Citazioni di scienziati credenti

parte 2

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    BIOLOGO TEORETICO

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    Gaia: 3° pianeta del Sistema Solare

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    Arno Allan Penzias, 1933, fisico e premio Nobel, deista
    Nel 1978 ha vinto il Premio Nobel per la Fisica grazie alla scoperta della radiazione cosmica di fondo. Fellow della American Academy of Arts and Sciences e medaglia Henry Draper della National Academy of Sciences.

    «Vi invito ad esaminare l’istantanea fornita da un valore di mezzo secolo di dati astrofisici e vedere come i pezzi dell’universo appaiono in realtà. Al fine di garantire una coerenza con le nostre osservazioni dobbiamo assumere non solo la creazione di materia ed energia dal nulla, ma pure la creazione dello spazio e del tempo. I migliori dati che abbiamo sono esattamente quello che avrei potuto prevedere se avessi avuto davanti i cinque libri di Mosè, i Salmi e la Bibbia nel suo complesso»
    (A. Penzias, intervistato dal “New York Times”, 12/03/1978)



    «Se ci sono un sacco di alberi da frutto, si può dire che chi ha creato questi alberi da frutto voleva delle mele. In altre parole, guardando l’ordine nel mondo, possiamo dedurre lo scopo e dal fine cominciamo ad avere una certa conoscenza del Creatore, il pianificatore di tutto questo. Guardo Dio attraverso le opere delle mani di Dio e da quelle opere deduco le sue intenzioni. Da queste intenzioni, ho ricevuto un’impressione dell’Onnipotente»
    (citato in J.O. Haberman, “The God I Believe in”, The Free Press 1994, pag. 184)



    «L’astronomia ci porta ad un evento unico, un universo che è stato creato dal nulla, con un delicato equilibrio necessario per fornire esattamente le condizioni necessarie per consentire la vita. In assenza di un incidente assurdamente improbabile, le osservazioni della scienza moderna sembrano suggerire un sottostante, si potrebbe dire, piano soprannaturale»
    (citato in H. Margenau, R. Varghese, “Cosmos, Bios, e Theos”, La Salle 1992, pag. 83)



    «Forse Dio rivela sempre se stesso? Anche in questo caso credo al Salmo 19, “i cieli proclamano la gloria di Dio”, cioè Dio si rivela in tutto quello che c’è. Tutta la realtà, in misura maggiore o minore, rivela lo scopo di Dio. C’è un qualche collegamento con la finalità e l’ordine del mondo in tutti gli aspetti dell’esperienza umana […]. Per me è la parola di Mosè è la parola di Dio per mezzo di Mosè […], il Sinai era importante per l’ebraismo e per il futuro del mondo, era un luogo dove Dio ha scelto gli ebrei, ma anche gli ebrei hanno scelto Dio. E’ stato un momento storico in cui è stata effettuata una connessione spirituale […]. Sì. Credo che il mondo abbia uno scopo, si spera un buon fine. Quindi penso che un Messia sia necessario per contribuire il mondo a raggiungerlo intenzionalmente».
    (citato in J.O. Haberman, “The God I Believe in”, Maxwell Macmillan International 1994, pag. 188-190)



    «La Bibbia parla della creazione intenzionale. Quello che abbiamo, tuttavia, è una quantità impressionante di ordine, e quando vediamo l’ordine nella nostra esperienza si riflette normalmente uno scopo […]. Se leggiamo la Bibbia nel suo insieme, ci aspetteremmo l’ordine nel mondo. Lo scopo implicherebbe l’ordine, e ciò che effettivamente troviamo è l’ordine […]. Questo mondo è più coerente con la creazione intenzionale».
    (citato in D. Brian, “The Voice of Genius: Conversations with Nobel Scientists and Other Luminaries”, Perseus Publishing 1995, pag. 163-165)



    «Se Dio ha creato l’universo, lo ha fatto con eleganza. L’assenza di qualsiasi impronta di intervento al momento della creazione è ciò che ci si aspetterebbe da un Creatore davvero onnipotente. Non ha bisogno di fregare nessuno, come fosse il mago di Oz, per mantenere l’universo in corso. Invece, quello che abbiamo è mezza pagina di matematica che descrive tutto. In un certo senso, il potere della creazione risiede nella la sua semplicità di fondo».
    (citato in G. Slack, “When Science and Religion Collide or Why Einstein Wasn’t an Atheist: Scientists Talk about Why They Believe in God”, in Mother Jones magazine, november/december 1997)




    Edward Nelson, 1932, matematico, cristiano
    Docente di matematica presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Princeton, è conosciuto per il suo lavoro sulla fisica matematica e per la sua “internal set theory”. Cristiano, ha scritto anche sul rapporto tra religione e matematica.

    «Esiste un’infinità di numeri perfetti? Non lo sappiamo. Il problema non ha nessun risvolto pratico, ma qui ci troviamo di fronte all’infinito. I matematici dedicano la loro vita alla ricerca della risposta a tali domande. Personalmente, credo che non mi troverò in imbarazzo quando il Signore mi chiederà: “che hai fatto con la vita che ti ho dato?”. Le stelle, e la discendenza di Abramo, sono creazioni divine, di un’infinità potenziale. L’aritmetica è una creazione umana, e se crediamo di aver catturato l’infinito attuale nel nostro sistema, ci inganniamo».
    (intervento al Meeting per l’amicizia tra i popoli 2007, contenuto in “La ragione esigenza di infinito”, Mondadori 2007, p.78-80)



    «La scienza deve essere razionale, tutto ciò che è scienza è razionale, ma purtroppo si sente spesso che dunque tutto ciò che è razionale è scienza. Questo errore elementare della logica sarebbe buffo se non fosse l’opinione di molta gente intelligente e se non fosse distruttivo dei valori umani. Qui non si tratta della scienza, ma dello scientismo, una nuova religione. Una volta, un collega mi ha detto: “Ed, tu sei la persona più razionale che abbia mai conosciuto. Lo trovo sbalorditivo che tu credi in Dio!”. Per discutere il ruolo della scienza e della matematica nella ricerca umana di verità ultima, bisogna a mio pareredistinguere entro scienza e matematica. Ma tanto la matematica, quanto la scienza han poco a che fare con la ricerca umana di un’ultima verità, a mio parere».
    (intervento al Meeting per l’amicizia tra i popoli 2010, “Quale bene per la scienza?”)




    Roger Penrose, 1931, fisico, matematico e filosofo, deista
    Docente di Matematica presso l’Università di Oxford, è internazionalmente noto per la sua attività scientifica nel campo della fisica matematica, in particolare per i suoi contributi alla relatività generale e la cosmologia . Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il 1988 Premio Wolf per la fisica.

    «Il libro di Hawking è fuorviante, dà l’impressione che esista una teoria che riesca a spiegare tutto, ma questa non è nemmeno una teoria. Non è per nulla dimostrato che l’Universo si sia creato dal nulla […] Il multiverso non ha superato Dio».
    (R. Penrose, intervista a “Premier Christian Radio“, 29/09/10)



    «Credo che direi che l’universo ha uno scopo, non è in qualche modo lì solo per caso…alcune persone, penso, ritengono che l’universo solamente c’è lì da molto -questo è un po’ come una sorta di calcolo e a noi ci è capitato in qualche modo di trovarci casualmente in esso. Ma io non penso che sia molto proficuo o utile guardare così l’universo, io credo che c’è qualcosa di più profondo al riguardo»
    (R. Penrose, “A Brief History of Time”, citazione presa dal minuto 1:12:43 del video)




    John Houghton, 1931, climatologo, cristiano
    Tra i massimi esperti mondiali del cambiamento climatico, è stato professore di fisica dell’atmosfera presso l’Università di Oxford, amministratore delegato presso il Met Office e fondatore del Hadley Center. E’ l’attuale presidente del Victoria Institute.

    «La nostra scienza è la scienza di Dio. Sua è la responsabilità dell’intera narrazione scientifica. Lo straordinario ordine, la coerenza, l’affidabilità e l’affascinante complessità che si riscontrano nella descrizione scientifica dell’universo sono riflessi dell’ordine, della coerenza, dell’affidabilità e della complessità dell’opera di Dio»
    (citato in J. Ratzinger, “Fede e scienza”, Lindau 2010, pag. pag. 21)




    Robert Aumann, 1930, matematico e premio Nobel, ebreo.
    Membro dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, ha vinto nel 2005 il premio Nobel per l’economia per “avere accresciuto la nostra comprensione del conflitto e della cooperazione attraverso l’analisi della teoria dei giochi”. Ha spesso scritto del rapporto tra scienza e fede.

    «Fede e scienza sono due modi diversi di vedere il mondo. Ed entrambi sono nella nostra testa. Ognuno di noi ha differenti modi di vedere il mondo e ognuno di questi ha una sua validità. E’ come avere a casa dipinti di Tiziano, Picasso o Matisse, stili diversi che ritraggono le persone in differenti modi. Non bisogna per forza scegliere tra l’uno e l’altro, non credo che siano in contraddizione. Bisogna solo tenere presente, e questa è la cosa importante, che la descrizione scientifica del mondo è fatta di modelli, ma il mondo non è un modello»
    (da una intervista per “La Stampa”, 27/05/14)




    William C. Campbell, 1930, biochimico, premio Nobel per la medicina, cristiano
    Vincitore del premio Nobel per la medicina del 2015 per le scoperta di una nuova terapia contro le infezioni causate da parassiti intestinali. Credente e cristiano.

    «Io credo in Dio. Prego ogni singola notte della mia vita, anche se ho un rapporto complicato con la religione. La religione e la scienza possono coesistere, conosco diversi atei militanti e molti loro buoni argomenti, ma c’è un livello di argomentazione a cui non riescono ad arrivare. Credere in qualcosa che si sa che esiste non è una questione di fede, non richiede fede. Gabriel Rossetti, poeta inglese, era dispiaciuto per gli atei, perché non avevano nessuno a cui sentirsi grati. Questo mi ha sempre sorpreso perché abbiamo così tanto da essere grati! Io credo, e credo nella preghiera».
    (intervista all’Irish Times, “Meet Ireland’s new Nobel Laureate, William C Campbell“, 09/10/15)




    Franco Bassani, 1929–2008, fisico, cattolico.
    Professore Emerito di Fisica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove è stato anche Direttore dal 1995 al 1999. Già presidente della Società italiana di fisica, è stato fellow dell’Institute of Physics, dell’American Physical Society e della European Physical Society nel 2008. Devoto cristiano cattolico.

    «Il positivismo materialistico ha generato il convincimento che l’unica realtà sia il mondo materiale con le sue leggi, e che l’idea di Dio sia inutile e superflua. Ancora oggi è opinione abbastanza diffusa che uno scienziato non possa essere religioso, perché per lui la conoscenza scientifica dovrebbe spiegare tutto. […]. Conoscere l’Universo ci fa gustare una parte di verità e ci invita a cercare ed accogliere le verità ultime che ci sono pervenute per rivelazione. Questo è oltre la scienza ma non è in alcun modo in contrasto con essa, anzi ne è in qualche modo il completamento. La conoscenza dell’Universo è per l’uomo, perché nel conoscere l’armonia della natura possa vedere i segni della presenza di Dio».
    (intervento al Meeting per l’amicizia tra i popoli 2007, contenuto in “La ragione esigenza di infinito”, Mondadori 2007, p.110)<



    «Mi piace concludere accennando a ben altro Mistero, che ci rimanda al Creatore di quella natura che cerchiamo di comprendere e studiare. Il grande matematico Ennio De Giorgi ricordava spesso che quando si trovava alle prese con un teorema del quale non riusciva a delineare completamente la dimostrazione si rivolgeva allo Spirito Santo. Non so se è a questo aiuto che dobbiamo i fondamentali teoremi che De Giorgi ci ha lasciato, ma è certo che ognuno trova in sé la scintilla che lo aiuta a realizzare le proprie aspirazioni»
    (contributo al convegno “Creativity and Creative Inspiration in Mathematics, Science and Engineering: Developing a Vision for the Future“, San Marino 2008)


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    Antonino Zichichi, 1929, fisico, cattolico
    Impegnato nelle ricerche nel campo della fisica delle particelle elementari. È noto per l’opera di divulgazione scientifica, e per sottolineare spesso la sua fede nell’assenza di contrasti con la scienza. E’ stato Presidente della Federazione mondiale degli scienziati, della Società Europea di Fisica, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e ha ricevuto il “Premio Enrico Fermi”, dalla Società Italiana di Fisica nel 2001. Credente e cattolico.

    «Ogni esperimento è una domanda posta al Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili. Riuscire a fare un esperimento di stampo galileiano e scoprire una verità scientifica corrisponde a saper porre una domanda e ad avere una risposta da Colui che ha fatto il mondo. La scienza è la suprema espressione dell’umano intelletto che opera nell’immanente al fine di capire sempre meglio la Logica seguita dal Creatore del mondo»
    (A. Zichichi, “Perché io credo in colui che ha fatto il mondo”, Tropea 2009, p. 20, 25, 38)



    «L’ateismo è una costruzione logica contraddittoria. Essa infatti parte dalla negazione del Trascendente e affida tutta la sua credibilità al rigore logico nell’Immanente, cioè matematica e scienza. Né l’una né l’altra riescono però a dimostrare che Dio non esiste. L’ateo afferma di non poter credere in Dio per rigore logico, d’altronde l’ateo conosce solo un tipo di rigore logico: quello che opera nell’Immanente. Ma il rigore logico nell’Immanente non riesce a dimostrare che Dio non esiste. Ecco l’antinomia dell’ateismo»
    (A. Zichichi, “Perché io credo in colui che ha fatto il mondo”, Tropea 2009, p. 24)



    «La scienza nasce da un atto di umiltà intellettuale: dare a oggetti volgare dignità culturale, studiandoli. Questa umiltà intellettuale aveva in Galilei radici profonde: la Fede nel fatto che in ciascun oggetto, fosse esso volgare o inutile, ci doveva essere la mano del Creatore»
    (A. Zichichi, “Perché io credo in colui che ha fatto il mondo”, Tropea 2009, p. 33)



    «Nessuna scoperta scientifica ha mai messo in dubbio l’esistenza di Dio. Nessun ateo può quindi illudersi di essere più logico e più scientifico di colui che ha fede. Chi sceglie l’ateismo fa quindi un atto di fede: nel nulla. Credere in Dio è più logico e più scientifico che credere nel nulla».
    (A. Zichichi, “Perché io credo in colui che ha fatto il mondo”, Tropea 2009, p. 215)




    Werner Arber, 1929, microbiologo, genetista e premio Nobel, cristiano
    Vinse il Premio Nobel nel 1978, improntò le sue ricerche sul meccanismo di difesa della cellula batterica nei confronti dei virus. I suoi studi risultano attualmente la base dell’ingegneria genetica e della biologia molecolare. Ha scritto di scienza e religione, è credente e di fede protestante, nel 2010 è diventato presidente della Pontificia Accademia delle Scienze.

    «Molti pensano che la Chiesa abbia un atteggiamento negativo verso la ricerca. Ma non è questa la mia esperienza. Anzi, la Chiesa cattolica vuole essere informata sulla conoscenza scientifica più solida e avanzata e farvi ricorso. Il Vaticano e le università pontificie sostengono attivamente il dialogo tra la scienza e la Chiesa attraverso, ad esempio, il progetto Stoq (Scienza, teologia e ricerca ontologica)»
    (W. Arber, “Arber: per la scienza Dio è un vantaggio”, intervista ad “Avvenire”, 10/02/11)



    «L’anima e la dignità dell’uomo fanno parte del regno delle credenze. Non possono dunque essere oggetto di un’investigazione scientifica. Non ho mai sperimentato una contraddizione tra l’essere uno scienziato e credere nelle verità del cristianesimo, né difficoltà nel tenere insieme questi due ambiti. Piuttosto, può essere che le mie intuizioni scientifiche abbiano per qualche aspetto e in qualche misura influenzato le caratteristiche della mia fede. Ma ciò lo considero soprattutto un arricchimento»
    (W. Arber, “Arber: per la scienza Dio è un vantaggio”, intervista ad “Avvenire”, 10/02/11)




    Allan Sandage, 1926, astronomo e astrofisico, cristiano
    Considerato uno dei più importanti astronomi del 20° secolo, astrofisico emerito del centro “Carnegie Observatories” di Pasadena. Vincitore del premio Crafoord, ha scoperto il primo quasar e ha effettuato studi pionieristici sugli ammassi globulari, sull’evoluzione stellare, ed ha per primo osservato la fenomenologia dei jets nella galassia M82.

    «Trovo assai improbabile che un simile ordine sia emerso dal caos. Deve esserci un principio organizzatore. Dio per me è un mistero ma è la spiegazione del miracolo dell’esistenza, motivo per cui c’è qualcosa anziché il nulla»
    (A. Sandage, “Sizing up the Cosmos: An Astronomers Quest”, New York Times 12/3/91)



    «La Bibbia non è certo un libro di scienza: una non la studia per trovarci le intensità e le lunghezze d’onda delle linee di Balmer per l’idrogeno, né la scienza ha a che fare con le proprietà ultime spirituali del mondo, che sono anch’esse reali […]. Ma la scienza può rispondere solo a un tipo fissato di domande che concernono il “cosa”, il “dove” e il “come”. Con il suo metodo, potente quanto esso sia, non risponde (e in verità non può) al “perché”. Perché c’è qualcosa invece che niente? Perché gli elettroni hanno tutti la stessa carica e massa? Perché il disegno che noi vediamo dappertutto è così veramente miracoloso? Perché così tanti processi sono così profondamente connessi? Ma dobbiamo ammettere che quegli scienziati che vogliono vedervi un disegno, ci vedranno un disegno, mentre quelli che sono contenti in ogni parte del loro essere di vivere come riduzionisti materialisti […] non ammetteranno mai un istero nelle cose che vedono, sempre rinviando di volta in volta, aspettando una spiegazione riduzionista per ciò che è ancora ignoto. Ma portare questo credo riduzionista al livello più profondo e a un tempo indefinito nel futuro (e indefinito sempre rimarrà), quando “la scienza conoscerà ogni cosa”, è esso stesso un atto di fede, che nega che ci possa essere qualcosa di sconosciuto alla scienza, almeno per principio. […] Non c’è bisogno di conflitto fra scienza e religione se ciascuno apprezza i propri confini e se ciascuna prende seriamente in considerazione le domande dell’altra […]. Se Dio non esistesse, la scienza dovrebbe (in realtà deve) inventare il concetto che spieghi ciò che sta scoprendo al suo nocciolo […]. Se non c’è Dio, niente ha senso. Il caso degli atei è basato su un inganno, che segue già dalle loro premesse iniziali, che essi vogliono fare su se stessi. E se c’è un Dio, deve essere vero sia per la scienza che per la religione. Se così non appare allora l’ermeneutica (di un pastore o di uno scienziato) deve essere sbagliata […]. Per questo, appaiono profondi i versetti Rm 1,19-21, e più ogni scienziato spinge nel profondo il suo lavoro, più esso diventa ancora più profondo».
    (citato in M. Bersanelli e M. Gargantini, “Solo lo stupore conosce”, Bur 2003, pag. 336-338)



    «La scoperta dell’espansione dell’Universo con le sue conseguenze riguardanti la possibilità che astronomi abbiano identificato l’evento della creazione, mette veramente la cosmologia astronomica vicino al tipo di teologia naturale medievale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima. Gli astronomi possono aver trovato il primo effetto, ma non quindi, necessariamente, la causa prima cercata da Anselmo e Tommaso. Nessuna scoperta astronomica ci dice perché l’evento è successo. E’ veramente soprannaturale (cioè fuori dalla comprensione del naturale ordine delle cose) e, da questa definizione un miracolo. Ma la natura di Dio non deve essere trovata dentro ciascuna parte di queste scoperte della scienza. Per questo si deve tornare alle Scritture, se davvero una risposta deve essere colta dal nostro limitato intelletto umano»
    (citato in M. Bersanelli e M. Gargantini, “Solo lo stupore conosce”, Bur 2003, pag. 338)



    «Il mondo è troppo complesso in tutte le sue parti e interconnessioni per essere dovuto solamente al caso. Sono personalmente convinto che l’esistenza della vita con tutto il suo ordine in ognuno dei suoi organismi è semplicemente messa insieme troppo bene. Ogni parte di un corpo vivente dipende da tutte le altre parti (del corpo) per poter funzionare. Come fa ogni parte a saperlo? Come ogni parte si differenzia al concepimento? Più si studia la biochimica, più diventa incredibile senza che ci sia una qualche sorta di principio organizzatore -un architetto per chi crede. Il caso della complicatezza e dell’ordine che permette il funzionamento di un organismo, dove il totale è più grande della somma delle parti (cioè è di un ordine superiore), diventa più stupefacente ogni anno, via via che i risultati scientifici divengono più dettagliati. A causa di ciò, molti scienziati ora sono portati alla fede dal loro lavoro. In ultima analisi, è una fede fatta più salda attraverso l’argomento del disegno»
    (citato in M. Bersanelli e M. Gargantini, “Solo lo stupore conosce”, Bur 2003, pag. 338-339)




    John Polkinghorne, 1930, fisico delle particelle e teologo, cristiano
    Ha svolto un ruolo significativo nella scoperta del quark lavorando con Gell-Mann alle prime identificazioni, è stato insignito del premio Templeton nel 2002. Ha scritto molto su questioni riguardanti la scienza e la fede, è credente e pastore anglicano.

    «Vi è una popolare caricatura che vede lo scienziato come sempre aperto alla possibilità di correggere la nuova scoperta e, di conseguenza, ottenere il premio della vera conoscenza, mentre il credente si condanna ad una pena detentiva intellettuale nei limiti di un parere a priori. L’uno è l’uomo di ragione, l’altro è bloccato nell’indagine onesta da una barriera denominata “rivelazione incontestabile”. Se fosse veramente così, quelli di noi che sono entrambi scienziati e credenti religiosi dovrebbero vivere schizofrenicamente, credere l’impossibile la domenica e aprire le nostre menti soltanto dal lunedì mattina».
    (J.C. Polkinghorne, Reason and Reality: The Relationship Between Science and Theology, Philadelphia: Trinity Press International, 1991, p. 49. 2° E)



    «Scienza e fede sono amiche, entrambi sono alla ricerca della verità. La scienza chiede come le cose si verificano, ma non fa domande sul significato o lo scopo di esse. Coloro che pensano che essa dica tutto hanno un’arida visione della vita. Esistono fondamentalisti religiosi che sostengono che la Bibbia dia risposte a tutte le domande, anche quelle scientifiche. Ma gli scienziati come Richard Dawkins sono altrettanto fondamentalisti. La scienza non potrà mai rendere Dio superfluo. Su molte cose la scienza ha corretto la visione religiosa, e questo è stato vantaggioso per entrambe le parti per aiutare a vedere più chiaramente. Chi ha fede dovrebbe accogliere la verità da qualunque fonte essa proviene. Non tutta la verità viene dalla scienza, ma molto si. Mi dispiace quando vedo cristiani che voltando le spalle alla scienza. Invece alcuni scienziati ritengono che la fede sia una questione di chiudere gli occhi e stringere i denti, credere a cose impossibili presentate da qualche autorità indiscutibile, un libro infallibile o una chiesa infallibili. Non è nulla di tutto questo. Se si lavora in fisica fondamentale si è colpiti dall’ordine meraviglioso del mondo. Si è colpiti da un profondo senso di fondo e di meraviglia e questo porta le persone che lavorano nel campo della fisica fondamentale a chiedersi se ci sia una sorta di mente dietro a questo. I fisici utilizzano un linguaggio che comprende la “mente di Dio” quando scrivono per il grande pubblico. Vi è anche l’intuizione che il mondo è meravigliosamente ordinato in un modo che non sembra proprio essere una felice coincidenza. I fisici credono nella realtà invisibile, senza nemmeno pensarci. Credo che l’esperienza personale suggerisce l’esistenza di Dio, una volontà e uno scopo e una mente dietro a tutto».
    (J.C. Polkinghorne, North Country Times 2010)



    «Scienza e fede amo dire che sono due occhi: posso vedere con l’occhio della scienza e posso vedere con l’occhio della religione. E guardando con due occhi insieme posso vedere più lontano e più in profondità di quanto possa fare l’uno o l’altro di essi da solo. […]. “Caso” è una parola molto difficile: bisogna fare in modo di essere sicuri di capire cosa si intende con essa. Il caso deve essere accuratamente distinto dalla contingenza, cioè dal perché questa particolare cosa accade. E non è necessariamente privo di un significato. Per esempio, accade una particolare mutazione e la natura prende una particolare direzione. Se si fosse verificata una mutazione leggermente differente la vita sarebbe stata deviata, avrebbe preso una direzione leggermente differente. Ma non c’è nessuna “favola senza senso raccontata da un idiota”. La Creazione divina non è una sorta di proprietà divina in cui Dio abbia posto ogni cosa, in cui faccia accadere tutto. Il dono di Dio è il dono dell’amore, e il dono dell’amore è anche il dono di qualche dovuta forma di indipendenza alle creature che sono amate. Poco dopo che Charles Darwin aveva pubblicato “L’origine delle specie”, il sacerdote inglese Charles Kingsley (1819-1875) disse che Darwin aveva mostrato che Dio ha creato il mondo non già bell’e pronto, con tutto già fissato, ma ha fatto una cosa incredibile: Dio ha creato il mondo dotandolo di un futuro, perché alle creature sia permesso di essere se stesse e di fare se stesse. Questa è la maniera teologica di pensare al mondo che si evolve».
    (J.C. Polkinghorne, La fecondità del mondo, al margine del caos, Ilsussidiario.net, 23/08/11)




    Owen Gingerich, 1930, astronomo, cristiano
    Docente di Astronomia e Storia della Scienza presso l’Università di Harvard e astronomo emerito presso lo Smithsonian Astrophysical Observatory. Oltre alla ricerca e all’insegnamento, ha scritto molti libri sulla storia dell’astronomia . Gingerich è anche membro della American Academy of Arts and Sciences, della American Philosophical Society, e della International Academy of the History of Science.

    «Sono persuaso della presenza, al di sopra e all’interno del cosmo, di un Creatore dotato di un’intelligenza superiore. Credo inoltre che il contesto offertoci dal nostro universo, così ricco di elementi confacenti al genere umano e tale da permettere e incoraggiare l’esistenza di forme di vita autoconsapevoli, faccia parte del disegno e dello scopo di questo Creatore».
    (O. Gingerich, Cercando Dio nell’Universo, Lindau 2007, pag. 47)



    «Per quanto mi riguarda, la fede in una causa ultima, in un Dio-Creatore, offre una spiegazione coerente del perché l’universo appaia tanto congeniale all’esistenza di forme di vita intelligenti e capaci di riflessione. Non basterebbe infatti che qualche lieve mutamente in una delle tante costanti della fisica a rendere l’universo inabitabile. In un certo senso -per usare le parole di Freeman Dyson- questo è un universo che doveva già sapere che saremmo arrivati. E senza pretendere che tali considerazioni siano la prova dell’esistenza di un Creatore, ribadisco come ai miei occhi, così interpretato, l’universo abbia più senso. Nello stesso tempo, in quanto scienziato, il come dell’universo mi interessa tanto quanto il suo perché»
    (O. Gingerich, Cercando Dio nell’Universo, Lindau 2007, pag. 23,24)



    «Come astronomo, sono sempre stato incuriosito da alcuni dettagli sorprendenti del mondo fisico, per non parlare della complessità del dominio biologico. Per me, guardando l’universo attraverso gli occhi della fede, questi dati hanno sempre testimoniato un’impressionanti evidenza di progettazione e uno scopo […]. L’universo è più facile da comprendere se si supporre che ha uno scopo e una progettazione […]. Per me, è logico supporre che la superintelligenza, si sia rivelata attraverso i profeti di tutte le età, e supremamente nella vita di Gesù Cristo […]. Così come credo che il Libro della Scrittura illumina il cammino verso Dio, credo che il Libro della Natura, con i suoi sorprendenti dettagli, suggerisca uno scopo divino e un design. E penso che la mia fede non mi faccia essere uno scienziato minore»
    (O. Gingerich, “Is There a Role for Natural Theology Today?“)



    «Gli evoluzionisti che rifiutano qualsiasi teleologia e che, nel dichiarare il loro credo in una sorta di roulette cosmica, parlano di un Universo assolutamente privo di scopo, non stanno presentando un fatto scientificamente dimostrato; essi piuttosto stanno difendendo le loro personali prese di posizione in ambito metafisico. Ed è mia opinione che a un simile atteggiamento sia necessario e legittimo opporre resistenza»
    (O. Gingerich, Cercando Dio nell’Universo, Lindau 2007, pag. 79)



    «Potrebbe l’inconoscibile avere rivelato se stesso? Che l’inconoscibile possa avere comunicato con noi sfida le leggi della logica, ma non quelle della coerenza. In questo senso, è per me assolutamente lecito supporre che in ogni epoca la trascendenza abbia rivelato se stessa per mezzo dei profeti, e sopratutto grazie alla vita di Gesù Cristo. Credo che le Scritture illuminino la strada che conduce a Dio, allo stesso modo ritengo che il libro della natura, in tutti i suoi sorprendenti dettagli -il filo d’erba, l’assenza della massa 5 o gli incredibili intrecci del DNA-, suggerisca l’esistenza di uno scopo e di un disegno divino. E non penso che le mie convinzioni mi rendano meno scienziato»
    (O. Gingerich, Cercando Dio nell’Universo, Lindau 2007, pag. 83)




    Neil Armstrong, 1930, astronauta e aviatore, cristiano
    E’ stato il primo uomo a posare piede sulla Luna nel 1969.

    «Per me, aver camminato su queste scale [a Gerusalemme, nda], ha un significato maggiore dell’aver camminato sulla Luna»
    (citato in “Neil Armstrong valoraba más haber pisado donde pisó Cristo que aquella huella sobre la Luna“, Religionenlibertad, 26/08/12)




    Abdus Salam, 1926, fisico e premio Nobel, musulmano.
    Premio Nobel per la Fisica nel 1979, professore di fisica teorica all’Imperial College of Science and Technology di Londra, fondò a Trieste l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP).

    «Ogni essere umano ha bisogno della religione, come Jung ha così fermamente sostenuto, questo profondo sentimento religioso è uno dei principali bisogni del genere umano».
    (A. Salam, in un’intervista a R. Walgate per “New Scientist”, 26/08/1976)



    «Einstein è nato in una fede abramitica, dal suo punto di vista era profondamente religioso. Ora, questo senso di meraviglia conduce molti scienziati all’Essere superiore -“der Alte” (“il Vecchio”), come Einstein affettuosamente chiamava la Divinità – un’intelligenza superiore, il Signore di tutta la creazione e della legge naturale».
    (citato in C.H. Lai & A. Kidwai, “Ideals and Realities: Selected Essays of Abdus Salam”, World Scientific Publishing Co. Ltd. 1989, pag. 285)



    «Il Sacro Corano ci impone di riflettere sulle verità delle leggi create da Allah nella natura, tuttavia, la nostra generazione ha avuto il privilegio di intravedere una parte del suo disegno, è una grazia per la quale io rendo grazie con cuore umile».
    (da “Nobelprize.org“)




    Giovanni Prodi, 1925, matematico, cattolico
    Tra i più grandi matematici italiani del Novecento è noto anche per le sue molteplici attività riguardanti l’insegnamento della matematica. Grande testimone della compatibilità tra scienza e fede.

    «Non posso pensare che la scienza crei il minimo disturbo alla fede, e nemmeno che la scienza faccia da propagandista per la fede. Il mio punto di vista è un altro: ammettiamo che ci sia già la fede, o almeno quello stato di ricerca della fede che è forse più diffuso di quanto possa apparire. Allora, se è vero, come dice il salmo 18 che “i cieli narrano la gloria di Dio”, è anche vero che la scienza di oggi apre altri cieli alla nostra meditazione. È’ forse venuto il momento in cui il credente possa trovare nella meditazione sapienziale sulla scienza un modo di lodare Dio e di aumentare il desiderio di possederlo»
    (G. Prodi, Intervento su “Scienza e Fede”, 1981)




    Robert Jastrow 1925, astronomo, fisico e cosmologo, agnostico/deista.
    E’ stato il primo presidente del “NASA’s Lunar Exploration Committee”, che ha stabilito gli obiettivi scientifici per l’esplorazione della Luna durante l’atterraggio di Apollo. Fondatore e direttore del “NASA’s Goddard Institute for Space Studies” e docente di Geofisica alla Columbia University.

    «In questo momento sembra che la scienza non sarà mai in grado di alzare il sipario sul mistero della creazione. Per lo scienziato che ha vissuto la sua fede nel potere della ragione, la storia finisce come un brutto sogno. Ha scalato le montagne dell’ignoranza, sta per conquistare la vetta più alta e viene accolto da un gruppo di teologi che sono stati seduti lì per secoli».
    (R. Jastrow, “God and the Astronomers”, Readers Library 2000, pag. 107)



    «Gli astronomi hanno dimostrato, con i loro metodi, che il mondo ha cominciato bruscamente con un atto di creazione in cui è possibile rintracciare i semi di ogni stella, di ogni pianeta, di ogni essere vivente in questo cosmo e sulla terra. E hanno scoperto che tutto questo è accaduto come un prodotto di forze che non si può sperare di scoprire. Che ci siano quelle che io, o chiunque altro, chiamerei le forze soprannaturali al lavoro, è ora, credo, un fatto scientificamente provato».
    (R. Jastrow, “God and the Astronomers”, 1982, pag. 18)



    «Qual è l’ultima soluzione per l’origine dell’Universo? Le risposte fornite dagli astronomi sono sconcertanti e sorprendenti. La più notevole di tutte è il fatto che nella scienza, come nella Bibbia, il mondo inizia con un atto di creazione».
    (R. Jastrow, “Until the Sun Dies”, Readers Library 1977)




    Antony Hewish , 1924, astronomo e premio Nobel, cristiano
    Vincitore del Premio Nobel nel 1974 per il suo contributo allo sviluppo della radioastronomia e per il suo ruolo nella scoperta delle pulsar.

    «La presenza spettrale di particelle virtuali sfida il razionale e non intuitivo buon senso per chi non conosce la fisica. La fede religiosa in Dio, e la fede cristiana che Dio si è fatto uomo circa due mila anni fa, può sembrare strano verso il pensare comune. Ma quando le cose fisiche più elementari si comportano in questo modo, dobbiamo essere preparati ad accettare che gli aspetti più profondi della nostra esistenza vadano oltre le nostre intuizioni del senso comune».
    (citato in J. Polkinghorne & N. Beale, “Questions of Truth: Fifty-one Responses to Questions about God, Science, and Belief”, Westminster John Knox 2009)



    «Io credo in Dio. Non ha senso per me pensare che l’universo e la nostra esistenza sia solo un incidente cosmico, che la vita sia emersa a causa di processi fisici casuali in un ambiente che semplicemente è capitato di avere le caratteristiche giuste. Come cristiano comincio a comprendere cos’è la vita attraverso la fede in un Creatore, la cui natura è stata rivelata da un uomo nato circa 2000 anni fa […]. Credo che sia la scienza che la religione siano necessarie per comprendere il nostro rapporto con l’Universo. In linea di principio, la scienza ci dice come tutto funziona, anche se ci sono molti problemi irrisolti e credo che ci saranno sempre. Ma la scienza solleva questioni che non è mai in grado di rispondere. Perché il Big bang ha condotto a esseri coscienti che mettono in discussione lo scopo della vita e l’esistenza dell’Universo? Questo è l’ambito in cui la religione è necessaria».
    (A. Hewish, lettera a T. Dimitrov, 27/05/2002)



    «Dio sembra certamente essere un Creatore razionale. Che l’intero mondo terrestre sia costituito da elettroni, protoni e neutroni e che un vuoto viene riempito da particelle virtuali, richiede una razionalità incredibile […]. La religione ha un ruolo importante nel sottolineare che vi è di più nella vita del materialismo egoista».
    (A. Hewish, lettera a T. Dimitrov, 14/06/2002)



    «Dio è un concetto a cui ho bisogno di aderire con la mia totale esperienza. Il cristianesimo si avvicina all’espressione formale di questo per me. C’è qualcosa di diverso dalle sole leggi scientifiche, la scienza non ha intenzione di rispondere a tutte le domande che ci poniamo»
    (citato in I. Hargittai, “Candid Science IV: Conversations with Famous Physicists”, Imperial College Press 2004, pag. 637)




    Freeman John Dyson, 1923, fisico e matematico, cristiano
    Universalmente noto per i suoi studi sulla teoria quantistica dei campi e l’ingegneria astronomica e nucleare, docente di fisica presso l’Institute for Advanced Study, a Princeton. Membro della Royal Society, ha vinto numerosissimi premi scientifici.

    «Io stesso sono un cristiano, un membro di una comunità che conserva un patrimonio antico di grande letteratura e grande musica, fornisce aiuto e consiglio a giovani e meno giovani, quando sono in difficoltà, educa i bambini a responsabilità morale, e adora Dio a modo su […]. Io sono un cristiano praticante, ma non un cristiano credente. Per me, per adorare Dio significa riconoscere che la mente e l’intelligenza si intrecciano nel tessuto del nostro universo in un modo che supera la nostra comprensione del tutto»
    (F.J. Dyson, “Science & Religion: No Ends in Sight”, The New York Review of Books. 28/03/02)



    «Sono contento di essere uno della moltitudine di cristiani che non si curano molto della dottrina della Trinità o la verità storica dei Vangeli. Sia come scienziato che come una persona religiosa, mi sono abituato a convivere con l’incertezza. La scienza è eccitante, perché è piena di misteri irrisolti, e la religione è emozionante per la stessa ragione. I più grandi misteri irrisolti sono i misteri della nostra esistenza in quanto esseri coscienti in un piccolo angolo di un vasto universo. Perché siamo qui? L’universo ha uno scopo? Da dove viene la nostra conoscenza del bene e del male? Questi misteri, e un centinaio di altri simili, sono al di là della portata della scienza. Si trovano al di là del confine, sotto la giurisdizione della religione […]. Scienza e religione sono due finestre in cui la gente guarda attraverso, cercando di capire il grande universo esterno, cercando di capire perché siamo qui. Le due finestre danno diversi punti di vista, entrambe le viste sono unilaterali, nessuna è completa. Entrambe lasciano fuori le caratteristiche essenziali del mondo reale. Ed entrambi sono degni di rispetto […]. A Princeton sono presbiteriano, ma in Inghilterra sono cattolico perché vado a messa con mia sorella»
    (F.J. Dyson, “Progress in religion“, Templeton Prize 22/03/2000)




    Walter Kohn, 1923, fisico e premio Nobel, deista
    Ha vinto il premio Nobel per la chimica nel 1998 per il contributo dato alla conoscenza delle proprietà elettroniche dei materiali. E’ direttore fondatore all’Istituto Kavli di Fisica Teorica e professore emerito all’Università della California a Santa Barbara.

    «Certamente la scienza, in particolare la fisica e la chimica, è una parte molto importante della mia identità. Ma io mi considero anche una persona religiosa, in due sensi: uno, in base alla mia educazione ebraica liberale che ho trasmesso ai miei figli, l’altro, una sorta di deismo non confessionale che scaturisce dal mio stupore verso il mondo e le nostre esperienze, che è accresciuta dalla mia identità come scienziato. Esso include anche la convinzione che la scienza da sola è una guida insufficiente per la vita, lasciando molte domande profonde senza risposta e insoddisfatte»
    (W. Kohne, conferenza “Reflections of a Physicist after an Encounter with the Vatican and Pope John Paul II”, April 20, 2001, University of California, Santa Barbara)




    Arthur Schawlow, 1921, fisico e premio Nobel, cristiano
    Nobel per la fisica nel 1981 per il contributo allo sviluppo della spettroscopia laser, è anche promotore del metodo della comunicazione facilitata con i pazienti di autismo.

    «Mi sembra che di fronte alle meraviglie della vita e dell’universo, ci si debba chiedere “perché” e non solo “come”. Le uniche risposte possibili sono religiose […]. Per me questo significa che il cristianesimo protestante, alla quale sono stato introdotto da bambino, ha resistito alle prove di una vita».
    (citato in H. Margenau & R. Varghese, “Cosmos, Bios, Theos: Scientists Reflect on Science, God, and the Origins of the Universe, Life, and Homo sapiens”, Open Court Publishing Company 1992)



    «Sento un bisogno di Dio nell’universo e nella mia vita. Siamo fortunati ad avere la Bibbia, e specialmente il Nuovo Testamento, che ci racconta di Dio in termini umani ampiamente accessibili».
    (citato in H. Margenau & R. Varghese, “Cosmos, Bios, Theos: Scientists Reflect on Science, God, and the Origins of the Universe, Life, and Homo sapiens”, Open Court Publishing Company 1992, p. 107)



    «Il contesto della religione è uno sfondo ideale per fare scienza. Nelle parole del Salmo 19, “I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento proclama la sua opera”, in questo modo la ricerca scientifica è un atto di adorazione, in quanto rivela più meraviglie della creazione di Dio»
    (citato in H. Margenau & R. Varghese, “Cosmos, Bios, Theos: Scientists Reflect on Science, God, and the Origins of the Universe, Life, and Homo sapiens”, Open Court Publishing Company 1992, p. 105-106)



    «Ci sono culti e sette religiose enormemente diversi e penso che non sia irragionevole, perché penso che Dio – se Egli è meraviglioso come noi crediamo – è anche molto complesso, e che diverse persone lo vedano in modo diverso. Non puoi aspettarti che un contadino e un filosofo abbiano la stessa immagine di Dio. Penso che Dio è grande abbastanza per coprire tutti, anche gli scrittori di scienza. Anch’essi possono avere la loro immagine di Dio»
    (A.L. Schawlow, “Optics and Laser Spectroscopy, Bell Telephone Laboratories 1951-1961”, Chapter I, Part 5, Stanford University Since 1998)



    «L’imitazione di Gesù è la strada per salvare la tua vita. Oltre a questo non so»
    (citato in D. Brian, “The Voice of Genius: Conversations with Nobel Scientists and Other Luminaries”, Perseus Publishing 1995, pag. 242)




    Leon Max Lederman, 1922, fisico e premio Nobel, deista
    Nel 1988 ha vinto il Premio Nobel per la fisica per i suoi lavori sui neutrini, è Direttore Emerito del Fermi National Accelerator Laboratory (Fermilab), ha anche fondato l’Accademia di Matematica e Scienza dell’Illinois dove è attualmente docente.

    «All’inizio c’era un vuoto, una curiosa forma di vuoto, un nulla che non contiene spazio, non c’è tempo, nessuna luce, nessun suono. Eppure le leggi della natura erano in posizione e questo curioso vuoto conteneva un potenziale. Una storia logicamente inizia da un inizio, ma questa è la storia dell’universo e sfortunatamente non c’è alcun dato per il vero inizio, niente, zero. Non sappiamo nulla dell’universo fino a quando ha raggiunto l’età matura ad un miliardo di miliardesimo di secondo. Cioè, poco tempo dopo la creazione nel Big Bang. Quando leggete o sentite qualcosa ulla nascita dell’universo, siamo nel regno della filosofia. Solo Dio sa cosa è successo all’inizio».
    (L.M. Lederman, “The God Particle: If the Universe Is the Answer, What Is the Question”, Mariner Books 2006)




    Margherita Hack, 1922, astrofisica, atea
    Ha diretto l’Osservatorio Astronomico di Trieste portandolo a rinomanza internazionale ed è membra delle più prestigiose società fisiche e astronomiche.

    «La scienza non riesce a dare una risposta totale. Quindi il mistero c’è certamente. Se quando morirò dovessi scoprire che c’è la vita eterna, direi a Dio che ho sbagliato. E forse tutto sommato, sarebbe bello essersi sbagliati […]. Gesù è stato certamente la maggior personalità della storia. Il suo insegnamento, se è resistito per 2000 anni, significa che aveva davvero qualcosa di eccezionale: ha trasmesso valori che sono essenziali anche per un non credente».
    (M. Hack, “Dove nascono le stelle”, Sperling & Kupfer 2004, pag. 198)




    Carlos Chagas Filho, 1910-2000, neuroscienziato e biologi, cattolico
    Conosciuto a livello internazionale per le sue ricerche sui meccanismi neurali alla base del fenomeno della elettrogenesi, ha fondato l’Istituto di Biofisica dell’Università Federale di Rio de Janeiro ed è stato presidente della Accademia Brasiliana di Scienze (1965-1967) e della Pontificia Accademia delle Scienze dello Stato del Vaticano.

    «La mia conversione? Non ho mai avuto un problema religioso, ma a poco a poco mi sono avvicinato alla religione. Ciò che veramente mi ha spinto in questo senso forse è stata una figura che ha avuto una grande influenza scientifica su di me, Jose da Costa Cruz, che era un agnostico militante. Ho avuto lunghe discussioni con lui e mi sono avvicinato, sono diventato curioso e ho cominciato a leggere certi libri, non esattamente religiosi, ma libri spirituali, sullo spirito della materia. Ho iniziato ad interessarmi, ho poi avuto una fidanzata la cui famiglia era del tutto agnostica. Infine ho cominciato a sentire che mancava qualcosa, ho approcciato la religione in modo indiretto. Poi, improvvisamente, ero già praticante. […] Io credo fermamente che ci sia qualcosa sopra di noi e di questa cosa ha una conformazione ben precisa. Ma questo non significa che io non sia un grande peccatore».
    (C.C. Filho, intervista su www.scielo.br. “A ciência como profissão“)



    «Penso che la scienza comincia ad inciampare quando si tratta di ciò che noi chiamiamo la prima causa. Lo scienziato che è sincero e che vuole andare fino in fondo alla sua razionalità, sa che c’è un momento in cui non può andare oltre. Questo è il momento di intreccio tra scienza, filosofia e quindi teologia».
    (C.C. Filho, intervista su www.scielo.br. “A ciência como profissão“)



    «La Bibbia non vuole insegnare come il cielo è stato fatto, ma vuole insegnare come si fa ad andare in cielo. Si tratta di un precetto teologico molto importante circa la questione della grazia: la persona crede o no. Ora, come io rispetto le persone che non credono, voglio anche che venga rispettata la sincerità della mia fede»
    (citato da Arcauniversal, “Ciência na Bíblia – Gênios com fé“ 2012/11/28)




    Joseph E. Murray, 1919, chirurgo e premio Nobel, cattolico
    Vincitore del premio Nobel per la medicina nel 1990, per «le scoperte riguardanti i trapianti di cellule e organi nel trattamento delle patologie umane». È stato il primo a eseguire con successo un trapianto di reni tra due gemelli identici.

    «La Chiesa nemica della scienza? Sono cresciuto come cattolico e come scienziato e non ho visto questo. Una è una veritò rivelata, l’altra è verità scientifica. Se davvero credi che la creazione è buona, non ci può essere nulla di male nello studio della scienza. Più impariamo circa la creazione – il modo in cui è emersa – più questo accresce la gloria di Dio. Personalmente, non ho mai visto un conflitto. Lavoriamo con gli strumenti che Dio ci ha dato. Non c’è motivo che la scienza e la religione operino in un rapporto conflittuale. Entrambe provengono dalla stessa fonte, l’unica fonte di verità: il Creatore».
    (citato in G. Meyer, “Pontifical Science Academy Banks on Stellar Cast”, National Catholic Register 1-7/12/96)



    «Il lavoro è una preghiera e io comincio ogni mattina offrendola al Creatore. Ogni giorno è una preghiera, io sento questo, io sento questo molto profondamente».
    (citato in J. Lenger, “Murray: Surgeon with soul: Nobelist’s memoir mixes science and humanity”, Harvard University Gazette, 4/10/01, Cambridge, MA)




    Edward Robert Harrison, 1919, astronomo e cosmologo, cristiano
    Ha trascorso gran parte della sua carriera presso la University of Massachusetts Amherst e la University of Arizona. E’ noto per il suo lavoro sull’aumento delle fluttuazioni nell’universo in espansione e per la sua spiegazione del paradosso di Olber.

    «Ecco la prova cosmologica dell’esistenza di Dio – l’argomento del “disegno” di Paley – aggiornato e rinnovato. Il “Fine Tuning” dell’universo fornisce elementi di prova del design deista. Prendete la vostra scelta: il cieco caso che richiede una moltitudine di universi o la progettazione che ne richiede una sola. Molti scienziati, quando ammettono le loro opinioni, sono inclinati verso l’argomento teleologico».
    (E.R. Harrison, “Masks of the Universe”, Cambridge University Press 1985, pag. 252, 263)




    Derek H. R. Barton, 1918, chimico e premio Nobel, cristiano
    Chimico britannico, vinse nel 1969 il premio Nobel per la chimica per i suoi contributi allo sviluppo del concetto di conformazione e le sue applicazioni in chimica, vincitore della medaglia Davy, della medaglia Copley e della medaglia Priestley. Il suo nome è legato anche a una serie di reazioni chimiche come la reazione di Barton e la deossigenazione Barton-McCombie.

    «Dio è Verità. Non vi è alcuna incompatibilità tra scienza e religione. Entrambi stanno cercando la stessa verità. Le osservazioni e gli esperimenti della scienza sono così meravigliose che la verità che esse stabiliscono può sicuramente essere accettata come un’altra manifestazione di Dio. Dio si mostra, consentendo all’uomo di stabilire la verità»(citato in H. Margenau & R. A. Varghese, Cosmos, Bios, Theos: Scientists Reflect on Science, God, and the Origins of the Universe, Life, and Homo sapiens, 4th ed. Chicago and La Salle, Illinois:Open Court Publishing Company, 1997, pag. 144).




    Ernst Boris Chain, 1906-1979, biochimico e premio Nobel, ebreo
    Assieme all’anatomopatologo australiano Howard Walter Florey isolò e purificò la penicillina, vincendo così il Premio Nobel per la medicina.

    «Ho detto per anni che le speculazioni circa l’origine della vita non portano ad alcuna utilità, in quanto anche il sistema vivente più semplice è troppo complesso per essere compreso dagli scienziati attraverso i metodi della chimica estremamente primitivi utilizzati nei loro tentativi di spiegare l’inspiegabile che è accaduto miliardi di anni fa. Dio non può essere spiegato da tali pensieri naïve»
    (come citato in R.W. Clark, “The Life of Ernst Chain: Penicillin and Beyond”, Weidenfeld & Nicolson, London, 1985, pp. 147-148)



    «Per quanto riguarda le mie azioni, sto cercando di essere guidato dalle leggi, dall’etica e dalle tradizioni del giudaismo come formulate nel Vecchio Testamento, che sono, ovviamente, anche la base del cristianesimo. Sono convinto, e lo sono da molti anni, che è impossibile costruire una sorta di codice assoluto e di applicazione generale di comportamento etico sulla base delle sole conoscenze scientifiche, se non altro per la ragione che la nostra conoscenza circa i problemi fondamentali della vita è troppo frammentario e limitato, e rimarrà sempre così»
    (E.B. Chain, “Social Responsibility and the Scientist in Modern Western Society”, Perspectives in Biology and Medicine, Spring 1971, Vol. 14 No. 3, pagg. 366)



    «Considero il potere della fede dei grandi doni divini all’uomo, attraverso il quale egli ha potuto inspiegabilmente avvicinarsi ai misteri dell’Universo, pur senza capirli. La capacità di credere è una essenziale proprietà della mente umana, così come la capacità di ragionamento logico e, lungi dall’essere incompatibile con l’approccio scientifico, completa e permette alla mente umana di essere integrata nel mondo in una etica e significativa unità […]. Ci sono molti modi in cui le persone sono rese consapevoli del loro potere di credere nella supremazia di una Divina guida e potenza: attraverso la musica o l’arte visiva, in qualche evento o esperienza decisamente influente per la loro vita, guardando attraverso un microscopio o il telescopio o, semplicemente, osservando le manifestazioni miracolose o il finalismo della natura»
    (E.B. Chain, citato in R.W. Clark, The Life of Ernst Chain: Penicillin and Beyond, Weidenfeld & Nicolson 1985, p. 143)



    «Ogni speculazione e relativa conclusione circa il comportamento umano disegnato sulla base delle teorie evolutive darwiniane da parte degli studi etologici degli animali -in particolare quelli sui primati- devono essere trattate con la massima cautela e riserva. Può essere divertente per coloro che sono impegnati nel compito di descrivere il loro prossimo come “scimmie nude”, e una piccola sezione di pubblico può anche godere della lettura circa il confronto tra il comportamento delle scimmie e quello umano, ma questo approccio – che, tra l’altro, non è né nuovo né originale- in realtà non porta molto lontano. Non abbiamo bisogno di essere esperti zoologi, anatomisti e fisiologi per riconoscere che esistono alcune somiglianze tra la scimmia e l’uomo ma, sicuramente, sono molto più interessati le differenze che le somiglianze. Le scimmie, dopo tutto, a differenza dell’uomo, non hanno mai prodotto grandi profeti, filosofi, matematici, scrittori, poeti, compositori, pittori e scienziati. Esse non sono ispirate dalla scintilla divina che si manifesta in modo evidente nella creazione spirituale dell’uomo e che lo differenzia irriducibilmente dagli animali»
    (E.B. Chain, “Social Responsibility and the Scientist in Modern Western Society”, Perspectives in Biology and Medicine, Spring 1971, Vol. 14 No. 3, p. 368).




    Ernest Walton, 1903, fisico, premio Nobel e cristiano
    Fisico irlandese, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1951, per il loro lavoro pionieristico sulla mutazione dei nuclei atomici tramite particelle atomiche accelerate artificialmente. Cresciuto come cristiano metodista, Walton era molto impegnato a proclamare la fede cristiana e attivo nella sua Chiesa, intervenendo più volte sul prolifico rapporto tra fede e scienza, anche dopo la vittoria del Nobel, ha incoraggiato il progresso scientifico come un metodo per conoscere meglio Dio.

    «Un modo per conoscere la mente del Creatore è quello di studiare la sua creazione. Dobbiamo ringraziare Dio perché possiamo studiare la sua opera d’arte, e questo dovrebbe applicarsi a tutti gli ambiti del pensiero umano. Il rifiuto di usare la nostra intelligenza con onestà è un atto di disprezzo per Colui che ci ha dato tale l’intelligenza»
    (citato in V. J. McBrierty, Ernest Thomas Sinton Walton, The Irish Scientist, 1903-1995, p. 58).)




    James Prescott Joule, 1818-1889, fisico, cristiano
    Si interessò del calore e delle sue connessioni con l’elettricità e la meccanica, indagando sugli effetti termici dimostrò il cosiddetto “effetto Joule”.

    «E’ evidente conoscere le leggi naturali non significa altro che conoscere la mente di Dio, in esse espressa»
    (citato in JG Crowther, British Scientists of the Nineteenth Century, Routledge & Kegan Paul, London, 1962, p.139)



    «E’ manifestamente assurdo supporre che i poteri di cui Dio ha dotato la materia possano essere distrutto più di quanto possono essere creati dall’azione dell’uomo»
    (citato in O. Reynolds, Memoir of James Prescott Joule, Manchester Literary and Philosophical Society, 1892, p. 27)



    «I fenomeni della natura, sia meccanica, chimica, o vitale, consistono quasi interamente in una continua conversione, una nell’altra. Così è che l’ordine viene mantenuto nell’universo non è squilibrato, nulla è mai perso, ma l’intera macchina, complicata com’è, funziona bene ed in armonia. Il tutto governato dalla volontà sovrana di Dio»
    (J.P. Joule, “Memoirs and Proceedings of the Manchester Literary and Philosophical Society”, vol. LXXV (1930-1931), n. 8, p. 110., gennaio 1863).




    Christian Boehmer Anfinsen, 1916, biochimico e premio Nobel, ebreo
    Vincitore del Nobel per la chimica nel 1972 per il suo lavoro sulla ribonucleasi. Lavorò al National Institutes of Health e insegnò biologia alla Università Johns Hopkins.

    «Penso che solo un idiota possa essere ateo. Dobbiamo ammettere che esiste un potere incomprensibile o una forza illimitata con lungimiranza e conoscenza, la quale ha dato vita all’intero universo in un primo luogo”
    (citato in H. Margenau & R. Varghese, in “Cosmos, Bios, Theos“ Open Court Publishing Company 1997, pag. 139)




    Charles Hard Townes, 1915, fisico e premio Nobel, cristiano
    Sviluppò gli apparati radar e ricevette il Nobel per la fisica per il lavoro fondamentale nel campo dell’elettronica quantistica.

    «Credo fermamente nell’esistenza di Dio, basandomi sull’intuizione, sulle osservazioni, sulla logica, e anche sulla conoscenza scientifica».
    (C.H. Townes, “A letter to the compiler T. Dimitrov”, 24/05/2002)



    «La scienza, con i suoi esperimenti e la logica, cerca di capire l’ordine o la struttura dell’universo. La religione, con la sua ispirazione e riflessione teologica, cerca di capire lo scopo o significato dell’universo. Queste due strade sono correlate. Io sono un fisico. Anch’io mi considero un cristiano. Mentre cerco di capire la natura del nostro universo in questi due modi di pensare, vedo molti elementi comuni tra scienza e religione. Sembra logico che a lungo i due potranno anche convergere»
    (C.H. Townes, “Logic and Uncertainties in Science and Religion”, in Proceedings of the Preparatory Session 12-14 November 1999 and the Jubilee Plenary Session 10-13 November 2000)



    «Ci si potrebbe chiedere: dove è Dio? Per me è quasi una domanda inutile. Se credi in Dio, non vi è alcun particolare “dove”, Lui è sempre lì, ovunque, Egli è in tutte queste cose. Per me, Dio è personale ma onnipresente. Una grande fonte di forza, Egli ha fatto una differenza enorme per me».
    (C.H. Townes, “Making Waves”, American Institute of Physics Press, 1995)



    «C’è una tremenda esperienza emotiva nella scoperta scientifica che penso sia simile a quello che alcune persone descrivono normalmente come esperienza religiosa, una rivelazione. In realtà, a me sembra, una rivelazione può essere vista come una scoperta improvvisa di comprensione dell’uomo e della relazione dell’uomo con il suo universo, con Dio, e con il suo rapporto con gli altri uomini»
    (citato in “Current Biography”, vol. 24, No. 1. H. W. Wilson Company, pag. 37)



    «Penso che tutta la scienza, in un certo senso, provenga dalla fede nell’ordine nell’universo. Questa è parte della fede scientifica, che ci sia ordine e dunque affidabilità, e così via, e questo fa parte della concezione tradizionale giudaico-cristiana che vi è un solo Dio»
    (citato in N.W. Palmer, “Should I Baptize My Robot? What Interviews with Some Prominent Scientists Reveal about the Spiritual Quest”, in The Center for Theology and the Natural Sciences Bulletin 1997, Vol. 17, No. 4. University of California at Berkeley, pag.17)



    «Come una persona religiosa, sento fortemente la presenza e le azioni di una Essere ben al di là di me stesso, eppure sempre personale e vicino».
    (citato in S. Begley, “Science found God”, Newsweek Vol. CXXXII, No. 4, 27/7/1998, pag. 44-49)



    «La religione, con la sua riflessione teologica, si basa sulla fede. Ma anche la scienza si basa sulla fede. Come? Per il successo scientifico dobbiamo avere fede che l’universo sia governato da leggi affidabili e, inoltre, che queste leggi possano essere scoperte dell’indagine umana. La logica della ricerca umana è affidabile solo se la natura è di per sé logica. La scienza funziona attraverso la fede nella logica umana, che può nel lungo periodo comprendere le leggi della natura. Questa è la fede della ragione […]. Noi scienziati lavoriamo sulla base di un assunto fondamentale per quanto riguarda la ragione nella natura e la ragione nella mente umana, un presupposto che si svolge come un principio cardine della fede. Tuttavia, questa fede è così automatica e generalmente accettata che difficilmente la riconosciamo come una base essenziale per la scienza»
    (C.H. Townes, “Logic and Uncertainties in Science and Religion”, in Proceedings of the Preparatory Session 12-14 November 1999 and the Jubilee Plenary Session 10-13 November 2000)



    Ricevendo nel 2005 il Premio Templeton rispose al suo amico (ateo) fisico Steve Weinberg, noto per la frase: “Quanto più l’universo diventa comprensibile più appare inutile”: «Devo dirvi innanzitutto che Steve Weinberg mi ha fatto i complimenti per questo premio. Noi dobbiamo prendere le decisioni in base ad un giudizio, certo, ma abbiamo anche qualche prova per rispondere. Credo, ad esempio, che il riconoscimento che questo universo è così appositamente progettato sia una di queste. Questo è un universo molto particolare e dev’esserci stato un fine […]. Vi sono infatti altre prove pertinenti come gli effetti della preghiera. E la risposta, almeno in alcuni esperimenti, è che la preghiera sembra avere effettivamente effetti positivi. Dobbiamo guardare in generale e trarre conclusioni meglio che possiamo. Steve Weinberg ha un giudizio facile, ha detto che tutto è accidentale e senza scopo. Io ho un diverso tipo di giudizio».




    Fred Hoyle, 1915-2001, astronomo, deista
    I suoi numerosi contributi scientifici vanno dalla spiegazione della genesi degli elementi “pesanti” a quella della frammentazione del gas in stelle, ma egli è noto soprattutto come sostenitore della teoria cosmologica dello stato stazionario e dell’ipotesi della Panspermia.

    «Un’interpretazione al senso comune dei fatti suggerisce che un superintelletto ha spadroneggiato con la fisica, così come con la chimica e la biologia, e che non ci sono forze cieche, a ben vedere, nella natura. I numeri calcolati derivanti dai fatti mi sembrano così travolgenti da mettere questa conclusione quasi fuori discussione»
    (F. Hoyle, “The Universe: Past and Present Reflections”, Annual Review of Astronomy and Astrophysics 1982, 20:16).



    «La scoperta di ogni nuova particella sia essa la “doppia Vu” o la “zeta zero”, mostra insospettate architetture, armonie matematiche di grande bellezza: le leggi della fisica rispecchiano un ordine e una coerenza tali che è quasi impossibile non pensare ad un progetto»
    (citato in G. M. Pace, “Cercando Dio nei buchi neri”, quotidiano «La Repubblica», 11/01/90)



    «Dentro di voi, non direste forse che a elaborare le proprietà dell’atomo di carbonio deve essere stata per forza una qualche intelligenza superiore, altrimenti le nostre chance di rintracciare un simile atomo nel caos delle forze cieche della natura sarebbero assolutamente irrisorie? Sono certo che lo direste […] Una ragionevole interpretazione dei fatti rivela la mano di un un’intelligenza superiore tanto nella fisica quanto nella chimica e nella biologia, e suggerisce che in natura non esistano forze cieche di cui valga davvero la pena parlare»
    (F. Hoyle, “The Universe: Past and Present Refflections, “Engineering and Science”, novembre 1981, pp. 8-12)



    «Non credo che alcuno scienziato che esaminasse questa evidenza mancherebbe di giungere alla conclusione che le leggi della fisica nucleare sono state deliberatamente progettate per le conseguenze che producono all’interno delle stelle»
    (citato in J.D. Barrow, Impossibility, Vintage 1999, p. 132)




    Wernher von Braun, 1912, ingegnere aerospaziale, cristiano
    Fu il primo direttore della Nasa e una delle figure principali nello sviluppo della missilistica. E’ ritenuto il capostipite del programma spaziale americano.

    «Non si può essere esposti alla legge e l’ordine dell’universo senza giungere alla conclusione che ci deve essere una progettazione e uno scopo dietro a tutto. Più si comprende la complessità dell’universo e più dobbiamo ammirare il progetto inerente su cui si basa […]. Il metodo scientifico non ci consente di escludere i dati che hanno portato alla conclusione che l’universo, la vita e l’uomo siano basati su un progetto. Essere costretti a credere ad una sola conclusione – che tutto nell’universo è accaduto per caso – sarebbe in contrasto con l’oggettività della scienza stessa. Certo, ci sono quelli che sostengono che l’universo si è evoluto da un processo casuale, ma quale processo casuale potrebbe produrre il cervello di un uomo o il sistema dell’occhio umano? […]. L’elettrone è materialmente impensabile, eppure è perfettamente conosciuto grazie ai suoi effetti, come l’illuminazione delle nostre città. Quale strana logica rende accettabile da alcuni fisici l’inconcepibile realtà dell’elettrone, mentre li fa rifiutare l’accettazione di un Progettista solo per il fatto che non possono concepirLo? Temo che, anche se in realtà non capiscono cosa sia l’elettrone, sono pronti ad accettarlo perché sono riusciti a riprodurre un modello piuttosto maldestro, ma non saprebbero da dove cominciare per costruire un modello di Dio […]. La resistenza primaria a riconoscere la causa “della progettazione”, come una valida alternativa alla corrente scientifica “della casualità” si trova nel inconcepibilità, agli occhi di alcuni scienziati, di un progettista. Ma l’inconcepibilità di alcuni non dovrebbe consentire di escludere qualsiasi teoria che spiega l’interrelazione dei dati osservati […]. Noi, alla NASA abbiamo avuto successo perché abbiamo cercato di non trascurare nulla. E’ in questo stesso senso di onestà scientifica che mi associo alla presentazione di teorie alternative per l’origine dell’universo, la vita e l’uomo dal punto di vista scientifico. Sarebbe un errore trascurare la possibilità che l’universo sia stato pianificato piuttosto che sia avvenuto per caso»
    (W. Von Braun, “Lettera a Mr. Grose“, del 14/9/1972)



    «Le due forze più potenti che modellano la nostra civiltà oggi sono la scienza e la religione. Attraverso la scienza l’uomo si sforza di imparare i misteri della creazione. Attraverso la religione egli cerca di conoscere il Creatore. E’ così difficile per me comprendere che uno scienziato non riconosca la presenza di una superiore razionalità dietro l’esistenza dell’universo, così come comprendere un teologo che vorrebbe negare i progressi della scienza. Lungi dall’essere forze indipendenti od opposto, scienza e religione sono sorelle. Entrambe cercano un mondo migliore: mentre la scienza cerca di controllare le forze della natura intorno ad essa, la religione controlla le forze della natura dentro di noi»
    (W. von Braun, “My Faith: A Space-Age Scientist Tells Why He Must Believe in God” in The American Weekly, February 10, 1963; p. 2. New York: The Hearst Corporation)



    «Per me l’idea di una creazione è inconcepibile senza Dio. Non si può essere esposti alla legge e all’ordine dell’universo senza concludere che ci deve essere un intento divino all’origine di tutto. Alcuni evoluzionisti credon che la creazione sia il risultato di una disposizione casuale di atomi e molecole in seguito a miliardi di anni. Ma quando loro considerano lo sviluppo del cervello umano come un processo casuale in un arco di tempo inferiore al milione di anni, si deve ammettere che questo arco di tempo non è sufficiente. Prendiamo l’evoluzione degli occhi del mondo animale: quale processo casuale potrebbe descrivere la simultanea evoluzione dei sistemi ottici, la conduzione dei segnali ottici dagli occhi al cervello e i nervi ottici nel cervello stesso dove gli impulsi di luce vengono convertiti in immagine perché la mente cosciente possa comprenderli?»
    (citato in H. Hill, From Goo to You by Way of the Zoo, Plainfield, New Jersey: Logos International 1976, xi)



    «Non dobbiamo essere indignati per la relativa insignificanza del nostro pianeta nel vasto universo come la scienza moderna ci indica. Infatti Dio stesso ha deliberatamente ridotto se stesso alla statura dell’umanità con lo scopo di visitare la terra in persona, a causa dell’effetto cumulato di centinaia di milioni di individui che sceglievano di compiacere se stessi, piuttosto che Dio, avevano contagiato il mondo. Qundo Dio è diventato uomo, l’esperienza si è rivelata un’agonia, a dir poco. Ne tempo umano dell’onore alla moda, è stato scaricato su di Lui tutto l’arsenale di armi: calunnia, falso, l’accusa di tradimento. La scena era pronta per una situazione senza precedenti nella storia del mondo. Dio ha voluto visitare le sue creature e loro lo hanno inchiodato alla croce!»
    (citato in H. Hill, From Goo to You by Way of the Zoo, Plainfield, New Jersey: Logos International 1976, xi)




    Melvin Calvin, 1911, biochimico e premio Nobel, ebreo
    Nobel per la chimica grazie ai suoi studi sulla fotosintesi e per la scoperta del ciclo di Calvin.

    «Nel cercare di discernere le origini della convinzione sull’ordine dell’universo, mi pare di trovarle in un concetto fondamentale scoperto duemila o tremila anni fa, ed enunciato per la prima volta nel mondo occidentale dagli antichi ebrei: ossia che l’universo è governato da un unico Dio e non è il prodotto dei capricci di molti dèi, ciascuno intento a governare il proprio settore in base alle proprie leggi. Questa visione monoteistica sembra essere il fondamento storico della scienza moderna»
    (M. Calvin, “Chemical Evolution”, Oxford 1969, pag. 258)




    Lucien Morren, 1906, ingegnere ed elettrotecnico, cattolico
    Stimato docente di elettrotecnica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Cattolica di Louvain La Neuve e fondatore e presidente del SIQS (Segretariato Internazionale per le Questioni Scientifiche). Scrisse più volte sulla responsabilità degli scienziati cattolici nel mondo.

    «L’uomo è aperto all’orizzonte illimitato dell’essere, è chiamato ad operare nello spartiacque tra il divenire e il nulla, tra il senso e il non-senso»
    (L. Morren, “Temps et Deveir”, 1984)




    Sergio Tonzig, 1905, botanico, cattolico
    Studioso delle Scienze Botaniche, professore dell’Università degli Studi di Milano e per lunghi anni direttore del relativo Istituto Botanico, socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, membro dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze, Lettere ed Arti, fondatore del Centro di Studio del CNR sulla Biologia Cellulare e Molecolare delle Piante, medaglia d’oro del Presidente della Repubblica come benemerito della scuola e della cultura.

    «È l’individuo quello che realizza l’evoluzione; ma l’individuo non si evolve a pro di sé stesso e paga anzi col proprio sacrificio il prezzo dell’evoluzione. A favore di che? Chiedo il perché dell’evoluzione, chiedo che senso abbia. A che pro, a che o a chi giovino la vita, il suo riprodursi, la sua continua evoluzione. Quanto a me […] non so indovinare altra risposta che questa alla quale mi trovo costretto senza alternativa alcuna: la vita è stata voluta e ad essa è stato assegnato un preciso significato da conseguire – peraltro in maniera autonoma – attraverso i tempi. Alle corte: la vita è stata creata. La creazione non è stata fatta e compiuta “in principio”, una volta per sempre. L’opera di creazione è incessante; e va compiendosi di continuo, giorno per giorno e fino alla fine dei secoli. Il mio ragionar sulle piante mi porta sempre alla seguente risposta: la vita, i viventi hanno tratto origine da una Mente creatrice e ne vanno realizzando un ineffabile disegno. A me pare che l’incessante progredire evolutivo della vita […] dia prova della sapienza e della potenza della Mente Creatrice assai più di una creazione di viventi sin dal principio perfetti».
    (S. Tonzig, “Parlo di piante con Vittorio”, in Studi Trentini di Scienze Naturali, Vol.58, Acta Biologica, Trento 1981)




    Nevill Mott, 1905, fisico e premio Nobel, cristiano
    Vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1977, per le indagini teoriche sulla struttura elettronica dei sistemi magnetici e disordinati, presidente della Physical Society.

    «Io credo in Dio, in Colui che è in grado di rispondere alle preghiere, in Colui a cui si può dare fiducia e senza il quale la vita su questa terra sarebbe senza significato (“una favola raccontata da un idiota”). Io credo che Dio ha rivelato Se stesso a noi in molti modi e attraverso molti uomini e donne, e che per noi, qui in Occidente, la più chiara rivelazione è avvenuta per mezzo di Gesù e attraverso quelli che lo hanno seguito»
    (citato in E.A. Davis, “Nevill Mott: Reminiscences and Appreciations”, Taylor & Francis Ltd, 1998, pag. 329)



    «I miracoli della storia umana sono quelli in cui Dio ha parlato agli uomini. Qualcosa è successo a quei pochi uomini che conoscevano Gesù, che hanno creduto che Gesù fosse ancora in vita con tanta intensità e convinzione che questa fede rimane la base della Chiesa cristiana duemila anni dopo».
    (citato in H. Margenau & R.A. Varghese, “Cosmos, Bios, Theos: Scientists Reflect on Science, God, and the Origins of the Universe, Life, and Homo sapiens”, 4th ed. Open Court Publishing Company 1997, pag. 68)



    «La scienza può avere un effetto purificante sulla religione, liberandola da credenze di un’età pre-scientifica e aiutandoci ad avere una concezione più vera di Dio. Allo stesso tempo, sono ben lungi dal credere che la scienza ci possa sempre dare le risposte a tutte le nostre domande […]. La mia comprensione di Dio inizia con alcune convinzioni. La prima è che le leggi della natura non sono violate: Dio opera, io credo, nel rispetto delle leggi naturali e, secondo le leggi naturali».
    (citato in H. Margenau & R.A. Varghese, “Cosmos, Bios, Theos: Scientists Reflect on Science, God, and the Origins of the Universe, Life, and Homo sapiens”, 4th ed. Open Court Publishing Company 1997, pag. 65)



    «Credo che né la scienza, né la psicologia fisica possano mai “spiegare” la coscienza umana. Per me, quindi, la coscienza umana è al di fuori della scienza, ed è qui che cerco il rapporto tra Dio e l’uomo».
    (N. Mott, “Can Scientists Believe?”, James & James Science Publishers Ltd, 1991, pag. 8)




    John Carew Eccles, 1903, neurofisiologo e premio Nobel, cattolico
    Premio Nobel per la medicina nel 1963, fu autore di scoperte fondamentali sulla fisiologia di neuronied in particolare sul meccanismo biochimico dell’impulso nervoso. Respinse apertamente l’impostazione atea e neoempiristica che afferma lo scientismo e la casualità del mondo.

    «Io accetto tutte le scoperte e tutte le ipotesi ben corroborate della scienza, però esiste un importante residuo non spiegato da essa, anzi al di là di ogni futura spiegazione scientifica. Ciò conduce al tema della teologia naturale, con l’idea di un soprannaturale che si trova oltre il potere esplicativo della scienza»
    (J.C. Eccles, “Il mistero uomo”, Il Saggiatore 1990, pag.18)



    «L’emergere della vita non avrebbe potuto essere predetto neppure partendo da una completa conoscenza di tutti gli eventi di un mondo prebiotico; e neppure si sarebbe potuto predire l’emergere dell’autocoscienza. Contro la teoria materialistica monistica io esporrò la mia convinzione che nella nostra esistenza e nelle nostre esperienze di vita c’è un grande mistero, non spiegabile in termini materialistici. Il nostro sentimento di libertà non è un’illusione e il cosmo non è qualcosa che gira perennemente senza senso. Le nostre conoscenze non possono andare al di là del fatto che siamo tutti parte di un qualche grande disegno»
    (J.C. Eccles, “Il mistero uomo”, Il Saggiatore 1981, pag. 18,19)



    «Scienza e religione sono molto simili. Entrambi sono aspetti immaginativi e creativi della mente umana. L’aspetto di un conflitto è il risultato di ignoranza. Arriviamo a esistere attraverso un atto divino. Questa guida divina è il tema di tutta la nostra vita. Ognuno di noi è un unico, essere cosciente, una creazione divina. La visione religiosa è l’unica visione coerente con tutte le prove»
    (J.C. Eccles, “Modern Biology and the Turn to Belief in God”, in The Intellectuals Speak Out about God: A Handbook for the Christian Student in a Secular Society, Regnery Gateway 1984, pag. 50)



    «C’è un mistero fondamentale nella mia esistenza personale, che trascende il profilo biologica dello sviluppo del mio corpo e del mio cervello. Questa convinzione, naturalmente, è in linea con la concezione religiosa dell’anima e con la sua creazione da parte Dio»
    (D. Brian, “The Voice of Genius: Conversations with Nobel Scientists and Other Luminaries”, Perseus Publishing 1995, pag. 371)



    «Sono costretto ad attribuire l’unicità del Sé o dell’Anima spirituale alla creazione soprannaturale. Per dare la spiegazione in termini teologici: ogni anima è una nuova creazione divina, che è impiantata nel feto in crescita ad un certo tempo tra il concepimento e la nascita»
    (J.C. Eccles, “Evolution of the Brain: Creation of the Self”, Routledge 1991, pag. 237)



    «Io sostengo che il mistero umano è incredibilmente svilito dal riduzionismo scientifico, con la sua pretesa di materialismo, riducendo tutto il mondo spirituale in termini di modelli di attività neuronale. Questa convinzione deve essere classificato come una superstizione. Dobbiamo riconoscere che siamo esseri spirituali con le anime esistenti in un mondo spirituale, così come esseri materiali con enti e cervelli esistenti in un mondo materiale».
    (J.C. Eccles, “Evolution of the Brain: Creation of the Self”, Routledge 1991, pag. 241)



    «Come dualista credo nella realtà del mondo della mente o spirito, così come nella realtà del mondo materiale. Inoltre io sono un finalista, nel senso di credere che ci sia qualche disegno nei processi di evoluzione biologica, che ha portato a noi esseri autocoscienti con la nostra esclusiva individualità, tanto da essere in grado di contemplare e tentare di comprendere la grandezza e la meraviglia della natura».
    (J.C. Eccles, “The Human Mystery”, Springer International 1979, pag. 9)




    Konrad Z. Lorenz, 1903, zoologo, etologo e premio Nobel, cristiano.
    E’ riconosciuto essere uno dei padri fondatori della moderna etologia.

    «Quel quid che determina lo sviluppo superiore, e che è a base del creativo, noi non lo conosciamo. […] Che improvvisamente un mammifero ridiventi un acquatico, un cetaceo o un delfino, che dunque il corso dell’evoluzione venga cambiato ad angolo acuto, non si può né predire né prevedere. Ma in questo è nascosta la libertà […] Che significa “improvvisare”? E’ Dio un attore che recita quel che Friedrich Schiller gli detta, o è egli stesso il poeta che mette in gioco la sua fantasia?».
    (K.R. Popper / K. Lorenz, Il futuro è aperto, Rusconi 1989, pp. 31-33)




    Paul Dirac, 1902, fisico, matematico e premio Nobel, deista.
    Viene annoverato tra i fondatori della fisica quantistica, predisse l’esistenza del positrone. Nel 1933 ricevette il premio Nobel per “la scoperta di nuove forme della teoria atomica”.

    «Vi chiederete: perché la natura è costruita in questo senso? Si può solo rispondere che le nostre conoscenze attuali sembrano dimostrare che la natura è così costruito. Dobbiamo semplicemente accettarlo. Si potrebbe forse descrivere la situazione dicendo che Dio è un matematico di un ordine molto elevato, e ha usato la matematica molto avanzate nella costruzione dell’universo».
    (P. Dirac, “The Evolution of the Physicist’s Picture of Nature“, Scientific American 1963)



    «Dio ha usato una bellissima matematica nella creazione del mondo».
    (citato in H.R. Pagels, “The Cosmic Code: Quantum Physics As The Language Of Nature”, 1982, pag. 295 e in B.N. Kursunoglu & E.P. Wigner, “Paul Adrien Maurice Dirac: Reminiscences about a Great Physicist”, 1990, pag. XV)




    Werner Karl Heisenberg, 1901, fisico e premio Nobel, cristiano
    Premio Nobel per la fisica nel 1932 è considerato uno dei fondatori della meccanica quantistica.

    «Le scienze naturali sono in un certo senso il modo con cui andiamo incontro al lato oggettivo della realtà. La fede religiosa, viceversa, è l’espressione di una decisione soggettiva, con la quale stabiliamo quali debbano essere i nostri valori di riferimento nella vita. Devo ammettere che non mi trovo a mio agio con questa separazione, dubito che alla lunga delle comunità umane possano convivere con questa netta scissione tra sapere e credere»
    (K.H. Heisenberg, “Fisica e oltre. Incontri con i protagonisti 1920-1965”, Boringhieri 1984, pp. 92-103)



    «Il primo sorso dalla coppa delle scienze naturali ti renderà ateo; ma al fondo del bicchiere ti attende Dio».
    (citato in G. Rasche & B.L. van der Waerden, “Werner Heisenberg und die moderne Physik”, pp. VII-XXXIII)



    «Nella storia della scienza, dal famoso processo a Galileo, è stato ripetutamente affermato che la verità scientifica non può essere conciliata con l’interpretazione religiosa del mondo. Anche se sono ormai convinto che la verità scientifica è inattaccabile nel proprio settore, non ho mai trovato la possibilità di respingere il contenuto di pensiero religioso semplicemente come parte di una fase superata nella coscienza del genere umano, una parte a cui dovremmo rinunciare. Così, nel corso della mia vita sono più volte stato costretto a riflettere sul rapporto di queste due regioni del pensiero, perché non ho mai potuto dubitare della realtà a cui puntano»
    (W. Heisenberg, “Scientific and Religious Truth”, 1973, pag. 213)



    «In mancanza di ideali di guida ad indicare la strada, la scala dei valori scompare e con esso il significato delle nostre azioni e le sofferenze, e alla fine può rimanere solo negazione e disperazione. La religione è quindi il fondamento dell’etica, l’etica è il presupposto della vita».
    (W. Heisenberg, “Scientific and Religious Truth”, 1973, pag. 219)



    «Ci si può consolare con il fatto che il buon Signore Dio conosce la posizione delle particelle, e quindi può lasciare che il principio di causalità continui ad avere validità»
    (lettera ad A. Einstein, citata in G. Holton & Y. Elkana Y, “Albert Einstein: Historical and Cultural Perspectives”, Princeton University Press)




    Henry Eyring, 1901–1981, chimico e premio Wolf, cristiano
    Ha dato il suo maggiore contributo allo studio delle velocità delle reazioni chimiche e degli intermedi di reazione. Vincitore del premio Wolf per la chimica e della National Medal of Science, presidente dell’American Chemical Society e della American Association for the Advancement of Science.

    «C’è qualche conflitto tra scienza e religione? Non c’è nessun conflitto nella mente di Dio, ma spesso c’è un conflitto nella mente degli uomini».
    (citato in H. Romney, “Eyring, Henry (1983). Reflections of a scientist”, Deseret Book Co. 1967, p. 2)



    «Il metodo scientifico che è servito così brillantemente a svelare i misteri di questo mondo deve essere completato da qualcosa d’altro, se vogliamo godere al meglio delle benedizioni che sono venute dalle conoscenze acquisite. E’ la grande missione e la possibilità della religione, che insegna agli uomini “la via, la verità e la vita”, che dovrebbe utilizzare le scoperte del laboratorio per la loro benedizione e non la loro distruzione»
    (H. Eyring, “The Faith of a Scientist”, Salt Lake City: Bookcraft, 1967, p. 57)




    Theodosius Dobzhansky, , 1900, genetista e biologo cristiano
    Coautore della sintesi moderna, ovvero la revisione moderna del darwinismo e ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della comprensione dei meccanismi di evoluzione. Nel 1964 ha ricevuto la National Medal of Science e nel 1973 la Franklin Medal. Cristiano e fiero avversario del riduzionismo scientifico.

    «La diversità degli organismi diviene, comunque, ragionevole e comprensibile se il Creatore ha creato il mondo vivente non per capriccio, ma attraverso l’evoluzione spinta dalla selezione naturale. E’ sbagliato ritenere creazione ed evoluzione come alternative che si escludono a vicenda. Io sono un creazionista e un evoluzionista. Evoluzione è il modo con cui Dio o la Natura creano»
    (T. Dobzhansky, Nothing in Biology Makes Sense except in the Light of Evolutione, “The American Biology Teacher”, 35 (3), 1973, pp. 125-129)



    «La Creazione non è un evento che è accaduto nel 4004 avanti Cristo; è un processo che cominiciò dieci miliardi di anni fa ed è ancora in corso […]. Teilhard de Chardin fu un creazionista, ma un creazionista che capì che la Creazione si è realizzata in questo mondo per mezzo dell’evoluzione».
    (T. Dobzhansky, Nothing in Biology Makes Sense except in the Light of Evolutione, “The American Biology Teacher”, 35 (3), 1973, pp. 127, 129)



    «Io sono un cristiano e quindi sto con il mio amico Birch e lei [J.C. Greene, N.d.A] e Teilhard e certamente non con Huxley, anche se la sua è senz’altro una opinione di maggioranza almeno tra i naturalisti […]. Lei e io concordiamo che il mondo non è una “vaudeville del diavolo” (per usare le parole di Dostoevskij) ma è piena di significato. L’evoluzione (cosmica + biologica + umana) va verso qualcosa, noi speriamo verso qualche città di Dio. Questo credo non deriva dalle nostre scoperte scientifiche, ma se lo vogliamo (ma non se non lo vogliamo) possiamo vedere nella natura la manifestazione dell’Omega, o di ciò che chiamate il terreno creativo o semplicemente di Dio»».
    (J.C. Green, M. Ruse, On the Nature of the Evolutionary Process: The Correspondence between Theodius Dobzhansky and John C. Green, “Biology and Philosophy”, 11 (4), 1996, pp 462-463)

    fonte: www.uccronline.it/
     
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