Sulla bocca profetica, la condanna così già imperversava. Chiuse gli occhi.
Aveva perso i sensi. Il dolore, alla fine, era stato più forte del previsto e ne era stato così coinvolto da non reggerne il peso. Crollava come l'ultimo tra i caduti, e attendeva in quel modo la pace agognata, la promessa di un riposo, di un letto, di un luogo che non puzzasse finalmente di cenere e fuoco. Dopo aver incrociato lo sguardo di Jasdel, aveva cercato il palazzo ridotto in macerie e lì aveva attecchito la prima di una lunga, indistinta serie di maledizioni. La bocca si apriva e chiudeva, trascinava il respiro consumato di un corpo affaticato e sciorinava sentenze che non avevano senso, o che forse ne avevano fin troppo. Da parte propria, il barlume di lucidità che tuttora si poneva a sostegno della sua mente, della sua concentrazione, di tutta la sua ragione, scivolava via a sua volta al fervore di un cuore in battito estremo. Aveva creduto di poter resistere, di essere già più preparato. Aveva previsto tutto quello, era parte di sé tanto quanto del tempo che aveva vissuto, era giunto perfino a studiarne i dettagli, indugiando sulle trame più disparate. Aveva creduto di poter resistere, l'aveva creduto. Quando il gemito dell'edificio della piazzetta di Hogsmeade era arrivato anche a lui, ogni certezza era crollata di pari intensità, di pari velocità. Ogni altro suono - dalle preghiere alle grida di aiuto, dalle proteste ai singhiozzi disperati - non era più stato ascoltato, non aveva avuto più valore. Non per lui, mai per lui. Al suo sguardo quello che contava, egoisticamente, era una presenza solitaria. In principio aveva assecondato l'etica che tanto lo contraddistingueva, aveva
sperato con tutto se stesso di non vedere vittime, di non incontrarne i corpi, di non imbattersi nella tragedia che si era annidata nelle sue Visioni, nella sua Profezia. In principio, almeno in principio, aveva invocato ogni entità conosciuta, alla richiesta di una misericordia che non era mai avvenuta. Quando la condanna si era perpetrata, concretizzandosi in presente, Oliver aveva peccato di ogni ideal proprio. Non aveva più avuto pensiero per l'uno e l'altro, né gli affetti né gli sconosciuti, e più che indifferenza, era stato un vero istinto di protezione. Per Jasdel, e soltanto per lui - perché era lì, ad inseguire i suoi incubi, giorno e notte, con l'onta della morte a piede libero. Sapeva di perderlo, sapeva di non poter sfuggire a quanto già scritto,
eppure qualcosa era cambiato. Il grido del suo nome si era perso, il suo volto era vivo, il suo profilo era illeso. Era vivo, Jasdel era vivo. Il peso della diffidenza era tornato, e si era reso tangibile. Con la prepotenza che aveva bagnato il suo cuore, con il disinteresse che aveva sconfitto la sua attenzione, era tornato tutto, tutto quello che mai era stato dimenticato. Per un attimo, un lungo attimo, Oliver aveva creduto che la Profezia si fosse compiuta fino alle ultime battute, e scorgere il crollo effettivo del palazzo principale aveva significato verità e condanna,
insieme. Si era convinto di non aver fatto abbastanza, e poi di non aver fatto nulla: il suo potenziale era spento, e così come era stato abbandonato da tanti durante la degenza dei mesi precedenti, così era stato schivato dalla stessa Vista. Perfino la sua più fedele compagna rinnegava la sua vicinanza. Si era gettato nel fuoco, e sapeva,
sapeva di aver desiderato morire. Sarebbe stato facile, sarebbe stato così facile. Il calore delle fiamme sulla pelle, la cenere a rivestire il suo capo come corona, e il fumo ad oscurare ogni altra percezione. Sarebbe stato così semplice, lo sarebbe stato. Con Jasdel incolume, tuttavia, la sopravvivenza si era annidata fino a rendersi breccia. Acquisiva un nuovo senso, una nuova compostezza, e la vita, la vita già non perdeva. Con le parole peggiori sulle labbra, Oliver aveva perso i sensi. Le braccia di Sirius White si confermavano come l'unico posto più sicuro, il posto in cui avrebbe potuto sentirsi difeso. Era lì, era stato lì, sarebbe sempre stato lì. Era una di quelle certezze che non avrebbe voluto mai rinnegare, e stretto all'altro, inerme, ad Oliver parve di gustare le note calde di Loras, di quando era bambino, e di quando era felice.
Non aveva idea di quanto fosse durato l'interrogatorio né di chi fosse l'uomo sedutoglisi di fronte. Compromessa com'era, la psiche aveva travolto la bocca nelle sue risposte, e il borbottio indistinto si era alternato così a commenti, verità, illusioni. Non ricordava nulla, e forse mai avrebbe ricordato così di preciso. Sapeva di avere i vestiti ancora macchiati, il sangue si era incrostato sul colletto della camicia e sui polsini dai bottoni sciolti dal fuoco; parte di tessuto era stato sfilato via, bruciato al pari della pelle scottata che si intravedeva di sotto. Così ai pantaloni, le gambe e le caviglie avvinghiate dalle fiamme ora recavano i segni di ustioni più o meno gravi, e tutto in lui era per la prima volta fuori ordine.
Si sentiva sporco, come mai prima di allora. Bagnato dall'acqua lungo la piazzetta del Sobborgo, non era riuscito a ripulirsi come avrebbe dovuto, e intimamente non indugiò sulle proprie sensazioni. Quando l'interrogatorio si era concluso, il folle sorriso di poco prima punse il volto di nuovo, e aprì bocca per un addio che non tentò di nascondere.
«Possiate morire tutti.»Ebbe il sentore che perfino le sue parole potessero essere state prese come la reazione di una mente malata, di un'alterazione di ragione e di corpo, e in parte di certo era stato così. Ma quello che aveva detto e quello che aveva sussurrato più volte, in altri versi era tutto vero. Aveva predetto quanto accaduto, l'aveva rivelato in anticipo. Non era stato ascoltato, non da tutti, non a sufficienza. Era intenso l'odio che cominciò a nutrire per le autorità, per gli Auror, per gli Antimago, e per tanti altri in successione, e non riuscì a capire se si trattasse di tensione o di una lucidità che si ripristinava lentamente. Quando arrivò alle cure dei Medimaghi, non gli fu chiaro come né quando fosse stato possibile per lui spostarsi, e la sua mente continuò a racimolare assenze e scene indistinte tra di loro. Si ripromise di trovare Sirius, di nuovo, e di chiedere come stesse l'Antimago Jerkins. Per il resto, si augurò di non ricevere altre domande, di non parlare. Desiderò silenzio, soltanto il silenzio.
stato fisico segue l'evento
di narcisi e di fiamme, siamo al 31 Agosto dello scorso anno, accenno all'interrogatorio come da direttive. Oliver viene da una lunga degenza e già era in stato psicofisico alterato, ad ora la sua mente è distorta, il trauma subito compromette parte della lucidità. Riporta ustioni leggere su braccia e gambe, è stato accompagnato al San Mungo da Sirius White che seguirà il mio intervento per un topic singolo di cure.
salute 180/278
corpo 170/248
mana 260/285
exp 56