«
Il mio appetito è la rovina di molte cucine!» esclamò con un sorriso furbo.
Al solo ricordo del verso giurassico di Séan O’Kelly, il maggiordomo della famiglia Weiss ancora in servizio al Maniero, quando si era ritrovato metà delle pietanze che aveva fatto preparare per il pranzo completamente o quasi mangiate, lo fece ridere. Séan era sempre stato un uomo zelante e ordinato nelle cose, vedere un pranzo rovinato da uno dei suoi
Padroncini per poco non gli fece partire una coronaria e il poveretto non era più giovincello come un tempo, piuttosto ora era un venerabile signore dell'età di ben ottant’anni, ma pur sempre arzillo ed efficiente; semplicemente era più
suscettibile a certe “sorprese” poco gradite.
Imboccata la via giusta, Aiden sospirò estasiato nel vedere l’insegna del Paiolo svettare davanti ai suoi occhi, sebbene fosse leggermente agitata dal vento.
Mentre azzeravano le distanze con l’entrata, Aiden rivolse al proprio compagno un finto sguardo sconvolto. «
Mi stai dicendo che sono prevedibile? Cielo, dovrò allenarmi ancora di più sulla mia faccia da bronzo!» scherzò amabilmente.
Killian fu il primo a giungere alla porta e permise ad Aiden di entrare per primo dopo avergliela aperta con un eloquente gesto d’invito. A tutta quella pomposità, mancava solo un inchino, ma Aiden rise lo stesso e ringraziò il collega con una poderosa manata sulla spalla. «
Vecchio mio, ancora a prendermi in giro per i miei modi cavallereschi?» domandò mentre entrava con un sorriso a trentadue denti.
Un po’ di allegria ci voleva e, perché no, anche qualche presa in giro per farsi due risate. Poteva anche darsi che Killian non lo avesse fatto con lo scopo di prendere in giro i modi
bizzarri del rosso, ma anche se fosse stato così Aiden ci avrebbe fatto una sonora risata sopra, specialmente sapendo che il proprio collega non lo faceva per malizia.
Mentre faceva strada per cercare quantomeno un tavolo nei pressi del camino, così da potersi riscaldare, Aiden tornò serio tanto quanto Killian. L’argomento saltato fuori era l’amata Irlanda, la casa del fulvo, e quando si parlava di casa propria era meglio non scherzarci troppo sopra. Killian, dal canto suo, sembrava davvero interessato a sapere di più riguardo alle famose
Terre Verdi.
Accondiscente ed entusiasta, Aiden si trasformò in un perfetto Virgilio, cercando di spiegare in maniera esaustiva e non noiosa, così da poter coinvolgere meglio il collega. «
L’Irlanda è imprevedibile, amico mio, così come la sua gente. Le correnti oceaniche influenzano il clima, il quale non è né troppo caldo ma nemmeno troppo freddo. E proprio perché è imprevedibile potresti ritrovarti a vivere tutte le quattro stagioni in una sola giornata. Il più insistente potrebbe essere il vento, ma la pioggia potrebbe durare dei brevi scrosci e la neve qualche ora, per poi sciogliersi.»
Aiden individuò un tavolo proprio di fronte al camino, completamente libero, anche se non c’era moltissima gente e quei pochi che c’erano erano troppo occupati a discutere dall’altra parte del locale. Si tolse il giaccone di camoscio e la berretta, riavviando all’indietro i capelli scompigliati e sfuggiti all’elastico, per poi accomodarsi sulla sedia. Avvolse le maniche della propria camicia di flanella con quadri neri e blu, per poi sfregarsi le mani.
«
E dovresti sentire che profumo in primavera!» Istintivamente, guidato dal proprio stomaco, le narici del fulvo si dilatarono e percepirono una vasta gamma di aromi provenire dalla cucina della locanda. Non disse nulla, non c’era affatto bisogno, i suoi occhi blu già non vedevano più niente se non l’immagine di un piatto caldo davanti alla sua faccia.
Evitò di sbavare come un’animale, perciò si ricompose in quello stato di
quiescenza momentaneo e prese a meditare su cosa ordinare.