| △ 25 dicembre, mattina Non mi va di iniziare con "caro diario", così come non mi andava di iniziarne uno. Non sono mai stata capace di scrivere ogni giorno quel che mi accade, e ammetto che invidio leggermente chi ci riesce poiché in questo modo può ricavarsi un momento per riflettere. I bei quaderni li ho sempre utilizzati per seccarci le violette che coglievo al parco ogni volta che ci andavo, ognuna di un colore diverso, ma mai per raccontare giorno dopo giorno di me. Non sono in grado di mettermi su un foglio con l'intenzione di scriverci dentro le mie giornate; in compenso ci sono fogli sparsi nel mio baule o addirittura annotazioni qua e là nei miei quaderni e nei libri di cose che mi sono passate fortuitamente per la testa. Ma adesso che mi trovo qui, a Londra, nel mio letto dell'orfanotrofio, con gli occhi gonfi e ormai prosciugati, sento il bisogno di parlare con qualcuno, che sia una persona vera o no. Il fatto che questo sia un Diario Personale e che possa essere letto solo dal suo autore mi alleggerisce, perché altrimenti non mi sarei mai permessa di portare a galla ciò che sto per scrivere. Mi rendo conto di non essere mai stata sincera nelle rare occasioni in cui ho scritto: in maniera del tutto inconscia smussavo gli angoli delle mie idee considerando l'ipotesi (o la speranza) che qualcuno leggesse, anche in un futuro molto lontano. Ora che non è così, dunque, non ho via di scampo, a meno che io non voglia mentire a me stessa.
Ho fatto qualcosa di terribile. Ed è ancora più terribile che io me ne sia ricordata solo ora. Ho spezzato la vita di Betty, l'ho ridotta ad un'ameba sulla sedia a rotelle. Mi sembra impossibile che io me ne sia dimenticata. E' accaduto tutto in un lampo: è bastato il suo sguardo e i ricordi sono tornati, le immagini si sono ricostituite in ogni loro dettaglio. L'ho vista, ho percepito la sua sofferenza nel passato e nel presente. Ed è come se lei sapesse che sono stata io, glielo si legge negli occhi, nel modo in cui mi ha guardata, con un odio ben giustificato; ed io mi sento colpevole perché è effettivamente così. Sento di non meritare niente.
Sono giorni che non mi alzo da questo letto. Le mie compagne fanno quasi finta che io non esista. A volte mi lanciano delle occhiatacce e io mi sento sempre più piccola. Mi adatto a quel che pensano di me e al loro astio. Le istitutrici invece sono venute più volte, prima per rimproverarmi di aver lasciato Betty da sola senza avvertire, poi per intimarmi di alzarmi. Poi si sono cominciate a preoccupare e hanno chiamato un medico che dovrebbe venire domani. Io però non voglio parlare con nessuno. Voglio dimenticare tutto.
Sera E' tutto spento qui. Tutti dormono, tutti mi ignorano. Sembrano essersi abituati a questo mio stato, più simile alla mia assenza durante l'anno. Anche io mi sto abituando. Dentro di me esiste qualcosa che prima non conoscevo. E' sempre stato così per me, non ho mai saputo nulla sulla mia vera vita finché non mi ci sono ritrovata dentro. Ed è qualcosa di terribile, di pericoloso se incontrollato, assetato di potere. Adesso mi sono chiare tante cose e ho voglia di approfondirlo. Me lo sento scorrere dentro.
*** 26 dicembre Il dottor Foy, dall'accento inconfondibilmente francese, si è svelato subito. Non è un medico normale, bensì un medimago mandato appositamente per me. Non so come abbia fatto l'orfanotrofio a contattarlo; forse ormai il mio nome è registrato nella comunità magica e intervengono direttamente. Mi ha visitata e ha appurato che non ho nulla a parte stress e debolezza fisica, dato che non mi sono alzata nemmeno per pranzare. Mi ha raccomandato di non saltare più i pasti, di passare del tempo con le mie compagne e soprattutto di alzarmi e di sgranchirmi un po' le gambe. Io ovviamente non gli ho detto nulla sul vero motivo per cui sto così. Mi sono sentita quasi infastidita dalla sua presenza e dalle sue raccomandazioni. Non è vero che non ho nulla, io sto male, sto male dentro. Lui non se ne rende conto. Se solo sapesse che tipo di peso mi porto addosso... di sicuro non capirebbe, anzi mi considererebbe un potenziale pericolo o una carnefice. Continuo a odiare tutto ciò che mi passa accanto, le persone, le insegnanti, le suore, il medimago Foy, ma sono io l'errore. Sono io ad essere profondamente sbagliata per ciò che ho fatto; e adesso mi vergogno del modo in cui mi sono comportata negli anni con gli altri. Sono stata saccente, ho sbandierato ovunque il mio senso di superiorità col mio solito fare sprezzante. Mi vergogno pienamente solo ora della scenata che ho fatto in Sala Grande prima delle vacanze, di come ho insultato Daniel solo perché ha detto la pura e semplice verità: che la mia vita è insignificante. E io in quel momento cercavo solo le sue attenzioni. Adesso mi è tutto chiaro, adesso è tutto così semplice, e mi sento un'idiota, sempre più idiota. Sento di voler scomparire, di morire. Solo così potrò dimenticare tutto e non sentire più niente.
*** Mi dispiace. Ti prego, scusami, Elizabeth.
*** 27 dicembre Gliel'ho detto. Ho raccontato a Foy di quel che ho fatto, del ricordo che ho vissuto con Betty. Non ne potevo più, sentivo di dovermi liberare in qualche modo e di parlare con un mago. Forse ho sbagliato, ma a chi potevo dirlo? A Caleb? A Gwen? A Drinky? Mai avrei potuto confidarmi con lei, mai avrei accettato il suo sguardo pietoso e spaventato insieme dopo averle rivelato tutto. Adesso mi sono tolta un peso. Il dottor Foy è rimasto interdetto, come mi aspettavo. Non penso mi creda, e comunque ho avvertito un tono di allarme nella sua voce quando mi ha risposto. Io ho pianto di fronte a lui e lui mi ha detto che io non sono cattiva, che un bambino di quattro anni non può esserlo, specie se non controlla i suoi poteri. Io però lo so, sentivo di volerlo in quel momento. Io volevo fino in fondo di farle del male, volevo che percepisse tutto il mio dolore. Poi ha detto che a quell'età, tra l'altro, è impossibile fare del male così intensamente da ridurre qualcuno su una sedia a rotelle. Questo mi solleva, davvero. Ma se non fosse così? Se fosse scattato un meccanismo in grado di fare fuoriuscire tutto il mio potenziale grazie alla mia rabbia?
*** 28 dicembre E' peggio di quel che pensassi. Adesso è davvero tutto inutile. Mi è arrivato un gufo da Foy e dopo averne letto il suo contenuto non so più cosa pensare.
"Cara Casey, ho pensato a lungo al tuo problema e ho deciso di indagare. Sono riuscito ad entrare in possesso della cartella clinica di Betty e ho scoperto che la sua situazione attuale è dovuta a una malattia congenita. Ciò potrebbe dirci qualcosa sulla sua famiglia, ma soprattutto ci permette di assodare che non è mai stata colpa tua. E' possibile che da piccola tu non sia riuscita a contenere la rabbia, ma non fino a questo punto. Quindi rasserenati. Adesso capisco il grosso dolore e senso di colpa che ha provocato il tuo stress, è un enorme peso quello della responsabilità della vita altrui. Ora non c'è più motivo di angosciarsi, rallegratene! Festeggia questi ultimi giorni di vacanza e torna ad Hogwarts col cuore più leggero. E non saltare i pasti.
Dott. Hector Foy"
Mi sento male, mi sento come se mi fosse stato strappato qualcosa. La lettera di Foy era destinata a togliermi un peso, lui si aspetta che io mi senti meglio scoprendo di non esser stata io. Sono contenta, sì, mi sento più leggera. Come avevo potuto pensare di avere dentro un così grande potere da torturarla in quel modo? Come sono potuta essere così arrogante? Mi fa male pensarlo, mi sento una sciocca. Se prima ero addolorata e mi sentivo in colpa per quel che credevo di aver causato, adesso mi sento solo una stupida bambina con manie di grandezza.
*** 1 gennaio, mezzanotte passata Giorno dopo giorno diventa tutto più chiaro. Non ho più scritto nulla dalla lettera di Foy perché ha causato in me uno shock, non tanto per ciò che mi ha rivelato, bensì per il tipo di reazione che ha scatenato in me. Non credevo di rimanerci così male, non credevo di poter desiderare così ardentemente di essere stata io la causa di quel che è accaduto a Betty. Il senso di onnipotenza che quella consapevolezza mi dava era imparagonabile a tutto quel che avevo provato fino ad allora, nonostante mi sentissi uno schifo e provassi un enorme senso di colpa. Adesso mi sento in colpa perché provo questa mancanza. Non riesco più a vedermi con gli stessi occhi, non riesco più a percepire nulla alla stessa maniera. Non riesco a mandarla via, e più lascio parlare questa parte di me più l'altra, quella che credevo mi avesse accompagnata fino ad ora, si inorridisce e mi induce a odiarmi. Ora come ora mi sento più consapevole, come se una meteora fosse passata nell'oscurità della mia mente e l'avesse illuminato all'improvviso; ma più sono consapevole, più sento di cambiare; più mi conosco, più mi ripeto che Casey sta morendo. O sta nascendo?▽ Tutto ciò accade nel futuro, o meglio nel dicembre che deve venire. I fatti sono collegati al contest di ottobre a cui ho partecipato col frammento "Chimaera Monstruosa" (anch'esso avvenuta nel prossimo dicembre) che chiaramente era solo un incipit di tutto ciò, nessun autoconferimento di poteri fuori dal normale a Casey, Ovviamente nessuno poteva saperlo, ma se avessi scritto tutto insieme sarebbe venuto un papiro. Mi sembrava un buon espediente per avviare un processo psichico all'interno del mio personaggio, composto da traumi, autopsicanalisi con conseguente tentativo di armonizzare le parti. Chiedo ai mod cortesemente di mettere il titolo in bianco. Thanks. Edited by Keyser Söze. - 3/11/2018, 18:41
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