April Fool's Day

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view post Posted on 5/4/2018, 19:34
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Il pensiero l'aveva colta in un accesso di adrenalina che stringeva ancora la lettera di Aiden tra le mani. In prossimità del comodino, l'ultima valutazione di Difesa Contro le Arti Oscure sbucava malevolmente dalla tracolla a dimostrazione della sua fallacia. Nieve sorrise, vagamente soddisfatta, prima di acciuffare la bacchetta ed eseguire un rapido Reparo perché il vaso potesse ricomporsi. Poi, si alzò e rimediò al pasticcio che aveva combinato con una duplice speranza ad animarla: voleva eliminare le tracce del suo sfogo prima che una delle compagne tornasse in dormitorio e desiderava scacciare l'idea che aveva preso forma nell'ultimo minuto. Era sorta sulla scia del sarcasmo, sicché Nieve non vi aveva dato il giusto peso da principio e aveva lasciato che facesse il suo corso. Ne aveva sottovalutato la logica, tuttavia, fino a rimanere intrappolata nelle sue trame prima che potesse porvi rimedio.
Erano trascorse appena ventiquattr'ore da quando Francis l'aveva resa partecipe degli eventi della Sala Grande, trovando il suo sdegno e, insieme, il suo supporto. Le voci sulla McLinder e sul Midnight correvano leste e insidiose: le maldicenze più ardite volevano che, oltre la bellezza virginale di lei, si celasse il più autoritario dei domatori e che, per sottomettere l'altro, usasse nientemeno che il bastone da passeggio di lui; i pettegolezzi più tenui si limitavano a sottolineare la positiva influenza di una donna così centrata sull'indole bizzosa del giovane docente; e una terza fazione, infine, riteneva che si trattasse di un semplice, cordiale rapporto tra colleghi.
Nieve raggiunse lo specchio con la consapevolezza di preferire la prima posizione, trovare più ragionevole la seconda e rigettare nettamente la terza, ché non deponeva ai suoi fini. L'immagine che trovò sulla superficie riflettente la spinse a ridere un poco, sulle bocca un "Oddio, Nieve" che spasimava per fermarla. Gettò un ultimo sguardo al cofanetto coi cupcake mentre sistemava i fiori nel vaso e lo riponeva sul comodino. Gli occhi corsero, dapprima, all'orologio da taschino e, dopo, alla porta. Afferrò i dolci prima che potesse pentirsene e lasciò il dormitorio. C'era ancora tempo e una sfida era una sfida.

* * *


Il piano era basilare nella sua essenza: avrebbe chiesto alla docente di intercedere - non proprio volontariamente, stanti gli effetti del dessert, ma quasi - presso il Midnight perché le assegnasse una O; e avrebbe preteso che si aggiungesse un piccolo, aggraziato "+" della stessa tonalità di rosso per ciascun voto discutibile del quale era stata destinataria.
Ferma a uno degli angoli che davano sul corridoio del primo piano, si morse il labbro inferiore in preda al divertimento. La porta dell'ufficio della McLinder stava lì, quieta e lineare. Benché decine di obiezioni avessero fatto capolino nella sua mente lungo il tragitto, Nieve rimaneva risoluta circa le proprie intenzioni. Solo per un istante aveva tentennato, in prossimità del crocevia che dava sul secondo piano: lì, si era immaginata raggiungere lo studio del Midnight - lo stesso oltre la cui soglia si era ripromessa di non addentrarsi mai, finché avesse avuto la forza di opporsi - e servirgli i cupcake; era perfino riuscita ad assaporare la vista della penna sulla pergamena mentre proprio lui incideva una fila di segni positivi accanto alla nuova valutazione. Infine, il buonsenso aveva prevalso e aveva portato con sé la prudenza. Se riusciva a stento a comportarsi civilmente a lezione, era improbabile che mantenesse il controllo in una stanza dove non c'erano testimoni a ricordarle quale fosse il suolo che ricopriva. Inoltre, aveva promesso a Thalia di tenersi lontana dai guai, finché l'addestramento per l'Esercito del Mezzogiorno non fosse stato completato. La fase successiva del piano richiedeva necessariamente che fosse più preparata per poterlo affrontare e segnare il punto che si auspicava di utilizzare contro di lui a tempo debito.

«C'è sempre la possibilità che non sia in studio,» commentò, la schiena poggiata contro il muro. Una smorfia le irrigidì le labbra alla prospettiva che la bella docente fosse, invece, nell'ufficio del Midnight o, peggio, che potesse trovare anche l'uomo oltre la soglia. Scosse il capo. «Se così fosse, me ne tornerò in stanza di filato.»

I contorni della più nefanda delle evenienze non servirono a dissuaderla e, mentre ricordava a se stessa di procedere con cautela, già picchiettava sulla superficie della porta con le nocche. Il corridoio deserto le riportò alla mente un'esperienza di poco dissimile, risalente a un paio di anni prima, con un dolce stantio per protagonista: il volto di Horus, bellissimo e sfregiato dall'irruenza delle sue azioni, tornò a stagliarsi su tutte le altre memorie, quasi che volesse servirle da monito. Non era finita troppo bene l'ultima volta che si era sentita così gagliarda da rifilare un dolcetto a qualcuno. Era ancora in tempo per tornare sui propri passi.

«Buonasera, professoressa McLinder! La disturbo per caso?»

Le parole sarebbero piovute nell'ufficio solo se e quando la voce della donna fosse giunta in risposta ai suoi tocchi con un invito a entrare. Schiusa la porta e introdottasi nell'ambiente estraneo dello studio, Nieve avrebbe vagato con lo sguardo alla ricerca della sua occupante e si sarebbe fermata solo quando l'avesse trovata. Le avrebbe sorriso, modesta e vivace in un contrasto calzante poiché imbeveva la sua anima tutta.

«Mi piacerebbe scambiare qualche parola con lei, se ha tempo.»

Era una fortuna che fosse il primo giorno d'Aprile. Rammentò a se stessa di rifilare a Thalia quella scusa per spiegare le proprie azioni, prima che la Tassorosso mettesse fine alla sua giovane vita.

 
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view post Posted on 19/4/2018, 19:29
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Il bordo della tenda ondeggiava silenziosamente, come un fantasma ormai stanco o il respiro lento di un bambino addormentato. L’aria la raggiunse sul viso; aveva gli occhi chiusi e al suo passaggio sentì il profumo fresco dell’erba e l’odore frizzante delle giornate primaverili.
Si era concessa qualche minuto di pausa: quel pomeriggio sembrava che i pensieri non ne volessero sapere di rimanere ancorati ai proprio doveri e inutilmente aveva tentato di concentrarsi sui fogli di pergamena, vergati in bella calligrafia dei suoi Studenti, o sulle mappe celesti, che aveva finito per arrotolare e riporre ad un angolo della scrivania. Nemmeno i calcoli a cui si stava dedicando per i suoi studi sembravano riuscire ad ottenere la sua concentrazione. Era tutto inutile, e ben presto aveva capito che avrebbe fatto meglio a rimandare ogni cosa ad un altro momento, sebbene questo le provocasse una certa stizza:
odiava perdere tempo.
Con un gesto infastidito aveva riposto la piuma nella boccetta dell’inchiostro, si era lasciata andare sullo schienale della sedia e, prima di chiudere gli occhi, aveva indirizzato un movimento brusco della bacchetta verso il primo oggetto che le era capitato sotto tiro.
Lo sfortunato malcapitato era niente meno che un antico grammofono e fu solo per un caso fortuito che l’oggetto non era esploso o finito in mille pezzi; come il più docile e fedele dei servitori, si era invece prodigato ad effondere una morbida melodia suonata al pianoforte, in netto contrasto con il suo attuale stato d’animo.
Se vi state chiedendo che cosa ci facesse un grammofono nello studio di Atena, beh, è una storia piuttosto lunga, ma vi basti sapere che sembra avere a che fare con il Professor Channing, la richiesta del suddetto Professore di ascoltare alcuni dischi e il presunto debito di una fetta di torta.
Ad ogni modo, Atena si era lasciata andare allo schienale della sedia ed aveva chiuso gli occhi.
Fece un respiro profondo, cercando di liberare la mente da ogni pensiero superfluo e ricacciare via quella sorta di nebbiolina atrofizzante che sembrava essersi infiltrata tra le pieghe della sua mente.
Fu allora che bussarono alla porta.
Chi era? E cosa voleva?

«Avanti!» riaprì gli occhi e con un colpo di bacchetta – stavolta più docile – zittì lo strumento.
La maniglia si abbassò e dallo spiraglio apparve una folta chioma dai riflessi argentei. Doveva essere una Studentessa. La ragazza fece alcuni passi all’interno dello studio, permettendo ed Atena di riconoscerne l’identità: occhi verdi, vivaci, un sorriso composto, ma tutt’altro che incerto; allieva brillante. Nieve Rigos. Prefetto Grifondoro. La sua posizione la rendeva senza dubbio rinomata tra i Professori e più di una volta Atena l’aveva incrociata nei corridoi; tuttavia non aveva mai avuto occasione di conoscere la ragazza di persona.

«Buonasera Nieve. Prego accomodati. Non mi disturbi affatto. A dire il vero, stavo aspettando il professor Midnight, ha dimenticato qui il suo bastone da passeggio» su queste parole prese il bastone, posato lì accanto, come a voler mostrare alla Studentessa a cosa si stava riferendo. Si trattava di un oggetto pregiato, solido e leggero; eleganti finiture argentate ne percorrevano il fusto e una pietra preziosa era incastonata nel pomello. Un piccolo gioiellino – nella scala dei bastoni, si intende – che ben si addiceva ad un uomo del calibro di Dorian. «Mi chiedo proprio perché se ne vada in giro con questo affare, come se un ragazzo della sua età ne avesse bisogno… E poi finisce sempre per dimenticarlo ovunque» lo rigirò tra le mani con aria pensierosa, saggiando con le dita sottili la superficie lucida e percorrendolo in tutta la sua lunghezza; giunta in prossimità della pietra, si morse leggermente un labbro. «Probabilmente se ne ricorderà soltanto tra qualche ora!». Liquidò l'arcano interrogativo con un’innocente alzata di spalle e tornò a riporre l’oggetto dove l’aveva preso, il pomello rivolto verso la ragazza.
«Ma prego, siediti. A cosa devo la tua visita?» indicò la comoda sedia dai cuscini color zaffiro posta di fronte alla scrivania, appoggiò gli avambracci sul ripiano e con sguardo amorevole, quasi materno, dedicò tutta la sua attenzione alla giovane Grifondoro.
ATENA MCLINDER | DOCENTE DI ASTRONOMIA | SCHEDA



Benvenuta, Nievina del mio cuor, benvenuta. :*-*: :*-*: :*-*:
 
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view post Posted on 22/4/2018, 19:44
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Dunque, le voci erano corrette. Un sorriso mellifluo arcuò le labbra di Nieve nel prenderne atto. *Anche quelle sul bastone!* «Allora, è vero che camminate sempre in coppia come i poliziotti.» La frase le uscì di bocca che aveva appena chiuso la porta e compiuto qualche passo all'interno dell'ufficio. Non era riuscita a trattenersi. Si morse la lingua, in ritardo, regalando alla docente un sorriso penitente. «Scusi, battuta babbana!»

L'aveva sentita in un locale di Londra, un giorno d'estate tedioso come pochi altri ne aveva affrontati, prima che l'invito di Astaroth giungesse a stravolgere i suoi piani. L'ingresso si affacciava su una grande strada densamente trafficata e si sviluppava, all'interno, in un ambiente filiforme. Sulla destra, stava un lungo bancone in legno chiaro dall'aspetto studiatamente rustico: la superficie era disseminata di un'alternanza di piante e contenitori di vetro - colmi delle più svariate tipologie di tè e biscotti - che seguiva la guida della simmetria, dando apparenza di ordine e pulizia. Sulla sinistra, una manciata di sgabelli erano accostati ad un piano rialzato per consentire ai clienti che andavano di fretta un accomodamento temporaneo. Infine, percorrendo il corridoio di rimpetto all'entrata, si giungeva presso un cortile interno, sovrastato da un incantevole pergolato. Lì, la luce diurna filtrava, gentile, per rischiarare i tavoli; di notte, invece, il chiarore della luna si aggiungeva alla scarsa illuminazione fornita dalle lanterne di cui era disseminata la sala. La professoressa McLinder l'avrebbe apprezzato, rifletté Nieve. Più della sua battuta.

«Il suo studio è bellissimo,» commentò, alzando, prima, lo sguardo sulla riproduzione celeste che la sovrastava e percorrendo, dopo, il profilo delle finestre sottili con malcelata ammirazione. Le fu impossibile non notare il modo in cui l'ambiente rispecchiasse le persona che lo presiedeva: la McLinder possedeva la stessa bellezza trasognata e, insieme, acuta. «Non che io sia un'intenditrice, è chiaro,» aggiunse con espressione furbesca, a proprio agio. Da ultimo, tornò a guardarla. «Ma è l'ufficio più accattivante in cui mi sia capitato di entrare, al punto da poter dire che sia quasi un peccato definirlo tale.»

La morbidezza dei cuscini blu si piegò sotto il suo peso, mentre dava seguito alle parole della docente. Si muoveva con la naturalezza che imponevano le circostanze, quasi dimentica del proposito col quale si era avventurata in quei corridoi e dei rischi che avrebbe corso se si fosse dimostrata troppo incauta. Gli occhi di Nieve sfiorarono in rapida successione il profilo del bastone, prima, e i bei lineamenti della donna, poi.

Annuì sommessamente. «Ricordo quando gliel'ho venduto,» fece con tono casuale e con un impercettibile cenno del capo in direzione dell'oggetto. «Mi sono fatta la sua stessa domanda in un primo momento. Poi, ho considerato il... personaggio e ho smesso di interrogarmi.» La curva della bocca guadagnò appena in ampiezza. «Inoltre, si trattava di un acquisto che andava tutto a vantaggio del negozio per cui lavoro, quindi era d'obbligo non sollevare proteste che potessero dissuadere in qualche modo il cliente. Il mio datore non l'avrebbe presa bene.» Si accorse di aver parlato alla donna con una naturalezza inusuale, tenuto conto del fatto che si fossero incontrate raramente e che tra loro esistesse, immota, la distanza dovuta ai rispettivi ruoli accademici. Batté le palpebre per recuperare il filo dei pensieri. «Mi perdoni per la divagazione!» Scosse appena la mano destra come a voler scacciare ogni distrazione. «Lei non poteva certo immaginarlo, ma è curioso che proprio il professor Midnight abbia segnato la prima battuta del nostro incontro. In effetti, il motivo per cui sono qui lo riguarda.» Si mosse sulla sedia e, in un'incontrollata espressione di nervosismo, assicurò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Finì per umettarsi le labbra, prima di concedersi un sospiro e riportare lo sguardo - che aveva brevemente abbandonato quello della sua interlocutrice - sulla donna. «Le ho portato dei dolci per scusarmi in anticipo del disturbo,» aggiunse, infine, allungandosi per riporre la confezione sulla scrivania che le separava. «E per aiutarci a rendere più sopportabile la conversazione, considerato...» Tentennò, scientemente cauta. Poi, concesse alla malizia di trapelare attraverso la sua espressione. «... considerato l'argomento.»
 
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view post Posted on 30/4/2018, 11:00
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«Solitamente prediligo passare il tempo un po’ più in alto – fece un cenno con un dito verso l’alto, in riferimento alla Torre di Astronomia – ma anche qui devo dire che non è male.» un sorriso cortese, colorito appena da una sfumatura divertita, si dipinse sulla labbra della giovane Docente, in risposta all’apprezzamento della ragazza. Aveva sempre amato intrattenersi sulla Torre di Astronomia, sin da quando bazzicava nel Castello nelle vesti di Studentessa: le piaceva l’altezza, il vento sulla pelle – lassù, aveva un odore diverso – il silenzio a fare da cornice al cielo e a placare ogni inquietudine. Il Primo Piano, invece, le era sempre sembrato troppo in basso per i suoi gusti, come se il peso dei mattoni che gravava sopra il soffitto impedisse ai suoi pensieri di circolare a dovere. Eppure, lo doveva ammettere, andava molto fiera di come aveva arredato quel suo piccolo angolo di Scuola e con il trascorrere delle settimane aveva scoperto che vi si intratteneva con piacere.
Si sorprese nell’apprendere che fu proprio Nieve a vendere quello stesso bastone da passeggio al suo proprietario: era davvero una singolare coincidenza
.
«…immagino che un’osservazione di qualunque genere non sarebbe stata propriamente di suo gradimento»
ridacchiò, seppur con affetto; Dorian era un vero e proprio personaggio, si, soprattutto agli occhi degli Studenti; era certa che in una simile situazione si sarebbe alquanto indispettito, come un bambino cocciuto e capriccioso, e forse il giorno successivo avrebbe addirittura assegnato un compito a sorpresa alla sua classe. Era fatto così.
Annuì con il capo, mentre la ragazza continuava il racconto, in segno di condiscendente approvazione al
savoir-faire dimostrato in quell’occasione.

Lentamente, le due si stavano avviando verso la motivazione che aveva dato origine al loro incontro. A giudicare dal modo in cui la giovane Grifondoro si sistemò sulla sedia, da come le dita corsero ad assicurarsi i capelli dietro l’orecchio e dalla breve esitazione che la trattenne prima di riprendere la parola, quell’argomento doveva essere piuttosto spinoso per lei; tale considerazione fu avvalorata subito dopo, quando allungò sulla scrivania una confezione di sfiziosi dolcetti, come a voler sviare, con un diversivo allettante, l'attenzione della Docente dal suo imbarazzo, o come se quei pasticcini potessero loro stessi colmare la distanza che ancora le separava.
Atena non poté fare a meno di chiedersi per quale ragione si fosse rivolta proprio a lei e non, ad esempio, al diretto interessato o ad un professore con cui avesse un rapporto già consolidato negli anni, ma non si scompose e solo l’incurvatura leggermente più arcuata di un sopracciglio lasciò trapelare la sorpresa.

«Non dovevi disturbarti, fa parte del mio dovere essere a disposizione degli Studenti. Ma dato che ci siamo, lascia almeno che ti offra una tazza di the.» e senza aspettare una risposta da parte della ragazza, si alzò, prese la teiera in ceramica posata su un tavolino lì accanto e predispose due tazze, complete dei rispettivi cucchiaini. «L’ho fatto pochi minuti fa, è ancora caldo, ma non bollente, perfetto per questa stagione.» continuò; mentre inclinava la teiera, la bevanda ambrata iniziò a versarsi nelle coppe, con il tipico gorgoglio, appena percettibile. «Le foglie di thè della miscela sono state colte in una notte di congiunzione tra la Luna e Giove; si dice che le influenze di questi corpi celesti favoriscano il retto giudizio, l’equilibrio e, in una certa misura, anche la bellezza su queste parole le labbra si inclinarono appena, in un accenno di complicità, creando una graziosa fossetta sulla guancia – E’ stato un regalo di un vecchio amico» spiegò, quel dono aveva voluto essere una sorta di tributo al nome che portava e alla sua passione per l’Astronomia, oltre che un segno di buon auspicio per l'incarico ad Hogwarts. «Ma naturalmente un simile evento non ha alcun effetto sulle piante non magiche, se non molto blando» o almeno, così le piaceva credere. Mentre versava il the parlava con voce vellutata, mantenendo un tono non troppo alto, forse appena più basso della media, ma piacevole e rassicurante. C’era chi sosteneva che quel suono ricordava in una certa misura i soffioni, quando d’estate lasciavano andare i loro semi al vento e questi si spargevano, in morbide curve e carezzevoli svolazzi, sempre più lontano, fino a perdersi tra i fili d'erba di una landa inesplorata.
Come evocato da un tacito richiamo, in quel momento il vento tornò a farsi sentire, gonfiando nuovamente la tenda, silenzioso e pacato; una ciocca di capelli neri le scivolò davanti al viso e l’abito aderì per un istante alle forme del corpo, prima di rilassarsi e tornare a cadere lungo i fianchi. Dalla breccia della finestra aperta, giunse l’eco spensierato di una risata, in lontananza.

«Ecco qui» concluse, allungando la tazza verso la ragazza. Nieve avrebbe potuto scegliere liberamente se accettare la bevanda o lasciarla intatta.
Atena restò quindi in piedi, a pochi passi da lei, poggiando la schiena e le mani al bordo della scrivania e fissando lo sguardo in quello della sua ospite. Dopo tanti convenevoli, era giunto il momento di affrontare l’argomento a viso aperto.

«Allora, qual è il problema con il Professor Midnight?».
ATENA MCLINDER | DOCENTE DI ASTRONOMIA | SCHEDA

 
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view post Posted on 6/5/2018, 17:11
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«La ringrazio.» La voce di Nieve si spense, mentre accettava di buon grado l'invito della docente. Le mani ghermirono il profilo della tazza e la condussero più vicina al corpo. Bevve un piccolo sorso di tè, prendendosi il tempo necessario ad assaporarlo. Le parole della McLinder, intanto, solleticavano il suo interesse. «Non credo di avere le competenze per dare un giudizio da professionista,» fece, alludendo con voluta vaghezza alle informazioni di cui l'altra le aveva fatto dono. Poi, ripose la tazza accanto alla scatola coi cupcake come monito per l'obiettivo che si era prefissa. «Ma la miscela lascia un sapore molto armonico al palato. Se possa favorire anche una buona capacità di giudizio, oltre che l'equilibrio...» aggiunse, tornando a cercare lo sguardo della donna. «Beh, suppongo che lo scopriremo presto.» *Se così fosse, sarei già uscita dall'ufficio!*

Nei pochi istanti intercorsi tra l'esternazione dei motivi della visita e la preparazione del tè, Nieve aveva impiegato il tempo in maniera proficua. Con la sveltezza d'intelletto che le era propria, aveva preso la decisione di profondersi in un unico, efficiente sforzo sinaptico al fine di ottenere ben più di quanto si fosse inizialmente prefigurata. Un rapido sguardo al bastone da passeggio era bastato a solleticarne gli umori, dando rilievo alla più grande delle sue certezze: l'Esercito del Mezzogiorno. Improvvisamente, la prospettiva di una valutazione positiva, sottratta con dolce violenza, aveva perso ogni attrattiva rispetto alla possibilità di creare un precedente. Esprimere - timidamente, moderatamente, correttamente - il disagio relativo alle proprie difficoltà accademiche in Difesa avrebbe giocato a suo favore, se e quando avesse deciso di mettere in scena l'ultima battuta del piano. Le bastava instillare il dubbio in un insegnante e ripescarlo fuori al momento opportuno come prova della sua assoluta buona fede. Non fosse stato per il buonsenso, avrebbe sorriso all'eventualità di schierare la McLinder tra le proprie file.

Si concesse l'ennesimo sospiro. «Vorrei che facesse lo sforzo di credermi, professoressa, quando le dico che è estremamente imbarazzante per me affrontare questa conversazione.» Il tono si era fatto serio a riflettere l'espressione del volto. «So che, come lei non ha mancato di ricordarmi, voi siete qui per questo, ma il ruolo di Prefetto ha reso un po' diverso il mio modo di intendere il rapporto con gli insegnanti: in un certo senso, è come se io pretendessi di aiutarvi senza portare ulteriori, futili questioni alla vostra attenzione. Specie se le questioni mi riguardano in prima persona.» Avrebbe voluto attingere ancora alla tazza, ma si trattenne. «E' trascorso circa un anno e mezzo dall'assunzione del professor Midnight e la mia situazione accademica in Difesa è a dir poco disastrosa.» Si alzò, impossibilitata a imporsi l'immobilità, e prese a passeggiare per la stanza. Aveva le mani serrate all'altezza della vita e impartiva loro impercettibili forme di tortura per concedersi un barlume di sollievo psicologico. «All'inizio, ho supposto che fosse tutta una questione di adattamento: il metodo cambia da insegnante a insegnante. So bene, quindi, che quanto è soddisfacente per uno potrebbe non esserlo per un altro. Proprio per questo, mi sono concessa il tempo di assimilare - o, almeno, provare ad assimilare - i metodi del professor Midnight.» Inspirò ed espirò forte, ora vicina alla finestra accostata che dava sull'esterno. Non c'era simulazione nella sua esasperazione. Ciò che stava dicendo attingeva al vero, almeno fino a un certo punto. «Ho perfino dubitato di me stessa e delle mie capacità. Ho pensato di non essere portata, di non essere... abbastanza. Eppure il mio rendimento nelle altre materie rimane invariato,» omise qualsiasi riferimento alla media, incapace com'era di vantarsi dei propri successi, «e l'esperienza con la Scuola di Atene mi ha lasciato, oltre a qualche trauma, anche la consapevolezza di non essere del tutto inetta nella pratica degli incantesimi, compresi quelli del corso di Difesa.» Si voltò per avere di fronte la docente. «Immagino, ovviamente, di non essere eccelsa e, anzi, me lo auguro: è rincuorante pensare che ci sia sempre un margine di miglioramento, che non si sia destinati a rimanere immobili dopo aver raggiunto una certa soglia, specie alla mia età.» Rifuggì lo sguardo dell'altra, consapevole della delicatezza della fase che si accingeva ad affrontare. Infine, scosse il capo come a scacciare ogni rimostranza e proseguì. Le iridi verdi puntavano quelle azzurre della donna. «Non le nego di aver cominciato a pensare che questa non sia un'opzione col professor Midnight, almeno per quanto mi riguarda. Un anno e mezzo di frequentazione alle sue lezioni mi ha lasciato soltanto l'idea che io sia assolutamente, irrimediabilmente mediocre ai suoi occhi. E non sarebbe nemmeno un problema, se non si trattasse di una materia del calibro di Difesa Contro le Arti Oscure. Tutto quello che so, professoressa, ho dovuto perfezionarlo da sola o con l'aiuto di qualche amico, non grazie al corso. Non le nego neppure di aver fatto anche una certa fatica a prendere parte alle lezioni, durante lo scorso anno, e le assicuro che non è una condotta che mi appartiene, né che mi soddisfa.» Deglutì e si morse il labbro inferiore. «Non vorrei metterla in una posizione scomoda. So che siete colleghi e, probabilmente, anche buoni amici...» Lanciò un'occhiata fugace al bastone da passeggio, prima di tornare sul volto della McLinder. «Ma so anche che è stata molto gentile con un mio concasato, ieri sera, in Sala Grande; e che ha fatto un po' da mediatrice, considerata la situazione che si è venuta a creare. Mi riferisco a Francis Bass. Colgo l'occasione per ringraziarla, a questo proposito.» La sfuriata avuta in Sala Comune, nell'apprendere cosa fosse accaduto, sarebbe rimasta impressa ai Grifondoro per un bel pezzo. «Non le sto chiedendo di mettere una buona parola per me, anche perché sono sicura che otterrei l'effetto esattamente contrario. Non sono venuta a chiederle alcunché, in verità. Solo...» Tentennò. «Immagino di voler sapere... Ecco, sì! Come si comporterebbe lei al mio posto?»

Sospirò, soddisfatta del risultato. La modestia che intesseva genuinamente i suoi modi le era venuta incontro nell'espressione di un concetto complesso. Perfino la domanda finale ne conservava tutta la pienezza. Gli occhi grandi, forse più sinceramente di quanto non avesse creduto, languirono nell'attesa della risposta. Quanto l'animava, invero, era la prospettiva della destituzione del professor Midnight. Riusciva a visualizzarlo nitidamente, munito del bastone da passeggio, mentre abbandonava le mura di Hogwarts per non farvi più ritorno. Batté le palpebre, intimamente estatica.
 
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view post Posted on 10/6/2018, 08:47
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Atena si massaggiò le tempie, inspirando ed espirando profondamente.
Aveva ascoltato la giovane Studentessa senza interromperla, mentre i passi della ragazza accompagnavano parole e confessioni, come se avessero bisogno di una spinta per non rimanere incastrati tra le pieghe dello stomaco o della gola.
La domanda con cui concluse l’intervento le strappò uno sorta di sorriso. Ad essere onesti, una situazione simile difficilmente l’avrebbe sfiorata: avrebbe semplicemente alzato le spalle, scrollato i granelli di polvere dall’orlo delle vesti e proseguito per la sua strada, come se nulla l’avesse turbata. Inutile scomporsi troppo. Vano spreco di energie. Ad ogni modo, non le era mai capitato si incontrare il malcontento di un Professore, possedeva un’abilità straordinaria nel saper cogliere con esattezza e precisione ciò che un insegnante di volta in volta chiedeva e di adeguarsi - con altrettanta puntualità - alle sue richieste, ottenendo sempre il massimo. Tuttavia, non era certa che un discorso del genere avrebbe dissuaso la ragazza dalla sua posizione, probabilmente avrebbe faticato a comprenderlo e non le avrebbe recato alcun vantaggio concreto.

«Il professor Midnight è un grande professionista e un ottimo professore. Difficilmente Hogwarts potrebbe vantare un insegnante migliore di Difesa contro le Arti Oscure.» su questo non aveva mai dubitato e mai lo avrebbe fatto. «Al di là del carattere peculiare e dei metodi poco consuetudinari, potete imparare molto da lui, Nieve. E’ un punto fondamentale, che non dovete mai dimenticare.» nonostante la fermezza che le parole esprimevano, il tono si manteneva calmo e comprensivo, lontano dalla critica.
Sapeva bene che i metodi del Collega erano stati all’origine di più di una rimostranza da parte degli Studenti. Del resto lui stesso sembrava possedere l’innata capacità di capovolgere l’ordine generale e di suscitare una reazione, un po’ come l’estro di un pittore imbizzarrito che disperde pennellate di colore un po’ qua e un po’ là, a casaccio, per il solo piacere di creare macchie variopinte su una parete bianca. O di poter impartire l’ordine di toglierle con il solo ausilio di un fazzolettino inumidito.
Con il passare del tempo, molti alunni erano riusciti ad adeguarsi alle sue richieste e perfino ad apprezzarlo, con notevoli miglioramenti nella pratica della Difesa e nell'andamento scolastico in generale. Atena era sicura che la possibilità di confrontarsi con una personalità del suo calibro potesse rappresentare per ciascuno una preziosa occasione di crescita.
Tuttavia, in quel momento, un Prefetto le stava sottoponendo una problematica personale e si faceva nel contempo portavoce di un malessere più diffuso. E lei, in qualità di Docente, aveva il preciso dovere di prenderne atto.

«Comprendo le tue, e le vostre, difficoltà» anche le parole, ora, seguendo la voce, si ammorbidirono, abbandonando, almeno in apparenza, la formalità. «La personalità del Professore può facilmente intimidire o infastidire, lo capisco bene, ma è altrettanto vero che non per questo dovete sentirvi incapaci o accantonare lo studio di una materia tanto importante ad Hogwarts - e nella vita - come Difesa contro le Arti Oscure.» scandì le parole con sicurezza, a rimarcare l’importanza che conferiva alla disciplina. Mentre parlava si avvicinò alla ragazza, sedendosi sul davanzale antistante la finestra, a un paio di passi da lei e la invitò con un cenno della mano a prendere posto lì accanto. «E’ essenziale che non vi demoralizziate di fronte a questo ostacolo. Anzi, mi rincuora sapere che abbiate trovato un modo efficace per affrontare lo studio insieme e di sostenervi a vicenda.» accompagnò le parole con dei cenni affermativi del capo.
Ma non era tutto. Sentiva che la ragazza non si era presa il disturbo di farle visita soltanto per chiederle cosa avrebbe fatto al suo posto. Ci doveva essere dell’altro, lo aveva intravisto nelle sue movenze, glielo suggeriva il buon senso: la giovane Grifondoro aveva gettato un filo, timido e sottile, nell'acqua, ed Atena non poteva permettersi di ignorarlo. Voleva andare più a fondo nella questione, capire dove quel filo avrebbe portato.
Si umettò le labbra, unendo le mani in grembo, come per scegliere con cura le parole con cui affrontare un argomento che sentiva essere cruciale
. «Nieve – riprese infine, lo sguardo, sincero e profondo, sondava ora quello della ragazza – non sei una persona sciocca, né una ragazzina sprovveduta che si lamenta al primo ostacolo che incontra. Immagino che tu sia venuta qui, da me, con uno scopo, più o meno preciso. Che altro c’è? Che cosa desideri ottenere? Che cosa vorresti che facesse il Professor Midnight?» la domanda era chiara e richiedeva una risposta altrettanto schietta. Un’apertura? Una via d’uscita? L’offerta di un aiuto? Di sicuro un primo passo nella sua direzione. Stava alla ragazza decidere quale percorso la conversazione avrebbe imboccato, da lì in avanti. «Nulla di quanto dirai uscirà da qui, siamo solo io e te» aggiunse, con l’intento di metterla a suo agio; un sorriso divertito distese l’atmosfera, e una scintilla di complicità le si accese nello sguardo.
ATENA MCLINDER | DOCENTE DI ASTRONOMIA | SCHEDA

 
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view post Posted on 21/6/2018, 14:55
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«Non sono d'accordo.» Il commento di Nieve s'inserì tra le pieghe del discorso della donna, evidenziandone il temperamento. Sul suo volto, c'era un espressione cogitabonda, vagamente incrinata dalla delusione seguita al primissimo commento della docente. Nella freschezza dei suoi anni, Nieve si concesse il lusso dell'irrazionalità e, mentre decretava che la McLinder avesse disatteso buona parte delle sue aspettative, le servì un pasto di cordialità e schiettezza. «Quando dice che è un ottimo professore, non mi trova d'accordo,» specificò con tono pacato. Se fino a quel momento si era dimostrata aperta e confidenziale al limite della fiducia, adesso parlava con distacco quasi professionale. Lasciò che le braccia pendessero mollemente lungo i fianchi. «Immagino che il professor Midnight sia una persona preparata per essere dov'è. E c'è da dire che non ha fatto nulla per nasconderlo a lezione. Lungi da me la presunzione di aver capito qualcosa, ma il sentore comune è che al professor Midnight piaccia farsi vanto della sua erudizione.» Sorrise appena, compìta. «Quindi, non ho motivo di dubitare che sia competente nel suo campo. Potrei perfino azzardare un giudizio di eccellenza, se solo avessi il materiale per farlo,» mentì, deliziata. Non gli avrebbe mai concesso l'eccellenza dal basso della sua mediocrità e inettitudine. «Credo, però, che essere una persona preparata, anche ad alti livelli, non equivalga necessariamente a possedere il dono dell'insegnamento. Se è vero che una cosa non esclude l'altra, trovo anche che sia vero il contrario: una cosa non implica per forza l'altra. Non so se mi spiego...»

Distolse lo sguardo dal viso della donna per dedicarsi a una rapida esplorazione dello studio. Nieve non possedeva la delicatezza di spirito propria di molte sue coetanee, dunque non la sfiorò il timore di risultare inopportuna quando si mosse nella pianta ottagonale dell'ufficio per dare all'attività un'impronta più pragmatica. Naso all'insù ed espressione curiosa, passò in rassegna le librerie gremite, l'esposizione dello strumentario astronomico e il profilo del camino. Per finire, non mancò di soffermarsi sulla scrivania e sulle poltrone che l'avevano accolta in prima battuta. Nel fare ritorno alla zona antistante le finestra, Nieve accolse l'invito della donna e sedette sul davanzale. Guardava la McLinder con gli occhi limpidi e un contegno diligente, garbato.

Sorrise. «Vede, se lei ritiene rincuorante sapere che molti di noi siano riusciti a trovare un'alternativa per apprendere le nozioni di Difesa fuori dall'aula, io lo trovo sconcertante,» le confidò, seria. «Se esiste un corso in una delle migliori scuole del mondo magico e se quel corso ha anche un titolare, per quale ragione una fetta di studenti dev'essere costretta a fare da sé? Mi perdoni se le sembro impudente, ma vorrei porre la questione su un piano più pratico. Lei è qui da poco ed è stata scelta per la sua preparazione. Ha con sé un bagaglio di nozioni, oggetti e libri che dovrebbero aiutarla a svolgere il suo mestiere.» Nel parlare, aveva indicato lo studio e gli elementi di cui si componeva. «Qual è il punto della sua presenza qui, se non mette se stessa nella condizione di trasmettere il sapere e noi nella condizione di apprendere? Sarebbe come se io, in qualità di Prefetto, andassi in giro non solo a infrangere le regole, ma istigassi gli studenti a fare altrettanto e gli dicessi di non preoccuparsi delle conseguenze.» Portò le mani in grembo e sospirò, refrattaria a interrompere il contatto visivo. «Ma, d'altra parte, non è che il punto di vista di una studentessa qualunque, cui manca l'esperienza necessaria a cogliere i risvolti positivi della faccenda.»

Stavolta, distolse lo sguardo per puntarlo oltre la finestra. Si sentiva spossata, incompresa, a tratti amareggiata. Il sommesso vociare esterno le tenne compagnia nel tempo che impiegò a trovare risposta all'ultimo quesito dell'insegnante. Scuotendo appena il capo, distrusse le intricate elaborazioni partorite dalla sua mente e si risolse a dare alla donna esattamente ciò che le aveva chiesto: la verità o, quantomeno, una versione appena ingentilita della stessa.

«Ero venuta a portarle quelli,» flautò, la bocca impercettibilmente inclinata in un sorriso. Ne cercò lo sguardo, prima di indicare i cupcake. «Un mio amico me li ha spediti per posta in occasione dell'inizio di Aprile, e anche per invitarmi a una festa, ma questa è un'altra storia. Non sono sicura di quello che facciano. Nella lettera, c'era scritto che mangiarli permette di assistere a uno spettacolo astronomico o qualcosa del genere. Credo che c'entrino le stelle cadenti. E chi li mangia è costretto a esaudire il desiderio espresso dalla persona che ha assistito all'evento. Per questo ho pensato a lei. Nella versione più rocambolesca della cosa, immaginavo di chiederle di farmi mettere una O dal professor Midnight. E una bella sequenza di "+" a corredo.» Rise piano. «Nella versione più pragmatica e da Prefetto, le avrei permesso di sfruttarli come meglio crede e con chi vuole per vivacizzare il suo primo d'Aprile. In cambio, le avrei chiesto un consiglio.» Lasciò che la brezza le sfiorasse il volto, agitando l'argento dei capelli ondulati. «Sono venuta qui con la pretesa di trovare una soluzione al mio dilemma, ma mi rendo conto solo adesso di averla messa in una posizione scomoda. Di questo mi scuso.»

Tacque, mordendo la porzione interna della guancia. Aveva gli zigomi leggermente arrossati per l'imbarazzo e l'animo in tumulto: una parte di lei desiderava restare per vedere sin dove sarebbe giunto quel confronto; un'altra riteneva che non ci fosse nulla che la McLinder potesse darle, non quand'era così cieca da non scorgere i difetti del docente del quale stavano discutendo. Si alzò.

«Forse, è il caso che tolga il disturbo...»
 
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view post Posted on 19/8/2018, 12:38
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«Tutto questo è molto bello, giusto e poetico, ma nella vita reale non è così scontato trovare il Professore perfetto, così come non lo è trovare lo Studente impeccabile.» Asserì senza scomporsi; solo una piccola ruga sulla fronte, appena accennata, ne esprimeva la sorpresa. Atena aveva la sensazione che la ragazza si fosse intestardita sulle proprie opinioni: con una certa cocciutaggine, e una dose di utopia, rifiutava di prendere in considerazione una possibilità che esulasse dal proprio schema di pensieri. Se anche vi era un fondo di verità nelle sue parole – e la Docente non mancò di riconoscerlo – quelle stesse parole esprimevano il rifiuto di cogliere l’opportunità di crescita celata nelle difficoltà. Era come una sedia che si poggiava soltanto su tre gambe, anziché su quattro: ciascun ragionamento si reggeva in piedi, non v'era dubbio, ma in equilibrio precario; mancava quella visione d’insieme che avrebbe conferito la dovuta stabilità, una solidità morale e la reale possibilità di apprendimento. L'insegnante perfetto difficilmente esisteva, se non in rare e fortunate circostanze, così come era difficile incontrare lo Studente perfetto, intellettualmente dotato e moralmente ineccepibile. La natura umana era costellata di sbavature e imprecisioni, era bene che lo comprendesse.
Si chiese inoltre cosa cercasse esattamente Nieve in lei. Nonostante avesse tentato di entrare in sintonia con la Studentessa, accogliendo le sue difficoltà e mostrandosi aperta al dialogo, ogni sforzo sembrava scontrarsi contro una barriera, o cadere semplicemente nel vuoto. Non riusciva a comprendere in che modo la ragazza si aspettasse che
lei potesse aiutarla con il Professor Midnight. Cosa voleva che facesse?
«Vorrei che svolgessi un compito per me, Nieve.» disse infine «Dovrai scrivere un saggio in cui esponi e argomenti con cura almeno tre motivi secondo cui il Professor Midnight non sarebbe un buon insegnante e altrettanti secondo cui, invece, rappresenterebbe un’ottima guida per la Scuola. Dovrai essere analitica e oggettiva. Se lo riterrai opportuno potrai suggerire adeguate risoluzioni, purché ben ponderate.» Non si aspettava, e non richiedeva, che un simile compito contribuisse a farle cambiare opinione - del resto sarebbe stato alquanto improbabile; il suo obiettivo era portare la ragazza a compiere un passo oltre l’inflessibilità della propria posizione, analizzando un problema da più punti di vista ed offrendole un esercizio di pensiero utile più nella vita che in quella singola circostanza.

Un sorriso divertito le inclinò un angolo della bocca e un sopracciglio si alzò in un cipiglio sorpreso, quando la Prefetta le confidò i presunti “poteri astronomici” dei dolcetti. Di quella storia, in tutta onestà, non credeva ad una sola parola.
Più conturbante fu l’apprendere l’intenzione di utilizzare i cupcake al fine di migliorare in modo illecito i propri risultati scolastici: a tale rivelazione, sorpresa, sdegno e divertimento si ammassarono parimenti dentro di lei, facendo a gara per prevalere l’uno sull’altra, con il solo risultato che nessuna delle tre emozioni riuscì a prendere il sopravvento ed Atena non poté fare altro che sbattere le ciglia un paio di volte, in balia dell'incredulità.

«Spero che tu comprenda la gravità che una simile azione avrebbe comportato e non ti nego di essere basita nell’apprendere che avevi anche solo pensato di mettere in atto un piano del genere, recandoti nel mio Studio. La trovo una grave mancanza di rispetto nei miei confronti e un segno di superficialità nell’affrontare lo studio, preciso dovere di ogni Studente. E’ un comportamento che non può essere accettato, soprattutto da parte di un Prefetto».
L’onestà mostrata dalla Grifondoro nel confessare le proprie intenzioni le faceva sicuramente onore ed Atena non mancò di tenerne conto e di apprezzarla interiormente. Tuttavia, era un comportamento su cui non poteva transigere e che era bene frenare sul nascere, soprattutto alla luce del ruolo cruciale che la ragazza ricopriva quale guida e punto di riferimento della propria Casata. Se così non fosse stato, sarebbe equivalso ad un tacito consenso alla reiterazione di simili comportamenti, da parte sua o di impavidi emulatori.
«Ti ho dato la mia parola che quanto mi avresti confidato in questa sede non sarebbe uscito da qui, e a ciò mi attengo. Non farò quindi menzione del nostro incontro né al Professore, né al tuo Caposcuola. Tuttavia, i dolcetti ti saranno confiscati e come punizione per le prossime tre settimane non potrai recarti ad Hogsmeade. Spenderai il tuo tempo a riflettere sul saggio che ti ho assegnato e a studiare adeguatamente per il prossimo compito di Difesa contro le Arti Oscure.» Se la ragazza avesse sollevato obiezioni, si sarebbe dimostrata - suo malgrado - inflessibile.
«E’ tutto, se non hai altro da aggiungere puoi andare.»
ATENA MCLINDER | DOCENTE DI ASTRONOMIA | SCHEDA




Nievina del mio cuor *frurfrufru ♥
Perdona il ritardo, come ti accennavo l’estate è deleteria. :gelato:
Ma veniamo a noi. Sei stata un po’ ribelle con quei dolcetti (:ugo:) e questo ha avuto delle naturali conseguenze: per le prossime tre settimane a partire da ora non potrai in alcun modo recarti ad Hogsmeade, né accompagnarvi Studenti. Per il bene del gdr nulla di tutto questo influirà, di fatto, sul tuo lavoro a Safarà, ma nella storia del pg dovrai considerare che Nieve si è dovuta assentare a tutti gli effetti dal lavoro. Eventuali acquisti, invece, li potrai effettuare solo tramite gufo o commissione. I dolcetti incriminati ti sono inoltre stati confiscati.
Per quanto riguarda il compitino, non è necessario che tu lo svolga né che me lo consegni per iscritto – anche se potrebbe essere uno spunto interessante :secret: - tuttavia ne dovrai tener conto nelle role future.

E' tutto, che dire, poteva andare peggio!

(Ti lovvo comunque, lo sai :*-*:)
 
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view post Posted on 31/8/2018, 18:37
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Nella criminalità organizzata, è l’impostazione gerarchica che permette alla macchina di funzionare. In ossequio alla struttura piramidale prescelta, a mano a mano che ci si allontana dal vertice, si riduce il peso decisionale del singolo. Per lungo tempo, la donna è rimasta estromessa dai giochi di potere dell’organizzazione mafiosa, o, almeno, così si è erroneamente creduto.
Recenti studi hanno scardinato quest’idea. Superati gli schemi paternalistici della cd. chivalry e mediato l’impatto di una visione misogina della società — basata sulla convinzione che la donna sia inferiore sotto il profilo umano, sessuale, culturale e criminale —, se ne è rivalutatala posizione. La donna, non più solo moglie-madre-madonna, si adatta a un’opera di affiancamento che la vede soggetto attivo: le spetta il compito di trasmettere il sistema di valore, o meglio di disvalore, entro i confini della famiglia; e, in assenza del Pater, pur non essendo sua pari, garantisce continuità all’attività criminale.
La donna, insomma, ha una dimensione e ha un rilievo.

Osservando il viso proporzionato della sua interlocutrice, mentre brandiva lo scettro del potere in favore del Midnight, Nieve elaborò un pensiero non troppo dissimile: la McLinder, nelle dinamiche che avevano per protagonista l’insegnante di Difesa, faceva le sue mosse e ne garantiva la tutela. Gli era chiaramente subordinata, ma aveva trovato modo — e Nieve immaginò senza troppa fatica quale — di interpretare un ruolo. Era, si disse, quel genere di persona che preferiva vivere all’ombra degli altri.
C’era senz’altro un certo grado di ingiustizia nel pensiero della Grifondoro. Era infantile aspettarsi una reazione diversa da parte di un docente di fronte ad un’ammissione di colpa come la sua. Il rischio di creare un precedente e di venire sminuita nella propria autorità, per la McLinder, rendeva imperativo procedere in modo da scoraggiare condotte di quel tipo.
A un tempo, sarebbe altrettanto impossibile non chiedersi se la giovane età e la poca esperienza in campo didattico non avessero giocato a sfavore di un approccio più proficuo verso un disagio espresso con tanto fervore. Aleggiava nella pianta ottagonale dello studio l’impressione che la più adulta tra le due, nello sforzo di proteggere la persona per cui spasimavano i suoi sensi, avesse perso di vista il punto dell’incontro e, insieme, un’occasione. Perfino quel saggio possedeva i tratti di un castigo travestito da compito.
Dal basso dei suoi sedici anni, la Rigos finì per biasimarla, ancora e perfino più aspramente che nei minuti passati: non era che il cagnolino scodinzolante in attesa dell’osso.

Batté le palpebre, vagamente frastornata. «Oh!» Un saggio sul Midnight? E una punizione? Scostò lo sguardo dalla McLinder per sincerarsi che non le fosse sfuggita la presenza di lingue di fuoco all'ingresso e che quello non fosse l’Inferno. Rimase talmente spiazzata che non ebbe neppure la prontezza di indignarsi. «Se lo ritiene opportuno, immagino che sia giusto così,» disse, più costernata che non volutamente diplomatica. «Quindi, ho tre settimane di tempo per fare questo saggio, mi pare di capire.» Assunse una posa riflessiva. Alla McLinder piaceva così tanto il Midnight che perfino leggere di lui, attraverso le parole di uno studente, la mandava in brodo di giuggiole? Si rese conto che avrebbe voluto ridere. La trovava patetica. «Sì, credo di poterlo fare,» confermò, annuendo con convinzione. «E la ringrazio per…» Fu più complesso del previsto trovare le parole per dar voce in modo civile ai pensieri. «Be’, per l’opportunità, professoressa.» Per la prima volta da che era a Hogwarts, guardando il viso dolce di Atena, Nieve comprese per quale ragione la Gazzetta del Profeta lamentasse spesso il drastico calo degli standard accademici del castello. «Spero che questo saggio mi aiuti a fare chiarezza.» Anestetizzata dalle circostanze, la Grifondoro procedeva con calma. «E la ringrazio anche per… per la discrezione, sì.» Compì un passo indietro, scrutando la McLinder con espressione genuinamente neutra. Di lì a qualche ora, avrebbe fatto presto a cambiare attitudine. «La lascio alle sue occupazioni, adesso. Le auguro una buona giornata e un buon…» Si fermò e sorrise appena. Poi, fece spallucce. «… un buon primo d’Aprile. Arrivederci!»

Raggiunse la porta con incedere placido, lanciando una rapida occhiata ai dolcetti che le aveva inviato Aiden. Dando le spalle ad Atena, si concesse un sorriso a trentadue denti, divertita da un pensiero fugace. Castigando lei, probabilmente la McLinder si era assicurata di riscuotere un premio di lì a qualche ora. Oh, il caro bastone da passeggio! Sarebbe stato il Padrino legittimo proprietario a sguainarlo, stavolta?
Schiuse la porta e lanciò un’ultima occhiata alla docente, assicurandosi di incontrarne lo sguardo, compìta.

«Mi scusi ancora…» aggiunse, prima di sparire oltre la soglia.

Baciamo le mani!


La vera punizione è averci chiesto di trovare tre cose positive nel Notty. Ma dico io! Ci toccherà scopiazzare dalle sciacquette che tanto odiamo. Mmmmmmmmm! :ugo:

Ti fioro sempre molterrimo, Tò! :flower:
 
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