Illegal Sale, Quest-incarico Mireen

Erano anni che Melanie Dixon –così si chiamava l’informatrice– si aggirava per le vie di Nocturn Alley. Si era infiltrata poco a poco in quell’ambiente, aveva imparato a conoscerne le dinamiche, a conoscere le abitudini di coloro che frequentavano quotidianamente quelle vie.
Se volevi trovare fegati di rospo freschi dovevi cercare la vecchia strega dal cappello di lana verde il mercoledì al crepuscolo; per le uova di cobra, cercando lo stregone con la barba blu che montava il suo baldacchino il venerdì mattina andavi sul sicuro. Poi c’erano veggenti, lettrici di tarocchi e divinatrici il sabato. Occasionalmente si presentava qualche stregone con un paio di tappeti volanti, ma erano quasi sempre gli stessi volti. Aveva imparato a riconoscerli, era diventata una di loro.
Man mano che Mireen si avvicinava alla sua posizione era sempre più convinta che stesse cercando proprio lei; l’avevano mandata dal dipartimento, non c’erano altre spiegazioni.
-Seguimi- le aveva risposto secca, prima ancora che lei terminasse la frase. Estratta la bacchetta eseguì un incantesimo; non era facile capire che tipo di incantesimo fosse, apparentemente non era successo nulla di strano. Melanie fece un cenno a Mireen e dopo essersi avvicinata alla parete della casa adiacente, diede un colpetto su uno dei mattoni e pochi istanti dopo comparve una porta.
Entrò per prima, lasciando il passo a Mireen. Attraversarono un corridoio stretto e buio, illuminato solo dal Lumos della bacchetta di Melanie. Infine giunsero in una piccola stanza; era piuttosto spoglia, il centro era occupato da una scrivania, mentre ai lati vi erano una libreria stracolma di pergamene e una poltrona disposta in un angolo.
-Le cose qui a Nocturn sono molto noiose. Per chi non è del giro può apparire tutto molto strano e losco, ma basta passare qui il tempo necessario e ci si rende conto di quanto la vita di queste persone sia ripetitiva. Quando capita qualcosa di insolito salta subito all’occhio- mentre parlava, illustrando sommariamente il quadro generale, si accese una sigaretta e si poggiò alla scrivania, sedendosi parzialmente su di essa.
-È venuto un tizio nuovo da queste parti. Non era mai stato qui, me lo sarei ricordato. Ha provato a vendere materiale illegale, come saprai già, e per quello che ne so è riuscito a concludere qualche affare.
È alto molto magro, capelli rossi; ha una cicatrice sul lato sinistro del collo, ma la tiene coperta, per cui dovrai fare molta attenzione. Si aggira da queste parti la sera dopo le sette. Ma se vuoi andare sul sicuro ti conviene aspettare alla bettola; è in fondo al vicolo proprio di fronte Sinister-
Snocciolava informazioni senza troppi problemi, aspirando il fumo di tanto in tanto. Era molto sicura negli atteggiamenti e nei modi di fare.
-È tutto. Ora tocca a te- sentenziò; fece sparire la sigaretta con un colpo di bacchetta e si rimise in piedi
-Sarà meglio uscire ora- ripercorsero lo stretto e buio corridoio ed uscirono dalla stessa porta dalla quale erano entrate. Melanie si allontanò con passo svelto, infilandosi in un vicolo, e sparì alla vista.

Proprio di fronte al negozio Magie Sinister, in mezzo a due abitazioni, una strettoia conduceva ad una stradina laterale in fondo alla quale c'era la bettola di cui aveva parlato Melanie

Non fu difficile per Mìreen trovare il luogo indicatole dall’informatrice.
Attraversata la strettoia ci si ritrovava in un piccolo spiazzo circondato da quattro case tutte attaccate tra di loto. Una scala di legno, sopraelevata, collegava le abitazioni creando un ponte apparentemente traballante, ma che la magia aveva reso stabile. Uno degli edifici, quello proprio di fronte la strettoia, aveva delle ampie finestre dalle quali filtrava la luce proveniente dall’interno, ma la sporcizia sui vetri impediva di vedere oltre. Doveva essere per forza quella la bettola, ne aveva le sembianze.
Dopo essere entrata, Mìreen venne investita da un odore sgradevole, un misto di alcol, fumo e fragranze indistinte e pungenti. La sala era particolarmente spoglia, pochi tavoli di legno grezzo erano sparsi in modo caotico ed un gran numero di sgabelli erano sparpagliati in maniera altrettanto disordinata. Il bancone era costituito da un tavolo lungo e rettangolare sul quale erano disposte delle botti contenenti liquidi di dubbia provenienza.
Dietro questa sottospecie di bancone una donna bassa, di mezza età con una bandana nera a coprire i capelli ormai completamente bianchi; il peso eccessivo la faceva sembrare ancora più brutta di quanto non fosse in realtà.
Alla richiesta di Mìreen fece una smorfia, agguantò un boccale e spillò della burrobirra da uno dei barili
-Dovrai accontentarti di questo dolcezza- la voce roca e canzonatoria accompagnata da una grassa risata fu tutto ciò che ricevette insieme al boccale, che venne spinto verso di lei con poca grazia.
L’entrata in scena di Mìreen non passò inosservata; la clientela non era molto numerosa, una decina di persone al massimo, ma era tutta affollata attorno ad un tavolo rotondo impegnata in una qualche attività. Era difficile riuscire a capire cosa fosse, a parte le schiene ed i volti di coloro che si erano girata a fissarla, si vedeva ben poco.
Il tavolo più lontano, nell’angolo sinistro della sala, era il più adatto per controllare la situazione e venne scelto come punto di osservazione.
L’angolo opposto era invece occupato da un’altra persona. Era difficile capire se fosse uomo o donna, indossava un mantello con tanto di cappuccio a coprire ogni parte del corpo, volto compreso. Tale figura se ne stava seduta nell’angolo, a capo chino, dando l’impressione di dormire profondamente. Sul tavolino di fianco un boccale di burrobirra intonso.