An sionnach agus an seabhac , Privata.

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view post Posted on 9/2/2018, 10:40
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
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I suoi scarponi risuonarono lungo uno dei tanti marciapiedi di Londra, il cui asfalto era ricoperto da un lieve strato di bagnato. Aveva piovuto quella mattina e per fortuna aveva smesso appena in tempo o lui e Killian si sarebbero bagnati come pulcini [*].
L’irlandese dai capelli rossi camminò al fianco del proprio collega con le mani nelle tasche del giaccone in camoscio con il colletto rivestito da una spessa candida lana, mentre i capelli, ormai lunghi e tenuti legati da un manbun, erano celati da una berretta nera che lo riparavano dalle fredde folate di vento. Oltre ai capelli, Aiden sfoggiava una barba tenuta più folta e trasandata del solito, come spesso accadeva nei periodi di piena in cui non aveva il tempo nemmeno per dormire un numero di ore sufficienti a ristorarlo. Certo, avrebbe potuto usare la magia per sistemarsi in un battibaleno, ma preferiva curarsi della sua barba manualmente.
Ormai era sera, quasi le 22, ed erano in giro per Londra da mezzogiorno. Dopo tutte quelle ore di lavoro, Aiden percepiva un forte desiderio di ristoro, non solo per quanto riguardava il freddo, ma anche per concedersi un attimo di confort e per mangiare qualcosa. Fissò quindi il proprio collega al suo fianco, mentre sfilava dalla tasca del giaccone la scatolina di latta in cui teneva le sigarette già pronte, per poi portarsene una alle labbra; allungò la mano che reggeva il contenitore verso Killian, come per offrirgliene una, se la gradiva. I modi cortesi di Aiden non spesso venivano ricambiati o riconosciuti, ma era una di quelle cose a cui l'irlandese non avrebbe mai rinunciato, dato che la cortesia e la gentilezza sembravano essere diventate in via d'estinzione. Il che era un vero peccato! Sperò dunque che Killian almeno ne apprezzasse il gesto semmai avesse rifiutato.
«Non siamo molto distanti dal Paiolo Magico...» mormorò con la sigaretta serrata tra le labbra, mentre faceva scattare il clipper con i panda che gli aveva regalato Maurizio tempo addietro. «Che ne dici se ci fermiamo a rinfocillarci? Non mi dispiacerebbe una Burrobirra e qualcosa da divorare.»
Aveva già l’acquolina in bocca, il solo pensiero di mangiare qualcosa fece brontolare sonoramente il suo stomaco, e con la strada decisamente poco affollata non sarebbe stato difficile percepirne il rumore.
La sua fama da divoratore seriale era risaputa tra i colleghi, perciò non si imbarazzò nemmeno troppo davanti a Killian. Vorace, un pozzo senza fondo dicevano alcuni, ma in ottima forma. Per lo meno tutto quello che ingurgitava veniva sistemato bene nel proprio corpo; infatti, nell'ultimo periodo, Aiden aveva messo su una notevole massa muscolare ed era diventato più grosso, grazie agli incessanti esercizi fisici quotidiani.
Sorrise a Killian mentre afferrava tra le dita la sigaretta e soffiava un abbondante nube di fumo dalle narici. Un Drago! Aiden sarebbe potuto sembrare un Drago se solo avesse tolto la berretta e mostrato i suoi lunghi e fulvi capelli.
Attese quindi una risposta dal proprio collega.




Traduzione titolo: La volpe e il falco
Chiedo ad uno Staffer se gentilmente mi può sistemare il titolo con un grassetto bianco :fru: Grazie in anticipo!

[*]: Questo riferimento non è puramente casuale In onore al Pulcinator da strapazzo!



Edited by ˜Serenitÿ - 9/2/2018, 13:08
 
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Killian Resween ♢ 24 anni ♢ Ispettore Auror

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Le strade di Londra erano pressoché deserte benché l’ora non fosse troppo tarda e il cielo avesse concesso un po’ di tregua dal maltempo che aveva caratterizzato gli ultimi giorni. Killian doveva ringraziare gli infusi della signora McCramble per l’essere riuscito a superare brevemente la fase acuta di un brutto raffreddore, permettendogli di lavorare anche più ore del solito. Quelle brodaglie allegramente dipinte sortivano effetti migliori delle pozioni curative che era abituato a prendere, pensò il mago mentre gli occhi grigi sottolineati da uno spesso strato di carboncino perlustravano il cielo scuro. Quando sentì su di sé lo sguardo del suo collega, abbandonò il manto stellato e tornò alla realtà rendendosi conto che il rosso gli stava offrendo una sigaretta al quale rispose distrattamente scuotendo un poco il capo:

“No, grazie. Non fumo”, si ritrovò a rifiutare sebbene apprezzasse quella cortesia.

I suoi ricordi infantili, sia belli che brutti, era permeati dall’odore tipico dei sigari di suo padre e da quello meno gradevole della pipa dello zio e come tutte le cose che riguardavano la sua vecchia vita, Killian se ne era allontanato il più possibile sfuggendo a quel vizio che sembrava appartenere ai Resween.
Il ventiquattrenne avrebbe lasciato ricadere il silenzio in cui i due Auror avevano camminato fianco a fianco fino ad allora, ma la voce di Aiden lo raggiunse ancora con una nuova proposta. Più per abitudine che per reale interesse, Killian rivolse un rapido sguardo al polso destro scostando la manica della giacca nera dove, ovviamente, non c’era alcun orologio. Pazienza: qualsiasi ora fosse stata, una volta tornato a casa avrebbe dovuto prepararsi un rapido pasto, cosa di cui, sinceramente, non aveva molta voglia.


“Sono d’accordo, il tramezzino di oggi sapeva di radigorda”, sentenziò infine mentre tra la barba scura si apriva il suo solito mezzo ghigno per i brontolii che sentiva arrivare dallo stomaco di Aiden.

Con le mani riccamente decorate di tratti chiari e scuri si sistemò l’ampio cappuccio che celava gran parte del suo giovane volto: piccole gocce d’acqua avevano ricominciato a scendere lente dal cielo insinuando i capelli castani già criticamente provati dall’umidità.


“Sbrighiamoci”
, disse rivolto al collega prima di affrettare il passo nella direzione del Paiolo Magico.

Non poteva permettersi un altro diluvio universale in testa o non ci sarebbe stata tisana miracolosa che gli evitasse un’influenza coi fiocchi, questa volta.


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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
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Non erano molte le volte in cui l’irlandese si soffermava a pensare ad alcuni aspetti bizzarri dei propri colleghi, semplicemente erano così e tanto bastava, non si aspettava di certo una giustificazione riguardo a ciò, infondo era una loro caratteristica e spesso li contraddistingueva, rendendoli unici nel loro genere. Killian, di certo, non costituiva un’eccezione. Fin dal primo giorno aveva apprezzato la genuinità del collega, sebbene l’avesse colto in una situazione al dì là dell’imbarazzante, con un dito sanguinante prontamente serrato tra le labbra per cercare di arrestarne il flusso sanguigno, facendolo quasi sembrare un bambino. Eppure il ricordo di come ci avevano scherzato sopra lo fece sorridere.
Il giovane Resween era, senza dubbio alcuno, l’unico tra i tanti Auror conosciuti da quando aveva ricevuto il Distintivo ad essergli piaciuto fin da subito. In un certo senso, quando capitava di svolgere le ronde assieme a lui, Aiden si sentiva più a suo agio che con un qualsiasi altro collega, anche se non chiacchieravano quasi mai. Spesso e volentieri si limitavano a qualche frase di circostanza, una sottospecie di rapporto della situazione in base a dove arrivava il proprio campo visivo e i loro occhi sembravano catturare ogni minimo dettaglio con una sincronia e puntigliosità da fare invidia a chiunque. Ma infondo erano Auror, era normale che lo fossero.
Quando Killian rifiutò la sua gentile offerta, Aiden rimise in tasca la scatolina e afferrò tra le dita la propria sigaretta mentre guardò di sottecchi il collega che fece per controllare l’orario, sebbene non vi fossero orologi al suo polso. Aiden sorrise appena, espellendo nuovamente il fumo dalle narici, senza giudicare il proprio compagno di ronda per quello che doveva essere un riflesso volontario a seguito di un’abitudine.
Il sorriso esplose improvvisamente in una risata a seguito della battuta di Killian. «Radigorda? Per le mutande di Merlino, dobbiamo rimediare allora! Speriamo solo che la cucina non sia chiusa o dovrò divorarmi il garzone di turno!» Un ghigno perfido, ma indubbiamente scherzoso, si fece strada tra le sue labbra, prima di affrettare il passo a seguito dell’invito del collega.
Si riportò la sigaretta alle labbra mentre alcune gocce d’acqua presero a picchiettare sulla berretta che gli proteggeva il capo.
«Te l’ho mai detto che odio Londra?» borbottò mentre si affrettavano ad ogni secondo onde evitare che le gocce crescessero d’intensità, trasformando la loro marcia in un’autentica corsa per un riparo.
Il disgusto che Aiden provava per la capitale britannica era nota tanto quanto la sua ancestrale fame: non c’era giorno in cui non esprimesse un commento negativo per quella caotica latrina umida. Ma infondo cosa c’era da aspettarsi da un irlandese vissuto in una città non molto grande come Galway? Per di più il Maniero dei Weiss era situato verso le campagne, perciò era più che normale che detestasse le grandi città.
Non mancava poi così tanto al Paiolo Magico, giusto una via traversa sulla loro sinistra, poi si sarebbero goduti un caldo e confortevole riparo per qualche ora. Dovevano solo sperare di non essere fregati dalla pioggia.




Edited by Aiden Wëiss» - 22/2/2018, 19:32
 
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view post Posted on 23/2/2018, 16:17
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Killian Resween ♢ 24 anni ♢ Ispettore Auror

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“Puoi stare tranquillo: non dovrai mangiare nessuno. Se il Paiolo fosse chiuso in un venerdì sera umido e freddo, non sarebbe il Paiolo

Sentenziò Killian con un mezzo sorriso affettuoso per quel luogo che da molti veniva ritenuto una bettola, ma che per i maghi londinesi era LA bettola per eccellenza della quale nessuno avrebbe mai potuto fare a meno. Il Paiolo Magico era sempre stato una certezza. Quando il mago non si era ancora trasferito stabilmente in città, vi aveva soggiornato diverse volte nelle sue brevi ma frequenti visite a Persephone ed aveva sempre trovato qualcuno pronto a servirgli qualcosa di caldo o di forte anche ad orari improponibili. Lo stomaco del rosso non avrebbe avuto molto altro tempo per brontolare visto che i loro frettolosi passi tra le pozzanghere li avevano condotti presto in Charing Cross Road dove l’insegna della locanda sbatacchiava leggermente per via del vento. Mentre le sue lunghe falcate percorrevano la breve distanza dalla meta, una piccola risata roca uscì dalle labbra scure contratte ancora in un sorriso:

“Anche se non me l’avessi mai detto, è facile intuirlo”, gli rispose sornione.

Aiden non faceva molto per nascondere quella sua antipatia e molte volte il Resween si era ritrovato d’accordo con le sue lamentele. Londra era una città frenetica molto spesso bagnata dalla pioggia, il ché era una gran seccatura. Ma Killian non poteva dire di odiarla, questo proprio no.
La mano con il mezzo guanto raggiunse la pesante porta del pub e anche se si trovava ancora all’esterno alla mercé della pioggia sempre più scrosciante, quando la aprì per lasciar passare il collega fu inondato da una sensazione di calore e benessere. Con un gesto eloquente della mano libera, invitò il rosso a precederlo dentro al locale, esagerando pomposamente il suo modo di fare. Era già tanto che non si fosse esibito in un inchino, ma lui era così. Si divertiva a ridicolizzare la formalità.


“Immagino che l’Irlanda sia molto diversa, vero?”, tornò a chiedere poi curioso, riacquisendo un minimo di serietà mentre abbandonava la fredda strada per rifugiarsi anche lui nel locale.

Era stato in quel paese soltanto due volte, da piccolo e da ragazzo, ma la permanenza era stata breve e lo scopo non turistico, perciò avrebbe benissimo potuto dire di non esserci stato affatto. Da amante dei viaggi, dunque, non poteva essere più interessato di così.



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view post Posted on 24/2/2018, 13:08
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Aiden Weiss

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«Il mio appetito è la rovina di molte cucine!» esclamò con un sorriso furbo.
Al solo ricordo del verso giurassico di Séan O’Kelly, il maggiordomo della famiglia Weiss ancora in servizio al Maniero, quando si era ritrovato metà delle pietanze che aveva fatto preparare per il pranzo completamente o quasi mangiate, lo fece ridere. Séan era sempre stato un uomo zelante e ordinato nelle cose, vedere un pranzo rovinato da uno dei suoi Padroncini per poco non gli fece partire una coronaria e il poveretto non era più giovincello come un tempo, piuttosto ora era un venerabile signore dell'età di ben ottant’anni, ma pur sempre arzillo ed efficiente; semplicemente era più suscettibile a certe “sorprese” poco gradite.
Imboccata la via giusta, Aiden sospirò estasiato nel vedere l’insegna del Paiolo svettare davanti ai suoi occhi, sebbene fosse leggermente agitata dal vento.
Mentre azzeravano le distanze con l’entrata, Aiden rivolse al proprio compagno un finto sguardo sconvolto. «Mi stai dicendo che sono prevedibile? Cielo, dovrò allenarmi ancora di più sulla mia faccia da bronzo!» scherzò amabilmente.
Killian fu il primo a giungere alla porta e permise ad Aiden di entrare per primo dopo avergliela aperta con un eloquente gesto d’invito. A tutta quella pomposità, mancava solo un inchino, ma Aiden rise lo stesso e ringraziò il collega con una poderosa manata sulla spalla. «Vecchio mio, ancora a prendermi in giro per i miei modi cavallereschi?» domandò mentre entrava con un sorriso a trentadue denti.
Un po’ di allegria ci voleva e, perché no, anche qualche presa in giro per farsi due risate. Poteva anche darsi che Killian non lo avesse fatto con lo scopo di prendere in giro i modi bizzarri del rosso, ma anche se fosse stato così Aiden ci avrebbe fatto una sonora risata sopra, specialmente sapendo che il proprio collega non lo faceva per malizia.
Mentre faceva strada per cercare quantomeno un tavolo nei pressi del camino, così da potersi riscaldare, Aiden tornò serio tanto quanto Killian. L’argomento saltato fuori era l’amata Irlanda, la casa del fulvo, e quando si parlava di casa propria era meglio non scherzarci troppo sopra. Killian, dal canto suo, sembrava davvero interessato a sapere di più riguardo alle famose Terre Verdi.
Accondiscente ed entusiasta, Aiden si trasformò in un perfetto Virgilio, cercando di spiegare in maniera esaustiva e non noiosa, così da poter coinvolgere meglio il collega. «L’Irlanda è imprevedibile, amico mio, così come la sua gente. Le correnti oceaniche influenzano il clima, il quale non è né troppo caldo ma nemmeno troppo freddo. E proprio perché è imprevedibile potresti ritrovarti a vivere tutte le quattro stagioni in una sola giornata. Il più insistente potrebbe essere il vento, ma la pioggia potrebbe durare dei brevi scrosci e la neve qualche ora, per poi sciogliersi.»
Aiden individuò un tavolo proprio di fronte al camino, completamente libero, anche se non c’era moltissima gente e quei pochi che c’erano erano troppo occupati a discutere dall’altra parte del locale. Si tolse il giaccone di camoscio e la berretta, riavviando all’indietro i capelli scompigliati e sfuggiti all’elastico, per poi accomodarsi sulla sedia. Avvolse le maniche della propria camicia di flanella con quadri neri e blu, per poi sfregarsi le mani.
«E dovresti sentire che profumo in primavera!» Istintivamente, guidato dal proprio stomaco, le narici del fulvo si dilatarono e percepirono una vasta gamma di aromi provenire dalla cucina della locanda. Non disse nulla, non c’era affatto bisogno, i suoi occhi blu già non vedevano più niente se non l’immagine di un piatto caldo davanti alla sua faccia.
Evitò di sbavare come un’animale, perciò si ricompose in quello stato di quiescenza momentaneo e prese a meditare su cosa ordinare.


 
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view post Posted on 24/2/2018, 20:09
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Per essere un venerdì sera il Paiolo era sufficientemente triste. Complice la serata umida e decisamente poco favorevole, il locale non era pieno della solita clientela. Quel ritmo rallentato era strano per l'inizio del weekend ma a Jenifer non dispiaceva. A volte per la quantità di clienti era impossibile procedere con ordine tra le ordinazioni e le portate e finiva sempre che qualcosa, anche la più piccola cosa, andava storta, giusto per rallentarli ancora di più. Uno stress a cui la ragazza stava facendo l'abitudine.
Quella sera invece aveva avuto l'opportunità di fare tutto con calma, soddisfare i clienti, scambiare alcune parole con alcuni maghi al bancone e persino fare qualche lavoretto extra dando una mano in cucina. A quell'ora c'erano i superstiti: chi finiva il suo pasto e un paio che restavano a bere. La ragazza aveva già lavato i bicchieri e pulito tutti i tavoli liberi, un incanto stava lucidando per lei quel po' di "argenteria" che la locanda esponeva. La solita aria dismessa del locale, che non sarebbe mai apparso perfettamente lindo e pulito, quella sera le sembrava migliore. Era di buon umore, il capo le aveva anche detto che quando finiva di sistemare le stoviglie poteva andare a casa, che per lei si traduceva con tornare ad Hogwarts. Sorrise all'idea del espresso che non prendeva da mesi.
*Fortuna che i maghi hanno altri modi per spostarsi altrimenti non sarei mai riuscita ad ottenere questo lavoro* sorrise tra sé riponendo gli ultimi boccali nella credenza. « Signorina.. un'altra burrobirra per favore » il vecchio mago barbuto che aveva richiamato la sua attenzione le ricordò che, per quanto si fosse portata avanti, il locale non era ancora del tutto chiuso. Jen annuì all'uomo con un sorriso, un solito cliente, dall'aspetto bizzarro ma simpatico nei modi. La burrobirra schiumosa riempì il boccale che lei consegnò. « Si va via prima stasera eh? » le rispose gioviale allungando le monete. Prima che la ragazza avesse il tempo di rispondergli la porta si aprì e dei nuovi clienti. « Forse Bill, forse.. » fece l'occhiolino al signore e si allontanò vicino alla cassa. Finì di sistemare la roba che aveva davanti giusto per lasciare il tempo ai due maghi di accomodarsi. Dopodiché prese un taccuino e si avvicinò loro a passo svelto. Con un sorriso si presentò ai due maghi.

« Buonasera, siete giusto in tempo prima della chiusura delle cucine, avete già idee per l'ordinazione? »

Chiese un po' imbarazzata. Il locale non chiudeva mai così presto, ma guardandosi intorno avrebbero quasi potuto contare i presenti sulle dita di una mano. In ogni caso, non le sarebbe dispiaciuto ristorare loro come gli ultimi clienti della serata prima di mettere via il grembiule.
 
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Killian Resween ♢ 24 anni ♢ Ispettore Auror

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Il buon umore del collega non venne affatto scalfito dalla battuta o dal modo di fare di Killian e questo rallegrò anche lui dato che non ce ne sarebbe stato motivo alcuno. Chi conosceva il ventiquattrenne anche il minimo indispensabile sapeva che quando possibile amava non prendere sul serio niente e nessuno, nemmeno se stesso. Era così, ma senza traccia di cattiveria.

Seguì Aiden all’interno della Locanda beandosi del tepore che li aveva accolti e rendendosi conto solo ora che fuori stava letteralmente congelando. In risposa all’amichevole accusa di presa in giro, il giovane volto barbuto del mago assunse l’espressione più seria che il mezzo sorriso storto nascosto alla bell’e meglio gli concedeva.


“Non mi azzarderei mai, my Lord”,pronunciò con la sua voce bassa mentre a condire il tutto alzò le braccia a mezz’aria per ribadire la sua innocenza.

Visto che aveva trovato una persona che stava al gioco (e con gran sorpresa, dato che non pensava che Aiden fosse il tipo), Killian avrebbe potuto continuare così per tutta la serata. Eppure qualcosa di serio poteva pur trovare spazio in quella improvvisata cena tra colleghi: il Resween ascoltò la breve ma suggestiva descrizione dell’ Irlanda e anche se non poteva guardare il rosso negli occhi dato che stavano vagando alla ricerca di un posto, poté percepire tutto l’amore dell’uomo per la sua terra.
Il tavolo vicino al focolare fu designato come scelta e il ragazzo ne fu intimamente soddisfatto: amava i caminetti, di tutte le forme e misure, anche se quello di mattoncini rossi nel suo ufficio aveva un posticino unico nel suo cuore. Si tolse anche lui la giacca nera rimanendo in un altrettanto scuro maglione e i mezzi guanti, praticamente zuppi di umidità, vennero posati nel lato del tavolo vicino al fuoco così che potessero asciugarsi.


“Cosa ti ha spinto tra le braccia di questa tanto odiata città, dunque?”, riprese la conversazione quando entrambi si furono sistemati.

Altri avrebbero evitato la domanda, dando per scontato che la risposta fosse il lavoro, ma a Killian le cose più semplici ed evidenti non bastavano mai. Possibile che avesse lasciato l’amata Irlanda per giungere in un posto che a stento sopportava per tentare la carriera di Auror e per nessun’altro motivo?
Prima che Killian potesse saziare la curiosità celata in quella domanda forse indiscreta, la cameriera arrivò per occuparsi di un tipo di fame diverso, decisamente più letterale. Al momento giusto, pensò Killian scrutando di sottecchi il collega che sembrava davvero affamato.

“Io sì: prendo salsicce e pancetta, patate al forno e un boccale di Burrobirra”, iniziò Killian ad ordinare a colpo sicuro senza bisogno di guardare il menù, era quanto di più lontano possibile dalle persone indecise. “Alcolica, naturalmente”, concluse specificando con un sorrisetto la natura della bibita alla ragazza incaricata di servirli.

Rivolse ora l’attenzione al rosso, curioso di quale sarebbe stata la sua scelta. Dalle premesse, sembrava pronto a divorare la cucina intera.



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Aiden Weiss

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L’aria innocente che Killian assunse, mentre pronunciava quel my Lord, lo fecero letteralmente scoppiare a ridere in modo giovale. Che avesse o meno attirato l’attenzione dei presenti nel locale su di sé, poco importava, si stavano rilassando dopo quella uggiosa ed estenuante giornata di lavoro.
«Ti nominerò Cavaliere della Sacra Rodigorda dopo questa tua uscita! Io Lord?» Scosse la testa, palesemente intenzionato a reggere il gioco al collega. «Forse tra qualche anno raggiungerò il titolo di Reginetta, ammesso e concesso che non ci siano altri candidati a tale titolo!»
Aiden dovette sciogliersi il manbun da dietro la nuca per rifarlo da capo, così da includere le ciocche umide e fuori posto, dato che odiava sembrare uno spauracchio in disordine. Nel frattempo meditò sulla domanda di Killian. Forse la risposta pareva scontata al primo sguardo, eppure Aiden sapeva che il proprio collega sperava in qualcosa di più, qualche informazione più dettagliata che non fosse semplicemente per lavoro.
Si stravaccò appena contro la sedia, posando le mani che intrecciò tra loro, sul ventre, mentre sorrideva al suo partner professionale. «Ai tempi della mia assunzione vivevo da mia sorella Lena, nei pressi di Piccadilly Circus. All’epoca non avevo soldi, non abbastanza per permettermi un alloggio tutto mio, così ho dovuto sopportare Londra. Poi però sono riuscito a trovare una sistemazione in Scozia, vicino ad Hogsmeade. Ma la mia presenza a Londra è quasi prettamente a scopi lavorativi, anche se a volte vado a trovare entrambe le mie sorelle che vivono qui nella Capitale. Talvolta invece mi capita di trascorrere qualche serata nei pub con i miei fratelli oppure a cenare nell’appartamento di mia madre. Da quando mio padre è morto, lei non riesce più a dormire nella nostra casa a Galway, anche se sostiene di voler essere il più possibile vicino al Quartier Generale.» Non capitava spesso che il fulvo parlasse di sua madre con un collega, anche se in quel contesto era una collega di entrambe. Annabelle O’Brien Weiss era una donna risoluta e un Auror esperto, quasi sempre fuori ad occuparsi di svariati casi. Non era certo che Killian avesse ancora avuto modo di conoscerla, ma era certo che ne avesse sentito parlare.
Interruppe il filo del discorso quando percepì del movimento accanto a sé e il suo sguardo venne catturato dalla voce giovanile e femminile della cameriera del Paiolo. Le sorrise gentilmente nel vederla così imbarazzata, così si sbrigò a dirle la propria ordinazione. «Un pollo arrosto e una Burrobirra Analcolica, grazie.» disse con assoluta calma. «Visto che la cucina è in procinto di chiudere, non voglio dare motivo al cuoco di sporcare troppe padelle per deliziarmi il palato.» aggiunse, ridacchiando, guardando prima Killian e poi la ragazza. «Tranquilla, sto scherzando. Il pollo basta e avanza a riempirmi.»
Non era vero, naturalmente. Aiden aveva una fame tale che avrebbe divorato per intero un Erumpent se solo ne avesse avuto uno davanti, ma non voleva fare la figura del pozzo senza fondo davanti ad una perfetta sconosciuta, per quanto forse le avrebbe fatto piacere sapere che c’era chi apprezzava la cucina del Paiolo.



Ricapitolando: 1 x Pollo Arrosto e 1 x Burrobirra Analcolica for me :flower:
Grazie Jen.

 
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Il "bel tenebroso" si dimostrò pronto, deciso e preciso. Praticamente il mago era la traduzione di un amore idilliaco per chi prendeva le ordinazioni: era esattamente il cliente ideale. Sfortunatamente non erano tutti così e la ragazza doveva riconoscere che lei per prima, quando si trovava da l'altro lato vinceva il record di Miss Indecisione. Per rispetto a quel suo nuovo mestiere stava cercando di cambiare, ma le abitudini erano dure a morire. Appuntò tutta l'ordinazione e annuì per la burrobirra. Gli dedicò l'ultimo sguardo prima d'imbattersi nel suo commensale. Quella faccia, le ricordava qualcosa. Fortunatamente anche lui ebbe pietà di lei ordinando in fretta. Fu incrociando i suoi occhi mentre parlava che le sovvenne. *Ma certo, con il professor White...* Un flash. Come aveva fatto a dimenticare la sua brilla barba rossa al bancone, mentre stuzzicavano la pazienza del suo titolare? Evidentemente quella sera era ancora sobrio e sembrava intenzionato a rimanerlo. Con un sorriso sghembo sottolineò la parola Analcolica vicino a burrobirra sul suo taccuino. Non si sarebbe allargata esprimendo il suo pensiero o perché la facesse sorridere; tanto fu distratta dalle parole del Rosso. Rimase quasi a bocca aperta, certo non era quello che intendeva ma la presa in giro era davvero simpatica. *Quindi.. Alcolica o no, che differenza fa?* sorrise ironicamente come fosse la reazione più ovvia del mondo.

« Allora se non vi serve altro.. torno tra qualche minuto con le portate»

Avrebbe risposto con un sopracciglio sollevato e un ennesimo sorriso di cortesia rivolto prima ad uno e poi all'altro prima di auto-liquidarsi. *Ma quanta grazia stasera Merlino!* Portò l'ordinazione in cucina a passo svelto. Con suo sollievo notò che non avevano ancora chiuso baracche e burattini. D'altra parte Tom non avrebbe mai lasciato andare due clienti affamati di venerdì sera. *Se sapesse che è per il Rosso il pollo potrebbe venire un po' bruciato* ridacchiò uscendo dalle cucine e tornando al bancone dove l'aspettava Bill per un'ennesima burrobirra.

* * *

Come previsto non ci volle molto per preparare la cena per i due maghi al tavolo. Jenifer uscì dalle cucine con due vassoi sui quali vi erano le portate; riempì una burrobirra alcolica e l'altro boccale di quella analcolica. Anche se avesse sbagliato quella sera non c'era sufficientemente gente per dare spettacolo. Pronte le ordinazioni le portò al loro tavolo.

« Salsicce e pancetta con patate al forno.. »

Annunciò posando attentamente le portate davanti al mago, subito seguite dal suo boccale. Aveva qualcosa di affascinante, non avrebbe saputo dire cosa, ma non si sarebbe soffermata a chiederselo. Inevitabilmente con gioia continuò

« Pollo arrosto ..e un'Analcolica »

aggiunse posando il resto e finendo con il boccale. Un sorriso per quella precisazione, chissà se lui ricordava. Lo guardò per un attimo.

« Se desiderate dell'altro.. »

*sto andando via* Un attimo era sufficiente. Distolse lo sguardo terminando la frase con naturale cortesia prima di congedarsi.

« ..sono a disposizione, Signori buona cena! »





Aiden (volpino): :flower:
Pollo arrosto - (9 falci) - risana 10 punti Salute
Burrobirra - (2 falci) - risana 2 punti Salute
tot. 11 falci

Mr. Resween:
Salsicce e Pancetta - (9 falci) - risana 10 punti Salute
Patate al forno - (2 falci) - risana 3 punti Salute
Burrobirra Alcolica - (3 falci) - risana 3 punti Salute
tot. 14 falci


Per qualsiasi cosa mp ;)
 
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Killian Resween ♢ 24 anni ♢ Ispettore Auror

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Il camino davanti cui i due Auror avevano preso posto irradiava il volto giovane del Resween con la sua tenue luce rossastra che caricava i tratti decisi del ragazzo di una sfumatura più matura. Gli occhi grigi sondarono il viso di Aiden mentre si sistemava la fulva capigliatura provando a capire quanti anni li separassero, ma senza tuttavia riuscirci: il suo intuito aveva molti pregi ma in quel particolare campo Killian era proprio negato. Ma che importava? Non era certo l’età una delle cose più importanti da sapere di una persona e così quel pensiero venne rapidamente scacciato via dalla mente, anche perché doveva rispondere prontamente alle punzecchiature che avevano preso vita in quel breve scambio.

“Lo aggiungerò alla mia lunga lista di titoli nobiliari, Sir”,sorrise altrettanto divertito portandosi una mano al cuore come se avesse ricevuto uno dei più grandi complimenti che il collega potesse fargli. “Per quello di reginetta, invece, c’è una concorrenza spietata, concluse senza sbilanciarsi troppo: non sapeva se la battuta di Aiden fosse un riferimento a quanto successo parecchi mesi prima, quando era stato accidentalmente e inspiegabilmente eletto Re del Ballo di Fine Anno. In realtà non era intenzionato a scoprirlo dato che la faccenda era come una macchia nera sul suo onore su cui riusciva sempre a scherzare, ma lasciarla cadere nel dimenticatoio sarebbe stato decisamente meglio.

Killian ascoltò il breve resoconto che Aiden gli fornì in risposta alla sua domanda che, effettivamente, era stata un po’ indiscreta considerando tutto ciò che di personale era stato tirato in ballo della vita privata del collega. Annuì in silenzio, semplicemente. Sapeva di suo padre e conosceva la madre Auror anche se non aveva mai avuto l’occasione di lavorarci insieme, non per questo però penso di potersi prendere la libertà di spendere parole al riguardo. Era sempre cauto quando doveva approcciarsi al vissuto delle persone: lui non amava parlare del proprio e per questo non si aspettava il contrario dagli altri.

Fortunatamente il lungo silenzio che sarebbe seguito dato che Killian non aveva intenzione di replicare su cose coì private e certamente nemmeno quella di spostare l’attenzione su di sé, venne interrotto dalla giovane cameriera. Quando entrambi ebbero ordinato, il Resween la osservò allontanarsi diretta alla cucina con le loro scelte scarabocchiate nel taccuino: il vago sentore che aveva avuto sul suo essere in leggero imbarazzo si era dissolto per il sorriso che le si era dipinto in volto alle parole del rosso. Non era riuscito a decifrarlo a fondo e pensò che ci potessero essere degli antecedenti a cui era mancato che gli impedivano di capire la situazione. Poco male: con un sorriso divertito il suo sguardo lasciò la figura femminile sparita dietro le porte della cucina e si rivolse di nuovo ad Aiden.


“Analcolica? Così distruggi i miei luoghi comuni sugli irlandesi…”, finse di lamentarsi il moro che aveva assunto un’aria sbalordita sollevando il sopracciglio destro.

In realtà, nulla apparteneva di meno al mago quanto stereotipi e pregiudizi, ma quello era un modo come un altro per scherzare in una serata che dopo un lungo e duro giorno poteva concedersi il lusso di essere “leggera”. E poi aveva notato che parlare delle proprie origini piaceva ad Aiden, quindi perché non renderlo ancora argomento di conversazione?

Il cibo impiegò davvero poco ad arrivare, complice la scarsità degli ospiti del locale, ma ciò non dispiacque affatto a Killian che alla vista dei piatti si scoprì più affamato di quanto credesse. Si appiattì sullo schienale della sedia retraendo le braccia dal tavolo per consentire alla strega una più agevole consegna delle ordinazioni.


“Grazie”,mormorò ammirando le sue salsicce e pancetta mentre il loro profumo gli riempiva il naso. Poi, mentre la ragazza iniziava a congedarsi, concluse in contemporanea, con il solito sorriso sghembo, la sua frase “..sapremo dove trovarti”.

Non era affatto escluso che un secondo o un terzo boccale rallegrasse quella serata, per una volta che l’Auror non si buttava a letto stanco morto tornato dal lavoro.

“Beh, buon appetito!”, sorrise rivolto al rosso immaginandosi che anche lui non volesse far raffreddare il suo pollo arrosto: ricordava i brontolii che poco prima erano giunti dallo stomaco del collega.


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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
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«Ah sì?» Fingendosi sbalordito, Aiden rivolse un ghigno a Killian quando udì la risposta in merito al titolo di reginetta. In un primo momento aveva pensato che il collega si riferisse ad un altro loro collega, Dorian, ma poi pensò che forse alludeva a quanto era successo al Ballo di Fine Anno ad Hogwarts. Per un attimo si ricordò di avergli persino suggerito di sorridere di più così da non sembrare perennemente in agonia. Che Killian l’avesse ascoltato e che quella sua nomina a Re del Ballo fosse dovuta al fatto che aveva sorriso tanto da affascinare le belle fanciulle e ottenendo così i voti?
Birbantello di un Resween! pensò. Successivamente il suo ghigno di trasformò in una risata. «Mi era mancata una sana competizione! Vorrà dire che affilerò l’ascia da guerra!» E si lisciò la barba con fare disinvolto e divertito.

Aiden notò il sorrisino della giovane cameriera a seguito della sua battuta con una certa soddisfazione personale. Mai si era aspettato che una ragazza apprezzasse il suo strano senso dello humor, sebbene ci fosse andato decisamente leggero. Eppure, da quel che ricordava, non era mai accaduto nulla di simile; anzi, era solito ricevere certe occhiatacce o, nei peggiori dei casi, delle fantastiche quanto disinvolte fughe. Quel sorriso parve quasi stonare con i suoi standard, ma Aiden dovette ammettere che un simile traguardo riuscì a gonfiare enormemente la propria autostima, nonché il tanto famoso orgoglio.
Quando se ne fu andata, Aiden nascose il risolino dietro la mano, mentre fissava Killian. «Pensa che di solito le faccio scappare con simili battute!» ammise. Reclinò appena il capo alla battuta del collega. «Ti confesso che non so nemmeno io come mi sia potuta uscire la parola “Analcolica”.» Scosse lievemente il capo, come mortificato. «Ma forse è meglio così. La strada fino ad Hogsmeade è lunga e se iniziassi a bere… Beh! Un bicchiere tira l’altro, lo sai. Se mi Smaterializzassi finire con il spaccarmi di netto e io ci tengo alla mia dannata pelle!»
Era vero, Aiden non si era nemmeno reso conto di averlo detto sul serio se non qualche attimo dopo. Si era pentito per qualche secondo, ma poi ci aveva riflettuto bene e forse era stato meglio così. Se si fosse lasciato trasportare dall’alcol probabilmente sarebbe finito con l’addormentarsi al pub piuttosto che tentare un azzardo. E lui non aveva la minima intenzione di restare a dormire lì.
La cena non tardò ad arrivare e fu un bene: più fissava Killian più lo vedeva come un gustoso pollo da addentare.Ci mancavano le allucinazioni dalla fame… Andiamo bene!
Sorrise alla ragazza quando il pollo arrosto gli fu posato davanti alla faccia, dall’aria croccante e molto invitante. «Grazie.» Si sfregò le mani e tirò su le maniche della camicia in dei comodi risvolti, onde evitare che si sporcasse.
«Grazie e altrettanto!» esclamò a Killian, per poi strappare un’aletta e dando il via ad un’operazione tanto complessa quanto accurata di spiluccamento fino all’osso.
«Dimmi qualcosa di te, Killian.» fece non appena depose l’osso in un angolo del piatto, per poi strappare un pezzo del petto. «Anche la cosa più insignificante o banale.» Scrollò le spalle. «Dopotutto, basta anche un minimo per poter instillare una prima base in un rapporto di fiducia. Inoltre, sei l’unico con cui mi trovo bene tra gli Auror.»
Aiden non sapeva nulla di Killian, nemmeno la cosa più stupida come il colore preferito, eppure percepiva affinità con lui, lo sentiva come degno di fiducia. Non sapeva ancora bene perché, ma il suo istinto non era solito fare cilecca, non sempre almeno.


 
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Killian Resween ♢ 24 anni ♢ Ispettore Auror

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Killian solitamente era perfettamente in grado di controllare cosa far trapelare dei suoi pensieri ed emozioni nel viso e nelle espressioni e per questo raramente appariva eccessivamente sorpreso, colpito, euforico o arrabbiato. Sapeva, in qualche modo, “contenersi”. Lo riteneva un gran vantaggio, ma forse a volte la sua naturalezza risentiva di quell'ipercontrollo, rendendolo quasi meno "umano" nel suo saper sempre cosa dire e fare. Si ritrovò a perdersi in quella riflessione quando Aiden si esibì in un comportamento del tutto imprevedibile: coprendosi con la mano una bocca tremolante dal riso, asserì qualcosa in merito alle sue battute che evidentemente si riferiva alla cameriera che se n'era appena andata. Il Resween lo osservò interdetto, sorprendendosi di quella reazione che per qualche motivo lo riportò all’immagine di un adolescente alle prese con la prima cotta, anche se non poteva certo essere così: nonostante fosse del tutto disinteressato a certe dinamiche, era abbastanza sicuro che Aiden avesse una storia con una loro collega. In ogni caso, ciò che più lo impressionò fu la genuinità con cui il rosso affrontava ogni cosa, una spontaneità che Killian difficilmente avrebbe mai potuto raggiungere. Lasciò che la conversazione tornasse sulla scelta analcolica dell’irlandese e ascoltando le sue parole nella mente del giovane Ispettore Auror si dipinse la divertente scenetta di un Aiden completamente ubriaco non in grado nemmeno di tornarsene a casa, convenendo con lui che la smaterializzazione non sarebbe stata certo la soluzione migliore: Killian si era spaccato varie volte e ricordava l’evento con non molto piacere.

“Ecco perché scelgo la metro, meglio ancora del Nottetempo: lì sì che potrei ricacciare fino all’ultimo boccone”

Nonostante la serietà con cui l’aveva detto (“serietà” per modo di dire, dato che il ghigno storto continuava a tagliare le labbra scure del ragazzo ormai in modo quasi permanente), quella era una verità parziale. Innanzitutto, il Resween reggeva gli alcolici anche fin troppo bene tanto che per prendersi una sbronza come si deve avrebbe dovuto spendere un patrimonio; secondo, nonostante odiasse il Nottetempo con tutto se stesso, solo raramente gli era capitato di fare ricorso ai trasporti babbani che, comunque, avevano la loro innegabile utilità in certe situazioni per chi, come lui, viveva nella Londra non-magica.

La forchetta nella mano destra tatuata del mago si infilzò trovando resistenza alcuna nella prima patata al forno che capitò sotto al suo sguardo ormai affamato. Assaporò quel gusto dolciastro con le papille in estasi e fu contento che per un po’ scese il silenzio tra i due commensali impegnati con la loro cena: essendo cresciuto con le rigide imposizione della famiglia aristocratica, non c’era qualcosa di più disdicevole a tavola che parlare con la bocca piena.
Il rosso riprese a conversare quando già più della metà della pancetta nel piatto di Killian era stata divorata e la richiesta (inevitabile, ormai lo sapeva) di qualche informazione sul suo conto interruppe il tintinnio delle posate. Senza alcuna fretta di rispondere, si passò il tovagliolo sulle labbra guadagnando tempo prezioso per riflettere su come cavarsela. Avrebbe avuto molto da approfondire su cosa Aiden intendesse con i termini “insignificante” e “banale” (forse poteva interessargli il fatto che aveva una zia che si chiamava Amerinda; che la sua canzone preferita l’aveva ascoltata una sola volta nella vita, per caso, senza saperne il titolo o l’autore; che era allergico ad un tipo particolare di gamberetto, oppure che si era rotto il setto nasale ben sei volte, di cui quattro solo nel breve periodo in cui aveva fatto il pugile e che la leggera pendenza a sinistra del suo attuale naso era il frutto di un’automedicazione non particolarmente riuscita. Ancora, poteva dirgli che amava le melagrane, che la sua famiglia aveva avuto uno Kneazle per più di dieci anni, che aveva dei nei perfettamente simmetrici nelle due braccia o che il più delle volte andava in giro con i calzini spagliati…), ma ciò che il rosso disse in seguito sulla fiducia tra colleghi lo fece desistere dal dare una risposta che poteva essere interpretata come pura provocazione. Era difficile credere che tra tutti gli Auror Aiden, che era così solare e aperto, si trovasse bene solo con lui che per quegli aspetti era agli antipodi: aveva in mente altre persone valide al Quartier Generale ma ovviamente non era quello il momento di discuterne e così accettò quella metaforica mano tesa in segno di amicizia con una proposta insolita.

Sorrise in modo furbo muovendo la mano verso il boccale di burrobirra e prima di sollevarlo disse:
“Ti assicuro che sono meno interessante di quanto si pensi, ma se davvero vuoi sapere qualcosa su di me… ti propongo un affare: puoi farmi una sola domanda a cui risponderò in tutta sincerità, per stasera”

Il sorriso sornione non si spense nemmeno mentre si concedeva qualche sorso della bibita alcolica, gli occhi che da sopra il vetro del bicchiere lanciavano una divertita sfida.

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view post Posted on 4/4/2018, 12:51
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
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Aiden aveva sempre avuto un carattere particolare, con i suoi alti e bassi, e la maggior parte delle persone non riusciva ad apprezzarlo fino in fondo. Eppure non si riteneva una persona lunatica, semmai piuttosto spontaneo e umile. Erano cose che molti non comprendevano e questo a volte lo facevano sentire un estraneo. Era così sbagliato?
Killian però sembrava diverso, sebbene lo trovasse un tantino “statico” nel manifestare i propri pensieri, tuttavia sembrava l’unico a non aver avanzato un giudizio affrettato, oltre che errato, nei confronti del rosso. No, Resween era senza dubbio una persona molto obiettiva e non sembrava affetto dai pregiudizi. Ecco un’altra ragione per cui adorava lavorare con lui.
Quando lo sentì parlare della metro, Aiden lo fissò esterrefatto. Non avrebbe mai pensato che Killian apprezzasse i mezzi Babbani. «Quante sorprese stasera, Resween.» sentenziò con un ghigno divertito. «Allora la prossima volta vedrò di ubriacarmi di brutto, così sarai costretto ad accompagnarmi da mia sorella in metro!» Ovviamente non andò troppo nel dettaglio riguardo a quanto alcol sarebbe dovuto servire per arrivare ad un tale “traguardo”, perché altrimenti Resween avrebbe fatto meglio a scappare pur di salvarsi il borsello con i soldi, dato che i fondi del rosso non sarebbero di certo bastati a coprire le spese. Weiss si premurò dunque di ovviare quel dettaglio e rifugiarsi dietro un sorriso malizioso, che poteva dire tutto o niente.
«Tutti sono interessanti se sai dove andare a grattare.» Il sorriso furbo di Killian aveva stimolato Aiden, eppure il fulvo aveva parlato con una certa serietà, che non sembrava nemmeno la sua. Ma Weiss sapeva essere serio, a volte in un modo così serrato da far impressione persino alla sua famiglia. C’erano talmente tante di quegli aspetti e qualità in lui che sarebbe stato pressoché impossibile catalogarlo in maniera completa e definita.
La proposta di Killian fece schioccare le labbra dell’Irlandese con una nota divertita, dopo che si era concesso un piccolo sorso di Burrobirra. «Potrebbe essere un pessimo affare per te, amico. Ma non sono mai stato molto pretenzioso, perciò accetto e ricambierò in egual misura se lo desideri.» Tamburellò le dita sul tavolo di legno, sentendosi in dovere di dover fare la medesima offerta a Killian. Dopotutto Aiden era stato cresciuto con certi valori e dare qualcosa in cambio era tra questi, anche se chi aveva offerto non voleva essere ricambiato.
«Cosa ti ha spinto a scegliere la vocazione dell’Auror?» domandò poco dopo con una calma quasi innaturale, non da lui. Fissò il collega reclinando appena il capo, come a volerlo studiare. «E non dirmi che è solo senso del dovere. Come ho detto prima: se sai dove grattare troverai sempre cose interessanti. Questo ovviamente non è un modo per giudicarti, ma per capirti, Killian, e conoscerti. Ecco perché ti ho dato la possibilità di chiedermi anche tu qualcosa in cambio. E io do sempre qualcosa in cambio, non prenderei mai qualcosa solo per me, non se c’è la fiducia in ballo.» Lo disse con estrema onestà, non volendo che Killian pensasse male di lui, che lo reputasse un’opportunità o chissà cos’altro.
Prese un altro sorso di Burrobirra e poi si asciugò i baffi impregnati di schiuma con il dorso della mano. «Immagino che te ne stai pentendo...» Un piccolo sorriso affiorò sulle sue labbra, palesando un certo dispiacere nell'aver colpito così in basso il collega. O Killian avrebbe capito?

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Perdona il ritardo ^^" Inizio a procrastinare.
 
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view post Posted on 16/4/2018, 19:41
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Killian Resween ♢ 24 anni ♢ Ispettore Auror

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“Tutti sono interessanti se sai dove andare a grattare”

“Vediamo se tu lo sai, allora”, fu la pronta risposta del Resween a quanto appena detto del collega accompagnando quella che sembrava essere una nuova sfida con un piccolo invito dato da un cenno del boccale di Burrobirra sollevato vicino alla bocca del mago, prima di raggiungere di nuovo il tavolo.

Curioso ancora più di prima su quale domanda avrebbe dovuto fronteggiare di lì a poco data la premessa del rosso, Killian dovette attendere altri preamboli prima di giungere al punto interrogativo vero e proprio. Faceva parte del carattere aperto e solare di Aiden il parlare molto e questo stranamente non infastidiva l’Auror più giovane, forse perché così si compensava in parte la sua stringatezza a volte eccessiva. Inoltre, Killian stesso alcune volte poteva lanciarsi in discorsi lunghi e complicati, specialmente quando aveva bisogno di ragionare ad alta voce, per questo accolse le frasi dell’uomo con un sorriso interiore, non interrompendolo mai ma anzi assumendo un’espressione seria e interessata. Solo in alcuni momenti un occhio attento avrebbe potuto scorgere tra i tratti ben delineati del giovane una qualche vaga increspatura sorta come muta e indecifrabile risposta a ciò che veniva espresso con gran convinzione. Una reazione un po’ più evidente si manifestò con un sorriso quasi incredulo sul discorso del sentirsi giudicato, una specifica che con lui non sarebbe servita in alcun caso ma che la gentilezza di Aiden teneva a sottolineare. Killian non temeva il giudizio altrui, aveva smesso di vivere per la superficialità degli altri da molto tempo. Solo alcune parole pronunciate da certe persone su determinati argomenti potevano facilmente penetrare nella sua corazza di indifferenza e in quel caso ogni parere veniva reso inestimabile tesoro. In tutti gli altri casi, dire che le critiche -quelle non costruttive- gli rimbalzavano contro lasciandolo perfettamente indenne era piuttosto riduttivo. Eppure l’Auror che aveva di fronte e con la quale stava inaspettatamente condividendo una serata di riposo si proponeva come obiettivo qualcosa di ben altro livello, anche di ambizioso in un certo senso. ‘Capire’ e ‘conoscere’. Giungere a conclusioni affrettate non era un passo falso in cui il ventiquattrenne incappava spesso, fortunatamente, perciò non la ritenne un’impresa impossibile e non bollò come destinata al fallimento quella missione che Aiden si era riproposto. Semplicemente, concesse il beneficio del dubbio. Su di entrambi.

“Pentirmi? E perché mai? Poteva andarmi molto peggio”, confessò mantenendo già da subito il patto dell’assoluta sincerità.

Era vero: Aiden solcando i vasti oceani che la sua proposta gli aveva aperto davanti sarebbe potuto approdare in lidi ben più pericolosi e sconosciuti ai più, ma la scelta di diventare Auror faceva parte della sua nuova vita, quella di cui parlava con più facilità perché lontana e opposta a quanto era accaduto prima che la sua strada si delineasse con precisione. E in ciò che era poco chiaro regnava sovrana l’ombra, aspetto che non risparmiava nessuno, lui per primo. Il giovane Ispettore si rilassò sulla seduta come se dovesse apprestarsi ad affrontare una lunga narrazione, ma in realtà voleva puntare sull’essenziale, convinto che solo così le sue spiegazioni potessero risultate al mago di facile comprensione. Senza dare un’inflessione particolare ma parlando con semplicità, riassunse in poche frasi ciò che era accaduto ormai qualche anno prima.

“La verità è che non c’è un motivo preciso. Non ho Auror in famiglia e non avevo avuto rapporti con loro prima di candidarmi. Anche durante i colloqui di orientamento ad Hogwarts non avevo mai pensato a questo lavoro come a qualcosa che mi potesse appartenere. E infatti, una volta diplomatomi ho passato un bel po’ di tempo letteralmente ‘in giro’, dove capitava. Quando vivi così - dove il posto in cui sei, le persone con cui spendi tempo e ciò che fai non ti interessano davvero - ti capita di essere spettatore impotente o indifferente di tante cose brutte. Sia nel mondo Magico che in quello Babbano perché tanto quando si tratta di dare il peggio di sé siamo tutti uguali”, il Resween fece una piccola pausa ma alla fine decise di non dover specificare altro: era il vantaggio di star parlando con un Auror quello di intendersi senza sembrar banale sui termini “cose brutte” o il non passare per un vuoto moralista parlando di ciò che di marcio era sotto agli occhi di tutti. “Poi una mattina di un giorno come tanti altri mi sono svegliato con la nausea. Per quello che avevo visto e per me, che me lo ero semplicemente lasciato scorrere addosso come se non mi importasse. Hanno fatto seguito la frustrazione e poi ancora la rabbia. Infine, grazie a non so quale cielo, è arrivata la volontà di cambiare quello che mi annientava, a partire da me stesso. Ed eccomi qua”, scrollò le spalle concludendo il breve discorso come per scusarsi che fosse così povero o poco accattivante. Però era la verità e questo richiedeva il patto che avevano stretto.

Lo sguardo grigio tanto quanto il cielo che li aveva accompagnati per tutta la giornata non aveva vacillato mai, piantandosi stabilmente in quello altrettanto chiaro di Aiden. Era Killian, ora, a voler indagare e capire cosa ne pensasse il rosso: la sua curiosità era stata saziata? Forse adesso era lui a pentirsi della domanda, ricevendo in risposta una storia come tante altre di ‘conversione’. Oppure, nonostante lo sforzo del mago di farlo apparire come un evento così limpido e lineare, il collega sarebbe riuscito davvero a comprendere quanta faticosa era stata quella scelta per lui? I quattro termini con cui aveva descritto la sudata conquista non erano casuali. Nausea. Frustrazione. Rabbia. Volontà. Dicevano molto di lui e di chi era stato.


“Per quanto riguarda la contro-offerta, ho la sensazione di non dovermi avvalere dell’affare per ricevere informazioni su di te o sulla tua storia. Sembri un tipo sincero, Aiden”

Così. Un’affermazione a bruciapelo. Non vi rifletté troppo prima di pronunciarla e non lo fece nemmeno dopo averla lasciata cadere in un silenzio enigmatico.


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Aiden Weiss

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«E’ vero.» asserì il fulvo. «Poteva andarti peggio, ma non me la sentivo di farti scappare a gambe levate e lasciare qui, sola soletta, il resto della tua cena.» L’ombra di un sorriso malizioso si fece strada sulle labbra di Weiss, volendo un po’ stuzzicare i nervi saldi del collega.
Studiò il più attentamente possibile i lineamenti del volto del giovane Resween e godendosi quel sorriso incredulo che era riuscito a strappargli con le sue parole. Ecco un altro punto a favore di Killian: l’essere particolarmente bravo nel gestire le proprie emozioni davanti al più degli argomenti, tranne - forse - quando lo facevano particolarmente divertire; era imperscrutabile, un mistero talmente criptico che, probabilmente, sarebbe stato possibile risolvere solamente assestandoli una poderosa badilata sulle gengive. Forse. Aiden non era del tutto sicuro e per questo maledì il Resween (senza cattiveria, ovviamente!).
Nonostante Killian fosse illeggibile a livello facciale - una cosa che prima o poi Weiss avrebbe vinto, costi quel che costi! - le sue parole, però, trasudavano di sincerità. Aiden lo percepì chiaramente e non infierì in alcun modo sul proprio collega. In un rispettoso e serio silenzio lo ascoltò fino alla fine, annuendo flebilmente di tanto in tanto, mostrandosi comprensivo ed interessato. Essere Auror aveva i propri vantaggi, tra questi la capacità di elaborare con estrema precisione le informazioni ricevute, anche se striminzite a volte, e perfino quelle criptiche; quest’ultima categoria però piuttosto ostica, dipendeva esclusivamente dall’esperienza e dall’acume dell’analizzatore.
Fortunatamente Aiden intuì quello che Killian voleva fargli capire e tanto gli bastò.
«Avere o meno Auror in famiglia non conta più di tanto. Ognuno sceglie la strada che sente più giusta per sé e noi due ne siamo un chiaro esempio.» Si concesse una breve pausa, il tempo di godersi una sorsata di Burrobirra Analcolica - che trovava irritabilmente noiosa proprio perché analcolica - e ritornare a dire la sua. «Abbiamo affrontato le nostre sfide personali, tra pregi e difetti, e siamo sopravvissuti. Ciò che non ci ha ucciso ci ha fortificati e ci ha resi ciò che siamo, grazie alla Volontà come hai detto tu.»
Reclinò appena il capo di lato, mentre si piegò di lato così da poter assumere in tutta tranquillità una posizione semi-stravaccata, il braccio destro posato sullo schienale della sedia. La mano sinistra tornò ad afferrare il boccale di Burrobirra e questa volta ne prese una sorsata abbondante, fino ad arrivare a metà boccale. Schioccò le labbra e si passò il polsino della camicia sulla barba umida, asciugandola dalla presenza della schiuma.
La frase di Killian lo fece ridacchiare, ma non di divertimento, stavolta venne pervaso da un senso di amarezza. Era sincero, certo, come negarlo, eppure c’erano casi in cui Aiden ricorreva alla menzogna. Non che amasse farlo, ma se lo faceva era perché lo riteneva necessario. Non era sicuro che il collega avrebbe capito, né tantomeno approvato quella linea di condotta, ma il fulvo agiva come meglio credeva pur di svolgere a dovere i propri compiti. Ognuno aveva la propria ottica, una linea di condotta da seguire, giusta o sbagliata che fosse agli occhi altrui, perciò Aiden aveva la sua.
«Lo sono per la maggior parte delle volte, sì. Però a volte mento, Killian, spudoratamente se la situazione lo richiede. Ma se ti può far stare tranquillo sappi che né con te, né con nessun altro nostro collega, né tanto meno con Wilde ricorro a tali misure. Ammesso e concesso che non sia proprio su esplicito ordine di Wilde, s’intende.» Sospirò profondamente, palesando chiaramente quanto gli costasse avvalersi di un simile talento. «Non mi aspetto che tu capisca, ma ammetterlo è comunque una prova della mia genuina sincerità.»

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