|
|
| Il Violino Stradivari “Le noir” Lo Stradivari della mano nera
Oggi voglio presentarvi un altro violino Stradivari, molto antico ed avvolto da una leggenda misteriosa. Apparso in una puntata del programma Voyager, l'attuale proprietario e' il violinista e direttore d'orchestra Guido Rimonda
Credits: google, www.ilcittadinomb.it/
Il violino appartenne al musicista Jean Marie Leclair: pugnalato a morte nel 1764, morì con il violino tra le mani. Lo strumento ha ancora oggi il segno di quella presa, con due macchie nere.
Jean-Marie Leclair
Lo strumento datato 1721, noto come “Le noir”, o anche "Violon Noir" appartenne al virtuoso di violino e compositore Jean-Marie Leclair. Misantropo e ipocondriaco, l’artista venne ucciso con una pugnalata alla schiena a Parigi, nel 1764, da un sicario rimasto ignoto, che si introdusse nella sua casa-fortezza. Prima di morire, però, Leclair si trascinò sino ad afferrare con forza lo strumento: il violino rimase stretto nelle sue mani sino al ritrovamento del suo corpo, due mesi dopo la morte. Indelebili, rimasero così due macchie nere.
I segni della decomposizione del corpo di Leclair sono ancora evidenti sulla vernice e sul legno del violino, infatti, la mano che stringeva lo Stradivari, decomponendosi, aveva corroso la vernice ed annerito il legno. Da qui la denominazione del violino che si vuole, appunto, avvolto da mistero. Basti pensare che nessun tentativo di restauro è mai riuscito a cancellare tali macchie. Si aggiunga, inoltre, che Rimonda lo ha ottenuto in dono dai facoltosi proprietari, i quali hanno però voluto l’assoluto anonimato. Una vicenda, dunque, che aumenta ancor di più il fascino di questo violino.
«Si tratta di uno strumento molto bello - illustra Rimonda, - con un suono cristallino, molto caldo nei bassi. Insomma, un violino con qualcosa in più. La mia è senza dubbio una grande fortuna».
E ricordando la storia dello Stradivari, Rimonda aggiunge: «Ha senza dubbio qualcosa di esoterico». Un legame, quello di Leclair con il suo strumento, portato all’estremo dalla tragicità dell’evento delittuoso. Un gesto, quello di afferrare il violino come a non volersene separare neppure in punto di morte, certamente senza ritorno, ma che, nell’assoluto ben rappresenta la simbiosi unica che si crea tra il musicista e il suo strumento. Edited by Valene - 9/3/2020, 17:55
|
| |