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ᒍ-ᖇᑭG ᗪIᗰEᑎTIᑕᗩTI

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Isma92
view post Posted on 19/4/2020, 22:30     +1   -1




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La inauguro come una sorta di rubrica, perché con l'uscita di Persona 5 Royal e di Final Fantasy VII Remake si è tornato a parlare di japan RPG. Nel ricordare vecchie glorie, vengono sempre menzionati i classici del genere. Giusto rimembrarli, ma trovo più interessante dar spazio a opere meno note e scarsamente considerate, soprattutto a causa della difficile fruibilità e poca diffusione nel mondo. Il primo titolo che mi è balenato alla mente per dare il via a questa tipologia di post è Rudra no Hihou (ルドラ の 秘宝), tradotto e conosciuto come Treasures of the Rudra. Un J-RPG targato Square, uscito in esclusiva Super Famicom (only Japan) nel 1996, mostrando le potenzialità dell'hardware e soprattutto le incredibili capacità della software house nipponica.

Una Square impeccabile che nello stesso anno lanciava Super Mario RPG insieme a Nintendo, in quello precedente Chrono Trigger e in quello successivo Final Fantasy VII. Ma erano tanti i giochi rilasciati da loro negli anni '90. Una Square che era sinonimo di garanzia quando si parlava di J-RPG. Una Square il cui tratto era unico e caratteristico, garantendo qualità come un vero e proprio marchio di fabbrica. Una Square che non temeva confronti nemmeno contro la grande rivale Enix, che ai tempi di certo non se ne stava con le mani in mano, pubblicando sul mercato serie come Dragon Quest, oppure Soul Blader, Gaia Gensouki (Illusion of Gaia), Tenchi Souzou (Terranigma) e ActRaiser (questi sviluppati da Quintet), o ancora Elnard (da noi The 7th Saga) di Produce!. Eppure nemmeno Enix poteva reggere il confronto, perché Square non ne sbagliava una e ogni volta era capace di superarsi.

Quei tempi son finiti, specie dopo l'unione delle due compagnie; ma il nome silente di Rudra no Hihou ancor riecheggia nella mente e nel cuore degli appassionati. Il motivo è presto detto: è un gioco straordinario; un vero capolavoro di genere che rientra di diritto tra i migliori esponenti dei J-RPG. La trama vanta un incipit abbastanza semplice, ma è come viene affrontata ludicamente che ha dell'incredibile, senza contare la profondità delle tematiche, i simbolismi religiosi, la filosofia intrinseca e tutta una serie di contenuti e aspetti che vanno ad avvalorare potentemente l'opera. In maniera difforme rispetto agli altri giochi di ruolo di matrice nipponica, Rudra no Hihou ci fa affrontare il viaggio dalla prospettiva di tre personaggi differenti più uno che avremo modo di controllare nelle battute finali.

Il tutto si sviluppa in 15 giorni di tempo prima della fine dell'umanità e potremo portare avanti anche parallelamente le storie dei protagonisti Sion, Riza e Surlent. Ognuno di loro affronterà eventi e situazioni differenti rispetto agli altri, ma le "campagne" saranno complementari e di conseguenza i personaggi si incroceranno durante il cammino, ma soprattutto sarà possibile interagire affinché oggetti particolari e di grande utilità possano essere lasciati ad un altro personaggio nella propria storia. Un sistema ripreso qualche anno dopo da Capcom con Resident Evil 2 (per la serie: non aveva fatto niente di nuovo; anche perché in fondo nessuno lo fa mai davvero). L'elemento originale della produzione Square riguarda però gli incantesimi. Non si è mai più visto qualcosa di tal profondità. Trattasi del Mantra.

In sostanza le magie non vengono apprese come succede solitamente negli altri esponenti del genere. In Rudra no Hihou le dobbiamo apprendere in maniera letterale, poiché avremo un Grimorio in cui trascriverle così da poterle poi utilizzare in battaglia. Ci sono tanti modi per impararle come replicare le magie lanciate dai nemici, oppure trovando informazioni in giro per il mondo o da personaggi specifici. Alcuni di loro insegneranno persino dei prefissi o suffissi utili per dare maggior valenza ad un normale incantesimo di base. Non mancano inoltre magie speciali potenti e rare, difficili da scovare. Un modo, questo, di gestire il sistema delle magie non solo peculiarissimo, ma anche utile per destreggiarsi con i simboli giapponesi. Un prodotto che attraverso il gameplay, educa e accresce il livello culturale del fruitore. Ed era tanto interessante per i giapponesi quanto per noi occidentali, specie se vogliamo studiare la loro lingua. È possibile trascrivere nel Grimorio anche incantesimi pensati di sana pianta? Assolutamente sì. Certo, è difficile che si riesca ad azzeccare davvero qualcosa, ma la probabilità comunque c'è. Il gioco lascia sperimentare parecchio, specie con i prefissi e suffissi da applicare alle magie basilari.

Rudra no Hihou è un'opera eccezionale che non vedo quasi mai menzionare quando si parla di J-RPG. A renderlo ancor più grandioso ci pensa un battle system notevole, un comparto tecnico sontuoso e una colonna sonora di ottimo livello, composta da Ryuji Sasai. Artisticamente è meraviglioso e ancor di più lo sono le animazioni e il character design dei vari personaggi e nemici. Esiste anche una traduzione amatoriale in lingua inglese realizzata da Aeon Genesis e meritano tutta la mia stima per il lavorone svolto, dandoci modo di fruire di questo titolo superbo. Qualora ci si ritenga dei cultori e appassionati del genere, credo proprio che un prodotto di tale portata sia assolutamente imperdibile. Un autentico gioiello; la cover è fantastica.

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Isma92
view post Posted on 22/4/2020, 16:18     +1   -1




Ahahah eh, il tempo passa. Comunque gran titolone, ma sei riuscito a ritrovarlo, poi? :D
 
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Isma92
view post Posted on 25/4/2020, 20:26     +1   -1




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Il titolo di oggi è Daikaijuu Monogatari II (大貝獣物語II) di Hudson Soft, sviluppato da Birthday. Si tratta di un'altra esclusiva giapponese per Super Famicom, rilasciata nel 1996. A differenza del suo predecessore uscito due anni prima, questo risulta purtroppo sprovvisto di traduzione amatoriale (almeno per il momento), il che rende le cose decisamente più complicate per tutti coloro che volessero giocarlo. Tuttavia ha diversi elementi che lo rendono una piccola chicca, sebbene non ci ritroviamo dinanzi ad un esponente del genere imperdibile come Rudra no Hihou di cui parlai qualche giorno fa.

La prima peculiarità di Daikaijuu Monogatari II è senza dubbio il 'Waga Machi' system (わが町), che letteralmente dovrebbe significare 'La mia città' (o 'My Town', se preferite), ampliato e perfezionato in ogni sua minuzia rispetto al predecessore. In cosa consiste? Molto semplicemente il giocatore ha la possibilità di creare questo proprio insediamento in un punto preciso della world map. È possibile attraverso vari materiali dare vita alla propria piccola cittadina, costruendo edifici vari, case, locande, area quiz, arena e così via, potendo modificare a piacimento tutta la paesaggistica. Le tipologie di sezioni sono anche sbloccabili durante l'avventura. Una bella particolarità che aggiunge senz'altro verve ad una produzione comunque molto valida.

Troviamo infatti un sistema di cattura dei mostri che potremo utilizzare in battaglia e non solo. Alcuni (andando a memoria) permettevano lo spostamento sulla world map: ricordo ad esempio di un drago selezionabile dal menu in uno stile ripreso anni dopo proprio da Ni no Kuni (la somiglianza è tanta, persino del drago stesso color blu), ma vi era pure un altro che permetteva spostamenti rapidi in stile 'fast travel' (e non ricordo ora se ci fossero altri J-RPG ad avere una feature del genere). Graficamente era molto delizioso con alcuni luoghi davvero belli e colorati. D'altronde è uscito in un periodo in cui il Super Famicom veniva spremuto sino al midollo.

Daikaijuu Monogatari II è un'opera che si pone una bella spanna sopra rispetto al suo predecessore, sia dal punto di vista tecnico, ma anche per battle system e varietà di situazioni e idee. I dungeon sono molto curati ed offrono un buon tasso di sfida e cose da fare, peccato solamente per una frequenza un po' troppo alta degli scontri casuali che da un lato favorivano il grinding, ma dall'altro rompevano abbastanza pure ai tempi; soprattutto perché non riesci a goderti nemmeno appieno la colonna sonora (a meno che non stai fermo) se dopo pochi passi c'è una battaglia, la cui traccia è tra l'altro davvero appagante. Gli svariati brani del gioco sono comunque notevoli e donano la giusta atmosfera alla produzione targata Hudson Soft. Della serie vi è anche Kaijuu Monogatari, uscito però ancor prima su Famicom e pubblicato da Namco. Tuttavia non l'ho mai giocato.

Sebbene ci sia forse qualche analogia con la serie Dragon Quest, Daikaijuu Monogatari II segue comunque un percorso tutto suo, proponendo trovate originali e una storia tutto sommato avvincente. Un J-RPG senz'altro da (ri)scoprire, in particolar modo per le sue interessanti peculiarità.

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Isma92
view post Posted on 12/5/2020, 10:38     +1   -1




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Torna l'appuntamento random con la "rubrica" dedicata ai J-RPG dimenticati che tutti stavate aspettando con ansia. (?) Stavolta è il turno di Rondon Seirei Tantei-dan『倫敦精霊探偵団』che potremmo banalmente tradurre come London: Spirit Detectives oppure Spirit Detectives London (a grandi linee). Si tratta di un gioco di ruolo di matrice nipponica rilasciato nel 1999 per la prima PlayStation e mai approdato in altri territori al di fuori del Sol Levante.

Se pensavate che la maggior parte dei titoli di questo genere esclusivi del mercato giapponese siano perlopiù sempre ambientati in contesti fantasy o caratterizzati dal folklore "di casa", Rondon Seirei Tantei-dan dimostra esattamente il contrario. L'opera targata Bandai si sviluppa in una suggestiva Londra Vittoriana del XIX secolo durante la rispettiva evoluzione dettata dai motori a vapore. Il protagonista è rimasto orfano di un ex-detective e viene quindi accudito dall'investigatore Everett, uno dei personaggi principali dell'avventura. A differenza della stragrande maggioranza degli esponenti del genere, il gioco è suddiviso in vari capitoli: ognuno riguarda un caso specifico da risolvere nelle vesti di assistente di Everett, facendo luce sulla presenza degli spiriti.

La colonna sonora è deliziosa, formata da un buon numero di tracce; in particolare spicca il tema che accompagna la location principale del gioco, veramente piacevole. Dal punto di vista artistico il titolo Bandai non è da meno: lo stile è graziosissimo e le animazioni rendono il tutto decisamente più accattivante, complice anche un character design minuzioso che va a replicare sapientemente il contesto storico in qui sono ambientate le vicende di Rondon Seirei Tantei-dan. Le varie aree sono molto belle e affascinanti, un po' meno i dungeon (ambientali e non) dove il prodotto si rivela in pochino più anonimo; unico neo di un lavoro comunque certosino e invitante.

Essendo suddiviso in capitoli (tra l'altro il nome di ognuno di essi è riportato anche in lingua inglese) il gioco ha una struttura un po' più lineare, quasi come fosse uno story driven però ibridato a J-RPG. Il risultato è tutto sommato riuscito, nel complesso appagante e caratterizzato da un battle system non di certo profondissimo, ma comunque valido. Non manca anche un pizzico di natura tattica con la possibilità di spostarsi durante le battaglie. La visuale è isometrica, ricordando non poco il mitico Super Mario RPG nato dalla collaborazione tra Nintendo e Square. Non un capolavoro del genere, ma pur sempre un'opera peculiare; un piccolo gioiellino minato forse da alcuni tempi di caricamento un pelino eccessivi e qualche scelta opinabile, però nulla di così devastante. Unico appunto è che il gioco non sia mai stato tradotto amatorialmente da qualche appassionato e questo fa sì che non sia di facile fruibilità per noi occidentali.

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Isma92
view post Posted on 12/5/2020, 15:46     +1   -1




Figurati, il topic serve proprio per riscoprire cose meno note e ormai dimenticate.
 
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4 replies since 19/4/2020, 22:30   156 views
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