| «La ringrazio.» La voce di Nieve si spense, mentre accettava di buon grado l'invito della docente. Le mani ghermirono il profilo della tazza e la condussero più vicina al corpo. Bevve un piccolo sorso di tè, prendendosi il tempo necessario ad assaporarlo. Le parole della McLinder, intanto, solleticavano il suo interesse. «Non credo di avere le competenze per dare un giudizio da professionista,» fece, alludendo con voluta vaghezza alle informazioni di cui l'altra le aveva fatto dono. Poi, ripose la tazza accanto alla scatola coi cupcake come monito per l'obiettivo che si era prefissa. «Ma la miscela lascia un sapore molto armonico al palato. Se possa favorire anche una buona capacità di giudizio, oltre che l'equilibrio...» aggiunse, tornando a cercare lo sguardo della donna. «Beh, suppongo che lo scopriremo presto.» *Se così fosse, sarei già uscita dall'ufficio!*
Nei pochi istanti intercorsi tra l'esternazione dei motivi della visita e la preparazione del tè, Nieve aveva impiegato il tempo in maniera proficua. Con la sveltezza d'intelletto che le era propria, aveva preso la decisione di profondersi in un unico, efficiente sforzo sinaptico al fine di ottenere ben più di quanto si fosse inizialmente prefigurata. Un rapido sguardo al bastone da passeggio era bastato a solleticarne gli umori, dando rilievo alla più grande delle sue certezze: l'Esercito del Mezzogiorno. Improvvisamente, la prospettiva di una valutazione positiva, sottratta con dolce violenza, aveva perso ogni attrattiva rispetto alla possibilità di creare un precedente. Esprimere - timidamente, moderatamente, correttamente - il disagio relativo alle proprie difficoltà accademiche in Difesa avrebbe giocato a suo favore, se e quando avesse deciso di mettere in scena l'ultima battuta del piano. Le bastava instillare il dubbio in un insegnante e ripescarlo fuori al momento opportuno come prova della sua assoluta buona fede. Non fosse stato per il buonsenso, avrebbe sorriso all'eventualità di schierare la McLinder tra le proprie file.
Si concesse l'ennesimo sospiro. «Vorrei che facesse lo sforzo di credermi, professoressa, quando le dico che è estremamente imbarazzante per me affrontare questa conversazione.» Il tono si era fatto serio a riflettere l'espressione del volto. «So che, come lei non ha mancato di ricordarmi, voi siete qui per questo, ma il ruolo di Prefetto ha reso un po' diverso il mio modo di intendere il rapporto con gli insegnanti: in un certo senso, è come se io pretendessi di aiutarvi senza portare ulteriori, futili questioni alla vostra attenzione. Specie se le questioni mi riguardano in prima persona.» Avrebbe voluto attingere ancora alla tazza, ma si trattenne. «E' trascorso circa un anno e mezzo dall'assunzione del professor Midnight e la mia situazione accademica in Difesa è a dir poco disastrosa.» Si alzò, impossibilitata a imporsi l'immobilità, e prese a passeggiare per la stanza. Aveva le mani serrate all'altezza della vita e impartiva loro impercettibili forme di tortura per concedersi un barlume di sollievo psicologico. «All'inizio, ho supposto che fosse tutta una questione di adattamento: il metodo cambia da insegnante a insegnante. So bene, quindi, che quanto è soddisfacente per uno potrebbe non esserlo per un altro. Proprio per questo, mi sono concessa il tempo di assimilare - o, almeno, provare ad assimilare - i metodi del professor Midnight.» Inspirò ed espirò forte, ora vicina alla finestra accostata che dava sull'esterno. Non c'era simulazione nella sua esasperazione. Ciò che stava dicendo attingeva al vero, almeno fino a un certo punto. «Ho perfino dubitato di me stessa e delle mie capacità. Ho pensato di non essere portata, di non essere... abbastanza. Eppure il mio rendimento nelle altre materie rimane invariato,» omise qualsiasi riferimento alla media, incapace com'era di vantarsi dei propri successi, «e l'esperienza con la Scuola di Atene mi ha lasciato, oltre a qualche trauma, anche la consapevolezza di non essere del tutto inetta nella pratica degli incantesimi, compresi quelli del corso di Difesa.» Si voltò per avere di fronte la docente. «Immagino, ovviamente, di non essere eccelsa e, anzi, me lo auguro: è rincuorante pensare che ci sia sempre un margine di miglioramento, che non si sia destinati a rimanere immobili dopo aver raggiunto una certa soglia, specie alla mia età.» Rifuggì lo sguardo dell'altra, consapevole della delicatezza della fase che si accingeva ad affrontare. Infine, scosse il capo come a scacciare ogni rimostranza e proseguì. Le iridi verdi puntavano quelle azzurre della donna. «Non le nego di aver cominciato a pensare che questa non sia un'opzione col professor Midnight, almeno per quanto mi riguarda. Un anno e mezzo di frequentazione alle sue lezioni mi ha lasciato soltanto l'idea che io sia assolutamente, irrimediabilmente mediocre ai suoi occhi. E non sarebbe nemmeno un problema, se non si trattasse di una materia del calibro di Difesa Contro le Arti Oscure. Tutto quello che so, professoressa, ho dovuto perfezionarlo da sola o con l'aiuto di qualche amico, non grazie al corso. Non le nego neppure di aver fatto anche una certa fatica a prendere parte alle lezioni, durante lo scorso anno, e le assicuro che non è una condotta che mi appartiene, né che mi soddisfa.» Deglutì e si morse il labbro inferiore. «Non vorrei metterla in una posizione scomoda. So che siete colleghi e, probabilmente, anche buoni amici...» Lanciò un'occhiata fugace al bastone da passeggio, prima di tornare sul volto della McLinder. «Ma so anche che è stata molto gentile con un mio concasato, ieri sera, in Sala Grande; e che ha fatto un po' da mediatrice, considerata la situazione che si è venuta a creare. Mi riferisco a Francis Bass. Colgo l'occasione per ringraziarla, a questo proposito.» La sfuriata avuta in Sala Comune, nell'apprendere cosa fosse accaduto, sarebbe rimasta impressa ai Grifondoro per un bel pezzo. «Non le sto chiedendo di mettere una buona parola per me, anche perché sono sicura che otterrei l'effetto esattamente contrario. Non sono venuta a chiederle alcunché, in verità. Solo...» Tentennò. «Immagino di voler sapere... Ecco, sì! Come si comporterebbe lei al mio posto?»
Sospirò, soddisfatta del risultato. La modestia che intesseva genuinamente i suoi modi le era venuta incontro nell'espressione di un concetto complesso. Perfino la domanda finale ne conservava tutta la pienezza. Gli occhi grandi, forse più sinceramente di quanto non avesse creduto, languirono nell'attesa della risposta. Quanto l'animava, invero, era la prospettiva della destituzione del professor Midnight. Riusciva a visualizzarlo nitidamente, munito del bastone da passeggio, mentre abbandonava le mura di Hogwarts per non farvi più ritorno. Batté le palpebre, intimamente estatica.
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