Lo faccio oppure no?

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view post Posted on 25/1/2021, 18:40
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Seth Collins
Grifondoro | 15 anni | Primo Anno | Gennaio tumblr_o7qqjb8U6t1qc4070o3_500 "Live and let die"
Seth non dava mai nulla per scontato. Essendo nato tra i babbani, tutto nel mondo magico gli sembrava strano ed ambiguo. Certo, con il tempo ci si abitua anche ai quadri che si muovono, alle scale che cambiano posizione e al potere praticamente sconfinato della magia stessa. Mentre nei primi mesi Seth riusciva solamente a meravigliarsi di tutto questo splendido mondo, da qualche tempo iniziò appunto a farsi anche delle domande. Cose anche piuttosto semplici, ma alle quali non riusciva a dare una risposta concreta. Non che la cosa lo preoccupasse, ma ogni tanto, durante i suoi lunghi attimi di riflessione, la mente ricadeva su alcuni di questi quesiti. "Da dove diamine arriva la magia? Come mai io la posseggo mentre i miei conoscenti babbani no?". La cosa che però lo affascinava più di tutto era l’origine della magia stessa ed il controllo che avevano i maghi e streghe su questa specie di forza invisibile. La materia preferita di Seth era indubbiamente Incantesimi. Essendo appena al primo anno non è ancora stato in grado di apprendere magie complesse, ma lo affascinava tanto l’origine di questi incanti. "Come hanno creato l’incanto lumos?" Era proprio questo che lo affascinava tanto degli incantesimi: la loro creazione.

Quel pomeriggio di fine gennaio, alla fine della lunga lezione di Pozioni nei sotterranei della scuola, Seth si stava dirigendo verso la biblioteca. Voleva trovare un libro riguardo la creazione degli incantesimi o qualcosa del genere. Arrivato però al primo piano sì fermò di colpo. Non era certo il suo modo di fare e si sentiva anche piuttosto imbarazzato al solo pensiero. Proprio lì accanto a lui si trovava l’ufficio della professoressa McLinder. Poteva recarsi direttamente da lei per chiedere delle informazioni, evitando numerose ricerche in biblioteca, che probabilmente non lo avrebbero portato alle risposte desiderate. Quantomeno la professoressa poteva orientarlo verso la scelta di uno o più libri indicati per l’argomento, senza dover ribaltare mezza biblioteca. L’idea era piuttosto allettante, ma si vergognava andare a chiedere le informazioni alla professoressa. Sembrava proprio un atteggiamento da studenti modello, cosa che Seth sicuramente non era. Rimase fermo in mezzo al corridoio in un conflitto apparentemente eterno, tant’è che alcuni studenti lo urtarono involontariamente per proseguire verso la scalinata di fronte a lui. Alla fine si decise e intraprese il percorso verso l’ufficio, concordando con se stesso che avrebbe solamente chiesto un consiglio su un libro da prendere in biblioteca, cercando di essere il più vago possibile. Arrivato di fronte alla porta dell’ufficio bussò timidamente alla porta ed attese una risposta. Non aveva nessun appuntamento, quindi non voleva entrare prima di ricevere un consenso dalla professoressa.


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Vediamo che succede :help!:
 
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view post Posted on 26/1/2021, 22:38
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Atena McLinder | Docente & Capocasa
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ibri. Libri ovunque. Antichi tomi impolverati giacevano sulla scrivania, tra piume e fogli di pergamena. Volumi dalle dimensioni più ridotte erano impilati sulle sedie e lungo il pavimento, alcuni addirittura accanto al davanzale. Non erano esclusi da un simile trattamento nemmeno i divanetti, sui cui morbidi cuscini erano posati testi che variavano dall’Astronomia alla Letteratura, passando per la Matematica e i più particolari Incantesimi, fino a trattati di Alchimia e a volumi ancora più criptici, il cui contenuto era impossibile da indovinare dalla sola copertina. Insomma, i libri erano ovunque. Ovunque, si intende, fuorché sugli scaffali.
Sugli scaffali, d'altro canto, alcuni piumini per la polvere andavano avanti e indietro in piena autonomia, a ritmo cadenzato, pulendo e lucidando ogni superficie. Sebbene ogni granello di polvere fosse stato ormai eliminato da tempo, i piumini continuavano con puntuale solerzia a difendere il loro duro lavoro, insistendo nei punti che - a loro giudizio - ritenevano essere i più critici.
Nell'Ufficio di Atena McLinder, come chiunque avrebbe potuto intuire con una semplice occhiata, era tempo di pulizie. Le energie erano favorevoli e i Pianeti erano allineati nel modo giusto. Inoltre, quel giorno, Atena non aveva impegni e la lezione era fissata soltanto in tarda serata, sulla Torre di Astronomia – la Luna avrebbe dato il meglio di sé con una fase crescente e, a sud, Orione sarebbe stato magnifico. Ma la lezione, in quel momento, era l’ultimo dei suoi pensieri. La Docente se ne stava in mezzo alla stanza, circondata da incartamenti. Vestiva una camicia larga, dal colore bianco, che teneva infilata in pantaloni scuri, dal taglio curato. Reggeva in una mano un pennellino e nell’altra un soffice panno. Sopra un orecchio, curiosamente, una sottile matita. Era completamente assorta in quello che sembrava essere un antico volume. Aveva la copertina scura, con decorazioni dorate, visibilmente sbiadite. Passava con cura il pennellino nelle scanalature, al fine di rimuovere la polvere che vi si era depositata nel corso del tempo. Lo faceva scorrere poi sul bordo delle pagine, con movimenti lenti e accorti, senza fretta. Di tanto in tanto sistemava l'angolo spiegazzato di un foglio, o cedeva alla tentazione di aprire a caso il testo e leggere alcune righe, vergate da nero inchiostro.
Fu proprio nel momento in cui stava rileggendo un passaggio particolarmente interessante che sentì dei colpi battere alla porta. Discreti, non troppo forti. Quasi tentennanti. Probabilmente uno studente, si disse. Forse un Tassorosso? Si augurò che Breendbergh non ne avesse combinata una delle sue, ma scartò ben presto l’ipotesi, immaginando che in quel caso i colpi sarebbero stati ben più irruenti.
«Avanti.» disse, richiudendo il libro. Nel farlo, le pagine produssero un tonfo un po’ più forte di quanto non avesse voluto e la ragazza sobbalzò appena. Vi fu un leggero mutamento dell’Aria, un’increspatura della Magia e uno dei piumini sulla libreria parve come inciampare nel vuoto, cadendo a terra. Atena alzò lo sguardo. Si sentì un secondo tonfo provenire da un luogo indistinto tra le pile di volumi. Infine, un libro si librò in aria, spiegò la copertina a mo' di ali e, senza esitazione, si diresse a gran velocità proprio verso l’unica via di fuga: la porta.
«Attento alla testa!» fece appena in tempo a dire. Diamine.
Imprevedibile, a volte, la Magia.
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view post Posted on 27/1/2021, 11:16
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Seth Collins
Grifondoro | 15 anni | Primo Anno | Gennaio tumblr_o7qqjb8U6t1qc4070o3_500 "Live and let die"
Seth aprì timidamente la porta, sbirciando solamente con la testa all’interno dell’ufficio per vedere un libro di dimensioni piuttosto generose volare verso di lui. Il grido gli si soffocò in gola, fece una smorfia di paura e d’istinto richiuse la porta con un tonfo che rimbombò lungo il corridoio. Con la schiena appoggiata alla porta e gli occhi chiusi fece due profondi respiri pensando "Che scherzo è questo?!" Il libro si schiantò palesemente sulla porta dall’interno e l’urto provoco un ulteriore botto proprio accanto alla sua testa. Seth riusciva quasi a percepire il dolore di quel colpo, avendolo sfiorato per così poco. Sentiva il sangue pulsare lungo tutto il corpo ed una forte vampata di calore invadergli la testa. Aveva poco tempo per decidere se darsela a gambe, oppure tentare di riaprire la porta. Solamente il coraggio di un vero Grifondoro poteva convincerlo ad intraprendere la seconda opzione, correndo il rischio di diventare il primo studente ad Hogwarts ad essere stato abbattuto da un libro. "Almeno verrò ricordato per qualcosa" si disse per rassicurarsi e spinto dalla curiosità più che dal coraggio, aprì nuovamente la porta dell’ufficio. Questa volta aspettò qualche secondo con la porta socchiusa, prima di sbirciare nuovamente con la testa. Non successe niente, quindi dopo aver dato anche una rapida occhiata all’interno, aprì del tutto la porta ed entrò ancora confuso da quanto successo.
«Buonasera!» disse con un leggero tremolio nella voce. «Quel libro... È suo?» proseguì non sapendo cosa dire. Era nell’imbarazzo più totale. Non si era mai trovato da solo davanti ad una professoressa e anche se lo aveva sempre trattato bene durante le lezioni, per quel poco che aveva interagito con lei, non riuscì a nascondere quella sensazione di disagio. «Mi dispiace di aver combinato quel tonfo, ma non sapevo cosa fare. Il libro... Stava per colpirmi in piena fronte...» finì con tono rassegnato. D’altronde cosa poteva fare? Lasciarsi abbattere da un tomo di cinque chili e nel migliore dei casi trascorrere qualche giorno in infermeria? In attesa di una risposta, come se non bastasse l’imbarazzo del momento, starnutì riuscendo solamente all’ultimo a girarsi di scatto e a mettersi la mano davanti al naso. Il motivo di quello starnuto gli fu immediatamente chiaro: polvere. Nell’ufficio l’aria era densamente condita da numerose piccole particelle di polvere, illuminate lievemente dagli ultimi raggi di luce pomeridiani che provenivano dalla finestra. Seth era allergico alla polvere. Ormai si era abituato, dovendo affrontare questo problema già da piccolo. Tutto sommato l’allergia non lo turbava affatto, perché quando bisognava pulire la sua stanza o in generale la casa, lui poteva tranquillamente evitare di farlo per non cadere in un ciclo infinito di starnuti e prurito agli occhi.
Dopo essersi ripreso dallo starnuto, alzò lo sguardo verso la professoressa e rimase in un silenzio con la timidezza e la vergogna che dominavano ogni suo movimento.


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view post Posted on 7/2/2021, 17:27
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Atena McLinder | Docente & Capocasa
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a uno spiraglio della porta comparve un ciuffo di capelli scuri. Fu solo un attimo, prima che l’ignoto ospite si ritrasse e il libro si schiantasse pesantemente contro il legno. La stanza fu percorsa da un tintinnio sommesso, vibrando per i ripetuti, rumorosi, tonfi. Atena fece una smorfia di dolore, quasi avesse percepito su di sé il colpo – quello toccato al povero del libro, si intende. Si alzò di scatto, posando straccio e pennellino sul tavolo e avvicinandosi celere alla porta, per sincerarsi delle condizioni del volume. Quello giaceva a terra, palesemente frastornato, aveva le pagine scompigliate, percorse di tanto in tanto da un leggero tremito. Lo prese tra le mani, alzando poi lo sguardo sulla porta. Da quella direzione, tutto taceva. Che lo sventurato avesse cambiato idea? Sperava solo che nessuno facesse circolare tra i corridoi strane voci. Già se li vedeva, i titoli sull’inserto scolastico della Gazzetta. “Libri assassini nell’Ufficio della McLinder.” Oppure “Tentato omicidio tra le aule scolastiche”. E chi lo avrebbe spiegato, poi, al Preside! La porta scricchiolò, cauta, sottraendola dalle sue tetre elucubrazioni, aprendosi prima di qualche centimetro, poi completamente. Nella stanza fece il suo ingresso un giovane studente. Seth Collins, per l’esattezza, Grifondoro del primo anno. Nonostante non avesse avuto occasione di intrattenersi con il giovane al di fuori delle lezioni, di lui aveva sempre apprezzato la pacatezza che emanava dal suo atteggiamento.
«Buongiorno a lei» rispose. Alla domanda del ragazzo tornò a studiare il volume. Dai lati sporgevano due nastrini argentati, probabilmente dovevano essersi sciolti quando il libro era accidentalmente caduto, provocando la sua fuga selvaggia. Sulla copertina azzurra spiccava invece in lettere bianche un titolo: “I libri possono volare fino a Venere?”. Vista la tempra del volume in oggetto, Atena era certa di si. «Si. Appartiene alla Biblioteca di Hogwarts. Avevo dimenticato di averlo tra gli scaffali…» disse pensierosa, come chiedendosi per quale ragione un libro del genere fosse finito nella sua libreria. Con un’alzata di spalle richiuse con cura i nastrini, assicurandosi così di evitare altre tragiche fughe.
Trattenne a stento un sorriso divertito alle giustificazioni del giovane. Di certo essere accolto da un libro puntato dritto alla propria testa non doveva essere stata una situazione piacevole, sebbene non fosse dipeso da lui. Il ragazzo starnutì, aveva l'aria tanto imbarazzata che Atena provò quasi un modo di tenerezza nei suoi confronti.
«Non preoccuparti. Anzi, ti chiedo perdono per l’accoglienza… - traumatica? - particolare. Il libro è sfuggito di controllo.» Batté un paio di colpi con la mano sulla copertina, ormai innocua, riponendo poi il testo su una pila qualunque. «Vieni, accomodati pure. Ti offro una tazza di the.» disse con un sorriso, sedendosi su una sedia in legno – non era una delle sue, era stata palesemente portata nella stanza per l’occasione, probabilmente da un’aula scolastica. Con un cenno della mano gli indicò una sedia simile, posta lì accanto. A separarli vi erano un paio di pile di libri, non troppo alte, a mo’ di tavolino tra i due. Non appena si furono accomodati fece un movimento fluido con la bacchetta e sul tavolino improvvisato comparvero due tazze di the fumante. Il vapore in alzò in calde volute, spargendo il suo aroma. «Spero non sia un problema il disordine. Di solito non accolgo gli ospiti in questo modo, ma oggi non aspettavo visite.» Riprese in mano il volume che stava studiando fino a pochi istanti prima, un movimento quasi automatico. «Tuttavia, mi fa piacere un po’ di compagnia» il tono era placido, il sorriso - appena accennato - accogliente. «Dimmi, qual è il motivo della tua visita?». Dimenticando per un attimo il libro che aveva sulle ginocchia, accavallò le gambe e rivolse lo sguardo al giovane, concedendogli piena attenzione.
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view post Posted on 8/2/2021, 21:26
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L’atteggiamento della professoressa, evidentemente dispiaciuta dell’accaduto, fece sbollire il crescente imbarazzo di Seth. Qualche istante dopo essere entrato nell’ufficio, in seguito ai primi momenti di confusione totale, ritrovò se stesso ed il motivo della sua presenza in quel luogo. Non rispose all’invito della professoressa, ma si limitò a farle un debole sorriso poco convincente, mentre si accomodava davanti a lei in quella sorta di scrivania improvvisata fatta da numerosi libri. Non poté evitare di notare l’enorme disordine presente nella stanza. Seth odiava le persone disordinate. L’ordine per lui era piacere per gli occhi, quindi se doveva trascorrere del tempo in un luogo, prima doveva metterlo a posto. Ovviamente qui non si trattava della sua stanza, tantomeno del dormitorio maschile dei Grifondoro, quindi non poteva farci granché se non tirare qualche occhiataccia agli strati di polvere presenti sui libri che lo separavano dalla professoressa. Non si riteneva un maniaco dell’ordine, ma il suo atteggiamento era più forte di lui nei confronti della stanza nella quale si trovava. Un po’ titubante in questo disordine prese in mano la tazza di tè, facendo particolare attenzione a non sollevare altri maledettissimi acari, e bevve un piccolo sorso. "Azz, che caldo" Con la lingua ancora ustionata si decise finalmente a parlare per non sembrare troppo timido.
«Sono qui perché stavo cercando...» era partito in quarta, senza sapere cosa volesse dire con la frase iniziata, mentre la lingua chiedeva ancora pietà per la sorsata di tè bollente. «Stavo cercando... Un consiglio!» disse felice di aver concluso la frase, per subito accorgersi di non essersi spiegato affatto. «Volevo chiederle un consiglio sugli incantesimi... Anzi una domanda» concluse in fretta. Quell’attimo di soddisfazione terminò con un pensiero abbastanza logico e lampante "Beh, non è ovvio, sono dalla prof di incantesimi!?» Scosse velocemente il capo per darsi una regolata e prendere coraggio mentre la mente elaborava una domanda più dettagliata su quanto lo interessava. Non riusciva a guardare la professoressa negli occhi e sentiva le guance che stavano arrossendo di nuovo. Iniziò a giocare con la tazza che teneva ancora in mano, mentre provava a formulare una domanda decente nella sua testa. «Volevo chiederle come nascono gli incantesimi» disse dopo qualche attimo di silenzio. Era questa la vera domanda che si stava ponendo da qualche giorno, anzi da diverse settimane. «Come faccio a crearne uno tutto mio e darli un nome ed un particolare gesto d’esecuzione con la bacchetta?» In quel momento si sentì stupido ed ingenuo. Era chiaro che un mago giovane come lui non poteva inventare un incantesimo. Cosa gli era saltato in testa? All’improvviso tutta la sua curiosità mutò in paura per quello che poteva rispondergli la professoressa. Non voleva sentirselo dire, odiava essere trattato come un ragazzino e sentire la classica risposta: «Sei troppo giovane per capire». Qualche istante dopo aver concluso la domanda, Seth alzò lentamente lo sguardo con una faccia spaventata, pronto per alzarsi dalla sedia e scomparire fuori dall’ufficio se la professoressa non avesse dimostrato interesse nell’aiutarlo.




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tena prese tra le mani la sua tazza di the. L’aroma si diffondeva in sottili volute di vapore, procurandole una sensazione di rilassatezza e intimità. Il ragazzo fece lo stesso, portandosi la tazza alle labbra, con un gesto forse un po’ troppo rapido. Inclinò appena la testa, con fare curioso, e lentamente anche lei assaporò un sorso della bevanda. Soppesò il giovane mentre le parole iniziavano a sommarsi le une alle altre. Sembravano fuggire dalla lingua con eccessiva fretta, quasi scontrandosi tra loro, come se aspettassero da molto tempo il momento giusto per uscire. Poi rallentarono, tornarono sui loro passi, uscirono di nuovo. Parevano soldati confusi durante la guerra del Peloponneso. Atena trattenne un sorriso divertito e fece al Grifondoro un cenno incoraggiante con il capo, per incitarlo a proseguire. Stava cercando un consiglio. O meglio, aveva una domanda da porle. Sugli incantesimi. Beh, se non altro era nel posto giusto. Ci fu qualche istante di silenzio, infine la domanda. Atena alzò un sopracciglio con fare sorpreso, in un moto di stupore per la domanda che le era stata posta. Spesso nemmeno i ragazzi più grandi si interrogavano su simili questioni, limitandosi ad assorbire la solita tiritera.
«La tua è una domanda molto interessante» iniziò, posando la tazza sul tavolino – o ciò che fungeva da tavolino. «Per poter creare un incantesimo è bene innanzitutto avere un obiettivo molto chiaro da raggiungere. Un’intenzione, il più possibile precisa. Desideri cambiare il colore di un oggetto? Farlo levitare? Renderlo incandescente? Trasformare un ukulele in un luccio? Il risultato deve essere ben chiaro nella mente. Se questo non è chiaro, il rischio è che la Magia non venga controllata a dovere, e che sia lei a gestire l’esito dell’incanto, in modo casuale e del tutto imprevisto.» fece una pausa, per dare modo al ragazzo di assimilare il primo, fondamentale, requisito. «Una volta chiarito ciò che si desidera ottenere, si può pensare alla formula e al movimento. Può essere utile studiare le formule e i movimenti di incantesimi simili, spesso basta una piccola accortezza o una semplice modifica per arrivare al risultato desiderato. Inoltre può essere utile capire chi, prima di noi, ha tentato la nostra stessa impresa.» lo studio era fondamentale, non solo per avere un’ispirazione da seguire ma anche per capire quanti e quali passi erano stati compiuto fino a quel momento: qualcuno aveva già tentato di creare l’incantesimo in questione? Con quali risultati, e quali errori? Maggiore era lo sforzo di raccogliere informazioni a riguardo, maggiori le possibilità di riuscita. «Infine, serve molta pazienza e molta costanza. Si procede per tentativi ed errori. Si tratta di capire quale movimento e quale formula siano più adatti, tra un’infinità di possibilità. Se lo studio è stato sufficientemente approfondito, tutto risulterà più facile: avremo già una direzione da seguire, operando una prima importante scrematura. In questa fase non sono da sottovalutare le sensazioni, anzi oserei dire che sono altrettanto fondamentali. Maggiore sarà la sensibilità del Mago nel comprendere il modo in cui la Magia fluisce in lui, maggiore sarà la chiarezza nel comprendere cosa dovrà migliorare. La Magia scorre in modo troppo lento? Oppure in modo eccessivamente esplosivo? Incontra intoppi, nodi, mentre fluisce? Si disperde in un movimento troppo complesso? Tentativi ed errori.» La conversazione la stava stimolando, il tono si era fatto più vivace. Atena soppesò il ragazzo, osservando la reazione a tutte quelle informazioni. Infine prese nuovamente la tazza e la portò alle labbra.
«Hai intenzione di creare un incantesimo?» chiese con naturalezza, come se stesse chiedendo se insieme al the gradisse anche un biscotto.
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