Trampas y Secretos, Privata

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 31/5/2018, 10:32






ypTd6cB


Si stava preparando ad addentare l'ultimo boccone di pancakes, quando i gufi fecero il loro ingresso trionfale nella Sala Grande. Come al solito era scoppiato il caos. Era difficile capire se facessero più confusione i pennuti, oppure gli studenti che ricevevano la posta. Davvero una bella lotta, nessun vincitore.
A sorpresa, tra la moltitudine di ali, Elijah riconobbe immediatamente quelle di Sly, la civetta di famiglia. Trattenne il respiro. Era arrivato! Doveva essere arrivato! Sì, forse si era sbagliato.
La sua illusione durò poco, meno di un battito di ciglia. Sly fece la sua consegna, un pacco rettangolare troppo grosso per essere un anello. Il Serpeverde sospirò sconsolato.
Nonostante tutto lo scartò con curiosità. Dentro c'era un enorme libro babbano : "Passaggi segreti dei castelli del Regno Unito". Insieme c'era pure un biglietto, Elijah riconobbe all'istante la grafia. Era di sua sorella Sarah. Lesse con calma il messaggio, scritto in modo impeccabile.

"Ciao fratellino!
Il diciassettesimo compleanno merita un libro sorprendente. L'ho trovato in una libreria vicino a Piccadilly e ho pensato subito a te. Usalo bene, soprattutto a Hogwarts.
Sarah"


Elijah accennò un sorriso durante la lettura. Ripose il biglietto nella busta e solo in quel momento sollevò il sopracciglio sinistro. Cosa intendeva con "usalo bene, soprattutto a Hogwarts"? Era perplesso, talmente perplesso che sollevò la copertina del grande libro ed iniziò a sfogliarlo. Mentre i suoi occhi sfioravano il secondo paragrafo, focalizzò alla perfezione il messaggio di sua sorella. Ma non mi dire !! Quella sovversiva, curiosa e avventuriera gli voleva solo far notare che anche Hogwarts era un castello del Regno Unito. Ovviamente, scriverlo chiaro era troppa fatica! Del resto era una Corvonero anche in questo, c'era poco da fare. Quando erano piccoli, si divertiva a farlo scervellare, con la scusa di voler stimolare il suo ragionamento. Buona scusa, ottimi intenti. Ad Elijah quei giochini piacevano un sacco e sapeva che non erano gli unici di sua sorella maggiore. Sfogliò velocemente il libro e, come pensava, trovò delle sillabe sottolineate senza un senso apparente. Sicuramente non era così, se Sarah si era presa il disturbo, quella doveva essere una Caccia al Tesoro in piena regola.
Un sorriso compiaciuto si aprì sul suo volto. Se era una sfida allora lui l'aveva già accettata.

Finiti i compiti del giorno dopo, dedicò circa un'ora alla lettura del nuovo libro. Ne fu talmente affascinato che quasi non si accorse che era ora di cena.
Quella sera era di ronda nel Castello e avrebbe portato il libro con sé, iniziando una prima esplorazione dei corridoi. Sarah aveva sottolineato il "3" del terzo capitolo e lui da lì avrebbe iniziato, dal terzo piano.

Dopo aver litigato con le scale, come suo solito, riuscì ad arrivare a destinazione, dove imboccò il Corridoio senza pensarci due volte. Era fatalista, se sua sorella aveva sottolineato quel numero, qualcosa doveva pur voler dire. Tanto valeva crederci, no?
Passò davanti all'Aula di Incantesimi e proseguì a passo lento senza farsi troppe domande. Le Aule non lo interessavano, per il momento, era molto più interessato ai Corridoi. Non aveva fretta, chi cerca qualcosa deve imparare a muoversi lentamente osservando i particolari. Poggiò le lunghe dita sul muro e lo accarezzò. Era gelido come al solito, ma decisamente più interessante. Continuò a camminare finchè la sua attenzione non venne catturata da una risega alla sua sinistra.
Si avvicinò arso di curiosità, il libro saldamente sotto al braccio sinistro e la bacchetta di prugnolo nella mano destra.


 
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view post Posted on 9/6/2018, 09:18
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L’attesa era snervante.
Per almeno tre volte aveva fatto avanti-indietro da un lato all’altro della stanza nel tentativo di uscirne, ma era evidente che quella sera Hogwarts non avesse alcuna intenzione di venirle incontro. «E dai…» Gemette all’indirizzo di un’indifferente parete in pietra, mentre irrequieta misurava la stanza a passi veloci. Potenzialmente, avrebbe potuto ritrovarsi costretta in quell’antro per le successive tre ore, uno scenario che non l’allettava particolarmente.
Ma per comprendere con esattezza cosa generasse quell’irritazione, bisogna fare un passo indietro.
Si era infilata nella sua personale e privatissima stanza, da lei battezzata con il nome di Aula 19 con l’intenzione di non farsi trovare da nessuno per le ore successive. Aveva intenzione di mettere a punto un certo incantesimo, e non voleva essere disturbata per nessuna ragione al mondo: quel luogo del Castello era l’unico che le avrebbe permesso isolamento assoluto, silenzio e concentrazione. Sempre se non si consideravano le cataste di libri, ammennicoli e cianfrusaglie di cui si circondava.
Aveva passato un’ora al massimo a esercitarsi - ora in cui le distrazioni più varie si erano manifestate nei modi più astrusi - quando, presa da uno scrupolo imprevisto, aveva pensato bene di controllare i turni di ronda di quella settimana, certa che il giorno a lei assegnato fosse il successivo. Aveva infilato la mano nello zainetto alla ricerca del foglietto incriminato, ma era evidente che là dentro era tutto troppo mescolato per riuscire a trovarlo; così, dopo aver svuotato il contenuto sul divano, ebbe modo di trovare oggetti di ogni tipo che pensava di aver perduto da tempo.
Finalmente le sue dita avevano incontrato la pergamena che andava cercando e, sebbene fosse abbastanza sicura del da farsi, fu con sommo orrore che scoprì la notizia: il suo turno era quella sera. Un brivido le percorse la schiena, conscia di essersi infilata da sola in un vicolo cieco, e subito i suoi occhi si misero a perlustrare la stanza alla ricerca di una via di fuga.
Le opzioni erano due: uscire dal corridoio del terzo piano, in cui la gente andava e veniva a flussi, o dalla Torre di Astronomia, nettamente meno frequentata. Era entrata nella concavità del muro e aveva avvicinato l’orecchio per cercare di capire se ci fosse qualcuno oltre quel passaggio. Dopo un istante di silenzio, in cui le sue speranze si erano accese, aveva udito la voce di Atena, delicata ma chiara. “Oltre quell’ammasso di corpi celesti, lì, potete trovare…”
Eloise aveva scosso la folta chioma rossa, scartando quell’opzione: se la voce era quella di Atena voleva dire che c’era lezione di Astronomia, e se c’era lezione di Astronomia voleva dire che quel passaggio sarebbe stato bloccato per un altro po’. Si era spostato all’altro ingresso, quello principale, ma non le era servita percorrere il cunicolo fino in fondo per capire cosa stesse succedendo: i Wizard Voice avevano concluso la loro lezione e, come al solito, avevano iniziato a contarsela.
In sostanza, era braccata.
Era rimasta irrequieta per un bel po’, attendendo che quelli si facessero prendere dalla fretta del coprifuoco, ma il corridoio si era calmato solo quando fu ormai passato un quarto d’ora buono dall’inizio del suo turno, e il silenzio si era palesato. Eloise aveva temporeggiato ancora una manciata di minuti, in attesa che anche i più ritardatari si levassero dai Boccini, e si era diretta carponi verso l’uscita del terzo piano.
Una volta uscita, fu con sommo orrore che comprese il rischio che aveva appena corso: seppur apparentemente sgombro, il corridoio ospitava un inquilino che fortunatamente era troppo concentrato su qualcosa per accorgersi di lei. Mentre richiudeva il quadro alle sue spalle le sue dita tremavano, e un pallore imprevisto si era impadronito di lei. Farsi scoprire non era un’opzione, e quella volta ci era andata estremamente vicina.
Sebbene lo spavento e il batticuore fossero ancora vividi in lei, una punta di interesse aveva iniziato a palesarsi quando aveva capito che anche l’altro studente stava facendo qualcosa di altrettanto illecito. Era la curiosità Lynch a guidare i suoi passi, unita alla consapevolezza che se c’era qualcuno che aveva il diritto di andarsene a zonzo per i corridoi, quella era lei.
Ed evidentemente anche lui: quando si fu avvicinata (si era mossa il più silenziosamente possibile per non interrompere l’attività dello studente) si era accorta che i lineamenti dovevano essere quelli di Elijah Sullivan, Prefetto Serpeverde. Anche se non aveva letto il foglietto con attenzione, doveva essere lui il secondo Prefetto di ronda quella sera. «Pensi che qualche primino si sia cacciato là dentro?» Il suo fare sornione, le braccia incrociate e il ghigno di famiglia erano i tre elementi caratteristici della sua figura. «Pensavo che il Terzo Piano spettasse a me, stasera...»

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 12/6/2018, 13:15






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Cosa avrebbe trovato dietro a quell'insenatura nel muro? L'infarto probabilmente, a giudicare dalla voce che risuonò alle sue spalle. Elijah si voltò di scatto e riconobbe immediatamente una delle Prefetto di Tassorosso. Sgranò gli occhi per qualche istante, riprendendo la sua espressione abituale subito dopo. Nonostante tutto i suoi battiti erano ancora accelerati, piú per la sorpresa che per la paura.
- Lynch, vuoi farmi venire un colpo, o cosa?
Si portò la mano sul petto, gli occhi voltarono verso l'alto in un gesto di stizza. Meglio riporre in tasca la bacchetta, prima di ritrovarsi a schiantare qualcuno senza che fosse necessario.
Un attimo! Si era girato solo per qualche secondo e si era ritrovato Eloise che si aggirava alle sue spalle, eppure quel corridoio era lungo come la via per il patibolo. La scrutò, stringendo gli occhi in quell'angolo poco illuminato, alla ricerca di qualche mantello sulle sue spalle. Nulla. Volteggiava a mezz'aria come il Barone Sanguinario o quel loro frate grasso? Non gli risultava niente del genere. La testa del Serpeverde si piegò leggermente da un lato, mentre con la mano si accarezzava il mento - Un primino no...magari qualcosa di piú interessante.
A dirla tutta, anche trovarci nascosto un primino non sarebbe stato affatto male. Vedere le facce terrorizzate di quelli del primo anno era meglio di una pozione corroborante per un sadico come lui. In quel momento non era la sua priorità.
Alla seconda affermazione della Tassorosso, Elijah ficcò la mano in tasca e ne estrasse un foglio piegato in quattro. Lo aprì e, dopo aver indietreggiato verso una delle torce sul muro, lo lesse rapidamente. Ricordava bene, anche perché, per via del libro, aspettava con ansia quella sera.
- Il mio foglio dei turni dice solo "Castello" - sentenziò con un ghigno leggero appena i suoi occhi abbandonarono lo schema dei turni - devo dedurre che sarai tu a fare la ronda con me.
Ma dai?? Affermazione retorica, ma doveva ammettere che gli piacevano parecchio quelle frasi, anche se banali. No, un attimo! Lo aveva distratto - Piuttosto, da dove sbuchi fuori? Pochi secondi fa non eri qui, ne sono certo al mille per cento.
Si avvicinò ad Eloise e la scrutò di nuovo da capo a piedi mentre rimetteva a posto il foglietto dei turni delle ronde. I suoi occhi chiarissimi si mossero lungo i due muri che li abbracciavano entrambi, i piedi li seguirono. Un passo avanti all'altro, Elijah si avvicinò al muro. Passo il libro sotto la braccio e con l'altra mano sfiorò la parete gelida del corridoio. Un tocco leggero allontanando poi la mano. Strinse gli occhi a fronte del contatto gelido, ma la sua mano tornò sul muro, toccandolo solo con la punta delle dita. Assoluto silenzio.
- Stavo leggendo un libro interessante - la mano si chiuse a pugno e colpì leggermente il muro. Suono cupo, pieno, solido come la spessa roccia che la faceva da padroni nel castello. Altro colpo, stesso suono - parla dei passaggi segreti dei castelli del Regno Unito. Una lettura che ho deciso di approfondire durante le mie ronde notturne.
Si voltò di scatto verso la ragazza - Che c'è di strano? Mi piace leggere e anche parecchio.
Questa volta le sue dita scivolarono lente nei piccoli spazi tra i mattoni del muro. C'era qualcosa che non gli tornava, ci poteva scommettere qualsiasi cosa. Non gli quadrava quell'apparizione dal nulla, e questo non faceva altro che confermare i suoi sospetti. Sua sorella gli aveva regalato quel libro per una sola ragione: nel castello c'erano dei passaggi segreti e voleva che Elijah li trovasse.
- Riguardo al libro che ti dicevo, me l'ha regalato mia sorella maggiore. E' stata ad Hogwarts tra i Corvonero - sistemò il volume a terra e accese la punta della bacchetta - guarda.
Le sue dita tornarono ad occuparsi delle parole misteriose nascoste nel libro. L'indice del Serpeverde puntò alla prima sillaba segnata - vai - contò mentalmente le tre successive e lesse ad alta voce la quarta - al - le dita scivolarono sulle righe del testo contandone sette - ter - diventando quasi smaniose mentre arrivavano al punto alle cinque successive - zo.
Guardò Eloise - Sarah mi faceva sempre questo gioco quando ero piccolo. Era come una caccia al tesoro doppia, prima in un libro e poi nelle stanze di casa - le sue dita lunghe ripartirono dalla prima sillaba segnata, fino ad arrivare all'ultima - Lei salta sempre numeri di sillabe dispari - battè sulla carta con indice e medio insieme - Guarda! Ogni sillaba segnata indica l'inizio di una frase diversa, il seguito va scovato contando le sillabe e andando a formare frasi di senso compiuto. Mi segui?
Per lui era tutto chiaro, era abituato a quei giochetti senza un senso apparente. Non si sarebbe meravigliato se alla sua interlocutrice fosse sembrata una cosa folle.

 
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view post Posted on 22/6/2018, 15:10
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«Cosa.» Commentò Eloise con tono piatto, consapevole di aver risposto a una domanda retorica. Il ghigno, ben cementato sulla sua espressione, rimase lì anche mentre osservava il Prefetto Serpeverde portarsi una mano al petto e riprendere il controllo della situazione, e lo sguardo indugiò per qualche istante sull'altra mano, quella armata di bacchetta. Era stata una sciocca a non mettere in conto eventuali rimostranze, ma era troppo interessata all’oggetto della ricerca per preoccuparsi dei convenevoli.
La verità era che non aveva la benché minima idea di quali fossero le zone che le erano state assegnate per la ronda notturna; il più delle volte venivano specificati questi o quei piani, ma dalla pergamena del suo collega era evidente che a per quella sera non era così. Non che le importasse più di tanto: aveva tirato fuori l’argomento più per distrarlo dalla sua improvvisa comparsa che per reale dedizione rispetto al compito da svolgere. Erano loro i guardiani del Castello, e nessuno avrebbe chiesto un rendiconto dettagliato delle attività serali.
Tuttavia, nonostante le più brillanti intenzioni di distoglierlo dalla questione, Sullivan non si era lasciato sfuggire ciò che lei voleva celare con tanto ardore, e subito mise in tavola la domanda. Ficcanaso, per essere un Serpino. «Non mi hai vista vicino ai monaci che bevono la birra in quel quadro? Ero lì fino a poco fa...» Accennò con il mento verso un quadro poco più in là, nella direzione opposta a quello dell’Aula 19. Non era assolutamente vero, e il suo interlocutore l’avrebbe capito al volo, ma non aveva la benché minima intenzione di sganciare informazioni circa il suo nascondiglio. E per quanto fosse terrorizzata dall’idea che qualche sconosciuto ne scoprisse l’esistenza, preferì concentrarsi su altro per mantenere la mente sveglia e rilassata.
Mentre picchiettava sulle pietre del muro, per poi avvicinarsi ad ascoltare eventuali rimbombi, Eloise osservava il ragazzo di sottecchi. Non poteva dire di conoscerlo: era la prima volta che le capitava di essere sua compagna di ronde notturne, e raramente l’aveva incrociato in affari diversi da quelli dei Prefetti. Le voci, tuttavia, correvano veloci, e la rossa sapeva di trovarsi davanti a uno degli studenti più brillanti di Hogwarts. Poteva dirsi intimorita? No, non reputava l’andamento scolastico un parametro eccessivamente rilevante, a differenza del ricordo chiaro della sua visita ai Tiri Vispi. Era stato quella primavera, e in quell’occasione si era fatta un’idea abbastanza definita del tipo di persona che aveva di fronte. Ricordava lo sguardo schifato con cui aveva osservato la merce, ricordava come aveva sperato che riuscisse a trovare qualcosa di interessante da acquistare, e aveva ben chiara anche l’immagine della colonna di Paludi Portatili che aveva rischiato di sommergerlo. Era disposta, volenterosa, a ricredersi e rettificare le sue idee, ma l’ultima cosa che si sarebbe aspettata era sentirlo parlare di passaggi segreti all’interno di Hogwarts.
E invece i fatti tornavano a sorprenderla , ancora una volta.
Con un cenno della mano gli fece segno di proseguire il suo discorso: non le interessava commentare le sue abitudini di lettura - lei stessa era una lettrice accanita, non ci trovava nulla di male e non provava alcun interesse nel dare peso a quei luoghi comuni che legavano giovani e libri. Piuttosto, era profondamente colpita da quel racconto a ruota libera e dagli interessi genuini che iniziavano a trasparire.
Ciò che più la impressionò fu la consapevolezza di non essere la sola a interessarsi dei passaggi segreti del Castello. Era scontato, normale, ma il fatto di essere stata plasmata dai gemelli Weasley e da uno spiccato desiderio di scoprire tutti i misteri di Hogwarts l’aveva sempre fatta sentire unica. Era conscia di possedere una conoscenza eccezionale di luoghi, scorciatoie, buchi e antri: era una preparazione che si era costruita con impegno fin dal primo giorno in cui aveva messo piede ad Hogwarts; ed era quasi gelosa di quanto era riuscita a scoprire in tutti quegli anni. Difficilmente se la sarebbe sentita di condividerla a ruota libera, soprattutto perché i passaggi segreti perdevano la loro valenza più rilevante quando venivano conosciuti da tutti. D’altra parte, sapeva di serbare un mistero a cui nessuno avrebbe potuto accedere, mai, se non suo fratello Jared o i suoi eventuali discendenti: nell’Aula 19 nessuno avrebbe potuto mettere piede. Lo dimostravano i ricordi di suo nonno, rimasti intatti in tutti quegli anni.
«Tua sorella mi sta già simpatica...» Portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, si chinò a osservare il libro che Elijah aveva appena illuminato. La chioma infuocata scivolò giù, e lei la riavviò indietro, infastidita. «Come hai dedotto di dover partire da lì?» Indicò il vai sottolineato, ignara del fatto che non fosse stata opera del Serpeverde. Era sinceramente incuriosita da quel codice, ed era consapevole del fatto che, finché non avessero scoperto dove li avrebbe condotti, sarebbe rimasta incollata a quel libro a tutti i costi. La stessa strada che l’aveva portata a scoprire l’Aula era stata una lunga serie di enigmi. «Hai provato a proseguire?» Si accucciò ulteriormente, avvicinandosi alle parole dattiloscritte. Cosa sarebbe successo andando avanti? Con che criterio aveva scelto di quante sillabe separarsi? Per quanto le paresse un codice poco oggettivo (a meno che non ci fosse un numero massimo di sillabe a separare due elementi rilevanti), i suoi occhi scorrevano il testo e la sua mano già si allungava a contare le sillabe per cercare di decifrare le frasi seguenti. Nonostante cifre e lettere rischiassero di mescolarsi nella sua mente, aiutandosi con il dito fu più facile eseguire i conti. All’ottava sillaba le sembrò di individuare qualcosa di rilevante, ma fu solo dopo due sillabe-chiave che si convinse che quel ragionamento poteva davvero avere senso. «Potrebbe essere, ad esempio...» A partire dal “zo”, contò sette sillabe e indicò l’ottava. «dal-». Proseguì, contandone prima undici e poi altre cinque. «-la… stre...» Sempre più convinta, sollevò lo sguardò su Elijah, ghignando. A distanza di sette sillabe, in corrispondenza dell’ottava, il suo indice segnava la prova che quella prosecuzione dovesse avere senso: un “ga” svettava nella descrizione di chissà quale castello del Regno Unito. E nella sua mente già balenava un’idea su dove sarebbero finiti.

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 1/7/2018, 18:34






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Il sopracciglio del Serpeverde si sollevò lentamente. Era spettacolare la naturalezza con cui la Tassorosso gli stesse mentendo, ma altrettanto naturale fu la faccia tosta con cui lui le fece notare la cosa.
- Esatto, non ti ho vista, in effetti. Il monaco ciccione - si voltò verso il quadro e il frate in questione lo guardò malissimo - si, tu! Inutile che mi guardi così! Ne vedi altri del tuo calibro?
Il religioso stizzito tornò a bere - Dicevo, lui ha sternutito un attimo prima che mi voltassi verso il muro e tu non c'eri. Non dirmi che ti ha buttata fuori. E' peggio di Eolo? - un leggero ghigno poi concluse - comunque sono affari tuoi dove fossi, ma non arrivarmi più alle spalle in quel modo. Credimi, Lynch, lo dico per te.
Eloise era uno dei Prefetti che non conosceva. Ma chi poteva dire di conoscere lì dentro? Davvero pochissime persone. Quello era stato uno dei tanti sbagli che aveva commesso, ma aveva ancora tutto il tempo di mettersi in pari. Sì, aveva tutto il tempo per recuperare e l'avrebbe fatto. Non sapeva ancora come, ma c'era sempre un primo passo da cui partire.
Rise appena al commento su sua sorella - Di solito fa sempre questo effetto, rimane subito simpatica a tutti - esattamente il contrario di quello che accadeva a lui. Elijah tendeva a respingere le persone a forza di grugniti e sguardi poco ortodossi. Un'altra delle sue sorelle, Hannah, gli aveva sempre dato il tormento su quell'aspetto del suo carattere. Voleva che Elijah imparasse a socializzare e aveva insistito che aveva bisogno di una ragazza che lo tirasse in quella direzione. Elijah aveva quel tipo di carattere, era il suo e non poteva essere cambiato, non sarebbe mai diventato la persona più socievole del mondo, non ci pensava minimamente. Hannah, però, era fermamente convinta che molti aspetti della sua vita potessero essere migliorati e in meglio. Era palese che Hannah non fosse a conoscenza di molte cose che gli scuotevano la mente, ma riguardo ad altre aveva ragione da vendere, soprattutto quando diceva che se trovava i giusti stimoli non era affatto asociale come si ostinava a far credere. Doveva imparare ad essere una medaglia. Due facce, entrambe reali, entrambe credibili e utilizzabili come più ti piace. Non era finzione, era solo essere se stessi sempre, e sapersi semplicemente adattare al proprio pubblico e trarne beneficio.
Il monaco fece un altro sternuto poderoso - Salute!! - esclamò il Serpeverde alzando gli occhi al cielo. Quel quadro non gli era mai piaciuto. Adorava quello con il serpente vicino alla Biblioteca, ma non era il suo preferito. Ce n'era uno lungo la scalinata che portava alla Guferia, era le sette meraviglie. Era seminascosto nell'ombra, ma Elijah l'aveva notato quasi subito. Raffigurava una fossa di serpenti, attorcigliati tra loro. Non aveva idea di quanti fossero. Ne aveva contati almeno venticinque, ma era convinto che ce ne fossero altri che non riusciva a vedere. La prima volta che l'aveva visto aveva tredici anni, era rimasto lì impalato per almeno un paio d'ore, completamente incantato dai movimenti sinuosi dei rettili. C'era un cobra sullo sfondo che l'aveva fissato negli occhi per tutto il tempo senza mai muoversi. Ogni volta che si fermava a guardarlo, quel serpente lo fissava come la prima volta, con l'unica differenza che ora ondeggiava. Elijah piegava la testa da un lato e poi dall'altro, come per imitarlo. Era un loro cerimoniale privato che il Serpeverde aveva imparato ad apprezzare, e probabilmente anche il serpente dato che lo eseguiva ormai alla perfezione insieme a lui. Alcuni studenti gli avevano detto di non avvicinarsi a quel quadro perché era pericoloso e Elijah ne era rimasto molto infastidito. Non riusciva a capire come mai i serpenti dovessero essere sempre identificati come icone del male. Non era affatto così e lui lo sapeva perfettamente. Quello era un luogo comune che aveva sempre odiato.
Le parole di Eloise fecero svanire i suoi pensieri in una bolla di sapone. Si voltò a guardarla - No, non ancora… - non era ancora andato avanti, in effetti. Si era riproposto di farlo una volta giunto sul posto. Qualsiasi persona sana di mente avrebbe fatto esattamente come gli stava facendo notare la Tassorosso, ma il cervello di Eijah viaggiava su una corsia preferenziale, secondo dei parametri che erano solo suoi.
Osservò le dita di Eloise, mentre scorrevano sulla pagina lucida, alla ricerca del messaggio nascosto di cui le aveva parlato. Sorrise, quando vide la Tassorosso farsi trascinare da quelle sillabe, come se fossero la corrente di una cascata. I meccanismi dei giochi di Sarah erano assurdi se lanciati in aria, ma appena prendevano consistenza sotto ai tuoi occhi ci restavi irrimediabilmente imbrigliato. Era sempre stata abilissima in quello, la bionda Sullivan, ti tirava nella sua rete perversa come una vedova nera.
- No, può essere ...è esattamente così - annuì guardandola negli occhi - vedo che hai capito perfettamente come funziona. Non tutti ci riuscivano e la maggior parte si innervosivano, segno che non erano tagliati per il mistero e per la scoperta. Era un po' come il disegno, se vuoi arrivare in fondo in modo corretto, non devi mai perdere la calma.
- La strega...la strega...quale stre…? - le sue iridi chiarissime rimasero quasi immobili. Guardò Eloise, poi il libro e poi di nuovo la ragazza - un attimo, non sarà quell'orrenda statua che sta qui dietro? oppure il quadro dall'altro lato? quello dove quella strega vestita di viola rimestola un pentolone nella Foresta? - No, doveva essere la statua. Nel dubbio, però, avevano il tempo di controllare tutte e due le cose. Tornò sul libro e voltò la pagina ansioso, la frase non continuava. Era una strega, ma stava a lui capire di quale strega parlava Sarah.
- Cominciamo dalla statua, ora - non si sarebbe più fermato. Il suo sguardo era pieno di eccitazione e di smania di risolvere la prima parte di quel mistero - Sei con me, Lynch?



 
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view post Posted on 6/7/2018, 15:18
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«Esatto, esatto, peggio di Eolo.» Rispose sbrigativa, per poi rivolgersi al quadro. «Monaco traditore...» Digrignò i denti per manifestare tutto il suo disappunto in direzione del colpevole della sua incriminazione. E anche se Elijah non avesse espresso il suo disinteresse verso i suoi affari, Eloise non avrebbe sganciato mezzo indizio: non gli doveva alcuna spiegazione e non avrebbe mai condiviso quel segreto con qualcuno di sconosciuto. E probabilmente neanche con qualcuno di conosciuto.
La ramanzina che seguì, corredata di minaccia e avvertimento, la portò a scrollare le spalle e lasciar cadere il discorso. Ma a lei, che le importava di ciò che l’Elijah Sullivan di turno ritenesse che la gente dovesse fare o non fare? La sua libertà di movimento era quanto di più importante ritenesse di possedere, e non avrebbe consentito a chicchessia di limitargliela; l’unica persona che poteva davvero determinarla era Eloise Lynch, e lei sola. Tuttavia, non ritenne utile metterlo al corrente della cosa, e non ribatté oltre. Ogni tanto questi Serpeverde con la questione del rispetto finivano per tirarla troppo per le lunghe.
Al contrario, il mistero che le aveva offerto tanto generosamente era qualcosa su cui bramava focalizzarsi, tanto quanto il libro, la carta e le parole. Era curiosa di ciò che sarebbe venuto fuori dalla fantasia creativa della sorella del Prefetto, dove li avrebbe condotti questa narratrice esterna. E se anche si fosse rivelato un posto, un passaggio o un nascondiglio a lei già noto, sarebbe stata un’occasione comunque valida, perché le avrebbe permesso di scoprire qualcosa in più sugli abitanti di Hogwarts, presenti e passati. Era, a conti fatti, una sfida da accettare a braccia aperte.
Proseguire con il codice non le risultò complicato, e mentre ancora teneva il dito puntato su quel “ga” così significativo, Elijah dimostrò altrettanta prontezza. Si vedeva che anche lui era guidato da una spiccata curiosità, nonché da un amore per indovinelli e codici. Eloise ripensò sogghignando al compleanno di Niahndra, all’Halloween precedente, e alle difficili prove che aveva dovuto superare per meritarsi il suo regalo e conquistare l’attestato dell’U.P.U.P.A (“Unico e Particolare Universo delle Persone Adulte”): quello per il mistero era un amore non solo passivo, nel seguire gli indizi che altri fornivano, ma anche attivo, nel riproporli ad altre persone; insomma, una manifestazione di molestia come tante altre.
Fu forse per questo che decise di non condividere la meta a cui pensava che quelle parole li avrebbero condotti: non aveva alcun interesse di dimostrare di conoscere il castello a menadito, né di dare per scontate le conoscenze della sorella del Serpeverde. E non volle proseguire nell’osservazione del testo - che probabilmente avrebbe aggiunto altri indizi - a favore di un approccio trial and error.
«Eccome.» Sogghignando, tornò ad alzarsi in piedi, lisciando la divisa all’altezza della pancia. Aveva volontariamente ignorato il suo tono imperativo per il solo amore per la ricerca. La statua era esattamente il luogo che aveva pensato e, sebbene non ne avesse mai verificato l’esistenza, l’aveva vista un trilione di volte sulla mappa “Il Passaggio” dei Tiri Vispi Weasley. L’avrebbe presa come prova anche lei, per assicurarsi che quella dei Gemelli non fosse una delle solite burle. «Sarà una delle due, e se non lo sarà cercheremo ancora… Sfruttiamo i nostri vantaggi da Prefetti finché possiamo!» Si mise in cammino al seguito di Elijah, guidata da una smania di scoperta equivalente alla sua. La notte era loro, e avrebbero potuto agire indisturbati per le successive ore: questo, a conti fatti, era uno dei privilegi che Eloise aveva maggiormente apprezzato da quando era diventata Prefetto.
Il corridoio era immerso nella penombra, e gli abitanti dei quadri iniziavano a sonnecchiare. Il sole, ormai tramontato oltre l’orizzonte, aveva lasciato posto alla luce tremolante delle torce, facendo trasparire quel fascino unico che la notte regalava al castello. «A parte osservare quanti starnuti fanno i monaci dipinti, hai dato una controllatina ai piani superiori, che tutti fossero rientrati in dormitorio?» Indicò con il pollice verso l’alto, con l’aria dubbiosa. Generalmente erano tutti abbastanza ubbidienti e abituati a rispettare le regole, ma di tanto in tanto capitava di trovare lo spavaldo di turno a gironzolare in pigiama. «Non mi stupirei di trovare qualche galletto Grifondoro fuori dalla Sala Comune.»

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 23/7/2018, 15:17






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La vide scrollare le spalle al suo avvertimento. Beh, problemi suoi. Se ci teneva tanto a farsi spaccare quel bel nasetto non era certo un suo problema. In quel senso era sempre pronto ad accontentare tutti. Si faceva scrupolo se si trattava di una ragazza, ma se questa si offriva gentilmente volontaria perché mai avrebbe dovuto deludere le sue aspettative? Eh, no! Non sarebbe stato affatto carino da parte sua. Era solo da stabilire quale delle due cose fosse meno cavalleresca. Stava per commentare con un freddo "Contenta te", del resto era sempre stato un ardente sostenitore del libero arbitrio. Non si fece altre domande e non cercò risposte, si limitò a far rimbalzare la faccenda nel dimenticatoio.
Non perse altro tempo in chiacchiere inutili, ma annuì alle parole della Tassorosso. Se non era il quadro, allora si trattava della statua. Non esisteva un vero ostacolo che potesse arginare la loro curiosità di scoperta. Quando ti arde quel tipo di fuoco nelle vene, nemmeno il getto d'acqua di una cascata è in grado di spegnarlo. E' un tipo di fuoco che nasce da dentro e che ti consuma se non ne assecondi la potenza. Elijah aveva sempre lasciato che quella passione lo infiammasse, più di ogni altra cosa nella sua vita. Non esisteva nulla di più potente.
I passi che lo separavano dalla statua della strega diminuivano, la sua smania cresceva. Quando gli arrivò di fronte sentiva il cuore pompargli nel petto in modo forsennato, la respirazione dannatamente fuori controllo. Era una statua, solo la statua di un'orrenda strega alla quale non aveva mai dato troppa importanza...eppure…
Allungò la mano e le dita lunghe del Serpeverde si ritrovarono ad accarezzarle il viso, come se lei fosse una delle ragazze che gli stravolgevano il sistema ormonale. Le premette l'orrendo naso ed ovviamente non accadde niente di niente. Elijah fece un ghigno. Ma dai! Ti pare che doveva fare una cosa del genere?
Tutto questo non lo fermò. Se c'era qualcosa in quella statua lui l'avrebbe trovato. Aggiunse anche la mano sinistra alla ricerca, carezzando la statua con cura. Gli occhi attenti che faticavano a trovare chissà cosa nella penombra. Doveva unire i due sensi, vista e tatto, solo così poteva arrivare a qualche risultato accettabile.
Mentre le mani scivolavano sulla veste della strega, Elijah si fermò a fronte della domanda di Eloise.
- No, non sono ancora andato ai piani alti. Quando ci siamo incrociati, la ronda era iniziata da meno di dieci minuti. Ho avuto tempo di controllare solo che i miei fossero tutti dentro e sono passato per i Sotterranei.
Ovviamente non aveva modo di controllare le stanze delle ragazze, ma sperava davvero che fossero tutte dentro per il loro bene. Una volta aveva trovato una primina di Serpeverde fuori dalla Sala Comune all'una di notte. La piccola arpia si era lanciata in un'improbabile spiegazione in merito a impellenti bisogni notturni. Elijah le aveva smontato il grandioso castello di carte facendole notare che il bagno delle ragazze era dal lato opposto del corridoio e che il punto dove l'aveva beccata non era contemplato nel tragitto di andata e ritorno. A quel punto la piccola Serpeverde aveva deviato sulla strategia del pianto, cosa che l'aveva fatto ancora più irritare. Dopo un secco "Vieni con me" l'aveva riaccompagnata ai Dormitori. La mattina dopo l'aveva poi consegnata con grande gusto nelle mani di Emily.
- Aspetto sempre almeno un'ora prima di mettermi a caccia dei furbastri. Quelli scaltri non si fanno vedere in giro quando inizia la ronda perché la maggior parte di noi controlla subito. Io no, di solito aspetto sempre quando ormai credono di averla fatta franca e abbassano la guardia. E' quello il momento migliore per andare a caccia, Lynch, quando la prenda è convinta di essere in salvo - fece un ghigno così ampio che gli arrivò fino alle orecchie. Era sempre stato un sadico ed ora, da Prefetto, aveva trovato il modo di sollazzarsi in tal senso - Lasciamogli un po' di vantaggio, sarà molto più divertente.
La sua mano si mosse sulla schiena della statua e Elijah udì uno scricchiolio. Alzò la mano allargando le pupille nella semioscurità e poi tornò a toccare la statua. Altro scricchiolio.
- Eloise, qui dietro c'è qualcosa…

 
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view post Posted on 4/9/2018, 16:22
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Infilando una mano nella tasca della divisa, Eloise scoprì con piacevole sorpresa di averci riposto un sacchettino di Mosche al Caramello; non avendo avuto la possibilità di cenare, fu una grazia: se ne lanciò un paio in bocca, sentendo fin da subito i benefici dello zucchero. E se la Mappa dei Gemelli non mentiva, molto presto avrebbe avuto occasione di riempirsi la pancia direttamente dagli scaffali di Mielandia.
Dopo aver lanciato uno sguardo di sottecchi a Elijah, che le camminava accanto, gli allungò il sacchetto per invitarlo a prendere una Mosca. «Mh-hm...» Rispose alla sua affermazione, mentre con la lingua cercava di staccare del caramello ostinato che si era arpionato a un suo molare con la stessa determinazione di un paguro. Fu inevitabile, in quel momento di attesa, chiedersi se Sullivan si comportasse in quel modo con chiunque, quando “quel modo” era la costante affermazione di idee chiare e sistemi prestabiliti, dei solidi e duraturi castelli. Se le fosse stato chiesto altrettanto, non avrebbe saputo dire se c’era un metodo efficace per beccare gli studentelli ribelli e “wannabe” in giro per i corridoi. Lei stessa - le rare volte in cui era sgattaiolata fuori dal dormitorio - non aveva seguito una legge precisa. «Possibile, possibile. Anche se mi è successo molto più spesso di trovare dei furbetti in giro nelle ore serali, poco dopo cena. Diciamo che è il modo più immediato per togliere qualche punto...» Non era da lei, quella di andare alla caccia di punizioni, ma trovava divertente e sfidante giocare a quella peculiare partita di Guardie e Ladri. Difficilmente si spingeva oltre a una strigliata, o finiva per portare gli studentelli dai Caposcuola: in empatia con i clandestini, preferiva chiudere un occhio, di tanto in tanto.
Sollevando lo sguardo, si accorse di trovarsi nei pressi della loro meta: la statua della Strega Orba si stagliava nel corridoio scuro illuminata dalla luce ballerina delle torce. Aveva un’aria sinistra, e di tutta la forma si riusciva a distinguere solo il profilo incurvato. Il volto, tuttavia, era ravvivato dalla luna, e assumeva un’aria innaturale e sinistra che sarebbe stata capace di spaventare chiunque non fosse volontariamente diretto in quella direzione.
Non appena furono nei suoi pressi, Eloise lasciò il Serpeverde avvicinarsi alla Strega e si concesse qualche istante per studiare la targhetta che stava ai suoi piedi. “Gunhilda di Gorsemoor”: non appena lesse il nome un campanello si risvegliò nella sua mente. Mosse un passo indietro e inclinò leggermente il capo per osservare la figura nella sua interezza: sì, si disse, la somiglianza era lampante. «Figurina 9 delle Cioccorane. Speriamo di non prenderci un bel Vaiolo di Drago.» Era lei, infatti, ad aver trovato la cura. Eloise lo ricordava bene.
Solo in quel momento si rese conto di ciò che Elijah stava facendo: le sue mani scivolavano sulla superficie del volto della statua con fare sicuro, con la stessa accortezza di chi accarezza la pelle di un’amante. La pietra sembrava aver catalizzato la sua piena attenzione, e c’era qualcosa, in quella scena, che le diede un brivido strano. Aveva un non so che di grottesco, ma allo stesso tempo appariva lasciva e conturbante. Avrebbe voluto chiedergli cosa stesse facendo, ma si limitò a rivolgergli un’occhiata di dubbio misto a stizza. «Ti piace, eh?» Subito sogghignò, cercando di sdrammatizzare una situazione che la disturbava. Il suo sguardo si era fatto ammiccante nel tentativo di dissimulare un disagio spontaneo. «Un po’ di tempo fa ho letto che esistono maghi che hanno una certa passione per le statue, che proiettano su di loro dei sentimenti umani e che usano il Gargollo per portarle a rispondere ai loro sentimenti… Non sarai uno di quelli?» Il suo ghigno si accentuò ulteriormente, mentre il tono si faceva sempre più canzonatorio. Era una di quelle notizie-porcheria del Settimanale delle Streghe e difficilmente avrebbe creduto che uno come Sullivan potesse spingersi a tanto, ma era incuriosita dal collega a tal punto da voler vedere come avrebbe reagito. Voleva suscitare sgomento, voleva provocare e scoprire se la sua prima impressione era stata corretta: il suo compagno di ronda apparteneva veramente a quella categoria di persone piene di schemi fissi e idee così chiare da essere quasi incapaci di cambiare idea?
«Fa' sentire...» Si posizionò al lato di Elijah per mettere la mano nel punto che le aveva indicato. Sentendo che la sua ancora sostava in quei pressi, si infilò per andare a toccare la potenziale leva, risultando vagamente brusca. «Mmmh, allora… È questa piccola sporgenza nella pietra che sembra un bottone un po’ grezzo?» Inclinò la testa di lato, appoggiandosi per un istante alla spalla della Strega. Provò a spingere, ma nulla parve muoversi. Tirò, spinse di lato, ruotò, cercò di sollevare, di farlo scivolare, di spingere con maggiore vigore. Cambiò dita, mano, si abbassò per vedere meglio, ma non sembrava altro che un’imperfezione sulla parte non visibile della statua. Finalmente si arrese, scuotendo il capo. «Niente.»
Le dita scivolarono automaticamente verso la tasca, andando a prendere la bacchetta. Non le sembrava un’opzione plausibile, ma valeva la pena tentare. Puntando la Sequoia verso la strega, esclamò un «Alohomora» svogliato, concentrandosi sulla volontà di aprire il passaggio. Rimase immobile un paio di istanti, giusto il tempo di dare a eventuali meccanismi la possibilità di attivarsi, ma nulla accadde. «Almeno ci siamo tolti il dubbio.» Concluse, mentre nuove idee già iniziavano a gravitarle in testa.


Sully Sullyna, l’estate mi ha provata, ma eccomi qui! Ora le cose si faranno più scorrevoli, per quanto mi riguarda.
Ho preferito anticipare la risposta di Elijah a mentre camminano, per rendermi fattibile l'interazione… Se ci sono problemi fammi sapere!

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 10/9/2018, 09:27






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L'appetito di Elijah venne subito catturato dalle Mosche al caramello che si agitavano nel sacchetto di Eloise. Sebbene non fossero di cioccolato, accettò di buon grado. Non era mai troppo sofistico se si trattava di cibo, fatta eccezione per l’odiato succo di zucca.
- Grazie – il Serpeverde tuffò la mano nel sacchetto e acchiappò un paio di mosche. Doveva ammettere che erano deliziose e lo zucchero in così alte concentrazioni era un toccasana se avevi necessità di mettere in moto il cervello. Nel corso della nottata avrebbe ricambiato il favore, condividendo con la Tassorosso la sua tavoletta di cioccolato fondente.
Certo che quelle cose erano appiccicose in bocca come la morte. Si attaccavano ai denti peggio della colla ed Elijah provò ad evitare di masticarle, anche se la tentazione era troppo forte.
- Uhm – cercò di parlare nel modo più educato possibile, sebbene avesse ancora le due mosche parcheggiate all’altezza dei molari – buono a sapersi. Vedrò di adottare entrambe le strategie. Ottimo consiglio, grazie.
Se si trattava di beccare qualche trasgressore, era sempre pronto ad accettare qualche dritta, soprattutto se arrivava da un Prefetto più esperto.
Sebbene stesse esplorando con attenzione la statua, non gli sfuggirono affatto le parole della ragazza. Rimase immobile per un brevissimo istante, senza però allontanare le mani dalla pietra, quindi riprese ad esplorare. Arrivato al lato del viso della strega le sussurrò – Amore, ci hanno scoperti. Mi dispiace, ma la nostra storia finisce qui.
Non erano da lui certe esternazioni, tanto che il Serpeverde iniziò a pensare che le Mosche al caramello fossero state “corrette” con qualche strana pozione che spingeva ad esibizioni teatrali.
Cercò di recuperare un contegno il più rapidamente possibile, sebbene stesse apprezzando parecchio quell’aspetto divertente della ricerca.
- Preferisco le ragazze giovani, calde e morbide - pronunciò quelle parole con tale enfasi, che ebbe quasi l'impressione di toccarne una - Gunhilda la lascio a Gazza, sarebbero una gran bella coppia.
Sebbene gli fosse apparsa alle spalle come un fantasma, doveva ammettere che Eloise gli stava parecchio simpatica. Sì, aveva un modo di porsi particolare, ma quel suo modo di fare non lo indisponeva affatto. Poi gli piaceva parecchio il fatto che fosse predisposta all’avventura costruttiva e non solo distruttiva.
Quando Eloise si insinuò tra lui e la statua, il Serpeverde rimase perfettamente immobile. Ormai qualsiasi contatto con il sesso femminile gli procurava delle sensazioni ingestibili, anche se una ragazza gli sfiorava la spalla per dire “Sullivan, hai una cacca di gufo sulla divisa”. Questa cosa stava diventando una vera dannazione, tanto che Elijah cominciava a chiedersi quando sarebbe finita, e se mai sarebbe finita. Si spostò leggermente indietro mentre la Tassorosso eseguiva il suo incantesimo e non rimase stupito, così come non lo fu lei, che l’Alohomora non sortisse alcun effetto. Sarebbe stato troppo facile e sua sorella non era mai stata per le cose facili.
- Proviamo a ragionare al contrario – gli occhi chiarissimi di Elijah fissarono il volto della sua compagna d’avventura – noi presumiamo che qui dentro ci sia un passaggio ma non ne siamo certi. Non vale la pena perdere tempo se poi questo tempo non porta a nulla.
Infilò la mano in tasca ed estrasse la sua fedele bacchetta di prugnolo – Se per il momento non possiamo saltare l’ostacolo, proviamo ad aggirarlo – non era certo di essersi spiegato, spesso i suoi discorsi erano decisamente ermetici – Intendo dire che possiamo vedere cosa c’è dietro, no?
Puntò la bacchetta dritta verso la schiena della statua – Lumos Solem.
Forse un semplice Lumos sarebbe stato sufficiente, ma si trovavano in un punto poco illuminato e dietro a Gunhilda per giunta.
- In Sala Comune ho visto un Serpeverde più grande fare un incantesimo che rende gli oggetti trasparenti, mi pare fosse qualcosa come Verto ...Verto...non mi ricordo, accidenti. Tu sei in grado di fare una cosa del genere? - fece un ghigno soddisfatto – Se si, possiamo vedere cosa c’è nel pancino di questa bella ragazza – fece una smorfia di disgusto – vabbè, bella...lo sarebbe solo se ci porta da qualche parte. Possiamo provare, se vuoi.

Hai fatto benissimo :flower:
Anche la mia idea dell'incantesimo è solo un suggerimento :fru: , Eloise è liberissima di agire come preferisce o scegliere una strategia alternativa. Ogni cosa sarà ben accetta a queste latitudini :ihih: :bello:


 
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view post Posted on 21/9/2018, 16:14
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A furia di rimuginare a denti incollati, spiacevole imprevisto da imputare alle Mosche Caramellate, la coppia di Prefetti azzerò le distanze tra sé e il più plausibile degli ingressi per il passaggio segreto che stava cercando. Inspiegabilmente, dopo un incipit un po’ faticoso, si erano ritrovati compagni di avventure: e sebbene le differenze tra loro fossero palpabili, sebbene il loro approccio alla vita fosse antitetico, riuscivano a essere guidati dalla medesima curiosità e sete di conoscenza. Non era la prima volta che Tasso e Serpe riuscivano a fare comunella, e per la personale esperienza di Eloise non c’era ancora stato un spigolo Serpeverde in grado di urtarla e allontanarla.
«Speriamo solo che il suo cuore spezzato non ci impedisca di passare.» Fosse stato per lei, avrebbe potuto continuare a parlare dell’amore di Gunhilda anche per tutta la sera. Una volta che si tiravano fuori quelle scemenze, e che riscontrava nell’interlocutore un senso dell’umorismo sufficiente per darle corda, era difficile che mollasse la presa. Eppure, in quel momento, accadde qualcosa di strano: il discorso prese una piega imprevista, dirigendosi verso un terreno pericoloso che la sua mente individuava come “lava”. Mayday, mayday, abbandonare la nave, eject!, premi il bottone rosso e fatti sbalzare nell’iperspazio, forza!
I suoi occhi si spalancarono automaticamente quando il suo cervello percepì dove si stava andando a parare: le ragazze e la loro morbidezza erano argomenti tanto distanti da sembrare alieni al suo punto di vista. Non che fosse insensibile al tema dei sentimenti o cieca davanti alla bellezza, ma era stata sempre talmente distratta dall’esplorazione di altri aspetti della vita che era abbastanza sicura di essere rimasta indietro di qualche tappa, sull’argomento. Non era scollegata dalla realtà, se ne rendeva conto, e per questo preferiva dissimulare la sua maturità e non darlo troppo a vedere.
Aveva dimenticato di respirare per un momento o due, riprendendo a ossigenare il cervello solo quando Elijah, inconsapevolmente, le procurò un appiglio insperato. «Possiamo presentarglielo, un giorno, non è vero, Gunhilda?» Battendo sulla spalla della statua e rivolgendo a lei la sua totale attenzione, il rossore che aveva raggiunto le sue guance forse non si sarebbe notato troppo. Fu come se tutta la sua spavalderia si fosse dissolta in un soffio: aveva evitato le sabbie mobili e continuava a procedere su un terreno accidentato, mentre Elijah, esperto di quelle zone, saltellava tra una pietra traballante e l’altra.
Si era gettata alla ricerca del potenziale bottone con fin troppa convinzione, e la percezione di quel contatto imprevisto non migliorò la situazione. Non era così strano sentire la pelle di una mano altrui ma, colpevoli i discorsi di poco prima, sentì un disagio inappropriato impadronirsi delle sue membra. Tuttavia, non sembrava esserci modo per risolvere quella semi-paralisi e intimare al suo compagno di merende di scansarsi - cosa che avrebbe gradito fare con sollievo; per fortuna non dovette attendere molto per essere tolta dall’impiccio e per tornare a concentrarsi su quella speciale missione a cui, guarda caso, si sentiva in dovere di dedicare la sua attenzione più piena e completa.
Sebbene l’Alohomora non le avesse dato alcuna soddisfazione, tornare a percorrere strade conosciute fu una panacea per il suo stomaco spaventato. Non appena la punta della bacchetta si illuminò, l’ambiente rifulse di sfumature calde, meno spaventose. Il rossore che si era impadronito delle sue guance era quasi del tutto scemato, concentrata com’era sulla ricerca. E benché disprezzasse nel profondo dell’animo qualsiasi utilizzo dei Lumos e dei suoi derivati, quella volta decise di chiudere un occhio: tutto pur di non tornare a parlare di ragazze morbide.
Ragionare in due, poi, è sempre più utile che accanirsi in solitudine: il passo indietro proposto da Elijah non era un’idea sciocca, ed Eloise l’accolse di buon grado. «Verto Lucidus. L’idea mi piace...» Commentò, soppesando le alternative. C’era qualcosa di utile, qualche conoscenza a cui poteva attingere grazie al contatto con i gemelli Weasley? C’era qualche particolare che aveva tralasciato? Spostando il peso da un piede all’altro, si accorse che effettivamente qualcosa c’era, ma sembrava ancora sfuggirle. «Fino a un attimo fa non resistevi a metterle le mani addosso, e ora la snobbi così?»
Raccogliendo la concentrazione, si posizionò in modo da riuscire a muoversi comodamente nonostante lo spazio angusto. L’incantesimo non richiedeva movimenti complessi, quello che contava era la concentrazione; chiusi gli occhi per un istante, si focalizzò sul desiderio di rendere trasparente quella superficie, dicendosi che - se avesse funzionato - avrebbero potuto prendere in considerazione anche il Verto Tenuis. Incanto che, peraltro, era una sorta di coltellino svizzero, utile nelle occasioni più disparate. «Verto Lucidus.» Mormorò convinta. Una scintilla, scaturita dalla punta della sua bacchetta, andò a colpire la pancia della strega orba e iniziò a modificare la pietra, che da scura divenne gradatamente traslucida.
Alla luce della bacchetta di Elijah, qualcosa iniziava a intravedersi. Dopo essersi accucciata a terra ed aver appoggiato le mani alle gonnelle marmoree, avvicinò il muso alla statua spostandosi prima verso destra, poi verso sinistra, per cercare di capire meglio se ciò che vedeva era reale o immaginario. Eppure, la luce che le restituiva quello che doveva essere il pavimento dava l’impressione di spingersi più in giù, nelle profondità del pavimento, come un tunnel. «Eccolo!» Esclamò, senza frenare l’entusiasmo. C’era qualcosa, e quel qualcosa era esattamente quello che stavano cercando. «Lo sapevo!» Assestata una gomitata leggera a Elijah, le idee si schiarirono. Certo, Elijah non poteva immaginare che lei sapesse già qualcosa a riguardo, ma ora, che si era tradita, avrebbe potuto estorcerle qualche informazione in più.

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 5/10/2018, 11:15






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Ormai era diventata una questione di principio, loro due contro quella statua, unico ostacolo per un’avventura che non avevano previsto. Elijah non sapeva come sarebbe finita, ma era certissimo che non avrebbero gettato la spugna. Se esisteva un passaggio nel pancione della strega, l’avrebbero trovato e utilizzato.
- E’ una donna forte, se ne farà una ragione – sentenziò con il braccio intorno alle spalle della statua – dubito che sia la prima volta.
Si voltò verso il profilo della statua – Nonostante tutto, lei sa cosa è giusto. Vero Gunhilda?
Quella mosca al caramello aveva avuto un effetto devastante su di lui, innescando la sua fame in modo devastante. Per fortuna che aveva portato, come sempre, la sua scorta di cioccolato.
- Secondo me già si sono presentati da un secolo. Ce lo vedo il vecchio Gazza a corteggiarla – sollevò appena il sopracciglio sinistro – certo, sarebbe una scena indimenticabile da immortalare.
I suoi occhi chiarissimi si fissarono su Eloise, sulle gote per essere esatti e, nonostante la penombra, colse quella sfumatura porpora che le colorava la pelle. Un ghigno appena accennato mentre si nascondeva dietro la testa della strega. Ma non mi dire! Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere alle sue parole. Insomma, per lui non c’era niente di strano ma, da quello che poteva constatare, non era stato lo stesso per la Tassorosso. Sapeva che non era dovuto al freddo o al caldo. Non aveva nulla a che fare con la corsa o con lo sforzo fisico.
- Ehi! Ti stai strozzando con la mosca al caramello che sei tutta rossa? - il volto del Serpeverde ricomparve dritto davanti a lei, la testa leggermente inclinata sulla destra.
Elijah aveva compreso perfettamente la causa scatenante di quel rossore e fu proprio per questo che decise di non calcare la mano. Essere un Cavaliere voleva dire anche quello, lasciare che alcune cose svaniscano così come sono apparse.
Infilò la mano sotto al mantello e tirò fuori la tavoletta di cioccolato che teneva nascosta. Ne sollevò con cura la stagnola dorata, spezzando un paio di quadretti che porse ala ragazza.
- Mettilo in bocca e fallo sciogliere piano, vedrai che ogni sensazione sgradevole passerà.
Era una frase piuttosto ermetica, ma lascio che Eloise la interpretasse nel modo che le creasse meno problemi. Doveva essere sincero, in un’altra situazione si sarebbe divertito a giocare un poco, restando sul filo, usando le parole come in una partita di Gobbiglie. Nel caso della Tassorosso si limitò ad agitarle appena nel sacchetto, carezzandole con la punta del dito e lasciandole esattamente al loro posto. Saggia decisione. Eloise gli era simpatica e non avrebbe mai infierito senza un motivo valido, poi avevano altro da fare, decisamente più interessante, ed era con lei che voleva portare a termine quella caccia al tesoro. Quando però lei fece riferimento al fatto che prima non poteva fare a meno di mettere le mani addosso a Gunhilda, il Serpeverde fece un sorriso e scosse la testa.
Lui stava cercando di fare il bravo, ma tornare a stuzzicarlo sull’argomento, male si sposava con la sua idea di tenere a freno la lingua.
- Ti ho già detto cosa preferiscono le mie mani, Lynch – il tono della voce scese un paio di toni, come se Elijah cercasse di mettere in scena una sorta di complicità – non credo ci sia bisogno di ulteriori spiegazioni.
Si ritrovò a trattenere il fiato quando la Prefetto lanciò l’incantesimo e si mise anch’egli in ginocchio sul pavimento per riuscire a vedere meglio. La punta della bacchetta era illuminata e saldamente tra le mani. L’avvicinò quanto più poteva alla statua, posizionandola ad una distanza accettabile dal pavimento.
Nel momento che il tunnel prese forma sotto ai loro occhi, Elijah condivise con lei lo stesso entusiasmo. Sua sorella gli aveva servito una perla su un piatto d’argento. La gomitata della Tassorosso e le sue parole ebbero un impatto ancora più forte.
- Lo sapevi? Come facevi a saperlo? - gli occhi la misero a fuoco, mentre la bacchetta si spegneva, riportandoli di nuovo nella semioscurità – sapevi di questo passaggio segreto? - i suoi occhi si dilatarono appena nel momento che la mente lo condusse alla più probabile delle conclusioni – non è l’unico, vero?
In quel momento però voleva riuscire a capire come aprire quella maledetta statua e imboccare il tunnel che nascondeva. Si mise a sedere sul pavimento, picchiettando la punta della bacchetta sul palmo della mano sinistra.
- Hai provato l’Alohomora ma non ha funzionato, ed era la cosa più logica – adorava ragionare a voce alta con qualcuno che riuscisse a seguirlo senza troppe domande inutili – e se non fosse logico? Se la persona che ha creato questo passaggio avesse ragionato al contrario, infrangendo la razionalità?
Si avvicinò leggermente a Eloise – Intendo dire...se avesse considerato la nostra fanciulla, non come una porta, ma come uno scrigno da aprire? In questo caso non bisognerebbe aprire la porta, ma sollevare il coperchio…



 
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view post Posted on 14/10/2018, 09:01
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Il racconto sulla cara e vecchia Gunhilda aveva preso sfumature impreviste e decisamente colorite, fantasiose a tal punto da portare il Prefetto Tassorosso a immaginarsi mazzi di fiori ai piedi della statua e gote imporporate in occasione degli appuntamenti segreti con Gazza. Ma per quanto la narrazione fosse travolgente e interessante, nulla poteva distoglierla dalla netta impressione di essere rimasta indietro su qualche tema, in quegli anni. I passaggi segreti erano certamente un terreno più sicuro, su cui - decise in quel momento - avrebbe deciso di puntare in caso di pericolo imminente.
Quando il volto del Serpeverde era spuntato dall’altro lato della statua, accompagnato da quella battuta sul rossore, il suo cuore era scivolato talmente in basso da raggiungerle le viscere, portandola a desiderare con vigore di sprofondare giù, nel pavimento, fino ai Sotterranei e al suo letto in Sala Comune. Possibile che avesse capito ogni cosa? Possibile che gli fosse così semplice e leggero parlare di quelle robe lì? Si era costretta a osservarlo in volto, cercando di fare la vaga. Non rimanere senza parole. Non tu. «È il mio colore naturale, ti stupisci?» Sollevato un sopracciglio e sfoderata la faccia tosta, saltare la domanda a piè pari non era stato poi così complicato. Le ci era voluto qualche respiro, ma aveva ormai compreso che per chiudere la faccenda - cosa che fortunatamente anche Elijah sembrava intenzionato a fare - era ormai necessario smettere di parlare di Gunhilda. Dare ulteriori spiegazioni sarebbe stato tanto scomodo quanto innaturale; anzi: non aveva assolutamente voglia di dover trovare una scusa e chiuderla lì, finendo la serata in autonomia. La speranza di trovare il passaggio era, invece, prioritaria.
Accettato il cioccolato di buon grado, dovette contenersi per non mettersi a masticarlo; e non solo perché le avrebbe consentito di gustarlo maggiormente, ma anche perché le forniva una scusa per starsene a bocca chiusa ed evitare di proseguire oltre con parole scomode. A quanto aveva potuto capire, Elijah era uno che amava ribadire certi concetti: così come le aveva dovuto intimare almeno due volte di non spaventarla più, anche per la storia delle ragazze morbide aveva già avuto due occasioni per ripetere le sue preferenze. E poiché utilizzare una storia inventata a piè pari per scoprire gli interessi del Serpeverde non era nella sua lista delle cose da fare, Eloise si convinse della scelta di abbandonare anche quell’argomento. Se poco prima aveva apprezzato la sua capacità di darle corda in quel racconto assurdo, comprendeva anche che non tutti erano fatti per raccontare storie, per crearle e scollegarle completamente dalla loro vita personale. Considerando poi che muoversi, cambiare e passare oltre erano cose che era bravissima a fare, non le fu di peso smetterla di indagare sulla vita sentimentale di Gunhilda.
Fortunatamente, la ricerca iniziava a sortire i primi risultati, che riempirono di entusiasmo tanto lei quanto il collega. Era la prima volta che le capitava di trovare un passaggio in compagnia di qualcun altro, e doveva dire che l’idea non le dispiaceva. Era consapevole di aver mappato il Castello molto più di altre persone, che era stato un lavoro lungo e a volte frustrante, e difficilmente avrebbe condiviso informazioni differenti dalla “singola scoperta” con altri. Tuttavia, vedere come il mistero si dissipava davanti ai loro occhi fu fonte di gioia e orgoglio di squadra, ben differente dalla soddisfazione personale.
Ghignò in direzione di Elijah, in parte divertita dal suo stupore, in parte felice perché il Lumos aveva finalmente terminato i suoi effetti. «Un lavoro ai Tiri Vispi e un discreto interesse per il tema mi hanno aiutata.» Rispose sentendo nel petto una lieve punta di orgoglio; non era facile che si manifestasse in lei e raramente lo percepiva in caso di successi scolastici. Gli unici momenti in cui faceva capolino (pur timidamente e senza diventare gravoso) erano le scoperte di quel genere e le vittorie a Quidditch. Dopotutto, quello era un interesse personale che portava avanti da quando aveva messo piede a Hogwarts. «Probabilmente ne esistono più di quanti possiamo immaginarcene...» Rimase vaga, senza alcuna intenzione di dare ulteriori suggerimenti.
Non era la quantità a cui stavano puntando, ma la qualità: riuscire a sbloccare il passaggio e verificare quale fosse la sua meta. Seguì il ragionamento di Elijah ragionandoci su: per quanto astratto e generico, poteva trovare un senso pratico nelle sue parole. E non solo: qualcosa, nella sua frase, risvegliò un pensiero recondito e rimasto intrappolato nella sua mente fino a quel momento. «Sollevato, sì, oppure… Rotto.» Probabilmente l’altro Prefetto non avrebbe compreso, ma era inutile dare spiegazioni ancor prima di mettersi alla prova.
Strinse la bacchetta e, dopo essersi schiarita la gola, la puntò sulla gobba della strega. «Dissendio» Esclamò con voce chiara, scandendo bene le lettere. Rompere, aprire, spezzare: l’effetto non le importava: ciò che contava era riuscire a passare oltre quell’ostacolo e scoprire cosa ci fosse al suo interno.
Se per un istante non parve aver avuto effetto, dopo qualche secondo la gobba si aprì, senza spezzarsi. Il varco era piuttosto contenuto, ma grande a sufficienza per permettere loro di passare. Un’espressione soddisfatta, corredata di ghigno accentuato, colorò il viso di Eloise: mistero svelato, successo garantito. Spostò lo sguardo sul Serpeverde. «Sei pronto, Sullivan?» Si gettò all’interno con convinzione, abbracciando la nuova scoperta con la gioia spensierata di chi non bada a ciò che si sta lasciando alle spalle.

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 28/10/2018, 15:13






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Gli piaceva la Tassorosso, ma non per motivi riconducibili a ragazze morbide e affini. In quei pochi momenti trascorsi a masticare Mosche al Caramello, indagando del più e del meno tra le grazie di Gunhilda, Elijah aveva imparato ad apprezzare il modo di fare di quella strana ragazza dai capelli rossi. Era buffo ma gli ricordava moltissimo sua sorella Sarah. Avevano lo stesso spirito d'osservazione, in grado di cavare un ragno dal buco quando c'era solo la ragnatela. Entrambe avevano un indescrivibile fuoco negli occhi e lo lasciavano ardere alimentandolo con curiosità e passione per i dettagli. Fisicamente però era la fotocopia di Clarissa, la piú piccola della famiglia. Stessi capelli rosso fuoco, stessa spruzzata disordinata di lentiggini sul volto. Era curioso come Eloise sembrasse raccoglierle entrambe in sé, gli piaceva davvero molto quella coincidenza. Lasciò comunque i suoi pensieri nella mente, evitando di esternarli.
Sorrise nella semioscurità, scuotendo la testa. C'erano alcuni tipi di contraddittorio che gli piacevano un sacco e quelli di Eloise rientravano nella categoria.
- Due delle mie sei sorelle sono rosse, Lynch, e non mi pare di ricordare niente del genere, anzi, di solito sono bianche come cadaveri - si fermò lí, divertito, allungando alla Tassorosso un altro quadrettone di cioccolato - dai, prendine ancora. Direi che abbiamo una serata impegnativa da affrontare.
A sua volta ficcò in bocca il cioccolato, assaporandolo in silenzio, come faceva sempre. Sapeva che in quel momento avrebbe potuto maneggiare il coltello con maestria, tenendolo saldamente dalla parte del manico. Avrebbe potuto, certo, ma non lo fece. Non fu solo un gesto galante, ma mosso dal fatto di essere distratto da ben altro. Ripose il cioccolato nel mantello, sicuro che dopo ne avrebbero avuto di nuovo bisogno.
Bastarono le poche parole di Eloise ed il Serpeverde iniziò ad incastrare tutti i tasselli nel posto giusto. A quanto pareva Sarah non era l'unica a nutrire quel tipo di interesse, molti altri studenti del castello si erano fatti prendere dal desiderio di scoprire i misteri di Hogwarts. C'era molto di piú di ciò che veniva raccontato, piccole nicchie invisibili nella Storia meravigliosa di quella scuola, all'apparenza noiosa ma di fatto tutto il contrario.
- Ai Tiri Vispi? Come no! - si avvicinò leggermente ad Eloise, scrutandola con curiosità, il sopracciglio sinistro leggermente sollevato - c'é molto di piú, vero Lynch?
La mano destra si infilò nel ciuffo di capelli e lo sistemò quasi distrattamente. Fatica del tutto inutile dato che le ciocche bionde non si erano mosse di un millimetro.
- Quanti altri ne conosci? - eh, si! Era quello il senso del discorso della Tassorosso. Ne esistevano molti di piú di quelli che sapeva lei. Ad Elijah piaceva analizzare le cose, oltre il lecito a volte, e colse ogni piú piccola e insignificante parola pronunciata dalla sua compagna d'avventura.
- Sapevi già che mia sorella aveva ragione, no? - un ghigno apparve alla fine sul volto di Elijah – sarebbe carino se me ne dicessi un altro che conosci.
Si sa che non si fa mai niente per niente e questa massima era più che mai radicata nei Serpeverde. In quel caso, però, non era solo una questione di principi, ma di giustizia. Era una doppia scoperta per lui, ma poteva esserlo ancora di più se avessero continuato a leggere insieme il libro che gli aveva regalato Sarah, ricavandone un comune vantaggio.
Quello che avevano appena scoperto era nuovo per entrambi, ed era evidente dallo stupore che albergava sui loro volti davanti alla scoperta.
- Rotto?…sì, anche… - scrutò con curiosità la Tassorosso. Conosceva più incantesimi di lui, era indubbio, e non aveva idea di dove volesse andare a parare.
Nel silenzio che li circondava, la formula venne pronunciata da lei in modo perfetto. Non sapeva se Eloise fosse già certa del buon esito, ma la sicurezza con cui venne espressa la formula non lasciava alcun dubbio. All’inizio sembrò un nuovo insuccesso ed Elijah ne fu certo finché la schiena della statua non iniziò ad aprirsi. La mano del Serpeverde afferrò il bordo del passaggio, facendo capolino quel tanto che bastava per godere del miracolo appena compiuto.
- Certo che sono pronto, Lynch –sentenziò giusto un attimo prima che la ragazza si infilasse nel passaggio senza pensarci due volte. Ammirava quell’istinto di scoperta che non ti fa fermare davanti a nulla, lo condivideva anche lui senza condizioni.
Strinse forte la bacchetta di prugnolo e entrò anche lui nella schiena di Gunhilda. Maledizione!! Non si vedeva nulla – Lumos! - meglio capire bene dove si mettevano i piedi.
Si concesse qualche secondo per guardarsi intorno, era un vero e proprio passaggio segreto. Ora moriva dalla voglia di scoprire dove sarebbero sbucati una volta arrivati a destinazione.
- Stiamo scendendo – la posizione innaturale che premeva sui muscoli delle cosce non lasciava alcun dubbio – ci porterà fuori dal castello.
Ovvio che sì, ma la vera domanda era: Dove?

 
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view post Posted on 7/11/2018, 12:54
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L’ennesima puntualizzazione di Elijah portò Eloise a sbuffare come una locomotiva in corsa. Aveva palesemente schivato la domanda, complice la netta impressione che l’accordo silente fosse di lasciar scivolare via la questione, e allora perché il Serpeverde insisteva nel badare alle sue risposte? Non aveva capito che quello era il suo modo di fare, e che era inutile riportare tutto a una dimensione razionale? Visto che non sembrava molto in grado di lasciarla senza l’ennesima replica, decise di prendere l’iniziativa e non procedere oltre con le risposte. Piuttosto, allungò nuovamente le dita verso il cioccolato e se lo portò alla bocca, godendosi il gusto intenso e amaro che le si sprigionava in bocca.
Socchiuse leggermente gli occhi, assaporando la piacevole sensazione con le papille gustative. Era un cioccolato forte e puro, senza alcuna aggiunta, ma talmente protagonista da essere soddisfacente di per sé. Morse una scaglia, sentendolo croccare tra i denti e suscitare una danza di gioia sul palato, in un rapimento tale da concederle il lusso di ignorare, almeno temporaneamente, le richieste del Serpeverde.
Tra cioccolato e incantesimo da eseguire, finse di essere troppo concentrata su altro per fornire una risposta alle sue domande. Scalpitava di irrequietezza, lo percepiva fin sulla pelle, ed era già proiettato verso una dimensione futura. Se Eloise era in continuo movimento, c’erano momenti e contesti in grado di rapire la sua attenzione a tal punto di non farle accorgere di essersi fermata; Sullivan, d’altro canto, era un fiume in piena, travolgente e inarrestabile, incapace di badare a ciò che lo circondava quando la prospettiva futura si faceva attraente. O almeno, questa era la fugace impressione che aveva avuto di lui.
Sdrucciolò nel passaggio per un breve tratto scivoloso, ritrovandosi a impattare e cadere sul terreno freddo. Si spostò rapidamente per lasciare lo spazio necessario per atterrare, ma non fu abbastanza rapida: parte del corpo del Serpeverde si era delicatamente sovrapposta alla sua gamba destra. «Atterraggio morbido, non trovi?» Esclamò, digrignando leggermente i denti, ma senza sentire un grande dolore.
Si rialzò aiutandosi con le pareti umide e ripulì sommariamente la gonna con le mani. Non si vedeva un accidenti e, se non avessero voluto procedere a tentoni, sarebbe stato meglio armarsi di luce. Stentava a individuare la stessa presenza di Elijah, rialzatosi da qualche parte vicino a lei.
«Ottimo!» Esclamò, quando il ragazzo ebbe acceso la bacchetta. Lo lasciò procedere per primo, mettendosi alle sue calcagna con passo veloce. L’idea di uscire dal castello non la preoccupava - dubitava che qualcuno si sarebbe accorto della loro assenza - mentre il desiderio di esplorazione le faceva solleticare le dita e pulsare le vene per la curiosità della loro meta: quella felicità nell’esplorare era esattamente ciò su cui avrebbe fatto leva per far comprendere al Serpeverde le sue azioni.
«È contro il mio codice etico svelarti i passaggi segreti e privarti di… Tutto questo.» Sollevò le braccia per indicare i muri di pietra scavata, il percorso che dovevano percorrere e loro stessi. «Il bello sta proprio nel processo di scoperta, inutile sperare che l'esperto di turno -» Si indicò con il dito, sogghignando, «te li sveli. I gemelli Weasley non mi hanno mai detto nulla, e neanche tua sorella l’ha fatto.» Indicò il libro che Elijah - che procedeva davanti a lei - teneva in mano. Si erano messi in cammino lungo un cunicolo tortuoso in cui tutto riluceva della luce fredda del Lumos, e per quanto entrambi scalpitassero dal desiderio di scoprire dove sarebbero arrivati, ci sarebbe voluto un bel po’ prima di raggiungere la meta.



Ho aggiunto la parte della scivolata per coerenza con JKR, per qualsiasi problemino modifico!
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 18/11/2018, 14:49






ypTd6cB


Si muovevano in modo accorto mentre si addentravano in quel cunicolo. La prudenza non è mai troppa ma, nel giro di pochi istanti, si trovarono risucchiati dal brecciolino del pavimento. Le suole lisce delle scarpe della divisa scolastica non aiutarono affatto. Per quanto provarono a tenere l’equilibrio, iniziarono a scivolare verso il basso. Eloise andò giù per prima, Elijah la seguì a ruota subito. Il Serpeverde scese con maggiore velocità a causa della mole e del peso e, in dirittura d’arrivo, si ritrovò ad impattare non solo contro la gamba della Tassorosso ma anche con la testa contro il muro. Si udì uno “stonk” inequivocabile, accompagnato da – Ouch!
Sebbene Elijah fosse bravissimo a tenere la bocca chiusa, quella craniata colossale gli fece sfuggire un’esclamazione di disappunto.
- Morbidissimo… - e meno male che erano al buio, altrimenti ci avrebbe visto doppio. Si sollevò lentamente, spolverando i pantaloni con le mani.
Com’era possibile che ultimamente si ritrovasse sempre dentro ad un cunicolo? Questo sembrava meno pericolante, ma la cosa non era certo una consolazione.
- Credo di avere un conto aperto con i cunicoli – bofonchiò. Il suo vocione rimbombò nel silenzio sepolcrale che li circondava. L’unica cosa perfettamente udibile era lo scricchiolare del famigerato brecciolino sotto le loro scarpe. Era come se quel suono cadenzasse, passo dopo passo, il loro avanzare.
- Quando eravamo a Gerusalemme, ci siamo ritrovati un cunicolo sudicio – e sottolinearlo era importante, dato che il sudiciume era stata la colonna sonora delle loro avventure – da cui sono sbucati prima due scorpioni giganti, una specie di Schiopodi messi all’ingrasso, e – quando pensavamo di essercene liberati – sono comparse tredici Acromantule, sei davanti e sette dietro.
Sentiva ancora alla perfezione il rumore delle mandibole che cercavano di afferrarli. Nella semi oscurità che li avvolgeva, si ritrovò ad ascoltare ogni minimo suono prodotto da quel posto, pronto a reagire nel caso di qualche apparizione inopportuna. Fece un respiro profondo, quasi mettendosi alla prova. Mantenere la calma era il suo imperativo, essere un bersaglio difficile da individuare il primo obiettivo. L’avventura con il Preside gli aveva insegnato molte cose e la prima è che nessuno era invulnerabile o indistruttibile. Mai bisogna pensare di essere tanto scaltri da essere sempre un passo davanti agli altri, ma bisogna lavorare duramente per esserci. Nulla è semplice come sembra e la presunzione è uno dei peccati da evitare in certe situazioni.
- Hai un codice etico, Lynch? - si voltò a guardarla mentre non smetteva di avanzare. Si ritrovarono in un punto in cui dovette piegarsi non poco per riuscire a passare. L’altezza del cunicolo sembrava mutare in peggio, ma fu solo per qualche metro.
- Ti interesserebbe una collaborazione?
Lei aveva le sue fonti, a quanto pareva, già verificate. Lui possedeva il libro di Sarah. Se avessero unito le forze, sicuramente avrebbero raggiunto maggiori traguardi e con parecchia soddisfazione.
Camminarono tranquilli per un tempo incalcolabile finché si ritrovarono davanti ad una parete. Fine della corsa. Elijah si guardò intorno e poi in alto. In quel caso l’altezza fu un bene. Sulla sua testa troneggiava un’apertura. A quanto pare, era ora di salire.


 
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