G.U.F.O. doppio, Candidati: D. Hide (C), T.J. Moran (T)

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view post Posted on 4/7/2020, 10:35
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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L’anno volgeva al termine, il che per molti versi non si sarebbe potuto certo affermare fosse aprioristicamente una brutta cosa. Aveva ormai i suoi anni, e il palesarsi del prima caldo era sempre stato tra i principali oppressori di forze che nel corso del tempo erano andate assestandosi su livelli più bassi di quanto un personaggio spiacevolmente pubblico avrebbe voluto e dovuto dimostrare. Nei decenni era andata montando, il che aveva semplicemente dell’incredibile data la persona, un’insopibile invidia nei confronti dell’inquilina per eccellenza della grande Londra. Come facesse, era un mistero.
Per farsi coraggio, al centro di una Sala Grande comprensibilmente vuota, a eccezione di una lunga tavolata trasversale all’asse della stanza, con tanto di coppia di banchetti poco distanti, una tazza di The e una brocca d’acqua. Abbastanza composto, ma altrettanto no, uno sparuto gruppetto di maghi infestava un lato del tavolo, evidentemente in attesa di qualcosa, che tardava a palesarsi. Una mano in aria, un aggrapparsi disperato alle certezze di quanto solo il The avrebbe potuto fare, una tazzina pronta anche in quelle circostanze a bagnare le labbra di un vecchio Mago, di giallo vestito. Se tutto era destinato a cambiare, era pur vero che non tutto sarebbe cambiato, ed era bene iniziare con il porre delle solide inossidabili basi su cui poter costruire… altro. Un esame?
Una brocca d’acqua, intanto, zampettava da un lato all’altro del tavolo, rabboccando bicchieri d’acqua che in ordine sparso definivano una curiosa geografia che si dispiegava su quella candida superficie color crema, stesa per l’occasione. Un plico di pergamene troneggiava misterioso al centro, in attesa del suo momento. Mentre i docenti presenti, sorprendentemente pochi rispetto alle aspettative, parlottavano. Un quieto e pacato brusio, prodromico di quanto sarebbe presto venuto. Che fare? Cosa mancava? Chi mancava?
Sopra di loro, distante e solenne, il primo rintocco del grande orologio. Erano le 11 precise. L’inizio della festa. Gli invitati avrebbero risposto? Non troppo sorprendentemente un primo distinto bussare, cosa avrebbe rivelato l’antico portale di quercia? Una semplice sorpresa, o una doppia? Si sarebbero sorpresi della coincidenza, o ne erano già a conoscenza? Che piega avrebbe assunto la simpatica vicenda? Quali erano le possibilità? Che speranza avevano di cavarsi presto, il prima possibile, dall’impiccio? E in caso alternativo, che alternative restavano? Avviato il gioco, era sempre incredibilmente periglioso uscirsene.

Avanti.
Buongiorno, prenda pure posto.


Uno sguardo distratto, rivolto a un rotolo di pergamena, un calamo poco distante. Chi sarebbe emerso dai meandri di quello strano tempo? Si poneva dunque un primo dilemma, chi si sarebbe accomodato a destra, e chi a sinistra? Sarebbe cambiato poi qualcosa? Tutto era già scritto, o in buona sostanza pace all’anima?

Se possiamo offrirvi qualcosa non ha che da domandarlo, prima che iniziamo.

Una risposta standard, ancora nell’inconsapevolezza di chi effettivamente stesse avanzando. Gli anni non si poteva certo affermare aiutassero rispetto a un campo visivo sensibilmente ridotto. Anche se addossarne le colpe al tempo sarebbe stato più che ingeneroso. Cosa sarebbe capitato?




Dei piacendo avviamo questa piacevole sessione d'esame, con un po' di ritardi e lungaggini, ma che volete farci... Sic transit gloria mundi! Come in parte vi era già stato accennato è una sessione di doppia, a geometria variabile, dunque non ci sono turni prestabiliti. Avremo una amabile conversazione circa i meandri di ampi e mirabolanti programmi di cui ci avete beato negli ultimi... tempi. A fronte delle tante fortune di cui Poverell può vantarsi, avremo una prima sessione, ampia, ampollosa e postillosa monotematica e speriamo non troppo monotona, per poi passare a una seconda parte penso più ridotta con il resto dei vostri Docenti. A velocità diverse, e senza correre, senza bisogno di alcun tipo di coordinamento ex lege, porteremo avanti la questione sino all'esaurimento degli argomenti in oggetto all'esame. Tendenzialmente se iniziassimo con tutti i fanciulli presenti tanto meglio, in ogni caso con calma vi scrivo, vi devo già un paio di risposte, e non abbiamo neanche iniziato...

:ihih: :ihih:



*Derek Thalia Moran
 
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view post Posted on 11/7/2020, 13:32
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Thalia Jane Moran

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Il prato accarezzato dalla lieve brezza, il verde intenso degli steli d'erba e la sensazione dell'estate alle porte e che un altro anno stesse per concludersi le stavano lasciando addosso una strana malinconia. Sola sulla cima della Torre di Astronomia, Thalia osservava gli spazi aperti visibili dal punto più alto del castello e rimirava l'orizzonte con la certezza che presto o tardi quell'immagine sarebbe stata solamente un ricordo. Le sembrava fosse trascorso poco tempo dalla prima volta in cui era giunta al castello: tutto le era sembrato relativamente infinito, a cominciare dai luoghi che la circondavano. Ricordava perfettamente il terrore di perdersi tra i corridoi, lo stupore che la coglieva nello scoprire qualcosa di nuovo e strepitoso - che fosse un incanto o una nicchia nascosta dietro ad un arazzo impolverato - e, solo dopo esser diventata Prefetto, la noia delle serate trascorse a controllare quegli stessi corridoi prima di potersi finalmente coricare. Eppure, quel Castello era diventata la sua casa, il luogo in cui sentirsi sicura, nonostante tutti gli eventi e gli incidenti; era il luogo in cui crescere e diventare la strega che era destinata ad essere. Tra le cose che aveva ritenuto lontane anni luce dal quel passato divenuto presente, c'era anche il raggiungimento di quel primo traguardo, il Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari. Di lì a breve tutto si sarebbe svolto come sempre, o quasi, così com'era stato per molti altri prima di lei. Non aveva voluto cedere all'ansia durante gli scritti dei giorni precedenti e aveva avuto l'impressione di essere riuscita nel proprio intento con un insperato ottimo risultato. Non era riuscita a chiedere molto riguardo la parte orale dell'esame a chi l'aveva preceduta. Non voleva farsi influenzare troppo dalle esperienze altrui e non era convinta che sapere come ci si sarebbe sentiti di fronte ad una commissione d'esame l'avrebbe fatta stare meglio. In un certo senso, ringraziava il cielo per aver trattenuto le mille domande accumulate negli anni e le era bastato osservare di sottecchi i compagni nelle serate di studio in Sala Comune per capire che ciascuno di loro aveva adottato un proprio metodo, sperando che fosse quello giusto per sopravvivere indenne alle prove previste. Chiuse le palpebre, si sarebbe lasciata accarezzare dall'aria fresca del mattino, ripensando con un respiro profondo al momento in cui tutto, il giorno dopo, sarebbe finito.

Sala Grande - 11 am

Il rintocco dell'orologio segnò le undici precise, proprio quando la Caposcuola ebbe raggiunto le pesanti porte di quercia della Sala Grande. Aveva timore di quella riservatezza, come se sentisse di aver commesso una grave infrazione e fosse in attesa del giudizio definitivo. In un certo senso, la situazione non era troppo dissimile da quella di un imputato che attenda il verdetto di una giuria. In quella Sala, adibita a mensa nella quotidianità, quel giorno sarebbe stato deciso il suo futuro. Aveva dei progetti, ancora imprecisi per la verità, ma sapeva con assoluta certezza di volerli portare a termine e quello di quel giorno sarebbe stato il primo importante passo. Aveva dalla sua la pacatezza consueta dell'attimo prima di lanciarsi nel vuoto, una caratteristica della sua personalità che aveva coltivato negli anni e di cui andava particolarmente fiera. Decisa e misurata temeva soltanto di dilungarsi troppo in spiegazioni arzigogolate che non avrebbero fatto altro che tediare il suo esiguo pubblico di docenti. Non c'era motivo di pensare che vi fosse un argomento sconosciuto, una domanda troppo complessa a cui non avrebbe potuto rispondere per ignoranza. Era certa di sapere il fatto suo e chiunque l'aveva incontrata nei giorni precedenti non aveva fatto altro che sostenerla. Sollevato il pugno destro, chiuso e con le nocche rivolte al legno spesso, stava apprestandosi a bussare con garbo. Il respiro quieto ebbe a fermarsi per un istante nel momento in cui la voce del Preside accolse la sua richiesta d'ingresso e fu con rinnovata forza che entrambe le mani premettero sui battenti affinché questi si spalancassero per lasciarla entrare nella Sala Grande svuotata. Le tavole delle quattro casate erano sparite nei giorni precedenti per lasciar spazio ai banchi di coloro che avrebbero sostenuto gli scritti delle materie obbligatorie e facoltative, mantenendo intatta la posizione del tavolo dei docenti. Le clessidre con le pietruzze brillanti erano sempre nell'angolo, con una montagna di zaffiri a prevalere sul restante ammontare di preziosi. Quella era un'altra questione, si disse, mentre il passo sicuro - la cui eco si sparse senza sforzo nella Sala silenziosa - la guidava a prender posto nel banco a sinistra. Non sapeva molto dei G.U.F.O., ma era abbastanza certa che si trattasse di una novità quella di permettere colloqui orali in presenza di un altro studente. Mentre col capo sanciva il proprio saluto al Preside, vestito con abiti di un giallo sgargiante, si chiedeva chi sarebbe stato tra i tanti il suo collega fortunato. Solo per un momento, tuttavia, si chiese se fosse lecito che l'uno ascoltasse le risposte dell'altra per tutta la durata della prova: per quanto riponesse completa fiducia nelle capacità dell'uomo che per anni aveva impartito loro nozioni di Storia della Magia ed ora tirava le fila dell'intera Scuola, credeva che quella - oltre a diverse altre - fosse una scelta opinabile. Cercò comunque di non far trasparire quello che doveva essere un palese fastidio per la situazione dai tratti seri e concentrati del suo volto. Seduta compostamente, le dita intrecciate e le mani in grembo, Thalia rifiutò con un sorriso l'offerta del docente. Per bicchieri d'acqua e tazze di tè ci sarebbe stato sicuramente tempo più tardi.
 
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view post Posted on 24/7/2020, 09:25
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“ Esame G.U.F.O.” Derek Hide ▲ Corvonero ▲ 5° Anno ▲
 La giornata era iniziata come ogni mattina, tra i rumori del dormitorio e della sala comune, corvonero che borbottavano tra loro risposte degli esami o idee su come passare gli ultimi giorni una volta finite le verifiche. Derek, dal canto suo, aveva appena finito gli scritti degli esami che più aveva temuto nei cinque anni di studi. Sembrava passata una vita da quando aveva finito la prima parte dell’esame e venisse convocato per la seconda: la discussione orale. Seppur il tempo giocasse brutti scherzi il giorno tanto agognato era arrivato senza troppi complimenti. Mentre si vestiva di tutto punto con l’uniforme scolastica ove i colori della casata troneggiavano sgargianti sentiva quella stretta allo stomaco ormai familiare prima di un’esame. Persino il suo appetito, diventato da qualche tempo lupino, era sovrastato da una sensazione d’incertezza al dir poco sgradevole. Vestitosi andò dal dormitorio verso la sala comune. Incontrare visi conosciuti non riusciva a calmarlo poi troppo, continuò a camminare senza badare a chi incontrava, tanto meno di salutare chi conosceva verso l’uscita della sua comune. Ormai calcava il pavimento della torre di divinazione verso quella discesa che ogni giorno percorreva per la sua colazione, quel giorno, era rimasto in sala comune fino quasi alle dieci e mezza prima di vestirsi ed iniziare il suo cammino verso la sala grande. Era stato convocato per le undici del mattino dal preside. Ecco che camminando iniziava a pensare a come si sarebbe potuto svolgere l’esame. Scendeva gli scalini con lo stesso ritmo, ormai era giunto ai piani bassi del castello. L’unica certezza che riusciva a calmarlo era il fatto, come gli era stato detto, che avrebbe fatto l’esame da solo, davanti alla commissione certo, ma da solo. Il che era confortante, qualunque brutta figura sarebbe rimasta tra le mure della sala grande e lui non ne avrebbe fatto sicuramente mai menzione con alcuno. Era quasi alle porte della sala grande quando vide qualcuno precederlo dentro la sala, non aveva ben visto chi fosse, forse si trova di qualche docente o uditore del ministero, purtroppo la figura era quasi già dentro e non era riuscito a vedere molto. Le campana della torre risuonarono. Erano le undici. Era in ritardo. *Dannazione*. Scese gli scalini mancanti molto velocemente ed entro nella sala grande. Si bloccò di colpo, con sua grande sorpresa davanti al tavolo degli insegnati vi erano due sedie. Una a destra e una a sinistra. *Per tutti i gargoyle parlanti!! Che significa?!?*. Iniziò a camminare per la sala grande, la stessa che aveva visto piena di banchi per gli scritti, adesso completamente svuotata se non per i pochi oggetti che sarebbero serviti all’esame stesso. Anche il tavolo degli insegnati sembrava abbastanza scarno. Al dire il vero. L’unica figura era quella del preside. Avendo avuto modo di conoscerlo, sia come insegnante di Storia della Magia, sia come preside e docente con il quale aveva sostenuto il suo colloquio d’orientamento non poteva esprimere nessun risentimento nei suoi confronti, anzi, forse era un po’ eccentrico, aveva una strana passione per il tè. Ma a conti fatti poteva finire peggio, sia alla scuola che alla conduzione di quell’esame. Era ovvio che era inutile controbattere sulla presenza di un’altra studentessa. Che l’eccentricità dell’anziano docente avesse ordito tale organizzazione? Molto probabile. Ebbene, l’unica paura che aveva era divenuta realtà. Non potendo cambiare la realtà, l’unica cosa da fare era prenderne atto ed andare avanti. Si sedette nella sedia libera dando solo una rapida occhiata a colei che, evidentemente, avrebbe sostenuto l’esame con lui. All’invito del preside al prendere dell’acqua o del tè la stretta allo stomaco tornò così come era andava via. Buongiorno. Disse raccogliendo la voce, era la prima parola che diceva da quando si era alzato, e riferendosi ai presenti. La ringrazio, Signor Preside, sto bene così. Rifiutò quanto offerto. Effettivamente non vedeva l’ora che tutto iniziasse, così che potesse finire il prima possibile.

 

 
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view post Posted on 8/8/2020, 16:08
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Tempo di esami, di domande, e soprattutto risposte. Dopotutto erano lì per quello.
Apparve prima la Tassorosso, e a stretto giro si materializzò anche il Corvonero. I soliti convenevoli erano già terminati, prim'ancora che finisse di versare la seconda tazza di The della mattinata. Di fretta, erano forse entrambi di fretta? Che avessero preso impegni per pranzo? Il liquido ambrato e moderatamente tiepido stava ancora ruscellando nella porcellana, che si erano già accomodati, rifiutando e rinviando eventuali e potenziali operazioni di ristoro. Tesi per gli orali? Non si sarebbe certo potuto affermare lo stesso per la commissione, vittima della noia estiva, con una palpebra calante all'estrema destra della tavolata, e un naso colante dall'altra. Al pari, erano decisamente più assenti, che non i presenti. Anche quella non era poi una così brutta piega, almeno non per tutti, ma implicava implicitamente una minor varianza, e il concentrarsi inevitabile del discorso. Avrebbero avuto un lungo soliloquio? Con qualche intermezzo. E dell'una, e dell'altro. Peccato che il pubblico non fosse dei più oceanici. O era forse meglio così?


Ottimo Signori, ci siamo tutti. Dunque possiamo procedere.
Per intanto direi buongiorno, e ben trovati, in questa simpatica circostanza. Temo diversi dei miei colleghi non possano essere presenti per cause di forza maggiore, tra cui non pochi impegni istituzionali a Londra, il che mi vede quale loro fortunato supplente. Nella prossima mezz'ora affronteremo dunque insieme Storia della Magia, Trasfigurazione, Difesa contro le Arti Oscure, ed Erbologia. Naturalmente per vostra e mia gioia.


Prenderla leggera. Con tatto. Giusto per stemperare gli animi, e l'eventuale tensione? Un sorriso rassicurante, uno sguardo indagatore prima a destra poi a sinistra, alla ricerca di una qualche forma d'intesa che quasi certamente non avrebbe raccolto, per poi tornare a bearsi e della ormai placida tazza ambrata, e del plico di pergamene che ancora con fare accusatore giacevano in disparte. Era tempo di procedere, ma non erano dei coloni, erano in Gran Bretagna, dunque senza premura.

Come saprete oggi si consuma la seconda tappa di un importante traguardo, che avete raggiunto nel corso degli ultimi cinque Anni. Come avrete avuto modo di discutere in occasione dei colloqui di orientamento, dovrete presto operare delle scelte arbitrarie su come investire il vostro tempo nei rimanenti due Anni di studi qui ad Hogwarts, resta però da aggirare quest'ultimo scoglio, e che nonostante i risultati degli scritti vi esorto a non sottovalutare.

Sì insomma, l'entusiasmo c'era. Ma forse non era il migliore dei modi per metterla giù facile. Eppure, perché sarebbe dovuto essere semplice? Se non c'era mai nulla di facile, perché avrebbero dovuto iniziare proprio in quel frangente? Era pur vera anche una seconda immediata evidenza: un colloquio poteva essere difficile? Forse impegnativo, forse tortuoso, forse sibillino, forse più interlocutorio del previsto, ma rimaneva pur sempre un colloquio. Grandi cantonate, o epici svarioni era tanto improbabili, quanto inavvicinabili. A volte era sufficiente un sopracciglio, altre un mezzo sorriso.

Per iniziare con il piede giusto, ho subito una buona notizia per entrambi. Per quanto mi concerne, e sono certo qualcuno converrebbe sia già molto, avete raggranellato otto O, ossia quattro a testa, e naturalmente un Oltre Ogni Previsione è sempre un buon modo per iniziare una conversazione. Al termine dell'esame avrete comunque modo di consultare tutti gli scritti, con in quel caso eventuali domande da parte vostra. Venendo invece a noi, dal momento che ci conosciamo da diverso tempo, con il vostro consenso manterrei il tradizionale approccio che abbiamo per la Storia della Magia, estendendolo anche agli altri Corsi.

Lesto nel trovare un cenno d'intesa, e malevolmente tranquillo che molto difficilmente si sarebbe potuto chiedere il contrario, era ormai tutto pronto a che effettivamente vi fosse un vero inizio, con una vera prima mossa. Dopotutto, i Bianchi muovono sempre per primi. Oneri ed onori di quel passo. Dove avrebbe scagliato la prima pietra, e con quali risultati? Quanto e come l'avrebbero raccolta? Esisteva l'eventualità di finire con l'essere schiacciati da un semplice sassolino? C'era un reale rischio di effetto palla di neve? Tirandosi su, risalendo la china, e risistemandosi sulla seduta, era infine tempo di farsi seri. Era pur sempre un esame. Un Gufo.

Iniziamo con Trasfigurazione. Nel corso dell'ultimo anno mi risulta abbiate affrontato prevalentemente la Trasfigurazione elementale. Dal vostro punto di vista qual è il suo più grande limite e quale il maggior vantaggio nel suo impiego pratico e operativo? In quali circostanze vi ricorrereste, e perché?

Improvvisamente tornò la calma, una fitta coltre di silenzio. Il ghiaccio.
Chi l'avrebbe rotto? Difficilmente vi sarebbe stato uno sgomitare violento, in direzione di quella che in fondo non era una risposta univoca per sua stessa ammissione. Era una discussione, in cui i punti di vista e le opinioni erano destinate a pesare. Era dunque difficile sbagliare. Ma se era davvero così, se quelle erano le regole del gioco, salvo riuscire a stravolgerle, sulla base di cosa sarebbero finiti con l'essere giudicati?
Uno sguardo fiducioso e interessato scrutava i non troppo distanti candidati.
Chi avrebbe esordito? Chi era il pioniere cui avrebbe venduto il primo piccone?



Perfetto, da qui in avanti sino a quando non avremo passato la palla al prossimo Inquisitore procediamo in ordine sparso. Non abbiamo un ordine da rispettare, non abbiamo un calendario da seguire, e neanche particolare premura. Naturalmente a fronte dell'immenso piacere vedremo di venirci incontro, senza concludere entro agosto, ma nemmeno entro il 2039. Se qualcuno incespica andremo avanti, per poi recuperarlo.
 
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view post Posted on 13/8/2020, 14:03
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Ascoltava con attenzione ed impassibilità, come se il Preside avesse illustrato brevemente il decorso di un qualunque evento di poco conto e non, com'era invece, l'esame più importante che lei e Hyde avrebbero sostenuto nella loro vita. Senza i G.U.F.O. non avrebbero avuto accesso ai successivi anni di studio e, con essi, alla preparazione magica necessaria a garantire loro un futuro nel mondo magico. Aveva paura, naturalmente, di affrontare un percorso alla cieca - anche se non lo sarebbe mai stato davvero - come l'interrogazione che si apprestavano a cominciare. Un esame scritto permetteva un buon margine di manovra, un tempo scandito dal proprio sapere e dalla rispettiva propensione per una data materia che fosse sufficiente a completare tutte le risposte ai quesiti presentati. Un esame orale, com'era naturale che fosse, richiedeva immediatezza e prontezza di spirito, un'attenzione agli stimoli esterni che inducesse un pensiero logico e ragionevole che fosse ben comprensibile a chiunque ascoltasse. Non temeva di esser colta da una lacuna improvvisa in fatto di loquacità - non le sarebbe stato possibile, in fondo -, ma aveva timore del suo compagno e di come le informazioni enunciate ora dall'uno e ora dall'altra potessero influenzare le vicendevoli risposte; potevano fornirsi un vantaggio o uno svantaggio, un appiglio favorevole affinché la propria risposta usufruisse degli schemi dell'altra e risultasse per questo più completa. Non conosceva troppo bene quel Derek per dire con assoluta certezza che si trattasse di un ragazzo onesto, con un proprio pensiero logico ben definito; sapeva soltanto di non volergli cedere nulla e, per questo, avrebbe fatto in modo di concentrarsi unicamente sulle domande che il Preside avrebbe rivolto loro. Il sorriso impercettibile e la soddisfazione evidente nell'udire i risultati raggiunti, seppur parziali, negli scritti la rinvigorì, infondendole nuovo coraggio e uno spirito teso al raggiungimento di vette ancor più alte. Per un istante immaginò di uscire dalla Sala Grande, ad esame concluso, e di poter tirare un sospiro di sollievo nell'apprendere che - almeno per il momento - avrebbe potuto riposare. Cinque anni di fatica, dedizione e passione l'avevano condotta sino a quel preciso momento: non poteva, ma soprattutto non doveva, sbagliare.

Trasfigurazione. Nella scelta di Peverell soggiaceva uno sgambetto alla Malasorte che la Caposcuola non si sentì di denigrare troppo: era una delle discipline che più amava, per la sua capacità di plasmare la materia a proprio piacimento, ma senza dimenticare le leggi della Natura e della Magia stessa. Tuttavia, benché si sentisse forte delle nozioni acquisite e delle proprie capacità, doveva costringersi a rimanere coi piedi ben piantati a terra. Il Preside se ne stava lì in attesa, col suo cipiglio ben noto, e con il desiderio - probabile - di potersi finalmente dedicare a ciò che l'avrebbe interessato davvero. Inutile sprecare tempo prezioso laddove tutti - inclusi lei e Hyde - avrebbero voluto concludere la questione nel miglior modo e nel minor tempo possibile. Così, la Caposcuola rilassò finalmente la posa dapprima rigida delle spalle, senza sciogliere la stretta tra le dita in grembo. Appariva rilassata nella concentrazione che ne permeava i movimenti impercettibili e la mente elaborava la risposta. «La materia stessa è il limite della Trasfigurazione nella sua accezione più generica. Non conoscere profondamente ciò su cui si desidera operare è il primo grande ostacolo che un mago incontri sul proprio cammino, in special modo nella Trasfigurazione. E questo, quando è connesso intimamente a tutto ciò che riguarda gli sfuggenti Elementi Naturali, non crea le condizioni necessarie affinché un incantesimo abbia successo.» una pausa breve, un respiro e un nuovo ragionamento pronto a prender vita attraverso le sue parole. La voce risuonava sicura nell'eco della Sala Grande in cui il silenzio dell'ascolto vivo regnava incontrastato, ma dentro di sé Thalia sentiva l'esigenza di terminare quel primo fatidico intervento per dedicarsi ad altro. «Quando si affronta la Trasfigurazione Elementale si intende infondere alla materia una forma di energia nuova che spesso, se non si presta attenzione e non si usa precisione, potrebbe distruggere l'oggetto sul quale stiamo intervenendo. Se volessi infondere a questo tavolo -» e così dicendo le dita ormai libere ne accarezzarono la superficie ruvida «- il calore del fuoco vivo, dovrei dar peso a non dimenticare nulla di ciò che riguarda il legno, la sua struttura e il suo netto contrasto con l'incanto in questione. Pur essendo un'operazione complessa e per alcuni impossibile, non c'è alcuna legge intrinseca della magia a limitare le possibilità di una mente aperta ad ogni eventualità. Senza la base teorica degli Incantesimi di Scambio non si potrebbe pensare, e tanto meno sperare, di ottenere un risultato sufficiente a soddisfare le aspettative. Ogni incanto è collegato ad un altro da un presupposto logico e graduale di apprendimento ed esercizio.» istintivamente, lo sguardo attento saettò per un momento sulla figura di Hyde accanto a lei. Per un istante, aveva scordato di avere un pubblico. «Per dominare un elemento ed infonderne le caratteristiche in un oggetto è necessario conoscere la base da cui questa procedura nasce. Modificare le proprietà intrinseche di un oggetto o di un qualunque essere vivente richiede forza e precisione, poiché è l'insieme delle sue molecole a subire un cambiamento. La conoscenza profonda della materia, come dicevo, è un presupposto imprescindibile. Ciò che mi affascina della trasfigurazione non è tanto il suo pronto utilizzo, quanto più la dimostrazione pratica che la materia possa trasformare se stessa grazie agli impulsi esterni, senza tuttavia perdere nessuna delle proprie peculiarità, a meno che non sia il mago a volerlo. La materia è energia, che può mutare ed evolvere, ma per essere sfruttata deve prima essere compresa e per far questo servono abilità che non sono propriamente alla portata di chiunque.» Gioiva della possibilità d'esser collegata ad un Elemento, di poterne comprendere le sfaccettature e di quanto quel legame l'avesse aiutata a capire alcuni aspetti della teoria trasfigurativa. Eppure, la pratica se ne discostava quasi totalmente. Inspirò brevemente, avviandosi a concludere. «La materia si può plasmare per diletto, per necessità o per esercizio pratico, ma trattandosi di un insieme di incantesimi tanto complesso, essi non trovano un'applicazione immediata in duello, benché la storia ne riporti qualche esempio. Non si può pensare di trovarsi di fronte ad un avversario e di avere il tempo di raccogliere energia per sé e per l'incanto, quando in gioco c'è la difesa personale. Trasfigurazione non sarà mai, almeno per me, soltanto una disciplina di offesa o difesa. Esistono altri modi per manipolare la materia che si accostino meglio a questo scopo.» e così, le dita smisero di scivolare sulla superficie lignea, accarezzandola, tornando ad intrecciarsi in grembo. Aveva detto tutto ciò che si poteva dire, affermato con fermezza ogni pensiero e ragionamento. Avrebbe potuto aggiungere molte altre informazioni, riferimenti ad eventi accaduti realmente, esempi pratici di come la Trasfigurazione potesse esser d'aiuto per dissimulare e confondere. Era pronta ad approfondire, se necessario, ma era lieta di poter ascoltare ciò che i presenti avrebbero potuto commentare. Il suo era stato un assaggio, un punto d'inizio per tutti. Il primo ostacolo, quello del silenzio, era stato superato.
Trasfigurazione
 
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view post Posted on 15/9/2020, 11:11
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“ Esame G.U.F.O.” Derek Hide ▲ Corvonero ▲ 5° Anno ▲
 L’evidenza nascosta tra le parole del preside donava pace ai cuori. Avrebbero dovuto fare l’esame in quella insolita situazione. Benché per lui non fosse un problema d’istinto storse il naso. Dopo di ciò seguì una lunga riflessione corredata dal numero giusto di respiri per prepararsi all’ormai inevitabile ed imminente iniziò dell’esame. Il suo animo Corvonero, curioso per natura, venne soddisfatto parzialmente nell’udire il voto dello scritto di trasfigurazione. Certo era che avrebbe voluto saperli tutti, ma il preside sembrava essere d’altro avviso, scegliendo una strada che se mal percorsa avrebbe potuto portare ad infausti eventi, almeno nella mente del ragazzo, che arrovellandosi sul problema avrebbe finito per distrarsi troppo. Era ovvio che il risultato allo scritto di trasfigurazione alleggerì quel peso allo stomaco che si portava dietro da giorni, a dirla tutta dalla fine stessa degli scritti. Ma era tempo di vivere il presente. Il dado era tratto e trasfigurazione era la prima scelta del preside, forse si aspettava altre scelte, ma non era poi così dispiaciuto di iniziare con una materia che lo aveva reso sempre curioso ed interessato, tanto da superare i dettami accademici e passare oltre. Ebbene anche la domanda del preside era stata fatta, attese qualche secondo in silenzio per raccogliere in mente tutte le nozioni sulla trasfigurazione elementale. Guardò la ragazza accanto quando iniziò a parlare, per poi portare gli occhi nuovamente sul preside, nell’attesa di poter anche lui proferir parola. Se proprio doveva lamentarsi di qualcosa era l’infausto ed infame destino del parlare per secondo. Non guardò chi parlava durante tutto il suo discorso, ma aveva ascoltato ogni parola, ed effettivamente era difficile aggiungere qualcosa, ma trattandosi di opinioni personali avrebbe potuto comunque rendere giustizia alla sua preparazione e articolare un discorso più o meno sensato. Quando sembrava aver finito inclinò leggermente la testa per aver conferma, solo dopo avrebbe iniziato a parlare. Era arrivato il suo momento. A mio parere, il limite della trasfigurazione è il tempo. Ogni incantesimo trasfigurativo necessita di controllo, visione degli effetti e del risultato finale e molta concentrazione. Anche, se non forse di più data la sua complessità, la trasfigurazione elementale non è esente da questo limite, anche perché si unisce alla festa la forza di volontà utile a dominare l’elemento scelto.. Respiro per la prima volta per poi continuare a parlare ….Tale limite la rende poco utile in alcune circostanze. Specie se queste richiedono velocità di soluzione. Si soffermò un attimo per guardare il preside ed inconsciamente l’occhio cadde sulla ragazza. Dopo di ciò continuò tornando sul preside come se la pausa non fosse mai esistita. Detto ciò, non mi sento di dire a priori che sia inutile in duello, o in altre circostanze. Effettivamente se ben calata in una strategia ritengo che la trasfigurazione elementale possa fare una gran differenza in un duello ufficiale. Poi si fermò, era chiaro che i duelli, specie in quel periodo, non erano proprio ufficiali e lui stesso si era trovato faccia a faccia con il nemico. Proprio in un’estate come quella, proprio durante degli esami come quelli. Era inutile aggiungere qualcosa. Ma comunque: Certo… disse con tono grave. Non tutti i duelli sono propriamente ufficiali, ma ritengo che un buon mago sappia come usare tali incantesimi in modo corretto e a proprio favore. Era quell’ultimo punto che gli era più di ispirazione per proseguire la sua disanima: Ed è proprio rifacendomi a queste ultime parole che vorrei ribadire l’utilità della trasfigurazione elementale, e per estensione a tutta la materia, ai fini accademici, per imparare a dosare il proprio potere soprattutto. La concentrazione, la volontà ed il potere che vengono affinati tramite questa materia rende indubbio un pregio che forse è spesso, a mio parere, dimenticato. Infine stava ancora ripercorrendo mentalmente la domanda del preside, aveva risposto a tutto, tra le righe vi era anche la risposta all’ultimo quesito, su come e quando l’avrebbe usata. Non avete mai sciorinato un elenco di possibili eventi, era inutile. Come molte magie era utile a molti scopi e renderli tutti in quella sede avrebbe allungato il brodo, e ne lui ne i presenti avrebbero voluto, di questo né era certo.


 



 
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view post Posted on 13/12/2020, 23:32
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Felici circostanze, grande trasporto, estremo piacere.
Erano forse quelle le circostanze che riunivano entro quelle quattro mura buona parte degli astanti, animati e inanimati che fossero. Con sguardo truce fulminava e dissuadeva la brocca dallo zampettarsene troppo lontano, sempre più vicina agli estremi del lungo tavolo, con un altro ben più conciliante seguiva quella che la Tassorosso avrebbe considerato una buona introduzione, e che convenendo con la sua disamina anche il Corvonero sembrava aver avallato di buon grado. Del resto convenivano tutti che Trasfigurazione fosse un argomento alquanto delicato, cui doverosamente avrebbero dovuto prestare la giusta attenzione. Non si trattava di un semplice svolazzo della bacchetta, seguito da un cupo borbottio, come sotto molti aspetti si sarebbe potuto relegare diverse altre discipline, in cui la comprensione non era un elemento così indispensabile.
Erano partiti da quello che per molto tempo avrebbe costituito forse uno degli scogli principali con cui si sarebbero cimentati, questo indipendentemente da cosa avrebbero scelto di seguire archiviata che fosse stata anche quella pratica. I Gufo dopo tutto erano solo l’ennesima carta bollata da seppellire in un polveroso archivio? O erano qualcosa di più, indipendentemente dal loro aspetto e carico emotivo? Qual era la percentuale più prossima nella divisione tra emotività e preparazione? Dopo un lustro di intenso studio, almeno nel loro caso, una qualche esperienza dovevano pur averla maturata, ma sarebbe stata sufficiente? Erano state poste le basi, sufficienti a che delle prime scelte potessero essere operate, ma con quale ratio?
Annuendo tornò ad appoggiare la ceramica sul tavolo, non senza una certa soddisfazione, e a riadagiarsi allo schienale della seduta. Un passo era stato compiuto, il primo. Erano stati scomodati pochi assoluti, e non a sproposito. Una certa accortezza era già stata messa in campo, fiutando la scivolosità dell’argomento. La vera domanda era però dove erano diretti, dove stavano andando, e come ci sarebbero arrivati.


Ottimo, M.lle Moran credo abbia colto il nocciolo della questione, Trasfigurazione è la vera prova del nove per capire se un giovane Mago è pronto a fare il passo successivo. Diversamente da molte delle altre discipline, soprattutto pratiche, che avete dovuto affrontare sino a questa mattina, la comprensione della natura in questo contesto non è da sottovalutare, anzi, è un elemento indispensabile da soppesare, in grado di fare la differenza tra un grande successo e un perfetto fiasco. La nostra Caposcuola ha ragione, Trasfigurazione è un coacervo di incredibili libertà con limiti più o meno invalicabili, a dipendenza del singolo mago.

Se sino a quel momento lo sguardo aveva privilegiato una prima candidata, con fare affabile tornò a calamitarsi sul secondo, qualora si fosse sentito messo ingenerosamente da parte. Del resto, anche da quel lato della barricata era stato avanzato un elemento altrettanto dirimente, specie rispetto al contesto in cui avevano disgraziatamente deciso di declinare quella peculiare e incerta branca della disciplina. Se la comprensione era l’architrave della materia, anche il Tempo ne rappresentava una delle sue più fedeli ancelle.

Eppure Mr Hide non manca di rammentarci un elemento altrettanto decisivo, che controbilancia e pone un forte vincolo a quello che abbiamo convenuto essere indispensabile. Il Tempo ci costringe ad agire, pena perdere l’iniziativa, che in determinati contesti potrebbe rappresentare uno svantaggio. Non sempre, ma potrebbe facilmente, soprattutto nelle circostanze più ‘ufficiose’. Dunque, penso possa risultare lecito domandarsi quando possiamo ragionevolmente credere di aver considerato tutte le variabili in gioco, e dunque di poter agire. Cosa è in grado di fare la differenza? Quando so di essere davvero pronto ad agire, e quando invece capisco di dover aspettare ancora? Ovviamente prescindendo dalle circostanze, dunque anche ammettendo non vi sia alcun duello di mezzo.

Un tiepido sorriso servì sul piatto la nuova sfida. Uno sguardo a destra, uno a sinistra. La Tassorosso avrebbe mantenuto l’iniziativa? Il Corvonero sarebbe stato più pronto d’ingegno? O, in quel caso, sarebbe stato esattamente il contrario: l’ingegno più fervido ne sarebbe uscito svantaggiato e depotenziato, almeno nel reagire all’inaspettato?
Un ampio gesto alla sua sinistra, e recalcitrante la brocca tornò a raggiungere il centro della tavolata. Una brocca di cristallo, finemente cesellata, animata e spinta da sottili zampette a papera similmente trasparenti, e piena per metà, ricettacolo smerigliante delle mille fonti di luce che baluginavano nella grande sala. Lì accanto, intinta nel suo calamo, immobile, una semplice piuma d’oca. Un sorriso che andava allargandosi.


Ottimo, abbiamo qui due ottimi e casuali candidati. La brocca e la piuma. Vorrei che M.lle Moran si concentrasse sulla prima, e Mr Hide sulla seconda. Scegliete tranquillamente voi cosa vogliate ottenere dal candidato, e diteci di cosa dovremmo tener conto per ottenerlo, individuando sin dal principio quale sia il loro elemento dominante, cui inevitabilmente dovremmo confrontarci.

Una voce tranquilla, un tono pacato. Proseguiva lento, sottolinenando e dando importanza agli elementi chiave della questione, guardando prima l’una e poi l’altro. La questione per quanto probabilmente complessa, era ben posta nei suoi termini essenziali. E soprattutto era per l’appunto lasciata alla sensibilità del singolo. Cosa avrebbe prevalso?
Era tempo di un secondo sorso.

 
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view post Posted on 22/12/2020, 18:41
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non cliccare

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“ Esame G.U.F.O.” Derek Hide ▲ Corvonero ▲ 5° Anno ▲
  La prima domanda era andata, certo erano ben lontani dal primo giro di boa e molto ancora era da definire. Come era possibile prevedere, anche senza nessuna spiccata attitudine alla divinazione, il preside doveva rivolgersi a due persone, la prima era la ragazza, gesto cavalleresco? Oppure aveva sbagliato tutto. Era inevitabile per un corvonero confrontarsi, non vi era di mezzo nessuna competizione, ma era nel suo carattere. Benché le parole non fossero dirette a lui le ascoltò con molta attenzione. Con ancora più attenzione rispetto a quelle che erano state rivolte a lui poco dopo. Evidentemente c’erano anche di più degli aspetti considerati dai due studenti, ma entrambi avevano dato un buon contributo, a sentire quanto detto dal docente, alla discussione in atto.
Adesso la discussione, seppur mantenesse il medesimo sfondo, cambiava prospettiva. Era davvero lecito chiedersi quando un mago si sentisse pronto ad eseguire un magia, un incantesimo. Non era semplicemente legato alla trasfigurazione. Secondo lui c’erano elementi comuni a tutte le materie, ma la trasfigurazione aveva delle peculiarità che non potevano non essere considerate.
Forse. Disse prendendo la parola guardando in tralice la ragazza come a cercare un segno per proseguire, o meglio dire per controllare un’ultima volta che non stesse per iniziare lei. Il momento in cui un mago si senta pronto per eseguire un incantesimo è legato a molti aspetti: direi che uno dei più importanti è la concentrazione, si deve essere sintonizzati sul presente, avere la mente sgombra da altri pensieri. Ciò porta al secondo aspetto. Ovvero avere concretezza nella propria mente degli effetti che si vogliono raggiungere. Fece una piccola pausa, sentiva di dover spiegare meglio quel concetto. Prese ad esempio la piuma che gli era stata affidata e schiarendosi la voce continuò. Ad esempio, lo sforzo mentale che dovrei fare per rendere leggera quella piuma sarebbe minimo essendo essa stessa di peso minimo, più complicato potrebbe essere renderla pesante e dura come il piombo, cioè il suo opposto. In questi casi può tornare utile visualizzare proprio l’oggetto che renda al meglio le nuove caratteristiche che si vogliono per l’oggetto in questione. La durezza potrebbe essere resa da una roccia Si fermò nuovamente per poi continuare. Ovviamente più l’effetto è lontano dall’essere dell’oggetto che si vuole trasfigurare più servirà concentrazione e capacità di visualizzare gli effetti. Se volessi trasformare quella piuma in un animale di piccole dimensioni, ad esempio un coniglio, dovrei fare un sforzo mentale ancor più forte. Poiché entra in gioco l’essere animato con tutto ciò che ne consegue, come gli apparati interni. La sua disanima era ben lontana dall’essere finita. Magari ponendo enfasi sui tratti somatici dell’animale, zampe, orecchie, muso e così via. Anche tutti i tratti interni più importanti, come il cuore e tutti gli altri organi interni. E lasciarsi permeare da quei pensieri, vedere l’animale in tutto e per tutto nella propria mente. Potrebbe essere utile vederlo mentre agisce per dare vita ad un’immagine che potrebbe, altrimenti, essere troppo statica Mentre elencava nella sua mente si profilava esattamente la figura di un coniglio che vagava per i giardini della scuola, era forse ormai chiaro il suo intento. Ma ancora ben lontano dal potere eseguire l’incantesimo continuò. La concentrazione non deve essere fine a se stessa, tutti noi abbiamo ciò che viene chiamato potere magico. Estrasse la bacchetta. Questo oggetto serve a canalizzare il potere magico del mago o della strega. Ma il compito di catalizzare tale potere spetta al esecutore dell’incantesimo. Per tale motivo la concentrazione non deve solamente pervenire dalla mente, ma da tutto il corpo, cioè il mago deve essere orientato a ciò che sta facendo Si fermò e riprese fiato, era difficile spiegare il mistero della magia, era quasi giunto al termine della sua disanima. Dopo aver compiuto questi passi, fatto il giusto movimento della bacchetta Mosse per aria la bacchetta. E pronunciando la giusta formula, nel modo corretto si dovrebbe raggiungere razionalmente l’effetto desiderato. Eppure non possiamo esimerci dal ricordare che la magia risieda dentro di noi, e che essa è soggetta alle nostre emozioni. Non è un caso che gli incantesimi più potenti richiedano emozioni più forti. Si veda l’incanto Patronus. Ma tornado a noi, senza emozione poco si può fare. Dovremmo, forse, ricordarci che le prime perle di magia da noi stessi create prima di mettere piede in questa scuola, sono state magia accidentali prodotte da forti emozioni. Rabbia, paura od anche felicità. Si fermò nuovamente per riprendere fiato. Ormai era dentro il discorso e voleva arrivare fino in fondo. Ovviamente nessuno può dire cosa sia giusto provare nel caso specifico della trasfigurazione. Per me è sempre stata molto utile la determinazione, la pacatezza d’animo e la forza di volontà. Era certo ci fosse soggettività in una certa forma, d’altra parte non tutti percepivano la realtà allo stesso modo. E se la trasfigurazione ne mutava gli elementi era anche essa “soggetta ad interpretazione”. Si era forse dilungato un po’, ma ne valeva la pena. Richiamò alla mente tutte le cose dette. Libero da ogni altro pensiero riportò alla sua mente la figura del coniglio, la sua determinazione era forte, non c’era spazio al dubbio, doveva riuscire in quell’occasione più che in altre. Forse era un incantesimo che si poteva definire semplice. Ma nella semplicità della magia c’era l’immensità della vita. Si alzò. Non so se un mago od una strega possa ritenersi pronto dopo aver fatto quanto detto, c’è una certa dosa di soggettività che si deve tenere in considerazione, anche l'esperienza gioca un delicato ruolo, è lapalissiano che più volte si esegua un incantesimo più possibilità si hanno di riuscire senza troppi problemi, come se il nostro potere magico e la nostra bacchetta avessero una memoria. Da canto mio ho fatto quanto ho detto, vedremo se funzionerà Si avvicinò al tavolo ed alla piuma, al lui affidata, e con un ritmo ripetitivo diede tre leggeri colpetti in direzione della piuma, alzando e abbassando la bacchetta, mentre enunciava. La-Pi-Fors La formula era ben scandita. La sua disanima era conclusa. O meglio lo sarebbe stata se la piuma avesse assunto le sembianze di un saltellante coniglio. Anche se rimaneva il dubbio che altre vie potessero essere comunque idonee a produrre il medesimo risultato. C’erano davvero regole certe? La magia era una scienza esatta? E come tale la semplice ripetizione di azioni portava al medesimo risultato, in maniera universale? Lui aveva analizzato più o meno razionalmente ciò che faceva, e molto spesso funzionava, cioè rendeva gli effetti che l’incantesimo si prefigge. Non si era mai soffermato a pensare al fatto che potessero esserci vie diverse, ma era lecito credere che varie vie potessero essere funzionanti, ciò che rimaneva erano dei capisaldi imprescindibili. Concentrazione, Visualizzazione degli effetti, catalizzanti della magia. Movimento della bacchetta e pronuncia dell'incantesimo, canalizzanti della magia.

 





 
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view post Posted on 23/12/2020, 22:03
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Thalia Jane Moran

Hufflepuff Headgirl ∼ 18 Y.O. ∼ O.W.L.

Vincere una battaglia non significa aver vinto la guerra e questo, col Preside pronto a scoccare un'altra delle temibili frecce al suo arco, le è maledettamente chiaro. Commenta con pacatezza le loro risposte, le ammanta di una solennità che si fa portavoce di correttezza, quanto meno parziale. Che sia vero, in fondo, che il primo ostacolo è il più difficile da superare e che il resto del percorso sia tutto in discesa? Thalia suppone lo scoprirà molto presto e in parte la sensazione che la investe in pieno è quella dell'ansia, positiva, di creare qualcosa dal nulla e di plasmare la materia come ha sempre sognato di poter fare. Non fantastica troppo la Caposcuola, conscia che i grandi progetti spesso terminino in un nulla di fatto o, peggio, in un disastro di proporzioni epiche. Così, mentre il Preside espone le alternative e riconosce nel suo modus operandi uno sgambetto bello e buono - o così crede lei -, la ragazza fa un cenno d'incoraggiamento, quasi, al Corvonero che la scruta per pochi secondi. La prima battuta era spettata a lei, desiderosa di rompere il ghiaccio, ed ora è il momento per lei di aspettare. Ascolta educatamente in silenzio, annuisce appena ai passaggi teorici che Hyde illustra brevemente, ma con un certo orgoglio. Ciò che dice trova riscontro nella teoria di base, naturalmente, ed è chiaro che quanto stia per compiere sarà anche frutto delle sue intenzioni così come lui le enuncia. E lei? Che cosa s'inventerà per dimostrare che quei cinque anni non sono stati solo meri svolazzi di bacchetta ed esercitazioni lunghe ed estenuanti? Sospira, dopo l'esecuzione di Derek, e non si cura del risultato da lui ottenuto. Come ha giustamente ricordato il compagno, la concentrazione è essenziale e mentre il ragazzo si destreggiava tra una spiegazione e l'altra, lei aveva avuto modo di riflettere sull'argomento della sua prova del nove. La probabilità di sbagliare è così elevata che niente, assolutamente nulla, le può garantire una vittoria su tutta la linea. Eppure, questo non la intimorisce affatto e per la prima - ed unica - volta nella sua vita non ha paura di sbagliare: il Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari non è uno scherzo e lei di certo non se ne andrà da lì con un orologio da taschino al posto di quello da polso.

«Che cos'è la magia se non pura illusione?» comincia quel monologo girando a largo dal centro focale del suo progetto. Prima di tutto, deve convincere chi guarda a vedere ciò che lei voglia far vedere. «La trasfigurazione manipola la materia ad un numero così svariato di livelli che non è possibile, quasi, tenere traccia di ogni strato, di ogni... subdola imitazione. A meno che non sia la propria mano a porla in essere.» sorride, Thalia, sapendo di dover spingere ancora di più affinché la sua idea sia realizzabile non soltanto con la magia, ma anche - e soprattutto - con la mente e attraverso gli occhi di chi la esamina. «Un calice di cristallo tramutato in un falco, non sarà mai un vero e proprio volatile. Non avrà l'istinto di cacciare. Non percepirà la sensazione della fame. A meno che non sia un mago a volergli fornire quell'istinto. La volontà di chi esegua l'incanto agisce per plasmare la materia e convincere chi la guardi ad affermare, con certezza estrema, che sì... quello che vediamo è un vero e proprio falco e non una sciocca suppellettile di cristallo.» Il suo esempio non è casuale: non le sono sfuggiti i piedini - simili a piante palmate - e l'idea che quella che al momento è una brocca sia in realtà un animale trasfigurato. Del resto, la magia lascia dei segni per chiunque sia abbastanza accorto. «La Trasfigurazione nasce da errori, da intenzioni espresse malamente, da tentativi. E spesso... da incanti e concetti combinati tra loro.» Non ha mai provato ciò che sta per tentare, ma - come prima di cominciare a spiegare le sue teorie - la paura non la incita a fermarsi, anzi, la spinge a procedere. Si alza, alla fine, desiderosa di portare a termine l'opera decantata soltanto a metà e si avventura al tavolo della commissione, dove la brocca d'acqua l'attende. «L'incanto Globus Pellucidus ci permette solitamente di creare, a partire da una creatura viva, una sfera di cristallo perfetta. Ed è al concetto della sfera di cristallo o vetro, perfettamente liscia e trasparente che ho pensato... quando ho deciso di creare la copia fasulla di una Sfera di Cristallo da utilizzare per la Divinazione.» la notizia bomba è stata sganciata con leggerezza quasi, al pari di un'ovvietà. Non sa bene da dove abbia preso tutta quella sicurezza, ma tant'è... decide di sfruttarla finché ne ha l'occasione. «E giustamente bisognerà chiedersi come io possa rendere un liquido puro e semplice come questo più simile ad una nebbia, quasi un fumo.» inutile dire che si sarebbe accontentata di creare una nebbiolina grigio-bianca, quasi impercettibile. La magia delle Sfere di Cristallo, del resto, è un segreto per menti giovani come le loro; inoltre, non c'è bisogno di conoscerne i dettagli: la sua era una mera illusione. «Cercherò di unire i due incanti e nel farlo mi occorreranno concentrazione, velocità ed elasticità mentale per passare dall'una all'altra esecuzione, giacché il Globus agirà sull'estetica dell'oggetto plasmandola ad un primo basilare livello, come se fosse soggetta da calore. Quello stesso calore che, ad un certo punto dell'esecuzione, mi permetterà di mutare l'acqua in vapore e di concentrarmi sulle molecole, per ottenere l'effetto più fumoso che riesca ad immaginare. Si tratterà quindi di combinare due esecuzioni al momento giusto, nel momento preciso in cui l'unico movimento comune ai due incanti si verifichi e chiuda, per così dire, il cerchio.» prende fiato e prosegue per l'ultima volta, prima di cominciare. «Le dimensioni dell'oggetto e la quantità d'acqua influiscono sul risultato finale. Dovrò curare particolarmente lo strato di cristallo che andrò a plasmare e dovrò far attenzione affinché il volume del vapore non sia eccessivo per lo spazio nel quale sarà contenuto.»

Così inizia svelta, ma accurata, a visualizzare mentalmente la brocca modellarsi in una forma nuova, senza lasciare che una sola stilla d'acqua vada perduta nel processo. Le oscillazioni, le ondulazioni della materia accompagnano l'acqua al suo interno, il cristallo la avvolge e l'abbraccia racchiudendola al suo interno come uno scrigno prezioso; da lì, poco prima che la breccia tra l'esterno e l'interno della sfera perfetta si chiudano, l'acqua comincerà a mutare in vapore, vapore denso e umido. L'umidità è una caratteristica della nebbia che non serve al suo scopo, dunque la ignorerà, e farà sì che sia il calore del passaggio di stato a fare il resto: accorpare ogni particella d'acqua, renderla densa come volute di fumo. Non oserà spingere per mutarne il colore, sarebbe troppo, e procedere per gradi è la scelta senz'altro migliore. L'idea stessa, nella sua interezza, le è frullata per la testa per molto tempo, mentre questo si dilatava e lasciava spazio a Derek per la sua esposizione e la parte pratica. La bacchetta di Salice si ritrova agilmente stretta tra le sue dita, si fonde con lei, e due colpetti leggeri alla brocca si accompagnano alla visione ideale della sfera che si crea - o dovrebbe crearsi - davanti ai loro occhi. La mente già lavora a separare le molecole d'acqua, ad alleggerirle, a renderle una minima parte di ciò che sono e ad aumentarne il calore così che l'effetto sia raggiunto pienamente, mentre la bacchetta si solleva e separa il contenitore dal contenuto, prima che il primo colmi la propria struttura. «Globus...» Una rotazione del polso, talmente ridotta nel suo diametro da parer impercettibile ad occhio nudo, si accompagna alla formula, con l'ultima sillaba allungata - ad imitazione della regola di base, legata invece al secondo lemma nella formula - al fine di accogliere senza remore la seconda parte dell'opera. I due movimenti comuni idealmente s'uniscono tra loro e la formula trova, finalmente, respiro. «...Nebula.» Con un pizzico di fortuna - l'intenzione c'è tutta - l'acqua muterà in un vapore via via sempre più denso, non del tutto simile a fumo vero e proprio, magari, ma ad una sua imitazione quanto meno somigliante, convogliandosi all'interno della sfera di cristallo prima che l'ultimo pezzo trasparente si saldi col più prossimo, ultimando la sua prova.
Trasfigurazione


Disclaimer. E' un esperimento, naturalmente, che mi sentivo di voler tentare. Spero d'aver fatto cosa gradita. Non essendo esplicitate le dimensioni della brocca sono andata un po' a braccio, valutando che il risultato finale - se si concretizza - sia all'incirca una sfera di venti centimetri di diametro circa. Da lì la proporzione, insomma. Come dicevo, punto tutto sul potere dell'imitazione e dell'illusione. :flower:
 
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view post Posted on 4/1/2021, 00:37
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Mentre i due giovani candidati di quella mattina si destreggiavano tra le prime bucce di banana di quell’esame, per combattere la strisciante orticaria alla prospettiva di trascorrere la giornata in quella piacevole sede, senza nemmeno un giornale a indorare la famosa e nota pillola, era già l’ora di una nuova tazza di The. Ciondolante ma fiera della sua vitale mansione, ecco dunque la teiera veleggiare sul grande banco alla volta dell’allegra e solita compagna di sventura, la tazzina, braccata a stretto giro da chi nonostante tutto e tutti non sembrava proprio capace di perdere il buon umore: la zuccheriera, che pavoneggiandosi il giusto, e ricalcando l’intuibile motivo di una scherzosa marcia si apprestava a portare a termine quel gaio ufficio. Se di quei tempi sembrava essere particolarmente complicato stanare qualcuno che amasse e praticasse quotidianamente con un certo trasporto il proprio lavoro, l’imbattersi in quel piccolo essere sarebbe certo stato in grado di cambiare al meglio la giornata di chiunque, e nei casi più estremi l’intera sua visione del mondo.
Un’occhiata in tralice, un interessato e comprensivo cenno, un annuire di trasporto accompagnavano le parole prima del Corvonero, e poi anche della Tassorosso, dopo tutto non sembravano pensarla troppo differente, e il discorso evidentemente non stava richiedendo particolari interruzioni da quello che invece aveva tutta l’aria di essere una cerimonia meticolosamente studiata per dare un che di ordine e prevedibilità in una brigata decisamente allegra che infestava una delle tante Torri di quel solito e bislacco Castello. Mancavano solo all’appello buona parte dei tradizionali astanti, che con un minimo di fortuna non si sarebbero aggregati a quell’attività mattutina.


Ottimo, ha senso il discorso che state conducendo entrambi, per quanto sia l’uno complementare dell’altro. Certo, fossero stati mutualmente esclusivi avremmo avuto più di un grattacapo, ma è una mattinata fortunata. Mr Hide dunque ci ricorda il ruolo che la razionalità e l’esperienza abbiano nel vincere questo genere di sfide, mentre Mlle Moran sottolinea i limiti che può celare la loro reale natura.

Un riassunto, a beneficio d’inventario. La premessa a quanto era evidente sarebbe invece seguito, sotto un’altra luce, a farne da naturale contraltare.

Potremmo dunque dire che la linea di confine tra soggettivo e oggettivo sia quanto meno ambigua. Quali sono quindi i pro e i contro di tali opposte ma conviventi metà? Mlle Moran, quali sono i pro e i contro dell’oggettività in questo curioso ambito d’applicazione, e Mr Hide quali invece quelli della soggettività? Come sottolineavate sono armi… dal doppio taglio.

Mentre il liquido ambrato finiva di gorgogliare tra volute fumanti di vapore ben poco estivo, era infine giunto il tempo di una particolarmente interessata attesa. Quale sarebbe stato il destino della brocca e della piuma? Certo, fosse stato incredibilmente disastroso sarebbe stato particolarmente spiacevole per l’intera commissione, considerata la vicinanza, ed è unanimemente noto che sia raccomandabile evitare tali sorprese al giudice, ignorandone tutte le possibili inclinazioni della umana natura. Un giudice particolarmente giulivo e solare potrebbe risultarne infatti divertito e dunque comprensivo, uno più arcigno e indisponente terribilmente zelante e vendicativo.
Ma non sembrava quello il caso, un lento tremolio sembrava voler infastidire la leggiadria della piuma, quasi a strattonarla e spuntarla nuovamente dal deretano scosso di un infastidito amico piumato, e allo stesso tempo l’acqua non più cheta che era albergata nel rassicurante abbraccio della brocca. Una sfera di vetro corrispondente alle aspettative della Tassorosso, vai poi a capire fosse davvero così, e un coniglio tracagnotto infestavano da quel momento la mensa, sotto lo sguardo divertito del primo giudice di quel giorno. Ma forse non degli altri, più un mosaico che un vero pubblico. Un primo passo era dunque stato effettivamente compiuto, accolto da un gesto particolarmente fluido al loro indirizzo, quasi a voler rimediare quell’annoso problema di distanze. Quanto sarebbe stata piacevole una voluminosa pila di pergamene imbrattate dello sterco di un leporide, apparente o meno che fosse?
Silenziosamente, librandosi a mezz’aria sino a levitare sul posto a debita distanza di entrambe le parti, il coniglio squadrava sornione il Corvonero, quasi prendendone le misure neanche fosse un gatto, la sfera sonnecchiante rotolava su se stessa di fronte alla Tassorosso, con un che di sinistro, tipicamente divinatorio. Nulla di strano. O forse sì? Probabilmente un mezzo serafico sorriso che andava svelandosi alle spalle di questi avrebbe chiarito la nuova singolare richiesta. Che ne avrebbero fatto? Non era ancora ora di pranzo, almeno in un caso.


Limitatamente al vostro, tenete presente quanto vi abbia guidato sino a questo punto, le vostre premesse, e la conoscenza specifica che avete della loro natura, e… difendetevi!

Se il silenzio che aveva anticipato l’ultima premessa era stato significativamente lungo, e aveva amorevolmente abbracciato un sorso di buon The, aveva anche regalato a entrambi qualche momento di calma riflessione. Silenzio che era stato tiepidamente rotto dal nuovo incedere gentile delle parole, e frantumato dall’ultimo granitico imperativo che era andato invece riecheggiando tra le volte della grande sala. Difendetevi, ma da cosa? Pochi istanti, e violenti spasmi già dilaniavano e la sfera, e il coniglio, soggetti a un buffo raddoppio delle relative dimensioni.
La sfera, a tre yarde dalla giovane, aveva da poco superato i venticinque pollici di diametro quando improvvisamente esplose fragorosamente, quasi centrata da una cannonata. Il fumo aveva già rivendicato buona parte di quella distanza, amalgamandosi denso in alto, e in basso, lasciando nella fascia di mezzo una granulosa nebbia tipicamente scozzese. Il vetro curiosamente non era esploso uniformemente in ogni direzione, sembrava avere un’unica ambita preda: la Tassorosso. Una graziosa salva di schegge di vetro, a mezza altezza, lungo un fronte di 220 gradi, rincalzata dall’ambiguità del fumo, aveva già coperto oltre un terzo della distanza, disdegnando completamente il secondo esaminando, altrimenti impegnato.
Il coniglio, a sua volta a distanza di tre yarde dal Corvonero, scosso da spasmi inconsulti era andato repentinamente incrementando le sue dimensioni, tingendosi di un manto tendente all’ocra, slanciandosi e ingentilendosi nelle forme. Ancor più preoccupante il muso, allungato e smagrito, con una costante: i due denti ora in forma di due ricurve zanne. Pochi attimi, e una piccola tigre dai denti a sciabola, da mezz’aria dov’era si era già lanciata sul giovane Corvonero, con sentimenti non ambigui e non contrastanti, ma incredibilmente chiari nella sua estrema risoluta pericolosità.
Che avrebbero fatto? Usato sicuro, o inedito estroso?
Era pur sempre un esame.
Sì, ma quindi...

 
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view post Posted on 5/1/2021, 11:03
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Piccoli passi indietro, senza smettere di guardare il risultato della propria magia. E’ stato un azzardo bello e buono, ma ci è riuscita. Ha creato una sfera di cristallo plasmando la materia. Senza trucchi e senza inganni. al primo tentativo. Non può crederci, ma deve. L’espressione del Preside è criptica, mentre snocciola altre considerazioni e conseguenti domande annesse e, per un istante, crede che la sfera di cristallo sia stata oggetto di una… contrazione? Un riflesso fugace del vapore al suo interno la costringe a non considerare l’anziano docente, ma la sfera è sempre lì, intatta, così come lei l’ha creata. Con un'alzata di spalle soltanto mentale torna ad esaminare l'espressione del Preside e lo ascolta con attenzione, non intuendo assolutamente dove egli voglia andare a parare.

«La materia trasfigurata non necessariamente rimane tale per tutto il tempo.» inizia, provando a mascherare l’indecisione che la muove. Un guizzo negli occhi del Preside le suggerisce che qualcosa di inatteso sia dietro l’angolo, ma del resto… sono in una Scuola di Magia. Quella dovrebbe essere la norma. «Come dicevo, Trasfigurazione consente di usufruirne in molteplici modi, a seconda della sua declinazione. Pertanto anche un tenero coniglio o una sfera di cristallo possono oggettivamente sembrare un coniglio o una sfera, ma forse sono destinate ad essere qualcos’altro. Ed è ciò che nascondono, la loro vera natura, ad essere il più grande contro di una Trasfigurazione ben riuscita. L'ignoto che si cela dietro ad una forma, al contrario, nota.» Non crede ci sia altro da aggiungere e compie un ulteriore passo indietro, con tutta l’intenzione di riprendere posto comodamente. Parla come se fosse sola con Peverell in quella grande stanza, che rimbomba dei loro passi e delle loro voci. L'alto soffitto incantato non le è d'aiuto, ma spera di aver centrato il punto. Ha sempre pensato che la trasfigurazione sia un velo che copre ogni cosa, tutto ciò che può essere nascosto, trasmutato, migliorato. Non si può creare nulla con la trasfigurazione, soltanto modificare. Ed è questo a renderla una disciplina speciale. Ognuno può scegliere liberamente quale oggetto evocare, lasciando che la fantasia corra libera da ogni restrizione che non sia invalidante. Ora che ci pensa, strano che le Leggi di Gamp non abbiano fatto capolino tra le richieste del Preside. Sposta dunque la sedia senza che gratti il pavimento e la mezza rotazione del busto coincide con le ultime parole del Preside.

Difendetevi.

Solleva lo sguardo di scatto ed ecco che la sua piccola, perfetta sfera di cristallo fasulla comincia ad ingrandirsi e a rotolare sul legno irregolare della lunga tavola, dietro la quale Peverell sembra gustare ogni momento di quell’innegabile plot twist. Resta quasi inebetita dall’immagine dinanzi ai propri occhi, senza accorgersi della tigre nascosta dal piccolo coniglio; da un animale ci si aspetta un attacco diretto, su questo Derek ha fortuna. Ma che cosa diventerà la sua sfera? Pulsa e vibra, quasi, animata da una forza che lei non le ha concesso e non le appartiene. Si allontana dalla seggiola, senza curarsi di sistemarla, e sguaina nuovamente la bacchetta di salice, provando a distanziarsi. Raggiunte le massime dimensioni, poco più di mezzo metro, la sfera muta la direzione e balza giù dal tavolo a più di due metri da lei. Il cristallo non reggerebbe la caduta da una simile altezza: fragile solo a guardarlo, Thalia teme il seguito di quella avanzata. Schegge di cristallo dirette tutt’intorno e alla ricerca di qualcosa da colpire. Non esistono incanti trasfigurativi capaci di arrestare una pioggia di schegge. O forse sì? Tutto accade velocemente, più di quanto possa preventivare, ed ecco che un’esplosione di fumo e schegge invade il suo campo visivo. Non ha tempo di riflettere a lungo su quale sia la migliore strategia da adottare: immediatezza, concentrazione, movimento fulmineo e semplice. Qualcosa che le faccia sparire. Così inizia e così finisce. Ironico che il presunto ultimo atto coincida con il primo incanto che quella scuola le abbia insegnato. La scena non le lascia un grande spazio di manovra e, del resto, non ha tempo di curarsi dell’estetica del suoi gesti. Si china svelta, al fine di evitare un’incidenza maggiore dei danni e si trova di fronte ad un anello di fumo denso e velata nebbia. Si maledice per averla ricreata in modo tanto fedele, ma il brillio del cristallo si fa minaccioso e la bacchetta tesa attende soltanto d’incontrare l’avversario per la prima volta. I proiettili di cristallo arrivano e la rotazione - nella massima estensione permessa dal braccio dominante - comincia e non smette, come da manuale. Per ogni rotazione esiste una sillaba della formula. Decisa, concentrata sul voler inglobare ogni scheggia all’interno del vuoto che quell’incanto cela. «E - va - nesco!» Il cuore le rimbalza nel petto, il fiato corto dopo l’esecuzione. Incassa il capo tra le spalle e protegge la fronte con le braccia incrociate dinanzi a sé. Deve credere che nessuno di quei pezzetti di cristallo le scalfirà braccia, spalle o parte del volto. Crede di aver fatto bene e lo spera: si alzerà solamente quando quel gioco di manipolazione sarà finito.
Trasfigurazione
 
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view post Posted on 18/1/2021, 19:24
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“ Esame G.U.F.O.” Derek Hide ▲ Corvonero ▲ 5° Anno ▲
  L’esame stava procedendo bene, benché si trovassero a discutere della prima materia sentiva già quella sensazione di rilassamento delle viscere tipica di chi inizia bene un esame. L’importanza dello stesso lo aveva a volte sopraffatto, tipica condizione di chi tende ad amplificare le sue emozioni, doveva in qualche modo controllarsi in quei casi. Sapeva fin troppo bene che non poteva lasciarsi sopraffare, vi era un limite che non poteva superare senza incorrere in gravi conseguenze. In quel momento si sentì più a suo agio, certo che le cause non si sarebbero manifestate. Ancora una volta il preside prese la parola. Vi era ormai istaurata un’ovvia scaletta tra i tre, come poteva essere altrimenti. Ascoltò con attenzione, era grato che quell’esame esulasse dalle semplici nozioni e che, invece, indagasse la loro cognizione e concezione delle materie. Le risposte non potevano essere sbagliate, ma solo incongruenti. Anche la domanda appena posta dal preside verteva in quel senso. Due domande, una per ognuno per essere certi che entrambi fossero della partita. Il suo compito era indagare i pro ed i contro della soggettività insita nella trasfigurazione, era chiaro che ne esistesse una. Quale potesse essere la linea di confine. Lasciò scorrere il tempo affinché potesse rispondere la ragazza, cosa che fece non molti secondi dopo. L’ascoltò con interesse, girandosi infine verso il preside disse. Come detto dalla mia collega, non tutto è destinato a rimanere ciò che è. Continuava a guardare il suo coniglio saltare non molto lontano da lui, prima di riprendere, il concetto che voleva esprimere non era semplice, forse a parole, ma non nella sua essenza. La soggettività sta nel vedere oltre alle cose, è insita nella trasfigurazione. Ad esempio, la mia collega ha visto nella brocca una sfera piena di vapore, io un coniglio in una piuma. Si fermò, per prendere aria e poi iniziare nuovamente, doveva centrare il punto del suo pensiero. Ovvero qualcosa rimane tale fintantoché la nostra mente la vede così. Oserei, che due persone possano vedere qualcosa di diverso da un medesimo punto di partenza. Il che è il significato della soggettività. I pro ed i contro, non più semplici da esprimere del concetto stesso.Il pro è che ognuno di noi ha l’opportunità di rendere unica la sua trasfigurazione ed il suo essere. Il contro è che non tutto può essere diverso da ciò che realmente è, o che si possa vedere qualcosa di diverso da ciò che rappresenta. Una prova parziale la ravvisiamo nel fatto che esistono incantesimi che permettono una trasfigurazione più semplice da oggetti che abbiamo simili caratteristiche. Ciò può anche derivare dal fatto che vi è una comune soggettività nel vedere in un fiammifero un ago, per caratteristiche. Ciò non ostacola comunque dall'ottenere un ago da qualsiasi altro oggetto. In sintesi, molto spesso il limite alla magia sta nella testa di chi la esercita, altre volte no. Si fermò, il preside riprese la parola, la cui ultima lo rese inquieto, “Difendetevi”. Da cosa? La domanda avrebbe trovato risposta poco dopo, laddove i due oggetti trasfigurati poco prima prendevano ancora a modificare se stessi. Nel suo, il piccolo coniglio balzando verso di lui prese le forme di una tigre dai denti a sciabola. Dall’altra parte la sfera esplose. Il tutto accadde rapidamente, avrebbe voluto vedere cosa accadeva a chi aveva accanto, ma più prementi impegni lo focalizzavano sul trovare soluzione a non avere nuovamente delle zanne a colpire il suo corpo. Poteva certo rispondere con l’Altro, ma non senza rivelarsi. Era forse più comodo ricorrere alla fida compagna. La bacchetta di acero si alzò lesta contro la tigre. Nella sua mente la più ferma volontà di tornare indietro, ma non al coniglio, alla piuma. La soggettività c’era, eccome. L’oggettività anche. Inversum Formula pronunciata senza esitare, con un po’ di fortuna la tigre sarebbe divenuta nuovamente coniglio, con molta una piuma. Poco importava, il momento necessitava di far cessare il pericolo. Nel peggiore dei casi si sarebbe ritrovato con un coniglio sopra di sé.

 





 
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view post Posted on 16/2/2021, 14:12
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Scorreva il tempo. Avessero avuto in bella mostra una clessidra, la sabbia sarebbe inesorabilmente continuata a cadere, mentre la conversazione proseguiva amabilmente, a quello stesso ritmo, seguendo il dolce declivio delle dune di un deserto immaginifico che si estendeva tutto intorno a quelle parole. Navigavano a vista, ebbri di trepidante attesa, anelando a lasciarsi alle spalle anche quell'ennesimo esame? Dopo tutto un Gufo è per sempre. Una volta superato finisce con l'essere schiaffato nel più umido e remoto dei ripostigli, nella però rassicurante consapevolezza dell'esserci stato. In un qualche luogo, e in un qualche tempo. Non importa quale. Anche confrontati con minacce oscure e remote, incomprensibili e inintelligibili, a distanza di anni una speranza sarebbe sempre sopravvissuta: eppure un Gufo era stato strappato. "Non è possibile! Deve pur esservi una soluzione". Ma nulla era dato, nulla era scontato, erano lì. In quello stesso momento.
Le ultime puntualizzazioni ora dell'uno, ora dell'altra, salutate sorriso, e un salomonico "Ottimo", ed ecco che improvvisamente si erano aperte le danze. Dopotutto l'obiettivo di un esame orale a fronte di una parte teorica già tenutasi qualche giorno prima, era proprio la messa in pratica di quanto teorizzato, perché non rimanessero dialoghi sui massimi sistemi. Un minimo di quel pragmatismo che si era soliti non voler attribuire a uno storico, salvo poi essere costretti a una rettifica, più o meno spontanea. Erano lì, ivi sarebbero rimasti per tutto il tempo necessario, dunque tanto valeva capitalizzare anche quella spiacevole e noiosa parentesi, a dipendenza di chi fosse chiamato a valutarla.
Ecco dunque due problemi abbastanza diversi emergere, concretizzarsi rapidamente, e muovere la prima mossa di quella che sarebbe stata con il passare dei minuti una sfida ricca di ambiguità, e interpretazioni. L'esplosione della sfera lasciò la commissione silente, e i candidati non eccessivamente storditi, al pari dell'evoluzione improvvisa di un roditore in un felino non meglio identificato. Due manifestazioni accomunate semplicemente dal pericolo che rappresentavano per i due giovani studenti, che non tardarono nel replicare, con due approcci altrettanti differenti, seppur meno di quanto non potesse essere invece previsto. Mentre il vetro dell'una cedeva il passo a un più rassicurante vuoto, ammantato di nebbia e fumo, dall'altro il balzo del temibile felino era culminato con il suo inesorabile ritorno allo stato originario di piuma, che svolazzando dolcemente tornò a posarsi sui lastroni di pietra del pavimento, esattamente al centro dello spazio che commissione e candidati delimitavano idealmente.
Il fitto sostrato nebbioso e indefinito di fumo che era andato invece addensandosi per tutto il tempo, sordo alle sventure che il vetro aveva invece prima subito, poi incassato, per poi quindi scomparire, sembrava infine aver raccolto sufficiente coraggio da farsi avanti a sua volta. Mellifluo si era ritagliato una generosa fetta di quel singolare palcoscenico, le braccia si erano distese in avanti e di lato, delineando quello che sarebbe stato un caldo abbraccio a patto che tutte le parti contraenti fossero state altre. In quel caso quell'abbraccio non sembrava promettere nulla di buono. Assomigliava sempre più al disco di accrescimento di un minaccioso buco nero che alimentandosi di quanto fosse sul suo cammino, si preparava ora a fagocitare una piccola e innocente nana rossa, regalandole un non troppo invidiabile breve futuro. Lungo un fronte largo oltre 260 gradi improvvisamente sembrava qualcuno avesse dato ordine alle truppe di avanzare a passo di carica, travolgendo le difese nemiche. Esattamente al centro la Tassorosso, non ancora paga del successo ottenuto, ma chiamata precipitosamente a far fronte alla nuova minaccia. Cosa nascondeva quel fumo? Quali effetti avrebbe avuto? Cos'era, e dunque come vincere qualcosa di cui tutto ma nulla ignorava?
Nel caso del Corvonero la situazione sembrava essersi almeno apparentemente quietata. Che male poteva originare una piuma? Il problema era risolto, in via definitiva, con buona pace della vicina di banco, alle prese con una bella grana. Nel suo caso l'esame sarebbe proseguito, o avrebbe dovuto comunque attendere che in una qualche maniera si risolvesse quella parentesi? Ma era davvero innocente come poteva sembrare quell'unica piuma, candida e voluttuosa, al pari di una nuvola?
Un leggero tremolio intercettato dalla coda dell'occhio del giovane parve improvvisamente volerne tornare a reclamare l'attenzione. Non era finita. Un refolo di quello che parve a tutti gli effetti vento gli solleticò il collo, di conseguenza non parve inverosimile il nuovo ed evidente movimento della piuma. Ma da dove veniva quell'aria? Scorrevano lentamente i secondi, quasi incespicando per la timidezza la stessa sabbia sembrava restia a voler cadere, o continuare a farlo. Una recalcitranza ancora ingiustificabile. Eppure, uno strappo netto e dalla piuma iniziarono a emergere le spire di serpente più che variopinto, delle tonalità del verde, del rosso, del blu e del giallo, sinistramente piumato, quasi potesse vantare una criniera. Nulla di troppo preoccupante, nulla di eccessivo, un serpente strambo, dal gusto precolombiano, strettamente acciambellato su se stesso, tanto da rendere particolarmente criptico determinarne la grandezza, la cui testa, incorniciata tra le piume, era però levata all'altezza della vita del giovane e sibilava alla sua volta. Preparando quella che certamente non sarebbe stata una passeggiata nel bosco dietro l'angolo, preparandosi ad attaccare. Stava studiando la vittima? Quanto tempo aveva a disposizione? E cosa avrebbe dovuto fare?

 
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view post Posted on 24/2/2021, 18:48
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia Jane Moran

Hufflepuff Headgirl ∼ 18 Y.O. ∼ O.W.L.

Nessun taglio e nessun dolore. Vorrebbe essere stupita, ma mentre il capo è incassato tra le spalle in una protezione temporanea non si permette di sorridere della propria fortuna. E' stato un azzardo, avrebbe potuto essere un fallimento, eppure il silenzio che incombe ora nella Sala Grande è preludio di attesa, quella che precede la prossima prova. Non si arrischia ancora a sollevare il mento, troppo spaventata - in fondo - di scorgere le tinte della delusione dipinte sul volto del Preside di Hogwarts.
Quando finalmente si convince che sia finita e l'anziano non pronuncia parola, ecco che la sorpresa non tarda a mostrarsi. Mentre solleva il capo e rivolge lo sguardo in avanti, si aspetta di vedere il Preside e la sua espressione, qualunque essa sia. Le labbra si schiudono appena, ma si serrano quasi immediatamente nello sconcerto. L'Evanesco non contemplava quella stupida sostanza fumosa, quindi resta ancora quella da eliminare. Eppure, quella non era solo una stilla d'acqua mutata in vapore: accucciata com'è a meno di un metro e mezzo dal punto d'impatto della sfera, lo stato gassoso si è addensato, formando una nebbia che vortica su se stessa. Se è una trasfigurazione finita male, è la prima volta che ne osserva gli effetti. Al disappunto, quindi, si sostituisce uno stato di fascinazione che trascende nello sbigottimento. La mente si svuota quasi completamente, dimentica gli schemi e si libera del superfluo; mantiene solamente il necessario, ciò da cui si è originata ogni cosa. Una brocca d'acqua e una sfera dal contenuto intangibile. Qualunque cosa sia adesso, però, è dotata di una forma di movimento che lei non ha voluto imprimergli e questo le ricorda, ancora una volta, quanto possano essere labili i confini della magia. Se può liberarsi delle molecole d'acqua, sa di non poter scindere movimento e sostanza correlati. Per farlo, dovrebbe tentare di vincere giocandosi il tutto per tutto.
Vorrebbe avvicinarsi, toccare con mano quanto la sua mente e la sua magia hanno contribuito a creare, ma non può rischiare che quell'entità, che non può essere un Molliccio o uno degli spiriti descritti da Haunt, la metta fuori gioco. Se riflettere, ora, diventa imperativo, dall'altro il tempo che scorre riduce il margine di manovra a lei concesso.
Con la coda dell'occhio, nota che la contromossa di Peverell nei confronti di Derek ha originato una creatura curiosa, mai vista prima. Eppure, nonostante ignori il suo valore, preferirebbe cento volte trovarsi nei panni del Corvonero. Due occhi che ti scrutano, seppur minacciosi, sono molto meglio di una massa informe che si avvicina - ora finalmente lo nota - inesorabile e senza far rumore.

La bacchetta di salice si allinea nuovamente allo sguardo, in attesa di un'illuminazione o di un'epifania che giustifichi la natura di quanto osserva. Mentalmente, si maledice per aver fornito lei stessa a Peverell un movente tanto subdolo per torturarla in modo tanto crudele. L'esame, di per sé, sarebbe stato sufficiente a non farle trascorrere la notte serenamente. Ora, Thalia sa di aver disturbato il drago che dorme.
Tutto è cominciato con un azzardo, un esperimento e una teoria forse fallace. E' tempo di rimediare, di passare oltre e se quella è la scelta sbagliata, ne assumerà le conseguenze. Acqua.
E' un richiamo. Un bisogno. Il pensiero diventa spinta e tutto comincia di nuovo a muoversi, come se non avesse mai davvero smesso. Che sia davvero il momento di chiudere il cerchio oppure no, Thalia non può permettersi di tergiversare oltre. Sa che la lancetta dei minuti corre su un orologio qualunque. Sa di non avere possibilità concrete di conoscere il futuro e le conseguenze delle sue azioni nei successivi cinque secondi. Può controllare l'elemento che si agita dentro di lei, un simile che riconosce un proprio simile seppur distorto e manipolato; un vortice di nebbia che può divenire un vortice d'acqua nella più fantasiosa delle immaginazioni. Un gorgo che le rammenta il movimento dell'acqua sollecitata da una spinta naturale. La sua creatività, d'altro canto, riesce a rendere quell'idea una realtà. E ancora, dal vortice fluido alla rigidità del solido. Acqua che diviene ghiaccio, ghiaccio che s'infrange al suolo e si spezza. Materia che muta, si trasforma e non si distrugge, perché anche una volta che il ghiaccio sia frantumato e destinato a sciogliersi, la magia che lo ha toccato permane intorno alla sostanza materiale. Sembrano ragionamenti infiniti, eppure la sua mente riflette veloce sui passaggi da compiere.
E' una catena, che comincia e finisce con lei.
Il braccio destro allora si muove, la presa salda come mai prima d'ora è stata necessaria. Il procedimento da compiere è delineato, la strada tracciata. Non resta che percorrerla.
Il movimento rapido del polso verso il basso, immaginando una forza invisibile che spinga a terra la massa fumosa e ne contrasti il moto a spirale, che vi si contrapponga con ogni stilla di potere e magia. La sente scorrere attraverso il braccio, unirsi alla bacchetta ed infine esplodere, quando la formula erompe con decisione e la mente smette di ripercorrere ogni passaggio dell'esecuzione. Nebbia, acqua, ghiaccio. Diversi stadi della medesima materia e il suo Elemento guizza e freme dentro di lei. Si aspetta un successo, l'esecuzione è da manuale, ma non sa se davvero sarà una speranza pronta a tramutarsi in realtà.
«Reddo Solidum!»
Non le resta che attendere, paziente e carica di aspettative.
Trasfigurazione



Disclaimer: esecuzione da manuale è licenza poetica, naturalmente. :fru:
 
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view post Posted on 2/3/2021, 09:43
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“ Esame G.U.F.O.” Derek Hide ▲ Corvonero ▲ 5° Anno ▲
  Tutto procedeva come estrema calma, l’esame era iniziato nel migliore dei modi, anche questo andamento della pratica di trasfigurazione gli era congeniale. Il dover pensare in brevi tempi, la prontezza di riflessi erano stati alla base dell’ultimo passo. La tigre in balzo divenne piuma, e questa si adagiò a terra con somma felicità di quelli che nel mondo babbano venivano chiamati fisici, ed anche di Derek, ovviamente sollevato dalla scampato pericolo, aveva chiuso gli occhi infine. Per quanto abituato a potenziali pericoli la prospettiva di essere azzannato di nuovo lo aveva colpito, come poteva essere altrimenti, ma non era tempo di cedere alla nostalgia di notti passate e non era tempo, assolutamente, di crogiolarsi né di riposare sugli allori. Per i due esaminandi era pronta una nuova sfida, non ebbe avuto modo di vedere cosa accadde alla Tassorosso, in quanto dalla coda dell’occhio vide qualcosa di strano. Una flebile brezza arrivò alla sua nuca, il corpo fu invaso da brividi. Tutto nella norma fino al momento in cui la piuma iniziò a contorcersi e a trasfigurarsi, fu prima la coda, una lunga coda, troppo lunga per essere solo una coda, era un corpo. Temeva di sapere in cosa stava per trasfigurarsi la piuma. La coda era acciambellata su se stessa, il serpente non sembrava essere grande anche se era difficile dirlo considerata la posizione del corpo, ciò che fu più strabiliante fu il modo in cui la sua testa si trasfigurò dalle piume. Gli era parso di aver visto la scena al rallentatore, ormai l’animale, che avrebbe giurato non fosse apparso per un semplice saluto. Adesso un serpente sibilava alla sua volta all’altezza della cinta, doveva in qualche modo difendersi da potenziali attacchi. Ma quello era un esame di trasfigurazione, avrebbe potuto tentare di far evanescere il pericolo, forse era meglio trasfigurarlo, e c’era un incantesimo che faceva al caso suo. Era questione di eseguirlo. Come sempre formò nella sua mente la figura del flauto che avrebbe voluto trasfigurare dal serpente che in quel momento guardava negli occhi come a voler stabilire un contatto visivo, come ad ipnotizzarlo per non farsi attaccare prima che l’avesse fatto lui. La forma del flauto era chiara nella sua mente, dall’imboccatura al corpo, ai sette fori principali più quello sul retro del corpo. Il colore era di un legno scuro. La bacchetta era già puntata contro l’obiettivo, fece un movimento orario rotatorio mentre enunciava la formula scandendo ogni sillaba. Ca-La-Mus. La sua voce era chiara, al limite dell’imperioso. La sua volontà era altrettanto chiara. La speranza di riuscire era ovviamente forte, quasi quanto quella di finire il prima possibile quegli esami.

 





 
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29 replies since 4/7/2020, 10:35   1127 views
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