Balla coi Gufi?, Role con Lyvie. Aperta

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Suguni
view post Posted on 10/3/2023, 10:05 by: Suguni
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Tassorosso
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N. Susan Gwen – 15 anni – (prefetto) Tassorosso

Le risposte delle due studentesse erano praticamente opposte: lo Yin e lo Yang; la Luna e il Sole nell'universo; Jack e Locke persi sull'isola. Eppure erano lì insieme, magari come il polo positivo e quello negativo delle calamite. Non sapeva cosa stessero facendo prima del suo arrivo, tutto era possibile: potevano stare litigando, inevitabilmente in disaccordo su qualcosa, oppure il contrario animate dal fascino dei poli che si attraggono. In entrambi i casi era innegabilmente curioso, la Tassorosso avrebbe davvero voluto saperlo, ma probabilmente il suo comportamento aveva cambiato le carte in tavola. Quante possibilità ci sono di incontrare qualcuno che ha paura dei gufi?
Tutta la magia dell'ignoto, che rendeva l'immaginazione della ragazzina libera di costruire qualsiasi tipo di immagine, fu comunque spezzata dalla spiegazione della Corvonero che, con gentilezza, aveva giustificato il motivo per cui i suoi gesti maldestri non avevano interrotto nulla. Avrebbe voluto sorridere per rinnovare le sue scuse e ringraziare della cortesia, ma la scena horror di quegli esseri che beccavano sulle sue viscere, estraendole al di fuori del suo corpo in un lago vermiglio, la immobilizzò; le gote arrossate persero colore in un battito di ciglia interrotto. Le parole dell'altra studentessa erano state letali. Fortunatamente anche quella crudeltà aveva trovato un po' di premura e seppure la Tassorosso non sapeva se dovesse considerarla una battuta e riderci sopra, ingoiò il magone e si ricompose per tornare cordiale:
«Grazie per l'aiuto» Fece qualche passo con più tranquillità, ormai quegli esseri immondi erano pian piano tornati ad appollaiarsi, qualcuno con uno spuntino in più degli altri e in generale tutti ignari di quello che avevano causato. Una volta più vicina, strinse con educazione la mano della Corvonero, che ora aveva un nome anche per lei. «Io sono Gwen, piacere» Si aspettava che anche l'altra ragazza si presentasse, seppure il suo nome era appena stato pronunciato da Gin, ma non si azzardò a porgerle la mano se non lo avesse fatto lei per prima: non era il tipo da costringere qualcuno a fare qualcosa, in nessun modo, anche se il suo sguardo era palesemente curioso.

«Si chiama Edgar» Disse poi. Probabilmente il nome del suo famiglio era già chiaro a tutti, ma non ricordava di averlo nominato fra quei batticuori, quindi le sembrò doveroso presentarlo. «È un bianconero facile da notare: è come se indossasse un gilet. E ne va molto fiero!» Aggiunse, ritenendo ovvio quel commento sulla razza del suo corvo, dopo iniziò anche lei a cercare nel punto in alto dove le sembrava stesse guardando l'altra ragazza.
Il tanto desiderato animale fece la sua entrata direttamente dall'esterno, attraversando gli archi delle finestre utilizzate dai volatili come porto di partenza per le loro consegne.
Quindi in realtà Edgar non era nella guferia – non ancora almeno – e la Tassorosso aveva rischiato inutilmente che il suo cuore smettesse di battere.
«Eccoti!» Il tono era sia indignato che lieto di rivedere il pennuto il quale, dopo un breve volo da esibizionista quale era, si posò sul braccio della studentessa, che glielo aveva allungato d'istinto per consentirgli l'atterraggio. Non era chiaro se fosse stato all'esterno tutto il tempo, magari fermo su alcune sporgenze della guferia, e dopo aver sentito il suo nome fosse entrato attratto dal richiamo della sua padrona, oppure se era tutta una fortunata coincidenza. Il problema principale era che stringeva con fierezza qualcosa nel suo becco: aveva trovato l'ennesimo ed inutile gingillo che rifletteva la luce. «Cos'hai trovato questa volta?» In questo caso il tono della Tassorosso era evidentemente cambiato, stufo dei capricci del volatile. Aveva aperto il palmo dell'altra mano verso Edgar, per fargli capire di dovergli consegnare quel tesoro, ma il pennuto sembrava schizzinoso. «Avanti, vediamo!» Il corvo girava il suo becco mentre la studentessa cercava di convincerlo a star fermo: una scenetta che dall'esterno poteva sembrare divertente, oppure totalmente tediosa.
Alla fine comunque, con una buona dose di pazienza, la Tassorosso riuscì a farsi consegnare il fantomatico oggettino. Si trattava di un fermaglio, uno di quelli a scatto in metallo, sul quale erano presenti alcuni finti diamantini che riflettevano la luce fin troppo bene. Non era il genere di accessorio che la ragazzina usava abitualmente, era certa che non fosse suo ed il problema sorse immediatamente: Edgar era un ladro!
«Dove lo hai preso?» Disse preoccupata, come se avesse potuto capire la risposta. Poi si rivolse alle altre due studentesse con malinconica speranza: «Ne avete mai visto uno prima?»

 
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