| Un po’ di attività fisica e cerebrale era proprio quel che ci voleva per cominciare la giornata nel migliore dei modi e svegliare il corpo dall’intorpidimento notturno. E se le scale fino alla Guferia non erano bastate, ecco che Vagnard l’occasione per sgranchirsi e divertirsi non solo la cercava, figuriamoci se poteva limitarsi a quello: lui la creava. Perché cosa poteva essere un Genio, se non quello? E Vagnard, diamine se lo era.
Non fu vedere le mani di Wolfgang immerse nella “marmellata” a dare soddisfazione al sadico Serpeverde, quanto quello che c’era nel suo sguardo una volta voltatosi. Aveva ferito il suo orgoglio, poteva vederlo, lo aveva ferito molto a fondo, e quella era già la seconda volta da quando avevano avuto l’onore di conoscersi reciprocamente. Il loro primo incontro nel dormitorio era stato un qualcosa che avrebbe definito come memorabile, e di quell’incontro Wolfgang portava ancora, leggeri, i segni di quella violenza che il suo bastone aveva perpetrato ai danni delle labbra di lui. Era stato un colpo da maestro, davvero niente male, quasi swing golfistico. E quei segni erano anche presenti nell’animo del piccolo Wolfgang, ennesima vittima inconsapevole di quelli che erano i perversi progetti e studi mentali dell’Adepto.
In quelle situazioni, il rischio che si corre è quello di farsi dominare dall’istinto e non più dalla mente. Lasciar che il proprio lato animale prevalga, però, mettendo da parte la fredda razionalità, esclude dal conto una serie di variabili invece necessarie da esser elaborate per poter giungere ad un risultato che possa permettere di salvare la pelle. Ed era il rischio che stava per correre Wolfgang in quel momento. Certo, Vagnard non poteva leggere nel pensiero, ma sapeva bene che il coinquilino, nel suo avvicinarsi, stava per mettersi in guai molto più seri di quanto potesse immaginare. Mentre egli indicava il bastone da passeggio, il fu Prefetto continuava invece a guardarlo fisso negli occhi, cercando di leggere le sue sensazioni ed i suoi movimenti.
- Bada…bene. -
Sibiló a denti stretti, portando avanti a sé il bastone in diagonale a mo’ di scudo, la mano ben riparata dietro ad esso, quasi majorette. Per Merlino, se c’era una cosa che odiava, quella era proprio il contatto fisico. Che Wolfgang trovasse davvero interessante il suo bastone da passeggio era fatto abbastanza opinabile, che cercasse di deviare il suo sguardo beh, era alternativa molto più probabile. Ma gli avrebbe lasciato comunque fare la sua mossa. Avrebbe posto Wolfgang davanti all’ennesimo test, e in base alla decisione presa ne avrebbe subito le naturali conseguenze.
Che cosa fantastica il Libero Arbitrio.
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