Blood on blood, Per Alice Jones

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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 27/8/2017, 13:05





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Elijah Sullivan
11 Anni ☘ Studente☘ 1° Anno ☘ Serpeverde☘ scheda [x]


Q
uella lettera via gufo era arrivata a colazione, ma Elijah l’aveva prontamente infilata nella tasca della divisa. Avrebbe rimandato la lettura dopo la conclusione delle lezioni, sapeva già chi era il mittente senza nemmeno aprirla.
Quella calligrafia così perfetta e appuntita era solo di una persona: sua madre Esther Montague.

Non l’aveva letta per non intossicarsi le lezioni, ma questo non gli aveva impedito di pensarci tutto il giorno. Sua madre non gli scriveva mai, cosa voleva ora da lui?

Appena tornò ai Dormitori, sfilò la busta dalla tasca e la sistemò sul letto. Stefan lo raggiunse, annusò la carta e poi si andò ad acciambellare vicino al cuscino.

Elijah prese la lettera tra le mani, stracciò piano il lato sinistro e sfilò il foglio di carta in essa contenuto. Si, era di sua madre.

“ Elijah Matthew Sullivan,
non ho ancora avuto nessuna notizia in merito ai tuoi progressi scolastici.
Tuo fratello e tua sorella avevano già guadagnato quasi duecento punti per la Casa nello stesso tempo.
Stai disonorando la tua Casa e la famiglia Montague. Non ti stai dimostrando degno di indossare la divisa della Casa di Salazar.
Aspetto di avere quanto prima il resoconto dettagliato dei tuoi voti, altrimenti mi rivolgerò direttamente alla Segreteria.

Esther Montague “

Elijah sentì una bomba che gli scoppiava nelle viscere. Sua madre, sempre sua madre ! Si morse il labbro inferiore con tale violenza che la bocca iniziò a sanguinare.
Cercò di contare fino a mille ma non c’era nulla che potesse calmarlo in quel momento. Sentiva un’ondata di violenza che non riusciva a controllare.

Piegò il foglio e lo fece sparire di nuovo nei pantaloni della divisa poi saltò giù dal letto e corse via.

Scese le scale dei Dormitori più veloce che poteva, evitando gli sguardi dei concasati che si soffermavano sul suo labbro sanguinante.
Attraversò la Sala Comune ancora più velocemente. Fece solo in tempo a registrare alcuni studenti seduti ai divani ma non si soffermò ad indagare chi fossero. Meno persone lo vedevano e meglio era.

Cercò di pulirsi la bocca con le dita, ma finì per spargerlo anche sotto al naso.
Si morse di nuovo il labbro e ancora più forte, il sangue usciva sempre di più.

Quando era uscito dalla Sala Comune non aveva deciso una direzione precisa, ma si era limitato a salire verso l’alto senza meta.

Si ritrovò fuori dal castello, sulla scalinata che portava alla Guferia. Andava benissimo per lui in quel momento.

Fortunatamente non c’era nessuno e Elijah colpì con un pugno il muro e ci mise dentro tutta la forza e la rabbia che aveva.

- MALEDIZIONEEEEEEEEEE !!!!

Poi si buttò contro il muro e si lasciò scivolare lentamente a terra finché non toccò il pavimento.



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view post Posted on 27/8/2017, 14:19
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Cara nonna,

Spero che tu stia bene e che tutto, a casa proceda per il meglio. Come stanno tutti?
Clare mi manca tanto, vorrei che fosse qui. Credi che sia possibile che riceva anche lei la lettera? Credi che possa succedere che due delle stessa generazione abbiano il dono della magia?
Ad ogni modo, ti scrivo per raccontarti della mia vita ad Hogwarts, da quando sono arrivata ancora non ti ho mai scritto, mi dispiace.
Sono stata smistata a Serpeverde. Spero che questo non ti dispiaccia troppo, anzi penso che in fondo tu lo sapessi.
Ho iniziato a seguire le lezioni, sono così interessanti! Soprattutto quelle di difesa, le trovo affascinanti. Un'altra cosa che trovo entusiasmante è volare, penso che farò le selezioni per entrare nella squadra di Quidditch. In ogni caso ti farò sapere.


Ero in Sala Comune acciambellata a scrivere una lettera a mia nonna. Da quando ero qui non avevo mai scritto direttamente a lei e mi sentivo in colpa. D'altronde era l'unica della mia famiglia che potesse davvero capire. Ero assorta nella scrittura, quando mi pare di sentire intorno a me dei mormorii è un movimento più frettoloso degli altri. Alzai la testa. Era Elijah. Stava percorrendo la Sala a grandi falcate, la rabbia esplodeva ad ogni suo passo. Aveva del sangue sul viso. Restai ammutolita per qualche istante. Nella mia mente si susseguirono pensieri sconnessi, slegati e senza senso. Per come se n'era andato qualche giorno prima una parte di me mi diceva che non ero tenuta a fare niente, che anzi erano affari suoi. Un'altra parte di me, pero, pensava che non era giusto lasciarlo solo in quel modo, anche se forse lui stesso mi avrebbe cacciata.

"Elijah.." sussurrai con gli occhi fissi sulla porta da cui era appena uscito. Non sapevo cosa fare.
Mi alzai di scatto e lo seguii fuori.

"Elijah!" dissi stavolta con voce più decisa, ma il ragazzo parve non sentirmi, anzi continuo a camminare deciso, distante una ventina di passi da me. Lo seguii fino in guferia, dove quello che vidi non mi piacque affatto.
Vidi Elijah urlare colpendo il muro così forte che credetti gli sarebbero sanguinate le mani. Poi crollò a terra.

"Elijah" dissi con voce calma e lo sguardo serio, tranquillo, cercando di infondere il lui la stessa calma. Qualunque cosa fosse successa, quello non era il modo giusto di affrontarla.
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 27/8/2017, 15:14





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Elijah Sullivan
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E
ra seduto a terra, stava ancora iperventilando, ma stava iniziando pian piano a calmarsi.
Aveva bisogno di sfogarsi senza che nessuno lo vedesse, il morso al labbro invece era stato puro istinto. Non ne era pentito, il dolore aiuta a temprare il carattere ed il suo doveva diventare d’acciaio se voleva sopravvivere alla sua dolce madre e al resto del mondo.

Elijah lo sapeva bene che quello era solo l’inizio. Sarebbe stato uno stillicidio di sangue e di nervi, in cui lei lo avrebbe tormentato senza alcuna pietà.
Lui doveva resistere, ma aveva bisogno di farlo a modo suo.

"Elijah"

Si girò di scatto verso la voce. Poche, pochissime persone conoscevano il suo nome e lui quella voce ce l’aveva tatuata nel cervello dal primo giorno che l’aveva sentita sotto a quella quercia.
Sperò di sbagliarsi, ma era proprio la sua concasata, Alice.

Si alzò in piedi. Nessuna lacrima sul suo viso, solo sangue.

Era l’ultima cosa che voleva, essere visto così da qualcuno, essere visto così da una ragazza, essere visto così da ...da lei.

Allargò le braccia mentre avanzava piano verso di lei, dipingendosi sul viso l’espressione più strafottente che conosceva.

- Ciao Alice, benvenuta nel Paese delle Meraviglie!! - girò lentamente su se stesso in modo molto teatrale indicando tutta la Guferia intorno a lui – Te l’hanno detto che non è saggio seguire il Bianconiglio ? Non puoi mai sapere che cosa troverai alla fine del tunnel.

Le arrivò vicino, dove poteva vedere meglio i suoi occhi. Aveva ancora l’affanno per la rabbia che sentiva dentro, anche se stava cercando in tutti i modi di dominarla e rispedirla in profondità.

- Immagino che tu sia ansiosa di conoscere la Regina di Cuori? - infilò la mano destra nella tasca dei pantaloni e tirò fuori una lettera piegata in quattro. Gliela porse, come se quello fosse un suo gesto di pace o una richiesta di qualcosa che nemmeno lui sapeva.

Le nocche erano rosse e leggermente spellate, ma le dita stringevano saldamente la carta.

Per quale folle motivo le stava facendo leggere quella lettera ??

L'unica risposta che trovò nel suo inconscio fu solo una : "E' una Serpeverde".

Non aveva nessun senso, nessuno...






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Edited by Elijah Matthew Sullivan - 27/8/2017, 19:27
 
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view post Posted on 28/8/2017, 13:54
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Il ragazzo si voltò e si alzò di scatto. Sembrava folle, fuori di se. Si avvicinò a me con le braccia aperte parlando a sproposito di "Alice nel paese delle meraviglie". Era una metafora interessante. Sul volto aveva del sangue, ma capii subito che era suo dal taglio che aveva su un labbro.
Da parte mia, io rimasi totalmente immobile senza dire una parola, gli occhi fissi nei suoi, il respiro calmo e il battito regolare, forse appena accelerato.

"Te l’hanno detto che non è saggio seguire il Bianconiglio? Non puoi mai sapere che cosa troverai alla fine del tunnel."

Elijah stava straparlando e quell'espressione strafottente, ma tirata, sul suo volto cercava di nascondere la rabbia, forse il dolore.
Io continuavo a rimanere ferma a fissarlo senza dire una parola. Lasciai che si avvicinasse, i nostri occhi di nuovo intrecciati, come sotto quella quercia qualche giorno prima. Quel giorno erano di un azzurro liquido che rifletteva il cielo, in quel momento, invece, erano di un azzurro solido come il ghiaccio.
Mi tese una lettera, parlando della regina di cuori e subito capii quale fosse il problema. La madre. La presi dalle sue mani senza staccare gli occhi dai suoi nemmeno mentre la aprivo. Quando fu spiegata davanti a me abbassai lo sguardo e lessi velocemente ma con attenzione.
Erano parole così fredde, quelle. Non sembravano quelle di una madre fiera di suo figlio, quanto un rimprovero gratuito, fatto forse per spingere il figlio a dare il meglio, certo, però, non amorevoli. E di sicuro non stava funzionando.
Era quello il tipo di rapporto che Elijah stava cercando di nascondere al loro primo incontro? Era sempre così con sua madre? Lo trattava sempre in quel modo e per questo era arrivato all'esasperazione per quella lettera?
La lessi una seconda volta cercando di tenere a freno un'irrazionale rabbia verso una donna che neppure conoscevo. Piegai la lettera e la resi ad Elijah.

"Non devi permetterle di ridurti così. Sei un Serpeverde, sei un ragazzo orgoglioso, fiero. Comportati di conseguenza e non lasciare che nessuno ti veda debole."

Subito dopo aver parlato mi resi conto di essere stata forse troppo dura. Sospirai abbassando le spalle e accennandogli un sorriso. Non si meritava anche la mia durezza, ma nemmeno il mio compianto e non lo avrebbe avuto. Il mio sostegno, però, sì.
Mi avvicinai a lui tirando fuori un fazzoletto di stoffa. Esitai solo un istante prima di avvicinargli la mano al viso e appoggiargli la stoffa sulla taglio, delicatamente, in modo da pulirgli il sangue.

"Ecco tieni" aspettai che allungasse la mano per tenere il fazzoletto e poter ritirare la mia.
"Mi dispiace per la lettera. E' ingiusto che ti tratti così, ma non puoi permetterle di ridurti in questo modo. Ti distruggerà."


Edited by Alice Jones - 28/8/2017, 15:15
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 28/8/2017, 16:24





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*

"Non devi permetterle di ridurti così. Sei un Serpeverde, sei un ragazzo orgoglioso, fiero. Comportati di conseguenza e non lasciare che nessuno ti veda debole."

Chiuse un attimo gli occhi, ma li riaprì immediatamente per tornare a guardarla.

- Si, lo sono! Lo sono sempre stato, e lo sarò sempre. Se non lo fossi stato

Smise di parlare perché non voleva concludere quella frase. Si, se non fosse stato la roccia che era, sarebbe finito schiacciato dal carattere di sua madre e della sua famiglia d’origine.
Solo i forti sopravvivevano nella famiglia Montague, e lui lo era. Ce l’aveva nel DNA quella forza interiore. Ogni tanto aveva bisogno di sfogarsi e quel giorno aveva preferito prendere a pugni un muro piuttosto che cercare qualcuno da picchiare a sangue. Doveva imparare a tenere a freno la sua aggressività, proprio come gli aveva detto Vath.

Ricordava le lacrime di sua sorella, una delle gemelle. Lei non era un tipo così duro come la loro madre avrebbe voluto, Hanna era sempre stata per il vivi e lascia vivere. Purtroppo quello non era il modus vivendi dei Montague. Loro erano sempre stati per il vivi e distruggi chi si mette sul tuo cammino.

Elijah era un Montague a tutti gli effetti. Perché condivideva quel modo di essere e d’agire. Lui viveva e lasciava vivere, certo, ma solo finché quelli che vivevano non gli mettevano i bastoni tra le ruote. A quel punto diventava un "mors tua vita mea" e tanti saluti, e difficilmente era lui quello che aveva la peggio.

Sentì quel sospiro lento, accompagnato dalle spalle che si abbassavano e poi quel sorriso tranquillo, appena accennato. Era come una tisana rigenerante dopo un solenne mal di testa.

Ma, mentre la nebbia nella testa di Elijah iniziava a dipanarsi, Alice fece un gesto che, per lui, fu come lo sguardo di un Basilisco.

Rimase impietrito mentre la giovane Serpeverde allungava la mano e appoggiava delicatamente il fazzoletto sul suo labbro sanguinante.

Fu solo un attimo però, un attimo solo.
Elijah non era avvezzo al contatto fisico con nessuno, meno che mai con le ragazze.
Dopo qualche secondo di assoluta consapevolezza in cui però non riusciva a muovere un solo muscolo, trovò la forza di ribellarsi a quel momento di tenerezza inaspettato.

- NOO !! - le disse facendo un passo indietro di scatto e annullando il contatto tra loro due.

Era troppo per lui, era troppo e soprattutto non con lei. Prese di nuovo il controllo di se stesso, il suo respiro, nonostante quel gesto, era tornato normale.

Passò solo qualche istante e Elijah capì che, questa volta, non era stato merito suo, o almeno non del tutto. Era come se con quel contatto avesse scaricato a terra tutta la tensione che aveva accumulato durante la giornata.

Possibile che fosse davvero così?
No, perché lui non aveva mai avuto…
Si, lui era sempre riuscito a …
No, lui non era il tipo che…
Si, lui probabilmente…

Percorse al contrario la distanza che lo aveva separato da Alice e tornò dritto davanti a lei. Aveva lasciato che i suoi occhi lo guidassero a fare quel passo indietro che lo allontanasse dalla sua natura selvaggia.
Un passo solo, solo uno.

Prese il braccio della Serpeverde all’altezza del polso. Il pollice le affondò nel palmo, mentre le altre quattro dita scivolarono sul dorso.
Sollevò piano il braccio, tirandosi dietro anche quella di Alice, finché il fazzoletto non fu di nuovo sul suo labbro.

- Fallo tu, per favore ...io non riesco a vedermi…

Seguì con lo sguardo la mano della Serpeverde e, sperando che non si muovesse, la lasciò andare...così lentamente che riuscì quasi a sentire tendere e rilassare ogni fibra muscolare.

Era tutto normale, tutto normale !! In fondo non era lei a toccarlo, ma il fazzoletto. Non c'era un vero e proprio contatto tra loro due.
Tutto assolutamente normale!!

Chiuse gli occhi, restio ad osservare se stesso in quel film che girava al contrario.



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view post Posted on 29/8/2017, 22:05
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Elijah chiuse e aprì gli occhi velocemente dopo le mie parole. Erano state forse dure, ma erano vere. Caratteristiche di noi Serpeverde erano la fierezza, l'orgoglio e andare in giro per il castello il quel modo l'avrebbe reso debole agli occhi di tutti e, se avevo capito qualcosa da quella lettera, Elijah non era affatto debole. Vivere con una donna così era difficile, lo potevo immaginare, e per non scoppiare, per reggere attacchi come quello della lettera bisognava avere una grande forza d'animo.
Era così diverso dalla mia famiglia. Tra noi si scherzava su tutto e anche quando ci prendevamo in giro, sapevamo tutti di avere il pieno sostegno degli altri. C'era dialogo, tra noi, e complicità. Due cose che reputavo sempre più importanti nei rapporti.

Non appena posai il fazzoletto sul viso di Elijah, lo senti irrigidirsi, quasi fosse diventato una statua.

"NOO !!"

Quella parola mi gelò il sangue. Cosa avevo fatto di sbagliato? Era un gesto semplice, banale, l'avrei fatto per chiunque.
*Ne sei sicura, Alice?*
Si allontanò da me quasi con violenza, annullando il nostro contatto. Rimasi con la mano bloccata a mezz'aria, non sapevo cosa fare, cosa pensare o come reagire. Mi aspettavo una reazione infastidita, ma quello? Quello no. Inclinai appena la testa da un lato, gli occhi fissi nei suoi con un'espressione confusa e una punta, forse, di risentimento. Nemmeno io ne era certa e non sapevo bene perché, ma quel "rifiuto" mi aveva lasciato l'amaro della delusione in bocca mentre lentamente il mio braccio si riabbassava lungo il corpo.
Dopo pochi istanti, però, qualcosa nell'atteggiamento di Elijah cambiò. Ripercorse al contrario la distanza che aveva posto tra di noi, mi prese la mano e la riportò al suo volto.
Quel contatto fu talmente inaspettato che mi lasciò più confusa di prima, ma contemporaneamente con una consapevolezza nuova: Elijah non era abituato a gesti d'affetto, di tenerezza, di attenzione in generale.
Sentivo la sua mano sulla mia e di nuovo quella strana, fastidiosa, piacevole sensazione allo stomaco si ripresentò, come quel giorno sotto la quercia. Anche stavolta, decisi di ignorarla.
Il ragazzo lasciò lentamente la mia mano, tanto che sentii il contatto allentarsi fino a diventare solo un leggero sfiorarsi per poi scomparire.
Accennai appena un sorriso mentre staccavo velocemente la mano dal suo viso, ma solo per sistemare meglio la presa del fazzoletto e rimetterla esattamente dov'era.

"Certo" gli dissi "Non preoccuparti, ti aiuto io"

Vidi Elijah chiudere gli occhi, forse per riprendere la calma, forse per far finta che non stesse succedendo o chissà per quale altro motivo.
Lo osservai mentre delicatamente tamponavo il taglio sul suo labbro e pulivo il sangue intorno alla sua bocca.

"Senti... so che non vuoi, ma se volessi parlarne, in qualunque momento, puoi venire da me"

Sperai che Elijah non prendesse le mie parole come una richiesta di spiegazioni o come una forzatura a parlare. Non volevano assolutamente essere niente del genere. Volevo solo che sapesse che non era solo.
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 30/8/2017, 12:50





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Elijah Sullivan
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E
ra una sensazione bella e brutta allo stesso tempo. Sentire la mano di Alice che si muoveva delicata sul suo viso stava scatenando un effetto paradosso.
Era un qualcosa a cui Elijah non era abituato. Le medicazioni a casa sua erano sempre state una sofferenza, questa non lo era affatto. Questa davvero lo faceva sentire meglio.
Non era sua madre che se ne occupava, lei non si abbassava a curare suo figlio, ma delegava una delle sue sorelle maggiori. Spesso le distoglieva dalle loro occupazioni per cui eseguivano il volere materno in modo molto irritato e tutt’altro che delicato. Volevano fare il prima possibile per poter tornare alle loro cose.

Possibile che invece Alice fosse lì per lui? Per lui e basta?
Nessuno le aveva imposto si stare lì, eppure c’era ...era venuta di sua spontanea volontà. Tutto questo ad Elijah sembrava assurdo, non lo capiva. Non riusciva proprio a comprendere qualcosa che non aveva mai provato e che nessuno gli aveva mai insegnato.

"Certo. Non preoccuparti, ti aiuto io"

Chiuse gli occhi, lasciandosi andare...respirando piano...cercando di adattarsi a quel qualcosa di sconosciuto. Era difficile per lui, troppo...era così strano. Nessuno mai in tutta la sua vita lo aveva toccato con quell’attenzione e quella delicatezza.

C’era qualcosa nelle sue viscere che si scuoteva con violenza, probabilmente un campanello d’allarme verso qualcosa che non conosceva. Era come quando hai una fame tremenda e senti un gorgo nello stomaco che ti risucchia anche i succhi gastrici. Era una sensazione diversa, inspiegabile...rimase con gli occhi chiusi ancora un attimo, ma poi li aprì.

Quando le sue iridi azzurre trovarono il viso di Alice, Elijah socchiuse leggermente le labbra, sorpreso. Lei era concentrata sul taglio che aveva sul labbro e aveva ormai smesso di sanguinare, e muoveva piano il fazzoletto per togliergli tutto il sangue che aveva intorno alla bocca.

Si concentrò sugli occhi, ma non era solo il colore a colpirlo. C’era qualcosa che andava ben oltre quell’azzurro senza tempo...c’era forza, determinazione, ma anche qualcosa che lui non riusciva a decifrare.

- Grazie, sei gentile – non riuscì a dire altro, non era proprio il tipo da esternazioni, non era capace.

Si limitò a guardarla senza dire niente, cercando di riempire i tasselli mancanti con qualcosa che non riusciva a trovare.

Una volta, circa sei mesi prima, suo fratello Daniel gli aveva detto che i capelli delle ragazze avevano sempre un buon profumo. Elijah aveva riso fino alle lacrime e gli aveva dato dell’idiota. Suo fratello non aveva fatto una piega, proprio come faceva sempre, ma gli aveva dato una pacca sulla spalle dicendogli solo “Ne riparleremo, fratellino...e quel giorno sarò io a ridere”
Perchè aveva ripensato a quella cosa in quel momento? Non c’entrava proprio niente !!

"Senti... so che non vuoi, ma se volessi parlarne, in qualunque momento, puoi venire da me"

Rimase di nuovo impietrito a quelle parole. Non aveva mai valutato l’idea di parlare di queste cose con qualcuno che non fosse se stesso.

- Non so che dire, Alice. Non saprei da dove cominciare

Ma una cosa voleva dirgliela.

- Ogni tanto ho solo bisogno di buttare fuori un po' di roba, poi dopo passa e torna nella norma. Avevo voglia di picchiare qualcuno, mi avrebbe dato molta più soddisfazione – fece un leggero sorriso, sollevando l’angolo della bocca – si, la faccia di un Grifondoro sarebbe stata meglio del muro, ma non ne ho incontrato nessuno.

Lui non era uno che aveva bisogno di protezione, lui era quello cattivo e ne era orgoglioso.

Le guardò i capelli biondi e pensò a quale profumo avessero…







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view post Posted on 30/8/2017, 14:48
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Tante volte, quando ero più piccola, mia madre mi aveva aiutata a curare le sbucciature o i tagli che mi facevo correndo qua e là e dando sfogo a tutta la mia energia. Ero una bambina spericolata, mi piaceva correre, arrampicarmi, saltare giù. Solo che non sempre c'era mio padre pronto a prendermi al volo e alcune volte, molte, non uscivo illesa dalle mie avventure. Mia madre, allora, dopo una bella strigliata mi aiutava a disinfettare le ferite di guerra o a pulirmi da sangue e terra. Il suo tocco era sempre delicato e amorevole, lo faceva perché voleva farlo, era lì per me perché voleva esserci e aveva trasmesso a me quegli esatti valori: che siano amici o famiglia, se una persona per te è importante aiutala come puoi. Aggiungeva sempre una frase però: non mettere mai te stessa dietro i bisogni di altri e non lasciare che ti tirino giù insieme a loro o che ti usino per risalire a galla. Grazie a questi preziosi insegnamenti avevo imparato una cosa importante e cioè l'amor proprio.
In quell'occasione, stavo mettendo in pratica ogni insegnamento di mia madre: Elijah non aveva avuto la fortuna di avere una madre amorevole e presente come la mia, a quanto pareva, e io volevo essere l' per aiutarlo ad affrontare la situazione. Eravamo amici, oltre che concasati, no? E per gli amici il sostegno non manca mai.
Lo vidi chiudere di nuovo gli occhi e piano piano lo sentii rilassarsi, anche se era evidente che fosse a disagio.
Osservai più attentamente il suo volto, ogni mio senso all'erta. Qualcosa mi diceva che Elijah, preso nel modo sbagliato, poteva essere una di quelle persone che ti tira giù con lui. Dovevo stare attenta, era un ragazzo complicato, l'avevo capito. Ma escluso questo, sentivo che ero esattamente dove dovevo essere.

"Grazie, sei gentile"

La sua voce mi colse alla sprovvista e alzai lo sguardo sui suoi occhi. Accennai ancora una volta un sorriso. Non mi ero accorta che aveva aperto gli occhi e che mi stesse guardando.

"Non devi ringraziarmi" risposi.

Il taglio aveva smesso di sanguinare e anche il viso di Elijah era ormai pulito.

"Ecco fatto"

Allontanai la mano dal suo viso dopo aver indugiato solo un istante in più dopo che ebbi parlato.
Quando il ragazzo parlò rispondendo alla mia domanda mi stupì: non aspettavo che parlasse, non in quel momento almeno.
Risi alla sua espressione all'idea dai picchiare un Grifondoro.

"Niente in contrario, basta che non fai perdere punti alla Casata risposi sempre ridacchiando. La violenza, per me, non era mai stata la prima scelta, nemmeno la seconda in realtà, ma capivo benissimo quel bisogno di sfogarsi. Quando mi arrabbiavo sentivo anche io tutta la rabbia incanalarsi nel braccio destro e la voglia dai tirare un solo pugno ben assestato contro qualcosa per scaricarla. Dopo i molti lividi e le partacce ricevute, però, avevo imparato a controllarmi e a calmare gli impulsi.
Ad un tratto un'idea, un'idea molto stupida, mi balenò in mente.
Lo faccio?
Lo faccio.

"E così avresti voglia di picchiare qualcuno, eh?" dissi con un sorriso furetto sulle labbra facendo un passo indietro. Tirai su i pugni con fare scherzoso e iniziai a saltellare sul posto, da un piede all'altro.

"Avanti, fatti sotto"

La risata nella mia voce era palese. Volevo distrarlo, volevo farlo ridere. Tante volte avevo giocato alla lotta con mio fratello maggiore, ogni tanto ne ero anche uscita vincitrice grazie alla ia super resistenza al solletico e al fatto che lui, al contrario, lo soffriva ovunque.
Feci un saltino in avanti allungando un braccio veloce verso Elijah, toccandolo appena alla spalla. Speravo che stesse allo scherzo, avrei evitato volentieri che se ne andasse scocciato come la volta precedente.
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 30/8/2017, 18:00





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*


"E così avresti voglia di picchiare qualcuno, eh? Avanti, fatti sotto".

La vide fare un leggero salto all’indietro e poi iniziare a mimare dei colpi di pugilato.

Elijah sgranò gli occhi, era uno scherzo, vero? Fare a botte loro due...no, non esisteva proprio.
Sebbene lei fosse una Serpeverde, una tosta e pronta a farsi valere, quello non era uno scontro alla pari.

Elijah sorrise e scosse il capo, facendo ballonzolare leggermente il ciuffo.

- No, Alice, non posso. Quando faccio a botte sono un violento e non voglio rischiare di perdere il controllo. Non sono capace a dosare la forza. Non è uno scontro alla pari, non sarebbe corretto.

Lui era quello che prendeva a pugni il muro senza battere ciglio e senza quasi sentire dolore, era quello che picchiava gli altri ragazzi e godeva nel vederli sanguinare.
Non aveva scaricato tutta la rabbia che aveva in corpo e non voleva rischiare di farlo con la persona sbagliata. Bastava solo una mossa oltre le righe e lei sarebbe finita in Infermeria e lui nella dannazione eterna.

Quando sorrideva era qualcosa di assurdo, non riusciva a descrivere la sensazione che gli trasmettevano le labbra di Alice mentre sorrideva, mentre gli sorrideva.
Era un sorriso che non chiedeva nulla, era un po' come la sua rabbia.

Quando la Serpeverde allungò il braccio e lo colpì sulla spalla, Elijah abbassò lo sguardo. Era un tocco così leggero che quasi non lo aveva avvertito. La sua testa però lo stava sentendo così forte che aveva l’impressione di ricominciare a sanguinare.

Le afferrò di nuovo il polso con la mano sinistra con un movimento rapidissimo, come aveva fatto poco prima, ma questa volta non fece un passo verso di lei. La tirò verso di sé con tutta la forza che aveva e, quando Alice gli arrivò addosso, Elijah usò l’altra mano per afferrarla all’altezza della vita.
La sua mano destra si mosse piano, leggermente sollevata, solo la punta delle sue dita le sfioravano il fianco.
Sentiva la stoffa della divisa sotto ai suoi polpastrelli e inspirò dalla bocca come se stesse per affogare, l’ultimo respiro prima di morire, quello in cui ti arrendi.

La punta delle dita si mossero piano e scivolarono dal fianco fin dietro alla schiena, dove si fermarono.
Gli occhi volevano tenerla ancora più ferma delle mani, cercando di scavarle nel profondo, quel profondo di lei che ancora le era sconosciuto.
Era alto una decina di centimetri più di lei e piegò leggermente il capo per poterla guardare meglio.

La mano sinistra salì lenta dal polso, come se stesse cercando qualcosa. Sentì il calore della pelle...la stava toccando, lui stava toccando qualcuno. Non sapeva se davvero avesse piena coscienza di quello che stava accadendo...probabilmente no, era del tutto inconsapevole dei movimenti del suo corpo.
La pelle della mano di Alice era morbida, molto più morbida della sua coperta preferita. Sentirla sotto le dita era quasi un miracolo.
Strinse le quattro dita di lei nella sua mano, lasciandole libero il pollice e, nello stesso momento, il palmo dell’altra mano si posò sulla schiena guidato dalle dita.
Non aveva smesso di guardarla nemmeno un attimo. Per tutti i troll!! Era così...così…

Aprì e chiuse le labbra un paio di volte. Voleva davvero farlo? Non ne era certo. L’avevano costretto a farlo un sacco di volte, stavolta però sarebbe stato diverso perché era lui a volerlo.

Cercò di trovare le parole giuste.
Impresa impossibile!
Era bravissimo ad usare la dialettica, ma in quel momento non riusciva ad emettere un suono.
Era un po' come ingoiare un ippopotamo e poi dover vomitare un elefante.
Si ritrovò a deglutire quasi a vuoto, aveva la gola arsa. Provò a respirare più lentamente, ma prese aria in modo scomposto.

- Balla con me … - le disse sottovoce. Nessun gufo lì dentro doveva sentire quelle parole, solo lei.

Doveva essere impazzito...o qualcosa che gli somigliava molto, ma che non riusciva proprio a classificare.
Non riusciva a capire...quello non era lui...guardava quella scena fuori dal suo corpo.
Alice e un ragazzo che la stringeva, che la toccava senza chiedersi se fosse giusto o sbagliato...un ragazzo che somigliava a lui...



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view post Posted on 30/8/2017, 22:17
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"- No, Alice, non posso. Quando faccio a botte sono un violento e non voglio rischiare di perdere il controllo. Non sono capace a dosare la forza. Non è uno scontro alla pari, non sarebbe corretto."

Quando parlò non riuscii a credere che stesse davvero prendendo la mia proposta sul serio. E poi, sarà anche stato più alto e più forte di me, ma io ero veloce e scattante. Forse una chance avrei potuto averla.
Mi fermai e allargai appena le mani all'altezza dei fianchi.

"Ehi? Scherzavo" dissi sorridendo apertamente, ma ricominciando subito e toccandogli appena la spalla.
Avevo, però, ottenuto il mio obiettivo: l'aver distratto e soprattutto aveva sorriso. Era un passo in avanti, no? Cinque minuti prima stava prendendo a pungi il muro, ora sorrideva. Ero stata brava.
Subito dopo quel contatto appena accennato, qualcosa cambiò. Successe qualcosa che, per la seconda volta in pochi minuti, non mi aspettavo da lui.
Elijah mi afferrò il polso e per un istante, per uno soltanto, pensai che lo scherzo non fosse stato gradito, che avrebbe risposto affermativamente alla mia proposta. Capii subito, però, che non era quello che stava per fare, anche se forse avrei preferito. Mi tirò forte a lui e quando gli arrivai addosso mi prese il panico.
Tutto parve congelarsi e noi sembravamo avvolti in un'atmosfera priva di gravità, chiusi in una bolla fuori dal mondo dove non c'erano i gufi, non c'era la torre, non c'era il castello, nessuna voce. Solo noi.
La sua mano destra mi sfiorava appena i fianchi e la schiena, mentre la mia sinistra era finita, per "parare" il colpo, al centro del suo petto. Sentivo sotto la mano il battito del suo cuore, ma non riuscivo a capire se fosse o meno regolare, assordata com'ero dal frenetico ritmo del mio.
Solo quando il suo tocco si fece più presente sulla schiena e sulla mano mi resi conto che avevo trattenuto il respiro. Era una situazione imbarazzante, surreale, non da me. Quel comportamento non era da me. Quelle reazioni non erano da me. Ma cosa mi era preso?
Gli occhi di Elijah avevano incatenato i miei, azzurro dentro azzurro, improvvisamente calmi. Come se due fiumi in piena avessero finalmente raggiunto la valle e si fossero incontrati a metà strada.

"Balla con me..."

Parlò tanto piano che quasi non sentii. Era poco più di un bisbiglio. Io non risposi, ma mi limitai ad annuire. I miei pensieri erano sconnessi, congelati nel tempo, precisamente nel momento prima che Elijah mi prendesse il polso e mi tirasse verso di sé. In quel marasma di sensazioni, paure e confusione, un solo pensiero spuntò limpido nella mia testa.
*Io non so ballare*
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 31/8/2017, 12:33





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Elijah Sullivan
11 Anni ☘ Studente☘ 1° Anno ☘ Serpeverde☘ scheda [x]


Q
uando Alice annuì, Elijah sorrise e la strinse di più, ma appena appena. Era come se una parte di lui volesse essere certo che non scappasse, che tutto quello stesse accadendo davvero.

Gli avevano insegnato a ballare fin da piccolo, perché la vita sociale dei Montague imponeva anche il saper presenziare come si deve ad una festa da ballo, lo richiedeva l’etichetta.
Con lei però non voleva fare nulla di elaborato, niente figure, niente giravolte. Non sapeva se Alice sapesse ballare e non volle nemmeno indagare. Se era brava come lui un giorno avrebbero fatto insieme un ballo più complicato, magari ad un ballo della scuola, se invece non era una brava ballerina lui le avrebbe insegnato volentieri, in fondo glielo doveva e i Serpeverde pagano sempre i debiti ad altri Serpeverde.

- Ascolta il vento fuori alla Torre… - le disse guardandola negli occhi – senti il suono...è una musica perfetta.

Iniziò a dondolare lentamente, appoggiandosi prima su un piede e poi sull’altro. Non si mosse nemmeno, ma rimase sempre sul posto.

Una parte di lui avrebbe voluto avvicinarsi solo per sentire se era vera quella cosa dei capelli, ma restò al suo posto perché l’altra parte del suo cervello gli imponeva le distanze. La sua razionalità non voleva assolutamente andare oltre.

All’improvviso un gufo entrò sfrecciando a tutta velocità, starnazzando come un forsennato prima di prendere posto nella sua nicchia.

Elijah distolse lo sguardo dagli occhi di Alice dopo chissà quanto tempo. Se quel gufo non fosse entrato, probabilmente sarebbero rimasti lì a dondolare tutta la notte.
Fuori dalla Torre era ormai buio, chissà che ora era.

- Alice, dobbiamo tornare in Sala Comune – cercando di nascondere la punta di rammarico dietro la sua voce indifferente – dai, torniamo nei Sotterranei…

Si staccò da lei ed infilò le mani nelle tasche.
Si incamminò verso la scala immaginando che lei lo avrebbe seguito.






PS: 100 ☘ PC: 50 ☘ PM: 50 ☘ EXP: 1


 
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view post Posted on 31/8/2017, 16:26
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Sentii Elijah stringermi appena appena di più, in modo quasi impercettibile.
Quel contatto mi scatenava reazioni contraddittorie. Da una parte avrei voluto stare lì per un tempo indeterminato, dimenticandomi del resto. Mi sentivo in qualche modo sospesa, nel tempo e nello spazio. Mi sentivo... protetta? Forse, ma non avevo mai avuto bisogno di protezione, ero in grado di fare da sola. Però quelle sensazioni mi piacevano, mi scaldavano.
Dall'altra parte, invece, volevo correre via. Ero spaventata, confusa, non capivo cosa stesse succedendo, né per quale motivo. Qualcosa dentro di me voleva spingerlo via, allontanarlo da me, e scappare, ma sentivo, in fondo, che andava bene così, che quelle sensazioni erano una protezione, solo delle paure che però, mentre dondolavamo da un piede all'altro in totale silenzio, stavano piano piano scomparendo, lasciando posto a un disagio tutto sommato piacevole.
Eravamo io e lui, nient'altro. Il resto del mondo, intorno a noi, era qualcosa di separato dalla nostra bolla sospesa e ci guardava.
Elijah ruppe il silenzio. All'improvviso tornai consapevole dei suoni intorno a noi, ma li eliminai tutti, tranne il vento.
Sorrisi appena guardano Elijah negli occhi.

"Hai ragione"

Un gufo, poco dopo, entrò starnazzando nella stanza, sbattendo frenetico le ali. Mi voltai a guardarlo, solo un istante prima di riportare gli occhi su Elijah e poi sulla finestra dietro di lui, da dove era entrato il gufo. Ormai stava diventando buio, fuori, e questo voleva dire che dovevano tornare.
Elijah parve leggermi nel pensiero e si staccò da me per poi incamminarsi verso i dormitori.

"Sì, sarà meglio andare" assentii. Quell'assenza improvvisa di contatto mi aveva lasciato addosso una sensazione strana, m L ignorai e seguii Elijah lungo le scale.
 
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