Sabotage

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~ Nieve Rigos
view post Posted on 21/8/2023, 01:19 by: ~ Nieve Rigos
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entropia.

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Nieve Rigos
18 anni
Mese di Agosto, IV anno, bocciata dopo due anni di assenza da Hogwarts
Villa dei Gigli (prossimità)



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If you go, I'll stay ~ You come back, I'll be right here

Felci e salici le cui fronde accarezzano lo specchio d’acqua lacustre: è ciò che osservo mentre, seduta su una roccia ai margini del bacino, muovo ritmicamente i piedi sotto la superficie dolce, mutevole. Le caviglie scompaiono per poi riapparire, adornate da cristalli impalpabili che scivolano sulla pelle d’avorio. Poco sopra le ginocchia, la seta candida aderisce al mio corpo con deferenza.
Nel mio angolo di Scozia, dove il profumo dei gigli scandisce il tempo a suon di lascivia, ritrovo un barlume di pace proprio là dove la morte ha segnato il mio —il nostro— destino. All’altro capo del lago, osservo il Thestral che ho portato via dalla Foresta Proibita aggirarsi tra gli ontani, incuriosito dai salti sgraziati delle rane che si alternano tra le ninfee.
Ti penso, Roth…
«Vuoi che il tuo gala abbia un tema? Mi occuperò io degli inviti. Voglio presentarti alle persone che contano.»
La tua voce è melodiosa come la ricordo e il tuo sorriso soddisfatto. La me del ricordo, di contro, ancora si stupisce che qualcuno possa avere questo genere di attenzioni nei suoi confronti. Che qualcuno come te possa averla a cuore. È un po’ il cliché della ragazza più cool della scuola che decida improvvisamente di farti entrare nella sua cerchia. Invero, io non ho mai desiderato la fama tra i corridoi, troppo lontana dalla frivolezza di questi ragionamenti. Ciononostante, di fronte a te mi sono sempre sentita inerme.
«Ingaggeremo il sarto migliore per farti confezionare un abito su misura. Degno della mia protetta» dici e mi sorridi. Un vuoto allo stomaco mi impedisce di rispondere, ma ti sorrido di rimando. Ho gli zigomi imporporati e il cuore colmo di emozioni che non riesco a discernere. Nessuno mi ha mai fatta sentire così importante, così voluta, così speciale. «Non dimentichiamoci che ci sarà anche Christopher…»
«Roth!!!» La mia reazione è immediata, identica tutte le volte. Come mi fossi svegliata da uno stato di catatonia, sbotto di indignazione e batto le palpebre per l’incredulità. Il mio viso guadagna qualche sfumatura di rossore. Il suono della tua risata mi trafigge, qui, nel presente. Sapessi quanto mi manca! «Primo, stiamo progettando con un anno e mezzo di anticipo rispetto al mio diciottesimo compleanno. Ed è da pazzi» rispondo, mettendo insieme un’arringa che possa reggere e mascherare parte del turbamento che pensare a Channing mi provoca. Con il senno di poi, so che saresti stata fiera di me oggi perché eccome se ci proverei. Il tempismo sa essere bastardo. «E, poi, sarebbe inopportuno. Cioè, non può andare al compleanno di una sua studentessa!»

Sospiro e rido, emulandoti. Ti sei presa gioco di me e delle mie motivazioni, dandomi sottilmente della sciocca. Avevi ragione, adesso lo so. Tutte le paranoie, gli schemi e i preconcetti nei quali avevo permesso che mi confinassero non erano che una gabbia. Non ero capace di accettare una cotta adolescenziale, di prenderla per quello che era; quindi mi fustigavo. E guardami adesso, disinibita oltre ogni previsione.
Con una mano accarezzo i capelli bagnati, che il sole sfiora a momenti. Poche nubi sparute sono sopraggiunte a coprirlo, ma non l’avranno vinta a lungo. Mi do slancio e torno a perdermi nell’abbraccio imperdonabile del lago.
«Riesci a sentire l’acqua?»
La tua domanda mi confonde. Siamo immerse fino al collo e nuotiamo a poca distanza dalla villa. Certo che la percepisco. Eppure, c’è qualcosa nell’intensità del tuo sguardo e nella modulazione sensuale delle tue labbra che mi avverte. L’implicazione è meno banale di quel che potrebbe sembrare. Così, mi limito ad annuire, lasciando indietro ogni forma di perplessità.
«Riesci a sentirla ovunque
Deglutisco. Uno spasmo tra le gambe mi tradisce. Il corpo comprende ancor prima che lo faccia la ragione. Schiudo le labbra, inspiro ed espiro. Poi, un brivido sorprende le mie spalle nude, blandendone le tenerezze. Tremo. Non ho bisogno di parlare. Hai capito senza bisogno di una conferma —mi manca il nostro modo d’intenderci.
«Funziona così nei giochi d’amore». Eccola, un’altra delle tue lezioni. Solo che stavolta non sono pronta. Non adesso che mi trovo nuda, con i seni esposti alla lussuria dell’acqua, senza alcuna barriera a proteggere il mio pudore. «Senti il tuo amante ovunque finché non perdi il senno e c’è solo spazio per il piacere. L’acqua è il piacere, liquida e inafferrabile. Inarrestabile».

L’ho sentito per la prima volta in quel momento, il piacere. E lo percepisco anche adesso, mentre la seta preme sulle mie carni come farebbero le mani di un amasio abile nell’arte del libito. Raggiungo un punto del lago sufficientemente profondo. Lì, il sole ha fatto la sua ricomparsa e si rifrange sul bianco dei miei capelli.
Chiudo gli occhi. Ho quasi diciannove anni, la mia educazione sta andando a puttane —la mia vita sta andando a puttane— e non ho più alcuno scopo. Anni fa, prima di venire in Inghilterra, sono stata tacciata di inutilità. Ai tempi, mi sono dibattuta per dimostrare il contrario. Oggi, quel giudizio torna a ossessionarmi e lo accolgo con un sorriso sardonico. Che altro si potrebbe dire di una ragazza la cui esistenza trascorra in questo modo?
«Non è stato facile trovarti.»
Mi volto di scatto, allarmata. Non avevo previsto di essere interrotta. Non avrei immaginato di trovarmelo di fronte.
«Mia cara, sei una padrona di casa incantevole. Come sempre, aggiungerei!»
Ti lusinga con occhi brucianti, prendendo la tua mano nelle sue e lasciando sul dorso un bacio che non ha mai conosciuto castità. Dev’esserci stato qualcosa tra voi e potrebbe sicuramente ancora esserci perché sento l’aria arroventarsi, ma sono certa che nessuna influenza abbiano le fiamme guizzanti nel camino.
Quando il suo sguardo si posa su di me, che sorseggio avidamente il secondo bicchiere di vino elfico per darmi coraggio, ho l’impressione che il mondo si sia rimpicciolito attorno a noi e che mi sia diventato impossibile il movimento.
«E chi è questa dolce creatura?»
La sua domanda rotola sulla lingua con una leziosità che scuote il mio corpo giovane. Qualcosa nei suoi occhi mi spaventa: la fissità forse, o il colore ambrato —antico come cimeli perduti.
«La mia protetta» rispondi con semplicità e colgo una fierezza nella tua voce che mi commuove. Fai sfoggio di me quasi che mancassi di imperfezioni. Invece lo sappiamo entrambe che nasco difettosa e che certi errori non si possono mascherare. «Verrà presentata in società molto presto. Non essere timida, Nieve, su!»

Lo ero, Roth. O, meglio, ero in soggezione perché al vostro cospetto le mie origini spiccavano come un’ustione sulla pelle tenera. Fatti d’oro e rugiada, vi vedo ancora muovervi con grazia —la stessa che, malamente, tento adesso di emulare.
«Cézanne» pronuncio il suo nome senza nascondere la sorpresa. Sono trascorsi più di tre anni dall’ultima (e unica) volta in cui ci siamo visti. «A cosa devo l’onore?»
I suoi occhi sono come li ricordo. Mentre il silenzio si espande e il suo studio si tinge di spudoratezza, mi accompagna la sensazione che riesca a sondare le profondità dell’acqua; a saggiare le curve del mio corpo. Stavolta, però, non mi intimidisce.
«Sei sbocciata come aveva previsto Astaroth» dice e il mio cuore rifiuta un battito. C’è un passato che preme per farsi presente, ma io non sono pronta a riviverlo. Non posso. «Le ninfee impallidiscono all’ombra della tua bellezza, ma questo lo sai già. Nei salotti corrono voci sui tuoi spasimanti. Sei la sua degna erede!»
Un altro pugno allo stomaco, di quelli che infieriscono sul respiro. Mi celo dietro il rifiuto dei suoi complimenti, oltre il sarcasmo che ben mi si addice. Se di peccati mi si possono imputare, la vanità è il solo che non mi appartenga. E, se di qualità mi si vogliano attribuire, la bellezza non figura tra esse.
«Mi cercavi per dire stronzate?»
Non lo risparmio, ma sfuggo presto ai suoi occhi. Ne temo l’intensità almeno quanto temo le ragioni della sua presenza. Cézanne non si è mai scomodato per poco, di questo Roth non ha fatto mistero.
Un ghigno taglia il suo viso di un fascino eterno. «Aspra...» dice e sembra assaporarmi sulla lingua. Il suo volto trasmette l’eccitazione del cacciatore di fronte alla preda. Una smania che, lo vedo, fatica a trattenere. Mi irrigidisco, sulla difensiva, finché lo sforzo di acquietarsi non produce i suoi frutti e il suo corpo torna a rilassarsi. «Ti cercavo perché non posso fare a meno della compagnia di Villa dei Gigli e, quando ho scoperto che non era più disabitata, ho fatto di tutto per trovarti. Ma non è semplice arrivare a te, Nieve Rigos».
Nuoto nella sua direzione, divertita. I residui della fanciulla che ero lasciano sfumature di insicurezza in me tutte le volte che mi trovo a guardarlo. La giovane donna che sono diventata, tuttavia, ha giocato a lungo con Mefisto e non teme uno dei suoi seguaci. Non lo temo, badate bene, ma non lo sottovaluto; men che meno adesso che la mia magia mi pone in una posizione di inferiorità.
Esco dal lago e ho le iridi cristalline fisse nelle sue. La seta conferma le sue supposizioni: sono cambiata nel tempo trascorso dall’ultima volta che ci siamo incontrati. Lui, invece, è rimasto perfettamente uguale a se stesso.
«Hai riflettuto sulla possibilità che, forse, io non voglia essere trovata?»
La mia provocazione è sfacciata. Non intendo giustificarmi, né assecondare le sue esigenze come gli fossero dovute. Villa dei Gigli appartiene a me. Sono io a decidere chi entra, quando e perché.
«È comunque un bene che io sia riuscito a raggiungere il risultato» mi fa notare, abbassando i toni. Non mi sfugge il modo in cui indugia sul mio viso, sul mio corpo, sul mio collo.
«Fa senz’altro onore alla tua caparbietà» gli concedo. È un gioco di equilibri sottili, il nostro, e mi domando se io stessa possa trarre qualche vantaggio dall’amicizia con Cézanne. «Vorrai che ti offra qualcosa per riprenderti dal viaggio, suppongo».
Il baluginio che colgo nei suoi occhi scuote le mie gambe, allentando per un istante la solidità dei miei propositi. «Ci sono molte cose che vorrei mi offrissi, ma un doppio bourbon, quello della riserva speciale che Roth teneva da parte per me, andrà bene per ora».
«Avrai quello che io ti concederò» lo correggo, avviandomi in direzione della villa. Il suo sguardo percorre la mia spina dorsale come il ruggito devastante di un drago, lo stesso che mi ha portato via Ỳma. Mi volto senza preavviso, sorprendendo me stessa e lui. «Io non sono Roth».
Il mio cipiglio è tirannico, la mia voce irremovibile.
Pronunciare il Suo nome mi strazia.
L’ambra dei suoi occhi è così calda che chiunque potrebbe perdere la ragione a fissarla troppo a lungo.
Riprendo fiato più silenziosamente che posso, le labbra screziate di tormento. «Quindi, qualsiasi privilegio tu abbia avuto con lei, non aspettarti di vederlo ripristinato. Tu, per me, sei un appiglio. Una delle poche cose ancora in vita che mi leghino a lei. È questa l'unica carta che puoi giocare con me, ma sono io a fissare i confini».
La sua mano raggiunge il mio volto, sfiora lo zigomo, poi alcune ciocche sature d’acqua dolce. Sappiamo entrambi che le mie sono soltanto parole, che nell’evoluzione continua del presente molti calcoli verranno rifatti e nuovi risultati condurranno a esiti imprevisti. Una verità rimane, immutabile: io e Astaroth siamo sempre state diverse.
«So che non sei lei. Riesco a sentirlo» risponde e inspira. Il suo accento francese s’intensifica nel sospiro con il quale pronuncia le ultime parole, quasi stesse reprimendo un bisogno e insieme perdendo il controllo che di norma lo aiuta ad essere molto vicino all’impeccabilità. Le sue dita, fredde come la pietra delle fortezze in inverno, scendono lungo il collo e lì indugiano. Mi chiedo se riesca a cogliere anche la furiosa corsa del sangue nella vena sotto la pelle, che rabbrividisce a contatto con il gelo della sua. Lo osservo deglutire. «Portami nel tuo regno, mia signora!»

A questo non mi hai preparata, Roth: ai giochi di potere, ai contatti con l’aristocrazia, ai Cézanne della tua vita, a difendermi da chi ambisce alla tua dimora. Ma la proteggerò, dovessi raderla al suolo e portare con me il ricordo del suo ultimo giglio.
Il mio voto, dunque, il mio nuovo scopo.

'Cause I've got my mind on you


Edited by ~ Nieve Rigos - 29/8/2023, 15:27
 
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