo modo per giunta, si accigliò. Che colpa aveva?
«Qualcuno, alla fine, lo fece! Diciamo che incontrò una persona speciale, proprio come lui!»

******


Dall’atra parte della cresta rocciosa, sorgeva un Villaggio popolato da maghi e streghe. Il Capo era un uomo burbero e severo che, a detta sua, ebbe la disgrazia di avere una figlia, per giunta magonò. Le pensò tutte per liberarsi di quel “fardello”, la conclusione fu quella di darla in sposa ad un mercante babbano che viveva in un Villaggio attiguo. L’uomo in questione era molto più vecchio di lei, con un comportamento sgarbato e viscido. Farah, così si chiamava la sfortunata ragazza, disgustata e decisa a non presentarsi alla cerimonia, la notte prima delle nozze programmate fuggì.
All’alba si ritrovò ai piedi delle montagne, proprio dove viveva il povero reietto. Andò ad intrufolarsi in un'insenatura, che però la condusse in un sistema di anfratti molto più labirintico nel quale rimase intrappolata. Il Grifone, mentre passeggiava sull’orlo di uno di questi, la scorse dall’alto e, incuriosito, spiccò il volo e planò davanti a lei. Farah, spaventata, arretrò coprendosi il volto con le braccia. Quando, sbirciando, si accorse che lo strano essere che aveva davanti non aveva intenzione di aggredirla, si ricompose. Sostenne il suo sguardo, perdendosi nei suoi occhi neri e profondi, così come lei aveva fatto con Akira. Quegli occhi trasmettevano gentilezza, ma anche una certa nobiltà d’animo. Tale nobiltà, la indusse ad inchinarsi lievemente in segno di rispetto. L’altro fece altrettanto, forse sorpreso che qualcuno non lo respingesse, e incoraggiato le si avvicinò. Farah, da prima esitante e poi con maggiore sicurezza, lo carezzo. Fece scorrere le dita sul collo e leali, assaporandone la sofficità. Avvertendo una certa sintonia, si arrischiò a salire sulla sua groppa e, contro ogni previsione, non venne disarcionata. Anzi, volarono insieme. Volarono finché non raggiunsero le porte di una città marittima, situata al confine opposto di quella terra lontana.
Lì trovarono una calda accoglienza, gli abitanti rimasero affascinati dalla strana creatura che portava con sé. La voce si sparse a tal punto da arrivare a Corte. Il Sovrano, deciso a conoscere l’origine di tanto scalpore, mandò la sua guardia reale per scortare al suo cospetto Farah e l’amico piumato. L’uomo, che ebbe una lunga conversazione con la ragazza, rimase colpito dalla sua storia, tanto da invitarla a restare a Palazzo. Ma il Sovrano non fu l’unico a rimanere abbagliato. Suo figlio, il giovane principe Caspar, stregato dalla sua bellezza e dal suo modo di fare si fece avanti per sapere qualcosa in più su di lei. I due, sempre più intimi s’innamorarono e, con il benestare del Sovrano, si sposarono.

******


«E il Grifone? Mica l’ha dimenticato pure lei?» disse preoccupata. Sperava che dopo tutto ciò che aveva passato non venisse abbandonato una seconda volta. Anzi, si meritava una rivincita tutta sua.
«Oh, anche lui ebbe il suo lieto fine!»

******


Dall’essere malvisto, il Grifone si ritrovò coperto di attenzioni e uno spazio tutto suo nel giardino reale. Farah e suo marito, non avendo mai visto un simile essere vivente, inizialmente non seppero come chiamarlo. Alla fine, dato che in parte somigliava vagamente ad un Grifone e il fisico era paragonabile a quello di un cavallo, optarono per “Ippogrifo”, detto amichevolmente Alby per via delle sue bellissime piume bianche. La mattina di una tiepida primavera Alby, mentre volteggiava felice fuori dalle mura cittadine s’imbatté in qualcuno, o meglio qualcuna molto simile a lui. La femmina d’Ippogrifo pascolava tranquilla in un prato quando lui le piombò davanti. Si studiarono a lungo. S’incontrarono lì ogni giorno finché, forse a causa dell’ambiente sempre più stretto e privo di novità per loro, volarono via, senza che nessuno li notasse. Insieme dettero origine a quelli che noi oggi chiamiamo Ippogrifi.

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«Una fidanzatina? E anche loro, come la principessa, andarono a vivere in un Castello? E i Grifoni che lo prendevano in giro? Che fine hanno fatto?» Era un po’ delusa in effetti da quest’ultimo punto. Si aspettava una rivalsa nei confronti degli altri Grifoni. Pensava che fosse tornato da loro, dimostrando che nonostante tutto ce l’aveva fatta, che era felice.
«Se vissero in un Castello non so dirtelo, ma sicuramente l’amore, sia ricevuto che trasmesso, è stato la sua più grande vittoria! Dei Grifoni che l’hanno rifiutato non si sa molto, ma ancora oggi, a differenza degli Ippogrifi, sono tra le creature che hanno meno confidenza con gli umani. Sono più aggressivi e non sono addomesticabili!»

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Da quel momento passò il resto delle vacanze ad aggirarsi vicino al recinto, reggendo sulle spalle un vecchio lenzuolo a mo’ di mantello, tentando di imitare la famosa principessa Farah. Sognava, prima o poi, di volare come lei in groppa a una di quelle maestose creature. Di viaggiare lontano con essa. Chissà in quale parte del mondo l’avrebbe condotta?
Il nonno non si era dimenticato della promessa fatta. Il giorno antecedente al rientro a Londra, le disse testuali parole:
«Se ancora sei interessata, per il prossimo compleanno ti andrebbe di cavalcare Akira?»
Quando udì queste parole per poco non si commosse. Ormai era grande per le favole, ma quella non lo era. Era un desiderio in via di realizzazione, non avrebbe mai rinunciato alla magia di volare con lei. Aiutava spesso Joseph ad accudire gli Ippogrifi, ma tra tutti Akira era la sua preferita. Sarà che fu la prima con cui ebbe un contatto vero e proprio, in ogni caso con lei aveva un rapporto speciale. Era l’unica che le si avvicinasse senza timore o diffidenza.
Il suono assordante della sirena dello Zoo rimbombò nell’aria, riportandola alla realtà. Era ora di chiusura. Prima d’incamminarsi verso il punto di ritrovo concordato, dette un ultimo sguardo alle creature di fronte a lei. D’istinto e con un sorriso stampato in volto s’inchinò per salutarli.


Prove Words of Magic:
Soul n°2 - Racconta della prima esperienza del tuo PG con una creatura XXX (in una foresta, allo Zoo, tramite conoscenti, in role ecc.)
Miscellanea n°5 - Unisci una delle prove al contest a tema del mese (valido ogni mese con una prova diversa; da +1PS e un altro punto in base alla prova scelta).






 
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