»
Helena S. Whisperwind | I anno
| 12 anni
| OutfitIn quel pigro e soleggiato martedì pomeriggio il crescente vociare nell’aula sanciva l’imminente conclusione della lezione di incantesimi.
Mentre l’insegnante aveva dato le spalle agli alunni per ritirare i suoi libri, i piccoli maghi e le piccole streghe del primo anno si dedicavano alle attività più disparate. Una buona parte era intenta a provare il nuovo incanto appena studiato, alcuni scribacchiavano con le teste chine sui loro rotoli di pergamena, altri erano già in piedi pronti a scattare come cavalli da corsa per abbandonare l’aula. Le due giovinette sedute accanto ad Helena non la smettevano più di parlare.
«Ma hai visto il nuovo taglio di capelli di quella là?» sibilò sprezzante la Corvonero bionda alla Grifondoro tutta ricci.
Quella là era una Serpeverde che pareva stata smistata da un Cappello Parlante completamente ubriaco, sia per l’aria un po’ da svampita, sia per i modi di fare tendenzialmente timidi ed impacciati.
«Preferirei inghiottire 5 Vermicoli piuttosto che andare in giro conciata così!» commentò l’altra, vera vipera
«Io i capelli vorrei averli come i tuoi! Ho trovato sul comodino della mia compagna di stanza un prodotto per [...]» e così via, la conversazione continuava su questo livello mentre Helena cercava di appuntarsi gli ultimi dettagli sull’esecuzione dell’incanto, sforzandosi di non sentire tutte quelle fesserie. Mentre pian piano si concentrava sulla sua pergamena e premiando i suoi sforzi le frasi delle due bambine si frammentavano e via via arrivavano alle sue orecchie solo parole a caso, tra un “troll”, “che imbarazzo”, “stasera”, “Prefetti” “ci divertiremo”, ecco un “Helena”.
La tassina fece finta di nulla, ignorandole. Non aveva la minima voglia di farsi traviare da quella coppia gossippara ed insolente; non era mai riuscita a digerire quel genere di persone tossiche, con lingue biforcute e che scambiavano sorrisi al veleno per un briciolo di apparente benevolenza.
La riccioluta, testarda, si schiarì la voce e ci provò di nuovo
«Helena, quindi vuoi venire anche tu stasera?» «Cos...dove?» «Mia sorella conosce un ragazzo che potrebbe farci entrare...» abbassò il tono di voce, avvicinandosi pericolosamente al viso della Tassorosso a cui avrebbe potuto contare tutte le lentiggini in viso
«...nel bagno dei Prefetti! Ho sentito dire che è bellissimo, allora vieni anche tu?»«No, non posso» L’insegnante salutò i suoi alunni e uscì dall’aula. La maggior parte di loro si dileguò in un battibaleno.
«Perché no? Non avrai mica un appuntamento!»Silenzio.
«E invece sì!»Quella sua esclamazione immobilizzò entrambe con le rispettive mascelle semiaperte e gli occhi sgranati. Subito dopo un’inondazione di risolini acuti e battiti di mani fecero più volte sbattere le palpebre ad un'allibita Helena che venne poi braccata con la domanda più schietta di tutte:
«Con chi?».
H. si guardò attorno con la speranza di trovare sotto i suoi occhi una soluzione. La sua compagna di stanza Camille era in chiacchiere con un gruppetto e si stavano allontanando insieme dall'aula, Robin era ormai andato via e tra i presenti erano rimasti solo un ragazzo Corvonero dall’aria estremamente altezzosa, la Serpeverde di cui si parlava prima e un Tassorosso minuto che Helena aveva solo intravisto in Sala Comune e con il quale non aveva mai parlato. La persona giusta al momento giusto.
Deglutì, sperando di portare a termine quella nuova e piccola missione.
«Con lui!» Lo indicò inclinando la testa verso la sua direzione, mentre ignaro di tutto era occupato a conservare con calma i suoi libri nello zaino.
«Il mio amico...» non conosceva nemmeno il suo nome
«...il mio amico Tassorosso! Dobbiamo fare una ricerca di Storia della Magia insieme!»Sicuramente avrebbero avuto da ridire anche su di lei, sui suoi capelli e sul suo incontro fittizio, quella sera quando avrebbero occupato illegittimamente il bagno dei Prefetti. Ma ad Helena non importava un bel nulla di loro, anzi, quel comportamento frivolo e antipatico le dava sui nervi.
Chiuse il rotolo di pergamena dentro il suo libro, lo infilò velocemente in borsa, si alzò in tutta fretta per evitare gli sguardi delle due e raggiunse il suo inconsapevole complice. Fissando per un attimo i suoi occhi cristallini in quelli castani del concasato, con uno sguardo buffo e supplichevole da
ti prego, stai al gioco, lo aiutò a riporre le sue cose nella sacca e prendendogli un braccio con delicatezza e la decisione di chi non ammette repliche, cercò di tirarlo su per farlo alzare al più presto e fuggire così da quelle due bambine tediose. Non aveva voglia di discuterci al momento, ma prima o poi se le sarebbe scrollate di dosso.
«Ehy, ciao! Bella lezione, eh? Forza, la biblioteca ci aspetta!»Stai al gioco «