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| Ce l’aveva fatta. Ancora non capiva come ma, in qualche modo, era riuscito ad arrivare alla porta della Guferia trattenendo quasi completamente il fiato nell’ultimo corridoio. Uno sforzo notevole che fece accrescere ancor di più la sua insofferenza. Con l’ultimo barlume di lucidità chiuse velocemente la grossa porta in legno alle sue spalle, prima di lasciarsi andare contro la prima parete. Un primo respiro ansimante, poi un secondo… l’aria pura e pulita della stanza iniziò a riempire quei polmoni che per lungo tempo avevano trattenuto al proprio interno il gusto del supplizio. L’odore degli escrementi di quei volatili non sempre puliti dai vari padroncini che, come lui, andavano fin lassù solamente di rado, sembrava a confronto una esposizione di fiori primaverili.
Ben presto iniziò a sentirsi meglio anche fisicamente; certo, la spossatezza e quel senso di indolenza accumulati nel corso della giornata erano rimasti, ma per lo meno poteva dire addio a quel senso di nausea e disgusto che lo aveva pervaso poco prima. Poi, ecco la consapevolezza; no, forse in precedenza non si era lasciato andare contro una parete di pietra. Accanto a lui infatti, una gracile ragazzina dai capelli castani sembra incerta ma allo stesso modo preoccupata sulle sue condizioni. Come biasimala; dopotutto Mike aveva appena compiuto una delle sue peggiori figure da quando aveva messo piede al castello. Scusami, provò a giustificarsi mentre cercava di ricomporsi e di darsi un tono. Con la ritrovava lucidità ci volle poco al Prefetto per capire che quel giovane viso rappresentava un volto conosciuto.
Se la memoria non lo ingannava, la giovane studentessa era stata protagonista poco tempo prima della cerimonia dello smistamento, venendo assegnata, con sua enorme soddisfazione, proprio alla casata di Salazar. *Un bel modo per farsi conoscere…* pensò imbarazzato Mike, considerando anche il ruolo di guida e di esempio che gli era stato affidato. Scusami davvero, io non… non volevo. Doveva provare a giustificarsi con lei, prima di iniziare ad indagare sulle potenziali cause che lo avevano costretto a sentire i suoi polmoni come pieni di un presagio di morte. Che ne fosse consapevole o no, quella ragazza lo aveva appena aiutato e così, il Prefetto cercò il sguardo con un cenno di riconoscenza. Non avrebbe materialmente pronunciato quella parola: “grazie” ma, con quel gesto, probabilmente, avrebbe inteso lo stesso significato. Poggiò poi le spalle e la testa contro la massiccia porta della stanza, ormai chiusa. Era giunto fin lì per passare un po' di tempo con la sua civetta e per scrivere una lettera, ma, in quel momento, nuovi propositi iniziarono ad affollare la sua mente.
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