Jolene era determinata a porsi a guida dell'incontro, così da ricevere tutte le risposte che gli altri due desideravano nasconderle. I suoi intenti erano intuitivamente chiari: giungere al nocciolo di ogni questione, parlarsi con la sincerità che fino ad allora era mancata, e così coprire la distanza straziante che tutti loro avevano contribuito a creare. L'ironia voleva che, nel tentare un riavvicinamento, era lei la prima ad incalzare allo scontro – abbattere barriere o innalzarle, il confine tra una e l'altra cosa si faceva terribilmente labile. In parte, guardava con orrore al proprio comportamento, a quei gesti e quelle parole che le uscivano sferzanti, quasi che non esistesse un modo pacifico per scavare a fondo nel dolore. Lei non era così, le ripeteva una parte di sé. Ma cosa altro fare, quando perfino Aiden, di cui si era sempre fidata e in cui riponeva un affetto fraterno – quando perfino lui la tradiva? Forse non ne aveva intenzione, certo; anche nel presente momento di parziale oblio, Jolene si rendeva conto che, tra tutte le accuse che avrebbe potuto muovere all'Auror, non potessero figurare le cattive intenzioni. Aiden le voleva bene, e Jolene gli credeva, gli credeva sinceramente quando diceva di non volerla abbandonare. Quello che Aiden non capiva, o non desiderava capire, era che Jolene non si poteva sentire abbandonata quando era stata lei, di sua spontanea volontà, ad andarsene. Aveva scelto la solitudine per affrontare un problema che riguardava lei, e lei soltanto: era così difficile accettare la sua decisione? Riservò ad Aiden uno sguardo in cui, al di là del rimprovero, si leggeva lo strenuo tentativo di placare le proprie emozioni. Non poteva ritenersi esente dalle sue responsabilità, stava comunicando all'amico: le buone intenzioni non sono una valida giustificazione per ogni cosa.
E poi, naturalmente, c'era Rowena. Il suo tono pacato, più di ogni cosa, le dava sui nervi. Quasi che la sua fosse una semplice visita di cortesia, e non vi fosse nulla, nella sua presenza, che potesse turbarne la tranquillità. Jolene la osservò distrattamente mentre apriva la porta e, appena prima di seguirla all'interno, commentò quanto lei e Aiden avevano appena detto:
«Allora siete conoscenti di vecchia data. Vi sarete tenuti in contatto, in tutti questi anni». I vecchi aneddoti risalenti al tempo della scuola la interessavano fino ad un certo punto – ci doveva essere altro per allarmare Aiden al solo sentire il nome della Abyss. In quel momento, a Jolene non importava se era ostile o fastidiosa. Al contrario, provava un certo piacere a pigiare in continuazione sugli stessi tasti, quando essi suggerivano chiaramente dei segreti di cui non si intendeva metterla al corrente.
Entrata nell'ufficio dietro a Rowena, Jolene non era di uno stato d'animo che le permettesse di badare ai dettagli dell'arredamento. Tutto ciò che trasse dalla stanza fu un indistinto senso di claustrofobia, che inconsciamente la spinse a soffermarsi un po' più a lungo sulla finestra. Fuori, uomini e donne avvolti in cappotti scuri attraversavano rapidi i marciapiedi, prima di venire inghiottiti dall'intelaiatura.
Che vista schifosa. Guardò Aiden, cercando istintivamente un riscontro del suo disagio in un luogo in cui chiaramente non erano i benvenuti. Solo dopo distolse lo sguardo, punta da una distinta sofferenza nel ricordarsi che nemmeno lui era suo alleato in quell'occasione, non del tutto.
Soffocò un colpo di tosse dietro alla mano – la puzza di fuliggine le dava più fastidio di quanto il solo olfatto potesse giustificare. Era solo l'ultimo dettaglio che contribuiva a rendere quell'ambiente poco accogliente, più indifferente che apertamente ostile. Rowena era così, pensò mordace mentre faceva correre lo sguardo dalla donna allo spazio di fronte alla scrivania, dove non si potevano vedere sedie per i visitatori: lei aveva posto solo per se stessa.
Eppure... Eppure, aveva dedicato ad altri almeno un pensiero, quando aveva posto fine all'Ardemonio di Hogsmeade. Non che questo costituisse agli occhi di Jolene una grande prova di magnanimità: le sembrava, piuttosto, un segno di semplice umanità, e l'avrebbero raggelata se le avessero detto che esistevano persone che non avrebbero agito nello stesso modo. Ma qualcosa di quel gesto doveva aver turbato Rowena al punto da farla sparire nel nulla. A Jolene sembrava significativo che, per quanto avesse setacciato ogni articolo riguardo all'attacco, non aveva mai trovato accenni alla persona che aveva fermato il fuoco maledetto. Rowena si teneva stretto il suo segreto. E lei? Lei l'avrebbe tradita? Non che ne avessero mai parlato, nemmeno perché a Jolene venisse imposto il silenzio, ma non aveva bisogno di sentirselo dire per capire che Rowena preferiva che la sua impresa rimanesse nel silenzio. Sembrava ancora più strano, allora, che non avesse mai contattato Jolene: non era quantomeno curiosa di sapere cosa avesse fatto l'infermiera delle sue informazioni?
«Allora, di che vuoi parlare?»
Jolene inarcò le sopracciglia, prima di sbuffare:
«Anche io sono felice che tu stia bene. Sai, dopo che sei scomparsa nel nulla, per quel che ne sapevo avresti anche potuto non ricevere nessun aiuto dai Medimaghi». Teneva le braccia incrociate al petto, ripetendosi che non doveva sentirsi a disagio a starsene lì così, in piedi, come se non ci fosse posto per lei nella stanza.
Come proseguire? Con Aiden presente, non sapeva se poteva permettersi la schiettezza che avrebbe desiderato. Eppure qualcosa doveva aggiungerlo, o Rowena avrebbe fatto di tutto per chiudere lì e sospingerli verso la porta. Doveva provocare una sua reazione, scavare oltre all'indifferenza che ostentava. Soprattutto, non voleva ridurre ogni cosa alle sue preoccupazioni – si sarebbe sentita patetica, e temeva che, se fosse scivolata per quella china, la sua stessa voce l'avrebbe tradita, spezzandosi sotto ad emozioni meno battagliere. Non voleva che né Rowena né Aiden la vedessero in un simile stato.
Alla fine, le uniche parole che riuscì a portare a galla furono:
«Perché l'hai fatto?». E, per un istante, perse ogni traccia di furore, rivolgendole uno sguardo finalmente aperto. Restava consapevole della presenza di Aiden accanto a lei, ma per il momento la sua attenzione era tutta per la giornalista.