Ufficio Ariel A. Vinstav, Vice-Redattrice

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view post Posted on 29/7/2022, 14:11
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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ariel vinstav banshee a coward
Come molte istituzioni, anche il Giornalismo era cresciuto in mano a cerchie ristrette: se non perché parte di una categoria d’élite, si veniva assunti per essere l’eccezione che confermava la regola in un sistema di classe e fungere da paravento alle accuse di nepotismo del popolo.

La lotta contro “i poteri forti”, come potevano esserlo i politici nel Ministero della Magia, promossa dalla stampa era una strategia di marketing lineare e necessaria per vincere l’attenzione di un target numeroso, sfruttando i bias sociali.

Cosa voleva il popolo se non una storia di cui poter parlare?
Non era del resto più facile trovare un motivo su cui sfogare le proprie frustrazioni, il capro espiatorio dei problemi del Paese, piuttosto che impegnarsi in una lotta senza fine contro la Politica dei Vincitori?
L’illusione di un supporto nella libera stampa era necessaria per tenere l’umore alto e gli equilibri moderati, oltre che per vendere.
Non doveva essere tutto una lotta sociale e a volte il popolo voleva soltanto riposare il cervello e chiacchierare, indipendentemente che fosse degli affari propri o altrui.

Ariel Vinstav avrebbe voluto poter dire che quello era un ragionamento di minoranza che sebbene in mano a persone d’influenza, non doveva determinare una categoria intera.

«Vede Miss Vinstav, io non mi fido.»

Ora, però, i suoi dubbi avevano trovato terreno fertile.
Megan Milford-Haven non si fidava dei giornalisti e Casey Bell, Caposcuola di talento come lei, l’aveva supportata nello scetticismo, fiancheggiando l’amica come uno scudiero in prima linea.
Se Ariel non si fosse mostrata così scossa, probabilmente anche la Grifondoro avrebbe dato man forte alla sua collega.

«per quale cavolo di motivo voi giornalisti non vi limitate a fare il vostro lavoro? Cosa siete una specie di psicomaghi pronti ad analizzare chi avete davanti elaborando una chiara diagnosi?»

Forse Megan aveva ragione: Ariel stessa non aveva spesso motivo di insistere con la vita delle persone, eppure lo faceva per poter scoprire quanto più possibile “i fatti interessanti” per i suoi pezzi.
Chi era lei per decidere quando un perfetto sconosciuto si sarebbe voluto confidare? E perché proprio con lei?
Sospirò, abbandonando la piuma nel calamaio.

«L’hanno usata per fare vendita, per fare pena Borbottò, prima di alzarsi dalla sua scrivania e cercare rifugio nel divanetto dell’ufficio.
Si lasciò cadere fra i cuscini di pelle, nascondendo le mani sporche di inchiostro blu sotto le pieghe della gonna.
«E cosa dovrei fare io in una posizione del genere? Come dovrei fare la differenza?» Parlava da sola dando fondo alle proprie paturnie.
Si rigirò sul suo posto, nascondendo il volto con il braccio.
«“Non mi ha mai aiutato nessuno”, come si fa a non voler aiutare qualcuno quando ti dice una cosa del genere? Però … non mi fiderei nemmeno io.»
Dimenò i piedi in un gesto di frustrazione da bambini, calciando via uno dei cuscini.
Aveva deciso di fare quel lavoro per promuovere la diffusione della verità e la trasparenza delle informazioni, condividere la conoscenza e spezzare con un media popolare i preconcetti delle persone; voleva scrivere nero su bianco storie indelebili, indipendentemente che fossero di gente importante o comune.
Le persone voleva unirle, non separarle col sospetto e i pettegolezzi.
Eppure, alla fine della giornata, non l’aveva anche fatto lei per tenere il suo posto?
L’inchiesta ad Hogwarts era servita a cosa se non quella di spezzare l’entusiasmo dei Grifondoro in festa per la coppa del Barnabus Finkley e riempire la cassetta postale del Preside di strillettere?
Aveva alimentato il sospetto, ma non aveva fatto altro che esporre speculazioni e non proporre risposte, sperando che queste potessero portare secondariamente a svelare una qualche verità.
Era una buona idea nella teoria, ma all'atto pratico aveva solo dato al Giornale un piccolo scandalo su cui lucrare per qualche settimana.
Predicava e razzolava male, anzi si disse, malissimo.
Megan e Casey l’avrebbero etichettata come una grande ipocrita se avesse saputo abbastanza di lei e avrebbero avuto ragione.
Metà della sua carriera alla Gazzetta l’aveva investita a cercare di ottenere tutti gli articoli con cui poteva tutelare le categorie di minoranza: Esseri e Bestie, per esempio, dal caso della scomparsa di Fiorenzo il Centauro agli eventi culturali del Popolo Goblin, ma non era lei la Banshee che non accennava mai a nessuno le sue origini?
Poteva perdere tutto con la cattiveria retrograda: il posto di lavoro, gli amici, la reputazione che aveva ottenuto nel settore e chissà, forse anche Jolene White, a cui avrebbe dato senza batter ciglio il cuore pur di renderla felice, ma che era la prima che cercava di tenere a distanza di sicurezza da sé per paura di un rifiuto del suo essere progenie.
«Combatto il pregiudizio nascondendomi nel mio ufficio da tutti e non parlo mai della mia famiglia. Lavoro con chi ha reso il suo dramma familiare una macchina per galeoni. Che dovevano dirmi? “Sì, sembri proprio una persona che ci tiene, Miss Sconosciuta. Ora ti parlo di tutto ciò che mi turba.”»
Parlò in francese sfogandosi a fior di labbra, sussurrando ammissioni che le stringevano il cuore. Un pugno secco venne sferrato contro il fianco del divano, facendo cozzare le nocche contro la struttura in legno e l’imbottitura color legno.
Rigiratasi a pancia in su, portò la mano sporca di blu sugli occhi chiusi, nascondendoli dalla luce fioca che filtrava dalle tende.
«Non sto cambiando nulla se non il mio conto alla Gringott. L’unica differenza fra me e quella ragazza è che io a scuola mi sfogavo facendo le risse. Voglio tanto dire di poter educare le persone, ma la lezione l’ha imparata lei prima di me.»
Sbuffò, trattenendo una risata amara fra le labbra.
Forse era quello il problema: Ariel era una minoranza, un mago con un grosso bersaglio sulla fronte, era nella tradizione il simbolo dei cattivi auspici e della mostruosità. Era per i più limitati un nemico a cui privare quei pochi diritti che aveva ottenuto: era già nata perdente, cosa voleva sperare di vincere?
«Banshee e pure pansessuale. La prossima volta che mi reincarno voglio nascere cavolo cappuccio, Merlino infame.»
La fase in cui la frustrazione la faceva sentire arrabbiata l’aveva superata da anni.
Quando frequentava Beauxbatons aveva accumulato così tante punizioni in un solo anno da portare un docente a contattare e richiamare in sede i suoi genitori; “Ha problemi di gestione della rabbia” e “E’ una persona difficile” furono il modo sbrigativo con cui gli infermieri e la Professoressa di Incantesimi etichettarono la sua scheda comportamentale; invece no, Ariel era un’adolescente, era sola ed era stata esposta, esclusa e vista con pena e disgusto, fra le voci di corridoio e gli insulti diffusi da uno sconosciuto su di lei e la sua famiglia.
E lei aveva praticamente detto a Megan di “non prendersela con tutti e avere speranza nel prossimo”. Ma da che pulpito?
Come poteva, però, strappare alla radice la limitatezza di quella società conservatrice se si sentiva di aver già perso?
Forse lo aveva lei quel limite, quel fermo che l’avrebbe incastrata lì a vita con l’orgoglio tenuto sotto chiave, l’amore nascosto in fondo al petto, la solitudine indossata come mantello e l’angoscia a pesarle nei polmoni.
Forse sarebbe stato tutto più facile se si fosse limitata nei pensieri, se avesse seguito la massa e combattuto in una botte di ferro fra la maggioranza.
In cuor suo, però, sapeva benissimo non l'avrebbe mai fatto.
Era cresciuta sperando di poter trasmettere qualcosa di nuovo e buono al prossimo.
Per farlo doveva capire come non farsi schiacciare dalle barriere che altri le avevano imposto.
Sospirò.
«Sono stanca.»
La soluzione non sarebbe arrivata così facilmente.

If truth is what you seek,
then the examined life will only take you on a long ride to the limits of solitude
and leave you by the side of the road with your truth and nothing else..
Thomas Ligotti , The Conspiracy Against the Human Race

role code by »ANNAH.BELLE« don't copy
\ post singolo ambientato qualche tempo dopo questa role, per il contest a tema linkato nello scheme

 
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view post Posted on 2/9/2022, 22:14
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Era il secondo giorno a Hogwarts dopo il rientro degli studenti dalla pausa estiva, e, come era prevedibile, quei primissimi giorni di scuola furono tutto sommato tranquilli. Ci sarebbe stato tempo per le decine di rotoli da pergamena da consegnare e per le centinaia di pagine da studiare, per il momento la maggior parte degli studenti era impegnata unicamente nel ritrovare le consuetudini del ritmo scolastico; c'era chi si accalcava in giardino per approfittare delle ultime giornate miti prima del fresco autunnale, c'era chi continuava ad abbuffarsi come se i genitori non l'avessero nutrito per tutta l'estate, e c'era chi ancora non si era reso conto che la scuola era ripresa con doveri annessi e connessi.
Per Edmund il ritorno a Hogwarts aveva significato molte cose; una di queste però era stato riprendere numerose consuetudini che l'interruzione estiva aveva fatto venir meno. Ad Hogwarts, pur sembrando questo qualcosa di paradossale, gli sembrava di avere molto più tempo per stare solo con sé stesso.

Una di queste consuetudini era la lettura della "Gazzetta del Profeta", il più diffuso e celebre quotidiano del mondo magico; quel venerdì mattina era comodamente seduto in Sala Grande e prima di addentrarsi nella lettura integrale degli articoli più succulenti, ne sfogliò le pagine per farsi un'idea delle notizie principali che quella giornata gli avrebbe riservato.
Lesse di una tentata fuga da Azkaban, di due maghi arrestati perché hanno provato a incrociare un Gallese Verde delle Ebridi con un Erumpent, e i Gentley!

*Cavolo se sono forti i Gentley! Ne studiano sempre una!*

pensò sorseggiando il thè ancora bollente. Alla sesta pagina c'era poi un trafiletto con una sfilza di nuovi incarichi cui lì per lì non diede peso e voltò pagina con una discreta noncuranza. Dopo un attimo però si bloccò, come assalito da un dubbio improvviso e rivoltò pagina tornando sulla pagina precedente. Per poco non si rovesciò il thè addosso dalla sorpresa quando lesse il nome della nuova vice direttrice: Ariel Vinstav, quella buffa strega che aveva incontrato molto tempo prima da Mondomago con cui per diverse ragioni aveva tenuto i contatti.
Edmund depose la tazza, afferrò il giornale con ambedue le mani e lesse l'articolo da capo a fondo per accertarsi di aver capito bene. Aveva capito benissimo. Si alzò, meravigliato, stupito, ma anche piuttosto contento e con passo baldanzoso si precipitò in dormitorio. Quel giorno avrebbe avuto un bel po' di cose da fare.

Solo nove ore più tardi sarebbe stato tutto pronto per il viaggio di Skye. Una lettera legata alla zampetta destra e un pacchettino ben legato alla sinistra.

«Prima le allunghi la destra, NON la sinistra, prima deve leggere il biglietto. Mi raccomando Skye! Altrimenti quando torni niente premio! Solo quando lei ti dirà "ho letto" allora potrai allungarle la sinistra e lasciarle prendere il pacchetto che ti ho legato di qua. Fai buon viaggio!»

E la civetta spiccò il volo per Londra.
 
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view post Posted on 5/2/2023, 16:45
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Gazzetta del Profeta

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Spennato adorava la Vice Redattrice Vinstav: innanzitutto, la strega non aveva mai espresso una singola lamentela nei confronti del quantitativo di piume che il gufo spesso lasciava dietro di sé quando le portava un messaggio espresso da parte di altri giornalisti. Inoltre, le stampe e le fotografie che decoravano l’ufficio della ragazza erano incantevoli, e permettevano a Spennato di immergersi nei sogni più avventurosi e memorabili possibili quando sfruttava il comodo divano presente nell’ufficio per schiacciare un pisolino. Così, quando quel giorno Gerry delle consegne gli legò alla zampa una copia del Profeta, assicurandolo sottovoce che si sarebbe trattato di un viaggio brevissimo, il cuore di Spennato fece un doppio salto nel suo piccolo petto. L’ufficio della Vice Redattrice lo stava aspettando! Fece un bel respiro profondo – riempiendo come si consueto la base del suo nido di piume marroncine – e spiccò il volo lasciando l’ennesima scia di piume dietro di sé. Il quinto piano della Redazione venne raggiunto in pochi battiti d’ali: con la zampetta libera Spennato scostò la finestra socchiusa, entrando con ossequioso rispetto nell’ufficio della giornalista Vinstav. Zampettò fino alla scrivania della strega, lasciando la copia della Gazzetta in cima ad una pila di foto fresche di stampa: si guardò poi intorno, concedendosi una breve passeggiata – come si sarebbe poi potuto immaginare dal sentiero di piume – prima di raggiungere la sua vera meta. Il divano. Un piccolo balzo, e il suo angolino preferito era lì ad attenderlo. Un paio di giri su se stesso, uno schiocco del becco con soddisfazione, un piccolo sbadiglio. Ed ecco che in pochi istanti, Spennato cadeva tra le braccia di Morfeo.


Per festeggiare Carnevale e San Valentino,
in allegato per tutti gli abbonati del Profeta:

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GIOCHI ENIGMISTICI
Altro appuntamento con i giochi enigmistici.
Attenzione I primi sei che invieranno tutti i giochi risolti alla casella mp del Gufo Espresso vinceranno buoni spesa alla prossima consegna. Aguzzate l'ingegno!




Ariel Vinstav
Attenzione! Il tema trattato potrebbe turbare, in tal caso si sconsiglia la lettura


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Dalla penna di Gulliver Pokeby
Una storia tratta dal diario del Magizoologo.

Devon, 1827
[...] Il sole cedeva il passo alla notte, l'orizzonte era ormai tinto di un rosso intenso al centro che sfumava in straordinari colori, arancione e porpora, nel cielo sempre più scuro. La strada di campagna era dissestata nel punto in cui un uomo la stava percorrendo, a destra e sinistra c'era un muro di alberi che delimitava le abitazioni rurali, l'unica breccia a quella barriera verde erano i cancelli che si facevano sempre più sporadici via via che l'uomo avanzava. Il passo richiamava tanto la cadenza militare, la meta era un villaggio nel Devon, villaggio che era davanti all'uomo in cima ad un promontorio. In lontananza era possibile vedere la strada che avrebbe dovuto percorrere, le luci dei viandanti sulla via ripida che portava al villaggio erano già accese, e da lì a poco anche l'uomo avrebbe acceso la sua. Oltrepassò un grande sasso grigio che segnava la fine della strada in pianura ed iniziò il ripido pendio, ad ogni passo l'uomo ricordava che nel suo viaggio, intrapreso tempo addietro, era stato partecipe di molte avventure, ma nulla era minimamente più scabroso di ciò che lo attendeva. Nel suo salire il promontorio più volte si guardò indietro, attirato da qualcosa che non riusciva ad identificare. La prima volta era un rumore di ramo spezzato, un'altra un picchiettio metallico che l'uomo attribuì alla fattoria che aveva appena superato. L'uomo si fece più guardingo, quando arrivò a metà strada dal villaggio il rumore di passi dietro di lui rendeva incontrovertibile la verità che qualcuno lo stesse seguendo. Eppure, non scorgeva ancora nessuno. Continuava a camminare: prima sarebbe arrivato al villaggio, prima si sarebbe scrollato di dosso quella sensazione sgradevole. Altre tre volte si girò di scatto ai rumori più forti. Adesso il vento muoveva le fronde degli alberi, il mantello dell'uomo frusciava allegro a destra e sinistra. Al passaggio davanti alle ultime case isolate prima del villaggio sentì il cigolare di un cancello vicino, la catena risultava spezzata, la casa vandalizzata, vetri rotti e porta fuori dai cardini le donavano un aspetto macabro. L'uomo si fermò pochi secondi prima che il rumore di un'insegna che sbatacchiava al vento lo richiamasse alla realtà, continuò a camminare senza più guardare la casa, ormai doveva essere vicino al villaggio, eppure le luci accese erano poche. Non ricordava perché stesse andando in quel villaggio, improvvisamente dimentico di ciò che avrebbe dovuto fare e non si accorse nemmeno di aver superato l'insegna recante il nome del luogo dove avrebbe dovuto fermarsi: Clovelly – un villaggio incastonato nella roccia, che dal lato opposto affacciava sul mare. Se l'uomo fosse stato più presente a sé stesso, forse avrebbe potuto notare lo spettacolo che gli si parava davanti. La stretta via era contornata ai lati di abitazioni in pietra con le imposte sprangate, di legno, e luce flebile usciva dalla piccola fessura che congiungeva le due metà. Le porte erano chiuse, alcune portavano delle assi di legno inchiodate a forma di x per impedirne l'accesso. L'unica fonte di luce forte veniva dal fondo della strada. L'uomo, avanzando nella più totale apatia per ciò che stava vedendo, scoprì che quella luce proveniva dalla piazza principale del villaggio. Quando arrivò, il suo sguardo si posò su un palco al centro della piazza, costruito davanti a quella che doveva essere la fontana che solitamente era protagonista indiscussa. Le finestre delle case poste ai lati della piazza circolare erano aperte, le luci inondavano il palco ligneo. Ma non era un palco, non uno normale, era una forca. Un legno perpendicolare alla base si issava, alla fine di questa una parallela alla base più corta della prima, infine un cappio ondeggiava nel vento della sera: l'uomo guardava la scena con sguardo vacuo, come a voler capire cosa ci facesse lì una forca, se fosse stata usata o meno. Non pensò nemmeno a quanto assurda fosse quella situazione. La risposta alla domanda era appena arrivata. Una folla uscì da una casa con in mano delle torce, in mezzo c'era un bambino di circa nove anni che venne issato alla base della forca, due uomini salirono ed uno di loro aizzava la folla. Dalle altre case uscirono altri uomini e donne, persino altri bambini e tutti guardavano il poveretto sulla pedana con la paura nel volto. Cosa aveva fatto quel bambino? Uno dei due uomini sull'impalcatura iniziò a parlare. "Sappiano tutti perché siamo qui!" urlò. "Dobbiamo porre fine a questo scempio! [...] Le nostre famiglie, i nostri figli non sono al sicuro finché questo bambino vivrà, tutti verranno mangiati". Per cui era questo il crimine: Cannibalismo. L'uomo che era appena arrivato al villaggio guardava la scena come vista da molto lontano, il vicino omicidio di un bambino non lo destò, tutto sembrava essere inutile, e continuò a camminare verso la strada che lo avrebbe portato in campagna. Iniziò a camminare senza voltarsi indietro. L'uomo continuava ad urlare, ma che importanza aveva? Il bambino sarebbe morto? Continuò la sua camminata, ormai era in una nuova strada stretta con case ai lati che lo portava fuori dal villaggio. Le urla in lontananza si facevano sempre più forti, come la disperazione nella mente dell'uomo. L'inutilità che sentiva era straziante. Niente sembrava avere senso o importanza. Cosa gli capitava, perché non interveniva? Tutto ciò che importava era continuare a camminare. E così fece. Ancora in lontananza si sentivano delle voci. Ma adesso era come se una battaglia imperversasse. Incantesimi venivano lanciati in ogni direzione. Ma l'uomo continuava ad errare senza meta e senza scopo. Poco fuori dal villaggio cadde a terra con le mani davanti al volto e iniziò a piangere. Proprio mentre cadde, una pietra molto simile a quella che aveva superato nel versante opposto sembrò prendere vita: la testa era grigiastra e grande, il corpo peloso, circa una trentina di centimetri. Quello che dapprima aveva immaginato come un sasso, però, aveva le zampe posteriori ed anteriori come artigli. Il senso di sconforto e di malessere attanagliò maggiormente il cuore dell'uomo, non appena la creatura gli si scagliò contro per divorarlo. [...] Di me, oggi, resta il ricordo.

***

È così che si comportano i Pogrebin – ha riportato Miguel Delaguerre, studioso magizoologo e dipendente d'eccellenza presso il Dipartimento Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, al Ministero della Magia. Il Pogrebin è un demone russo che raggiunge solitamente l’altezza massima di trenta centimetri. La testa è grigia e grossa, somigliante ad una roccia, ricoperta inoltre da una fitta peluria che lo accomuna erroneamente ad un maialino, mentre il resto del corpo è coperto da pelle glabra (una descrizione che gli permette di mimetizzarsi in natura durante il pedinamento verso gli esseri umani). La peculiarità di questa creatura, classificata con indice di pericolosità XXX dal Ministero della Magia, è quella di inseguire gli umani, verso i quali sono fortemente attratti. Se si permette ad un Pogrebin di pedinare un umano abbastanza a lungo, questi perderà il senso di ciò che sta facendo, condizionato da un senso di inutilità che potrebbe sfociare in un profondo stato di letargia e disperazione. Solo quando sarà stanco e debole dal continuo camminare e tutto ciò che lo circonda avrà perso ogni forza, allora la creatura si manifesterà con un assalto vorace e tenterà di divorare la sua vittima. I Pogrebin, infatti, sono creature esclusivamente carnivore: non disdegnano la carne di altre creature, ma sono ghiotti di esseri umani. Ci sono delle buone notizie, infatti possono essere respinti con semplici incantesimi, ad esempio uno Stupeficium. O, più rapidamente, con un calcio ben assestato. Queste creature, tratteggiate diligentemente dalla testimonianza precedente, sono solite seguire gli umani, infondendo in loro un senso di sconforto. Non sono molti i casi di ritrovamento di Pogrebin, in parte perché abitanti le terre della Russia, in parte perché in netto calo di natalità.

Sembra che la storia si stia ripetendo a Clovelly, nel Devon. Proprio come accaduto in passato, il villaggio sembra in preda ai medesimi accadimenti della storia narrata nel diario del magizoologo Gulliver Pokeby. A distanza di molti anni abbiamo notizie di nuove sparizioni riguardanti per lo più dei turisti di passaggio nel paese costiero. Infatti, a discapito della sua storia, Clovelly è un meta molto ambita per i turisti di tutto il mondo. Che sia stato proprio questo ad aver attirato nuovamente i Pogrebin? Non abbiamo prove che si tratti nuovamente di queste creature, ma le coincidenze sembrano troppe.
"La nostra paura è che il demonio si sia impossessato di un altro bambino" asserisce il sindaco della città, ovviamente la storia che vi abbiamo raccontato non è nota ai Babbani, almeno non nella sua interezza. Con l'intervento del Ministero – si ricordi lo statuto internazionel di segretezza magica, anno 1692 – molte memorie sono state cancellate a quel tempo. Eppure sembra che parte della storia sia stata tramandata nelle famiglie più antiche della città.
"Spero che nessun bambino innocente venga accusato questa volta è l'auspicio del pro-nipote di colui che stava per essere giustiziato la notte di Halloween del 1827.
Dalle informazioni reperite circa quanto accaduto, il Ministero è intervenuto a suo tempo, fermando l'inutile esecuzione di un bambino molto riservato che non godeva neppure prima dei favori dei concittadini. Nel corso dei secoli il Villaggio è stato ripulito dai Pogrebin, dopo vari interventi tutto era tornato alla normalità.. fino ad ieri. Le notizie recenti, infatti, confermano il ritrovamento di due corpi sventrati – marito e moglie, Martin e Hollette Trimorty –, nel cuore del bosco del villaggio. Sarà, di nuovo, opera dei Pogrebin?

Sembra proprio che il Devon sia di nuovo nei guai, nelle ultime settimane si hanno notizie di strane sparizioni. Pare che la storia si stia ripetendo nel peggiore dei modi. Il Ministero della Magia ci informa che non meno di sette babbani siano scomparsi nei pressi di Clovelly, nel giro dello scorso mese. Anche le forze dell’ordine babbane sono state informate e procedono le indagini su quanto accaduto.
Ciò che preoccupa, naturalmente, è l'esito funesto dei tre maghi uccisi e ritrovati di recente nel bosco. Data la storia del luogo, l’Ufficio per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche si è attivato al fine di scoprire se nella zona ci siano ancora dei Pogrebin. Il Capo dell’Ufficio si augura che le persone scomparse stiano bene, anche se la nomea di queste creature non fa presagire un lieto fine.
Secondo le forze dell’ordine babbane, invece, l’ipotesi di un rapimento rimane in piedi, collegandola ad una tragica memoria di rituali pagani che coinvolgerebbero sacrifici umani, i quali corpi vengono poi consumati da altri umani. Forse questa volta si tratta davvero di cannibalismo? I Pogrebin sono tornati a infestare il Devon? Per adesso non sappiamo cosa stia realmente accadendo, siamo a conoscenza che i due corpi orribilmente mutilati siano stati trovati sul limitare del bosco della città, tutto fa pensare che i Pogrebin siano tornati all’opera, d’altra parte sono noti per attaccare i viandanti. Le forze dell’ordine babbane ci informano che altri resti siano stati trovati nel bosco, forse le vittime sono più delle attuali due appena trovate, e degli altri di cui ancora non si sa nulla. I resti potrebbero appartenere a persone di passaggio, indotte da queste creature a camminare fino alla strenuo e quindi trovatesi molto più lontano di dove volessero andare. La scena, ci riferiscono, era raccapricciante: nel sito sono state trovate ossa molto vecchie, il tutto contornato da sangue appena rappreso e altro fresco.

Ci auguriamo che il Ministero scopra al più presto l’arcano e che i babbani e i maghi scomparsi possano tornare presto. State pur tranquilli che la Gazzetta vi terrà informati sugli sviluppi.

Derek Hide
Code • Oliver
 
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