Una brioche può salvarti la vita, Role privata con Richard John Lionheart Lackland

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Narcissa Miller
view post Posted on 23/11/2020, 12:38




Narcissa Elodie
Miller
«O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori, quei tipi astuti e affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!»

► Mood: Happy► Età: 12 anni ► Ruolo: Studentessa► Outfit: Divisa di Serpeverde

S
e pensava a quanto tempo aveva perso rimandando lo studio in biblioteca, Narcissa non poteva far altro se non maledirsi. Aveva avuto un'intera settimana, se non addirittura una decina di giorni, per fare quella ricerca sul Tranello del Diavolo, ma lei, ovviamente, aveva preferito dedicarsi a tutt'altro che allo studio. Ultimamente era scostante, come se la voglia di impegnarsi fosse stata soppiantata con prepotenza dal dolce far nulla. Le piaceva trascorrere giornate all'insegna dell'ozio, nella speranza che qualcuno inventasse un qualche incantesimo capace di riempire pergamene intere di appunti senza nemmeno muovere un dito.
*Sarebbe una gran bella soluzione* pensò, mentre il Tranello del Diavolo e la sua incombenza si facevano sempre più minacciosi. S'era ripromessa, infatti, di dare il massimo per far guadagnare più punti possibile alla Casa di Serpeverde, eppure se inizialmente era partita col piede giusto, ultimamente avvertiva stanchezza, senso di impotenza e incapacità di riflettere. Era stata quella dannatissima lettera che sua madre le aveva spedito all'incirca un paio di settimane prima e nella quale le diceva che suo padre era sparito nel nulla. Sino a quel momento nessuno da casa s'era preoccupato di farle sapere se quella storia avesse avuto risvolti positivi o negativi e lei non faceva altro che maciullarsi il cervello nella vana illusione di poter vedere planare un gufo con qualche messaggio di speranza. Cosa che, ovviamente, non accadeva. Aveva anche parlato un paio di volte con Carl, supplicandolo di scrivere a casa e di fingere interesse per quella vicenda, ma il ragazzetto era troppo antipatico per mettersi al servizio di Narcissa, così quest'ultima lo aveva liquidato mandandolo al diavolo senza troppi convenevoli.
E così, anche quella mattina, s'era ritrovata ad aspettare in Sala Grande, con il naso rivolto all'insù, nella speranza di vedere planare Earl o qualche altro gufo. Un'orda di rapaci variopinti attraversò la Sala Grande, pronta a consegnare la posta ai legittimi proprietari. Poco distante, al tavolo di Corvonero, arrivò una Strillettera a un ragazzino del primo anno che, nell'apprendere che la missiva era destinata a lui, si era fatto ancor più paonazzo della busta che stringeva tra le dita. Non fece in tempo a far nulla, che la Strillettera si aprì, prendendo a inveire contro di lui. Di tutta risposta, il Corvonero fuggì a gambe levate dalla Sala Grande, vergognandosi come un ladro per la figuraccia appena fatta, e Narcissa se la ghignò distrattamente. Con gli occhi guizzava da un gufo all'altro, ma della sua civetta nemmeno l'ombra. L'aveva mandata in spedizione da sua mamma pochi giorni prima, ma come sempre partiva con una pergamena legata alla caviglia e tornava a zampe vuote, cosa che mandava Narcissa immancabilmente su tutte le furie.
Quando la scia di gufi e civette si fu diradata, Narcissa si rassegnò all'idea che anche quel giorno sua madre non le avrebbe scritto nulla. Scelse, per sicurezza, di provare a fare un salto alla guferia dopo colazione, ma ancora non aveva deciso se valeva la pena fare tutta quella strada per poi tornare con un pugno di mosche in Sala Comune.
Senza pensarci - e come ogni volta che qualche pensiero le attanagliava la mente - afferrò una brioche alla crema tra le numerose che aveva davanti e ci affondò avidamente i denti. Avvertì il sapore della crema sulla lingua e se lo gustò amabilmente. Tutto quello zucchero, per un momento, l'aveva addolcita, facendole dimenticare i numerosi problemi che le provocavano tanta amarezza.
Fortunatamente al tavolo di Serpeverde c'erano ancora poche persone e tutte con il naso immerso in pergamene di appunti per ripassare la lezione del giorno o nelle lettere ricevute dalle famiglie. Grazie al cielo, pensò Narcissa, che vide tutta quella distrazione come una manna: anche quella volta avrebbe potuto rimpinzarsi senza troppi pensieri. E in quanto ai sensi di colpa, beh... ci avrebbe pensato dopo. E quasi a volersi dimenticare dell'ingente quantità di calorie che stava ingurgitando, acchiappò un toast prosciutto e formaggio e se lo portò nel piatto che aveva davanti.
Un lungo sospiro carico di tensione e di incertezza accompagnò quell'ultimo morso che fece sparire la coda della brioche che ancora teneva stretta tra le dita.

 
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view post Posted on 23/11/2020, 17:41
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scusa il ritardo ... ho avuto da fare!
Non ricordo più bene come funziona per i giorni e ne se quello che sto per fare va bene in caso un master o un moderatore può cancellare il post e informarmi dell'errore!


Il giovane serpeverde entrò dentro la sala comune e velocemente si diresse verso il tavolo dei serpeverde avendo puntato la sveglia presto si era alzato prima di tutti e ne aveva approffittatto per fare una passeggiata con il suo gatto nel parco senza essere disturbato o venir disturbato per il suo vestiario, infatti egli per il momento inossava solo una semplice tuta babbana nera al collo il suo ciondolo, le mani protete dai guanti in pelle di drago e la bacchetta infilata nei pantaloni a mò di spada, da qualcuno e adesso che si aprivano le cucine egli era tornato dentro per fare colazione e iniziare cosi una nuova giornata.

"Andiamo Cupo Mietitore a mangiare!
Sai da quello che sappiamo può essere benissimo il nostro ultimo pasto in questa valle di lacrime!"


quindi osservato per un momento la sala egli si diresse verso il suo tavolo addocchiando un posto vicino ad un giovane serpeverde intenta a mangiare egli attinse quindi alla buona educazione babbana ben radicata nel suo essere quindi mentre stava coprendo le distanze tra se e il posto si fece sentire.

"Scusatemi è libero il posto accanto?"
 
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Narcissa Miller
view post Posted on 23/11/2020, 19:03




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Q
uella brioche, per il suo animo ammaccato, era stato un vero toccasana. Nel momento in cui la crema e lo zucchero a velo avevano deliziato il suo palato, Narcissa era sprofondata in uno stato di estasi tale da permetterle di dimenticarsi per un momento le sventure di cui era vittima nell'ultimo periodo. Il toast che aveva recuperato poco prima, invece, era ancora nel piatto accanto all'altra stoviglia ormai vuota, sulla quale non restavano altro che briciole e residui di zucchero. Stranamente, per una qualche assurda ragione che nemmeno lei era in grado di spiegarsi, quella brioche non aveva risvegliato in lei alcun tipo di sentimento contrastante: non si sentiva in colpa, non aveva voglia di correre in bagno a vomitare né desiderava ardentemente riavvolgere il nastro del tempo e vietarsi l'accesso alla Sala Grande. Non era dato a sapere se fosse una spensieratezza temporanea o se, a livello emotivo, stavano avvenendo consistenti cambiamenti, tuttavia, per quel poco che poteva rendersene conto, le era parso un passo strabiliante.
Narcissa scostò il piatto vuoto e lo mandò al centro del tavolo, dove svanì nel giro di pochi attimi, sostituito da un vassoio carico di altri cornetti. Per quanto le facessero gola, aveva deciso di non mangiarne altri. Lo stomaco, infatti, quasi a voler rompere l'idillio, le ricordò che se avesse mangiato ancora avrebbe poi dovuto fare i conti con sé stessa. Quasi avesse recepito immediatamente il messaggio, Narcissa lanciò un'occhiata in tralice al toast, che giaceva sotto i suoi occhi e implorava d'essere mangiato.

*No, Narcissa, non devi... però, dai, un morso e... NOOO! Hai appena mangiato la brioche, cavolo, trattieniti, Narcissa, diventi una botte, poi!*
Un turbinio di pensieri, sensi di colpa e parole a vanvera cominciarono a svolazzare affollandole la mente. Eccola lì, la sua insofferenza al cibo che emergeva in tutta la sua prepotenza. Se pensava di averla scampata con una brioche, beh... il toast le stava suggerendo che s'era sbagliata anche quella volta.
Rancorosa, osservò un'ultima volta il toast. Un paio di gocce di formaggio fuso cadevano ai lati, rendendolo ancor più succulento e gustoso alla vista. Tuttavia, Narcissa lottava contro sé stessa e si sforzava di tenere le mani incollate alla panca della sedia, per evitare di afferrarlo e sentirne il gusto sotto i denti.
A rompere quella lotta individuale fu una voce. Narcissa si voltò e davanti a lei vide un ragazzo di Serpeverde. Lo aveva visto parecchie volte aggirarsi per la sala comune, ma la sua proverbiale misantropia non le aveva concesso di dedicargli la giusta attenzione. E adesso lui faceva la sua comparsa nel momento più critico, delicato e difficile per lei, quello in cui silenziosamente si rimproverava per il suo rapporto estremamente conflittuale col cibo.
Narcissa regalò un'occhiata torva al ragazzo, dalla quale trasudava tutta la sua insofferenza e la sua lotta interiore. Che impressione poteva essersi fatto di lei se l'aveva vista mangiare avidamente quella brioche alla crema? L'avrebbe presa per un'indemoniata, incapace di trattenersi dagli sfizi legati alla gola? Sospirò appena prima di accennare un sorriso rivolto al ragazzo. Si stava rivolgendo a...

*Scusatemi? Chi...?*
Narcissa si guardò attorno con un velo di perplessità: il ragazzo s'era rivolto a 'voi', ma a parte lei in quell'angolo della tavolata non c'era nessun'altro. Tutti erano seduti in disparte e l'unico gruppetto affollato di Serpeverde si era accomodato esattamente all'altra estremità, tutto intento a ripassare un incantesimo che avrebbero dovuto studiare nelle ore successive a lezione.
Poi lo sguardo di Narcissa cadde sul toast, appena spostato alla sua destra. Forse aveva pensato che qualcuno avesse lasciato temporaneamente il posto e fosse in procinto di tornare? Da un lato - pensò - era meglio così: almeno non avrebbe potuto pensare che lei s'abbuffava in maniera incontrollata.

"Sì, certo, è libero, sono da sola" specificò.
E con un gesto brusco allontanò il toast, mandandolo verso il mezzo del tavolo. Come a seguire la sua volontà, il toast sparì.

"L'aveva dimenticato il mio amico, Carl, è dovuto scappare..." tentò di giustificarsi rifilando una giustificazione patetica e non richiesta; sicuramente il ragazzo non avva avuto nemmeno l'accortezza di notare se il piatto era suo o di qualcun altro. Era lei che immancabilmente si faceva vittima delle sue paturnie per poi sentirsi subito in dovere di giustificarsi. Com'era la storia? Che le calorie consumate quando nessuno ti vede non hanno valore...
*Sì, certo, come no* pensò ironicamente, ringraziando il cielo d'aver mandato provvidenzialmente quel ragazzo al tavolo. Era come se una forza maggiore l'avesse obbligata a non abbuffarsi di cibo e a dimenticare progressivamente la motivazione che l'aveva indotta a sentire l'esigenza di sfondarsi di dolci e panini.



//Nessun problema, si risponde quando si può ;)
 
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view post Posted on 23/11/2020, 22:01
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avevo idea di fare un incantesimo ma non trovo più la descrizione degli incantesimi!


Il giovane Serpeverde sorrise alla risposta e accomodatosi tolse dai pantaloni la bacchetta e l'appoggiò sul tavolo davanti al posto

"grazie mille! Mi chiamo Richard John Lionheart Lackland e questo simpatico felino è Cupo Mietitore!"

quindi il giovane inizio a servirsi puntando ai tost per cominciare a mangiare un boccone.

"Ah dopo una bela passeggiata un boccone rapido ci vuole .... oh ora che ci penso! ho dimenticato le buone maniere ... dunque posso sapere come ti chiami? Non credo che ci siamo mai parlati anche se credo di averti visto in sala comune di Serpeverde una o due volte!"
 
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Narcissa Miller
view post Posted on 23/11/2020, 22:25




Narcissa Elodie
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N
arcissa restò in silenzio per qualche attimo, lieta che il compagno non avesse fatto commenti o allusioni al cibo che aveva avuto davanti sino a pochi istanti prima. Fortunatamente sembrava aver considerato del tutto normale il trovarla seduta su quella panca con un toast sotto al naso o, più semplicemente, non aveva notare l'enorme croissant che poco prima s'era sbranata in preda all'ansia e al senso di colpa.
La piccola Serpeverde ascoltò le presentazioni. Effettivamente, a ben pensarci, s'erano visti qualche volta ma non avevano mai nemmeno speso del tempo per passare alle presentazioni; e c'era da dire che adesso era giunto il momento di farlo. Il ragazzo si presentò col nome di Richard John Lionheart Lackland e, adesso che ci pensava meglio, ricordava di averlo sentito nominare in classe dal professore di turno. Però no, non s'erano mai realmente parlati pur condividendo la stessa Sala Comune.

"Io sono Narcissa M..." stava per finire la sua presentazione, quando il piccolo micio di Richard si palesò ai suoi occhi. Narcissa ebbe un guizzo, lei, che adorava i gatti, nell'ultimo periodo stava facendo amicizia con un sacco di felini e non poteva che esserne felice, visto l'amore che nutriva verso quelle creature così graziose quanto indipendenti.
...Narcissa Miller" concluse, recuperando la presentazione e portandola a termine.
Gli occhi color ghiaccio si spostarono dal gatto e tornarono a posarsi su Richard, il quale presentò il suo felino col nome di "Cupo Mietitore": a quel punto Narcissa non poté esimersi dall'alzare un sopracciglio con profonda perplessità.

*Cupo Mietitore? Che allegria* pensò con una punta d'ironia, guardandosi accuratamente dall'esprimere a voce alta quel che la sua espressione facciale non era in grado di lasciare silente.
Ad accompagnare la sua eloquente mimica del viso, le parole con le quali esternò, senza mezzi termini, i dubbi circa quell'appellativo tanto strano.

"Cupo Mietitore?" - domandò sbattendo le ciglia -"Come mai un nome tanto...strano?" aggiunse con eloquente curiosità. Per quanto avesse cercato di non risultare impicciona o relativamente invadente, la sua bocca e la sua impulsività l'avevano preceduta. Si maledisse momentaneamente per aver parlato a sproposito, ma ormai quel che era fatto era fatto, motivo per cui si posizionò in attesa di una spiegazione da parte di Richard, incerta se poi sarebbe arrivata o meno.
"Non è per farmi gli affari tuoi, eh" - specificò poi frettolosamente, decisa a correggere il tiro - "ma è un micio tanto allegro, con un nome tanto... cupo".
Ancora una volta aveva accampato scuse non richieste. Chissà quali idee strane avrebbe potuto farsi Richard su di lei. Ma poco importava. Dall'alto dei suoi dodici anni spesso le capitava di agire impulsivamente, di parlare senza riflettere, sospinta da una curiosità quasi disarmante. Così scelse di increspare le labbra in un sorriso incoraggiante, quasi a voler convincere Richard che di solito lei non era così. E no, infatti, non era solitamente così: la piccola Narcissa sapeva essere anche peggiore, ma questo a Richard fortunatamente non era ancora dato a sapere.

 
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view post Posted on 24/11/2020, 22:44
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Scusa avevo preparato una bella e complessa risposta in cui ma a causa di problemi mi si è cancellato tutto!
Cosi ho dovuto rifare tutto!


Il giovane serpeverde sorrise alla colazione e preso un tost inizio a mangiarlo godendosi cosi il cibo.
Egli oltre a mangiare e a godersi la vita decise di osservare il suo amico e infatti messo via il tost prese un piatto e messo del latto lo poggio a terra facendo cosi che alche il suo amico potesse mangiare quindi riprese a prendere della roba da mangiare vedendo la sua concasata conoscere il suo amico.

"Piacere di fare la conoscenza della tua persona madam Narcisa Miller!

egli parlò in un tono tranquillo facendo capire che per lui, babbano per adozione, il cognome della famiglia della sua amica non voleva dire nulla, del resto a differenza di molti egli aveva deciso di non abbonarsi al giornale magico.

"Lo so che ha un nome strano ma serve a rammentarmi che se oggi sono qui devo però tenere presente che domani potrei anche essere morto!
Sit Transit Gloria Mundi come si dice
</b

quindi il giovane sorrise tranquillo per poi decidere di fare qualcosa di utile quind presa la bacchetta la mosse e fece.

<b>"Manina!"


non trovo più la descrizione degli incantesimi , non essendo un duello o altro chiedo scusa se esagero.


quindi un coltello inizio a tagliarte del pane mentre una brocca d'acqua versava parte del suo contenuto in un bicchiere.

"Scusa la domanda ma ti dispiace se faccio un pò di pratica e preparò un pò di roba per chi viene dopo, sai questo incantesimo è utilissimo e se non fosse per le regole appena torno a casa lo userei per aiutare mia madre in cucina!"

Egli mostrò cosi di tenere alla famiglia ignaro di tutte le altre persne.
 
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Narcissa Miller
view post Posted on 25/11/2020, 09:06




Narcissa Elodie
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A
quanto pareva, Richard aveva delle usanze tutte sue da riservare ai rapporti interpersonali. Nei suoi brevi undici anni di vita, Narcissa non aveva mai avuto l'occasione d'essere chiamata "madame", titolo che veniva generalmente riservato a sua nonna. Lei sì che era una madame: elegante, raffinata, astuta e superba. Ma Narcissa, era sempre e stata solo la nipote di Madame Cooper, motivo per cui sentirsi chiamare a quel modo le fece inarcare un sopracciglio con scetticismo.
"Piacere mio" si limitò a rispondere, evitando di commentare ulteriormente i modi di Richard, che lei trovava assolutamente arcaici per essere messi in pratica da un ragazzino tanto giovane. C'era da dire però che era un giovinotto decisamente posato e per quanto nonna Elodie vantasse spesso i modi rigorosi ed eleganti di Carl, Richard lo batteva in tutto. Almeno adesso avrebbe avuto un motivo valido per poter contestare Carl una volta che si fossero rivisti in situazioni ufficiali. Hogwarts non contava.
Narcissa restituì un sorriso stiracchiato a Richard, decisa a non far emergere i suoi dubbi circa il suo comportamento così ingessato e nobiliare. Ma era sicura che probabilmente il tutto era dovuto a una famiglia di alto lignaggio alle spalle, che aveva a cuore non solo l'educazione generale del ragazzo, ma anche l'apparenza della casata d'appartenenza.

"Piacere mio, Richard" ribatté Narcissa, osservando il compagno chinarsi e allungare un piatto contenente prelibatezze al suo fidato compagno peloso. Nonostante il nome bizzarro che il ragazzo aveva deciso di assegnare al suo micio, a stranire Narcissa fu l'altrettanto bizzarra spiegazione che le rifilò nel momento in cui dovette spiegarle il motivo per cui l'aveva chiamato in quel modo. Cupo mietitore, perché...
*Ottimista, mamma mia* si ritrovò a pensare con ironia, sgranando gli occhioni color ghiaccio, incurante che a uno sguardo più attento i pensieri si potessero decifrare senza troppi problemi.
Abbozzò un sorriso poco convinto, sorriso che si spense nel momento in cui Richard pronunciò una frase in latino. Aveva quasi una cadenza profetica, tuttavia Narcissa, che non conosceva quella lingua e non aveva la più pallida idea di cosa avesse appena detto il suo compagno, inarcò un sopracciglio.

"Non so chi sia questa Gloria, né perché ti abbia convinto che domani potrebbe essere il tuo ultimo giorno, ma, se posso permettermi, ti consiglierei di goderti la vita adesso, che, come dice mia nonna, di tempo da passare sotto terra ne avremo fino ad annoiarci"
Pronunciò queste parole con convinzione. Da un lato era più che certa che "Gloria" fosse una qualche parente di Richard, magari la madre, o la sorella. E che probabilmente avesse trasformato Richard in pessimista solo per proprio vantaggio personale. Nonna Elodie le aveva ripetuto a più riprese che spesso le persone sono invidiose del successo altrui e che l'invidia le porta generalmente a compiere gesti e a dire parole che in altre circostanze non avrebbero nemmeno fatto passare dall'anticamera del cervello. L'invidia serviva a ferire, a far del male volontariamente, questo le era stato insegnato, così concluse, sempre altrettanto convinta delle sue posizioni:
"Credo semplicemente che Gloria sia invidiosa che tu abbia successo e lei no. E allora vuole che tu sia pessimista"
Non aveva capito nulla del discorso? Certamente. Eppure non vi diede peso. In fondo, le parole in latino non le aveva comprese, ma piuttosto che star zitta aveva preferito interpretarle a modo suo, in maniera molto fantasiosa, oltre che errata. E adesso, più semplicemente, ne avrebbe pagate le conseguenze. Avrebbe riso della sua ingenuità Richard? Forse sì, forse no, chissà.
 
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view post Posted on 25/11/2020, 22:14
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Scusa! oggi è stata una giornata d'impegni!!


Il giovane adottivo sorrise alla sua amica.

"Oh no quello che ho detto è una citazione latina e significa "come è breve la gloria del mondo"!
Certo è di un epoca diversa e pochi la conoscono!"


quindi il giovane ripenso alle sue scoperte nel mondo babbano.

"Sai un pò mi mancano la televisione con le notizie da tutto il mondo ... a volte mi chiedo se il mondo magico non dovrebbe unirsi a quello magico!"

Il giovane nato babbano ripenso a casa sua sperando di avere a che fare con una non magica.

"A volte sentire solo parlare di magia stanca e io sento la necessita di parlare di cose tranquille ... come il circo e i trucchi di magia che fanno durante gli spettacoli!"

egli riprese a mangiare e a bere tranquillamente finendo l'incantesimo e mettendo via la bacchetta.
 
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Narcissa Miller
view post Posted on 26/11/2020, 09:09




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R
ichard sbocconcellava silenzioso. Non sembrava un tipo di tante parole o per lo meno quella fu l'impressione che trasmise a Narcissa nei loro primi attimi d'incontro. Tuttavia, la sua gaffe sul latino - che non passò inosservata - sembrò risvegliare la loquacità del ragazzo. D'improvviso, le gote della piccola Serpeverde avvamparono andando a fuoco. Come aveva potuto concedersi un errore simile? Chissà adesso Richard cos'avrebbe pensato di lei...
"E in quale stato lo parlano, questo latino?" chiese Narcissa con una punta di curiosità.
Sembrava una lingua nobile, ma anche così arcaica e distante dalle abitudini consuete a cui faceva di solito affidamento. Hogwarts era una scuola cosmopolita, non c'era da stupirsi se di tanto in tanto sbucavano frasi in lingue straniere che Narcissa non conosceva. Ciò che però ignorava del tutto era la natura di lingua morta del latino. Nella sua ignoranza, la piccola biondina continuava a ritenere che il latino, in una qualche remota parte del mondo, fosse la lingua usata nella quotidianità. Sorrise Narcissa, ma il suo sorriso si spense quando l'argomento andò a toccare il tasto "babbani". Per quanto i suoi nonni paterni e suo padre fossero di origini babbane, sua nonna materna, Elodie, aveva lavorato a fondo affinché maturasse un pensiero puro, privo di pietà nei confronti di una popolazione che per sopravvivere doveva contare esclusivamente sulle sue forze e sul suo ingegno. Per di più, dopo la sparizione in circostanze misteriose del padre, ultimamente nutriva dubbi ancor più sortiti sui babbani e sulle loro usanze, attribuendo in parte la colpa di quella sparizione al fatto che l'uomo fosse originario di un sobborgo londinese dove la magia era un qualcosa che esisteva soltanto nell'immaginario folcloristico comune.

"La televisione?" gli fece eco Narcissa, inarcando un sopracciglio.
Dai suoi nonni paterni l'aveva vista più volte: era uno strano accessorio che tutti i babbani tenevano sul tavolo, sui mobili o in qualche angolo della casa e che, all'occorrenza, veniva accesa con un marchingegno dotato di tasti. Generalmente, quando i suoi nonni avviavano la TV, Narcissa sobbalzava e le voci che emetteva quello strano macchinario la mettevano in soggezione. Non riusciva a capire quali fossero le dinamiche che soggiacevano a tale utensile e nessuno, nemmeno suo padre, s'era mai sprecato a farle capire qualcosa. Helena Cooper, invece, nonostante le numerose insistenze da parte di Laurent Miller, non aveva mai voluto che quella "macchina infernale" - così era solita definirla, quando non si lasciava andare a imprecazioni più colorite - varcasse la soglia di casa, così il marito s'era dovuto arrendere a prenderne una di nascosto e a tenerla sotto chiave nel suo laboratorio di falegnameria nel cuore di Londra. Almeno in quel modo avrebbe potuto tenersi informato: come avrebbe potuto altrimenti lavorare a contatto con i babbani se non avesse conosciuto quali problemi attanagliavano anche la loro società?
Fu tuttavia la seconda parte della frase di Richard a far accapponare la pelle di Narcissa. D'un tratto, in poche e semplicissime parole, il ragazzo aveva distrutto mesi e mesi, se non anni, di opere di convincimento messe in atto da nonna Elodie per convincerla che il mondo babbano era un cancro per la comunità magica e che era tutta colpa loro se i maghi dovevano vivere in quel perenne stato di segretezza. Così, senza volerlo, Narcissa si ritrovò a bocca spalancata, esternando tutto il suo stupore a fronte di un concetto che, almeno in parte, non condivideva.

"Mescolati? Giammai" esclamò indignata, prima di riflettere sulla sua risposta così impulsiva e sforzarsi di recuperare un contegno. Cercò di ridimensionarsi, prima di proseguire: "Come potremmo vivere mescolati, se i babbani hanno costretto i maghi a vivere nell'ombra? Me l'ha spiegato mia nonna, lei è una vera strega" - e Narcissa calcò queste due ultime parole con particolare enfasi, quasi a voler restituire un'aura di maggior prestigio alla mitologica figura di nonna Elodie - "e sostiene che i babbani farebbero di tutto per distruggere la comunità magica se fossimo un'unica grande comunità".
Queste furono le parole con cui Narcissa cercò di riassumere brevemente anni e anni di opere di convincimento da parte della nonna, nelle quali quest'ultima aveva cercato a più riprese di persuadere la nipote della pessima fama dei babbani e della loro totale incapacità di rapportarsi al diverso. Secondo nonna Elodie, infatti, i maghi non erano altro che vittime della paura e dell'ignoranza che i babbani provavano verso la magia, oltre che della loro invidia per non essere nati con un dono tanto grande che avrebbe potuto semplificare loro la vita. Inizialmente Narcissa non aveva mai ritenuto importante distinguere babbani da maghi, anzi, s'era sempre preoccupata semplicemente di non far trapelare il segreto di famiglia con le persone che non erano parte del nucleo famigliare dei Miller, ma col tempo aveva dovuto ravvedersi, principalmente nel momento in cui i suoi poteri avevano iniziato a manifestarsi improvvisamente senza che lei fosse ancora in grado di governarli. Quegli spiacevoli incidenti magici erano sempre fonte di discussione con i figli dei babbani amici dei suoi nonni, che non facevano altro che tacciarla d'essere "la bambina strana", "la pazza", "la bambina che fa cose assurde", "la bambina con il malocchio" e altre cattiverie di questo genere, che avevano nel tempo contribuito ad alimentare il risentimento di Narcissa, già di per sé stesso ben nutrito dalla mano calcata di nonna Elodie.
Tuttavia, quando Narcissa sentì parlare di "cose tranquille" come trucchi di magia e circo, il sopracciglio inarcato toccò vette mai viste. Davvero Richard paragonava quella fuffa con la vera magia? Come poteva un mago dilettarsi con dei trucchi che erano lesivi della figura del mago e che facevano passare chi praticava la magia per un ciarlatano che si divertiva propinando ai babbani stupidi giochi di prestigio? Ancora una volta a parlare non fu Narcissa, ma fu nonna Elodie tramite la bocca della nipote.

"No, vabbè, non puoi dire sul serio, non ci credo!" esplose Narcissa a bocca spalancata dallo stupore. Davvero non riusciva a capire su quali basi Richard stesse affermando tali convinzioni.
"Quelli non sono veri maghi, sono babbani che fanno finta di essere maghi e che alimentano l'odio nei nostri confronti! Tu sei un mago, uno di quelli veri, con una bacchetta, capace di fare magie e cose mai viste. Loro cosa sanno fare, a parte prendere in giro le persone che vanno a vederli e screditare il mondo magico a una comunità che già ci disprezza?"
Nuovamente parlò per conto di sua nonna. Ricordava la volta in cui, in preda all'entusiasmo, era tornata a villa Cooper e aveva raccontato ai nonni Cooper di quando con i nonni Miller era andata a vedere il circo. Aveva spiegato che c'era un prestigiatore che dal suo cilindro aveva tirato fuori alcuni oggetti, ma anche un coniglio bianco e una lepre marrone. Voleva che sua nonna glielo insegnasse. E nonna Elodie, di tutta risposta, era esplosa come una mina antiuomo, inveendo contro l'inettitudine dei Miller, che non facevano altro che orientare la nipote - dichiarata strega - verso il mondo babbano, per allontanarla da quello magico, che già gli aveva sottratto il figlio primogenito. Da quel momento, Narcissa aveva riflettuto a lungo su quelle parole e non aveva mai più avuto il coraggio di andare al circo o di avvicinarsi a qualsiasi cosa babbana citasse, direttamente o indirettamente, la magia. L'idea che nonna Elodie potesse venirlo a sapere era più terribile di qualsiasi altra cosa al mondo.
Ma d'un tratto, totalmente dimentica del circo, delle magie babbane e di tante altre cose, Narcissa squadrò Richard da capo a piedi. Una fugace occhiata fu lanciata anche a Cupo Mietitore, che a qualche centimetro di distanza da loro, sbocconcellava nel suo piattino. La Serpeverde strinse appena gli occhi e reclinò leggermente il capo verso sinistra. I capelli biondo platino ricaddero sulla sua spalla e si sparpagliarono in parte lungo la schiena.

"Ma sei un babbano, per caso?" domandò brusca a Richard.
 
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view post Posted on 26/11/2020, 11:58
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Parlato Pensato


Il giovane serpeverde sorrise calmo e tranquillo.

"Beh il latino si parlava una volta, adesso non lo si usa più!"

egli però non potè che iniziare ad essere preoccupato.

"Non sarà mica una di quelle che credono che il sangue sia importante, accidenti mi sa che sarà dura e dovrò combatterla in un duello mortale!"

Egli ascoltò le parole della sua concasata.

"Beh bisogna capirli a quell'epoca non sapevano nulla e adesso molte cose sono state spiegate e ciò potrebbe aiutare i due mondi!"

Poi senti le parole sul circo che per lui fu un bello spettacolo.

"Beh è vero ma i veri illusionisti fanno dei trucchi spettacolari .. come la donna segata in due o il mangiatore di spade!"

Egli pensò ai trucchi più noti e smascherati ma che ancora avevano il loro fascino.

CITAZIONE
"Ma sei un babbano, per caso?"

"La domanda temuta ... beh devo essere onesto!"

Quindi il giovane prese fiato si calmo attese un momento e fecre:

"Non lo so! Vedi io sono adottivo!"

quindi guardando la ragazza la squadrò con occhi fieri.

"Se non sai cosa vuol dire significa che sono stato abbandonato ... ma una copia senza figli mi ha preso e cresciuto come loro figlio!
Non so se i miei veri genitori fossero maghi o perchè mi hanno abbandonato ma so che coloro che mi hanno adottatto, dato un nome, l'amore di una famiglia sono babbani!
Non sono neanche nato qui ma in una terra diversa!
Quindi come vedi non so cosa sono ma so che alla fine siamo tutti uguali, tutti maghi o streghe!"


detto queste parole egli attese una reazione
 
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Narcissa Miller
view post Posted on 26/11/2020, 13:05




Narcissa Elodie
Miller
«O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori, quei tipi astuti e affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!»

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E
d eccola lì, Narcissa, dopo aver vomitato tutta la sua incoerenza. Era mai possibile professare idee di purezza di sangue pur traendo per metà origine dal mondo babbano? Aveva senso questo suo accanimento? Se soltanto qualcuno avesse saputo il suo enorme segreto, no, non avrebbe avuto senso. Ma, esattamente come s'era a più riprese raccomandata nonna Elodie, nessuno doveva sapere del suo piccolo ma ingombrante segreto, nessuno doveva sapere chi era quel Miller che le aveva dato i natali e del quale aveva ereditato il cognome. E infatti, quasi a voler zittire quell'inscindibile legame di sangue, al collo non mancava mai il medaglione raffigurante lo stemma dei Cooper. Solo i maghi potevano vederne il sinuoso movimento,i babbani, cioè tutti coloro che erano all'oscuro dell'esistenza della magia, non potevano vedere le ali del gufo flettersi ritmicamente sull'oro.
A Narcissa ormai non interessava più niente del latino. Le era bastata una semplice frase da parte di Richard per comprendere che era una lingua indegna d'attenzione: chi, a parte Richard, poteva ancora parlarla se non si usava più? Forse qualche setta segreta? Per quanto potesse risultare interessante indagare sotto quel punto di vista, l'attenzione di Narcissa, ancora una volta, era tutta rivolta al discorso relativo alle dubbie origini di Richard, il quale affermò non solo di essere stato adottato, ma anche di aver trascorso una vita intera all'oscuro della sua vera famiglia di sangue. Eppure, lui sapeva fare magie, il che implicava che almeno uno dei suoi genitori doveva essere mago. Narcissa voleva che fosse così e si sforzò di ignorare quella vocina dentro di lei che con prepotenza le diceva che non necessariamente quello fosse un dato di fatto: d'altronde, Laurent Miller non aveva poteri magici attestati in famiglia, eppure era stato scelto per frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

*Sì, ma ha ragione la nonna, non a Serpeverde!! Richard è un Serpeverde, a Serpeverde solo i veri maghi, quelli potenti... papà era un inutile Tassorosso e la nonna dice sempre che è vergognoso che la mamma abbia scelto uno che non sia appartenuto a Serpeverde* cercò di autoconvincersi, mentre andava alla ricerca delle parole più corrette per ribattere. Non che avesse mai avuto tatto, ma sicuramente si rendeva conto che dopo quelle esternazioni non avrebbe potuto comportarsi con la sua solita bruta e irriverente spontaneità.
"Adottato? E non conosci nemmeno il nome di chi ti ha messo al mondo?" domandò Narcissa, senza rendersi conto della curiosità che trasudava dal suo tono di voce.
Avrebbe potuto, anzi sicuramente sarebbe stato così, risultare sgradevole, invadente e persino maleducata a mostrare tanta curiosità nei confronti di una persona con la quale si interfacciava per la prima volta. Ma aveva imparato nel corso del tempo che non le veniva semplice contenersi e che spesso l'impulsività le aveva aperto porte e occasioni che altrimenti non avrebbe vissuto.

"Io sono sicura che i tuoi veri genitori fossero maghi" - proseguì poi, con una certa convinzione, quasi a sfidare Richard a contraddirla - "Mia nonna" - e di nuovo fece una breve pausa plateale picchiandosi sul petto con un pugno per enfatizzare la mistica figura della nonna onnisciente in materia - "mi ha detto che i veri maghi vengono sempre smistati a Serpeverde. Non si sono mai visti figli di soli babbani tra noi, quindi tu non puoi esserlo".
*Per i mezzosangue è altra storia, ma grazie al cielo il vecchio Salazar sa riconoscere quando una persona ha talento*
Parlò con una sincerità incommensurabile, sfoderando un sorriso incoraggiante che andasse ad avvallare con più convinzione quanto aveva appena detto. Se lo diceva nonna Elodie, era sicuramente così, non potevano esserci alternative.
Tuttavia, tornando a ripensare al fatto che Richard fosse stato abbandonato, un dubbio arrivò ad assillare la mente di Narcissa. Come aveva fatto a sopravvivere a contatto con degli estranei? E quando aveva manifestato le prime forme irriflesse di magia, come avevano reagito i babbani? Ricordava i racconti di suo padre, dove spesso i suoi nonni venivano descritti come lamentosi, insofferenti e restii ad accettare l'idea di avere un mago per figlio. Chissà se i genitori di Richard, quelli adottivi, erano così superficiali e sciocchi come i suoi nonni Miller.

"E i babbani come hanno preso... insomma... sì, ecco, il fatto che tu sai fare... sai fare magie?" balbettò, nella speranza di trovare parole che facessero risultare meno invadente la domanda che aveva appena posto. Senza successo, ovviamente.
"Non si sono mai accorti che succedeva qualcosa di strano?" aggiunse trepidante, cercando di capire se soltanto lei, prima di iscriversi a Hogwarts, aveva avuto disavventure con i figli di babbani.
 
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view post Posted on 27/11/2020, 18:14
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Il giovane adottivo ascoltò le parole della fanciulla avendo capito di averla scioccata.

"Si! Come ho detto mi hanno abbandonato e l'unica cosa che mi hanno lasciato era questo medaglione!"

quindi mostrò il ciondolo.

"Ma non è un indizio, carabattole come queste le puoi comprare dovunque in Sud America e anche dello stesso materiale!
Infondo ho sempre saputo di essere adottivo i miei genitori non me lo hanno mai nascosto ma mi hanno fatto capire che sono la mia famiglia!"


Quindi si calmò un momento e si rimise il ciondolo al collo.

"Beh all'inizio non capivano quando ho ricevuto la lettera di Hogwarts non si sapeva che fare!
Cosi poi quando è arrivata la docente che ha introdotto al mondo magico ho scoperto di avere poteri magici ... confesso che all'inizio non ne volevo sapere di venire qui!
Perchè temevo di dover perdere la mia famiglia ma dopo aver parlato con chi di dovere e aver capito le regole i miei genitori mi hanno convinto a venire qui e imparare a muovermi nel mondo magico!
Confesso che il non poter usare incantesima a casa mi preoccupa parecchio anche perché io vorrei tanto far vedere ai miei genitori che so fare!"


quindi socchiuse gli occhi e attese una reazione alle sue parole!
 
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Narcissa Miller
view post Posted on 27/11/2020, 20:04




Narcissa Elodie
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N
arcissa ascoltò con attenzione le parole di Richard. Sembrava così contento, nonostante tutto, nonostante l'avessero abbandonato e affidato a persone estranee, persone che non facevano geneticamente parte di lui, che non gli avevano dato la vita... ma gli avevano dato l'amore. E quindi, forse, era vero che l'amore vince su tutto, anche sui legami di sangue. Ma se le cose stavano davvero così, allora, perché nonna Elodie si ostinava con veemenza a sostenere il contrario? Narcissa non riusciva a trovare una spiegazione a quella domanda. Avrebbe desiderato ardentemente parlarne alla nonna, l'avrebbe fatto subito se solo avesse potuto. Per un istante le balenò nella mente il pensiero di correre in Sala Comune e scriverle un gufo. Ma poi, per lettera, avrebbe capito la sua posizione? Sicuramente avrebbe potuto fraintendere. E si sapeva com'era nonna Elodie a fronte di fraintendimenti.
Sospirò la bimba, irrigidendosi sulla panchina, sospinta da quel turbinio di pensieri.

"Bello, ma magari ha dei poteri magici nascosti. Non hai pensato di domandare al prof. di trasfigurazione di analizzarlo per vedere se contiene qualche informazione preziosa sul tuo passato?"
Richard le aveva improvvisamente mostrato il medaglione che i suoi veri genitori gli avevano lasciato. Sosteneva che, a suo avviso, non avesse nulla di speciale, se non un mero valore affettivo. Eppure Narcissa era sicura che dietro agli oggetti potessero nascondersi misteri ancora più grandi. Aveva sentito sua madre raccontarlo una volta a un'amica: avevano parlato di uno specchio contenente uno strano messaggio, il quale detrasfigurato aveva restituito un messaggio in codice. Che i genitori di Richard avessero fatto lo stesso?
Decise di non aggiungere altro, lasciando al compagno il beneficio del dubbio e la libertà di scelta. Lei, sicuramente, curiosa com'era, non avrebbe perso tempo e avrebbe fatto in modo di venire a capo di un possibile enigma. C'era troppo in ballo, a suo avviso, per lasciare decadere il tutto. Ma Richard sembrava profondamente diverso da lei, tanto che la Serpeverde arrivò a pensare che sicuramente avrebbe fatto spallucce e avrebbe dichiarato che non aveva importanza, perché, come per l'appunto aveva sostenuto poco dopo, quello che per lui contava veramente era che quelle persone che l'avevano preso con loro gli avevano dimostrato lo stesso amore che si può desiderare dai genitori.
Il racconto di Richard, poi, proseguì prendendo vie sempre più tortuose, che impedivano alla bionda dodicenne di trovare parole per ribattere. Temeva che qualsiasi parola, usata a sproposito, avrebbe potuto tradire le sue origini di mezzosangue e a quel punto il suo segreto sarebbe stato tradito, con conseguente ira e punizione da parte di nonna Elodie: e la rabbia di nonna Elodie era un vessillo più che sufficiente per imporre a Narcissa un silenzio assenso.
Alla Serpeverde, tuttavia, interessava molto il punto di vista dei babbani che avevano adottato Richard, semplicemente perché si sarebbe rivelato un ottimo metro di paragone con i suoi nonni materni e con i dubbi comportamenti che avevano manifestato quando avevano scoperto che suo padre era un mago e, anni dopo, che anche lei era una strega. Tempo addietro, infatti, suo padre le aveva raccontato che i genitori non erano stati particolarmente felici all'idea che a soli undici anno abbandonasse tutto quel che aveva fatto sino ad allora per iniziare a frequentare i corsi a Hogwarts; anzi, avevano cercato con tutti i mezzi a loro disposizione di fargli cambiare idea e di desistere dalla partenza. Eppure Laurent Miller non aveva mollato, ma tenacemente s'era impuntato perché i genitori accettassero di buon grado la sua scelta personale. E c'era riuscito tanto bene che alla fine questi l'avevano persino accompagnato a Diagon Alley per acquistare tutto l'occorrente per poter iniziare il primo anno. Inoltre, s'era battuto a gran voce perché la loro stima nei confronti di Narcissa non venisse intaccata una volta appresa la sua prima manifestazione di magia irriflessa. A quel punto i signori Miller avevano intuito che tutte le stranezze che imputavano al caratteraccio della nipote altro non erano che manifestazioni della sua natura di "ibrido", come una volta l'avevano definita anche in presenza di Helena Cooper, lasciandole parecchio amaro in bocca.

"Credo che ai babbani non piaccia Hogwarts... in generale, mia nonna dice che ai babbani la magia fa schifo per partito preso, perché loro non possono farla e devono sbattersi per fare quello che noi possiamo fare semplicemente sventolando la bacchetta. L'accettano proprio perché hanno paura delle conseguenze, ma in verità non l'accettano mai veramente, anzi la schifano!" spiegò Narcissa, illustrando il suo punto di vista e orientandosi sia in base ai racconti di suo padre, sia in base alle parole di sua nonna Elodie.
A quel punto la Serpeverde distolse lo sguardo dal compagno per soffermarsi su Cupo Mietitore. Restava pur sempre un'ottima scusante per evitare di sostenere gli occhi di Richard e magari lasciar involontariamente trapelare qualche emozione indesiderata o non affine all'immagine che sua nonna desiderava ardentemente restituisse di sé. Grazie al cielo Richard non stava facendo domande particolari sul suo conto, così poteva ancora esimersi dall'ardua impresa di imbastire la sua solita fitta rete di bugie secondo cui sua madre, Helena, era la nobile figlia dei Cooper, ma suo padre era un Auror del Ministero in congedo e impazzito per via di un fallimento sul campo. Secondo nonna Elodie, era meglio avere un padre pazzo ma purosangue piuttosto che un nato babbano ma perfettamente cosciente di sé e delle sue possibilità.
L'ultima affermazione del ragazzo, però, risvegliò la curiosità di Narcissa. Lo sguardo color del ghiaccio tornò a spostarsi da Cupo Mietitore a Richard, che ancora sbocconcellava il suo toast con una lentezza quasi surreale. Lo stomaco di Narcissa, alla vista del toast, gorgogliò in maniera piuttosto esplicita, reclamando a gran voce cibo, ma lei scelse volutamente di ignorarlo.

"Beh, ma se loro sono capaci di fare le cose che fanno, perché dovresti aiutarli? Credo si sentirebbero offesi" commentò con una punta di perplessità, ricordandosi delle svariate volte in cui sua nonna paterna aveva rimproverato suo padre per il fatto di usare la magia per 'velocizzare il processo' o per raffinare alcune produzioni che faceva in laboratorio. Narcissa di quello ne era convinta, ai babbani la magia non piaceva. E se l'apprezzavano, lo facevano nei momenti in cui veniva denigrata. Su questo nonna Elodie non si sbagliava.
"Loro sanno che tu studi qui. I voti degli esami li vedranno a fine anno, non potranno dirti niente, no?" aggiunse infine incoraggiante.
Lei stessa sapeva che non avrebbe potuto usare la magia a casa, nemmeno se era circondata da streghe ormai navigate nell'arte magica.

"Puoi sempre raccontare loro la teoria e promettere che quando sarai maggiorenne glielo dimostrerai, sempre che te lo permetteranno" concluse con convinzione, ma sempre con quella proverbiale diffidenza che accompagnava ogni sua frase in cui i babbani dovevano entrare in contatto con dimostrazioni aperte di magia..

 
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view post Posted on 29/11/2020, 20:44
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scusa il ritardo


CITAZIONE
"Bello, ma magari ha dei poteri magici nascosti. Non hai pensato di domandare al prof. di trasfigurazione di analizzarlo per vedere se contiene qualche informazione preziosa sul tuo passato?"

"Sai che non ci avevo pensato! Non ho mai pensato di farlo vedere a nessun docente! Dovrò farlo vedere da qualcuno anche se per il momento non ha dato segni anche durante un duello l'ho tenuto addosso e non mi ha dato nessun aiuto!
Chissà magari non darà nulla però si potrà fare!"


CITAZIONE
"Beh, ma se loro sono capaci di fare le cose che fanno, perché dovresti aiutarli? Credo si sentirebbero offesi"

"Beh hai ragione! So che a mia madre piace stare dietro ai suoi fiori e non vuole che nessuno metta il naso, anche nello spostare i vasi non vuole che io e mio padre le diamo una mano!!

quindi il giovane serpeverde sembrò soppesare le informazioni della sua amica.

"Uhm è vero!
Certo che qua si pensa in maniera diversa da quello che ho immaginato a casa, per esempio mi mancano gli scacchi, le carte e perché i fumetti!
Per fortuna mamma e papa hanno preso accordi, loro comprano i fumetti e me li mandano io li leggo e a fine mese li rispedisco a casa dove viene messo assieme agli altri nella collezione!
Oltre ai fumetti mi manca anche lo sport ... insomma qui c'è ne uno solo ma il calcio, il regby o la Boxe dove diavolo sono?""


quindi calmatosi attese una reazione.
 
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Narcissa Miller
view post Posted on 29/11/2020, 21:09




Narcissa Elodie
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P
er fortuna le parole di Narcissa non avevano sortito effetti indesiderati: Richard aveva incamerato entusiasticamente l'idea di poter far esaminare il medaglione da parte di qualche docente. Narcissa, dal canto suo, era convinta che per un esperto professore come Ignotus Peverell scoprire i segreti del medaglione sarebbe stato un gioco da ragazzi. Mal che fosse andata, al massimo il medaglione avrebbe continuato a mantenere la sua funzione unicamente affettiva ed estetica.
"Non penso che si animi in duello o per altri motivi... se hanno nascosto un messaggio, quel messaggio va detrasfigurato. Ma è magia avanzata, io crederei al professor Peverell" avanzò Narcissa con una scrollata di spalle.
Il talismano, però, non era l'unico degli enigmi di Richard. Narcissa non poté fare a meno di stupirsi nell'apprendere che il ragazzo leggeva fumetti. Ne aveva visti una valanga sugli scaffali della camera da letto di suo padre. Quand'era ragazzino, infatti, Laurent Miller era un divoratore di fumetti: a detta di sua nonna, non faceva altro che mettere da parte le paghette per procurarsi sempre gli ultimi numeri. Ciò che invece Narcissa non riusciva ad immaginarsi era Helena Cooper immedesimarsi in letture di quel genere: no, non ce la vedeva proprio.

"In che senso si pensa diverso?" domandò la Serpeverde scettica. Alludeva forse al fatto che quasi nessuno a Hogwarts leggeva fumetti ma che per lo più si sfruttavano i libri di magia disponibili nelle biblioteche della scuola?
"Io non noto molte differenze da casa, cioè, a parte il poter fare magie liberamente"
Così disse, evitando nuovamente di poter fare anche solo una misera allusione alla sua condizione di mezzosangue.
Soppesò appena Richard, prima di avanzare un'altra domanda.

"Posso chiederti una cosa?"
La Serpeverde si morse la lingua automaticamente. In verità s'era già giocata il bonus e la domanda l'aveva fatta con quell'esordio. Se Richard fosse stato puntiglioso e sarcastico come lei non avrebbe esitato a farglielo notare con una certa dose di pungente ironia.
"Tu vuoi più bene a tua mamma o a tuo papà?"
Lo fissò intensamente nell'attesa di una risposta sincera. Ultimamente viveva nel dramma di quello che era successo alla sua famiglia e più volte s'era ritrovata a dividersi tra la parte di lei che sosteneva di voler bene al papà e che avrebbe fatto di tutto per contribuire a trovarlo e la parte che, secondo i dettami di nonna Elodie, le suggeriva che la perdita non era poi così grave, anzi. S'aspettava una risposta sincera. In fondo Richard sarebbe stato sicuramente obiettivo: non conosceva la sua specifica situazione e la sua idea, forse, avrebbe aiutato Narcissa a chiarirsi un briciolo le idee.
 
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25 replies since 23/11/2020, 12:38   407 views
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