I'm not scared of lions and tigers and bears, Per Elijah

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view post Posted on 2/11/2017, 12:16
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La risposta di Elijah era arrivata veloce e quasi inaspettata. Non credevo che avrebbe voluto venire dopo quello che era successo. Credevo di essere l'ultima persona con cui avrebbe avuto voglia di passare una giornata, ma invece mi aveva risposto e sulle mie labbra era spuntato un sorriso sincero. Quella gita allo zoo si era trasformata in un'occasione perfetta non solo per chiarire, ma anche per cercare di capire i sentimenti che provavo per lui, quelli che provava per me, sempre che provasse effettivamente qualcosa.
Inviai un gufo alla mia famiglia per avvisarli e andai a dormire.

~~~



Sabato arrivò veloce e la mattina mi svegliai nervosa, ma contenta. Avevo detto alla mia famiglia di venire a scuola un po' prima dell'orario che avevo comunicato ad Elijah in modo da avere un po' di tempo con loro. Mi alzai e vestii con calma, feci colazione e andai davanti al cancello di Hogwarts. Quando i miei arrivarono ci salutammo e chiacchierammo allegramente. Quando Elijah arrivò cercai di trattenere l'imbarazzo. Sicuramente mia madre avrebbe voluto sapere tutto dopo. Lo presentai alla mia famiglia e poi ci smaterializzammo, grazie a mia nonna, allo zoo. Questa volta non mi fece così tanta impressione come con il fratello di Elijah.
Una volta arrivati ci incamminammo verso il cancello e una volta dentro presi Elijah per un braccio.

"Aspetta"

Lo trattenni per farlo camminare più piano e rimanere indietro rispetto al gruppo per poi infilarci in un percorso alternativo interno allo zoo.

"Ecco" dissi lasciandogli il braccio "Nemmeno io volevo la gita familiare"
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 2/11/2017, 17:43





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Elijah Sullivan
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E
lijah si era chiesto per tutta la settimana se avesse fatto davvero bene ad accettare l’invito di Alice ad uscire quel sabato. Già l’idea dello Zoo non lo aveva mai entusiasmato e lo entusiasmava ancora di meno l’idea di dover incontrare la sua famiglia. Era pur vero che, quando erano andati a Londra, era stato Daniel ad accompagnarli e non gli era sembrato così strano. Cercando di guardare l’altro lato della medaglia però, suo fratello era uno discreto e che si occupava molto poco di quello che gli gravitava intorno, difficile che potesse mettere in imbarazzo qualcuno.
Fece colazione con calma, visto che mancava ancora tanto all’appuntamento e, mentre masticava piano i suoi pancakes, iniziò a valutare l’idea di tirare fuori una scusa e non presentarsi. Quando dava la sua parola, però, era solito mantenerla, e le aveva detto che sarebbe andato. Sospirò e si avviò senza fretta al cancello della scuola, dove avrebbero dovuto vedersi. Tutta la famiglia Jones era schierata lì, soprattutto le femmine della famiglia che lo squadravano da capo a piedi. Alice lo presentò e tutti sembravano così gentili, affabili, erano esattamente l’opposto della sua di famiglia. Elijah si sentiva tremendamente a disagio, non era abituato a tutte quelle carinerie. La famiglia di Alice era talmente diversa dalla sua che non gli sembrava nemmeno una famiglia vera. Era difficile da spiegare, ma era così.
Si rassegnò a subire una sorte infausta e si lasciò smaterializzare verso lo Zoo di Londra.

Una volta arrivati, oltrepassarono il cancello e si incamminarono alla ricerca del primo itinerario. Sarebbe stata una tortura senza fine, altro che sabato rilassante.
Elijah infilò le mani in tasca ed iniziò a camminare dietro alla famiglia Jones.

"Aspetta"

Alice lo afferrò per un braccio e lo costrinse a rallentare la sua andatura. Elijah sollevò lo sguardo e si accorse che il resto della compagnia stava andando avanti senza accorgersi di loro e la cosa non gli dispiaceva. Non aveva nessuna intenzione di propinare sorrisi di circostanza tutto il pomeriggio.
Alice lo fece deviare al primo bivio e rimasero da soli.

"Ecco. Nemmeno io volevo la gita familiare"

Finalmente gli lasciò il braccio e Elijaha si fermò a guardarla.

- Meno male – disse con voce piatta – Mi sento a disagio con la tua famiglia, non credo che sarei riuscito a far finta di essere quello che non sono tutto il pomeriggio.

Mosse le mani nelle tasche, mentre i suoi occhi chiari fissavano quelli della Serpeverde.

- Allora? - le chiese senza girarci intorno nemmeno un attimo – Che cosa volevi dirmi?


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view post Posted on 3/11/2017, 12:00
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Elija non si risparmiò e partì subito all'attacco, senza girarci intorno. Mi piaceva questa cosa di lui: subito diretti al punto, senza bisogno di introdurre il discorso.
Gli sorrisi e abbassai gli occhi per un millesimo di secondo, prima di riportarli fissi nei suoi. Vedere quei pozzi colore del ghiaccio da così vicino mi era mancato molto, riuscivo di nuovo a perdermici e volevo farlo. Come in guferia non riuscivo a staccarmi.
Sbattei le palpebre per riprendere il controllo e cercai un modo di iniziare il discorso, ma non lo trovavo. Stavo dando per scontato che fosse geloso, ma se non lo fosse stato e quella era tutta una mia invenzione?
Al diavolo.

"Vorrei parlarti di Wolf, dell'altro giorno in Sala Grande. Era un gioco, ma ho esagerato, non avrei dovuto. Mi dispiace"

Nonostante fossi una persona orgogliosa, chiedere scusa non era mai stato un grande problema. Riconoscere gli errori è il miglior modo per imparare da essi e avevo imparato che con Elijah il gioco è bello se finisce subito dopo essere iniziato.

"Ho visto che eri nervoso quando sei arrivato e ho immaginato fosse dovuto al fatto che stessi parlando con Wolf."

Continuavamo a camminare, l'uno vicino all'altro, lui con le mani in tasca e io con le braccia stese lungo il corpo. Mi mancava la complicità che c'era tra noi, il dialogo, gli sguardi. Avevo spesso pensato al bacio sulla fronte che mi aveva dato in libreria a Londra. Quello che provavo a riguardo era contrastante, non lo capivo appieno. Però i suoi occhi...
Mi voltai verso di lui per osservare la sua espressione imperscrutabile e cercare di captare qualcosa che non fosse risentimento. Tutto era cominciato per quel maledetto Tassorosso. Sarei voluta andare a spaccargli la faccia io, adesso, senza pensarci un attimo e al diavolo la mia ricerca di dialogo. Se non fosse stato per lui non sarebbe successo niente di tutto questo. Se non fosse stato per Elijah che non aveva saputo farsi gli affari suoi non sarebbe successo niente di tutto questo. Se non fosse stato per me che non avevo voluto capire non sarebbe successo niente di tutto questo.

"Non avrei dovuto insistere così tanto, mi dispiace"
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 3/11/2017, 17:54





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L
a osservò tranquillo mentre abbassava gli occhi. Era lì in attesa, curioso di sapere che cosa avesse da dirgli. Per quel che lo riguardava non c’era proprio nulla da dire, niente di più di quello che era già stato detto.
Attese per qualche istante, Alice non sembrava decidersi a parlare.

"Vorrei parlarti di Wolf, dell'altro giorno in Sala Grande. Era un gioco, ma ho esagerato, non avrei dovuto. Mi dispiace"

Elijah sollevò gli occhi al cielo e piegò leggermente la testa da una parte. Ed ecco che era arrivata al discorso che le stava a cuore : Wolf. Non capiva cosa volesse adesso da lui, il suo tentativo di giustificarsi quando a lui non importava proprio nulla. Non aveva alcuna intenzione di riprendere quel discorso sgradevole.

- Sei liberissima di frequentare e giocare con chi ti pare, per quel mi riguarda. Per usare parole tue, non sono fatti miei.

"Ho visto che eri nervoso quando sei arrivato e ho immaginato fosse dovuto al fatto che stessi parlando con Wolf."

Fece un passo verso di lei, voltandosi leggermente. Erano uno di fronte all’altra, ora Elijah la sovrastava in altezza. Se la frase di prima aveva la sua percentuale di fastidio, questa che le era appena uscita dalla bocca era anche meglio. Stava riattaccando con la solita solfa della gelosia per caso?

- Tu hai il brutto vizio di immaginare cose che non esistono...credo che tu non possa farne a meno. Alice, non ricominciare con la storia della gelosia, non è un argomento su cui ho voglia di discutere, ne ora ne mai.

"Non avrei dovuto insistere così tanto, mi dispiace"

Gli occhi di Elijah si strinsero in due lame affilate. Alice non aveva capito niente, non aveva capito proprio nulla di lui. Non era il fatto che avesse portato avanti quella farsa che l’aveva fatto arrabbiare, ma come l’avesse fatto. Quella sua espressione ironica, quel suo sorrisetto di scherno sempre stampato sulla faccia...era quello che gli faceva vedere rosso, molto più di tutto il resto. Quello non era un gioco, come diceva lei, era una presa in giro in piena regola e lui detestava essere preso per i fondelli in quel modo. Gli aveva mancato di rispetto, e non era la prima volta. Non era il gioco, il gioco non c’entrava nulla.

- Non hai capito il problema. Non credo che ti sia chiaro che non permetto a nessuno di prendermi in giro, di guardarmi con quel sorrisetto divertito sul viso, di prendersi gioco di me come hai fatto tu sia in Sala Grande che in Biblioteca. Ora ti dispiace... davvero? Se ti preoccupassi un minimo di capire come sono fatto, che cosa mi passa per la testa, che cosa ho dentro...beh, non perderesti il tuo tempo prendendomi in giro prima e a dispiacerti poi. Non amo il gioco, di nessun tipo, non è il genere di passatempo che mi diverte.

Sollevò gli occhi da lei e si guardò intorno. Non aveva la minima idea di dove fossero...ah, si! Sulla strada che portava al Rettilario, almeno una cosa buona c’era.


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view post Posted on 4/11/2017, 22:31
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Il contatto con gli occhi di Elijah mi stava facendo perdere il senso del discorso. Il punto di arrivo, quello che volevo dire, per me era chiaro. Non avrei dovuto esagerare con le prese in giro, era quello che intendevo dire, ma non so come mai non era uscito bene dalla mia bocca.
Beh, sapevo il perché. Ero talmente smaniosa di tornare al rapporto che avevo con lui che avevo perso di vista come avrei dovuto essere con lui. Dovevo essere la persona che ero in guferia se volevo tornare ad avere complicità con lui.

"Tu hai il brutto vizio di immaginare cose che non esistono...credo che tu non possa farne a meno. Alice, non ricominciare con la storia della gelosia, non è un argomento su cui ho voglia di discutere, ne ora ne mai."

"Non ho più parlato di gelosia, in biblioteca mi ero lasciata prendere dalla situazione.Non vedo perché tu debba essere geloso, oltretutto: Wolfgang non è il mio tipo e non è di lui che mi importa."

Lo guardai fisso negli occhi pronunciando l'ultima frase. Avevo bisogno di capire e soprattutto di sentirlo vicino. Quelle settimane senza di lui, senza quella complicità che c'era stata in guferia e a Londra mi avevano fatto capire che tutto con lui era diverso, più intenso. Mi era mancato e questo mi aveva fatto riflettere. Gli sguardi scambiati tra i corridoi mi avevano fatto capire e le parole non dette mi avevano ferita più di quanto non avrei immaginato. Ero arrivata ad accettare di provare qualcosa per lui, anche se non sapevo cosa fosse, e quell'uscita, oltre che per riportare la pace, mi doveva servire a capire cos'era che si muoveva nel mio stomaco ogni volta che lo guardavo e se succedeva anche a lui. Anche se l'inizio non era certo dei migliori.
Elijah era di fronte a me, a pochi passi, e mi sovrastava. Gli sorrisi appena tenendo gli occhi fissi nei suoi. Feci un passo verso di lui, avvicinandomi appena. un angolo della mia mente mi fece notare che era la prima volta che ero io ad avvicinarmi a lui in quel modo.

"Beh, Elijah, è per questo che siamo qui, è per questo che ti ho invitato. Voglio imparare a capire meglio. Ho capito che con te gli scherzi devono finire nel momento in cui iniziano, ho capito dov'è il limite e non lo supererò più. Non avevo intenzione alcuna di mancarti di rispetto e credo di aver capito la tua reazione col Tassorosso, anche se non ne comprendo il motivo. Volevi difendermi, era un gesto gentile, e tutto sommato non era nemmeno così grave, non è successo niente. Quello che non ho capito è come mai ti interessava difendermi..."

Avevo realizzato solo mentre lo dicevo che in realtà credevo a quello che stavo dicendo. Non avevo bisogno di nessuna protezione, ero in grado di proteggermi da sola e che era per questo che in biblioteca ero scattata in quel modo. Però avere qualcuno che si prendesse cura di me, che mi difendesse... era piacevole. Mi dispiaceva aver reagito così esageratamente, non ero abituata a queste cose. La mia famiglia mi aveva sempre lasciata fare, se avevo un problema lo risolvevo da sola e solo in caso non ci fossi riuscita mia madre mi aiutava con dei consigli. Avere qualcuno che prendeva l'iniziativa per difendermi era una bella sensazione, dopo tutto. Avere lui che prendeva l'iniziativa per difendermi era una bella sensazione.
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 7/11/2017, 16:52





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Elijah Sullivan
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L’
atteggiamento di Alice era completamente cambiato. Ora non rideva più, anzi era piuttosto seria. Elijah però non sapeva proprio dove volesse andare a parare con tutto quel discorso.

"Non ho più parlato di gelosia, in biblioteca mi ero lasciata prendere dalla situazione.Non vedo perché tu debba essere geloso, oltretutto: Wolfgang non è il mio tipo e non è di lui che mi importa."

Ed ecco che l’aveva detto. In modo o nell’altro la gelosia era venuta fuori. Elijah sollevò gli occhi al cielo per un breve attimo e poi tornò a guardare Alice dritta negli occhi. L’ultima frase gli arrivò perfettamente, ma, probabilmente, non nel modo in cui avrebbe voluto lei. Ok! Non era interessata a Wolf, ma di chiunque fosse interessata non erano affari suoi.

- Punto primo, io non sono geloso. Punto secondo, lei libera di vedere chi vuoi perché non sono fatti miei, come ti ho già detto.

La gelosia era qualcosa di molto diverso, almeno per lui. La gelosia era quel senso di inadeguatezza e rabbia che aveva provato ai Tre Manici di Scopa. Non riusciva a capirla bene, non riusciva a quantificarla o a collocarla nel modo giusto, ma forse quella furia che aveva sentito dentro quel giorno era qualcosa che somigliava molto alla gelosia. Elijah era confuso dopo quel pomeriggio, stava cercando di capire se stesso e quello che gli stava scavando l’anima.
Aver conosciuto Sophie Armstrong aveva cambiato la sua vita in molti sensi. Alcuni li sapeva interpretare alla perfezione, altri invece erano sensazioni forti e sconosciute che un dodicenne come lui aveva difficoltà a gestire. Era passato un bel po' da quel giorno, ma Elijah non riusciva a smettere di pensarci, e lo faceva costantemente.

"Voglio imparare a capire meglio. Ho capito che con te gli scherzi devono finire nel momento in cui iniziano, ho capito dov'è il limite e non lo supererò più. Non avevo intenzione alcuna di mancarti di rispetto e credo di aver capito la tua reazione col Tassorosso, anche se non ne comprendo il motivo. Volevi difendermi, era un gesto gentile, e tutto sommato non era nemmeno così grave, non è successo niente. Quello che non ho capito è come mai ti interessava difendermi…"

Elijah arricciò il naso, sollevando il sopracciglio. Quel discorso era sempre lo stesso, infarcito di parole diverse, ma era sempre lo stesso.

- Alice, le persone non si possono imparare a capire. Le persone si capisco e basta, a pelle. Se avessi compreso un minimo come sono fatto, avresti saputo in partenza che non permetto a nessuno di prendersi gioco di me.

Fece una piccola pausa. Era strano come tutto sembrasse così lontano e inconsistente. Tanti gesti, reazioni, parole, ora non avevano più significato.

- L’hai detto tu, era un gesto gentile, su cui non era opportuno montare un caso. L’ho fatto solo per essere gentile.

Quando l’aveva fatto non era affatto così, la benzina che l’aveva spinto era ben altra, ma ora quella spiegazione era l’unica che avesse davvero un senso.

- Andiamo a vedere il Rettilario. E’ parecchio che non ci vado – l’unica cosa che voleva era cambiare discorso.

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