I Totem del Guardiacaccia, Lezioni di apprendimento dell'intaglio del legno

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view post Posted on 4/1/2021, 12:59
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Un totem è un'entità naturale o soprannaturale che ha un significato simbolico particolare per una persona, un clan o una tribù, e al quale ci si sente legati per tutta la vita. La parola "totem" deriva da odoodem Ojibwe, "il suo gruppo di parentela"; quando si parla di albero totem esso rappresenta la tribù, nel caso si tratti di totem animale personale esso rappresenta l'animale che indica le qualità caratteriali dell'individuo. Un totem appresenta la saggezza, la conoscenza e la forza estrema di Madre Natura. Più che una guida, l'animale totem può essere considerato un vero aiutante ed un compagno di vita. Nella maggior parte dei casi è un'entità sia spirituale che reale.

Nei ritagli di tempo, dopo aver assolto ai suoi doveri di Guardiacaccia, Lucien Cravenmoore si diletta ad intagliare il legno. È una pratica d'uso comune a Durness, il piccolo villaggio sulla costa nord occidentale delle Highlands dove si trasferì con la famiglia prima di intraprendere gli studi a Hogwarts.
Un hobby che per anni aveva smesso di coltivare ma che ora, complice la possibilità di gestire meglio il proprio tempo ed ispirato dall'ambiente in cui si trova, ha ripreso ad esercitare.
Qualche pezzo lo ha esposto sul camino della capanna; i restanti, invece, li ha accatastati in un sacco di juta con l'intento di regalarli a ciascun visitatore che passi a trovarlo alla capanna, uno a testa.

Totem Aquila: impersona la forza divina; vola alta nel cielo, più di ogni altro essere vivente si avvicina al Grande Spirito. L’insegnamento dell’aquila è quello di saper considerare sia gli eventi positivi che quelli negativi come esperienze che obbediscono ad una volontà superiore e aiutano a sviluppare la nostra consapevolezza.

Effetto: chi viene in possesso di questo totem aumenterà il proprio carisma, divenendo un esempio per chi gli sta accanto grazie alla sua capacità di accogliere in maniera obiettiva, mite e propositiva gli eventi della vita. + 1 PM

Totem Lupo: viene posto in relazione alla stella Sirio (costellazione del Leone) da cui, secondo la leggenda, provenivano i maestri dell’antichità. Il lupo è considerato un maestro che dopo un lungo viaggio torna al branco di appartenenza, a cui dona la propria esperienza. Usando la forza del lupo riprendiamo contatto con il nostro maestro interiore.

Effetto: il possessore di questo totem disporrà di una maggiore saggezza e maturità. + 1 PM

Totem Corvo: aiuta a modificare lo stato di coscienza ed incoraggia ad affrontare il grande mistero. È saggio ma anche molto autocritico; spesso infatti sente il desiderio di analizzare ogni cosa attorno a sé. Per ottenere migliori risultati in vari ambiti della propria vita è consigliabile mettere da parte la forza bruta ed agire in modo più razionale e intelligente.

Effetto: chi ottiene questo totem diverrà molto riflessivo riguardo sé stesso, giungendo a considerazioni personali che potrebbero illumargli un nuovo cammino mai considerato fino ad oggi. + 1 PM

Totem Gatto: questo animale totem sostiene la fortuna in amore, esalta il sesto senso ma non supporta l'intelletto. Perciò, per raggiungere obiettivi ambiziosi nella vita, occorre un allenamento mentale costante. Il gatto offre anche resistenza fisica e buona sorte.

Effetto: il possessore di questo totem irrobustirà il proprio fisico, disporrà di una migliore agilità, riflessi ed equilibrio. + 1 PC

Totem Toro: aiuta a fare un passo indietro quando tutto sembra precipitare nell'abisso e si comincia a perdere la fiducia. È uno degli animali totem più potenti poiché influenza la mente delle persone, aiutandole a risolvere i loro conflitti e indicando loro intuitivamente la strada giusta da percorrere.

Effetto: colui che avrà con sé questo totem acquisirà un maggiore benessere psicofisico dato dalla risoluzione di alcuni suoi conflitti interiori e l'intuizione della strada giusta per lui. + 1 PS

Totem Delfino: questo animale combina tutti gli elementi: è una figura ardente, galleggia nell'acqua, respira nell'aria e rappresenta la saggezza della terra. Per fare tutto al meglio, chi ha questo animale guida dovrà fissarsi determinati obiettivi nella vita, distogliendo l'attenzione dalle cose negative e da tutto ciò che è inutile.

Effetto: chi pescherà questo totem godrà di un umore migliore e di una maggiore fiducia nel raggiungimento dei risultati prefissati. + 1 PS

Totem Tigre: questo totem ha tutto il necessario per dare sostegno nel perseguimento dei risultati in ogni ambito della vita. La tigre può spingere all'egoismo, pertanto non bisogna mai dimenticare tutte le persone da cui si è ricevuto aiuto. La tendenza è quella di non perdonare gli altri finché questi non ammetteranno la loro colpa.

Effetto: chi disporrà di questo totem sarà più lungimirante, riuscirà ad avere migliori relazioni sociali e sarà più incline di prima al perdono. Il suo stato di salute, oltre a quello psichico, ne beneficerà. + 1 PS

Totem Cane: nessun problema con gli obiettivi da perseguire; però è spesso difficile trovare la motivazione per procedere sulla strada verso la felicità. Chi è guidato dal cane può essere molto pigro, ma il totem è sempre in grado di mostrare il modo di riuscire negli studi, nel lavoro e nella vita privata. In modo particolare aiuta a trovare amici e l'anima gemella.

Effetto: chi possiede questo totem sarà più fortunato nelle relazioni a lungo termine, siano esse di amicizia, lavorative o sentimentali. In più, le persone tenderanno ad essere maggiormente fiduciose nei suoi confronti. +1 PC


Chi farà visita al Guardiacaccia, postando in questo stesso topic, avrà la possibilità di svolgere una lezione con Lucien su come intagliare il legno. Al termine della lezione si riceverà in regalo un totem, intagliato da lui, che verrà estratto a sorte dal suo grande sacco.
Ad ogni animale è associato un numero crescente (partendo dall’aquila che vale 1, fino ad arrivare al cane che vale 8) e l'estrazione avverrà mediante un sito di estrazione di numeri casuali.

Le lezioni sono aperte sia agli studenti che al personale scolastico.

Le lezioni sono aperte anche a gruppi per un massimo di 3 Pg. In tal caso il primo a postare è tenuto a specificare il numero dei compagni.

Nel topic si può sostenere una role di apprendimento alla volta. Prima di postare bisogna assicurarsi che nessun altro al momento stia apprendendo l'arte dell'intaglio del legno e mandare un mp a questo account.
La suddetta role è cumulativa con Quest, Apprendimenti e Duelli in quanto gestita dal Guardiacaccia in persona.

Ogni personaggio può ricevere un solo totem.

Se avete già ricevuto il totem ed avete piacere ad interagire con il Guardiacaccia potete contattarlo tramite gufo/mp.


Edited by Horus Sekhmeth - 16/5/2023, 14:50
 
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view post Posted on 6/1/2021, 18:09
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kjo1RGh
Niahndra Alistine
18 anni • STUDENTESSA DI TASSOROSSO AL V ANNO
Quell'anno le vacanze natalizie erano iniziate e finite prima ancora che Niahndra potesse rendersi conto dell'arrivo della stagione invernale. Aveva davvero già passato metà anno al castello? Il tempo le era scivolato dalle dita con una rapidità allarmante e adesso faticava a recuperare il passo dopo la breve interruzione didattica. Sentiva addosso il medesimo torpore che s'attarda sulle palpebre e le appesantisce l'indomani di una nottata non abbastanza riposante.
«Mi si stanno incrociando gli occhi.» Niahndra buttò la testa all'indietro mentre s'accasciava sfiancata allo schienale della sedia.
Paul non si degnò neppure di smettere di scribacchiare qualcosa sulla pergamena davanti a lui. Era in grado di tirare a diritto per ore senza dare segni di frustrazione o cedimento, ma lei era diversa. Rimanere assorbita dallo studio in biblioteca tutto il giorno tutti i giorni si rifletteva in negativo sia sulla sua mente che sul suo fisico, che iniziava a smaniare per un po' di movimento. Le mancavano gli allenamenti di quidditch —sospesi durante le vacanze— nonostante le temperature rigide registrate all'esterno.
«Esci.» La voce di Paul giunse inaspettata.
«Cosa?»
«Esci, va' via di qua.»
Niahndra sbatté gli occhi lentamente, in attesa. Lei e Grindelblack erano amici da troppo tempo perché i suoi rimbrotti potessero offenderla, ma ciò non le impedì comunque di guardarlo con del genuino sconcerto sul volto.
Lui si staccò dalla pergamena con uno sbuffo spazientito, forse consapevole dello sguardo dell'amica su di sé, e con la piuma le indicò qualcosa sotto il tavolo. Nello specifico, la gamba di Niahndra. La gamba di Niahndra che —si accorgeva adesso— ballava ad un ritmo incalzante e snervante al tempo stesso facendo traballare la superficie del banco.
Con uno sforzo di volontà la ragazza bloccò il movimento, salvo poi iniziare a tamburellare con le dita senza neanche rendersene conto.
«Merlinoladro, Alistine, levati di qui o do fuoco ai tuoi appunti.»

• • •


Niahndra aveva optato per sgranchirsi le gambe. Si trattava di una decisione tutta sua, assolutamente non influenzata da commenti o minacce esterne, beninteso. Molto semplicemente era arrivata alla conclusione che fosse inutile stare ad ammattire sui libri quando la testa non dava segni di voler collaborare.
Si era bardata di tutto punto (guanti alle mani, sciarpa tirata su fino al naso e cappello calato sopra gli occhi) e aveva lasciato che i piedi la conducessero fuori dalla scuola, lungo il sentiero principale che si srotolava verso ovest per poi spaccarsi in due. Era la strada che faceva di solito per andare agli allenamenti di Quidditch. Se avesse svoltato a sinistra, infatti, avrebbe proseguito verso il campo mentre la direzione opposta l'avrebbe condotta alla foresta proibita.
Se anche avesse voluto farsi qualche giro di campo a corsa le mancava il cambio d'abiti, in più —sospettava— vedere lo stadio deserto non avrebbe giovato al suo umore.
Si grattò il naso mentre spostava il peso da una gamba all'altra. Niahndra Alistine che ricercava attivamente compagnia? C'era davvero una prima volta per tutto.
Alla fine si avviò verso la foresta proibita, guidata da uno stralcio di notizia che in quei giorni era girato durante le lezioni di cura delle creature magiche. Non era sicura della loro veridicità, ma tanto valeva controllare: in fin dei conti non aveva di meglio da fare.
La scelta parve ripagarla perché qualche minuto dopo incrociò un'altra figura. Incerta, sbirciò da sotto il cappuccio per osservare di sfuggita il secondo studente senza voler risultare troppo ovvia; presto le loro traiettorie si sarebbero incrociate e lei aveva la vaga sensazione che avrebbe dovuto riconoscere i lineamenti che man mano si facevano più nitidi. *Meno quindici secondi.* Sudò freddo mentre il cervello scansionava volti e nomi pescati a caso dalla memoria senza alcun riscontro utile. *Meno otto...* Avrebbe dovuto far finta di niente? Meglio procedere in un silenzio imbarazzato? Forse sì. *Tre...due...*.
«Casey!» *GRAZIE.* Poche cose le donavano la stessa soddisfazione che provava quando riusciva a rimettere a posto i tasselli sparsi del puzzle che era la sua mente; in quelle occasioni era talmente immersa nei suoi pensieri da non accorgersi di star gesticolando o star parlando da sola ad alta voce.
Il senso di appagamento, tuttavia, venne dissipato in fretta non appena la ragazza ebbene modo di accorgersi che l'altra l'aveva notata. Una cosa che capita, specie se chiami qualcuno col suo nome come foste amici di lunga data. Subentrarono rapidamente l'imbarazzo... e il panico.
«No, cioè, voglio dire» Chiuse di scatto la bocca, si dette due secondi per pensare e la riaprì. «Casey, giusto? Eri con Breendbergh allo scorso ballo estivo.»
Non si aspettava che la ragazza la riconoscesse davvero o che distinguesse il suo volto tra quello dei numerosi Tassorosso presenti al brindisi, specie imbacuccata com'era. Però aveva dovuto salvare la faccia, in qualche modo, e quello pareva il male minore.
Continuarono a camminare per inerzia. I passi erano appena meno spediti rispetto a prima e producevano un continuo scricchiolio sul terreno ghiacciato. Dopo poco, Niahndra si decise a rompere il silenzio.
«Anche tu sei diretta al capanno?» Una domanda abbastanza inutile dato il sentiero che stavano percorrendo, ma l'argomento, pur non brillante, aveva battuto le due alternative: parlare del tempo o parlare di Camillo. «Non so se è vera la storia delle lezioni di intaglio», continuò dando voce alle sue riflessioni. «ma se è così sembra più amichevole dell'ultimo guardiacaccia che abbiamo avuto.» Si sentì ingiusta nei confronti del signor Carter, ma il disagio sparì lesto com'era sopraggiunto.
Ridacchiò alla confidenza di Casey, ma quando fece riferimento alla bacchetta le rivolse un'occhiata confusa. «Ce l'ho, ma servirà? Pensavo sarebbe stato un lavoro manuale, pare essere un prerequisito per il ruolo di guardiacaccia.» Le venne spontaneo stemperare la situazione con un po' di ironia da quattro soldi, però non era sicura che l'altra ragazza condividesse il suo umore. *Per niente.*
Poco interessata ai pettegolezzi, Niahndra cascava spesso dal pero quando si trattava di mettersi sul pezzo con le dicerie e le novità di corridoio. Per questo motivo i nomi e i fatti a cui l'altra stava facendo riferimento le apparivano lontani e sfocati. Fece del suo meglio per stare al passo e colmare i vuoti che aveva traendo le sue deduzioni.
«Mmh, è così bello?» Lo chiese con un sopracciglio inarcato ed un certo distacco, mossa più dal genuino desiderio di comprendere le dinamiche che le venivano dipinte piuttosto che da curiosità femminile. Neppure lei era stata risparmiata dalle infatuazioni leggere e superficiali che colgono gli adolescenti, indifferente ai divari in termini di età o ruolo fintantoché simili capricci rimanevano nella sua testa; in quel caso, però, a muoverla era il desiderio di capire.
«Magari si conoscevano.» Azzardò senza convinzione. Non le sfuggì il fervore di quelle insinuazioni, ma non si stupì più di tanto: anche lei, in una situazione simile, si era lasciata prendere facilmente dall'irritazione. Perciò, fece un appunto mentale per archiviare quelle chiacchiere finché non si fossero rivelate utili o non avessero acquisito più legittimità di un "sentito dire". Certo era che non avrebbe potuto semplicemente cancellare quelle parole o il principio di disagio che avevano richiamato.
«Quindi, quella della lezione è solo una scusa per indagare.» Una parte di lei apprezzò l'intraprendenza.
Presto, la capanna comparve nel loro campo visivo. Anche strizzando gli occhi, Niahndra non avrebbe ancora saputo dire se vi fosse movimento all'interno o se il fumo del camino tradisse una qualche presenza. Non si preoccupò: nel peggiore dei casi aveva fatto una passeggiata a vuoto.
Decay will feed the bloom

Battezziamo il topic? Siamo in 2 :flower:
 
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view post Posted on 21/1/2021, 12:04
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KC ▴ PREFETTO GRIFONDORO ▴ III ANNO
Gli scarponi sprofondavano nella neve come un dito nella gelatina. Cadevano in fondo, fino a toccare il terreno, imbevendo i pantaloni fino ai polpacci, i calzettoni e persino le ossa di freddo ed umidità. Casey guardava con aria schifata il processo di inglobamento di piedi e gambe dentro la neve, nemmeno stesse sguazzando nelle fogne di Hogwarts, rabbrividendo ad ogni passo. Abbassava la gamba, sprofondava, imprecava, la rialzava, per poco non perdeva l'equilibrio e via con un altro passo. Si pentì amaramente di aver assecondato l'improvviso e insensato desiderio di una promenade nei pressi delle serre, dove la boscaglia e i sassi erano troppo fitti affinché al guardiano venisse in mente di spalare anche lì. Lei odiava la neve con tutta se stessa. Bearsi protetti dal vetro di una finestra della visione del manto nevoso - anche se più che un manto, quel giorno sembrava che un gigantesco Yeti avesse dato di stomaco sulla scuola - era tutta un'altra storia rispetto allo sguazzarci dentro.
Effettivamente potreste dirmi "perché diamine la pupa non si è fatta un Fuocondro addosso o un qualsiasi altro incantesimo impermeabilizzante?", ma, ragazzi, quando qualcuno si sente baciato dalla Sfiga ricordarsi di avere dei poteri magici non è così scontato.
Dunque, Casey stava camminando verso la capanna di Lucien Cravenmoore, il nuovo guardiacaccia. Vi direi subito cosa l'abbia spinta ad andare fin lì, ma l'imprevisto incontro con Niahndra Alistine è riuscito a donare un bel po' di pepe in più alla trama, dando modo a tutti noi di gioire della lezione di intaglio sotto molti più punti di vista.
«Uh?» Si sentì chiamare. Sebbene la Tassorosso fosse visibilissima da lontano - camminava saviamente sul sentiero spalato - lo sguardo concentrato sulla neve di Casey le impedì di notarla in anticipo. Cadde dal pero, e, cadendo e ritrovandosi all'improvviso il volto dell'altra davanti agli occhi, la connessione ai ricordi più bizzarri dello scorso ballo fu immediata. Un paio di corna affusolate, faccia dipinta con strisce rosse, un bel vestito. Tutto sommato un outfit memorabile, che le stava anche bene a un primo sguardo.
«Niahndra, vero?» Ed ecco che anche l'altra si collegò al ballo estivo. «Sì, sono io! E' passato un po' di tempo.» Sorrise amichevole, trattenendo il dolore di un invisibile pugno che le colpì lo stomaco sentendo il nome di Camillo. Che venne subito dopo sostituito da un filo di nervosismo per la successiva domanda. «Sì, sono diretta anche io lì per la stessa cosa. Da quel che mi hanno detto si faranno queste lezioni.»
Per lo meno il discorso non continuò sul filo del Tassino in comune, anche se quello del corso di intaglio poteva reputarsi un argomento altrettanto pungente per lei. In effetti la Nostra aveva puntato sul clima freddo e inospitale nella speranza di ritrovarsi da sola a seguire la lezione, senza testimoni. Benché nessuno sapesse cosa si celasse dietro la sua partecipazione, il fatto che dovesse andarci a tutti i costi rappresentava una terribile onta per il suo orgoglio. Fra i mille corsi, proprio quello di segheria non le interessava.
«Non ho mai conosciuto il guardiacaccia Carter. Mi ricordo solo qualche sua occhiataccia quando da piccola mi avvicinavo troppo alla Foresta e all'orto delle zucche.»
L'argomento sui guardiacaccia era sempre stato uno dei preferiti dei primini, almeno quando c'era Carter. Quell'omone tenebroso che si aggirava attorno alla sua capanna con un'accetta in mano destava sia un po' di curiosità che di paura più o meno in tutti. Casey non avrebbe mai detto lo stesso di Cravenmoore, che aveva tutta l'aria di esserne l'opposto. Fra le poche volte che l'aveva visto di sfuggita negli esterni e in Sala Grande all'ora dei pasti, quella del ballo prima della Vigilia le era rimasta parecchio impressa.
«Mah, a me pare un gran mandrillo, il signor Cravenmoore. Non so se c'eri al ballo d'inverno, sembrava parecchio interessato alle studentesse. In particolare ha ballato tutta la sera con Mary Grenger, mia concasata. Non mi è piaciuto.»
Diceva la verità. Prima dell'esplosione della faida fra Grifondoro e Serpeverde, li aveva tenuti d'occhio costantemente, in attesa di coglierlo mentre abbassava la manina più del dovuto su Mary. Le lanciò un'occhiata divertita. «Spero tu abbia la bacchetta.» Altro che Stupeficium, gliel'avrebbe infilzata in un occhio se si fosse atteggiato in maniera strana con loro. Rise. «No, infatti. Non credo che taglieremo il legno a colpi di Diffindo, almeno lo spero. Sembra difficile.»
Alla successiva domanda di Niahndra, Casey alzò un sopracciglio fissando il sottile strato di neve adagiato sul sentiero. Era bello, il signor Cravenmoore? Francamente i suoi occhi non erano caduti sulle ciocche morbide e sui pettorali dell'uomo, cosa che invece molte altre studentesse sembravano aver fatto considerati gli stormi di pulzelle che ormai di frequente trotterellavano attorno alla capanna. Effettivamente, la speranza di non avere testimoni era piuttosto vana. Fortuna però che Niahndra non era una di loro.
Adesso che ci rifletteva, il nuovo guardiacaccia era oggettivamente un bell'uomo. Non che le interessasse.
«Suppongo che alla ragazzine piaccia. Ma non c'è da stupirsene. Li prendono giovani e aitanti, manco vivessimo in un fotoromanzo. Secondo me, la magia di Hogwarts gli impolpetta a tal punto il cervello da credere di starci davvero dentro.» Povero Lucien. «Hai mai letto "Cinquanta colpi di bacchetta"? No? Che porcata. Ecco, quello intendo.» Capito?
«Però non so se si conoscevano già da prima. Direi che lo scopriremo presto.» Si voltò dunque verso Niahndra con un sorrisetto. Le aveva già chiesto della bacchetta a portata di mano?

Probabilmente il fatto di avere finalmente un argomento su cui scaricare la frustrazione data dal dover partecipare a quel corso aveva animato la peggior squadriglia di emozioni represse, tanto da trascinarci dentro pure la Tassorosso. Casey era solita far dramma e allarmarsi più del dovuto, ma non si aspettava proprio l'ultima domanda dell'altra.
La fissò per qualche secondo, non appena arrivarono allo spiazzo di fronte alla capanna. Si sentiva persino da fuori il rumore degli ingranaggi darci dentro nel suo cervello. «Sì» rispose. Un lampo le attraversò gli occhi. «E' proprio per questo che sono qui.» *E non perché la McLinder crede che darmi ai lavoretti manuali potrebbe aiutarmi a gestire le mie esplosioni di rabbia, manco fossi una carcerata.*
«Be', che facciamo? Bussiamo?» Sollevò le sopracciglia e sorrise. Si avviò verso la porta seguita dalla compagna e bussò tre volte.

SHE WORE A SMILE LIKE A LOADED GUN
Ecchime :<31:
 
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view post Posted on 23/1/2021, 14:18
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Il tempo scivolava dalle dita come granelli di sabbia, impossibile da ghermire con un'unica presa di posizione. Come se ne osservava la dispersione nel vento o nell'acqua, allo stesso modo si era indotti a fare con le molteplici occupazioni con le quali si cercava di non sprecare nemmeno un secondo. Sgombro di impellenti impegni lavorativi, il Guardiacaccia di Hogwarts aveva speso le ultime ore ad intagliare il legno, un'occupazione che gli distendeva la mente ed offriva un peculiare escamotage per nutrire la piccola dimora di ulteriore disordine. Non era mai stato affine al riordino maniacale, prerogativa della madre babbana, la quale sembrava esser riuscita ad indottrinare Safia piuttosto che il fratello maggiore. E nemmeno gli importava, fintanto che dimorava da solo senza dover rendere conto a terzi dello stato di caos apparente in cui versava la capanna; apparente perché nella disposizione causale ed accatastamento generale il padrone di casa configurava una logica personale che gli permetta di trovare qualsiasi oggetto sepolto da giorni. Trucioli di varie sfumature cromatiche formavano un pattern naturale che offriva una curiosa tridimensionalità al pavimento costituito di travi lignee. Nell'ambiente ridotto permeava il profumo del legno e segatura miscelato a quello di erbe come Melatonina e Melissa che il mago adoperava per realizzate le proverbiali sigarette di pergamena che durante gli anni di studio ad Hogwarts, assieme alle pozioni, gli erano valse dei fruttuosi gruzzoletti di Galeoni spesi in scherzi e dolciumi. Tempi perduti che dimoravano sotto forma di ricordi preziosi che Lucien custodiva gelosamente e che rappresentavano uno spaccato della sua adolescenza, per alcuni aspetti analoga a quella che gli studenti del castello vivevano quotidianamente mentre lui li osservava distante, intendo ad occuparsi delle proprie mansioni, con un sorriso a modellargli le labbra.
Le canzoni più celebri delle Sorelle Stravagarie avevano graffiato l'ambiente finché Lucien non aveva optato per un cambio di rotta, sfruttando il grammofono che Jolene gli aveva regalato quando si erano beccati nel negozio d'antiquariato di zio Jacques e puff, la piccola stanza circolare era stata inondata dall'heavy metal. Ritmi fortemente aggressivi avevano partorito un suono potente, ottenuto attraverso l'enfatizzazione, l'amplificazione e distorsione di chitarre, bass, e voci. In molti avevano storto il naso in passato nell'appurare che l'enigmatico ex Corvonero, la cui personalità li aveva indotto a crederlo appassionato della musica soft, amasse invece quel genere musicale. Egli non aveva mai fatto mistero del proprio sangue sporco e molti elementi che lo riguardavano, dal vestiario al parziale arredamento della sua dimora, lo gridavano a pieni polmoni.
Man mano che si fossero avvicinate alla capanna, le due studentesse avrebbero potuto cogliere il trambusto che animava l'abitazione, unitamente alla coltre di fumo che sfumava dal piccolo comignolo in pietra. Il padrone di casa nemmeno le avrebbe udite se avessero bussato alla porta, ma il caso volle che si trovò a spalancarla dopo essersi accorto che gli mancava uno strumento importante per le rifiniture di un intaglio. Fortunatamente prima di attivarsi per ripescarlo aveva pensato bene di spegnere quel trambusto assordante. Animato dal desiderio di appropriarsene al più presto e convinto di venire accolto solo dal silenzio frammentato da qualche suono naturale proveniente dalla foresta, Lucien schiuse la porta. Trucioli impertinenti facevano capolino dai capelli spettinati e la camicia da boscaiolo a quadrettoni non aveva un punto che fosse abbottonato - a causa delle alte temperature che il camino acceso offriva al piccolo ambiente.
«Porco merlino!» sbottò quando le iridi dilatate dalla sorpresa abbracciarono le figure femminili. La sua mente elaborò un unico sottile pensiero: Lucille mi spennerà manco fossi un Fwooper che le silura il cranio da ore con il suo canto!
Le mani, sporche e rivestite di un pattern di tagli e calli, si fiondarono sulla camicia per abbottonarla a dovere, lasciando il petto nerboruto un fugace e lontano scorcio sa seppellire con ricordi più consoni.
«Ehm...buongiorno ragazze..» cercò di darsi un tono, con scarsi risultati, picchiettando la suola degli anfibi slacciati sul nevischio attecchito sull'uscio. La sua voce produsse piccole volute eburnee che si dispersero in pochi secondi, lasciando spazio al manto innevato che ornava la natura intorno a loro. «Noto che le temperature si sono abbassate dall'ultima volta che ho messo piede fuori casa. Prego, accomodatevi. Il tepore del camino e volendo del tè bollente vi offriranno un caldo ristoro.» avrebbe aggiunto, facendo loro spazio in modo che potessero fare il loro ingresso nella dimora. Se le ragazze avessero accrttato l'invito, la soluzione abitativa che avrebbero trovato sarebbe stata accogliente, seppur avvolta nella caotica dispersione di oggetti vari ed eventuali che per fortuna non sarebbero valsi un richiamo da parte della Darmont, o di chiunque fosse autorizzato a farlo. A capeggiare sul tavolo circolare posto al centro della stanza, le due avrebbero potuto scorgere dei ceppi di legno di varie cromie ed oggetti babbani che con ogni probabilità non avevano mai visto prima. Lucien avrebbe descritto un ampio arco col braccio, esortandole a prendere posto sui ceppi che fungevano da sedie.
Avrebbe poi armeggiato con una teiera di porcellana dai ricami orientali e piccoli bicchieri lavorati in maniera grossolana, poggiando il tutto in un tagliere intagliato che avrebbe posizionato su uno degli sprazzi rimasti liberi del ripiano ligneo. La figlia di Godric e quella di Tosca avrebbero potuto scegliere se servirsi o meno, ugualmente il crepitio del fuoco avrebbe mosso un suono rilassante e piacevole all'udito ed avrebbe scaldato le loro membra infreddolite.
A quel punto il Guardiacaccia si sarebbe seduto prendendo tra le braccia quattro ceppi di diversa venatura e gradazione di colore, ruotandoli per mostrar loro le varie angolazioni. «Prima che arrivaste ero occupato ad intagliare dei ceppi di legno. È un'arte assai diffusa nel villaggio dove ho trascorso una fetta di infanzia e mio padre me l'ha tramandata. Vi andrebbe di provare anche voi? Sempre che non possa esservi d'aiuto in altri modi.» avrebbe proposto loro, alludendo alle molteplici motivazioni per cui degli studenti del castello avrebbero potuto necessitare dei suoi servigi. Qualora avessero accettato, un'ultima esortazione avrebbe fenduto le note ripetitive. «Ciascuna può scegliere uno di questi.» Rispettivamente, i legni proposti sarebbero stati di pino cirmolo, tiglio, obeche e pioppo.

The woods are never solitary. They are full of whispering, beckoning and life



Edited by Atonement. - 17/2/2021, 11:42
 
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view post Posted on 3/2/2021, 14:31
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Niahndra Alistine
18 anni • STUDENTESSA DI TASSOROSSO AL V ANNO
L'ultima uscita di Casey le aveva lasciato un sorriso divertito sulle labbra, la risatina che già si spegneva in gola vinta dal freddo. Non aveva tutti i torti, doveva ammetterlo. L'età dei diplomandi si era allungata mentre quella del corpo docenti si era scorciata producendo un guazzabuglio confuso nel quale era facile rimanere disorientati. Cionondimeno, accuse del genere non erano da sbarellare a cuor leggero e Niahndra non aveva idea di che tipo fosse la Bell. *Voglio dire, bazzica con Breendbergh.*
Per cui si era limitata ad annuire per poi aspettare compostamente che qualcuno rispondesse al loro appello. Avvicinandosi avevano avuto modo di scorgere alcuni indizi che tradivano la presenza di persone all'interno, era già qualcosa.
Nonostante avessero bussato, la fermezza con la quale la porta venne aperta colse Niahndra di sorpresa; specie quando alle travi lignee si sostituì la figura mezzo svestita del guardiacaccia.
Niahndra trattenne bruscamente il respiro, le palpebre che sfarfallarono un paio di volte per accertarsi che non fosse impazzita. *Uhm.* L'imprecazione dell'uomo sarebbe bastata a sciogliere la tensione non fosse stato per i commenti e le allusioni che lei e Casey si erano scambiate fino a quel momento. Una parte di lei avrebbe voluto occhieggiare l'altra studentessa non sapendo che reazione aspettarsi, ma si limitò a drizzare le spalle e indurire la propria espressione mentre lo sguardo si staccava dalle dita del guardiacaccia per fermarsi all'altezza del suo viso. Con un po' di fortuna avrebbero potuto fingere che non fosse successo niente.
Inclinò la testa a mo' di saluto prima di annuire educatamente al commento sulle temperature. In effetti, dalla porta della capanna serpeggiavano volute di calore; una lusinga che —si vergognava di ammettere— sciolse la maggioranza delle sue riserve.
Si schiarì la gola. «Grazie. La prospettiva di una tazza di tè suona bene.» Un tentativo come un altro di stemperare l'imbarazzo.
Questa volta si girò verso Casey per studiarla brevemente e poi entrò nello spazio accogliente quanto caotico della capanna. C'erano troppi oggetti e di natura troppo disparata perché lei potesse prendere nota di tutto per cui si limitò a seguire le direttive dell'uomo e accomodarsi su uno dei grossolani panchetti a disposizione. Accettò di buon grado il tè e dopo essersi spogliata dei capi più pesanti allacciò le dita intorno al bicchiere per scaldarle.
Fu grata al signor Cravenmoore —per quanto l'appellativo stonasse— per aver introdotto la questione, sollevandole dall'onere di dover spiegare la loro presenza lì. Annuì. «Sì, eravamo giusto curiose.»
Poggiò anche i gomiti sul tavolo inclinando leggermente il peso in avanti mentre studiava i diversi ciocchi. «C'è qualche differenza che dovremmo tenere a mente, tra i quattro? Chiedo perché onestamente non sono buona neanche a pelare patate e non vorrei imbarcarmi in una sfida con un legno particolarmente ostico.» Il tono era ilare, accompagnato da un cenno di scuse per aver appena comparato un'arte tanto cara al guardiacaccia con le (dis)abilità di uno sguattero.
Non sapeva assolutamente niente di intaglio né si sarebbe mai immaginata di partecipare ad un corso di quel genere, ma ricordava di essere rimasta affascinata dagli interventi al primo anno sull'arte delle bacchette. Sarebbe stato incauto da parte sua comparare le due cose, ma di certo erano presenti delle somiglianze...a partire dalla materia prima.
In mancanza di direttive particolari da parte dell'uomo, Niahndra avrebbe puntato il dito contro il primo ceppo, il pino. «Mi ispira quello.» Era probabile che se lo stesse immaginando in quel guazzabuglio di stimoli, ma le pareva che avesse un odore piuttosto piacevole.
Nel frattempo, buttò giù un sorso di tè.
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La fortuna arride agli audaci. Mai detto fu più azzeccato nella storia della vita di Casey, nemmeno quando si dondolò nel vuoto e nell'oscurità con una corda marcia dentro le miniere di Godric's Hollow in cerca di un tunnel invisibile.
Ah, il signor... signor? Forse era meglio dire il marpion Cravenmoore aprì l'uscio della sua capanna incarnando in tutto e per tutto il personaggio protagonista dell'ultimo libro pubblicato dalla vecchia autrice di "Cinquanta colpi di bacchetta", ovvero "Fenici maledette: il mistero dell'uccello di fuoco". Insomma, quella ci aveva provato a scrivere qualcosa di serio, ma evidentemente il malinteso - o quello che era - risiedeva negli anfratti più intimi della sua anima e governava la sua penna.
Così il guardacaccia si era presentato mezzo ignudo e ricoperto dalla testa ai piedi di trucioli su un sottofondo di distorsori, fuzz, doppi pedali, bassi a sei corde e growl. Il bestemmione finale, ciliegina immancabile su un piatto ben armonizzato, non mancò di giungere alle orecchie della Grifondoro. Avrebbe voluto esclamare anche lei "Porco Merlino", ma era meglio lasciare i riflettori sulla vittima, forse non tanto "povera", di quel pomeriggio.
Comunque, tanto per contenere la sorpresa e non sembrare colta alla sprovvista dalla situazione, rimase impassibile e severa. Un «Ciao» secco e giudicante ricambiò il saluto dell'uomo. La prima clausola del codice Caseyano esplicitava che il rispetto era solo per chi lo donava a sua volta, vecchio o giovane che fosse.
La Tassorosso entrando si voltò verso di lei e Casey scrollò le spalle. Con aria annoiata alzò le sopracciglia e annuì. *Insomma, Niahndra, che ti aspettavi? Lo sapevo, era più che certo, e sono sicura che nascosta qui da qualche parte c'è persino una ciocca di capelli tagliata di nascosto alla Grenger dopo il ballo o un pezzettino del suo vestito. Che gran maniaco.* Poco dopo ragionò sull'ilare combinazione di eventi e che perlomeno da quel punto in poi si sarebbe dovuta preoccupare poco della Tassorosso. Casey era lì per indagare sull'evidente necessità di mettere in mostra la propria virilità del marpion Cravenmoore, non per fare i lavori forzati.
Si accomodò togliendosi dunque il freddo di dosso e accogliendo di buon grado il calore. Estremamente divertita dai fatti, nascondeva le risa dentro di sé nonostante il sorriso beffardo accennato sulla bocca. Sentì che la vita, proprio in quel momento, le aveva dato in mano l'assurda occasione di poter dire e fare di tutto. Studiò l'ambiente, dai trucioli al camino, criticò mentalmente ogni frase detta dal guardiacaccia che accostava ai bestemmioni le buone maniere.
Declinò con un cenno del capo la proposta del tè e con un'occhiata ammonì il "sì" di Niahndra. Che ne sapeva lei di cosa c'era in quella bustina di erbe? Bastava un po' di elleboro per crollare come un sasso narcolettico sul sofà. Delirava, Casey, e si lasciava trascinare dal copione di quello spettacolo messo su all'improvviso, pronta a dar voce al suo personaggio. Marpion Cravenmoore era l'antagonista, la Tassorosso il pubblico scioccato.
«Davo per scontato che l'avremmo fatto.» Ed eccola farsi strada a spada tratta lungo gli assi di legno, in mezzo al sipario. Guardò Lucien, poggiò i gomiti sulle ginocchia larghe chinandosi in avanti, dandosi aria annoiata e saccente. Il mento poggiato sul palmo destro. «Dicono che a quest'ora qui ci sia un corso di intaglio. Sono venuta per questo, almeno io, e non per bere amichevolmente un tè davanti al camino.»
Oh, non le piaceva quello lì e lei non voleva piacere a lui, soprattutto adesso che tutto favoriva la sua messa in scena. Doveva stare in guardia Lucien. Non bastava quella finta gentilezza per farle abboccare e prendere in mano i suoi ceppi. Sfida di sguardi e d'arguzia, lei ne era convinta. Si sentiva gli occhi di Niahndra addosso, forse leggermente sconvolta e anch'ella giudicante, ma orgoglio e figaggine le impedivano di ricercarlo. Così, mentre fissava imperterrita e colma di sfida Lucien, allungò la mano per prendere un pezzo di legno. Le dita esitarono per qualche istante sul tiglio. Una strana vibrazione le stuzzicò la sommità della fronte trovandosi in sua prossimità, sussurrandole una lieve affinità con esso. Proprio per questo, com'era suo solito quando la vocina dell'intuito si palesava, non la ascoltò, e afferrò il pioppo con un briciolo di rabbia.

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Lungi dal volerle imbarazzare con uno scorcio di cute scoperta, Lucien non potè esimersi dal ridere di sé stesso, reputandosi malaccorto per aver trasvolato un simile dettaglio senza così eludere l'evitabile. La propria disattenzione sfociò in due distinte conseguenze: da una parte fomentò la crociata rosso oro e dall'altra parve mettere a disagio la compagna tassa, com'era più facile aspettarsi. Lucien vi porse comunque rimedio troppo tardi e quando promosse una cortese proposta ebbe l'impressione di offrire ulteriore carne al fuoco alla biondina, senza tuttavia coglierne il motivo; con ogni probabilità qualsiasi mossa avrebbe fatto sarebbe passata sotto il suo astioso giudizio con scarne possibilità di appellarsi ad considerazione positive. La mora acconsentì di buon grado ad una tazza di tè mentre prevedibilmente la sua compagna rifiutò stoicamente.
Una volta introdotte nella sua umile e caotica dimora, il Guardiacaccia provvide ad allungare alla prima la tazza di tè, il cui aroma pungente richiamava le foglie “rugiada di giada” di cui era composto. Il gusto, ricco e dolce, avrebbe infuso alla giovane una sensazione di calma e benessere ed il verde scuro della superficie liquida avrebbe riflesso la sua figura dando l'impressione che si stagliasse nella fitta foresta. «Sono tutti legni teneri, facili da lavorare. Si contraddistinguono grazie a peculiarità quali colore, densità e venature che aggiungeranno nuovi elementi ai vostri progetti ma, a parte l'estetica che li differenzia e la cui scelta verterà sul vostro gusto personale, sul piano strutturale presentano tutti e quattro le medesime agevolazioni. I legni più facili da intagliare sono quelli dolci, provenienti dalle conifere, preferibilmente scevri di nodi. Una volta acquisita esperienza con l'intagliato, si potrà passare a materie prime meno duttili come radica di betulla, ciliegio, acero, melo, pero, olivo o noce.» le spiegò mentre un truciolo abbandonò una ciocca dei suoi capelli per planare leggiadro sul tavolo. Le differenziazioni dei quattro legni si avvalevano unicamente di una valenza estetica e legata al gusto di chi decideva di plasmarli secondo il proprio volere.
La figlia di Tosca operò la propria scelta puntando l'indice aggraziato sul legno di pino, al che Lucien spinse il ceppo fino a posizionarlo al centro esatto del ripiano ligneo. A quel punto la ragazza sul cui petto brillava la spilla da Prefetto prese parola, avvalorando i modi e gli sguardi ostili che gli aveva rivolto fino a quel momento anche con un lemma pungente. Invece che guardarla torvo, Lucien le riservò un ghigno divertito, rivedendo nel suo comportamento la propria adolescenza decorsa. «Lima gli artigli, leonessa.» le intimò con scherno, certo così di farla ulteriormente alterare. «Le voci corrono, ma se orbate di avvisi formali possono peccare di inesattezza.» continuò facendosi improvvisamente serio, nella sua (quasi) imperitura compostezza. Se avesse ricordato quanto leste correvano le voci al Castello, si sarebbe fatto trovare stupidamente meno impreparato e più vestito. «Sto cercando di districarmi tra gli impegni di lavoro per trovare una combinazione agevole sia per me che per chi si presenta qui. Quando l'avrò trovata verrà affissa una pergamena siglata nell'ufficio di madame Darmont.» Essa avrebbe ufficializzato il corso che, a quel punto, il mago si trovava a principare senza un'organizzazione meticolosa, di cui era solito avvalersi nelle più disparate situazioni, forte solo delle conoscenze acquisite che desiderava divulgare a chi interessato.
Il maschiaccio che, nonostante il livore mostrato gli andava assai a genio, optò alla fine per il legno di pioppo che Lucien sospinse a pochi centimetri da quello di pino.
Domandò loro di presentarsi, facendolo a sua volta in segno di cortesia, sebbene fosse certo che le due conoscessero almeno quelle sue generalità - o anche altro, se la loro curiosità era anche solo vagamente simile a quella che trasudava dagli adolescenti che avevano dimorato al Castello quando lui era stato a sua volta studente.
«Prima di iniziare desidero offrirvi un piccolo excursus sui legni che avete scelto in relazione al culto celtico. Gli alberi da cui li ricaviamo ricordavano ai Celti il dogma dell'infinità della Vita e della transitorietà della Morte; un albero spoglio o a foglie caduche risultava morto, ma tale condizione era per loro transitoria: superata la stagione invernale, infatti, l’albero tornava in fiore, palesando così la volontà della Vita ad affermarsi nella propria pienezza. Per tale ragione per loro queste piante erano sacre, al punto di elevarle in molteplici modi.» tacque un istante per riordinare le idee, spostando lo sguardo da Niahndra a Casey e viceversa, ricercando nella propria memoria allenata le nozioni necessarie per proseguire il discorso. «I Celti credevano che il tempo scorresse seguendo una spirale, che le stelle si muovessero attorno ad un asse costituito dalla Stella Polare, il loro Paradiso, e che in egual modo le stagioni potessero succedersi e tornare ciclicamente, anno dopo anno. Fu dunque elaborato un calendario di tredici mesi (uno rappresentava il momento di passaggio dal vecchio anno al nuovo) e suddividendo il percorso del sole venne affidata ad ogni sezione un albero che, per le sue qualità, maggiormente rappresentava quel periodo. Perciò le radici di ciascun albero divennero protettrici dei nati sotto ciascun mese, conferendogli le virtù che maggiormente li caratterizzavano. Il Pino viene accostato agli individui intelligenti e costanti, provvisti di un'inclinazione per la perfezione e l’ordine e che antepongono, spesso e volentieri, i doveri ai piaceri. Non si piegano ai compromessi anche se, allo stesso tempo, non sembrano essere molto toccati dal dolore e dalle pene di coloro che li circondano.» abbozzò un sorriso mite verso la studentessa e spostò lo sguardo su Casey, offrendole la medesima espressione. «I nati sotto il pioppo parrebbero predisposti al pessimismo. Estremamente contemplativi, molto critici con il mondo che li circonda, cadono spesso nella malinconia non riuscendo così a godere pienamente dei piaceri che la vita gli presenta. Questo approccio alla vita li porta spesso a chiudersi in loro stessi. Degni di assoluta fiducia, esprimono gentilezza nel loro gesti, hanno un forte senso di responsabilità e sono molto pragmatici verso diversi aspetti della vita.» Non un lieve sfarfallio che lasciasse intendere cosa stesse passando nella mente dell'ex Corvonero in quel momento; deglutì e tacque per riprendere fiato. «Mi piace pensare che se avete scelto questi legni sia, oltre che per un gusto estetico, anche per una valenza spirituale. Che in qualche modo siate state sospinte da una forza invisibile a protendere per una scelta piuttosto che un'altra. Vi è qualcuna tra le caratteristiche elencate in cui vi ritrovate?» Non le avrebbe intererrgate sulla natura delle scelte operate, ma il francese trovava bello poter nutrire l'apprendimento anche di qualcosa che andasse oltre la mera tecnica.
«Prometto che poi passeremo alle nozioni più tecniche.» assicurò loro a mò di scuse, come un anziano che si perdeva nei sentimentalismi.

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Niahndra Alistine
18 anni • STUDENTESSA DI TASSOROSSO AL V ANNO
Sarebbe stata un'ora molto lunga e meno piacevole del previsto. Niahndra poteva vederlo chiaramente e ancor più chiaramente comprendeva che non avrebbe potuto fare niente per impedirlo. Saperlo, tuttavia, non rendeva il boccone meno amaro.
Non si trattava soltanto del suo bisogno di controllo e perfezionismo, in quel caso. La verità era che mal sopportava la tensione che gravava su una stanza quando tirava aria di litigio, simile ai picchi di energia statica che precedevano una tempesta coi fiocchi. Aveva partecipato alla sua salutare quota di bisticci ed era troppo onesta per non riconoscere sé stessa nel comportamento di Casey; quante volte le era capitato di adottare un atteggiamento simile, sottilmente testardo e provocatorio per il gusto di soddisfare con uno scontro il prurito che le pizzicava lungo i palmi delle mani?
Niahndra riconosceva il fascino di zanne e artigli. Solo, non da spettatrice. Era forse contro-intuitivo per chi aveva avuto modo di trovarsi dall'altra parte nelle occasioni in cui decideva di grattare via il pizzicore, ma Niahndra preferiva quando le persone intorno a lei andavano d'accordo. Le sue azioni fino a quel momento erano mirate a mantenere intatta la bolla: accettare il tè, sollevare le spalle in direzione di Casey al suo velato ammonimento, lanciare la battuta sul pelapatate.
Di profilo, Casey appariva anche più affilata delle parole che aveva appena fatto rotolare fuori. La bruna la studiò per un paio di istanti prima di capire che l'altra non si sarebbe voltata verso di lei. Quando aveva parlato di indagare e raccogliere informazioni, aveva pensato a conversazioni cordiali sapientemente dirottate, un filo di malizia e l'occasione di ficcare il naso negli averi in bella vista di Cravenmoore. Colpa sua, fu l'ammonimento mentale, la prossima volta si sarebbe sincerata anche del punto di vista altrui.
Il sorso di tè che inghiottì fu più sonoro del necessario e non trascinò con sé alcun sapore se non l'acre retrogusto del fastidio.
Non le sfuggì come dietro la patina di cordialità, il guardiacaccia avesse sapientemente ordito una trama di aggressività passiva. La gentilezza era un costrutto affascinante, considerò: apriva diverse porte mentre altre le sbatteva. In faccia. Un linguaggio in cui Niahndra, pur versata, sentiva di poter prendere lezioni.
"Niahndra Alistine, quinto anno. Tassorosso", sarebbe stata la laconica presentazione offerta prima che la ragazza si accomodasse meglio sul ciocco di legno; in mancanza di uno schienale, il busto venne piegato in avanti, i gomiti sul tavolino.
Non si era aspettata la parentesi nozionistica, nondimeno la seguì con un certo interesse. La cultura celtica tingeva qui e là alcune delle lezioni scolastiche anche se erano più le informazioni che gli studenti dovevano cercare da soli che quelle offerte in aula. Era ignara, tuttavia, del meccanismo sottostante al calendario celtico.
L'idea di un albero protettore stuzzicava le sue corde più romantiche e lo scetticismo che oroscopi o previsioni avrebbero potuto suscitare in lei era stato dissipato da tempo grazie a molteplici evidenze del contrario. Aveva visto i danni che una bacchetta col legno sbagliato poteva causare.
Non significava necessariamente che le piacesse l'accuratezza della descrizione del guardiacaccia. La sua espressione non mutò granché, ma i muscoli si mossero quel che bastava perché i lineamenti assumessero la tipica rigidità da "non voglio darti questa soddisfazione".
Con ogni probabilità, era «l'inclinazione alla perfezione» di cui era provvista a farla focalizzare più sui presunti difetti —rigidità, mancanza di empatia, vena ipercritica— che sui punti di forza, ma il pino aveva dimenticato di sottolineare qualcosa di importante. Il sarcasmo. Più nello specifico, il sarcasmo auto deprecatorio.
Un ghigno le illuminò il viso. «Mi piace tanto la parte in cui suggerisce che io sia intelligente.» D'altronde, chi avrebbe negato una simile qualità? Poco le interessava in quel momento di passare per presuntuosa, avrebbe distolto l'attenzione dal fatto che —in un modo o nell'altro— la domanda del guardiacaccia fosse rimasta senza risposta.
Tutto sommato soddisfatta di come anche quella volta avesse evitato di condividere fatti personali, lasciò a Casey la possibilità di aggiungere qualcosa. Un rischio calcolato, sperava. O forse no. Quel "lima gli artigli, leonessa" ancora riverberava indisponente nelle orecchie.

Se ve ne fosse stata l'occasione, però, Niahndra ne avrebbe approfittato per dar voce ad un dubbio che le era sorto nel frattempo.
«Avrei una domanda», disse saggiando il terreno. «L'arte dell'intaglio di cui parla è anche di derivazione celtica? E, in tal caso, queste...proprietà? del legno sono intese solo con un carattere descrittivo oppure si pensava potessero avere una funzione più attiva, una volta terminato l'intaglio?»
Era raro che intervenisse, anche in classe. Di solito preferiva porsi domande e darsi risposte, altre volte la sua reticenza dipendeva dall'incapacità di rendere a parole quello che pensava. Anche in quel caso rimase insoddisfatta della resa. Ciò nonostante, non si curò di allungare la spiegazione, incerta delle parole che avrebbe potuto usare.
Pensava alle bacchette magiche, di nuovo, e come queste dovessero risultari non solo affini al mago ma anche complementari in un certo senso. Per bilanciarsi a vicenda. Forse, come nella maggioranza dei casi, stava solo scavando più in profondità del necessario.
Faticava ancora a comprendere questo suo bisogno intrinseco per cui ogni cosa dovesse avere un significato.
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view post Posted on 27/2/2021, 16:42
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Il guardiacaccia cominciò a spiegare. A differenza di quanto l'uomo avrebbe potuto pensare ritrovandosela davanti, seduta fra i trucioli a sorbirsi la lezione, Casey non si era mai interessata all'intaglio del legno né lo era in quell'esatto momento. La ragazza faticava a scorgere l'utilità di una tale pratica nella sua esistenza, adatta a chi magari possedeva doti manuali e creative e a chi desiderava seguire la strada della fabbricazione delle bacchette. Rimanere sorda di fronte al consiglio della McLinder, velato invito ad aggiungere il corso alle sue attività extra-curriculari per attestare la volontà a migliorare la propria condotta, tuttavia, sarebbe stato un modo più che scontato di darsi la zappa sui piedi proprio quando i frutti delle sue fatiche in aula avevano preso a farsi notare. Ciò non implicava però che dovesse restare attenta istante per istante e diventare la migliore intagliatrice del legno di Hogwarts. Di fatto, preso il suo ceppo e mandato mentalmente a quel paese il guardiacaccia per una risposta, tra l'altro di fronte a un terzo, più che esagerata alla sua frecciatina, si concentrò visibilmente su altro. Incrociò le braccia, si allontanò col busto dal tavolo e si mise a guardarsi attorno.
Rimirava con un certo stupore l'arredamento umile e rustico della dimora di Cravenmoore. Nessun agio, niente che attestasse che lì dentro vi vivesse un ragazzo della sua età. Nessuna personalizzazione eccentrica, a parte il caos. Il che le fece credere che fosse vero che si stesse ancora assestando e prendendo le redini del nuovo ruolo. Come se dovesse ancora appendere i poster delle band heavy metal che a quanto pareva amava sparare a tutto volume nella casupola e modellare il legno che avrebbe prodotto gli scaffali su cui deporre i suoi libri del cuore. Muta e poco disposta a lasciarlo trapelare, apprezzò tale modestia, molto simile a ciò a cui era sempre stata abituata sin da bambina.
Comunque lo odiava. Certo che lo odiava. E, ragionandoci, non era tanto il ballo con Mary il motivo. Era stata costretta a star lì, ad averci a che fare e a vedere quel ghigno sghembo sulla sua faccia, consapevole che lei poteva imporsi poco su un membro adulto dello staff di Hogwarts nonostante la spilla.

«I Celti credevano che il tempo...» L'attenzione fu attratta, prelevata la parola chiave delle sue questioni dalle spiegazioni del guardiacaccia. In quel preciso istante si mise ad ascoltare, fissando l'uomo negli occhi con sguardo torvo. Morte, Vita, una spirale, gli alberi, il sacro... falso allarme, si disse, anche se subito dopo, arricciando le labbra, si rimproverò di aver dato istantaneamente tanta importanza a quanto per lei invece non ne aveva. Avrebbe dunque ricominciato a distrarsi, indagando sulla silhouette delle venature del legno del tavolo, se il discorso di Cravenmoore non fosse sfociato in uno leggermente più sensibile sulle personalità.
Casey schiuse le labbra, stupita, e percepì una forte ondata di calda rabbia accenderle il volto. Ad ogni descrizione aggiunta sentiva lo stomaco restringersi e dolerle, sia per il presunto identikit di Niahndra che, soprattutto, per il suo. Sentendo l'altra apprezzare storse ulteriormente il muso, e condannò mentalmente tutta quella velata gentilezza nell'approccio e i discorsi sulle scelte del legno come il modus operandi di un ipocrita, l'arma di chi non ha la faccia di essere sincero nei propri giudizi e che si districa dalla responsabilità di aver ragionato in maniera affettata, di aver torto o ragione.
«Mh» intervenne alla fine. Il cuore le pulsava violento nel petto. «Adesso vorrei sapere quali sono le bellissime cose che dice il suo albero, dato che siamo scaduti in una sessione di psicanalisi incasellandoci in dei prototipi manco stessimo discutendo della rubrica di astrologia del Settimanale delle Streghe. Dato che lei si permette vorrei permettermi anche io.» Artigli sguainati.

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view post Posted on 28/2/2021, 14:54
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Decifrare l'effetto che le sue parole ebbero sulle studentesse non risultò facile al Guardiacaccia, il quale non aveva mai dato peso nel provare a codificare le reazioni umane. Non era un suo campo di interesse, non poteva avvalersi di alcuna capacità innata e nemmeno ci provava. Il suo compito non era quello di appassionarle a qualcosa che conosceva a livello generale, senza che si fosse addentrato troppo nello specifico. Dalla sua aveva un'ottima memoria e tante ore trascorse ad affinare una tecnica rudimentale che ugualmente dava i suoi frutti. Nondimeno lo riteneva un hobby utile che avvicinava maghi e streghe al mondo babbano e l'idea di prestarsi per delle lezioni era germogliata tanto rapidamente da non aver avuto il tempo materiale per organizzarsi a dovere. Ed eccolo lì ad attingere alla propria memoria ed improvvisare laddove fosse necessario, sebbene tutto ciò che gli aveva trasmesso fossero nozioni accurate di cui era certo, ma era certo si potesse fare di meglio ed era sull'onda del tentativo che si sarebbe mosso in futuro.
Da nessuna delle due ragazze ottenne una risposta esaustiva al suo quesito, ma la cosa non lo urtò. Non solo alla loro età, ma anche ad giovane adulto, a sua volta aveva serbato per sé buona parte delle nozioni personali snocciolando solo piccoli dettagli, come aveva fatto con Lucille Darmont quando aveva sostenuto il colloquio per diventare Guardiacaccia. Invece che raccogliere risposte, ottenne nuove domande e la cosa lo entusiasmò. Apprezzava coloro che non seguivano passivamente le lezioni ma si dimostravano curiosi, attivi e maggiormente avidi di sapere. Accolse dunque di buon grado la domanda di Niahndra che fece attendere il tempo che gli servì per elaborare quella che si augurava essere una risposta esauriente.
«Si. L'arte celtica copre un enorme arco temporale e si snocciola in molteplici ramificazioni artistiche, tra cui l'intaglio. Il legno racconta la storia di un popolo convinto che intagliandolo ci si potesse sentire vicini ai cosiddetti Dei degli alberi, come Robur - Dio della Quercia, Alisanus - Dio del Sorbo o Abellio - Dio del Melo. Rendere arte propria ciò che la Natura e nello specifico i loro Dei gli avevano donato, era per i Celti la massima espressione di gratitudine.» Era facile evincere dal luccichio nel suo sguardo quanto quell'argomento lo affascinasse, pur non conoscendone ogni sfumatura e non se ne sentisse particolarmente edotto. «Ad una funzione estetica e ad una spirituale, come appena enunciato, se ne aggiunge una più attiva, certamente, offerta dalla convinzione che ad ogni segno impresso nel tessuto vegetale equivalesse un'assimilazione personale quando interiore delle caratteristiche intrinseche in ciascun tipo di legno e donate dalla divinità che lo rappresentava. Più si spendevano tempo ed energie per omaggiare gli Dei, più marcati sarebbero stati i risultati ottenuti dall'artista.» prese un sorso di tè da una tazza libera, beandosi del suo aroma rilassante. «Naturalmente se qualcosa non fosse chiaro o desideraste un approfondimento basta che chiediate e farò del mio meglio per soddisfarvi.» Gli occhi turchesi vagliarono entrambe, sostando stavolta su Casey. Come candidamente aveva sottolineato, tutti e tre stavano spendendo il proprio tempo per una lezione che esulava da quelle canoniche proposte al castello ed egli non aveva intenzione né di sprecare il proprio né il loro. Il tè non aveva altra funzione se non quella di scaldare i corpi diacci ed allietare gli animi, cosa che non sembrava essergli riuscita. Si era distratta, mossa forse da una naturale curiosità per la sua dimora, perché poco interessata all'argomento o, ancora, magari per propensione caratteriale; e avrebbe potuto sciorinare mentalmente una lunga lista di motivi ma, di fatto, Lucien non avrebbe ottenuto motivazione certa perché non la conosceva. «Non ve l'ho chiesto subito, ma mi farebbe piacere conoscere i vostri nomi.» il motivo era piuttosto facile da intuire.
Naturalmente non poteva essere lieto della disattenzione del Prefetto, ma si trovò ugualmente a beneficiare a sua volta di una domanda da parte sua e questo lo apprezzò. «È un tuo diritto permetterti, così come eludere la mia domanda, infondo sono uno sconosciuto così come tu per me e possiamo tranquillamente continuare a conoscere reciprocamente null'altro se non rade informazioni.» le disse muovendo il mento in direzione della sua spilla. Evitare di rispondere al suo quesito era una cosa che aveva fatto anche la sua compagna, ma non c'era un rimprovero nelle sue parole e per farglielo intendere riprese subito. «Se la mia curiosità vi è sembrata inopportuna vi chiedo scusa, non desideravo mettervi a disagio. Ad ogni modo, il mio albero parrebbe essere il faggio. Coloro che si trovano sotto di esso sono individui eclettici, risoluti e dominanti, ottimi oratori guidati dal self-control dedito a facilitarne l’adattamento all’interno di diversi contesti. La ridotta espressione emotiva cela una sensibilità messa in secondo piano da una spiccata intelligenza e memoria che li rende apparentemente opportunisti agli occhi dei più. Sono amanti degli enigmi, delle difficoltà e qualche volta, soprattutto in gioventù, risultano sgradevoli per i loro soventi eccessi di zelo, che controllano maturando. Vivere con i faggi non è facile; spesso richiede una grande tolleranza e adattabilità.» pregi interessanti, difetti scomodi, esattamente come i loro.
Desideroso di entrare nel vivo della questione ed avendo molte nozioni da condividere con le studentesse, il francese organizzò mentalmente la sua scaletta. Mite e compassato riprese parola solo quando fu certo di aver dato una corretta costruzione lessicale al turbinio di pensieri che gli vorticavano nella mente. «Per intagliare il legno non esistono tecniche universali. Esse si possono acquisire solo con l'esperienza, ma alcune linee guida da seguire possono aiutare chi desidera approcciarsi per la prima volta a quest'arte. Per quanto mi riguarda eseguo un disegno rudimentale in scala 1/1 del soggetto che desidero intagliare. La prima operazione da compiere dopo la scelta del legno ed aver elaborato lo schizzo - cartaceo o tridimensionale - è la tracciatura che consiste nel disegnare su tre facce (nel tutto tondo) del blocco il contorno da intagliare.» Passò subito ai fatti, alzandosi e raggiungendo una pila di pergamene accartocciate. Dopo una faticosa ricerca (si appuntò mentalmente di farsi trovare più preparato la prossima volta) estrasse lo schizzo di una libellula ed agguantò da un comodino inchiostro, piume e la libellula già intagliata. Sistemò il tutto sul tavolo, sotto la comoda vista delle ragazze.
Mostrò loro lo schizzo e, pescato il ceppo di obeche ed il materiale da disegno, iniziò a pennellare rapidamente la tracciatura dell'insetto sulle venature lignee. «Ora sarò rapido, ma naturalmente vi invito a cercare di essere il più accurate possibile in questa fase. Consiglio forme semplici per iniziare e se avete poca dimestichezza col disegno (non che io sia neanche lontanamente bravo come Magenta Comstock) ditemelo e vi aiuterò.» Poteva lavorare sui toni, ma alla quello era e di smussargli il carattere non era affare facile come livellare la scheggia di un legno. Prima che la parte attiva della lezione avesse inizio, Lucien aggiunse le giuste precauzioni di sicurezza da prendere quando si voleva intagliare 1) tenere sempre il coltello affilato, poiché l’affilatura non solo avrebbe reso il lavoro più semplice ma anche più sicuro 2) indossare sempre un guanto di cuoio sulla mano che non tiene il coltello da intaglio 3) indossare gli occhiali protettivi: non era affatto divertente ricevere trucioli di legno negli occhi. Offrì loro tutto il materiale necessario, che si era fatto spedire per tempo e in numero via gufo.

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Niahndra Alistine
18 anni • STUDENTESSA DI TASSOROSSO AL V ANNO
Un altro sorso di tè. Era diventato quasi un gesto condizionato, come se buttare giù la bevanda potesse in qualche modo stemperare la situazione.
Era l'unico movimento che si permetteva, preoccupata di poter in qualche modo rompere i già precari equilibri. Per il resto, rimaneva assolutamente immobile, tanto che non si sarebbe stupita se ad un certo punto avesse iniziato a mettere radici a terra. Già si immaginava fusa al tronchetto di legno sul quale era seduta, prossima a trasformarsi in un albero accessoriata di rami, nido, fotosintesi ed il resto dell'ambaradam. Se avesse avuto fortuna —pensò— avrebbe potuto cancellarsi dall'esistenza come umano e iniziare un percorso di transizione in vegetale. Il pensiero che sarebbe toccato proprio al guardiacaccia occuparsi di lei come faceva coi campi di zucca o barbabietola dietro al capanno per poco non la fece ridacchiare istericamente.

Era stata una buona idea intervenire? Certo, lo aveva fatto ancora una volta nel tentativo ingenuo di porsi come cuscinetto tra le parti in gioco, ma qualcosa nel para-verbale del prefetto Bell le suggeriva che non aveva raggiunto il suo scopo. Anzi.
Da come la ragazza ispezionava i dintorni del monolocale, in cerca forse di prove compromettenti o pretesti a cui aggrapparsi, Niahndra non si sarebbe stupita troppo se ad una certa l'avesse vista balzare in piedi e puntare minacciosamente il dito a-destra-e-a-manca sentenziando "è stato commesso un crimine!"
Sospirò. Stava correndo troppo? D'altronde, non era un suo problema, no? Perché si sentiva in obbligo a mantenere la pace?
La risposta di Cravenmoore bastò ad attirare nuovamente la sua attenzione e un nuovo collegamento venne sbloccato all'interno del suo piccolo cervello. Arte celtica. Mitologia. Alberi.
*Cadair Idris.* Fu l'associazione spontanea successiva. Come aveva potuto non notarlo prima? Era stato proprio un poema celtico —Cad Goddeu, la battaglia degli alberi— a condurli alla particolare montagna in Galles in cui avevano scoperto la foresta maledetta ed il covo di Bendigeidfrân.
Annotò mentalmente la figura del guardiacaccia come possibile fonte di informazioni sebbene le possibilità di ricavarne la soluzione ai loro problemi fossero minime. Stavano parlando d'intaglio in fin dei conti e non di calderoni e maledizioni. Il discorso dei segni impressi nel legno, però, la fecero pensare alla runa incisa sul fondo della pentola; la stessa che aveva così avventatamente attivato.
Annuì all'offerta di Cravenmoore. «Penso di aver capito, la ringrazio. Dovesse venirmi in mente altro le farò sapere.» Titubò un attimo, poi aggiunse puntando una mano al petto. «Niahndra Alistine, quinto anno di Tassorosso.» Era convinta di aver già sciorinato quelle informazioni, ma evidentemente si sbagliava.

Quando il "mh" di Casey tinse l'aria, Niahndra trattenne involontariamente il respiro, in attesa. *Ti prego conta fino a 10 prima di parlare.* O, sai, 1254. Per andare sul sicuro.
Imboccò ossigeno senza riuscire a dissimulare del tutto l'espressione perplessa. Al di là della sua inclinazione particolarmente introversa e riservata non aveva avuto l'impressione di trovarsi sotto giudizio, soprattutto considerato che l'unica cosa che accomunava le due ragazze ai ciocchi di legno scelto fosse il livello di difficoltà nell'intagliarli. Immaginava che per capire sotto quale albero erano nate fosse necessaria almeno la loro data di nascita, no? Era un oroscopo come un altro, no? Niente per cui valesse la pena scaldarsi tanto.
Tenne per sé quelle considerazioni anche perché pareva che si stessero inoltrando nella parte pratica della lezione. Proprio la parte che temeva di più. Osservò con attenzione i movimenti dell'uomo nel tentativo di assimilarne miracolosamente abilità e conoscenze onde evitarsi figure barbine. Era chiaro che non avendo alcuna esperienza in merito non avrebbe potuto sperare in risultati sconvolgenti, ma saperlo non equivaleva ad accettarlo.
La libellula del guardiacaccia le aveva lasciato un'espressione sorpresa e ammirata. Le sarebbe piaciuto intagliare qualcosa di simile —non solo perché la libellula era anche la forma che acquisiva il suo patronus—, ma dovette rapidamente rigettare l'idea: il livello di difficoltà era troppo elevato.
Dopo aver rigirato un pio di volte il ciocco senza alcuna idea Niahndra buttò un occhio nella direzione di Casey come a trarre ispirazione. Forse, per il momento, avrebbe fatto meglio a non divergere troppo dalla forma del ciocco stesso. Un parallelepipedo...un portapenne magari? La forma non era impossibile da ottenere, ma avrebbe significato dover scavare l'incavo e sembrava una fatica innecessaria.
«Hai già in mente qualcosa, Casey?» S'arrischiò a chiedere. Una parte di lei temeva di star aggiungendo benzina sul fuoco, ma non poté fare a meno di sentire una seconda opinione.
«Credo che mi limiterò a tentare una piramide sbilenca.» Sbottò infine, tentando di ironizzare. Alle brutte lo avrebbe regalato a Lockhart come fermacarte. O come oggetto contundente da lanciare. Un'altra idea poco brillante.
«Quindi...la tracciatura.» Aveva adocchiato penne e inchiostro per poi allungare tentativamente la mano.
Aveva qualche difficoltà ad immaginare la forma geometrica nello spazio, ma provò a scomporre mentalmente l'immagine e iniziò a tracciare le prime linee d'inchiostro. Le tremava leggermente la mano per l'ansia. Una piramide sbilenca. Enfasi su sbilenca.
Decay will feed the bloom

Scusate l'attesa q_q Non sapevo quanto in là spingermi col procedimento quindi mi sono fermata alla tracciatura.
 
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view post Posted on 24/4/2021, 17:55
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KC ▴ PREFETTO GRIFONDORO ▴ III ANNO
Casey detestava che qualcuno le incollasse un'etichetta in fronte. Detestava che le dicessero chi era e com'era fatta.

"Sei del segno del leone, dunque sei una persona egocentrica e arrogante. La luna in gemelli ti rende nevrotica e lunatica."

Rifiutava la verità e la genericità di tali sentenze, dei punti di vista e dei giudizi. Credeva che fossero più potenti di qualsiasi incantesimo e che potessero diventare reali solo dandovi ascolto. Senza contare che era difficile trovare scappatoie di fronte a un giudizio.

"Sei permalosa."
"Non è vero!"
"Visto che sei permalosa?"


La concreta Magia Nera, una maledizione in grado di soggiogare il cervello con delle credenze esterne, vere o false che fossero.
Non avendo niente e nessuno se non se stessa, Casey lottava con le unghie e coi denti per respingere simili situazioni. Non che lo facesse nella migliore delle maniere, poiché agendo si mostrava e dunque era volente o nolente sottoposta ai giudizi. L'alternativa era rimanere immobili, costringersi in una non-esistenza. Comunque inaccettabile se si voleva rimanere vivi.
E adesso lei era una pessimista, diceva il guardiacaccia. Ma se avesse scelto il Tiglio, oh chissà, chissà cosa avrebbe detto il signor Cravenmoore. In fondo qualcosa dentro il suo cervello glielo aveva detto: "prendi il Tiglio, è tuo, è ovvio". Un formicolio alla fronte e il tremore delle palpebre, poi allungò una mano ma il Pioppo l'ebbe vinta.
"No" si era detta. "Tu non puoi dirmi cosa scegliere."
La Vista era una fedele ed infima compagna che si appostava dietro la carne, nelle orbite del teschio, per saltare fuori nei momenti più inopportuni. Anche se una lieve infarinatura di alberi e bacchette Casey se l'era fatta al primo anno per l'esame di incantesimi. Il Tiglio era il legno dei veggenti, secondo Olivander. Lei si era presa di prepotenza il Nocciolo, l'arma non-emotiva, evidentemente perché la sua magia bramava di poter avere il controllo pure su di quello.
Quando Cravenmoore rivelò loro i nomi degli alberi da cui erano stati strappati quei ciocchi, lei storse le labbra e si assestò mentalmente un pugno in fronte.
"Potresti essere un Tiglio. Cosa ti perdi."
Sorrise sarcasticamente a Cravenmoore scuotendo la testa e lanciò la medesima occhiata, mista a malizia, a Niahndra. *Visto? Quante belle cose che dice del Faggio, è proprio fortunato.* Come se la Tassorosso sapesse quel che le vorticava per la testa, su maledizioni delle parole e quant'altro.
«Casey Bell. Terzo anno, Grifondoro.»
Per la verità era fin troppo distratta dallo sfrigolare dei suoi pensieri per stabilire degli efficaci canali di comunicazione. Perché sarebbe potuta essere un Tiglio, ma lei aveva scelto di essere pessimista. Voleva perdersi ciò che il Tiglio comportava e zittire quel cancro che le infestava le orbite.

«Ssh.» Scosse la testa. Il sibilo uscì dalle sue labbra involontariamente. Si accorse di averlo fatto solo ritrovandosi davanti il volto di Niahndra, che aveva appena terminato di chiederle qualcosa. Deglutì, alzò le sopracciglia. «Sciò!» Diete una palmata all'aria di fronte a sé e spostò lo sguardo verso l'alto. «Ehm, scusa. C'era qualcosa che mi ronzava nelle orecchie. Forse una mosca.»
A gennaio.
«Fico, Niahndra» disse spostando lo sguardo sull'esempio dato da Cravenmoore. Aprì e richiuse la bocca, indugiando. «Non ne ho idea, non ho mai fatto una cosa simile. Credo che mi lascerò andare all'ispirazione, sperando che un giorno il mio disastro possa essere considerato alla stregua di un Pollock.»
Respirò profondamente, riavvolgendo il nastro per ricordarsi le indicazioni di Cravenmoore. Indossò il guanto nella sinistra. Prese il suo ciocco pessimista, se lo rigirò fra le mani per un po'. Poi lo posò sul banco e con una matita disegnò due archi acuti su una faccia e poi sull'altra, sui lati più corti. Lo osservò dall'alto, posando la matita, e sentì che mancava qualcosa. Allora riprese la matita e al centro, toccando i bordi del ciocco dove gli archi acuti si incontravano, disegnò un cerchio, la cui circonferenza decise di dover scavare nel legno. Riposò la matita e riosservò la bozza.
Contrasse le sopracciglia. Divenne leggermente rossa in volto e il suo respiro si fece tremante di rabbia. Prese il coltello da intaglio e ne conficcò la punta al centro del cerchio. La rigirò, lì dove sarebbe dovuta essere la pupilla del suo Occhio.

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Scusate il ritardo, ciccini bbelli :gufetto:
 
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view post Posted on 25/4/2021, 13:04
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Per Lucien il vero apprendimento non stava tanto nell'approcciarsi per la prima volta ad un'arte alla quale poche persone offrivano il loro favore, ma nell'opportunità di prendersi del tempo per sé avvicinandosi ad una delle poliedriche meraviglie offerte dalla Natura. Stava nella spiritualità della componente umana, pregna di pregi e di difetti, la vera meraviglia. Le due studentesse avrebbero potuto far ritorno al castello con un piccolo bagaglio in più di conoscenza babbana, ma ancor più nutrite da domande e risposte che germogliavano da dentro di loro in relazione ad una pratica virginea. Domande e risposte precluse alla conoscenza del Guardiacaccia, che non avrebbe dovuto conoscere poiché una qualsiasi intromissione da parte sua avrebbe inficiato il percorso di crescita interiore che auspicava potesse allacciarsi al tempo trascorso insieme. Egli non avrebbe offerto loro punti preziosi per le loro Case, nè un voto che avrebbe potuto fare la differenza; avrebbe solo offerto loro le nozioni in suo possesso ma, soprattutto, l'opportunità di spendere del tempo in un'attività nuova e diversa dal solito che non fosse lo studio, i compiti, le interazioni sociali tra compagni, e che sperava di rivelasse più profondo e godere di uno spaccato inferiore.
Osservò con attenzione le movenze delle ragazze e la scelta delle sembianze che avrebbero preso i loro elaborati. Si scoprì notevolmente incuriosito dalle scelte di ciascuna, che sicuramente avrebbero potuto dirgli molto di loro se avesse disposto dei mezzi per decifrarle. Più che a lui, però, quei tratti grossolani avrebbero parlato a loro.
Avvicinò il proprio schizzo della libellula e, indossata l'attrezzatura necessaria ed impugnato gli strumenti, riprese parola.
«Per prima cosa andiamo a sgrossare. Per farlo possiamo usare molteplici mezzi, come il saracco, che consente di eliminare senza fatica dal tronco tutta la parte che non serve oppure l’ascia o il coltello a due manici che si impiega sui pezzi posti in orizzontale e ha, grosso modo, la funzione di una pialla “affamata”. Per andare maggiormente in profondità si usa la sgorbia, reperibile in diverse larghezze e curvature. Lo scalpello diritto, invece, segna la fine dei tagli e spiana le superfici lavorate con la sgorbia.» mentre parlava, si premuniva di mostrar loro ogni strumento enunciato ed il loro utilizzo pratico, in modo tale che attraverso l'esempio Niahndra e Casey potessero vedere la manualità richiesta per un approccio sicuro e consapevole, oltre ai diversi effetti che ciascuno era in grado di produrre. Questo per permettere loro di effettuare, quando sarebbe venuto per loro il momento di provare, una scelta mirata a seconda delle preferenze.
Ogni strumento di lavoro si accordava ad un particolare fruitore, così come ogni legno si modellava secondo il volere del mago o babbano che intendeva lavorarlo.
Proseguì spiegando loro che per cavare il legno da punti particolarmente ostici erano indispensabili le sgorbie a cucchiaio, così chiamate per la loro forma convessa. Terminò di mostrare gli strumenti con la zappetta col tagliente diritto, l'attrezzo più versatile e delicato usato prevalentemente per quello specifico step dell'intaglio, in grado di lasciare un taglio molto pulito.
Per guidare i ferri lungo il disegno, avrebbe aggiunto, era indispensabile usare il mazzuolo che permetteva di graduare l’affondamento ed evitare che “scappassero” sotto la forza del braccio. «Intagliando si impara a “sentire” e a capire come incidere il legno correttamente, valutando la resistenza che le fibre opponevano alla lama dell’utensile e a regolare la forza con cui si devono colpire scalpelli e sgorbie.» continuò, esercitando una media tensione avvicinandosi all'estremità dell'insetto fibroso. Prese uno scalpello stretto, inclinandolo prima da un lato e poi dall’altro, per troncare la fibra del legno in più punti.
I ceppi usati come legna da ardere avevano dei profumi intensi e penetranti. Il profumo di legno di melo, ad esempio, era molto particolare: dolce e rotondo, inconfondibile. «Pian piano si rifiniscono bordi e figure.» trasudava calma e concentrazione dal suo lemma ed ogni gesto era intriso di un sapore tenue ma carico di significati. Pian piano l'elegante figura della libellula emerse dalla matrice nodosa come se avesse preso vita propria. I confini fra i blocchi, prima incisi con lo scalpello a lama larga, vennero allargati e approfonditi con la sgorbia ben affilata e regolarizzati poi con lo scalpello.
Sbozzati gli elementi e spianati gli sfondi, Lucien procedette con la rifinitura dei particolari, lavorando sempre più delicatamente, ora che c’era il rischio concreto che un colpo sbagliato potesse pregiudicare la riuscita dell'intero lavoro. Adoperando gli scalpelli più sottili ed il coltello da intaglio, portò avanti il lavoro senza concentrare l’attenzione su un particolare per volta, ma procedendo nel suo insieme. La realizzazione dei sottosquadri - i pezzi che non poggiavano più sulla matrice - nel suo caso costituiti dalle ali della libellula, costituivano la parte più lunga e delicata del lavoro perché richiedeva mano più leggera e mente più attenta. Terminò il tutto sfruttando della carta vetrata per rendere le superfici morbide al tatto e ben levigate.
«Non esistono tecniche universali, passione ed l'esperienza sono le chiavi per portarvi ad ottenere lavori sempre più realistici e accurati. Naturalmente potete avvalervi anche della magia, sfruttando un Diffindo per sgrossare o un Impervius se desiderate esporre il vostro elaborato ultimato in un luogo all'aperto, dove potenzialmente potrebbe bagnarsi.» concluse mostrando loro il risultato, che com'era facile intuire non era preciso, visto il poco tempo speso nel realizzarlo, ma infondo ciò che gli premeva era che le studentesse avessero assimilato i passaggi.
«Se volete provare voi, ora, non fatevi scrupoli a chiedermi di mostrarvi nuovamente un passaggio, l'uso di uno strumento o un aiuto pratico.» propose con un'espressione incoraggiante dipinta sul volto. Ambedue le forme scelte erano più che fattibili per un primo approccio con la tecnica dell'intaglio ed era certo che la resa non avrebbe delusi le aspettative.

The woods are never solitary. They are full of whispering, beckoning and life



Ragazze non manca molto, state andando alla grande :tifo: Ancora due post e ci siamo!

Edited by Atonement. - 2/6/2021, 13:57
 
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view post Posted on 1/6/2021, 16:22
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Niahndra Alistine
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Oh, wow.
Non si era sbagliata, Casey l'aveva appena zittita.
«Aha.» Lasciò che il commento scivolasse fuori gutturale e disinteressato, poi tornò a concentrarsi sul proprio ciocco di legno. Una mosca.
Una parte di lei la supplicava di non prendere sul personale il comportamento della ragazza, riconoscendo che con ogni probabilità che chiunque si fosse presentato al posto suo avrebbe ricevuto il medesimo trattamento. Al tempo stesso era difficile da mandar giù quando sentiva di non meritare niente di tutto ciò.
Aveva sconfinato, si disse. Aveva tentato di far da cuscinetto e le era stato giustamente fatto intendere che non fosse apprezzato. Lecito. Le faceva ribollire il sangue nelle vene, ma era lecito.

Aveva appena finito di tracciare le linee quando all'estremo del campo visivo notò Casey pugnalare il suo ciocco con discreto ardore. Scoccò un'occhiata sconcertata al guardiacaccia e poi rammentò di farsi gli affari propri. Meglio non perdere la concentrazione se doveva manovrare strumenti taglienti.
Soppesò per qualche istante la varietà di utensili e lame presenti, seguendo al contempo la dimostrazione del signor Cravenmoore. La quantità la impressionava, così come la impressionò il range di sagome e profili a disposizione. L'intaglio era una pratica più complicata di quel che pensava.
Quasi subito Niahndra rinunciò a memorizzare i nomi —sacco, sgorbio e palla era quanto di meglio potesse fare— e cercò invece di associare la forma alla funzione.
Avevano indossato le protezioni e l'uomo stava giusto dimostrando come maneggiare in sicurezza ogni cosa, eppure Alistine non poteva dirsi del tutto a suo agio. Certo, alle brutte, se le fosse saltato un dito gli infermieri glielo avrebbero potuto ricucire, giusto? Giusto?
Per metà di quella roba non pensava neanche di avere abbastanza forza nelle braccia. Con un certo rimpianto ripensò agli allenamenti di quidditch e a tutte le volte in cui Lockhart le aveva piazzato una mazza tra le mani perché "non mi interessa se sei cacciatrice, Alistine. Vai a colpire qualche bolide".
In silenzio e col fiato sospeso, osservò il mago lavorare sul proprio pezzo di legno. Benché fosse stata attenta a non lasciarsi sfuggire niente, rimase sorpresa quando le forme abbozzate e apparentemente casuali assunsero le sembianze di una libellula. L'idea che una mossa sbagliata potesse vanificare tutto il lavoro la innervosiva. E a dire la verità non era particolarmente entusiasta neanche di dover sentire il legno al fine di lavorarlo meglio. Capiva che per certe cose non esistevano parole e capiva che l'esperienza spesso suggeriva i movimenti da fare in modo quasi mistico e istintivo; tuttavia, per una creatura estremamente cerebrale come lei il concetto risultavo alieno e intricato.
Spronata dall'invito del guardiacaccia, Niahndra allungò le mani verso quello che sperava vivamente fosse il saracco. Se non si era fumata anche l'ultimo neurone, l'arnese avrebbe dovuto permetterle di rimuovere il grosso del legno senza troppa fatica.
Prima di iniziare avrebbe cercato una conferma visiva da parte di Cravenmoore su scelta e movimento, poi iniziò a lavorare. I primi movimenti furono rozzi e incerti (temeva di entrare troppo in profondità e rovinare subito i propri progetti), ma quando si fu fatta un'idea più precisa della resistenza del legno e della forza da impiegare prese finalmente un buon ritmo.
Per qualche minuto si godette il lavoro manuale e il sottofondo dei ferri che sfregavano sui tronchi. Ogni tanto si fermava per riprendere sensibilità al braccio e per controllare volente o nolente come se la stesse cavando Casey.
A poco a poco (a poco), il profilo della sua piramide sbilenca emergeva dal blocco. Dal saracco era passata allo sgorbio, anche se dovette chiedere al guardiacaccia ulteriori indicazioni. In effetti, ebbe modo di esperire, usare il mazzuolo facilitava il tutto ed eliminava parte della paura di affondare troppo.
«Uff»
Quanto era passato? Aveva perso del tutto la cognizione del tempo. Prendendosi una breve pausa, Niahndra cercò di valutare quanta luce ci fosse ancora fuori.
Si chiese se Grindelblack si fosse preoccupato a non vederla tornare, ma poi pensò che probabilmente non si era neppure accorto della sua assenza —se non per il tempo necessario a gioirne.

«Dopo la sgorbia viene lo scalpello, vero?» Si era dimenticata del suo proposito infantile di non spiccicare più parola. D'altronde, intenta com'era a non combinare pasticci, Niahndra non aveva avuto granché modo di stare a rimuginare troppo su malumori vari.
Come previsto, la regolarità delle facce della piramide le aveva semplificato il lavoro eppure non si poteva permettere leggerezza o disattenzione.
Quando fu soddisfatta si rigirò tra le mani l'oggetto, pronto per essere limato.
Le mani le dolevano, ma era una sensazione quasi piacevole.
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Un bacino per la pazienza♥
Io che cerco su internet i diversi attrezzi da falegnameria [click]
 
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view post Posted on 5/7/2021, 11:31
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KC ▴ PREFETTO GRIFONDORO ▴ III ANNO
Casey fissò il ciocco come se potesse dirle cosa fare. Sentiva di non poter spostare lo sguardo altrove, di dover rimanere attenta sui solchi tracciati sul legno. Non poteva scambiarsi altre occhiate con Niahndra, non poteva pendere dalle labbra di Cravenmoore. Di tanto in tanto le pupille si posarono sul guardiacaccia durante la sua spiegazione, soprattutto per mostrarsi attente, benché la Grifondoro avesse registrato solo il cinquanta percento del discorso. Continuava a pensare alla catastrofe generata dalla lezione, dalla mosca immaginaria e dalle brutture stratificate sull'intenzione di risultare simpatica alla compagna. Conscia di essere perfettamente in grado di perdere il controllo stando dietro all'Occhio, tentò di andare a ritroso nel tempo per isolare il fulcro dell'odio nascente di cui ormai vedeva la testa.
*L'ho zittita.* L'apice di una conoscenza che in realtà stava già rotolando giù per una scarpata di rovi. *Merda.*
Non che dopo la lezione di intaglio Casey e Niahndra avrebbero condiviso dolci ricordi e un diario su cui fare scalette dei sederi delle persone; ogni buon proposito, oltre che tutto il copione della comunella contro il nuovo marpione del castello, si era dissipato nell'aria come cenere dopo aver dato gratuitamente in escandescenza col guardiacaccia.
Non sarebbe mai riuscita a stare al proprio posto.
Non sarebbe mai riuscita a non barcollare sulla linea di confine del socialmente accettabile.
- Pessimista. -

Prese il saracco. Non aveva un buon rapporto con le cose affilate, ma non sarebbe potuta uscire presto da lì se non avesse rischiato di farsi male. In base al suo progetto, avrebbe dovuto dapprima far raggiungere al ciocco la forma di un rombo, dunque tagliare i lati più lunghi in due direzioni diverse a partire dalla loro metà e realizzare una punta nel preciso punto medio di quello più corto. Un gioco da ragazzi. Si salvò i polpastrelli per miracolo finché non li mise perpendicolari al legno, come quando si tagliano le cipolle.
Così realizzò uno sghemrombo, o uno sgombro, o quello che era, perché le punte facevano "ciao ciao" da ogni dove tranne che dal punto giusto. Un occhio a mandorla, avrebbe osato dire.
Prese la sgorbia, e sgorbio divenne ciò che già prometteva una libera interpretazione di forme. Arte moderna un saracco. Avrebbe dovuto appenderci un cartello con su scritto "questa non è un'opera d'arte" per ricevere un bacio in fronte dalla critica.
L'obiettivo era rendere curvilinei lati, dare la conosciuta forma dell'occhio. Le palpebre erano un mix di schegge e fossette che lo rendevano un'impareggiabile miniatura dell'occhio di Sauron. Per renderlo meno ruvido dovette usare lo scalpello dritto. A tal punto mancava solo un piccolo tocco per donargli una forma riconoscibile.
Trovò uno scalpellino abbandonato fra gli utensili e i riccioli di legno morbido, piccolo e abbastanza simile a un coltellino per il parmigiano. Allargò il buco al centro della forma fino a trasformarlo in un piccolo cerchio, poi tracciò solamente, come un graffio, il contorno dell'iride attorno alla pupilla. Andare troppo in fondo sarebbe stato deleterio per le sue dita.
«Mi arrendo» disse, sebbene a modo suo avesse finito. In sostanza non sapeva che altro fare.

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