VESUVIO E CAMPI FLEGREI

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    BIOLOGO TEORETICO

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    Gaia: 3° pianeta del Sistema Solare

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    di Mauro Paoletti
    per Edicolaweb


    Il Mediterraneo non è esente dal fenomeno del vulcanismo anzi. L'Italia è considerata dagli esperti un'area ad alto rischio per la presenza di vulcani attivi di tipo esplosivo in zone densamente popolate, vedi Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia, tutti attualmente in fase di quiete.

    Il Vesuvio
    È ritenuto il vulcano più pericoloso per la sua capacità di risvegliarsi, produrre una colonna di cenere alta chilometri, proiettare massi a decine di chilometri, emettere consistenti flussi piroclastici in grado di arrivare al mare in solo sette minuti e mezzo. Un raro esempio di "vulcano a recinto" con il cono circondato da un cratere molto più antico che in origine aveva una circonferenza lunga circa 11 chilometri e raggiungeva l'altezza di ben 2300 metri. Attualmente è alto 1280 metri e il cratere misura circa 1500 metri di circonferenza.
    Ben note in tutto il mondo le sue eruzioni, quella del 62 d.C. e del 79 d.C.
    4.000 anni fa la gigantesca colonna di gas e di particelle vulcaniche si stabilizzò nella stratosfera a 36 chilometri di quota prima di precipitare sotto forma di cenere, lapilli e flussi piroclastici. Pompei e Stabbia furono distrutte e sepolte sotto un manto di lapilli e cenere, Ercolano fu sommersa da un fiume di fango.
    Dopo l'eruzione del 1139 seguì un lungo periodo di stasi fino al 1631; in quella catastrofe morirono oltre 3.000 persone e il fumo oscurò il cielo fino al golfo di Taranto per diversi giorni.
    Altre eruzioni avvennero nel 1694, 1767, 1794, 1872, 1906. L'ultima, durante la seconda guerra mondiale nel 1944, fu documentata dai filmati dei soldati americani.
    Il Vesuvio è in silenzio da più di 60 anni e conserva energia dal 1631. La sua camera magmatica ha raggiunto circa 5 Km3.
    L'attività vulcanica nell'area del Vesuvio risale ad almeno 400.000 anni fa, età di alcune lave trovate in perforazioni profonde 1.345 metri.
    La storia dell'apparato vulcanico è iniziata circa 25.000 anni fa con l'accrescimento del Somma a seguito di eruzioni prevalentemente effusive e subordinatamente esplosive di bassa energia. Tale attività è durata fino a circa 19.000 anni fa ed ha determinato la formazione dell'apparato vulcanico.
    Il collasso dell'apparato vulcanico del Somma e la formazione della caldera nella quale si accrescerà il nuovo edificio del Vesuvio a seguito dello sprofondamento della sommità è iniziato 18.300 anni fa. L'attività vulcanica e le successive fasi di sprofondamento hanno contribuito alla formazione del Vesuvio.
    La grande eruzione flegrea dell'Ignimbrite Campana aveva causato il seppellimento, circa 37.000 anni fa, di gran parte della Campania sotto una spessa coltre di tufi. Su questi depositi cominciò ad accrescersi l'edificio del Somma, la cui attività fu prevalentemente effusiva e subordinatamente esplosiva e di bassa energia.
    Il territorio attualmente è caratterizzato dalla presenza di un sistema idrotermale che alimenta un campo di fumarole all'interno del cratere ed è sede di una modesta sismicità rappresentata da alcune centinaia di piccoli terremoti per anno. Solo i maggiori di questi eventi sono avvertiti dalla popolazione residente nell'area.
    La storia termica del campo fumarolico, a partire dal 1944, evidenzia una continua diminuzione delle temperature massime e suggerisce che il sistema idrotermale stia in realtà agendo in questo momento come sistema di raffreddamento dell'apparato Vesuviano. La sua pericolosità è data dalla densità delle unità abitative presenti sui suoi fianchi che hanno reso la zona intorno alla montagna altamente rischiosa.
    Il Vesuvio è stato uno dei primi vulcani al mondo, nella seconda metà dell'800, ad ospitare una strumentazione di controllo.
    Oggi è il vulcano più monitorato sulla terra attraverso una sofisticata strumentazione che registra ogni più piccolo movimento del magma, ogni variazione nella composizione chimica delle acque sorgive e la frequenza dei micro terremoti, analizzando con l'utilizzo di computer le variazioni del livello del suolo.
    I vulcanologi stimano che il punto critico possa essere raggiunto nel 2023, ma non è detto che l'eruzione sia certa. Quando avverrà si scateneranno enormi nubi piroclastiche che raggiungeranno 15 chilometri di altezza e ricadranno, una volta collassate, lungo i pendii del monte a velocità elevata, distruggendo tutto quanto si troverà sul loro cammino. In soli dodici minuti raggiungeranno il centro storico di Napoli.
    La protezione civile ha pronto un piano nazionale d'emergenza, elaborato sulla base dello scenario dei fenomeni più probabili, fornito dalla comunità scientifica, individua tre aree a diversa pericolosità definite: zone rossa, gialla e blu.
    La zona rossa comprende l'area immediatamente circostante il vulcano ed è quella a maggiore pericolosità, in quanto soggetta all'azione dei flussi piroclastici. Una zona di 200 Km2, con 18 Comuni e 600.000 abitanti.
    La zona gialla, di pericolosità più bassa, comprendente un'area di 1.100 Km2, 96 comuni e 1.100.000 abitanti, soggetta alla ricaduta di ceneri e lapilli, a seconda dell'altezza della colonna eruttiva e della direzione e velocità del vento in quota, dove gli abitanti potrebbero avere problemi alle vie respiratorie e gli edifici crollare sotto il peso eccessivo del sovraccarico di cenere sui tetti.
    La zona blu, dentro la stessa zona gialla, soggetta anche ad inondazioni e alluvioni; ha 14 comuni con circa 180.000 abitanti.
    I vulcanologi sono certi che l'eruzione non sarà improvvisa ma preceduta da determinati fenomeni che permetteranno di evacuare la zona rossa in sette giorni verso le regioni gemellate. È comunque previsto un piano accurato che prevede un'allerta, una fase di preallarme e una di allarme, prima della dichiarazione di emergenza.
    Attualmente il complesso vulcanico del Vesuvio registra un livello relativamente basso di attività vulcanica e idrotermale. Si hanno solo deboli emissioni di fumarole con emissione diffusa di CO2 alla sommità del cratere; la presenza, nel fianco meridionale del vulcano e nella piana adiacente, di acque sotterranee con contenuti anomali in CO2; emissioni gassose sottomarine lungo la linea di costa meridionale, nell'area di Torre Greco e di Torre Annunziata.

    I Campi Flegrei
    Nelle vicinanze del Vesuvio un'altra zona vulcanica ad ampio rischio: i Campi Flegrei, dal greco "flegraios", "ardente", da cui "campi ardenti". Una depressione di origine vulcanica dove violente eruzioni avvenute in almeno 50.000 anni hanno provocato un abbassamento della superficie di circa 15 chilometri, formando nel tempo numerosi coni vulcanici nell'interno e sui bordi di questa caldera che, sebbene attualmente in stasi, rappresenta un rischio elevato a causa della presenza di numerosi centri abitati.
    Le due maggiori eruzioni avvenute nella zona risalgono a 39.000 e a 15.000 anni fa; l'ultima fase attiva risale a 3.800 anni fa. Nel 1538 si verificò una nuova eruzione, che originò in pochi giorni, il cono di Monte Nuovo, alto 130 metri.
    Negli anni '70 ed '80 dell'ultimo secolo due movimenti di bradisismo, accompagnati da un'intensa attività sismica in sciami, durante la quale sono stati registrati oltre 10.000 terremoti, hanno prodotto un sollevamento di tre metri.
    I vulcanologi prevedono che una futura eruzione possa dar luogo a diversi fenomeni comprendenti lancio di bombe e blocchi di notevoli dimensioni intorno alla bocca eruttiva, flussi piroclastici nelle vicinanze, ricaduta di ceneri e lapilli a parecchi chilometri di distanza.
    Un tempo la linea di costa era più avanzata di oltre due chilometri nella parte meridionale del golfo di Napoli e probabilmente circa oltre sette chilometri di fronte ai Campi Flegrei. La penisola Sorrentina doveva risultare unita a Capri e a Ischia formando un ampio golfo a forma di ferro di cavallo.
    Intorno a 12.000 anni fa, un'eruzione di tipo esplosivo con flussi di pomici e ceneri, nota come "Tufo Giallo", ricoprì tutta l'area e formò i rilievi di Posillipo e del Vomero. In seguito a tale eruzione si verificò il collasso della superficie. L'area compresa tra Procida e Posillipo venne sommersa dal mare.
    Circa 7.000 anni dopo la situazione si stabilizzava consentendo il fiorire di insediamenti umani comunque soggetti agli eventi vulcanici di tono minore.
    Negli ultimi 12.000 anni le eruzioni, quasi tutte esplosive, si sono convogliate intorno ad un anello di circa cinque chilometri intervallate da due periodi di stasi tra 8.000 e 4.500 anni fa e tra 3.000 anni fa e il 1538. Durante la prima stasi si verificò il sollevamento di un blocco di cinque chilometri, identificato con la "La Starza", attualmente a circa quaranta metri sopra il livello del mare.
    Non si può tralasciare Ischia, a tutti gli effetti vulcano attivo. Dal 770 a.C. al 1300 le numerose eruzioni hanno costretto greci, siracusani e romani, ad abbandonarla più volte. Nell'isola sono stati registrati anche numerosi movimenti sismici, fra i più disastrosi quelli del 1881 e 1883 che provocarono morti e il crollo di numerose abitazioni a Casamicciola, Lacco Ameno e Barano.
    L'isola ha avuto origine circa 30.000 anni fa, in seguito ad un movimento verso l'alto della roccia vulcanica che formò il Monte Epomeo, a causa dell'aumento del magma nella camera magmatica alimentata da fonti di calore presenti nelle profondità del suolo e le vaste fratture esistenti sul monte dalle quali risalgono i gas e le acque calde, la cui temperatura, nelle sorgenti, raggiunge livelli tra i 20°C e gli 80°C, dando vita all'attività idrotermale. I più rinomati centri termali a Forio, Casamicciola, Barano e Porto d'Ischia.
    I Campi Flegrei sono luoghi pieni di storia, miti e misteri; siti descritti da Omero e da Virgilio, frequentati dall'aristocrazia romana che vi eresse dimore lussuose. Una terra ricca di strutture archeologiche e straordinari scenari naturalistici, modellati dal fenomeno del bradisismo, il movimento di sollevamento e di abbassamento del terreno causato dalla pressione della lava incandescente presente sotto il suolo; lo stesso che ha prodotto un innalzamento del livello del mare e invaso il Tempio di Serapide a Pozzuoli, Baia e la Strada del Vino.
    Nell'area di Agnano, le cui terme sono situate in fondo ad un antico cratere vulcanico, 72 sorgenti fuoriescono acque consigliate per curare reumotopatie, patologie del sistema muscolare, affezioni delle prime vie respiratorie. L'antico mito narra che gli anauni, "i serpenti", si recavano al lago per dissetarsi. I romani vi costruirono un grande complesso termale.
    Pozzuoli fondata dai Greci e chiamata dai romani Puteoli, per il forte odore dei vapori sulfurei emessi dai pozzi, era un tempo il più grande porto del Tirreno.
    Possiede un anfiteatro che non ha niente da invidiare al Colosseo di Roma; sotterranei, corridoi, congegni per sollevare le gabbie dove venivano rinchiusi gli animali e la possibilità di rappresentare battaglie navali, ne fecero il terzo nel mondo per le sue dimensioni.
    Noto il lago di Averno considerato dagli antichi l'entrata degli Inferi, l'accesso dell'Ade, del mondo dei morti; una voragine profonda e terrificante, all'ombra dei boschi, sopra la quale nemmeno gli uccelli osavano volare.
    In epoca romana, sotto l'imperatore Augusto, venne realizzata una base navale, il Porto Giulio, che univa il lago Lucrino con l'Averno attraverso un canale traforando il Monte Grillo.
    Dietro i laghi si erge il Monte Nuovo, nato nel 1538 in seguito ad una cruenta eruzione.
    La parte più antica dei Campi è Cuma, prima colonia greca e fiorente città commerciale. Nota per l'Antro della Sibilla, un luogo sacro, per i romani. Il tempio ellenico dedicato a Giove, il complesso termale romano, il Tempio di Apollo, l'Anfiteatro, ne fanno un sito archeologico di rilevante importanza.
    Nel 486 a.C., di fronte a Cuma, la flotta siracusana sconfisse quella etrusca e i vincitori si stabilirono nell'isola di Ischia. I greci fondarono Neapolis e in seguito furono scacciati dai Siracusani. Successivamente Cuma viene conquistata dai Sanniti che affermarono la loro egemonia sulla piana campana. Col tempo Cuma perse importanza come potenza marinara a favore di Neapolis e Pozzuoli.
    Dopo la battaglia di Canne del 216 a.C. giunsero i cartaginesi con Annibale; nel 203 a.C. i romani riconquistano Capua e le città flegree.
    In questi luoghi i miti e le leggende ricordano i catastrofici eventi vulcanici. Un esempio la battaglia fra Ercole e i giganti - collocati dai Greci nei Campi Flegrei - i quali, furibondi perché Zeus aveva confinato nel Tartaro alcuni fratelli, accatastarono montagne sopra altre montagne, lanciarono nel cielo "alberi infuocati" e "scogli" con i quali si formavano nuovi monti in terra e isole nel mare. I giganti persero e finirono prigionieri sotto i Campi. Nel leggere il resoconto diviene comprensibile la descrizione di un'eruzione vulcanica.
    Il mito greco e gli storici collocano l'arrivo di Ercole prima del 1200 a.C. e dato che l'ultima attività vulcanica è datata fra il 1700 e il 1500 a.C. si pensa possa coincidere con la presenza di Ercole, al quale si attribuisce la fondazione di Ercolano.
    Una nuova ripresa della sismicità ai Campi Flegrei si è verificata nei mesi di luglio ed agosto del 2000, quando era in atto un lieve sollevamento rilevato dalle misure GPS in 3,5 centimetri.
    Attualmente il livello di sismicità dei Campi Flegrei è basso, infatti nel corso dell'anno 2001 è stato registrato soltanto un terremoto di magnitudo 0.8.
     
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