Rivelazioni interessanti, Role privata con Draven Enrik Shaw

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view post Posted on 24/11/2020, 21:45
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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Aveva ricevuto una strana lettera da sua nonna, quella mattina. Le aveva scritto di essersi vista con una signora, una certa Lilien Shaw. Inizialmente pensò che fosse un'informazione irrilevante, ma quando - nella lettera stessa - venne nominato un nome alquanto familiare aguzzò la propria vista. Nonna Iris le parlò del nipote di Lilien, Draven Shaw... Le sembrava familiare, sebbene molto probabilmente lo conosceva solo di vista. Sicuramente sedeva al tavolo dei Serpeverde nella Sala Grande, siccome ricordava vagamente che il ragazzo fosse anche lui della propria casata.
"È più grande di te, fatti dare una mano da lui se ne hai bisogno", scrisse nonna Iris alla nipote, cosa che le provocò un piccolo sorriso. Era bello sapere che la donna continuasse a preoccuparsi per lei, a raccontarle i dettagli della propria vita. Erano lontane da tanto tempo, ma continuavano a sentirsi più o meno ogni settimana, così come succedeva con sua madre. Tuttavia, il rapporto che aveva con nonna Iris era decisamente speciale.
Così non esitò a seguire il suo consiglio, fidandosi ciecamente del suo giudizio. Ovviamente non conosceva Draven Shaw, per cui poteva capitarle chiunque davanti agli occhi, forse anche qualcuno di antipatico. Ma valeva la pena provare, cosa le sarebbe costato?
Quel pomeriggio chiese di lui inizialmente un po' in giro, dopo la lezione di Pozioni nei sotterranei, avendo ricevuto solo al mattino stesso quella lettera inaspettata. Alcuni dei primini come lei non ne conoscevano l'esistenza, così la giovane adepta di Salazar si ritrovò a chiedere a degli studenti più grandi. Uno di loro, volenteroso ad aiutarla ma brusco nei modi, l'accompagnò dai sotterranei fino all'ingresso della Sala Grande. Le indicò il ragazzo in questione, non dando però a Lyvie il tempo materiale per poterlo ringraziare: sparì dalla propria vita e allora, in una piccola scrollata di spalle, decise che era meglio così... Avrebbe risparmiato fiato.
E solo allora si avviò verso la lunghissima tavolata dei Serpeverde a passo tranquillo, sistemandosi brevemente l'alto tuppo disordinato che aveva azzardato. Non aveva problemi nel fare amicizia con le persone, sebbene fosse una ragazzina piuttosto selettiva in fatto di amicizie. Chissà se le avrebbe fatto una buona impressione o meno.
Si sedette proprio davanti a Draven, sperando internamente di non aver sbagliato persona, altrimenti sarebbe - molto probabilmente - morta dalla vergogna. Sistemò le braccia incrociate lungo la superficie del tavolo, osservando la controparte. Sì, era certa di averlo già visto in giro, tra quelle mura.


« Draven Shaw? » esordì con occhi curiosi, senza però dargli molto tempo per poterle rispondere.
« Conosci per caso una certa Iris? È una signora molto alla mano. Dovrebbe essere una collega e amica abbastanza stretta di tua nonna, Lilien... » aggiunse, limitandosi con le parole volutamente.
Voleva che si interessasse a ciò che aveva da dirgli, dunque sperò di lasciarlo un po' sulle spine.


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Draven.

 
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view post Posted on 25/11/2020, 01:54
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I mesi passavano veloci lì a Hogwarts ed erano cambiate tante cose in quel lasso di tempo. Era cambiato lui. Da bambino, a seguito di eventi che lo avrebbero segnato per il resto della vita, era arrivato alla conclusione di doversi fidare solo di sé stesso e aveva imparato presto che, tenersi a distanza da chiunque, gli avrebbe evitato forti delusioni. Ogni mattina, per anni, si era svegliato carico di rabbia verso il mondo e si era tenuto da solo, sulle spalle, il peso di quelle emozioni. In qualche modo, però, era rassicurante aver capito che quella solitudine non lo avrebbe mai ferito o intralciato. In fin dei conti, per mettercela tutta ed essere il migliore, non serviva nessun altro. Non importava farsi amici o ricordi quando, a soli cinque anni, hai già settato il tuo obiettivo. Era rimasto ligio alle proprie convinzioni, giuste o sbagliate che fossero, ed era andato avanti a testa alta. Il susseguirsi di eventi dal momento in cui suo padre era morto non aveva fatto altro che accentuare questo lato della sua personalità. Così, era arrivato a Hogwarts carico di ambizione e buoni propositi. Bacchetta e libri alla mano, pronto a superare qualsiasi ostacolo pur di diventare il mago migliore di tutti i tempi. Sarebbe stato perfetto, se non avesse incontrato lei, che lo aveva fatto crollare come un castello di carte senza che nemmeno se ne accorgesse. In un battito di ciglia aveva abbassato le proprie difese, perché era stato facile, naturale come respirare… E se n’era reso conto troppo tardi. Solo dopo averla persa. Solo quando il dolore lo aveva riportato con i piedi per terra, facendogli capire di essere venuto meno alla silente promessa fatta a sé stesso molti anni prima: si era fidato, anzi, peggio, si era innamorato di una ragazza che lo aveva gettato via come un panno vecchio. Il suo primo amore… e aveva fatto a dir poco schifo.
Non aveva pensato a Christelle per settimane… Ed era bastato uno stupido sogno di lei per riportare a galla ogni singola cosa andata storta nei suoi quattordici anni di vita. Perché l’aveva dovuta sognare proprio quella notte?
Dopo i primi giorni di assestamento, a seguito della furiosa lite che li aveva divisi, aveva imparato a evitare i luoghi da lei frequentati, perché non aveva alcuna intenzione di rendersi ridicolo, o peggio, di permetterle di distrarlo dai propri obiettivi ancora una volta. Era andato tutto bene, era stato eccezionale a rimettere in riga le giuste priorità… Aveva di nuovo smesso di pensare alle cose brutte del proprio passato.
E allora, perché era da ore che fissava la pergamena, rimuginando non solo sulle delusioni che lei gli aveva inferto, ma anche su tutte le altre?
Non valevano niente tutti gli sforzi per evitare lei e la propria famiglia, se comunque la mente lo riportava a quei brutti pensieri così facilmente, per via di un sogno.
Era una sensazione orribile, insopportabile, quella che gli dava l’impressione di non avere il minimo controllo sulla propria vita, l’incapacità di tenere a bada e controllare le proprie emozioni.
Accartocciò con rabbia la pergamena tra le dita. Strinse i denti. Testa china e sguardo basso. Era furioso. Non con lei, che aveva un così devastante potere su di lui, ma con sé stesso. Doveva tornare in sé, al più presto. E nella sua visuale, con un terribile tempismo, apparirono proprio in quell’istante di furia cieca un paio di braccia incrociate sul tavolino, indisponentemente troppo vicine.
Draven saettò lo sguardo davanti a sé, carico come un fucile, pronto a sparare contro l’ignara vittima che gli si parava davanti. Con gli occhi iniettati di sangue, gelido e calcolatore, guardò la ragazzina di fronte a lui, in attesa del La che avrebbe fatto scattare la miccia di quella rabbia repressa. Sarebbe bastato poco e sarebbe esploso, inveendo contro quell’essere umano solo per sfogo. Una parola qualsiasi.
Eccetto quel nome.
Nel silenzio che seguì le inaspettate parole della ragazzina, nella mente di Draven si accavallarono una serie di immagini che, per un fortuito caso del destino, furono in grado di dissipare in un istante tutta la furia accumulata in quelle ore di autodistruzione.
Iris, l’unica maga che aveva risposto all’appello disperato di sua madre quando era stato allontanato da lei e portato in orfanotrofio. Nel suo essere un solitario, passava spesso inosservato e, soprattutto da bambino, quella dote gli era tornata molto utile per origliare, dato che nessuno della famiglia aveva mai pensato di metterlo al corrente dei fatti; tutto ciò che sapeva di sé stesso, dei suoi genitori e della famiglia di sua madre lo doveva alle ore passate a origliare… E l’aveva sentita, sua madre, piangere al telefono e ringraziare Iris di aver convinto Lilien ad aiutarli. Se non fosse stato per lei, chissà lui ora dove sarebbe…
Il viso sembrò rilassarsi in un'espressione più docile e lasciò andare la pergamena che aveva tenuto in ostaggio, con forza, tra le proprie dita.


Si. Perché? È morta?si decise a dire, dopo un lungo momento di silenzio. Per qualche motivo, probabilmente scaturito dalla montagna russa di emozioni provate in quella giornata da dimenticare, fu quello il primo pensiero che gli passò per la testa dopo aver realizzato chi fosse quella Iris. Era andata lei a prenderlo in orfanotrofio insieme a Lilien. Ma non l’aveva mai ringraziata. Non aveva più pensato a lei dopo quel giorno.

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view post Posted on 28/11/2020, 16:33
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Di certo, ad occhio, non sembrava proprio dell'umore di parlare. Per un attimo Lyvie quasi si pentì di essersi avvicinata a lui, ma la propria forza di volontà scacciò immediatamente tale pensiero. Bensì strabuzzò appena le palpebre, notando quella povera pergamena accartocciata tra le sue dita. Riportò le iridi chiare al suo viso e, fortunatamente per lei, stavolta la sua espressione sembrò addolcirsi.
Quasi tirò un piccolo sospiro di sollievo Lyvie, quando spalancò le palpebre per quella domanda. Tuttavia si lasciò andare ad una piccola risata divertita, quando si affrettò ad aggiungere:


« Io sono la nipote di Iris. E fortunatamente è viva. Mi ha scritto da poco, ho ricevuto la sua lettera stamattina, mi ha detto che ha rivisto tua nonna Lilien... » spiegò brevemente, allungandogli anche la lettera che aveva ricevuto sulla superficie del tavolo.
Non le era mai capitato di approcciare qualcuno in quella maniera, ma valeva la pena provare. Sicuramente un'amicizia in più non le sarebbe dispiaciuta, se solo lui gliel'avrebbe permesso. Essendo più grande di lei, però, probabilmente non voleva avere una primina tra i piedi come lei. Lyvie non poté fare a meno di pensare a questa possibilità.


« Mi ha chiesto di cercarti, ti fa tanti complimenti in questa lettera e mi ha detto che la tua amicizia potrebbe essermi utile. O viceversa. » disse la rossa, accennandogli un piccolo sorriso complice.
Era ovvio che volesse essergli amica anche per secondi fini: ma ciò non stava a significare che il loro rapporto non potesse essere amichevole. Lyvie quasi sperava in quella possibilità, anche perché stranamente riusciva a trovarsi più a suo agio con i ragazzi che con le ragazze.


« Sono Lyvie, Lyvie Synfenir. Primo anno. » si presentò brevemente, allungandogli la mano sinistra, la sua dominante. Il proprio sorriso si allargò e allora spuntarono due fossette sulle gote lentigginose della giovane Serpeverde, che sperava dentro di sé che Draven accettasse quella umile offerta di amicizia.
Aveva stretto diverse amicizie nell'arco di tempo in cui aveva cominciato la sua avventura ad Hogwarts, ma l'idea di poterne fare di nuove la incuriosiva inevitabilmente. Che fosse curiosa di natura era ovvio, di certo era mancato poco che si ficcasse in un qualche guaio nei pressi del lago nero, ma ciò la rendeva comunque temeraria, vogliosa di fare e conoscere.
Forse, questo era tutto un meccanismo per non pensare a ciò che realmente le succedeva, nella sua sfera emotiva e familiare. L'allontanamento di Kyros le aveva fatto male e ardeva ancora in sé, era impossibile da evitare, così come era impossibile evitare suo fratello gemello. Erano nella stessa casata, frequentavano lo stesso anno... Hogwarts era diventata casa sua, ma anche una sorta di prigione al tempo stesso.
Forse circondarsi di persone era l'unico modo, per la giovane irlandese, di accantonare tutti i problemi.


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view post Posted on 17/12/2020, 17:12
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Nonostante frequentasse una scuola di magia da tre anni e si fosse abituato al fatto che nel mondo magico era tutto possibile, continuava a credere a fatica al destino… Eppure, non poteva essere un caso che il nome di Iris fosse stato fatto proprio nel giorno in cui la sua mente aveva deciso di riportare a galla ricordi più o meno sopiti. Quella donna aveva avuto un impatto significativo nella propria vita… Come aveva potuto dimenticarla? O, per meglio dire, come aveva potuto dimenticarsi delle ore passate con lei fuori dall'orfanotrofio? In quella fatidica giornata d’estate, quando nessuno aveva idea di cosa ne sarebbe stato di lui se sua madre fosse stata accusata di omicidio… Abbassò lo sguardo, a quel ricordo. La risposta era facile: negli anni a seguire quel fatidico periodo della sua vita, si era impegnato con tutto sé stesso per dimenticarne ogni dettaglio e andare avanti, come se nulla di tutto ciò fosse mai accaduto.

Perché?interruppe la ragazzina, tenendo la testa china. Non aveva alcuna intenzione di leggere quella lettera e farsi condizionare. Era grato a Iris, molto grato, per quello che aveva fatto per lui, ma le parole di quella Lyvie, il fatto che fosse la nipote di una persona a cui – praticamente – doveva la vita e l’ipotesi che la donna l’avesse mandata da lui con chissà quali aspettative, lo innervosirono all’istante. Fu una sensazione strana, che non aveva nulla a che fare con la rabbia, bensì con la tristezza. Se davvero Iris aveva rivisto Lilien doveva sapere che tipo lui fosse, no? O Lilien le aveva mentito, facendole credere di aver cresciuto Draven come un giovane uomo affabile e generoso? Si vergognava ancora di lui?
Un sorriso amaro si fece largo sulle proprie labbra; sebbene sulle guance apparirono le fossette che, di solito, aiutavano a dare al suo viso un’effettiva aria meno scorbutica, nei propri occhi non c’era il benché minimo accenno di gentilezza o divertimento.


Non so che ti aspettavi, ma non sono in grado di aiutare nessuno. Congratulazioni per essere stata smistata tra i Serpeverde.aggiunse subito dopo, alzando lo sguardo a incrociare il suo per un solo istante, prima di riportarlo sulla pergamena, ormai inutilizzabile. Con la coda degli occhi, però, notò la sua mano. In altre circostanze non avrebbe mai esitato a stringerla; era arrogante e asociale, ma non maleducato. Questa però non era una circostanza come le altre… Stringere o no quella mano avrebbe significato prendere una decisione: accogliere i pensieri paranoici su sua nonna e provare ad andarle contro per deluderla solo per soddisfazione personale o dar retta ai fatti e, almeno, ascoltare quella ragazzina che non poteva avere la minima idea del perché gli girassero così tanto le palle?
Sbuffò e porse la mano destra verso di lei, rialzando lo sguardo sul suo viso.


Non si dà mai la sinistra, non è buona educazione. si limitò a dire. Per sua fortuna, quando si assentava e chiudeva in sé stesso a ragionare, riusciva sempre in tempi più o meno umani ad avere delle reazioni. Probabilmente quella ragazzina stava pensando che era stata una pessima idea andare a cercarlo e non poteva darle torto… Però, indipendentemente da Lilien, doveva un grosso favore a quella Iris. Forse avrebbe potuto ripagarlo attraverso Lyvie, anche se non aveva ancora la minima idea del come.
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view post Posted on 23/12/2020, 15:22
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Di certo c'era qualcosa che non andava. Poté capirlo solo in maniera vaga dalle espressioni del ragazzo di fronte a sé, quel sorriso amaro che gli andò a formare delle fossette sulle gote parlava per sé. C'era qualcosa sotto, qualcosa che - era sicura - non fosse affare proprio.
Quella domanda la mandò in sincera difficoltà. Come spiegargli che suo fratello gemello avesse cominciato ad evitarla come la peste, frequentando dei Serpeverde poco affidabili? Come spiegargli che aveva detto tutto a sua nonna - non sapendo con chi altro confidarsi - e, sì, anche per quel motivo lei l'aveva spinta verso Draven?
Per la prima volta in tutta quella conversazione, un po' si trovò in difficoltà. Esitò dunque qualche attimo, ma poi replicò:


« Non c'è un perché specifico. È stata semplicemente un'esortazione di mia nonna. » asserì dunque, scrollando le spalle come se niente fosse.
Non le andava di confidarsi con lui, almeno non al primo incontro. Quella situazione le pesava sulle spalle davvero tanto e, come suo solito, preferiva sfogarsi con sua nonna anziché parlarne con qualcuno di fisicamente vicino a lei.
Fu per le sue seguenti parole che aggrottò appena le sopracciglia, rendendosi conto ben presto del fatto che Draven non fosse particolarmente amichevole. Ma come biasimarlo? Non ci si poteva mai fidare di nessuno, nemmeno dei propri affetti più stretti ormai. Dunque non si offese, bensì lo comprese, limitandosi al silenzio per quel complimento poco velato.
Era fiera di essere Serpeverde: non c'era altra casata che potesse donarle quanto quella. Si sentiva parte di una grande, arrogante e sprucida famiglia. Cosa poteva esserci di meglio? Almeno, si trovava tra i suoi ambiziosi simili.
L'esitazione di Draven al proprio approccio fisico per poco non la fece sudare. Perché non le ricambiava la stretta di mano e basta?
Fu per quel commento che, tuttavia, si sciolse in una piccola risata divertita. Era sarcastico, caratteristica che le piaceva sinceramente. Quasi lo guardò con occhi diversi: l'impressione che le aveva fatto era, comunque, positiva. Strinse la sua mano, decisamente più grande della propria che era praticamente bambinesca, con decisione, suggellando quindi l'inizio di una - sperava - buona amicizia. Lasciandola, parlò:


« E sbuffare prima di una presentazione educata, lo è? » rispose con ironia la giovane mora, limitandosi ad osservarlo con le iridi verdi inevitabilmente incuriosite dalla sua persona.
« Guarda che mi sto sforzando, di solito non mi presento neanche così... » aggiunse ben presto, scherzando volutamente con la controparte col suo solito sorrisetto stampato sul viso leggermente lentigginoso.


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view post Posted on 1/3/2021, 00:18
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Se fosse dipeso unicamente dalla propria volontà, avrebbe deciso senza indugi che dimenticare quel pessimo periodo della sua vita fosse la decisione migliore da prendere, ma per quanto avesse allenato la memoria ad essere il più selettiva possibile e a nascondere, come in un cassetto ben sigillato, sia i ricordi più dolorosi che quelli che non gli interessavano, comunque succedeva fin troppo spesso qualcosa che li riportava tutti a galla. Faceva male. Perché non poteva, semplicemente, rimuoverli per sempre? E se quella ragazzina avesse preteso di sapere direttamente da lui in che rapporti fossero le loro nonne, cosa avrebbe potuto dirle? Non sarebbe mai sceso nei dettagli più brutti, ma non voleva nemmeno mentirle pur di omettere elementi importanti e, al contempo, orribili. Avrebbe pagato qualsiasi prezzo, qualsiasi cifra, qualsiasi condizione pur di lasciarsi per sempre tutto quello alle spalle. Ma, finché non fosse successo, in un modo o in un altro, quei ricordi, quella vita passata, restava tutto lì; non solo nella sua di memoria.
In ogni caso, prendersela con quella ragazzina, era ingiusto.


Non si fa caso ai sospiri. Tendono ad aprire conversazioni false e prolisse che la gente evita come il vaiolo di drago.si limitò a replicare alle sue parole, distendendo le labbra in un sorriso che, seppur non mostrasse alcun accenno di divertimento, quantomeno rese per davvero, stavolta, il suo volto meno burbero. Fortunatamente per lei, nonostante lo avesse trovato con un tempismo talmente pessimo da essere sconvolgente, il carattere di Draven lo portava a cambiare completamente umore nel giro di pochi istanti e, se bastava pochissimo a farlo irritare, bastava altrettanto poco per fargli tornare del buon umore. Non che fosse improvvisamente entusiasta di trovarsi a parlare con una sconosciuta i cui occhi verdi gli ricordavano lo stesso sguardo di sua nonna, che credeva dimenticato ormai da tempo, però, perlomeno, grazie a lei aveva smesso di logorarsi nel silenzio assordante dei propri pensieri.
Lasciata andare la sua mano, incrociò le braccia sul tavolo, lì dove i resti della povera pergamena strizzata a sangue chiedevano solo di essere lanciati nel camino più vicino, e si protrasse sul tavolo per ridurre la distanza tra loro due.


Come hai detto che ti chiami?le chiese poi, distogliendo per un breve istante lo sguardo dai suoi occhi, per dare una rapida occhiata/studiata, al resto della sua figura. E quei capelli… Non c’entravano niente con la nonna, ma forse con qualcun altro lì a Hogwarts.

Hai un gemello, per caso? O un fratello che ti somiglia veramente tanto?si ritrovò a chiederle, in seguito, così all’improvviso da stupire anche se stesso, corrucciando le sopracciglia in uno sguardo attento e, allo stesso tempo, fastidiosamente incuriosito.
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Perdona l'attesa biblica :<31:
 
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view post Posted on 24/3/2021, 08:48
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La schiettezza di quel ragazzo la sorprese piacevolmente. Così per le sue parole non poté che sorridergli, lanciandogli uno sguardo complice di chi, chiaramente, aveva capito il suo gioco. E lui sembrava giocare sporco.

« Almeno, non sei come quelle persone fintamente mielate e col sorriso stampato in faccia perennemente. » sentenziò la giovane Serpeverde, riferendosi ad un circolo davvero preciso di persone, che però non specificò volutamente.
C'erano molte persone che non sopportava Lyvie, e tutto ciò non era solo a causa di impressioni percepite male delle altre persone, ma anche per alcuni avvenimenti che l'avevano portata ad un livello di fastidio così alto da essersi tramutato in odio. Sentiva una rabbia non indifferente dentro di sé, rabbia che non sapeva davvero come sfogare. E tutto ciò non era solo causata dall'assenza di suo fratello. Fortunatamente, non era sola in quel percorso tortuoso che era l'adolescenza.
E, sì, finalmente vide anche un sorriso da parte sua. Quasi arrossì la giovane Serpeverde quando gli lasciò la mano dopo le "dovute" presentazioni: era riuscita a sbloccarlo, ma ora? Come avrebbe dovuto comportarsi? Una certa ansia da prestazione la prese, quando fortunatamente fu lui a rompere il silenzio creatosi nella situazione.


« Lyvie. Lyvie Synfenir. Faccio schifo quanto te coi nomi, ti perdono. » ironizzò come suo solito la moretta, sollevando le sopracciglia per fingersi volutamente infastidita al suo dimenticarsi il proprio nome. Ovviamente scherzava come suo solito, ed era proprio in quel modo che riusciva ad approcciarsi meglio alle persone.
Fu quella domanda che, per lei, si rivelò un tuffo al cuore. Non solo percepiva il suo sguardo inquisitorio su di sé - cosa che la portò a distogliere per un attimo l'attenzione da lui, per quanto i suoi occhi fossero penetranti -, ma le aveva fatto anche quella domanda estremamente scomoda, che tuttavia l'avrebbe perseguitata a vita. Non era mica la prima volta che la sentiva.


« Purtroppo sì. Mio fratello gemello va sempre in giro con dei ragazzini più grandi di lui, forse proprio della tua età. Si chiama Kyros, che sta anche per "verme schifoso". » proprio non riuscì a contenere l'ultimo commento quasi a denti stretti, trattenendosi dal dire qualcosa di molto più volgare. Era chiaro che quella domanda l'aveva colpita nel profondo: Lyvie non poteva fare a meno di essere - sempre - estremamente espressiva.


PS: 113 • PM: 57 • PC: 54 • EXP: 3







Perdonami tu :flower:
 
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view post Posted on 16/6/2021, 13:13
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Per quanto Hogwarts fosse un luogo molto grande e che accoglieva centinaia di studenti, il vivere tutti sotto lo stesso tetto, soprattutto per quanto riguardava i concasati, rendeva pressoché impossibile non ricordarsi più o meno di tutti. Draven aveva la capacità di ignorare le persone, sviluppata in lunghi ed estenuanti anni di allenamento col solo fine di trovare silenzio e solitudine anche nelle circostanze in cui sembrava impossibile, ma gli era capitato più e più volte, spesso anche contro la propria volontà, di parlare o semplicemente stare seduto vicino a qualche concasato col quale non aveva alcuna confidenza. Sorvolando sul fatto che erano davvero poche le persone che Draven poteva dire di conoscere o, addirittura, di ritenere amiche, comunque dopo tre anni di scuola era arrivato a riconoscere più o meno chiunque. E il viso di Lyvie, i suoi capelli, il modo in cui parlava… Era terribilmente somigliante al ricordo che aveva di sua nonna, ma anche di qualcun altro, con cui aveva avuto a che fare più di recente.
Quando gli rispose e gli disse di suo fratello, ammise silenziosamente a sé stesso che quel nome non gli diceva nulla. Forse era uno di quei Serpeverde contro i quali aveva, per l’appunto, sviluppato la capacità di ignorare e passare avanti…

Non ci vai molto d'accordo, eh? - commentò, restando sul vago, con una scrollata di spalle.

Ma non ho ancora capito perché sei venuta da me. Sul serio, io non credo di essere la persona migliore per aiutare qualcuno.aggiunse poi, tirandosi indietro con il busto, per appoggiare la schiena alla sedia.
Tutto sommato, non aveva un approccio fastidioso, quella ragazzina. E nonostante fosse arrivata da lui in un momento in cui il nervosismo aveva avuto la meglio su di lui, non era scappata via a gambe levate. Ecco… Forse, prima di rendere le cose ancor più imbarazzanti, avrebbe dovuto scusarsi con lei.
Un po’ a disagio, non molto abituato ad azioni di quel tipo data la scarsa socialità che lo contraddistingueva, deviò per la prima volta lo sguardo dal suo viso. Un nevrotico prurito sulla nuca lo portò a chinare la testa e a trovare improvvisamente interessante l’idea di guardare il pavimento.


Comunque, mi dispiace. Per prima.disse poi, mentre nella testa iniziarono a frullargli tutta una serie di ipotetici scenari in cui nonna Lilien e la nonna della ragazzina gli avrebbero mandato un’infinità di strillettere se solo avessero saputo del modo in cui aveva ‘salutato’ Lyvie.
Non che avesse paura di loro, certo che no! Però, considerando che nell’ultimo periodo sembrava andargli tutto un po’ storto, ci mancava solo che quelle due lo caricassero di ulteriori pensieri. In fin dei conti, poteva capitare a tutti una brutta giornata, no? E non lo aveva chiesto di certo lui di essere disturbato in un momento simile, anzi, tutt’altro: si era messo in disparte apposta.

Siamo a posto? chiese poi, stringendo una mano a pugno per porgerla verso la ragazza in un gesto amichevole. Si rese conto solo dopo averlo fatto di quanto babbano fosse quel gesto, ma ormai era tardi per tornare indietro… Lo avrebbe trovato strano?
PS: 127 | PC: 71 | PM: 84| PE: 7
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view post Posted on 20/12/2021, 17:45
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La risposta di Lyvie avrebbe fatto capire a chiunque che, sì, i gemelli Synfenir non andavano più d'accordo come prima. Da gemelli inseparabili e quasi morbosi nel loro rapporto così stretto, ora a malapena si salutavano nei corridoi nella scuola. Lyvie conosceva bene suo fratello, che dal canto suo non si era mai comportato in quella maniera con lei. La pubertà aveva cominciato a fargli un brutto effetto, così come tutte le discutibili amicizie che si era ritrovato ad avere.
Così alla risposta di Draven la moretta storse un po' il naso, non provando nemmeno minimamente a negare le sue parole.

« Decisamente no. Non lo riconosco più. » si limitò a replicare, scuotendo leggermente il capo. Fu allora che prese a sgranocchiare una barretta di cioccolato che aveva già addocchiato prima, senza badare nemmeno alle briciole che cadevano sulla superficie del tavolo.
Draven parlò nuovamente, e stavolta le sue parole le fecero aggrottare leggermente le sopracciglia. Perché tutta questa insicurezza da parte sua?
E infine sorrise Lyvie, rivelando una dentatura non proprio perfetta; in fondo, era solo una ragazzina.

« Forse sarò io un giorno ad aiutare te. Chi lo sa? » scherzò la Serpeverde, senza mai distogliere lo sguardo dal suo, nemmeno quando il ragazzo guardò altrove, quasi con nervosismo.
Anche se ancora molto giovane e per niente matura, era molto sicura di se stessa. Solo ad una persona nella sua vita aveva rivelato uno dei suoi lati più fragili, riservata com'era. Sì, le piaceva fare amicizia con nuove persone, ma non era il tipo di persona che parlava dei suoi problemi con chiunque. O, almeno, lo faceva in maniera del tutto vaga, volta a far capire poco e niente all'altra persona.
Le sue scuse, dovette ammetterlo, riuscirono quasi ad intenerirla.

« Figurati, mi è successo di peggio. » asserì lei, assumendo poi - inevitabilmente - un'espressione un po' confusa quando Draven le porse il pugno. Doveva essere un gesto che aveva visto in giro proprio lì, ad Hogwarts...
Non sapeva bene come comportarsi, così istintivamente decise di imitarlo, chiudendo la mano a pugno per farla scontrare forse un po' troppo energicamente contro la sua. Il suo sorriso sembrava arrivare alle tempie, aveva appena fatto una nuova amicizia!

« A postissimo! Mia nonna ne sarà contenta. Vado a scriverle subito, ci vediamo in giro, socio. Posso chiamarti socio? » decise di non dargli più fastidio Lyvie - almeno per il momento - e decise dunque di alzarsi per andare via, non attendendo necessariamente una sua risposta: già aveva deciso che l'avrebbe chiamato così.


PS: 114 • PM: 58 • PC: 56 • EXP: 5






Ce l'abbiamo fatta :quote:
 
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view post Posted on 16/1/2022, 22:39
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Chissà come doveva essere avere un fratello, o una sorella. Dal suo personale punto di vista, considerando la propria situazione famigliare, pensò che avrebbe portato solo ulteriori problemi e complicazioni. Di sicuro non doveva essere facile avere il pensiero fisso su una persona così vicina ma che, al contempo, poteva rivelarsi anche lontanissima: per carattere, gusti e quant'altro. Non aveva idea di come fosse il fratello di Lyvie, ma una sorellina tipo lei non gli sarebbe dispiaciuta, in fin dei conti... Forse, anche per questo, sua nonna stava cercando di farli conoscere? Ad ogni modo, era un tipo apposto. Nonostante l'impatto non fosse stato dei migliori, l'incontro non gli aveva dato poi così fastidio e, anzi, quantomeno lo aveva aiutato a smettere di pensare a tutto ciò che di storto gli stava andando in quel periodo. Oltre a chiederle scusa per il modo in cui le aveva risposto pochi minuti prima, avrebbe dovuto anche ringraziarla.

Ok. Vedremo, allora. - replicò poi, in risposta alle sue parole, quando gli disse che magari un giorno sarebbe stata lei ad aiutare lui. Probabile. Sembrava molto sveglia. E un sorriso sinceramente divertito si distese sulle sue labbra, mostrando le fossette sulle guance. Ma durò un breve istante, prima di essere rimpiazzato da un'espressione confusa.

Socio?! - si ritrovò a ripetere, vedendo la ragazzina che con grande entusiasmo si stava già allontanando da lui. Mah... In fin dei conti, se bastava questo a ripagare il debito che aveva nei confronti della sua famiglia, non avrebbe fatto storie in futuro.
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